agroalimentare di qualità cresce ed apre a nuovi
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agroalimentare di qualità cresce ed apre a nuovi
L’export dell’agroalimentare di qualità cresce ed apre a nuovi mercati L’export dell’agroalimentare di qualità cresce ed apre a nuovi mercati, rendendo di fatto necessario un intervento compatto a difesa delle produzioni certificate che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy a tavola. Se ne è parlato questa mattina a Roma, nella Sala Cavour del Mipaaf, nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto di monitoraggio collettivo in Europa per DOP e IGP. Moderati dal Direttore di Qualivita Mauro Rosati, alla presenza di esponenti del mondo consortile afferenti ad AICIG e dei Consorzi partecipanti al progetto sono intervenuti oltre al Presidente dell’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche Giuseppe Liberatore, il Direttore del Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP avvocato Federico Desimoni, che ha illustrato il progetto in qualità di coordinatore e il Direttore del Consorzio Grana Padano DOP Stefano Berni, oltre al Dirigente dell’ICQRF Oreste Gerini e il Capo Dipartimento delle Politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca del Mipaaf Luca Bianchi al quale sono state affidate le conclusioni dell’incontro. Nel corso dell’anno 2015 sono stati effettuati in Europa circa 800 verifiche da un minimo di 4.000 ad una stima di oltre 20.000 controlli sulle Denominazioni Aceto Balsamico di Modena IGP, Grana Padano DOP, Parmigiano Reggiano DOP, Prosciutto di Parma DOP, Prosciutto di San Daniele DOP in Danimarca, Germania, Inghilterra, Francia, Austria, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Polonia e Repubblica Ceca. “Solo facendo sistema in questo modo – ha aggiunto il Presidente di AICIG, Giuseppe Liberatore – ovvero sviluppando strategie trasversali e collettive si possono tutelare i prodotti di bandiera, anche e soprattutto fuori dai confini nazionali, dove il mercato cresce e si apre a nuove realtà. E a fare sistema dovranno essere non solo le aziende, ma tutti i diversi mondi produttivi attraverso i Consorzi e i soggetti istituzionali aventi tale scopo e, in primis, il Mipaaf, senza il quale tutto questo non sarebbe possibile”. Se il comparto agroalimentare vuole raggiungere l’obiettivo di 50 miliardi di esportazioni indicato dal Ministro Martina – ha premesso il Direttore del Consorzio Grana Padano DOP Stefano Berni – si rende necessario trovare nuove modalità di promozione e stabilizzazione della crescita del settore nel suo complesso. Una crescita che si deve accompagnare di pari passo con una accurata conoscenza del mercato, attività di formazione, di monitoraggio e tutela, per evitare che il “settore” delle imitazioni si avvantaggi del trend positivo”. Quello presentato questa mattina nella Sala Cavour del Mipaaf è un monitoraggio congiunto dei cinque prodotti DOP e IGP tra i più rappresentativi dell’agroalimentare italiano ovvero Aceto Balsamico di Modena IGP, Grana Padano DOP, Parmigiano Reggiano DOP, Prosciutto di Parma DOP e Prosciutto di San Daniele DOP. A presentarne i risultati, a nome di tutti i Consorzi, ilDirettore del Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP Federico Desimoni, il quale ha sottolineato come “Il sistema che abbiamo ideato e’ reso possibile dal sostegno economico del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che da sempre è fortemente favorevole ad attività collettive e coordinate tra diversi Consorzi di Tutela, e trova la sua naturale conclusione negli interventi di tutela ex officio che, in modo sempre più efficace e puntuale, l’Ispettorato Controllo Qualità e Repressioni delle Frodi attiva in tutta Europa. Il progetto prevede una presenza e un’azione diretta sui mercati, che permette la rilevazione di molte informazioni relative ai prodotti originali e genuini, a quelli imitazioni ed evocativi, o addirittura in merito a casi di contraffazioni vere e proprie. Inoltre, anche attraverso l’ausilio di rilievi fotografici specifici, aiuta a costruire un quadro realistico circa il fenomeno dell’Italian sounding, sia dal punto di vista economico che di comunicazione commerciale. Un lavoro che permette di conoscere meglio e presidiare il mercato reale ed incidere su di esso, non solo con azioni repressive, ma pure sviluppando dinamiche positive di maggior conoscenza dei prodotti e di collaborazione con il mondo della distribuzione. Questa è una prima versione del progetto, ma come gruppo di consorzi abbiamo già messo a fuoco alcuni aspetti che nei prossimi anni arricchiranno le nostre azioni, pensiamo soprattutto al mondo dell’e-commerce, a quello della ristorazione, dell’ ho.re.ca. e dei prodotti trasformati”. Nel 2016 sono state pianificate verifiche su 5 Denominazioni: Aceto Balsamico di Modena, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma in Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda, Spagna e Svizzera su circa 450 punti vendita da visitare per un totale di minimo 2500 controlli fino ad una stima di oltre 10.000 referenze. Sono intervenuti altresì il Direttore generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agro-alimentari – ICQRF, Oreste Gerini sul tema dell’attività ex officio dell’ispettorato, e il Capodipartimento delle Politiche competitive della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca, Luca Bianchi sull’attività del Mipaaf a sostegno delle DOP e IGP, il quale – nel portare le conclusioni dell’incontro – ha sottolineato che “quello presentato questa mattina è un progetto importante ma soprattutto rappresenta una best practice di azione a tutela del prodotto e del consumatore. Anche gli orientamenti del Ministero riguardo i fondi del nuovo decreto saranno orientati a valorizzare progetti in cui più Consorzi svolgano azioni di tutela coordinate anche a livello internazionale. Il tema delle aggregazioni dei Consorzi sarà infatti molto valorizzato perché facendo sistema si potranno raggiungere obiettivi più concreti”. “Food Truck”: ecco quanti costi (e quanta burocrazia) per avviarne uno Il miglior cibo di strada italiano targato “Streetfood” nel 2016 riparte da marzo con la prima data del tour nazionale e lo farà una vera e propria novità: saranno infatti presenti per la prima volta i “food truck”, gli operatori sul furgoncino attrezzato con il nuovo progetto firmato Streetfood che prende il nome significativo di “4Wheels”, un marchio che richiama il cibo su ruote ma gli organizzatori sono sempre “quelli con la tendina”. Insomma in un periodo in cui proliferano in ogni dove eventi legati a questa “moda”, l’unica associazione, la prima in Italia ad aver riunito e tutelato gli operatori di strada, è stata chiamata e richiamata per promuovere eventi in tutto il corso dell’anno. “L’Associazione Streetfood ha iniziato per prima in Italia nell’organizzazione di eventi itineranti lungo lo Stivale e nel 2010 dovette andare a cercare con la proverbiale lanterna chi faceva cucina di strada su gazebo o su foodtruck che ancora erano concepiti con meccaniche e attrezzature obsolete – spiega il presidente dell’associazione, Massimiliano Ricciarini – e con il tempo l’Associazione ha lanciato una vera e propria tendenza incentivando così domanda e offerta: emulazione da parte di un sempre maggior numero di neo organizzatori di eventi e proliferare di un sempre maggior numero di operatori del settore”. Nascono così anche nuove realtà di costruttori di mezzi su ruote per la somministrazione di cibi e bevande, quelli che oggi con neologismo britannico o americano siamo soliti chiamare Food Trucks. Dal “furgone” al food truck moderno. Chi ha sempre costruito mezzi di vecchia concezione si è convertito e si è ingegnato nella progettazione di mezzi con più cura per l’immagine e il design. Altri sono andati addirittura a modificare la struttura esistente di vecchi mezzi delle varie marche: dall’Ape Piaggio o il Porter, Al furgone cabinato su base Ducato o Iveco o Mercedes ma anche il Citroen HY o il mitico pulmino Volkswagen T1 o T2, quello che negli anni ’70 veniva decorato con fiori e preso di mira dagli hippies di tutto il mondo e la lista potrebbe proseguire quasi all’infinito perché l’inventiva e la creatività si sprecano. Quanto costa avviare un truck. Dall’ordine al mezzo finito passano settimane, ma l’attesa non è l’unico limite. Per qualsiasi progetto ci vogliono dai 20 ai 40 mila euro di investimento, ma per i progetti più estrosi e frutto di inventiva magari commissionati a professionisti di lungo corso si possono raggiungere (e in certi casi superare) anche gli 80 mila euro (un tradizionale gazebo per il cibo di strada prevede un investimento medio dai 5mila agli 8-10mila euro tra furgone di appoggio, struttura e attrezzature professionali per la cucina, frigoriferi, piani di appoggio, pulizia, lavamani, illuminazione, grafica promozionale…). A questi costi si devono aggiungere quelli dell’espletamento delle procedure burocratiche e di acquisizione della licenza e del requisito attraverso corsi professionalizzanti: a pagamento pure quelli. Per tutto ciò si deve preventivare una cifra dalle 300 o anche 500 euro in su. I rischi del mestiere. “Come per tutte le attività imprenditoriali Il rischio è quello di non sapersi presentare bene pur avendo un’immagine accattivante o di non riuscire a vendere perché chi investe grosse cifre in questi food trucks pensa di recuperare nel breve termine caricando sul prezzo di vendita del panino o del cartoccio – sottolinea Ricciarini – il cliente trovandosi al cospetto di un panino di ridotte dimensioni e a un prezzo che si aggira o supera gli 8 euro non ci pensa due volte e magari ripiega sul ristorante”. Meglio il gazebo o il food trucks? Pro e contro. Lavorare su gazebo presenta molte difficoltà nella cura dell’immagine e tempo per montarlo ed allestirlo di tutto punto e quindi “sbaraccarare” alla fine dell’evento. Due aspetti positivi è che certi tipi di cotture come la carne su brace (arrosticini o asado argentino o bombette pugliesi per esempio) non può essere fatta dentro un abitacolo. Altro vantaggio è quello di lavorare allo stesso piano del cliente e quindi di riuscire a farlo assistere alle varie fasi di preparazione del cibo e della sua cottura. Lo svantaggio del mezzo attrezzato è quindi quello di ridotta vicinanza cliente-venditore e di non poter fare molti prodotti all’interno dell’abitacolo e/o di non riuscire a far vedere al cliente le fasi di preparazione. I vantaggi del truck sono maggior pulizia e più alto impatto grazie al design e all’immagine più curata, quindi semplicità di manovra e di rapidità di piazzamento e inizio attività. Il progetto “4Wheels”. I food truck con la tendina sono la grande novità delle attività 2016 promosse dall’Associazione Streetfood. Sotto il marchio “4Wheels” infatti saranno ben due per ora gli eventi esclusivi in programma, ad Arezzo in Toscana, dall’8 al 10 aprile e a Chioggia, in Veneto, dal 13 al 15 maggio. «Abbiamo coinvolto tre truck già nel nostro primo evento nel 2010 a Marciano (Ar) – conclude Ricciarini – e già da allora avevamo chiaro in mente come questo settore si sarebbe sviluppato e oggi abbiamo la conoscenza e i giusti mezzi per poter allargare questo mondo anche a questo genere di operatori di strada». Si tratta di un modo di interpretare in chiave moderna il cibo di strada, pur non perdendone i valori essenziali che sono poi quelli raccolti dal decalogo del cibo di strada che l’associazione porta avanti e con il quale seleziona i propri partner. L’Associazione Streetfood. Nata ad Arezzo nel 2004, è stato il primo progetto in Italia a promuovere il cibo come cultura e il cibo di strada come format vincente in quanto “riassume in un cartoccio” storia e tradizioni di ogni regione d’Italia da gustare con le mani. Nel 2015 sono stati 28 gli eventi in tutta Italia toccando quasi due milioni di persone che hanno consumato cibi di strada in quantità record. Un successo non solo per gli organizzatori degli eventi, ma da condividere con gli operatori economici del settore e le realtà territoriali che hanno creduto in questo progetto. Anche decine di eventi collaterali, momenti di confronto e convegni, un concorso dedicato alla stampa nazionale e decine di concerti che hanno fatto da sfondo alle varie tappe. Coldiretti, candidatura pizza tutela patrimonio da 10 mld La candidatura della pizza a patrimonio immateriale dell’umanità tutela un settore che vale 10 miliardi di euro ma soprattutto un simbolo dell’identità nazionale. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in riferimento alla riunione della Commissione di valutazione nazionale per l’Unesco che ha confermato la candidatura dell’arte dei pizzaioli di Napoli come patrimonio dell’umanita’, Con questo importante risultato abbiamo deciso – ha sottolineato Moncalvo – una mobilitazione straordinaria nel week end per raccogliere le firme nei mercati di Campagna Amica lungo tutta la Penisola per raggiungere l’obiettivo di un milione di firme da presentare il 14 marzo a Parigi dove si incontrerà la Commissione internazionale per valutare l’ingresso nella “Lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. Sono almeno 100 mila i lavoratori fissi nel settore della pizza ai quali – sottolinea la Coldiretti – se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli. Non è un caso che oggi il 39 per cento degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia secondo un sondaggio del sitowww.coldiretti.it e che la pizza sia la parola italiana piu’ conosciuta all’estero con l’8 per cento, seguita dal cappuccino (7 per cento), dagli spaghetti (7 per cento) e dall’espresso (6 per cento), secondo un sondaggio on line della Societa’ Dante Alighieri. Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all’anno anche se – sottolinea la Coldiretti – i maggiori “mangiatori” sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa. Una domanda che – spiega la Coldiretti – nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio da lavoro complessivamente ad oltre 150mila persone. L’arte dei pizzaiuoli napoletani – riferisce la Coldiretti – sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014). Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco – continua la Coldiretti – ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale. Significativamente però – evidenzia Coldiretti -, gli ultimi elementi, ad essere iscritti negli elenchi, dallo Zibibbo di Pantelleria alla Dieta Mediterranea, fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo, non a caso scelto come tema simbolo dell’Expo 2015. E non è un caso – conclude la Coldiretti – che proprio ad Expo il 25 giugno 2015 l’Italia ha conquistato il record mondiale ufficiale di lunghezza della pizza di 1595,45 metri che è stato iscritto Guinness World Records. Frodi extravergine Made in Italy “Occorre difendere il prodotto simbolo degli extravergine Made in Italy che ha conquistato il primato per fatturato e per presenza all’estero dove è destinato il 70% della produzione complessiva”. E’ il commento di Coldiretti al sequestro di olio proveniente dalla Puglia e dalla Grecia venduto come extravergine di oliva Igp Toscano effettuato dal Corpo forestale dello Stato. Il Toscano Igp, – sottolinea la Coldiretti – si classifica come l’extravergine a denominazione di origine che realizza il maggior fatturato. Il sistema dei controlli funziona e permette di smascherare le frodi e gli illeciti agroalimentari che – sostiene la Coldiretti – danneggiano i produttori onesti, prendono in giro i consumatori e compromettono l’immagine del nostro Made in Italy. I risultati dell’attività di controllo – conclude Coldiretti – vanno sostenuti con un rafforzamento del quadro giuridico di riferimento dando completa applicazione alle norme già varate con la legge salva olio, la n. 9 del 2013. Calici dal Vinitaly mondo al 50° Vini da tutto il mondo al 50° Vinitaly dal 10 al 13 aprile 2016 (www.vinitaly.com), nel Padiglione Vininternational, a Vinitalybio e Vivit, nelle executive class della Vinitaly International Academy e nelle grandi degustazioni di Tasting Ex… press. Molte le occasioni di contatto con i buyer internazionali negli stand e negli incontri b2b di Taste and buy. Vininternational. Nel padiglione Vininternational (pad. i), quello dedicato alle aziende estere, quest’anno protagonista la Spagna, che nell’’Espacio Españaco-organizzato da Icex (l’Istituto per il commercio estero spagnolo) torna con una grande collettiva di 18 cantine in rappresentanza di tutti i suoi territori vinicoli. Forte di 90 Dop e 41 Igp, la Spagna ne porta a Verona oltre 20, più numerose Igp: una grande occasione per chi vuole approfondirne la conoscenza e anche per parlare di affari. Per gli incontri commerciali e le attività collaterali, gli espositori spagnoli dispongono di una tasting room, inoltre partecipano a Taste and buy, il matching b2b organizzato da Vinitaly con le delegazioni commerciali selezionate da Veronafiere in 30 Paesi. A Vininternational presenti anche cantine e vini di Francia, Australia, Portogallo, Svizzera, Regno Unito, Georgia, Azerbaijan, Serbia e per la prima volta Cina, mentre le cantine di Slovenia e Croazia continuano a presentarsi nel padiglione 6. Vinitalybio e Vivit. Aziende estere anche tra i vini biologici di Vinitalybio (da quest’anno è collocato nel padiglione 8), dove sono presenti altri vini spagnoli, rumeni e francesi; ancora francesi e poi argentini e sloveni, invece, tra i vini artigianali di Vivit (anch’esso spostato nel padiglione 8). Le degustazioni VIA. A Vinitaly il vino è business e anche cultura, con degustazioni ogni anno sempre più prestigiose ed uniche. Così sono pure quelle di quest’anno, con le executive class della Vinitaly International Academy organizzate dal direttore scientifico Ian D’Agata, con protagonisti i migliori vini del panorama enologico mondiale. Si inizia domenica 10 aprile con dieci annate di Pinot Gris Clos Saint-Urbain Rangen de Thann di Zind-Humbrecht, da molti considerato il più grande Pinot grigio del mondo, a partire dalla mitica vendemmia del 1983. Lunedì 11 con Alice Feiring si va alla scoperta del fascino della Georgia, mentre nel corso di due differenti walk around tasting è possibile apprezzare tutte le sfaccettature dei grandi vini di Bordeaux e di alcuni vitigni rari di Francia. Per la prima volta a Vinitaly, sempre il giorno 11, il tasting sui vini cinesi, mentre martedì 12 aprile otto grandi vini dal mondo vengono presentati da Jean-Claude Berrouet, universalmente considerato uno dei tre più importanti enologi degli ultimi 50 anni. Tasting Ex… press. In collaborazione con le più importanti riviste internazionali di settore tornano le degustazioni di Tasting Ex… press, che propongono quest’anno, tra le altre, una ‘boutique’ dell’enologia australiana (11 aprile), con vini dalla Tasmania, da Hunter Valley, Adelaide Hills e dalle altre regioni enoiche del Paese, oltre ai vini di Slovenia e Ungheria. Il viaggio alla scoperta dei vini del mondo offerto da Vinitaly è ancora lungo. Sul sito di Vinitaly www.vinitaly.com in continuo aggiornamento il calendario delle degustazioni e le modalità di partecipazione. A Roma il St. Patrick’s Day si festeggia da We Food Il 17 marzo dalle ore 19:00, We Food celebra il St. Patrick’s Day, festa nazionale irlandese di origine cattolica, diventata talmente popolare da essere celebrata in tutto il mondo e in ogni luogo dove esista una comunità irlandese. Quello di San Patrizio è per gli Irlandesi un giorno di orgoglio, tradizione e celebrazioni e in occasione di questa ricorrenza vengono organizzati eventi di ogni genere per festeggiare in compagnia, mangiando e bevendo pinte di birra. Una giornata all’insegna del divertimento, dove il colore dominante è ovviamente il verde! E se in Italia per molti è una festa “acquisita” dall’estero, per We Food rappresenta una vera e propria tradizione, in quanto il giovane ideatore e fondatore del locale è italoirlandese e ha creato con lo Chef un menù specifico per far rivivere questa atmosfera di grande festa e gioia. Durante la serata, 3 piatti principali, 2 contorni e 3 dolci tipici irlandesi – accompagnati da fiumi di birra Guinness, come vuole la tradizione – renderanno questo evento davvero unico! Lo Chef ha pensato di proporre come Piatti Principali un Irish Stew affogato nella Guinnes: brasato di agnello cotto con la famosa black beer irlandese accompagnato da pane all’Avena (12€), Steak di Irish Angus: bistecca di Angus Irlandese con Garlinc Bread (14€) e We Irish, una Nuvola di patate con salsicce e cipolla al porto con salsa alla mela (12€). Ad accompagnare queste prelibatezze si potranno scegliere 2 tipi di contorni:Patate Wedges alle erbe (4€) e Coleslaw, cavolo cappuccio con maionese sale pepe (4€). Per tutti i golosi e gli amanti dei dolci, la Bakery di We Food preparerà Butter Pudding: Gratin Pane raffermo con crema inglese e uvetta (4€), Eclaire con panna e glassa ai mirtilli (4€) e l’immancabile Cheesecake alla Guinnes (4€). Non solo piatti tipici. Per godersi l’atmosfera di San Patrizio, tutti potranno ordinare i piatti del menù classico oltre a quelli del menù a tema della tradizione irlandese. Happy St. Patrick’s Day – Be Green, Be Gold, Be Lucky! We Food – Via della Lega Lombarda 28abc, 00162 Roma Per info e prenotazioni 064403324