Il numero di Marzo 2008
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Il numero di Marzo 2008
La Redazione risponde Riscatto agevolato delle case anche per i figli dei profughi? A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich A pagina 5 anno XIV - n° 3 Marzo 2008 periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro Studi padre Flaminio Rocchi Dalla testimonianza alla storia. Il futuro del Giorno del Ricordo I bilanci, fatti a caldo, possono suggerire qualche interpretazione soggettiva, certamente suscettibile di precisazioni e di ulteriori verifiche. Le valutazioni, nell’immediatezza dei fatti, possono diversificarsi, a seconda di come la sensibilità di ciascuno percepisce l’evento. Premesso ciò, un primo bilancio di questo Giorno del Ricordo 2008 non può che contenere anzitutto una constatazione che forse è condivisibile: è stato, in certa misura, diverso, diverso almeno rispetto alle celebrazioni dello scorso anno. In cosa ci è sembrato diverso? Due sono, a nostro avviso, i binari lungo i quali il Giorno del Ricordo corre: la memoria, cioè la testimonianza diretta di quanti hanno vissuto in prima persona quegli accadimenti: e la storia, cioè l’elaborazione storica delle vicende evocate. Binari paralleli, che per qualche tempo continueranno a trovarsi affiancati , ma che in proiezione si allontaneranno l’uno dall’altro. O meglio, il primo – la testimonianza – inevitabilmente si interromperà. L’altra dimensione, la riflessione propriamente storica, sarà più avanti la sola entro cui si dovrà elaborare la memoria, dandole una continuità ed una profondità che, di per sé, la testimonianza non ha benché importantissima nella sua funzione di trasmissione delle esperienze. Lo ha sottolineato molto bene uno storico, Giuseppe Parlato, nel corso di un recente convegno del giugno 2007 (del quale sono ora editi gli Atti a cura del Comitato di Roma. Se ne veda un estratto alla pagina 3). Analogamente si è espresso anche Fulvio Salimbeni sul “Messaggero Veneto” in un articolo del quale pubblichiamo significativi estratti nella rassegna stampa dedicata al Giorno del Ricordo. Simile processo, almeno in parte, ci sembra stia interessando la memoria della Shoah: dalla carica emotiva dei sopravvissuti sarà inevitabile pervenire alla consegna di quell’immane tragedia alla dimensione della storia; un passaggio obbligato, questo, affinché anche la questione del confine orientale acquisti il suo giusto, contestualizzato spazio nella opinione pubblica e nei testi. Patrizia C. Hansen L’indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Napolitano «Quegli Italiani che oggi onoriamo non sono dimenticati» Si è svolta il 10 febbraio, al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la cerimonia di commemorazione del Giorno del Ricordo. Erano presenti il Vicepresidente del Senato della Repubblica, sen. Milziade Caprili, il Vicepresidente della Camera dei Deputati, on. Giorgia Meloni, ilVicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro per i Beni e le Attività Culturali, on. Francesco Rutelli, il Ministro della Difesa, on. Arturo Parisi, il Giudice Costituzionale prof. Paolo Maddalena, il Vicepresidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani fiumani e dalmati, Lucio Toth, il Presidente della Commissione incaricata dell’esame delle domande per la concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati, gen. Alberto Ficuciello, rappresentanti del Governo e del Parlamento, e i familiari delle vittime delle Foibe. Precedentemente il Ministro Rutelli ha consegnato i diplomi e le Roma, 10 febbraio. Il Presidente della Repubblica Napolitano saluta alcuni dei congiunti di infoibati insiginiti dell’onorificenza al Quirinale. Tutte le immagini della cerimonia pubblicate in questo numero sono gentilmente concesse dalla Presidenza della Repubblica segue a pagina 2 Trieste, il sindaco Dipiazza: «strisciante e meschina ‘congiura del silenzio’ sul dramma degli esuli» Trieste. Il Giorno del Ricordo in uno dei luoghi simbolo della tragedia, la Foiba di Basovizza. Centinaia di persone, esuli, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni combattentistiche e d’arma, cittadini, si sono raccolte davanti al monumento per commemorare le vittime degli eccidi titini nel corso di una cerimonia solenne che ha visto l’inaugurazione del nuovo Centro di documentazione della Foiba. Si tratta di una mostra permanente che era stata presentata l’8 febbraio alla stampa dall’assessore alla Cultura del Comune di Trieste Massimo Greco, il quale ha sottolineato il «valore morale e culturale dell’iniziativa» che permetterà d’ora in avanti di «visitare la Foiba in maniera consapevole». «Inoltre – ha soggiunto Greco – la mostra storica permanente (11 pannelli che ripercorrono dal 1943 al 1945 le vicende dell’esodo e degli infoibamenti) e lo stesso volume La Foiba di Basovizza – Monumento nazionale (in più lingue, curato da una commissione scientifica composta da Giuseppe Parlato, Adriano Dugulin, Raoul Pupo, Paolo Sardos Albertini e Roberto Spazzali) consentiranno ai visitatori di prendere coscienza dei fatti drammatici e dolorosi della storia italiana del nostro Novecento nell’Adriatico orientale». Il Centro di documentazione resterà aperto da marzo a giugno, dalle 10.00 alle 18.00, e da luglio a febbraio, dalle 10.00 alle 14.00, e sarà chiuso tutti i mercoledì e nei giorni di Natale e Capodanno. Alla cerimonia di commeorazione del 10 Febbraio e di inaugurazione del Centro era presente il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, il quale ha detto tra l’altro: «Cos’è accaduto a trecentomila italiani che risiedevano prima della seconda guerra mondiale nell’Istria, a Fiume e nella Dalmazia? È vero che c’è stato un esodo forzato, che ha privato tante persone della propria terra, della propria casa e dei propri affetti? Questi sono quesiti che oggi per noi hanno una risposta scontata, che nessuno oserebbe contestare. Eppure, fino a neanche una decina d’anni fa, l’argomento degli esuli era uno di Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma segue a pagina 4 Il testo dell’intervento di Lucio Toth al Quirinale in occasione del 10 febbraio «Il nostro posto nella storia della nazione italiana» Pubblichiamo di seguito il testo integrale del discorso pronunciato il 10 febbraio scorso dal Vicepresidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli e Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, in occasione del solenne conferimento al Quirinale delle onorificenze ai congiunti degli Infoibati da parte del capo dello Stato Giorgio Napolitano. Roma, si inaugura alla presenza delle massime autorità civili e militari e degli Esuli il monumento agli Infoibati voluto dal Comitato ANVGD Inaugurato solennemente a Roma il Monumento alle Vittime delle Foibe Istriane voluto dall’ANVGD e realizzato con il contributo dell’amministrazione capitolina e regionale Il presidente ANVGD El saludo del Presidente de la República Napolitano «Aquellos italianos que hoy honoramos no están olvidados» Signor Presidente, e vicepresidente della Federazione Autorità, Signore e Signodelle Associazioni degli Esuli, ri, incoraggiati dalle Sue Lucio Toth, legge il suo intervento parole di un anno fa, Signor Presidente, abbiamo voluto cercare e approfondire le ragioni prime della nostra vicenda di italiani dell’Adriatico orientale. Le parole di un Capo dello Stato esprimono la volontà e il sentimento di un’intera nazione e noi Le siamo grati per il messaggio che ha voluto lanciare agli italiani il 10 Febbraio 2007, facendoci sentire, dopo una così lunga “congiura del silenzio”, vicini al cuore di tutto il nostro popolo e alla storia del Paese che abbiamo tanto amato e sempre amiamo. Ma ci siamo anche domandati – come era nostro dovere – perché questo messaggio non sia stato compreso appieno, sia al di qua che al di là dei confini della nostra Repubblica. La legge istitutiva del Giorno del Ricordo parla del “più ampio contesto” nel quale si inseriscono le vicende degli eccidi delle Foibe e dell’Esodo di 350.000 istriani, fiumani Tra le più salienti manifestazioni dedicate al Giorno del Ricordo è senz’altro da annoverare l’inaugurazione, a Roma, del Monumento alle Vittime delle Foibe sul piazzale antistante al capolinea della linea B della metropolitana, fortemente voluto dal Comitato ANVGD presieduto da Oliviero Zoia. Solenne la cerimonia, svoltasi nel primo pomeriggio alla presenza del sindaco Walter Veltroni, del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, dell’Assessore alla Cultura della Provincia di Roma, Vincenzo Vita in rappresentanza del Presidente Enrico Gasbarra, dell’on. Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera dei Deputati, dell’on. Marcella Lucidi, sottosegretario all’Interno, di Bruno Prestagiovanni, vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio, del gen. Alberto Ficuciello, presidente della Commissione governativa per il riconoscimento ai congiunti degli infoibati, del gen. di Squadra Aerea Daniele Tei, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, del gen. di Brigata Claudio Sampaolo, vice comandante Regione Militare Centro Italia, in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito gen. di Corpo d’Armata Fabrizio Castagnetti, e di molte altre autorità civili e militari, nonché di moltissimi En lengua española en la página 15 segue a pagina 4 segue a pagina 6 segue a pagina 2 Italian President Napolitano’s Speech «The Italians we honor today are not forgotten» In english language to page 14 2 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008 fatti e commenti continua dalla prima pagina continua dalla prima pagina Dalla testimonianza alla storia. Il futuro del Giorno del Ricordo Più basso profilo, almeno in certa misura, ha avuto la ricorrenza sulle emittenti radio-televisive. Lo ha stigmatizzato Aldo Grasso sul “Corriere della Sera” del 12 febbraio. Con le lodevoli eccezioni, aggiungiamo, di TG2 storie, RAI International, Sky, la trasmissione radiofonica di RAI 3 Est Ovest, alle quali comunque vanno aggiunte le innumerevoli altre dei network nazionali e regionali. Distratti, non poco, dall’attualità politica, radio e televisione hanno comunque dato il dovuto rilievo all’intervento del Presidente Napolitano. Egli ha confermato la posizione assunta lo scorso anno, e che tanto clamore aveva suscitato in Italia, per un verso, e oltreconfine per un altro. Non si è affievolito, in ogni caso, il coinvolgimento delle istituzioni nelle celebrazioni in tutta Italia, moltissime delle quali hanno visto la fattiva presenza dei Comitati e delle Delegazioni ANVGD. Il percorso è certamente ancora lungo: basti pensare alla quotidiana lotta con le burocrazie, sorde e cieche, alla scuola e all’università: fronti, questi, che esigono massima attenzione e impegno. Un punto ci sembra comunque fondamentale: celebrare il Giorno del Ricordo guardando oltre il Giorno del Ricordo, conferendo ad esso tutti quegli innumerevoli contenuti che non si esauriscono nelle tragedie del Novecento; recuperando, in breve, la memoria della civiltà adriatica quale si è andata configurando in molti secoli, impregnando di sé le rive le città dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia. Perché lo sradicamento violento ed ingiusto che si è verificato sessat’anni addietro ha punito immeritatamente un intero, consolidato tessuto civile e culturale, come egregiamente ebbe a scrivere, con commozione e lucidità, l’istriano Ernesto Sestan. Il Giorno del Ricordo deve servire, se è lecito questo verbo, a restituire nome e rilievo all’autentico volto della Venezia Giulia, allora balcanizzata e depauperata. Questo sarà, nella prospettiva futura, l’enorme valore educativo e morale del Giorno del Ricordo. Patrizia C. Hansen In una nota Zagabria parla di contrasto con i «principi di buon vicinato» Mesic, un anno dopo: «sorpresa» per le parole del Presidente Napolitano Il comunicato stampa della Presidenza nazionale ANVGD: «incomprensibili le parole di Mesic» Per il secondo anno consecutivo il Presidente croato Stipe Mesic reagisce alle parole del Capo dello Stato Napolitano sulle Foibe. L’Ufficio di Mesic ha infatti manifestato «sorpresa» per le frasi del Presidente italiano contenute in un comunicato diffuso lo stesso 10 Febbraio, con le quali il presidente Napolitano ribadiva – nonostante l’inconsulta reazione della Croazia di un anno fa (ma senza mai menzionare apertamente il nome di Mesic) – il suo convincimento, che le voragini carsiche in cui furono gettate migliaia di italiani furono vera pulizia etnica. «Confermare simili espressioni e qualifiche – si legge nel comunicato diramato da Zagabria – è in contrasto con il clima che contraddistinse l’incontro dello scorso maggio tra i due presidenti, tenutosi a Brno, come pure con l’idea di un’Europa pacifica, unita e dinamica a cui si richiama Napolitano». Secco «no comment» alla nota di Zagabria dall’ufficio stampa del Quirinale. L’Ufficio presidenziale di Mesic ha sottolineato come le affermazioni rilasciate dal presidente croato un anno fa (Mesic, ricordiamo, parlò di razzismo e revisionismo) non vanno modificate di una virgola. «La politica estera croata – questa la frase conclusiva del comunicato croato – si basa sui principi di buon vicinato, sulla necessità di confrontarsi con il passato in tutti i suoi aspetti e sulla pariteticità nei rapporti internazionali». Mesic, ospite di una trasmissione della Radio croata, ha rimarcato quanto contenuto nel comunicato emesso dal suo Ufficio, ed ha parlato pure delle atrocità commesse dai fascisti italiani ai danni dei croati. Gli ha fatto eco il premier croato Ivo Sanader: «La miglior cosa che possano fare Italia e Croazia è lasciare la storia agli storici, impegnandosi invece a risolvere i problemi attuali, a tutto beneficio dei loro cittadini». Secondo Sanader, il presidente Napolitano sostiene cose a seconda delle circostanze e della relativa convenienza, comportamento che non va commentato: affermazioni straordinariamente offensive e improprie in bocca ad un esponente di governo di uno Stato estero. Sull’intervento di Mesic il Presidente nazionale ANVGD Toth ha diramato il 12 febbraio il comunicato stampa che riproduciamo di seguito. «Le parole di Mesic sono quest’anno ancora più incomprensibili dell’anno scorso. È come se non avesse voluto cogliere gli inviti alla conciliazione contenuti nei messaggi del Presidente della Repubblica e del Vicepresidente del Consiglio Rutelli, nonché nel moderatissimo intervento del rappresentante degli Esuli giuliano-dalmati al Quirinale. Se sono capaci loro, gli Esuli, di controllare i propri sentimenti e le proprie parole, perché non lo sa fare il Presidente Mesic? A questo punto c’è da chiedersi quale Croazia sia quella che esprime attraverso le sue parole, dopo il rimprovero della UE dello scorso anno sullo stesso tema, dopo il riconoscimento delle violenze del regime di Tito da parte della Chiesa di Zagabria e di tanta parte della stampa croata. Le parole pronunciate al Quirinale il 10 febbraio erano l’esatto contrario del nazionalismo e del razzismo. Se le rilegga Mesic prima di parlare». I commenti sloveni Più sfumato il Presidente sloveno Danilo Türk, secondo il quale il presidente Giorgio Napolitano ha espresso «pensieri importanti su alcune esperienze del passato che non dovrebbero ripetersi», ma «il suo intervento sarebbe stato più convincente» se vi fosse stato anche un «esplicito riferimento al fascismo». Il Capo di Stato della Slovenia, che in questi mesi ricopre per la prima volta la carica di presidente di turno dell’UE, ha aggiunto di ritenere «importante che l’Europa costruisca oggi la propria forza fondandosi sulle differenze e le capacità di azione comune, non sulla dimensione dei singoli popoli». p.c.h. Trieste, il sindaco Dipiazza: «strisciante e meschina ‘congiura del silenzio’ sul dramma degli esuli» quei capitoli di storia che l’editoria scolastica ometteva dai libri di testo. Per mezzo secolo ha operato una strisciante e meschina ‘congiura del silenzio’ su un argomento che ha coinvolto i drammi e le sofferenze di un popolo sradicato dalla propria terra». Un testo articolato e appassionato, il suo, nel quale il primo cittadino del capoluogo giuliano ha ricordato anche come «cecità politica, calcoli diplomatici e convenienze internazionali hanno fatto sì che nel nostro Paese si generasse un dominante stato di oblio, che ha coperto con una coltre di ipocrisia i drammi dell’esodo e delle foibe, umiliando chi era già stato ferito dal dolore per la perdita di tutto ciò che possedeva. Questa verità negata ha comportato un inevitabile inasprimento degli animi, che ha reso per un lungo tempo impercorribile la strada della riconciliazione, tenendo distanti le componenti etniche della nostra città». Dipiazza ha lanciato quindi un appello allo Stato: «L’Italia paghi gli indennizzi agli esuli. Con le loro case, i loro terreni, le loro proprietà, ha pagato i debiti di guerra. È ora che risarcisca a questi 300.000 italiani un danno materiale che non può essere compensato dai pur importantissimi riconoscimenti morali degli ultimi anni. E i ritardi non ammettono ulteriori giustificazioni». Dipiazza ha voluto anche stigmatizzare «la strisciante e meschina ‘congiura del silenzio’ calata per mezzo secolo sui drammi delle foibe e dell’esodo, coperti con «una coltre di ipocrisia». Nel presentare il nuovo Centro di documentazione, il sindaco di Trieste ha rilevato come «i riconoscimenti morali hanno anche bisogno di simboli, di luoghi sacri dove poter celebrare il ricordo di chi fu ucciso barbaramente nelle foibe, vittima del disegno di annessione di Trieste alla Jugoslavia di Tito. Per questo motivo abbiamo voluto caparbiamente realizzare, nel corso del nostro mandato, la riqualificazione di questo luogo sacro, affinché esso riconquistasse quella dignità negata per anni». * * * Tra le molte manifestazioni promosse intorno al 10 Febbraio ricordiamo: presso la sede dell’Associazione delle Comunità Istriane la presentazione degli Atti del seminario sull’Esodo organizzato dall’Associazione stessa; la presentazione, nella sala della Società Triestina della Vela, del libro L’Arcipelago delle Absirtidi di Piero Magnabosco curata dal Centro di Documentazione Multimediale (CDM); l’apertura, riservata alla stampa e alle autorità, del museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata di Trie- Trieste, tre momenti della cerimonia svoltasi alla Foiba di Basovizza con l’omaggio delle rappresentenze civili e militari ste, con illustrazione dell’avanzamento dei lavori a cura dell’IRCI. Il 10 febbraio, alle 13.20 su Rai Tre è stato trasmesso un documentario sul tema curato da Fulvio Molinari e Stefano Tomassini intitolato “Un Museo per l’Istria” con immagini di repertorio, interviste e testimonianze. Presso l’ex campo profughi di Padriciano è rimasta aperta la mostra “Per una storia dei campi profughi giuliano-dalmati in Italia 1945-1970”, allestita dall’Unione degli Istriani con la collaborazione dell’ IRCI. All’Auditorium del Museo Revoltella è stato presentato il libro Dalmati italiani autoctoni, eredi delle popolazioni illiriche, romane e venete di Rachele Denon Poggi. Organizzato dal Libero Comune di Zara in Esilio. Red. Beni e conservazione dei monumenti nell’incontro tra Federazione delle Associazioni e Ministero degli Affari Esteri Si è tenuta il 6 febbraio scorso una riunione tra i rappresentanti della Federazione delle Associazioni degli esuli e il Ministero degli Affari Esteri, nella sede della Farnesina. Due i punti che il tavolo ha voluto affrontare: i beni immobili e le sepolture civili. L’attenzione si è focalizzata soprattutto su quest’ultimo argomento prendendo spunto dalla dettagliata relazione presentata dal Presidente dell’IRCI che da anni cura la realtà dei cimiteri in Istria e dal madrinato di Zara. Mentre Fiume sta riprendendo ora l’opera che fu del suo madrinato. In Istria in particolare è stato portato avanti un lavoro capillare, con l’aiuto di esperti in loco. Vista la necessità di continuare a salvare i monumenti di maggiore importanza artistica, oltre che storica e civile, è stato approvato – su indicazione di LucioToth, vicepresidente della Federazione degli Esuli – il progetto dell’IRCI come piano base integrato dalle ricerche dei Liberi Comuni di Fiume e Zara. Urge ora il reperimento di fondi e la continuazione dell’indagine ulteriore con l’accordo di tutte le associa- zioni anche con il coinvolgimento dell’Unione Italiana. Si procederà inoltre all’evoluzione dei rapporti già in atto, sensibilizzando il Ministero per i Beni culturali ma anche sciogliendo nodi di carattere burocratico che spesso rendono difficili i rapporti con le amministrazioni locali per la salvaguardia delle tombe. Si chiede inoltre di applicare agli esuli la non discriminazione di Slovenia e Croazia nel pagamento delle tasse e nelle pratiche per dare degna sepoltura nelle tombe di famiglia agli esuli che lo desiderano. Non è mancata, neanche in questa occasione, la denuncia degli Esuli per le mancanze, nei loro confronti, del Governo italiano, sia nei ritardi sugli indennizzi, sia durante il voto della Finanziaria che nei rapporti con l’INPS che hanno creato perplessità ed indignazione per le promesse ancora una volta disattese. All’incontro hanno preso parte Renzo de’Vidovich, Silvio Del Bello, Massimiliano Lacota, Silvio Mazzaroli, Vipsania Andreicich, Elio Ricciardi, Orietta Politeo, Marino Micich, Nicolò Novacco, Sergio Tomasi e Giorgio Varisco. Marzo 2008 3 DIFESA ADRIATICA cultura e libri Editi gli Atti del Convegno di studi promosso dal Comitato di Roma ANVGD e la Libera Università S. Pio V «L’Adriatico orientale un positivo laboratorio di sentimenti e di cultura» Un estratto dalla Prolusione del prof. Giuseppe Parlato Sono editi gli Atti del convegno di studio promosso nel giugno 2007 dal Comitato di Roma ANVGD e dalla Libera Università S. Pio V, dal titolo Venezia Giulia: dalla terra al mare. Dialoghi sulla frontiera tra passato e presente, curato dalla prof.ssa Donatella Schürzel. L’indice del volume comprende, oltra alla Introduzione della stessa curatrice, gli interventi di Oliviero Zoia, presidente del Comitato capitolino, La memoria della cultura, del prof. Giuseppe Parlato, rettore della Libera Università la Prolusione storica, di Silva Bon, presidente dell’Istituto Regionale per la Cultura Ebraica nel Friuli Venezia Giulia, L’ebraismo a Trieste, di Gianni Stelli, della Società di Studi Fiumani, L’identità culturale fiumana come identità di frontiera, di Patrizia C. Hansen L’Istria da Stuparich a Tomizza: coralità delle dimensioni umane e storiche, di Massimo Greco (assessore alla Cultura del Comune di Trieste) La cultura della frontiera giuliana oggi tra dialogo e muri, di Rosanna Turcinovich Giuricinm, responsabile stampa e comunicazione del CDM di Trieste, Sinergie e collaborazioni a cavallo di confine: l’esperienza della «Bancarella», di Amleto Ballarini, presidente della Società di Studi Fiumani, Trasformare la memoria in storia, di Lucio Toth, presidente dell’ANVGD, Sandor Márai e la Dalmazia, il paradosso dell’incomprensione. Della Prolusione del prof. Parlato riproduciamo un significativo estratto. __________________________ [...] La questione dell’Adriatico orientale non sorge con la seconda guerra mondiale ma ha origine dalla crisi dell’Impero austroungarico e dalle spinte irredentiste che si sono venute a creare dopo il 1866 e soprattutto alla fine del secolo, allorché appariva evidente la strategia della bicipite monarchia a sottolineare il ruolo degli slavi contro quello, tradizionalmente prevalente, degli italiani. La classe dirigen- te italiana, culturalmente, socialmente e politicamente parlando, venne compressa dal disegno di Vienna di favorire la nascita di un polo slavo alternativo a quello serbo, per la conquista dei Balcani. La politica di “snazionalizzazione forzata” realizzata dagli italiani dal 1919 in Istria e in Dalmazia ha avuto esiti veramente modesti. Tanto odiosa, per la volontà di impedire la libera espressione delle etnie, quanto velleitaria, se nel 1940 il prefetto di Fiume riconosceva con grande rammarico che si parlava slavo nelle campagne dell’Istria, che i sacerdoti facevano l’omelia ancora nella lingua del luogo, che la nazionalizzazione voluta dal fascismo non aveva avuto alcun esito. Non era quindi su questo punto che si era creato il consenso al regime, quanto piuttosto sulla creazione di infrastrutture atte a creare una effettiva modernizzazione nell’Istria e a Zara: dall’acquedotto alle città nuove, dall’impulso alla industrializzazione al miglioramento delle condizione di vita del mondo agricolo. La guerra e l’occupazione della Slovenia costituirono un momento di frattura notevole con il mondo “slavo” e ciò rientra nella logica del conflitto. Pur con tutte le negatività che la guerra si porta appresso, come ha ricordato il sindaco Veltroni il 10 febbraio di due anni fa in Campidoglio, la presenza italiana in Slovenia non può essere portata a causa di ciò che successe dopo, della violenza indistinta contro gli italiani, delle foibe, degli omicidi e degli internamenti: ormai tutta la storiografia corretta ritiene che si trattò di un’azione che in buona misura prescindeva da quello che gli italiani avevano fatto. Tale azione mirava effettivamente a una sostanziale pulizia etnica che doveva espungere l’elemento italiano dalle terre già italiane (non solo politicamente, ma culturalmente e socialmente), con una violenza che si collocava nella logica dell’internazionalismo comunista. [...] L’esodo e le foibe, quindi, non pos- Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro studi padre Flaminio Rocchi DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia C. Hansen Editrice: ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5816852 Abbonamenti: Annuo 30 euro Socio Sostenitore 50 euro Solidarietà a piacere Estero 40 euro (non assegni stranieri) Una copia 1 euro - Arretrati 2 euro C/c postale n° 32888000 Intestato a “Difesa Adriatica” Con il contributo della legge 72/2001 Redazione e amministrazione Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5894900 Fax 06.5816852 Grafica e impianti: CATERINI EDITORE (Roma) Servizi Integrati per l’Editoria e la Comunicazione Tel. 06.58332424 Fax 06.97255609 E-mail: [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 91/94 dell’11 marzo 1994 Spedizione in abbonamento Postale di ROMA Stampa: Beta Tipografica Srl (Roma) Finito di stampare il 7 marzo 2008 sono essere considerate una naturale o magari eccessiva risposta alle violenze italiane, bensì una prova generale di quell’universo concentrazionario, di cui parla Hanna Arendt, che la Jugoslavia intendeva applicare alle terre già italiane, nella speranza che le trattative di pace la facessero giungere all’agognato confine dell’Isonzo. Per sessant’anni la questione dell’Adriatico orientale è rimasta nell’oblio. Lo hanno favorito, tale oblio, tutte le forze politiche, da sinistra al centro. Un po’ per evitare di affrontare le ragioni vere che hanno motivato il trattato di pace, un po’ per non dovere ammettere che il Pci si muoveva più a vantaggio dell’opzione jugoslava (almeno fino al marzo 1948) che a vantaggio di quella italiana. [...] Contemporaneamente, chi è rimasto ha duramente pagato la propria scelta, dimostrando un attaccamento alla ‘nazione madre” che si è manifestato nelle attività culturali e nella difesa della lingua madre. Gli esuli sono stati considerati fascisti dalla classe dirigente jugoslava perché avevano osato abbandonare il paradiso socialista per accettare di vivere nella capitalistica e antidemocratica Italia. Nello stesso tempo, chi rimase fu considerato per molto tempo fascista solo perché aveva deciso di non abbandonare l’opzione italiana. Dopo sessant’anni il problema non è più rivendicativo ma piuttosto culturale e identitario. Quale può essere la strada per una rivendicazione dello specifico italiano in un complesso reticolo di minoranze linguistiche ed etniche che compongono il quadro della ex Jugoslavia? Può essere soltanto l’affermazione dell’identità della lingua e della cultura italiane nei giovani che sono rimasti, in quei giovani che, pur non essendo di origine italiana sentono fortemente il legame culturale con il nostro paese, nei giovani che, dall’Australia agli Stati Uniti, dall’Europa al Canada, costituiscono la terza generazione degli esuli e possono ampliare il bagaglio di ricordi, di lingua e di costumi che i padri e i nonni hanno gelosamente conservato per più di mezzo secolo. Di qui il problema della cultura e della diversità culturale. [...] Nell’Adriatico orientale si pone il problema del dialogo fra le culture. Culture che hanno vissuto per decenni contrapposizioni e drammi politici e sociali. [...] Disinformacija in azione contro il Giorno del Ricordo delle Foibe A cavallo del 10 Febbraio succede, come l’anno scorso, che un team di pretesi storici vada girando nelle province italiane per contrastare il «Giorno del Ricordo» delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmato. Quest’anno, per la verità, in giro se ne sono visti di meno. Il nocciolo della loro propaganda è che il Parlamento italiano e ben quattro Presidenti della Repubblica, nonché storici di sicura attendibilità scientifica, si sarebbero lasciati aggirare da una astuta lobby di dirigenti delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Tesi assurda per la sua enormità, che si sarebbe potuta proporre con successo soltanto davanti ai tribunali del popolo di triste memoria, che i Paesi dell’Est europeo hanno ben conosciuto. E infatti le loro conferenze – incautamente incoraggiate da chi vuole impedire alla sinistra italiana di diventare una sinistra moderna – si risolvono in rumorose bagarre per le proteste del pubblico, prevalentemente di sinistra, che resta giustamente infastidito da una faziosità anti-italiana così manifesta. Si ha l’impressione di una campagna organizzata con cura da ambienti ben precisi collegati all’ex regime iugoslavo. Un disegno che si serve della nostalgia per la ex Federazione comunista per occultare i crimini titoisti, con un duplice scopo: 1°) turbare i rapporti attuali tra l’Italia, la Slovenia e la Croazia ; 2°) intorbidire il processo di accertamento della verità sui crimini commessi dall’ex regime di Tito ai danni delle popolazioni slovene e croate in quegli stessi anni, verità che sta emergendo in Croazia e Slovenia attraverso le ricerche degli storici e le inchieste giudiziarie. La denigrazione degli esuli giuliano-dalmati e la ripresa di accuse mai provate contro gli italiani – che la polizia segreta di Tito aveva predisposto contro l’Italia di De Gasperi nelle trattative per il Trattato di pace – vengono oggi utilizzate a fini politici per contrastare il processo democratico in Slovenia e Croazia e ostacolare così il loro cammino nel processo di integrazione europea. L. T. Poste queste condizioni, lo spazio per una presenza autorevole e forte della cultura italiana oltre i confini assegnati dalla storia è evidente ed è in crescita. L’unico rischio che occorre evitare è quello del mito della “riserva indiana”. Ciò vale per tutte le nazionalità deboli e recenti e comporta la difesa della propria identità anche a costo di negare le altrui nazionalità e l’altrui cultura. [...] L’Europa, tra le tante perplessità gestionali che ha suscitato, sta convincendo tutti i popoli — da quelli che hanno subito torti e violenze, fino a quelli che presentano una nazionalità giovane e perciò volutamente pronunciata — che il quadro di riferimento europeo è ormai ineludibile. L’Europa è un banco di prova per mostrare come culture diverse possano convivere e svilupparsi senza il rischio di venire soffocate dai nazionalismi giovani ed estremi. Occorrerà fare in modo che le associazioni degli esuli e dei rimasti puntino sugli aspetti culturali, che non abbiano paura di mettersi in gioco presso le grandi realtà culturali universitarie e istituzionali, che controllino attentamente il quadro di riferimento europeo per individuare quegli spazi e quelle condizioni per sottolineare il ruolo della cultura italiana e le possibilità di scambio e di colloquio con le altre culture limitrofe. Nella cultura, intesa nel senso più ampio, c’è spazio per tutto: dalla storia all’economia, dalla letteratura all’arte, dal recupero delle tradizioni ai progetti scientifici e tecnologici del futuro. [...] E tutto questo e altro servirà per allontanare quel linguaggio che i più giovani non possono comprendere, quello del rancore, del rimpianto fine a se stesso. Quello dell’immagine malinconica e dolente, quello dell’autocommiserazione. Rimessi a posto in qualche modo, i conti con la memoria, in corso di sistemazione quelli con la storia, l’Adriatico orientale può diventare un positivo laboratorio di sentimenti e di cultura, senza nulla dimenticare del passato, anche quello più triste, ma con una prospettiva da sottolineare le ampie capacità propositive di una cultura che non si è mai negata al confronto e alla problematicità. Giuseppe Parlato 4 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008 continua dalla prima pagina L’indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Napolitano «Quegli Italiani che oggi onoriamo non sono dimenticati» medaglie commemorative del Giorno del Ricordo ai congiunti degli infoibati. Nel corso della cerimonia sono intervenuti il Ministro Francesco Rutelli e l’on. Lucio Toth Il Presidente Napolitano ha rivolto un indirizzo di saluto ai presenti. Ha fatto seguito il concerto Omaggio per il Giorno del Ricordo. _________________________ È questo il secondo anno in cui presenzio alla cerimonia del Giorno del Ricordo. Ho espresso con chiarezza il mio pensiero lo scorso anno. E qualche reazione inconsulta al mio discorso – che vi è stata fuori d’Italia non ha scalfito la mia convinzione che fosse giusto esprimermi, a nome della Repubblica, con quelle parole e con quell’impegno che sono contento di aver poco fa sentito ribadire dal Ministro Rutelli. Oggi aggiungerò, dunque, solo brevi considerazioni, rivolgendo il più cordiale saluto e sentimento di vicinanza a voi che avete appena ricevuto solenni – anche se tardivi – riconoscimenti, e a tutti coloro che qui rappresentano l’odissea carica di sofferenze cui è dedicato questo Giorno del Ricordo. Ritengo che sia ora giunto il momento di interrogarci sul più profondo significato del ricordo che fortemente, giustamente ci si è rifiutati di veder cancellato. L’omaggio alle vittime di quegli anni, insieme al doveroso riconoscimento delle ingiustizie subite, del dolore vissuto dai superstiti, dai loro discendenti e da chi fu costretto all’esodo, non possono e non devono prescindere da una visione complessiva – come quella richiamata con tanta efficacia ed eloquenza dal senatore Toth – serena e non unilaterale di quel tormentato, tragico periodo storico, segnato dagli opposti totalitarismi. E deve esserci di monito la coscienza che fu appunto la piaga dei nazio- continua dalla prima pagina Il testo dell’intervento di Lucio Toth al Quirinale in occasione del 10 febbraio «Il nostro posto nella storia della nazione italiana» e dalmati italiani. E su questo “ampio contesto” abbiamo riflettuto durante l’anno trascorso, con gli studiosi che ci sono vicini. Non siamo del resto noi, istriani, dalmati e fiumani, il solo popolo che abbia subito persecuzioni, pulizie etniche, genocidi soltanto a causa della propria identità nazionale. È giusto quindi raffrontare le nostre vicende a quelle di altre nazioni, vicine o lontane che siano dalle sponde dei nostri mari. Mettendo a paro sentimento e ragione, riflessione e passione politica, ci siamo resi conto che alle radici del dramma vissuto dalle nostre terre natali – dove per secoli abbiamo convissuto con conterranei di lingue diverse – vi sono cause intrinseche ed estrinseche alla nostra posizione geografica e alla storia stessa dell’Europa, cause prossime e cause remote. Certo tra le cause prossime ed estrinseche vi fu lo scontro tra ideologie contrapposte: nazionaliste nel corso dell’Ottocento, socio-politiche nel corso dei Novecento, che ha visto consumarsi in pochi decenni il sogno dei nostri padri di vedersi riuniti alla Madrepatria e il distacco da essa della terra che ci aveva nutrito per generazioni. La contraddizione tra opposte aspirazioni nazionali non poteva non condurre in una terra di frontiera, come tale plurale nelle sue componenti, ad una inevitabile contrapposizione tra chi voleva che questa terra appartenesse allo Stato-Nazione-Italia e chi voleva invece che quella stessa terra, che sentiva altrettanto sua, fosse ricompresa in altro Stato. Lo scontro tra imperialismi contrapposti, che fu all’origine della prima guerra mondiale, e quello tra opposte ideologie – alcune totalitarie – che fu all’origine della seconda, non favorì la comprensione reciproca, anzi la allontanò, scavando un solco profondo di rancori e di rivendicazioni. Quello che allora non si poteva capire, irretiti tutti da pregiudizi di pretese superiorità razziali o culturali, oggi, da cittadini adulti di un’Europa unita, si può e quindi si deve capire. Ma ci sono anche le cause remote, intrinseche all’essenza stessa della nostra identità di italiani dell’Adriatico orientale, che vanno esplorate e approfondite con spirito sereno. Le radici liberali dell’irredentismo adriatico Chi può rimproverare a noi, esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia di avere amato la nazione italiana, di sentirci parte di essa, di aver conservato la nostra lingua e la nostra cultura di fronte a minacce e pressioni che mettevano a rischio la nostra sicurezza e i nostri beni? E alla fine la nostra stessa vita? Inoltrandoci nella ricerca, soprattutto sullo sviluppo delle idee liberali e democratiche durante il XIX secolo, non si può non constatare come siano state queste idee il motore primo, l’ispirazione fondamentale della tute- nalismi, della gretta visione particolare, del disprezzo dell’“altro”, dell’acritica esaltazione della propria identità etnica o storica, a precipitare il nostro continente nella barbarie della guerra. Oggi, le ferite lasciate da quei terribili anni si sono rimarginate in un’Europa pacifica, unita, dinamica; un’Europa consapevole che gli elementi che la uniscono sono infinitamente più forti di quelli che l’hanno divisa o possono dividerla; un’Europa che, grazie alla cultura della pace e dell’operosa convivenza civile, è riuscita a prosperare come nessun’altra regione al mondo. Eppure, questa stessa Europa ha visto i Paesi dei Balcani, parte integrante della propria storia e della propria identità, divenire teatro ancora pochi anni fa di conflitti sanguinosi, che hanno lacerato Stati, comunità, famiglie, in un cupo ritorno all’orrore del passato. Sia dunque questo il monito del la della tradizione italiana nella penisola istriana e lungo le coste e le isole del Quarnero e della Dalmazia. L’autonomismo fu la chiave di volta di questa cultura politica, che prendeva atto realisticamente e onestamente della pluralità linguistica delle nostre regioni e ne voleva preservare le caratteristiche come risorse vitali delle nazioni che vi confluiscono, anziché come motivo di odio e di conflitto. Fu dal fallimento dell’autonomismo – per cause di politica internazionale che passavano sopra le nostre teste – che sorse l’irredentismo adriatico, come quello trentino. Ma all’interno di questo movimento l’atteggiamento prevalente non era quello della chiusura e della sopraffazione, ma un moto di riscossa nazionale che accomunava popoli diversi. Le parole e le azioni di Nicolò Tommaseo, di Antonio Baiamonti, di Carlo Combi, di Antonio Grossich e degli altri leader del “partito italiano” dell’Istria, della Dalmazia e di Fiume sono ben lontane da pulsioni oppressive o comunque scioviniste. Altrettanto lontane quelle di Scipio Slataper o di Giani Stuparich. Sono queste radici liberali a spiegare da un lato la simpatia verso le nostre aspirazioni della parte più avanzata della cultura italiana del tempo, sia tra le file repubblicane che tra quelle cattoliche e socialiste; dall’altro il dramma vissuto delle nostre popolazioni e L’esecuzione del concerto per il Giorno del Ricordo Roma, Quirinale, 10 Febbraio. Il Presidente Napolitano rivolge il suo saluto Giorno del Ricordo: se le ragioni dell’unità non prevarranno su quelle della discordia, se il dialogo non prevarrà sul pregiudizio, niente di quello che abbiamo faticosamente costruito può essere considerato per sempre acquisito. E a subirne l’oltraggio sarebbe in primo luogo la memoria delle vittime delle tragedie che ricordiamo oggi e il cui sacrificio si rivelerebbe vano. Dimostriamo dunque nei fatti che quegli Italiani che oggi onoriamo non sono dimenticati, e che il dolore di tanti non è stato sprecato; dimostriamo di aver appreso tutti la lezione della storia, e di voler contribuire allo sviluppo di rapporti di piena comprensione reciproca e feconda collaborazione con paesi e popoli che hanno raggiunto o tendono a raggiungere la grande famiglia dell’Unione Europea. dalle nostre classi dirigenti al sopravvenire del regime fascista, che mentre voleva apparire come erede del moto risorgimentale, ne contraddiceva i presupposti filosofici e morali. Ma andando ancora più in là ci si avvede una radice più profonda della presenza latina e veneta in quelle terre nei secoli di mezzo e nell’età moderna. Queste radici autoctone sono la conseguenza di una civiltà giuridica gelosamente custodita nelle istituzioni rappresentative delle nostre città libere, che cercavano di coniugare le antiche Libertates comunali con il modello delle moderne democrazie liberali. L’età contemporanea non ha saputo preservare questa civiltà, sospingendo le nostre vite nel vortice delle esasperazioni ideologiche del Novecento. Dalla barbarie del “secolo breve” sono derivate per noi, come conseguenze ultime, la tragedia delle Foibe e il dramma del nostro Esodo, sotto la spinta di una spietata dittatura comunista. Perché non tornare alle sorgenti di questi ideali, in un’Europa che cerca la propria identità e la propria unità? Perché non trarre dalla nostra esperienza dolorosa un progetto di convivenza e di ritrovata comunità di fini tra tutte le nazioni che si affacciano sul nostro Adriatico? È questa la domanda che noi rivolgiamo a chi ancora non vuole aprire il cuore e la mente al significato più alto e più vero del Giorno del Ricordo. E quello che noi, italiani dell’lstria, di Fiume e della Dalmazia chiediamo è un ritorno alla ragione e alle verità: il nostro posto nella storia della nazione italiana, nella sua cultura, nel suo progresso civile. Gli artisti, i musicisti, i letterati di queste terre hanno dato un contributo decisivo alla cultura italiana, facendo più volte da tramite con le culture dell’Europa centrale e orientale. Non si tratta soltanto della letteratura triestina del Novecento, ma di una catena di umanisti, di architetti, di uomini di scienza che ha collegato la tradizione romano-bizantina delle terre adriatiche orientali al Rinascimento e all’età moderna e contemporanea. Un contributo che è continuato fino ai nostri giorni in tutti i settori della vita nazionale, dalle attività produttive alla pubblica amministrazione, allo sport, al cinema, al teatro. Come è giusto anche ricordare che al processo di unificazione nazionale parteciparono uomini e donne dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia: nella politica, nella diplomazia, nelle guerre di indipendenza. E altre vite hanno dato alla nazione i profughi di allora e i loro figli, caduti negli ultimi decenni nelle forze armate e nelle forze dell’ordine al servizio della Repubblica. E questo contributo chiediamo che sia riconosciuto, per rispetto della storia. E che nei libri di scuola e nei testi universitari italiani i nomi di Pola, di Fiume, di Zara, di Pirano o di Rovigno non siano cancellati, ma siano piuttosto un viatico di fratellanza tra i popoli delle due sponde adriatiche. Dei tre elementi costitutivi dello Stato: popolo, territorio, istituzioni, la perdita del secondo non comporta la cancellazione di chi fa parte del primo. Come ne dà conferma l’art. 51, secondo comma, della Costituzione. Una proiezione di questa eredità è anche l’aspirazione degli esuli giuliano-dalmati di vedere riconosciuti i loro diritti sui beni acquisiti dagli avi con la loro laboriosità e che un regime liberticida ci ha tolto, o di vederli equamente risarciti da uno Stato onesto, capace di riconoscere i propri obblighi giuridici e morali verso una gente che tutto ha dato alla nazione. Allo stesso modo hanno diritto a una tutela coraggiosa i nostri connazionali rimasti nei territori di origine, che hanno testimoniato e difeso la loro identità in mezzo a tante avversità. Su di essi si invoca, a cominciare dal bilinguismo, la “tutela delle diversità identitarie” che è uno dei cardini dell’integrazione europea, di cui l’Italia è stata tra i fondatori e la cui guida è oggi affidata alla Repubblica di Slovenia. Al termine di questo percorso di giustizia si troverà finalmente quel porto di riconciliazione che è il nostro traguardo finale. Questo è per noi, Signor Presidente, il senso vero del Giorno del Ricordo. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Lucio Toth Marzo 2008 5 DIFESA ADRIATICA La Redazione risponde Riscatto agevolato delle case anche per i figli dei profughi? A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich Sono figlio di esuli e sin dalla mia nascita ho abitato nell’alloggio assegnato ai miei genitori in base alla loro qualifica di profughi. Anche dopo la morte dei miei genitori ho continuato ad abitare nel medesimo alloggio ed ho fatto, nei termini previsti dalla Legge, la domanda per ottenere il riscatto dell’appartamento in cui vivo. La mia domanda è stata accolta. Desideravo sapere se potevo usufruire del beneficio spettante ai miei genitori, ovvero di poter acquistare l’immobile pari al 50% del costo di costruzione. Lettera firmata La Legge 24 dicembre 1993 n. 560 all’art. 1 comma 24 ha stabilito che: Gli assegnatari di alloggi realizzati ai sensi della Legge 4 marzo 1952 n. 137 e successive modificazioni, indipendentemente da precedenti domande di acquisto in godimento, ne possono chiedere la cessione in proprietà entro il termine di un anno dalla data di entrata in vigore della pre- sente Legge, beneficiando delle condizioni di miglior favore contenute nell’art. 26 delle norme approvate con il Decreto del Presidente della Repubblica 17 gennaio 1959 n. 2, come sostituito dall’art. 14 della Legge 27 aprile 1962 n. 231. Il testo del succitato art. 26 del D.P.R. 2/ 1959 è il seguente: Gli alloggi costruiti o da costruire ai sensi della Legge 9 agosto 1954 n. 640 e tutti gli alloggi a totale carico dello Stato per categorie meno abbienti, nonché gli alloggi costruiti dall’UNRRA Casas, anche con fondi ERP, vengono ceduti in proprietà in un’unica soluzione, ovvero in oltre 25 anni, in rate mensili costanti, posticipate, senza interessi. Il prezzo di cessione è pari al cinquanta per cento del costo di costruzione di ogni singolo alloggio. Tale norma ha sollevato molteplici problemi in merito alla sua interpretazione, ed in particolar modo sul suo ambito di applicazione. Per quanto concerne l’individuazione del soggetto avente diritto all’acquisto dei beni in questione, inizialmente il Ministero delle Finanze in una Circolare del 13.12.1994, aveva precisato che l’agevolazione prevista dalla Legge 560/93, può essere concessa solo al soggetto titolare della qualità di profugo in considerazione del puntuale riferimento alla Legge 137/ 52 operato dalla normativa sopra citata. In seguito, con la Circolare del 21 dicembre 1995, il Ministero delle Finanze ha però precisato che la predetta Legge 137/52 disciplina la concessione di alloggi in favore dei profughi in base al numero delle persone di famiglia conviventi (art. 23). Tale elemento di valutazione non sembra possa essere escluso ora dalla disciplina della materia, sia perché la stessa Legge 560/93 comma 6, intende espressamente agevolare oltre il titolare del rapporto anche i familiari conviventi, sia perché proprio la Legge fondamentale dello Stato (art. 31 della Costituzione) impone una lettura della normativa conforme ai principi di tutela dei rapporti familiari. Sulla scia di tali principi era stata presentata una richiesta di parere all’Avvocatura dello Stato in merito alla applicazione delle norme di alienazione di alloggi costruiti con la Legge 137/52, anche ai familiari e/o eredi purché compresi nello stesso nucleo familiare del sog- getto che, solo lui, aveva la qualifica di profugo. In caso affermativo si chiedeva espressamente se il prezzo di cessione dovesse essere determinato in forza della Legge 560/93 (50% del costo di costruzione). L’Avvocatura Distrettuale dello Stato con il parere del 17/6/97 affermava l’applicabilità della Legge 137/52 e della Legge 560/93 anche ai familiari conviventi in seguito alla produzione del certificato di profugo del proprio avente causa. Da ultimo giova citare la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 18 maggio 1999 nella quale si afferma che: Il trasferimento in proprietà potrà essere richiesto da parte dei familiari conviventi, anche se non in possesso della qualifica di profugo, purchè residenti nell’alloggio secondo le modalità previste dalla vigente normativa. Se il profugo assegnatario è deceduto il familiare tuttora residente, che ha inoltrato nei termini la relativa domanda di acquisto, documentando la qualifica di profugo in capo al dante causa deceduto, potrà beneficiare delle condizioni di miglior favore di cui al comma 24 dell’art. 1 della Legge 560/93. Quirinale, insigniti I risultati del sondaggio commissionato dall’ANVGD sul grado di conoscenza delle onorificenze della storia del confine orientale 75 congiunti Nel consegnare le 75 medaglie, in altra sala del Quirinale nella medesima mattinata, Rutelli ha rivolto ai congiunti delle vittime frasi di conforto e domande sulla loro vita. “Ho rivissuto – ha commentato più tardi – la crudezza di quei giorni, nel pensiero di quei giovani spesso uccisi da ragazzi che avevano la stessa età”. Oggi l’Italia deve sapere, superando la barriera del silenzio durato per troppo tempo. “Ferve – ha ribadito ancora – il desiderio di richiamare all’attenzione della nazione le grandi tradizioni artistico-culturali dei giuliano-dalmati e del loro contributo dalla alla storia dell’umanità”. Ha ricordato l’inaugurazione annunciata per il pomeriggio del 10 febbraio del monumento alle Vittime delle Foibe in zona Laurentina, ha richiamato l’attenzione sulla cerimonia che si stava svolgendo parallelamente alla Foiba di Basovizza a Trieste ma anche in tantissime altre città di un Italia che risponde al richiamo della Legge sul Ricordo. Per la prima volta, a conclusione della cerimonia al Quirinale, è stato offerto, in omaggio al 10 Febbraio un concerto per violino e pianoforte con musiche di Brahms e Beethoven eseguite da una virtuosa Natasha Korsakova – della stirpe del famoso musicista – e da José Gallardo. Tra gli spettatori presenti in sala anche il piranese Uto Ughi mentre sabato sera per il pubblico giulianodalmato romano s’era esibito il fiumano Francesco Squarcia. Conclusa la cerimonia il Presidente Giorgio Napolitano si è fermato a salutare la gente, gli insigniti delle medaglie gli presentavano i propri figli ai quali avevano consegnato subito dopo la cerimonia, medaglia e diplomi, per “continuare a ricordare” senza rancori, ma per pietas e riconoscenza. Rosanna Turicinovich Giuricin (la cronaca integrale su ww.arcipelagoadriatico.it) La Sede centrale dell’ANVGD ha commissionato un sondaggio d’opinione alla Ferrari Nasi & Grisantelli di Milano, sulla conoscenza tra gli italiani del dramma delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata. Non manca la conferma che questi temi storici sono ancora poco conosciuti. Sono comunque dati sicuramente più positivi di quelli di alcuni anni orsono, quando le parole Foibe ed Esodo non superavano la doppia cifra percentuale di risposte. La conoscenza esatta di cosa sia una Foiba è nel bagaglio culturale del 40% della popolazione, mentre un 20% ne ha solo sentito parlare. Ben il 35% dichiara sconosciuta la parola e addirittura il 5% fornisce una descrizione di Foiba completamente errata. Entrando in un’analisi incrociata dei dati, tra chi conosce le Foibe, il profilo del più edotto è maschio, tra i 36 e i 55 anni, abitante nelle regioni del Triveneto, laureato. La percentuale più bassa è invece proprio nei più giovani, con il 22%, a dimostrazione che ancora oggi la Scuola non porta alcun messaggio storico sulla vicenda. Scorrendo i dati, si scopre che la classe sociale più bassa è quella più sensibile all’argomento (50% di risposte esatte). Inoltre viene alla luce che i politicamente orientati a centrosinistra (47% di risposte esatte) staccano di dieci punti quelli di centrodestra (37%). Passando all’Esodo giulianodalmata, la conoscenza degli italiani scende al 23%, che risale ad un 40% se si considera anche chi ne ha sentito parlare ma non sa bene cosa sia. Addirittura il 57% dichiara di non averne mai saputo nulla. Tra i (pochi) eruditi la maggioranza spetta agli ultracinquantaseienni (29%), a dimostrazione che l’Esodo è nella memoria storica dei singoli più che nella conoscenza dell’opinione pubblica; tant’è che tra i più giovani solo il 14% sa cosa sia. In ambito politico si riduce la differenza di percezione: gli orientati a centrodestra si fermano al 23%, poco più su, al 27%, chi vota a centrosinistra. Il campione di rilevazione su tutto il territorio nazionale riguarda 600 casi di popolazione italiana adulta; le rilevazioni sono state effettuate nel gen- naio 2008. Arnaldo Ferrari Nasi, della società che ha eseguito il sondaggio (www.fngricerche.it) afferma che «come già avvenuto in altre occasioni, il nostro istituto ha riscontrato una profonda ignoranza di importanti fatti storici del ‘900, anche nelle fasce di popolazione con titolo di studio alto. In questo caso neanche la metà dei laureati sa dirci del dramma dell’Esodo e solo pochi in più di quello delle Foibe. Da padre, più che da sociologo o docente, sono preoccupato di come la Scuola italiana insegni la Storia ai nostri figli». Il sondaggio voluto dall’ANVGD ha così dimostrato ampiamente come sia ancora lungo il cammino che la società civile italiana deve compiere, prima di ricomporre in maniera davvero completa una memoria storica nazionale che rifletta fedelmente gli avvenimenti che sconvolsero l’Istria, Fiume e la Dalmazia al termine della seconda guerra mondiale, coinvolgendo inermi cittadini italiani, costretti all’Esodo, quando non al massacro. Nella sede nazionale di Roma la Mostra per il Giorno del Ricordo Si è aperta il 5 febbraio nella Sede centrale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Roma, la Mostra dedicata al Giorno del Ricordo, rimasta aperta fino a domenica 10 a beneficio di scolaresche e visitatori. Tra i primi opsiti l’on. Piero Fassino, che ha seguito con attenzione il percorso storico, curato con equilibrio da Guido Rumici. Il presidente ANVGD Toth ha illustrato le principali tappe della storia dell’Istria e della Dalmazia, soffermandosi in particolare sugli eventi del XX secolo, così dolorosi per la comunità giuliano-dalmata. Al termine della visita, Fassino ha dichiarato che «il dramma dell’esodo giuliano-dalmata e delle foibe è una pagina di storia nazionale per troppi anni dimenticata e che finalmente negli ultimi anni è stata pienamente riconosciuta da tutta la società italiana. È giusto quindi che sia costantemente ricordata e sia iscritta nella memoria della coscienza democratica e civica del nostro Paese. L’aver voluto l’istituzione del 10 febbraio come Giorno del Ricordo rappresenta il modo migliore per far sì che una pagina così terribile venga mantenuta viva nella coscienza del Paese e trasmessa via via alle generazioni che si susseguono. Al dovere della memoria e di omaggio alle vittime, si aggiunge quello di far vivere nella vita di tutti i giorni i valori di tolleranza, di solidarietà, di multietnicità e di interculturalità che sono necessari affinché pagine così dolorose non abbiano più a ripetersi». Diverse classi delle scuole superiori di Roma e provincia hanno visitato l’esposizione, accompagnate dagli insegnanti. La Sede ha curato le visite guidate ed ha consenito agli studenti di incontrare una testimone diretta di quegli eventi, la signora Silvana Rocchi. d.a. Due istantanee della mostra allestita nella Sede nazionale ANVGD e visitata dalle classi superiori di alcune scuole di Roma e provincia F.R. 6 DIFESA ADRIATICA continua dalla prima pagina dai comitati Inaugurato solennemente a Roma il Monumento alle Vittime delle Foibe Istriane voluto dall’ANVGD e realizzato con il contributo dell’amministrazione capitolina e regionale Esuli residenti nella Capitale e nella sua Provincia. L’elenco delle presenze è sul sito www.anvgd.it Il sindaco di Roma Veltroni ha definito le foibe «una tragedia di terribile crudezza per centinaia di famiglie italiane» ed ha sottolineato come «la storia va ricordata tutta intera, senza buchi e omissioni. Per quel popolo cacciato ed espulso da un’occupazione straniera legata ad una connotazione ideologica ci fu l’orrore della dittatura». Tutti – ha aggiunto – «siamo figli di quella storia», che va condannata nei suoi aspetti negativi e che «al tempo stesso occorre riportare alla memoria». «Non ho voluto mancare a questo appuntamento – ha proseguito Veltroni rivolgendosi ai presenti – che considero ormai una parte importante del nostro viaggio insieme. Un appuntamento che diventerà abituale (il viaggio in Venezia Giulia per visitare i luoghi delle Foibe) per una delle tragedie che si fa fatica a dimenticare». Sono intervenute le rappresentanze d’Arma e delle associazioni combattentistiche di Aeronautica, Marina, Carabinieri, Guardia di Finanza, Alpini, Bersaglieri, Paracadutisti, Granatieri di Sardegna, Carristi, Vigili Urbani, Associazione dei Combattenti e Reduci, AssociazioneVolontari di Guerra, Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare, Istituto del Nastro Azzurro, Istituto Guardie d’Onore delle Reali Tombe del Pantheon. Il picchetto militare era del Primo Reggimento dei Granatieri di Sardegna. Le manifestazioni curate dal Comitato ANVGD di Roma erano iniziate il 4 febbraio. Ne daremo una più ampia cronaca sul prossimo numero. Alla pag. 20 una cronaca fotografica di alcuni dei momenti più significativi della cerimonia di inaugurazione del Monumento. p.c.h. Francobollo sul Liceo Combi di Capodistria: non più il 20 febbraio ma l’8 marzo Dopo le assicurazioni fornite dal Ministero degli Affari Esteri, che davano il 20 febbraio come data di emissione del francobollo sull’ex Liceo Combi di Capodistria (inizialmente prevista per il Giorno del Ricordo), Poste Italiane invece rende ufficiale l’evento - con tanto di annullo già pronto - per l’8 marzo. La notizia è ripresa anche da “Vaccari News”, tra i principali siti monotematici italiani dedicati alla filatelia. Un’altra emissione è prevista nei giorni di “Milanofil”, anche se l’annullo fdc sarà impiegato a Trieste, presso lo sportello filatelico, l’8 marzo stesso. È stata dunque formalizzata la data di uscita del francobollo da 60 centesimi per l’ex Liceo ginnasio “Carlo Combi”, ora “Rinaldo Carli”, di Capodistria, già prevista per il 9 febbraio e poi rinviata in un primo tempo, tra le polemiche delle assoEcco come si presenta ciazioni degli Esuli, ad una data non preciil francobollo dalla faticosa sata (indicativamente tra giugno e luglio). Ora, l’ulteriore posizionamento, che do- gestazione. A ciascuno valutare la qualità grafica ed estetica... vrebbe essere definitivo. Gli ultimi posti per Lourdes Sono ancora disponibili alcuni posti per il pellegrinaggio a Lourdes organizzato dalla Sede nazionale ANVGD dal 7 al 10 giugno prossimi, in occasione del 150° anniversario dell’apparizione della Madonna di Lourdes e del 5° anniversario della scomparsa di Padre Flaminio Rocchi. Il viaggio prevede la partenza con volo andata/ritorno da Roma e Venezia. Tutti i particolari sono contenuti a pagina 16 di “Difesa Adriatica” di dicembre 2007. Dati i tempi ristretti, coloro che non avessero ancora prenotato possono chiamare la Sede nazionale allo 06.58 16 852, anche per chiedere ulteriori informazioni. Ti sei iscritto all’ANVGD? Inizia la campagna abbonamenti 2008 Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali o contatta la nostra Sede nazionale (tel. 06 5816852) L’abbonamento a Difesa Adriatica non equivale alla quota associativa Marzo 2008 Pubblichiamo di seguito le prime cronache pervenuteci dai nostri Comitati in tempo utile per la pubblicazione su questo numero di marzo. Altri servizi e fotografie, nel frattempo giunti in redazione, saranno pubblicati sul numero di aprile, che seguirà a breve. COMITATO DI AVELLINO Si sono svolte a Piedimonte Matese (Caserta), le cerimonie in occasione del Giorno del Ricordo, organizzata dal Comune e dagli Istituti scolastici: Classico, Scientifico, Pedagogico, Alberghiero. Il tema svolto: L’esodo e le Foibe; storia di una tragedia italiana. Ha portato il saluto il sindaco avv.Vincenzo Cappello, il prof. Costantino Leuci e il consigliere Ferrante. Lo studente universitario Andrea Boggia ha svolto con maestria il ruolo di presentatore. La preside, Miriana Tramontina, ha portato al folto uditorio nella aula consiliare, il racconto dei tragici eventi seguiti all’occupazione titina e della pulizia etnica contro l’elemento italiano. Ricordato anche il questore di Fiume, Giovanni Palatucci, che aiutò in ogni modo possibile gli ebrei e morì in campo di concentramento. Il prof Testa ha ricordato i tanti meridionali trucidati dai titini solo perché con le “stellette” e servitori dello Stato: carabinieri, poliziotti, finanzieri, marinai e militi. Ha ricordato come nel 1944, in queste terre del Sannio, quale volontario allora allievo Nunziatella nel gruppo combattimento Friuli, composto in maggioranza istriani, veneti e dalmati, egli con i suoi commilitoni si illudeva di poter liberare le belle terre nostre. Un ringraziamento particolare al preside Loffredo, autore di scritti sul periodo 1943-’46. E un grazie al cav. Paolo Noggia per aver organizzato la bella manifestazione. Carmelo Testa DELEGAZIONE DI BARLETTA La commemorazione istituzionale gli incontri con le scuole della provincia Nella splendida cornice della Sala Rossa del Castello svevo di Barletta si è celebrato il 9 febbraio, in forma solenne, il Giorno del Ricordo alla presenza delle massime autorità istituzionali e militari, delle associazioni d’arma e dell’associazionismo cittadino. La manifestazione, patrocinata dall’Amministrazione comunale in stretta collaborazione con la Delegazione provinciale ANVGD, retta dal prof. Giuseppe Dicuonzo, era finalizzato a mantenere vivo il ricordo del dramma della pulizia etnica operata da milizie jugoslave e delle foibe, patite dalle popolazioni italiane dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Alla commemorazione, presieduta dal presidente della Commissione Cultura prof.ssa Mariagrazia Vitobello in rappresentanza del Sindaco, ing. Barletta, Sala Rossa del castello svevo, 9 febbraio. Il tavolo dei relatori Nicola Maffei, hanno preso parte lo stesso prof. Dicuonzo, Patrizia C. Hansen e mons. Giuseppe Paolillo, vicario episcopale di Barletta. Aperto l’incontro dall’Inno nazionale e da un minuto di silenzio scandito dal suono della tromba, è seguito il sentito intervento di saluto della prof.ssa Vitobello; al delegato ANVGD il compito di presentare una articolata relazione storica sulle vicende del confine orientale. Patrizia C. Hansen ha ricostruito quindi il dibattito svoltosi sulla stampa nazionale dal 1996 ai nostri giorni e che ha condotto all’istituzione del Giorno del Ricordo. Mons. Paolillo ha letto alcuni brani rievocativi di Padre Flaminio Rocchi ed ha avuto parole di stima e di affetto per gli Esuli. Il programma delle manifestazioni per commemorare il Giorno del Ricordo nella VI provincia pugliese, Barletta-Andria-Trani è proseguito nei giorni successivi. Con tanta soddisfazione il Delegato prov.le ANVGD prof. Giuseppe Dicuonzo, dopo Barletta, ha avuto un incontro giovedì 14 marzo presso il Liceo scientifico “Fermi” di Minervino Murge per commemorare degnamente il 10 Febbraio, quindi a Ruvo di Puglia. La manifestazione ha visto una forte presenza e partecipazione soprattutto degli studenti (250), grazie anche all’aperta disponibilità del prof. Sabino Redavid docente di storia e filosofia e del preside prof.ssa Nunzia Silvestri. Il tempo disponibile ha consentito di fare solo dei flash della tragedia che per essere capita occorre venga argomentata e approfondita più dettagliatamente. Tanti non sapevano nulla di quella tragedia dimostrando e manifestando, pertanto, grande interesse specie sulla parte storico culturale. Dopo la presentazione del prof. Redavid e della rappresentante d’Istituto della componente studentesca è stato consegnato al relatore nostro Delegato un volume dello storico locale Giuseppe D’Aloia dal titolo Minervino, appunti di storia con dedica del dirigente scolastico prof. Nunzia Silvestri. Inoltre lo studente Valerio Scarpa ha donato un Dvd da lui edito dal titolo Foibe 10 Febbraio 2008, con immagini e didascalie commoventi accompagnate da musiche toccanti. Di rimando il prof. Dicuonzo ha donato alla scuola il gagliardetto dell’ANVGD-Delegazione di BarlettaAndria-Trani e la pubblicazione del Giorno del Ricordo 2007 a cura della FEDESULI e dell’ANVGD con allegato il video parte integrante della pubblicazione relativo all’inaugurazione del nuovo monumento della foiba di Basovizza. COMITATO DI BOLOGNA Sono state numerose in Emilia Romagna le manifestazioni in occa- sione del Giorno del Ricordo. A Bologna, nella mattina di domenica 10 febbraio, a cura del Comitato felsineo presieduto da Marino Segnan, ha avuto luogo la cerimonia di intitolazione di una di una rotatoria stradale, localizzata nel Quartiere Navile tra le vie Cristoforo Colombo e via del Trebbo, al confine col Comune di Castelmaggiore, ai «Martiri delle foibe»; la significativa manifestazione si è svolta con la partecipazione di numerose autorità civili, militari e religiose. Erano fra gli altri presenti: il vicesindaco di Bologna Adriana Scaramuzzino, mons. Lino Goriup, vicario episcopale della cultura e della comunicazione della Arcidiocesi di Bologna, il vicepresidente del Consiglio provinciale di Bologna Giuseppe Sabbioni, il presidente del Quartiere Navile Claudio Mazzanti, con la presenza del Gonfalone della Città di Bologna, la Fanfara dei Bersaglieri in congedo di Modena ed i labari delle associazioni combattentistiche e d’arma. Da segnalare la presenza di numerosi esuli organizzati nell’ANVGD di Bologna. La manifestazione si è aperta con l’Inno di Mameli e il Silenzio; allo scoprimento della insegna hanno proceduto il vicesindaco di Bologna Adriana Scaramuzzino ed il presidente ANVGD Segnan; la preghiera in memoria dei martiri e dei caduti è stata letta da mons. Goriup, figlio di esuli dall’Istria. Successivamente in rappresentanza degli esuli è stata deposta una corona in memoria delle Vittime delle Foibe; la commovente cerimonia si è conclusa al suono del Va’ pensiero che la Fanfara dei Bersaglieri in congedo di Modena ha suonato in maniera mirabile. «Dunque – commenta Segnan – il Giorno del Ricordo a Bologna e provincia ha fatto il pieno. Iniziato con una conferenza il giorno 2 febbraio, e inaugurato una discutibile mostra in un paesino del primo appennino, dove lo zoccolo duro non cessa di esistere. Abbiamo partecipato a n. 6 Consigli Comunali, quattro conferenze, due mostre, 1 consiglio provinciale, 7 scuole, e n. 3 cerimonie, se sembra poco, bisogna anche capire in che Regione si lavora. Non sono le sole iniziative che ci hanno visti protagonisti, perché il nostro impegno continuerà in altri incontri con le scuole e Comuni anche nei prossimi mesi, dato che non tutte scuole, hanno iniziato a parlare della storia della Seconda guerra mondiale. Nonostante il nostro Presidente della Repubblica abbia preso una posizione importante soprattutto se riferita ai silenzi di certa sinistra, alcuni ambienti legati alla Resistenza e all’ANPI continuano a mantenere un’atteggiamento fazioso. Il sindaco di Bologna, invece, ha voluto essere presente con il Gonfalone della Città e nella giornata altre due volte ci ha accompagnato nella nostre cerimonie. Inoltre la presenza pure del presidente della Giunta Regionale Marzo 2008 7 DIFESA ADRIATICA dai comitati e il relativo Gonfalone nella nostra canonica cerimonia. Da aggiungere negli stradari nazionali che anche Bologna ha una rotonda stradale intitolata ai “Martiri delle Foibe”: se vi sembra poco! Poi pensare di avere presenti circa trecento persone nella commemorazione e alla consegna da parte del viceprefetto vicario dott. Matteo Piantedosi della decorazione al sig. Antonio Curkovic, figlio di un Infoibato. Anche Rai Tre regionale ha dedicato diversi servizi, così come la carta stampata». COMITATO DI GORIZIA Un richiamo forte, esplicito, contro ogni forma di negazionismo, per ribadire ancora una volta che soltanto il riconoscimento delle tragedie del passato può aprire la strada a un futuro autenticamente comune nella nuova Europa. Questo il forte messaggio di Rodolfo Ziberna, presidente provinciale ANVGD, alla cerimonia del 10 Febbraio svoltasi a Gorizia, nella cornice dell’auditorium di via Roma, che rientrava nel calendario di iniziative preparato per l’occasione. Un lungo intervento, quello di Ziberna, che ha voluto spaziare dalle testimonianze degli esuli alle critiche verso chi – tutt’oggi – non intende riconoscere il dramma vissuto dai 350 mila italiani costretti a lasciare le proprie terre per poter continuare a essere e a sentirsi italiani e dalle vittime delle deportazioni nell’ex Jugoslavia che trovarono invece una morte atroce nelle foibe. «Non è ammissibile – ha affermato Ziberna – che chi vuole entrare nell’Unione Europea non voglia ancora riconoscere che quella subita dagli italiani giuliani e istriano-dalmati fu una forma di pulizia etnica». Ziberna si è rivolto naturalmente anche al contesto italiano: «Così come nessuno può permettersi di non riconoscere le violenze del fascismo – il concetto delineato dal presidente dell’ANVGD – non sono più tollerabili coloro che giustificano le foibe sulla base di quelle violenze. Per anni le foibe e l’esodo sono stati usati come una bandiera dalla destra e considerate un tabù dalla sinistra. Adesso speriamo che l’istituzione votata in Parlamento da centro-destra e centro-sinistra del Giorno del Ricordo possa far segnare un effettivo superamento». Tornando all’esodo, Ziberna, che ha aperto il proprio intervento leggendo una commovente testimonianza di Bologna, 10 febbraio, un momento della cerimonia di inaugurazione della Rotonda Martiri delle Foibe Guido Miglia datata 10 febbraio 1947, ha anche ricordato l’accoglienza spesso tutt’altro che benevola ricevuta dagli esuli: «Certa Italia li accettò malvolentieri, li considerava fascisti perché volevano fuggire dal paradiso comunista». Drammi tuttora misconosciuti e ignorati anche in buona parte d’Italia e la cui memoria invece continua a essere viva a Gorizia, perpetuata dai familiari delle vittime delle deportazioni, dagli esuli, dai parenti degli esuli, ma anche dai goriziani che pure non provarono sulla pelle propria o dei propri cari quelle tragedie, ma che da sessant’anni condividono la consapevolezza di quanto avvenne allora. È arrivato il momento di mettere da parte tutti i rancori, ma i familiari dei deportati chiedono di sapere dove si trovano i resti dei propri cari. La speranza di entrare in possesso della documentazione necessaria ad avere qualche indicazione utile in più è stata manifestata da Clara Morassi Stanta, presidente del Comitato dei familiari dei deportati goriziani, in occasione della deposizione di corone e omaggi floreali al lapidario del parco della Rimembranza. La presidente del Comitato ha poi espresso l’auspicio che la tanto attesa documentazione possa essere fornita, ribadendo la volontà di non arrendersi. Oltre a numerosi cittadini, alla cerimonia sono intervenute le autorità civili e militari di Gorizia, tra cui il sindaco, Ettore Romoli, che ha accompagnato Clara Morassi Stanta verso il lapidario, il vicesindaco, Fabio Gentile, il consigliere regionale Gaetano Valenti, il presidente del Consiglio Provinciale, Alessandro Fabbro, e l’ex primo cittadino, Vittorio Brancati. A seguire, un altro omaggio floreale è stato portato in Questura, precisamente alla targa dedicata ai deportati della Polizia. Per iniziativa del Comune e dell’ANVGD, altre corone sono state deposte alla statua bronzea di Cesare Augusto collocata in largo Martiri delle Foibe, all’incrocio tra via Roma e via Marconi. Il presidente provinciale Ziberna ha brevemente ricordato la storia del monumento: «Il Giorno del Ricordo è fatto di memoria, ma anche di momenti simbolici, come la deposizione di corone alla statua di Cesare Augusto. Questa fino a sessant’anni fa si trovava a Pola, davanti all’arena, ed è stata portata a Gorizia dagli esuli sulla motonave Toscana». Nella seconda parte della manifestazione, alla quale hanno presenziato le maggiori autorità cittadine, dal prefetto De Lorenzo al vicesindaco Gentile, dal comandante della “Pozzuolo” Godio ai rappresentanti delle Forze dell’ordine, c’è stato spazio per il concerto del “Mitteleuropa ensemble chamber quartet” di Mario Fragiacomo con componimenti tradizionali dell’area istroveneta rivisitate in un’ottica jazzistica e con testi poetici. (rtg) (da www.arcipelagoadriatico.it) COMITATO DI LATINA Grande cornice di pubblico per il Giorno del Ricordo, evento organizzato dal Comune e la Provincia di Latina, la Fondazione Palazzo della Cultura, la Prefettura e l’ANVGD pontina presieduta dall’infaticabile Benito Pavazza per ricordare e meditare sulle Foibe e raccontare alle giovani generazioni la tragedia vissuta dal popolo italiano. Dopo la S. Messa presso la parrocchia Immacolata di Latina e l’omaggio al Monumento dei Martiri delle Foibe, è stato proiettato, presso il Teatro D’Annunzio, il film «Per ricorda- Latina,da sin. il presidente del Comitato Benito Pavazza, la bandiera associativa e il vicepresidente Musco Bologna, la Fanfara dei Bersaglieri in congedo di Modena che ha accompagnato mirabilmente le cerimonie Il sindaco Cofferati, intervenuto alle cerimonie del Comitato A NVGD La posa della corona di alloro del Comune di Latina da parte del sindaco Zaccheo 8 DIFESA ADRIATICA dai comitati re», una dura ed efficace testimonianza su cosa siano state le Foibe e le violenze subite dagli italiani. Ha presentato il giornalista RAI Roberto Olla. Numerose le scuole medie e superiori che hanno preso parte all’evento. «È fondamentale - ha affermato il sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo - che le giovani generazioni conoscano una delle piaghe più toccanti e poco conosciute della nostra storia recente. L’esodo di 350mila italiani e la morte violenta di migliaia di persone è una realtà che finalmente restituiamo ai libri di storia. Sono felicissimo della sinergia che si sta istaurando tra istituzioni e la presenza del prefetto dimostra che c’è la volontà da parte delle massime cariche dello Stato di avvicinarsi ai giovani e di far conoscere loro gli aspetti più toccanti del nostro passato». Il sindaco ha anche annunciato la volontà di istituzionalizzare questi due momenti, il Giorno del Ricordo e la Giornata della Memoria, attraverso un atto deliberativo che impegna l’Amministrazione comunale ad organizzare annualmente eventi di coinvolgimento delle scuole e in generale dei giovani. «Giornata riuscitissima, - ha detto il prefetto, Bruno Frattasi - ho notato una grande attenzione da parte degli studenti i quali hanno partecipato in maniera massiccia. Abbiamo assistito ad un documentario molto toccante, le testimonianze ascoltate non possono che avvalorare la tesi di diffondere il più possibile una pagina di storia ancora poco conosciuta». «Siamo soddisfatti per come la città e soprattutto le scuole hanno risposto a questo evento - ha affermato Maurizio Galardo - Sono esperienze di altissimo livello che formano le coscienze delle nuove generazioni, sia a livello storico che spirituale. Come Fondazione, siamo orgogliosi che ini- ziative del genere trovino un così grande riscontro». Non dimentichiamo quegli anni terribili». COMITATO DI PORDENONE COMITATO DI SASSARI «Siamo fieri di essere italiani nati in Istria, Dalmazia, Fiume: gli uffici dell’anagrafe rispettino i nomi delle nostre città, sulla carta d’identità. Siamo esuli nati a Cittanova d’Istria, a Dignano d’Istria, a Parenzo non a Novigrad, Vodnjan e Porec». L’orgoglio patrio e l’appello nel Giorno del Ricordo 2008 sono stati intrecciati da Silvano Varin, presidente provinciale ANVGD nella sede della Provincia a Pordenone. Con le associazioni cavalieri ANIOC, l’Istituto del Nastro Azzurro e le autorità, ha celebrato la memoria storica senza omissis. Al suo fianco, i rappresentanti di mille 328 famiglie di esuli nella Destra Tagliamento, espulse 60 anni fa dal regime dell’ex Jugoslavia. Una storia drammatica di fatti che il presidente Napolitano definì, nel 2007 «pulizia etnica nella congiura del silenzio». Ricordi dolorosi e commoventi nell’edizione 2008: «È di tutti la memoria sugli orrori delle foibe e dell’esodo di istriani, fiumani e dalmati nel secondo Dopoguerra, consumati sul confine orientale del Friuli - ha ribadito il presidente del consiglio provinciale Antonio Sartori di Borgoricco, deponendo una corona di alloro -. L’impegno della Provincia è per diffondere nelle scuole la storia di tutti i fatti del Novecento». Il secolo breve rubrica l’esodo forzato, dalle loro terre di istriani, fiumani, dalmati dopo il trattato di Parigi siglato il 10 febbraio 1947. «Una tragedia collettiva che ha colpito anche la mia famiglia - ha ricordato Varin -. Il cugino di mio padre, Giuseppe, è stato massacrato fuori dall’osteria a colpi di pietre, a Cittanuova d’Istria, dai titini». Il presidente degli esuli ha ricordando i 90 anni dalla fine del primo conflitto mondiale. «Una ricorrenza importante - ha detto -. La prima guerra mondiale ha concluso il Risorgimento italiano, nel 1918 con l’annessione dell’Istria e Dalmazia che abbiamo, poi, perdute». Perduti anche i patrimoni famigliari: «Siamo arrivate a Pordenone nel 1949 - hanno raccontato Lina Gallessi e Graziella Damiani, ex-maestre -. Abbiamo visto scomparire nelle foibe un amico, Dino Ferrara, di 17 anni. L’intervento del sindaco di Alghero Marco Tedde sul Giorno del Ricordo: «Una pagina tremenda della storia patria» «Il Giorno del Ricordo, 10 febbraio, una data da non dimenticare, una pagina tremenda della storia patria. [...] Nei giorni immediatamente successivi all’armistizio di Cassibile, firmato nel settembre del 1943 tra il Regno d’Italia e le forze alleate, ebbero inizio gli eccidi e gli stermini dei cittadini italiani residenti nella penisola istriana, una persecuzione in quella terra di nessuno che ebbe a determinare l’esodo che allontanò gli italiani residenti in Istria, Fiume e Dalmazia. Migliaia di cittadini italiani, costretti all’esodo, cercarono asilo in tutte le parti del mondo allacciando rapporti con nuove comunità. Possiamo dire con orgoglio che la comunità algherese, assieme alle famiglie di coloni dell’Ente Ferrarese di Colonizzazione, già residenti ad Alghero sin dagli anni ‘30 del secolo scorso, così distanti nella cultura e nelle tradizioni da quella degli esuli, seppero accogliere, con solidarietà e spirito di cooperazione, i profughi di allora creando le basi affinché le tre etnie potessero convivere e collaborare proficuamente per lo sviluppo economico di un’area da poco bonificata ponendo a disposizione le proprie professionalità e conoscenze per far prosperare quest’area della Nurra algherese e per condurla, come è sotto gli occhi di tutti, verso un radicale cambiamento: da economia prettamente agricola e di allevamento ad economia mista, dove il terziario, ed in questo caso terziario significa servizi al turismo, hanno portato il nome di Alghero, di Fertilia, di Maristella, di Santa Maria la Palma a diffondersi in tutto il mondo non solo per la ospitale accoglienza che riserva ai suoi vacanzieri ma anche per gli eccellenti prodotti che provengono dalla sua terra. Oggi, 10 febbraio 2008, ricordando il sacrificio di queste donne e di questi uomini, figli di una terra comune, vogliamo celebrare anche la cultura della vita contro la sua negazione partecipando uniti alle celebrazioni volute, anche quest’anno, dal Comitato provinciale della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Lo facciamo per perseguire il dovere della memoria affidando alle nuove generazioni il messaggio di pace che non è soltanto una scelta ideologica ma soprattutto una ineluttabile necessità per la sopravvivenza del mondo». Il sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo, in un momento della cerimonia davanti al monumento all’esodo e alle vittime delle Foibe nel capoluogo pontino Marzo 2008 Notizie flash dall’Italia Terni. La sala della Presidenza del Consiglio provinciale di Terni è stata intitolata alle Vittime delle Foibe e un’apposita targa testimonia questa iniziativa. Lo ha comunicato il Presidente dell’Assemblea di Palazzo Bazzani, Giuseppe Ricci, il 6 marzo in apertura dei lavori del Consiglio, sottolineando che «con questo atto si è dato concretamente seguito alla volontà di rendere omaggio a questi martiri, caduti in nome della libertà e della loro italianità. A seguito di questa iniziativa - ha proseguito lo stesso Ricci - la Società di Studi Fiumani ha fatto dono al Consiglio provinciale di una serie di pubblicazioni molto interessanti e della medaglia “Omaggio a Fiume”, invitando i Consiglieri a fare visita alla sede della Società». Firenze. Approvata all’unanimità alla Provincia di Firenze, la mozione di A N, emendata dal gruppo del Partito Democratico sul Complesso di Sant’Orsola e sulla possibilità di realizzare un “Museo del Ricordo”. La mozione impegna la Giunta ad approfondire la conoscenza delle circostanze che portarono il Complesso di Sant’Orsola ad ospitare molti italiani esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia nel secondo dopoguerra e, in conseguenza a ciò, di ricordare adeguatamente tali circostanze, anche con una targa ricordo. Ricordiamo che agli anni trascorsi nel Sant’Orsola è dedicato il libro autobiografico di Myriam Andreatini Sfilli, Delegata ANVGD per il capoluogo toscano, Flash di una giovinezza vissuta tra i cartoni. La nostra Delegata ha ovviamente seguito da vicino e a lungo l’iter della mozione, sino alla sua approvazione. Sarà inoltre valutata, una volta stabilità la destinazione d’uso principale del complesso di Sant’Orsola, la possibilità di realizzare all’interno della struttura un “Museo del Ricordo”, inerente le vicende dell’esodo dei cittadini italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. (Fonte Nadia Fondelli) Taranto. La città avrà una via intitolata alle Vittime delle Foibe. Lo ha deliberato il 28 febbraio il consiglio comunale, che ha approvato con la sola astensione del consigliere Voccoli (Rifondazione), la proposta presentata da Gianpaolo Vietri, il quale ha anche suggerito di celebrare un convegno su quest’altra pagina buia della storia. A sorpresa in aula era presente il presidente dell’ADES, Pietro Luigi Crasti. Questi ha auspicato una «discussione serena al di là delle appartenenze» ed ha riconosciuto la grande ospitalità che i pugliesi hanno offerto ai profughi istriani. Ma proprio la ricostruzione fatta da Crasti non è piaciuta a Voccoli, che ha tacciato Crasti di faziosità. Il capogruppo di Rifondazione ha però riconosciuto, bontà sua, la necessità di «utilizzare queste tragiche vicende per impedire che si ripetano». Sul filo dell’emozione l’intervento di Gabriele Pugliese (Verdi), che ha raccontato di appartenere ad una famiglia di origine dalmate che ha pagato un prezzo salato alle tragedie della guerra. L’esponente della Sinistra Arcobaleno si è complimentato con Vietri per l’iniziativa. Capriulo (PD) ha in insistito sulla necessità di superare le divisioni, ma di conservare i valori fondanti della Resistenza. In questo clima di riappacificazione, Eugenio Introcaso (PDL) ha garantito l’impegno del centrodestra per dare eguale riconoscimento proprio a chi ha combattuto per la Resistenza a prezzo della vita. (fonte “Taranto Sera”, 29 febbraio) Pesaro. In occasione del Giorno del Ricordo, il Comune di Pesaro ha concesso la Cittadinanza Benemerita a 64 Esuli residenti nella città marchigiana. La consegna è avvenuta durante una toccante cerimonia, nella quale sono stati ricordati gli altri centinaia già residenti a Pesaro e oramai scomparsi. La motivazione dell’attestato di Cittadinanza Benemerita ricevuto da ogni singolo Esule recita: «negli anni 1945-1950, in conseguenza delle vicende belliche e post belliche riguardanti le zone di confine tra Italia e Jugoslavia e delle vessazioni messe in atto verso gli italiani residenti in quelle zone, fu costretto ad abbandonare la propria terra, i propri beni materiali ed i propri affetti ed a rifugiarsi in altre zone della Patria italiana. Dopo un doloroso viaggio approdò a Pesaro dove trovò accoglienza e dove sviluppò il proprio progetto di lavoro e di vita diventando cittadino operoso e partecipe della nostra città. Nel Giorno del Ricordo 2008, a nome della città. Il sindaco Luca Ceriscioli Il presidente del Consiglio Comunale Gerardo Coraducci». Gli Esuli insigniti della Cittadinanza Benemerita, capitanati dal presidente ANVGD di Pesaro Eugenio Vagnini, sono: Italo Fabiano e Luciano Anelli, Eleonora Sarich, Silveria Apostoli, Arnaldo ed Ennio Baffo, Grazia e Giuliana Bontempi, Gisella ed Emilio Camponi, Angelo Centis, Giorgio e Livio Kokich, Maria Luisa Concina, Stefano e Anna Damiani, Mario Deghenghi, Villi Enrico Drioli, Diego De Caneva, Gino Ercolessi, Maria Persich, Caterina Felici, Giovanni ed Eleonora ed Anna Fucci, Claudio Gasparini, Mattea Gazich, Giorgio e Liliana Guidi, Luigi e Laura Herscak, Antonio e Bruno La Volpicella, Flavio e Walter Mancini, Umberto e Orazio Marsano, Boris Martinovich, Franco e Sergio Pagnetti, Paola Pescara, Loredana Pucci, Giovanni Ritossa, Maria Regina e Alba Maria Sala, Igea e Falco e Ardeo Santin, Grazie e Marisa e Iolanda Stella, Milena Salomone Trolis, Giancarlo Sthor, Marco Gustavo e Maria Lena Tamino, Lidia Treleani, Marcella Piccinini, Liliana Spaggiaro, Giovanni Varisco. F.R. Marzo 2008 Questa rubrica riporta: - le elargizioni a “Difesa Adriatica” di importo superiore all’abbonamento ordinario; - le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD; - eventuali elargizioni di altra natura; - gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”; All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine alfabetico. In rispetto della normativa sulla privacy non vengono citate le località di residenza degli offerenti. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’ANVGD. ABBONAMENTI CON ELARGIZIONI A “DIFESA ADRIATICA” (ccp 32888000) Le elargizioni si concentrano maggiormente tra fine e inizio anno, in occasione del rinnovo dell’abbonamento. L’elenco comprende gli abbonati sostenitori o che hanno versato comunque una quota maggiore dell’ordinario. NOVEMBRE (continua) Corelli Antonio € 50, Varin Silvano € 100. DICEMBRE Allazetta Annalisa € 50, ANVGD Trieste € 50, Anzalone Fabrizio € 50, Barich Elisabetta € 50, Belletich Albino € 100 in ricordo della madre Benci Marina nel cimitero di Voloska (Fiume), Beltrame Dario € 60, Benco Rita Baffico € 35, Berna Nerone € 100 in memoria della moglie Aurora Mauri, Bianchi Mario € 50, Bommarco Gabriella € 50, Borrione Tilde € 50, Bradini Giovanni € 50, Brajac Renzullo Nerina € 50, Bravarich Emilia € 50, Breccia Ornella € 50, Briata Walter € 50 auguri a Donati Ulisse e agli amici che vanno con lui a Zara a maggio e novembre da venti anni, Campanacci Laura € 50 in memoria dei nonni TarabocchiGoldanich, Capialbi Maria € 50, Cherubini Severino € 50, Coana Rossi Maria € 50, Codan Sirna Mafalda € 50, Codecasa Maria Silvia € 50, Colagrande Emidio € 50, Colavalle Luigi € 50, Colombo Licia € 50, Coloni Fides € 50, Copetti Anna Maria € 50, Corda Edwin e Paolo € 50, Creglia Maria € 50, Cretich Kucich Fernanda € 50, Cursi Claudio € 50, D’Antignana Guido € 50, Decastello Natalina € 50 per ricordare il marito Mario, de Facchinetti Michele € 50, De Felice Petronilla € 40 nel 6.anniversario della perdita del marito Furio Luzzarich con immutato affetto, De Franceschi Licia € 50, de Petris Giannella € 50, Descovich Serena € 50, Devescovi Nereo € 50, Di Blasi Corrado € 50, Di Maddalena Maria Pia € 50, Di Re Carlo € 50, Diviacco Maria € 100, Dolenz Erica € 60, Dominis M. Rosaria € 50, Falchi Paolo € 60, Falcone Fulvio € 50, Faraguna Lina € 50, Felluga Bruno € 50 in memoria dei genitori Bruno Benedetto e Antonia Maria e ricordando Padre Flaminio Rocchi, Fioretti Fioretto € 50, Fonda Amalia € 35, Fonda Fabio € 50, Fornasari Claudio € 60, Gabrio Gabriele € 50, Gagliano Epifania € 50, Gaiero Giuseppina € 50, Gelci Italo € 40, Gherdovich Antonio € 50, Giachin Fabio € 50, Giacometti Maria € 50, Gigante Dino € 50, Giuricich Traverso Lilia € 50, Grego Laura € 50 in memoria dei genitori Albino e Maria Grego della nonna Benvenuta Tessaris e della zia Vevea Boico, Gregorat Lapanje Rellina € 50, Grion Massimo € 50, Guarneri Raffaele 50, Korwin Eugenio € 50, Lanfredi Annamaria € 50, Lanzi Darcy € 50, Legovich Antonia € 50, Leva Marina 9 DIFESA ADRIATICA ELARGIZIONI E ABBONAMENTI € 50, Lonza Tullio € 50, Martini Giovanni € 50, Martinovich Valnea € 35, Mattiazzi Orietta € 50, Mattossovich Nives € 60, Menesini Domenico € 50, Mestrovich Ferruccio € 50, Miani Marino € 50, Milli Maria € 50, Millich Enzo € 50, Miotti Diego € 50, Mitton Giuliano € 35, Monastero San Daniele € 50, Moro Bedendo Mirta € 100, Musich Francesca € 40 in memoria di Caterina Musich, Neumann Eugenio € 50, Orel Maria Tea € 50, Palaziol Antonio € 50, Paulovich Rita € 50, Peressini Franco € 50, Perich Ferrari Lucia € 40, Perusco Vittoria € 50, Petrani Pauletich Paolo € 50, Petris Giovanni € 50, Piutti Antonino € 35, Pizzinat Giovanni € 50, Poliaghi Aldo € 50, Polo Leda € 50, Prettegiani sorelle € 50, Rabar Flavio € 50, Racunic Maria € 40, Radessich Giovanni, Radillo Battiglia Maria € 50, Rocconi Corrado € 75, Roma Ciarmatori Gabriella € 40, Ruggeri Paola € 50, Russo Rosalia € 50, Saitz Franco € 35, Sala Claudio € 50, Sandrin Ervino € 50, Saule Rea Caterina € 100, Schvarcz Giulio € 50, Scodnik Renata € 40, Scomersich Ester € 35, Scopazzi Carobella Nerina € 35, Sigovini Fabio € 50, Sirotich Silvio € 50, Smaila Franco € 50, Smaniotto Giuseppina € 50, Sotte Francesco € 50, Spangher Garisenda € 60, Staffetta Nunzia € 50 in memoria di Rolando Staffetta (la famiglia), Stelli Guido € 50, Stocovic MicheliVilma € 50, Teja Salvatore fam. € 50, Tesi Liliana € 50, Tiblias Cottini Anna € 50, Tomasich Arge € 80 in memoria di Padre Rocchi, Tomasich Miro € 50, Tomassoni Eleuterio € 50, Tomissich Egle € 50, Tomissich Odette € 50, Tossi Emo € 50, Tosti Maria ed Eufemia € 80 in memoria dei genitori e della sorella Romana, Tuffolin Giuliano € 40, Turrin Angelo € 50, Uratoriu Manola € 35, Verbi Aldo € 50, Verhovec Paolo € 50, Vernier Dario € 50, Vizchich Amina € 100, Vlahov Romano € 50, Voivoda Nadia € 40, Volpi Silvia € 50, Wanke Enzo € 50, Zahtila Silvano € 50, Zanfabro Livia € 50, Zozzoli Recanati Ivonne € 50, Zvietich Benito € 60. ELARGIZIONI ALLA SEDE NAZIONALE ANVGD (ccp 52691003) Dicembre L.C. € 300. ELARGIZIONI PRO CLAUDIO D. (ccp 52691003) Elenchiamo le offerte pervenute dopo il nostro appello in favore di Claudio D. (“Difesa Adriatica” di luglio), nativo di Pola e in precarie condizioni a Roma, dove vive in un centro di accoglienza. I dettagli dell’iniziativa sono contenuti nel nostro numero del luglio scorso. Chi volesse far pervenire delle offerte può versare la somma che ritiene opportuna sul conto corrente postale 52691003 intestato Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia-Roma, indicando nella causale “pro Claudio”. Dicembre A.B. € 35. ELARGIZIONI PRO IOLANDA (ccp 52691003) Elenchiamo le offerte in favore di Iolanda (“Difesa Adriatica” di novembre), zaratina 79enne residente a Vercelli e che desidera rivedere la sua città natale, mai più visitata dopo l’esodo. Con la pensione minima non può permettersi questo viaggio. Le somme raccolte saranno destinate ad organizzarle un breve viaggio a Zara, così da realizzare questo piccolo sogno. Chi volesse far pervenire delle offerte può versare la somma che ritiene opportuna sul conto corrente postale 52691003 intestato Associazione Na- zionale Venezia Giulia e DalmaziaRoma, indicando nella causale “pro Iolanda”. Dicembre C.T. € 10. ABBONAMENTI ORDINARI A “DIFESA ADRIATICA” (ccp 32888000) Il rinnovo degli abbonamenti si concentra maggiormente tra fine e inizio anno, quando i lettori ricevono insieme al giornale il bollettino postale precompilato. L’elenco comprende solo coloro che hanno versato la quota ordinaria di abbonamento. NOVEMBRE (continua) Gaspardis Franco Enrico, Giacca Bruno, Gliubich Giovanna, Laruccia Antonio, Milani Daniela, Niero Marco, Ranno Rossana, Sponza Palmira, Urbas Claudia, Velicogna Giovanni. DICEMBRE Albanese Maria Antonia, Alessio Nerina, Almerigogna Rolando, Amerini Luciano, Angeli Fausto, Anticaglia Giancarlo, ANVGD Como, ANVGD Livorno, Arban Giuliano, Asta Flavio, Asto Gambato Italina, Babich Maria, Baboni Attilio, Bacci Mirta, Bacich Riccardo, Badalig Fiorenza, Banchieri Gasparini Iole, Barbieri Antonio, Baretich Erica, Bartoli Marinella, Bascelli Zita, Bassi Varna, Battaglia Eugenio, Battara Giovanni, Battellino Ida, Battestin Paolo, Battigelli Luigi, Battistini Marisa, Baudisch Marchese M. Regina, Baxa Francesca Romana, Belich Spiridione, Bellani Egli, Bellasich Ghersi Alda, Belussi Francesco, Bencich Giovanni, Bencich Luciano, Benedetti Giovanni, Benedetti Marino, Bellini Gigliola, Beltrame Dario, Benetti Bruno, Benussi Gianluigi, Benvenuti Poglianich Maria, Berghini Leo, Bernardi Teodoro, Berné Alice, Bernes Ennio, Bernes Tullio, Bernobich Giovanni, Biagini Cecilia, Biasi Guido, Biasiol Francesca, Bietti Romano, Bilucaglia Iris, Binaghi Tullio, Bittner Carmen, Boccassin Bruno, Boccassin Elena, Boch Antonio, Boico Saccomandi Rita, Bommarco Giulio, Bommarco Stefani Giovanna, Bonan Giuseppina, Bonaparte Maria, Bonti Sergio, Borella Luciano, Bordonaro Laura, Borsatti Carolina ved. Marzin, Bosich Vassilio, Bosio Mario, Bossi Bruna, Bosusco Arnaldo, Botterini Ruggero, Bradamante Attilio, Bradamante Marisa, Bradini Renato, Brakus Vincenzo, Branchetta Giuliana, Brandolin Attilio, Brautti Lia, Breccia Guerrino, Brenco Bruno, Brescak Gabriele, Brunner Dalla Palma Elisabetta, Bruno Anna Maria, Brussi Laura, Bulli Vincenzo, Bunicci Francesco, Burburan Marco Matteo, Bussi Giancarlo, Buttignoni Arianna, Cagner Elsa, Calcagno Mario, Calzolari Giancarlo, Canaletti Causin Fiorella, Canali Alba Silvana, Canneti Gregorio, Canova Giulio, Capadura Alcide Angela, Capolicchio Adelma, Cappelletti Dino, Capudi Auro, Carcich Gasparina, Carra Bruno, Carron Bernardino, Casalaz Aldo, Casalaz Vito, Cassani Giovanna, Castelletti Petronio Nerella, Cattalinich Ines, Cattich Luciana, Cattunar Giovanni, Caucci Nevio, Cehic Angelo, Cergna Roberto, Cergnul Azaleo, Cervino Lorenzo, Cherin Corrado, Chersich Piergiorgio, ChialichValeriano, Chirizzi Gino Giovanni, Ciampani Giorgio, Ciceran Bruno, Cielo Gianna Maria, Cioccoloni Massimo, Cipolla Ruggero, Cipracca Gianni, Cirri Umberto, Clapci Piccoli Nevia, Codecasa Alberto, Codellia Pietro, Colbasso Francesco, Coludrovich Anna, Comin Berto Wilma, Condotta Nerino, Conte De Falco Ester, Contento Egidio, Corelli Marino, Corenich Renato, Corsi Enrico, Cosulich Alfredo, Cosulich Gilberto, Covam Giorgio, Covassi Simone, Cozza Arrigo, Crocetti Anita, Crosara Liliana Enzo, Crusi Maria, Cucchi Aldo, Cudin Liliana, Cucca Giancamillo, Curatolo Federighi Valnea, Dalbertis Silvi Ermelinda, Damiani Arianna, D’Ancona Anna Maria, D’Andre Mario, D’Augusta Perna Vittorio, D’Augusta Perna Umberto, De Bernardis Luciana, Debrevi Tarcisio, De Carlo Annamaria, de Denaro Guido, Degiovanni Marina, Delise Franco, Dellino Rezzi Onda, Dell’Oste Paola, Del Sarto Umberto, Del Treppo Liliana, Delzotto Armando, De Marchi Maria Luisa, Demarin Antonio, Demarin Mario, De Nigris Gianguido, Depicolzuane Claudia, Deponte Giuseppe, Deste Lucio, de Vidovich Franco, Diaco Silvana, Diana Maria Grazia, Di Castri Linda, Di Giorgi Loretta, Dinelli Franca, Dinelli Glauco, Di Pasquale Diana, Di Silvestri Giuliana, Diviacchi Anna Maria, Doblanovich Vladimiro, Doldo Mariangela, Doldo Teodora, Donaio Livio, Dorigo Dora, Dorigo Giovanni, Doz Giovanni, Dragogna Giorgio, Drascich Adriana, Dujmovic Slava, Dusman Mario, Falsetti Antonio, Faraguna Ezio, Fatutta Claudia, Ferrara Marisa, Ferretti Giovanna, Filipas Annamaria, Fillich Rodolfo, Fioranti Maria, Fiorentin Annamaria, Fiorentin Graziella, Fiumani Volpini Daniela, Floredan Adriano, Fonda Silvano, Fontana Casonato Miranda, Formentini Michele, Fornasaro Vezzaro Renata, Francisco Colaleo Livia, Franco Gino, Funcis Dino, Gai Giovanna, Galimberti Nadia Giurina, Galli Elena, Gammarino Eugenio, Garcovich Giorgio, Gardossi Aldo, Gasbarro Rodolfo, Gaspardis Giovanni, Gaspari Licia ved. Marini, Gayer Della Zonca Renata, Gazzari Vanni, Geletti Mariella, Gelleni Roberto, Ghersi Claudio, Ghersi Maria, Ghersinich Walter, Giacaz Clelia, Giachin Adelia, Gigliofiorito Armando, Giordani Giordano, Giorgolo Quirino, Giovanelli Maria, Giraldi Bergamo Rita, Giurini Mirella, Giurissich Giovanni, Gnesda Lucia, Gobbo Anita, Goich Antonio, Gorlato Giorgio, Gospodnetich Paolo, Grabini Roberto, Grilli Armando, Grubissa Augusto, Handl Argentina, Hein Margehrita, Hroncich Iacono Maria, Justin Erio, Iannotta Tullia, Ianora Livia, Incani Antonio, Iskra Giulio, Ivancich Antonella, Ivanissevich Bianca, Ive Sergio, Jugo Gina, Jurinich Salvatore, Jurinovich Antonio, Kalebich Annamaria, Kiswarday Rezzara Lelia, König Giorgio, La Terza Sergio, Laube Franco, Laureati Gianfranco, Lazzari Elda, Lederer Cesare, Lenzovich Maria, Libè Renato, Liceo Scientifico “Kennedy”, Ligovich Diana, Liubicich Geja Elda, Locatelli Tullio, Lombardi Franca, Lombardi Signori Ernes, Lotzniker Silvio, Lucci Andrea, Luini Aurelia, Lulli Lenardon Ester, Manca Astrid, Mandich Tiziano, Maniglio Rosanna, Mansillo Annibale, Marabelli San-vincenti Alessandra, Maracich Lauro, Marazzato Giovanni, Marchese Franca, Marieni Alfonso Giovanna, Marinaz Icilio, Marini Beatrice, Marocchi Maria Antonia, Marpicati Guido, Marsich Giuseppe, Martini Gianfranco, Martinoli Adriana, Martinoli Eugenio, Martinoli Luisella, Massalin Elso, Massi Giovanni, Matcovich Maria Grazia, Mattel Albino, Matulich Aldo, Mariggioli Alessandro, Mariotto Italo, Martini Maria Luisa, Massafra Teresa, Massarotto Sergio, Mattelli Sachs Carla, Mattiazzi Mafalda, Mattiazzi Paola, Matticchio Maria Grazia, Mattossovich Adele, Mattossovich Nives, Matulich Iolanda, Mauri Marina, Mauro Lea, Mayer Montagner Dilva, Mazzon Marisa, Mechis Elda, Meladossi Antonio, Menapace Babich Rina, Merzliak Silvano, Mesnich Gasparina, Miancich Giancarlo, Miglia Luigia, Milanese Adriana, Miletti Vittorio, Minach Giovanni, Minissale Gianfranco, Missan Anita, Mitton Ticozzi Maria, Mondì Giovanni, Monfalcon Germana, Montella Visintini Maria Bianca, Moraro Mario, Moratto Carmela, Moscheni Bruno, Musina Livio, Nemes Giovanna, Nicolich Antonio, Nicolich Sergio, Nidi Angela Mini, Nimira Rita, Oberti Di Valnera Stella, Obrovaz Ferdinanda, Odoni Dario, Ognibene Ada, Orlovich Benito, Ortali Luciano, Ostoni Gualtiero, Ostrini Bruna, Ottoli Nerina, Palaziol Pierina, Paleologo Napolitano Cristina, Pancirolli Ezio, Paolini Ethel, Pasquali Nevio Pietro, Patelli Andrea, Patelli Ermanno, Pauletti Zappador Vilma, Pellegrini Diviacco Giorgina, Pelli Ennio, Peralti Alberto, Perinovich Anna, Perovich Rinaldo, Persich Antonietta, Persich Zagabria Maris, Persurich Aldo, Petani Ennio, Petrani Edda, Petroni Stelio, Petterin Nives, Piccitto Liliana, Piccoli Giuliano, Pignatelli Schoenburg Anna Luisa, Pilla Antonio, Pillepich Franco, Pinzin Gino, Pischiutta Ottavio, Pistan Maria, Piutti Faustino, Pizzuti Elio, Pocorni Oreste, Pollice Rocco, Poropat Guido, Prelez Ediardo, Premuda Marson Maria Pia, Prever Giampiero, Prodan Emilio, Puz Miriam, Puzzer Alide, Quagliano Cenci Vittoria, Quaglierini Teodoro, Radeticchio Nevia, Raggi Secondo, Rallo Giampaolo, Rampon Francesco, Rensi Tullio, Retta Guido, Ricci Luciana, Rigo Gianna, Rismondo Franco, Rismondo Nidia, Rizzo Ernesto, Rocchi Alfio, Rocco Lucilla San-vincenti, Rocco Renato, Rossi Imperia, Rossi Dellamura Ginea, Rossi Sandali Nerina, Rota Antonia, Rotelli Romeo Manfredi, Rovis Silvano, Rubcich Giuliano, Russi Marisa, Sabadin Emilio, Saggini Bruno, Saitti Cardone Nives, Sandri Giovanni, Sandri Roberto, Sanguinetti Bruna, Sannino Mario, Sardo Silvana, Sau Silvio, Sauco Gianfranco, Savorgnan Sylva, Sbona Marinella, Sbrizzai Ines, Scarpa Giancarlo, Scavello Ugo, Schiattino Domizio, Schiavoni Marisa, Schlegl Aurea, Scopinich Federico, Semprevivo Gabriele, Serdoz Laura, Sessa Livio, Sestan Stelia, Silvino Giuseppe, Simone Bandiera Delia, Sincich Claudio, Sincich Kregar Ileana, Smaila Marina, Smaila Roberto, Smeraldi Giosetta, Smillovich Pietro, Solari Silvano, Sorich Ziliotto Lupo, Stanflin M.Cristina, Stefani Cesare, Stepancich Nives, Sterzi Barolo Angiolo, Stoja Fiorella, Stroppolo Albertina Marini, Stipcevich Bruno, Sudulich Mario, Superina Basilio, Superina Pietro, Susanich Emilio, Tabanelli Sergio, Talatin Carlo, Talatin Edda, Tamaro Claudio, Tecovich Antonio,Terdis Ezio, Terdossi Claudio, Tisculer Alfredo, Tolja Marlena, Tollardi Maria Ludovica, Tommasi Gianfranco, Tomsic Vittorio, Tonon Rolando, Toth Marcheluzzo Ines, Trapani Ferruccio, Travan Bruno, Trentini Ezio, Tripalo Ervino, Tuchtan Novella, Ugussi Luciano, Ulivi Claudia, Uljanic Sergio, Unich Gianni, Urbinati Eugenia,Valassi Balbi Aurelia, Valdini Massimo, Valenta Giuseppe, Valenta Luciano, Valle Ferruccio, Vallery Paolo, Vallone Celio, Vardabasso Arturo, Vascotto Fabio, Vellenich Silvana, Venutti Mario, Vesnaver Franco, Vezzil Piercesare, Vianelli Silvestro,Vianello Maria,Vidal Maristella, Vidal Renato, Vidotto Maria Pia, Vidulich Nicoletta, Vigiak Dario, Villio Vinicio, Vittorelli Alma, Vittori Maria Cristina, Vladovich Rodolfo,Voncina Marina, Zaccai Guido, Zanne Bruno, Zannini Franco, Zerauschek Audace, Zerbo Antonietta, Zevolich Giuseppe, Zimich Mario, Zlobez Armida, Zucca Di Tommaso Daniela, Zuccheri Antonio, Zuccoli Onorato, Zupicich Marco. 10 DIFESA ADRIATICA RASSEGNA Questa Rassegna è dedicata interamente agli interventi sul Giorno del Ricordo 2008 apparsi sulle principali testate italiane. Per evidenti ragioni di spazio dobbiamo riportare, di ciascun articolo, soltanto alcuni estratti. La pubblicazione di altri significativi articoli proseguirà naturalmente sui prossimi numeri di “Difesa”. “Il Foglio”, 8 febbraio 2008 Fa male ricordare Fiume e Pola eppure farebbe così bene a ripensare Fiume e Pola Siamo alla vigilia di un altro giorno. Quello del ricordo, domenica prossima. E se già in occasione del ricorrere della Giornata della Memoria qualcuno ha cominciato a sollevare il dubbio che l’istituzionalizzazione e la ritualità della scadenza finiscano, invece di tener vivo lo sdegno, il ricordo cocente, la conoscenza dell’unicità della Shoah, per ammorbidirne le immagini e le parole in una consuetudine, un obolo pagato non impegnativo alla correttezza politica [...] un dubbio ancora peggiore e inavvertito scorre attorno al giorno che dovrebbe tenere vivo il ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Perché sembra quasi che la ricorrenza, stabilita nella primavera di quattro anni fa, abbia consentito al paese di far la pace con il suo passato di silenzio e di distrazione, di sdebitarsi con qualche modesto contributo a musei e archivi, e a qualche gratuita onorificenza ai parenti delle vittime. E, debito assolto, ricordi chi vuole. Io non credo che ricordare la tragedia delle foibe e il dramma dell’esodo sia solo un gesto tardivo di riconoscenza e di riconoscimento a migliaia di scomparsi e migliaia di esuli. Certo, fa male ricordare come vennero accolti quegli italiani che si erano accollati, involontariamente, tutto il peso delle colpe e degli sbagli della madrepatria. [...] Ma farebbe bene ricordare, ancora oggi, nell’Italia dell’accoglienza e del multiculturalismo, la vicenda di quegli italiani stranieri in patria, che con il solo aiuto di qualche villaggio giuliano-dalmata seppero inserirsi, rifarsi una vita (almeno quelli che non scelsero l’Australia o le Americhe), e mantenere la propria identità tanto cara quanto reietta. Gli unici a riconoscere il loro dramma erano i neofascisti, e il resto della politica anche di questa solitudine gli fece una colpa, un marchio supplementare. L’Italia del dopoguerra aveva tutto l’interesse di lustrare la Resistenza, che ci faceva salire sul carro dei vincitori, e a dimenticare le vittime che ci inchiodavano alla nostra storia di sconfitti. Ma di quei veleni è restato un sedimento. [...] Quante volte occorre mettere sull’atroce bilancino della storia i mali dell’Italia occupatrice, i crimini compiuti nei Balcani, l’oppressione nazionalistica sugli slavi del Carso e del Friuli, come se i mali dovessero sempre trovare una compensazione, un equilibrio perfetto che rende, alla fine, tutto uguale e indistinto. E se ci si ricordasse, qualche volta, che nelle foibe finirono anche i membri del CLN, e che tra gli esuli c’erano anche i partigiani non comunisti? E se si riandasse a quelle testimonianze e a quei documenti che ci ricordano come il primo obiettivo dei partigiani di Tito, alla faccia della jugonostalgia, non erano i fascisti su cui esercitare vendetta, ma proprio gli italiani democratici, o i semplici intellettuali di paese, il maestro e il farmacista, e tutti coloro che avrebbero potuto schiodare il tricolore dal passato di ingiustizie e di sconfitte, e mettere in forse l’annessione della Dalmazia e dell’Istria, di Trieste, di Gorizia, del Monfalconese? La sinistra italiana, o una sua buona parte, è stata capace di qualche riesame, su Praga o su Budapest. Ripensare Fiume e Pola costa di più. [...] E certi ricordi fanno ancora male. Toni Capuozzo “Messaggero Veneto”, 9 febbraio 2008 Tutti ricordano, nessuno conosce Il 27 gennaio Giorno della memoria, il 10 febbraio Giornata del ricordo, inchieste nazionali sulla conoscenza da parte dei giovani delle vicende in tali date celebrate [...] che danno risultati sconfortanti. È su tali dati che bisogna riflettere senza ipocrisia o retorica, domandandosi schiettamente come e perché ciò possa accadere. [...] Se ciò è innegabilmente vero, non è però sufficiente, anzi rischia di divenire controproducente nella misura in cui viene enfatizzato e ripetuto a ogni occasione, concentrando l’attenzione solo sulle tragiche vicende del 19411945 in particolare e assolutizzando la tragedia ebraica, vista come epifania unica del male assoluto o esito sanguinoso d’una non meglio definita follia che avrebbe pervaso il popolo tedesco, mentre sul versante delle foibe e dell’esodo l’unica variante è che la colpa è della barbarie slavo-comunista. [...] Fintanto che si persevererà su questa via, facendo a gara tra politici, giornalisti improvvisatisi storici e pseudoesperti d’occasione nel limitarsi a deprecare e a condannare, dando la parola ai sopravvissuti solo per raccontare le loro disgrazie non si otterrà altro che un senso di stanchezza e di legittima reazione a questa imperversante retorica dei buoni sentimenti, che nulla ha a che vedere con una seria e corretta ricostruzione storica, unica via per intendere davvero come e perché certe immani tragedie siano potute accadere nel secolo del progresso. [...] Non basta certo riservare un giorno all’anno, grondante d’enfasi e di bei discorsi, a tali eventi, dimenticandosene negli altri 364, per mettersi il cuore in pace, dimostrando, con ciò, d’avere una concezione meschina della conoscenza storica e della spiegazione dei fenomeni politici, culturali e religiosi. Contro la parcellizzazione delle memorie dolenti, contrapposte le une alle altre, i cui amministratori sembrano impegnati solo a proclamarne la Le consuete rubriche di “Difesa” sono rinviate ai prossimi numeri Con questo numero di marzo iniziamo la pubblicazione delle molte cronache pervenuteci delle cerimonie commemorative del Giorno del Ricordo. Per questo motivo le consuete rubriche sono rinviate ai prossimi numeri. rispettiva assolutezza e unicità rispetto a qualsiasi altra, è necessario, invece, decidersi una buona volta a spiegare e far capire il luttuoso passato novecentesco, costellato di genocidi, deportazioni, esodi forzati, annientamento di minoranze etniche, sociali, confessionali, nella sua unitarietà e complessità, contestualizzando le catastrofi della seconda guerra mondiale in una prospettiva internazionale e di lungo periodo [...]. In questo modo s’eviteranno la concorrenza e la sovrabbondanza di ricorrenze memoriali [...] facendo intendere agli studenti, così come alla cittadinanza, i tormentati processi tramite i quali si è giunti allo scatenamento di tante bestialità, di cui corresponsabile è l’intera Europa e non solo la Germania nazionalsocialista e l’Italia fascista. [...] Del pari gli infoibamenti nell’area dell’Adriatico orientale e l’esodo di buona parte della popolazione, non solo italiana, giuliana, fiumana e dalmata sono il risvolto localizzato d’un fenomeno europeo che colpisce in special modo gli Stati dell’area danubiana e balcanica, plurietnica per eccellenza, eredi degli imperi multinazionali travolti dalla Grande guerra. Fintanto che, nell’uno come nell’altro caso, per un verso vi sarà chi insisterà sul tema dell’unicità delle rispettive esperienze, senza storicizzarle, [...] e per un altro la scuola non saprà proporre in termini davvero storiografici i due argomenti, valorizzando anche le nuove fonti e metodologie (si pensi solo all’utilità del cinema e della letteratura da questo punto di vista), il risultato sempre più prevedibile sarà quello del via via più accentuato fenomeno di ripulsa, o almeno disinteresse, nei riguardi di queste giornate, il che spiega i responsi negativi dei sondaggi tra gli studenti e i comuni cittadini al riguardo. [...] Il modo migliore per un approccio intelligente e serio a così scottanti materie è quello [...] laddove i rappresentanti delle principali associazioni della diaspora giuliana e dalmata in un per più versi autocritico seminario veneziano di due mesi fa con studiosi esperti del settore hanno giustamente convenuto che il discorso su foibe ed esodo va visto e presentato nel quadro delle bimil-lenarie vicende politiche e culturali della civiltà fiorita sulle due sponde adriatiche, senza assolutizzazioni di sorta. [...] Marzo 2008 “Il Piccolo” 9 febbraio 2008 Il ricordo condiviso «Se ci avessero detto: siamo a terra, cercate di resistere nel miglior modo possibile, noi avremmo accettato qualsiasi sacrificio. Ma invece hanno detto: abbiamo perso la guerra, e voi e la vostra – vostra non nostra – terra siete il prezzo con il quale intendiamo pagare le nostre colpe, riscattare la nostra pace». Lo scriveva Biagio Marin nell’immediato dopoguerra. Dovevano passare molti anni prima che si istituisse il Giorno del Ricordo. La tragedia del confine orientale, l’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia erano riconosciuti dalla Repubblica come eventi riguardanti l’intera nazione. Non più soltanto la “periferia” direttamente colpita. Ma a lungo la considerazione di Biagio Marin risultò inascoltata. La dissoluzione di un’intera regione, con tutte le sue implicazioni storiche e umane, era un fatto troppo scandaloso per l’Italia del dopoguerra. [...] Come tale, quel fatto restò incompreso e rimosso. [...] Quelle sofferenze sono riemerse dall’oblio con fatica, insieme agli altri pezzi del mosaico giuliano tra guerra e dopoguerra. L’aggressione della Jugoslavia da parte dell’Italia fascista, dopo vent’anni di sistematica oppressione degli sloveni e croati della Venezia Giulia. E l’efferatezza delle foibe. Una violenza non soltanto spontanea e “reattiva”, come per anni una certa accademia ha amato ripetere; ma più sostanzialmente politica, pianificata, collegata alla costruzione rivoluzionaria dello Stato comunista in Jugoslavia. Nel quale la componente italiana era vista dai vertici del nuovo potere come un problema, affrontato e risolto in un mix di ideologia e nazionalismo. Più di una parola va spesa sulle pesanti complicità del Partito comunista italiano, tanto durante quei terribili eventi quanto nel silenziamento e depistaggio della loro memoria. Non solo è mancata una lealtà di base verso i propri connazionali uccisi e perseguitati in massa. [...] Ma non solo a sinistra si è evitata una riflessione aperta. Come denunciava Marin, si è trattato di un vuoto molto più ampio. Che affonda antiche radici nella debole coscienza nazionale del Paese e ha avuto diverse ricadute. Prima di tutto, ignorare il dato della distruzione della Venezia Giulia, dimenticare l’esodo ha significato cancellare dalla memoria nazionale la grande civiltà marittima di lingua italiana dell’Adriatico orientale. Allo stesso modo, ancora oggi negare o sminuire l’esodo vuol dire rifiutare la normalità secolare di quella realtà storica. E perpetuare l’immagine falsa della Venezia Giulia come invenzione geografico-amministrativa del nazionalismo italiano. Con l’esodo visto addirittura come il rimpatrio, prima o poi inevitabile, dei “coloni” portati qui in massa dal fascismo. [...] L’auspicio è che la ricorrenza del 10 febbraio serva anche a questo. A diffondere nella nostra società, sempre più integrata in chiave europea, una memoria “condivisa” per lo meno nei suoi fondamentali caratteri antitotalitari. Sentiremo così più sicura e rafforzata la nostra democrazia. Patrick Karlsen e Stelio Spadaro Cronaca d’Abruzzo, 9 febbraio 2008 L’Aquila: la memoria delle Foibe L’Aquila. Si sono concluse ieri presso la Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza dell’Aquila le celebrazioni della quarta Giornata del Ricordo per commemorare i morti ed i profughi italiani vittime della persecuzione delle truppe titoiste, avvenuta durante la Seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra. Per ricordare la tragica vicenda delle foibe, ieri mattina sullo schermo dell’auditorium “Generale Salvatore Florio” è stato proiettato un documentario storico sul tema. A seguire, gli approfondimenti e le riflessioni sull’argomento, con l’intervento di apertura del capo ufficio addestramento e studi della scuola, ten. col. Paolo Carretta, quello dello scrittore e storico Alfio Caruso e della prof.ssa Antonella Leli. Presenti in sala, oltre ai 600 allievi, autorità, rappresentanti delle forze armate e di polizia e la Delegazione provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. [...] Lo storico Caruso ha ripercorso, con rigore e passione, le dolorose tappe che hanno portato l’Italia alla liberazione dal nazifascismo, soffer- Fulvio Salimbeni “Brescia Oggi”, 8 febbraio Quando il lago accolse i profughi Anche il Garda ha ospitato nel dopo guerra i profughi istriani, dalmati e fiumani perseguitati da Tito. Furono esattamente tre i centri di raccolta allestiti in quel tragico periodo per accogliere i superstiti delle foibe: nel Santa Corona di Fasano, nell’hotel Bogliaco e nella caserma di Villa di Gargnano. Lo ha rivelato ieri mattina nel corso della presentazione delle celebrazioni indette dal Comune di Desenzano per la Giornata del Ricordo, il consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Luciano Rubessa, aggiungendo poi che «la provincia di Brescia si è contraddistinta in quel periodo tragico per aver saputo organizzare prontamente i campi di raccolta delle migliaia di profughi in fuga dagli orrori delle bande di Tito». [...] La RAI per il Giorno del Ricordo. In memoria dei martiri delle Foibe e dei profughi giuliani, istriani e dalmati, la Rai radiotelevisione italiana ha previsto una programmazione speciale che ha interessato il palinsesto di Reti e Testate. R AIUNO, RAIDUE, RAITRE, R ADIORAI, i TG e i GR, Rai Educational, Rai Notte, Televideo, i canali digitali, i canali satellitari come RaiNews 24 e Rai International, hanno mandato in onda servizi e approfondimenti in una staffetta informativa lunga 48 ore. Questa era la “copertina” Marzo 2008 mandosi in particolare sull’eccidio di Cefalonia che costò la vita a 9406 soldati della divisione Acqui dell’Esercito italiano per mano dei tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. [...] La professoressa Leli ha invece affrontato il controverso quanto drammatico tema delle Foibe [...], utilizzate tra il 1943 ed il 1945 dalla truppe di Tito per uccidere ed occultare migliaia di italiani durante il genocidio avvenuto nella città diTrieste e nelle regioni nord orientali italiane. (ANSA) Foibe, medaglia d’oro a vittime molisane Campobasso, 9 febbraio. La Regione Molise conferirà una medaglia d’oro alla memoria di tutti i molisani uccisi nelle Foibe. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Michele Iorio, nel messaggio in occasione della Giornata del Ricordo [...]. «Riteniamo – ha spiegato Iorio – che il sacrificio di quei ‘martiri’ della libertà, della democrazia e del rispetto degli uomini e della loro dignità, rappresenti un esempio per prossime generazioni affinché i popoli sappiano convivere, rispettarsi e garantire i naturali diritti di opinione, di religione e di espressione». [...]In questa ottica la Presidenza della Regione, l’Associazione NazionaleVenezia Giulia e Dalmazia e l’Associazione Nazionale Dalmata, han- PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI (D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196) La seguente informativa le viene resa ai sensi e per gli effetti del Decreto Legislativo 30 giugno 2003 n. 196 in materia di protezione dei dati personali e concerne i dati forniti all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, in relazione agli abbonamenti alla rivista “Difesa Adriatica”. Categorie di dati personali oggetto di trattamento, scopi e modalità del trattamento stesso. Le finalità del trattamento dei Dati Personali sono le seguenti: a) permettere la corretta esecuzione delle obbligazioni contrattuali da noi assunte nei confronti degli abbonati e viceversa, nonché degli adempimenti contabili e fiscali seguenti, b) permettere l’adempimento agli obblighi previsti da leggi, regolamenti e normative comunitarie, ovvero a disposizioni impartite da autorità a ciò legittimate della legge e da organi di vigilanza e controllo, c) permettere di svolgere attività di informazione circa nostri ulteriori prodotti e/o servizi, nonché attività promozionali, commerciali e di marketing; attività di rilevazione del grado di soddisfazione degli abbonati. Il trattamento avverrà mediante supporti sia telematici che cartacei, entrambi eventualmente organizzati anche come banche dati o archivi, e comporterà, ove necessario, l’uso di comunicazioni postali, telefoniche e telematiche. I Dati Personali verranno gestiti dal personale addetto che, nominato responsabile e/o incaricato del trattamento secondo la vigente organizzazione aziendale, è preposto al loro trattamento al fine del raggiungimento degli scopi precedentemente indicati. I Dati personali verranno posti a conoscenza dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Via Leopoldo Serra 32, Roma di Caterini Editore Società a.s. – Via Ambrogio Traversari n. 72, Roma - nonché di Spedis S.r.l. – Via dell’Omo n. 128 Roma, nominate responsabili del trattamento, che sono preposte al loro trattamento in outsourcing nel rispetto delle finalità come sopra elencate. Eccetto alle sopraccitate persone, fisiche o giuridiche, enti o istituzioni, non è in alcun modo prevista la comunicazione dei Dati Personali a terzi, ovvero la loro diffusione. 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Il modello di consenso sarà spedito a tutti gli abbonati per posta ordinaria o come supplemento a “Difesa Adriatica”. 11 DIFESA ADRIATICA no organizzato una serie di manifestazioni e di pubblicazioni che narrano la cronaca quotidiana del dramma singolo e collettivo che vissero gli italiani d’Istria a causa dell’odio etnico e politico [...]. L’iniziativa – spiega Iorio – intende fornire «un ennesimo, importante tassello culturale alla fortificazione in ciascuno di noi, e soprattutto nei giovani, del ricordo di quell’orrore che, al pari della vergogna della Shoah, rappresenta uno dei massimi esempi della capacità dell’uomo di non comportarsi da uomo e di cedere agli istinti primordiali di inaudita ed incomprensibile ferocia». “Il Giornale”, 10 febbraio 2008 Una strada per Fiume In occasione della Giornata del Ricordo, che si celebra oggi in memoria delle vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, una parte del cavalcavia dei Bastioni di Porta Venezia – il tratto del viale che va da piazza della Repubblica fino all’ingresso dei giardini pubblici Indro Montanelli – sarà intitolato alla città di Fiume. Alla cerimonia parteciperanno il vicesindaco Riccardo De Corato e l’assessore comunale alla Cultura Vittorio Sgarbi. Intanto, la Regione Lombardia ha deciso di conservare e rinnovare la memoria dei martiri varando una legge che, «superando le antiche contrapposizioni ideologiche e seguendo i principi che hanno ispirato l’istituzione della Giornata del Ricordo, guarda soprattutto ai giovani». Spiega così il provvedimento Viviana Beccalossi, vicepresidente della Regione [...]. Il provvedimento vuole favorire fra le nuove generazioni e nelle scuole convegni e dibattiti «per approfondire e rinnovare – continua la Beccalossi – la memoria di quei fatti tristi, anche attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale, storico e letterario». La norma prevede, fra l’altro, lo stanziamento di centomila euro per la realizzazione di alcune attività da essa previste e l’istituzione di un concorso annuale intitolato «Il sacrificio degli italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia: mantenere la memoria, rispettare la verità, impegnarsi per garantire i diritti dei popoli», riservato agli studenti delle scuole medie della Lombardia. [...] “La Repubblica”, 11 febbraio 2008 Foibe, riconoscimento tardivo. Napolitano: da Croazia reazione inconsulta. Rutelli: fu pulizia etnica. Il Presidente: «Ora l’unità e il dialogo devono prevalere sulla discordia» Roma. Nel Giorno del Ricordo della tragedia delle Foibe e dell’Esodo dei 300 mila giuliani, fiumani e dalmati, il presidente della Repubblica ha ribadito, ieri al Quirinale, che l’infoibamento fu «pulizia etnica». «E pace - ha aggiunto Giorgio Napolitano - per le reazioni inconsulte che vennero al mio discorso di un anno fa da fuori d’Italia». Il riferimento del capo dello Stato è alla risentita reazione dell’allora presidente della Croazia, Stipe Mesic, quando, il 10 febbraio del 2007, puntò il dito contro la «congiura del silenzio» e contro le atrocità subita dagli italiani a Trieste durante l’occupazione titina. [...] È toccato a Francesco Rutelli il delicato compito di ricordare che «una parte della storia della nazione italiana fu lasciata ai margini». [...] Rutelli ha poi affermato «la verità conclamata» sui quei fatti che rappresentano oggi «una memoria condivisa, una ricorrenza di tutti». E cioè - riprendendo le parole del capo dello Stato di un anno fa - che «fu una strage di italiani, una pulizia etnica: cittadini comuni, servitori dello Stato, persone legate al regime del Ventennio o che facevano parte del Comitato di liberazione nazionale e che avevano partecipato alla Resistenza. Furono infoibati fascisti e antifascisti». Non a caso, ieri, fra i 70 parenti delle vittime delle Foibe che hanno ricevuto diplomi e medaglie d’oro, accanto a Dialma Carpi, cugina del partigiano Romano Meneghello, componente del CLN trucidato a Lubiana nel gennaio del ’46, c’era Veniero Gigante, nipote di Riccardo, podestà di Fiume, senatore del Regno, uno dei più fedeli collaboratori di Gabriele D’Annunzio nell’Impresa Fiumana, diventato uno dei celebri «Uscocchi» tanto che il Vate gli riservò una delle Arche del Vittoriale. Riccardo Gigante fu prelevato il 3 maggio del ’45 dalla polizia segreta jugoslava, l’Ozna, e infoibato a Castua (Fiume). Il tema delle Foibe continua, però, a dividere la politica. A sinistra, per Jacopo Venier, del Pdci, «le violenze post-belliche delle Foibe furono la reazione ai crimini del fascismo ed al razzismo italiano scatenato contro le popolazioni slave», mentre a destra, AN, con Maurizio Gasparri, «rivendica il merito di aver promosso questa giornata». [...] Alberto Custodero AGIPRESS 11 febbraio 2008 Il 10 febbraio alla Provincia di Firenze Il Consiglio provinciale, riunito in seduta solenne, ha celebrato il Giorno del Ricordo alla presenza del prof. Stelio Spadaro, docente di lettere e filosofia a Trieste ed ex assessore provinciale alla cultura della Provincia di Trieste. Il Consiglio ha approvato, con 30 voti a favore e due astensioni di Rifondazione Comunista una risoluzione che impegna il Consiglio a farsi promotore di una energica azione di riscoperta e divulgazione delle vicende attinenti le terre italiane di Istria e Dalmazia al fine di costruire un percorso culturale e storico comune all’intera Nazione. Condanna l’uso della violenza come strumento di risolu- zione dei conflitti e quelle forme di nazionalismo rivolte ad alimentare l’odio etnico ed a legittimare anche politicamente azioni di forza nei confronti di altre comunità; invita la Giunta a voler intraprendere appropriate iniziative affinché le vicende storiche qui ricordate trovino adeguato riscontro nei programmi scolastici e nelle iniziative didattiche delle Scuole; a realizzare in proprio iniziative e cerimonie con le quali ricordare l’esodo dalle loro terre dei cittadini istriani, dalmati e fiumani ed in particolare di quelli che hanno scelto Firenze e la sua provincia come loro nuova dimora. Nell’intervento introduttivo il Presidente Massimo Mattei ha ricordato che: «Il Giorno del Ricordo è stato istituito con la legge 92 del 30 marzo 2004. In realtà, questa legge era già stata pensata nel 2001, quando c’era una maggioranza diversa in Parlamento e fu soltanto un problema tra le due Camere che non fece approvare definitivamente la legge. La legge, infatti, fu approvata dalla Camera dei Deputati, ma non arrivò in Senato perché ci fu lo scioglimento della legislatura. Questo a far capire che “Il Giorno del Ricordo” è un momento di riflessione che interessa tutti al di là delle maggioranze che poi hanno approvato la legge. È una ferita crudele, che ancora non è stata sanata, che ha fatto soffrire tanti italiani, che si sono visti privati della casa, della loro terra, dei loro averi; una tragedia che ancora non ha trovato la sua degna conclusione e che, per citare l’intervento del Presidente della Camera che mi sembrava particolarmente significativo, che ha detto che la vicenda degli esuli Giuliano-Dalmati è una delle pagine più drammatiche della nostra storia recente, ha segnato la tormentata storia del confine orientale attraverso una lunga sequenza di eventi tragici in cui lo scontro ideologico si è unito all’intolleranza etnica, gli orrori della guerra alla follia dei totalitarismi; [...] oggi il ricordo della dignità vilipesa di quei nostri connazionali fa parte a pieno titolo del patrimonio comune di fatti, di lacerazioni indelebili, si è alterata violentemente la stessa demografia originaria della regione, il caso dell’esodo dall’Istria e da Fiume è quello più esemplare. E quando e dove, come in questo caso è avvenuto, che i nazionalismi sono stati inglobati nelle strutture totalitarie del fascismo e del comunismo, le forme statali di controllo, di coercizione e negazione dell’altro hanno raggiunto il vertice della loro funesta efficacia. È una lezione che chiede che tutte le pagine di quella vicenda vengano aperte. [...] L’auspicio – ha concluso Spadaro – è che la ricorrenza del 10 febbraio serva anche questo: a diffondere nella nostra società, sempre più integrata in chiave europea, una memoria condivisa perlomeno, nei suoi fondamentali caratteri totalitari; sentiremo così più sicura e rafforzata la nostra democrazia, e sappiamo che in un territorio plurale la democrazia è una condizione indispensabile, non è un optional. Io credo, per concludere, che quel richiamo continuo che questi intellettuali giuliani, la cui presenza ho cercato di segnalare, questo richiamo continuo di questi intellettuali, di questi uomini di cultura all’Europa, alla prospettiva europea abbia questo significato intimo proprio: la volontà di un’integrazione che vada oltre le etnie e oltre i totalitarismi. [...] Ma con uguale tranquillità e fermezza, più di una parola va spesa sulle pesanti complicità del Partito Comunista Italiano. [...] Il vuoto di dialogo tra la Venezia Giulia e una sinistra incapace di ascoltare ha rappresentato uno dei fattori che maggiormente hanno ostacolato l’insediamento di questa Regione all’interno della coscienza repubblicana e ha minato e indebolito il significato di quella tragedia e di quelle vicende e ha, allo stesso tempo, rimosso il problema del costo che i Giuliani hanno pagato per la guerra di aggressione del fascismo. Ma non solo a sinistra si è evitata una riflessione aperta. Come denunciava Marin si è trattato di un vuoto molto più ampio, un vuoto che affonda antiche radici nella debole coscienza nazionale del Paese, e ha avuto diverse ricadute. Prima di tutto, ignorare il dato della distruzione della Venezia Giulia, dimenticare l’esodo ha significato cancellare dalla memoria nazionale la grande civiltà, la vittima di lingua italiana dell’Adriatico orientale. [...] «Fuga dal confine orientale, memorie di un esilio» L’11 febbraio si è svolto a Caserta il convegno «Fuga dal confine orientale, memorie di un esilio», promosso dall’assessorato alla Cultura della Provincia di Caserta, in collaborazione con il Centro studi “Francesco Daniele” e l’Istituto Storico della Resistenza. Dopo il saluto del vicepresidente della provincia Domenico Dell’Aquila, è stato proiettato il video “Voci in esilio”, curato da Emiliano Loria dell’Associazione per la Cultura istriana, fiumana e dalmata nel Lazio, contenente recenti interviste e testimonianze di esuli giuliano-dalmati. Il folto pubblico presente in sala ha poi seguito con grande attenzione gli interventi dei due relatori, lo storico Francesco Soverina dell’ICSR “Vera Lombardi” su Storia e memoria delle popolazioni dell’Istria e della Dalmazia dal 1918 agli anni ’90, e l’avv.Vittorio Giorgi, consulente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, su L’Istria, Fiume e la Dalmazia nei trattati internazionali. La condizione giuridica degli esuli. Egli ha anche esposto la questione giuridica degli indennizzi e della restituzione dei beni agli esuli, purtroppo ancora irrisolta. Al termine dell’incontro una toccante testimonianza di un esule da Zara, da molti anni residente a Caserta. Caserta, il manifesto del convegno tenutosi a cura della Provincia e dell’avv. Vittorio Giorgi in occasione del Giorno del Ricordo 12 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008 L’esodo dei giuliano-dalmati Notizie liete... 10 FEBBRAIO: PERCHÉ E COME RICORDARE Nozze di diamante Ivetta e Erich Eisenbichler Quest’anno il Giorno del Ricordo ha assunto un più preciso significato e una ben maggiore portata, perché lo scorso 21 dicembre anche la Slovenia è entrata nel sistema europeo di Schengen per la libera circolazione delle persone: è caduto il «muro di Gorizia»! E con lui, naturalmente, sono stati aperti tutti i «valichi»: da Fusine in Alta Val d’Isonzo a San Bartolomeo nel Golfo di Trieste (non così fra Slovenia e Croazia, che purtroppo continuano a tenere l’Istria spaccata in due). Ed il 1° gennaio la Slovenia è entrata anche nella Banca Centrale Europea e ha adottato l’Euro. Nello stesso giorno ha assunto la Presidenza semestrale dell’Unione Europea, l’organizzazione economico-politico che ha creato mezzo secolo di pace fra i popoli europei, liberandoli dai nazionalismi sciovinistici e dagli strumenti che li avevano sostenuti e aizzati. Si tratta di un fatto veramente di portata storica. Non solo per il piccolo popolo – 2 milioni di abitanti – della Slovenia, ma per tutta l’Europa e, in particolare, per l’Italia. E in modo particolarissimo per noi giulianodalmati. • • • Io sono diventato molto vecchio. Ma ciò nonostante non credevo - anche se speravo - di riuscire a veder cancellato il confine, con le sue barriere militari, polizieschi, doganali, valutarie, che alle porte di Trieste divideva Muggia da Capodistria (più precisamente, per me, San Rocco, dove ho vissuto parte della mia infanzia, da San Nicolò, dove andavo a fare i bagni, come tantissimi triestini); quel confine che divideva Opicina da Sesana e Basovizza da Lipizza (dove per tanti anni ho fatto le mie passeggiate famigliari domenicali). Era lo stupido, antieconomico, inumano confine che l’ultimo perniciosa conflitto fra gli Stati europei ci aveva imposto precisamente 60 anni fa col Trattato di pace del 10 febbraio ’47 – giorno al quale, perciò, ancoriamo il nostro «ricordo». Come nei decenni precedenti prima gli imperialismi e poi i nazionalismi avevano diviso l’Istria e la Dalmazia dalla Penisola italiana – e non solo Zara da Ancona, Spalato da Pescara, la “mia” splendida isola di Lesina (diventata Hvar) dal Lago pugliese di Lesina (della medesima forma topografica), e Ragusa da Bari, ma persino Fiume da Trieste. E il pervicace ipernazionalismo croato continua a tenerli divisi, oltretutto ostacolando pesantemente il completamento dell’integrazione europea anche al di là dell’Adriatico. Ma ci arriveranno presto o tardi anche loro, i croati e i serbi. Ineluttabilmente. Quando negli anni ’70 l’inasprirsi della «guerra fredda» faceva pensare a tutti che l’infausta e minacciosa «cortina di ferro» non dovesse cadere mai, anche solo sognare che quelle frontiere potessero essere abbattute – e non con l’ennesima guerra nazionalista, ma pacificamente, per comune consenso – pareva impossibile, assurdo. Ma, una volta tanto, la ragione spirituale ha vinto sulla forza materiale; lo spirito cristiano di solidarietà ha avuto la meglio sulla brutale ostentazione delle “divisioni” di Stalin (e di Tito). Così è stato dimostrato che anche in quegli anni sarebbe stato più ragionevole e alla fine, anche più realistico, puntare sullo sviluppo e sul successo della politica europeista anziché arrampicarsi sugli specchi della diplomazia tradizionale, per “accontentare l’eretico” Tito con un trattato inutile ed umiliante come fu quello di Osimo (1975-1977). Tanto più che per praticare quella politica si ritenne di dover metter da parte i veri problemi dei rapporti umani, culturali e materiali degli Adriatici: quelli drammatici e irreparabili del passato, sacrificando anche moralmente una parte cospicua del popolo italiano, ma anche quelli di una penosa attualità che non è capace di riconoscere e far rispettare i diritti di quelle vittime: degli ormai pochi superstiti ma anche dei loro eredi. E ne sentiamo ancora gli effetti nel trattamento che subiamo da parte di una certa “routine” burocratica, alla quale il nostro «Ricordo» non dice nulla (per ignoranza geografica e per insensibilità politica). Peggio: si considerò possibile – addirittura doveroso – tentare di cancellarli dalla memoria degli italiani. Anche a costo di provocare la comprensibile ma vana reazione di una sorta di revival nazionalistico (per molti, specie nella vecchia generazione, ancora fascinoso). • • • Invece quel oblio va rimosso. Finalmente ce ne siamo resi conto. Certo anche per il radicale mutamento della situazione politica internazionale e, conseguentemente, anche interna. Tanto che siamo arrivati al punto di far istituire – proprio per legge – il Giorno del Ricordo. Perché bisogna ricordare! Non tanto per dare occasione a noi vecchi di continuare a recriminare – legittimamente, sì, ma sterilmente – su un doloroso passato, ma per illuminare – positivamente – ai giovani la via della costruzione di un migliore avvenire. Bisogna ricordare anzitutto le cause politiche, economiche e anche culturali di stampo nazionalistico che hanno causato il nostro “doloroso passato” col sacrificio di migliaia di infoibati e di perseguitati, e con l’esodo di tutto il nostro popolo in un nefasto clima di ostilità preconcetta, di diffidenze irrazionali, di reciproco disprezzo, di odi e di vendette. Di terrore. Bisogna ricordare che i nazionalismi otto-novecenteschi, propagandando abilmente e sfruttando cinicamente i nobili sentimenti patriottici, hanno tradito e sconvolto una tradizione plurisecolare di convivenza pacifica e di reciproca civilizzazione, che aveva caratterizzato i popoli affacciati sull’Adriatico – anzitutto latini e slavi – con grandissimo vantaggio culturale, economico e civile. Bisogna ricordare che il vero patriottismo, l’amore per la Patria – per la sua gente e la sua terra, con la tutela dei valori peculiari dell’identità nazionale – non si realizza con le chiusure autarchiche né, tanto meno, coi conflitti rovinosi con gli altri Paesi, bersi con le lungimiranti aperture culturali ed economiche, garantite da istituzioni e politiche comuni. Bisogna ricordare, soprattutto, (e farlo capire bene alle nuove generazioni che non hanno vissuto né le guerre fratricide né, ovviamente, le foibe e l’esodo) che per porre riparo ai tremendi guasti prodotti dai nazionalismi di ieri e per impedire il loro riemergere – magari in nuove, diverse forme – non basta deplorarli e condannarli, ma è necessario creare gli strumenti politici e istituzionali, materiali e culturali, per renderli addirittura inconcepibili e impraticabili. Come si è fatto 50 anni fa con la CECA e con la CEE, quando Francia e Germania per risolvere le loro contese economiche (e quindi di potenze militari) hanno sostituito i cannoni e i carri armati con le istituzioni europee comuni - il Parlamento Europeo e la Commissione, la Corte di Giustizia, la Banca Centrale – dove, per risolvere le inevitabili, naturali controversie, si discutono e si varano politiche comuni, regolate da norme valide per tutti. Come si è fatto negli anni ’90 con l’Unione Europea che, per ridare libertà, progresso sociale e sviluppo economico all’Europa Orientale, non ha usato missili e minacce atomiche, ma seggi in Parlamento, in commissione e in tutte le istituzioni comunitarie dove si gestiscono insieme i vantaggi delle politiche comunitarie. • • • In questa direzione, per raggiungere questo obiettivo, potrà e dovrà procedere in Adriatico anche la progettata Euroregione (con Veneto, Friuli, Carinzia, Slovenia e – specie per quanto ci interessa come giuliano-dalmati – in un tempo auspicabilmente non lontano, anche Istria e Dalmazia. Questa Euroregione adriatica – anziché subire la spinta perversa dei “micronazionalismi” verso la frantumazione dei Balcani in tanti piccoli staterelli nell’illusione di tutelare e potenziare le proprie identità etniche, culturali, religiose (vedi: Kosovo albanese e Serbia slava, le tre Bosnie cattolica, ortodossa e musulmana, e persino Montenegro e Serbia ambedue slave) – l’Euroregione (che dovrebbe nascere formalmente della prossima primavera) mira a unire nella comune elaborazione e attuazione di politiche economiche e sociali (dei trasporti, dell’ambiente, del turismo, della sanità, ecc.) per mezzo del collaudato sistema comunitario europeo inventato apposta per garantire l’identità culturale, spirituale e materiale nell’unità politica e istituzionale. E pluribus unum! Solo così si riuscirà a mettere le nuove generazioni di Adriatici in condizione di non continuare a litigare sulla dolorosa storia del passato scritta col sangue degli uni e degli altri, ma di cominciare a scrivere insieme, pacificamente la storia del comune progresso civile dell’avvenire. • • • Lo scorso 15 gennaio a Lubiana – dove giungeva, benché ormai molto attenuata, l’eco dei vecchi scontri nazionalistici fra italiani e sloveni e si reclamava «riconciliazione» – il Presidente Napoletano, in visita di Stato, ha potuto rispondere non con promesse ed assicurazioni, ma con la forza dei fatti realizzati nel grande Progetto europeo: «riconciliazione»? Ma quale più efficace riconciliazione della partecipazione alla medesima Unione Europea?” E questo è stato indubbiamente il migliore avvio per la celebrazione del nostro Giorno del Ricordo 2008. Paolo Barbi L’8 febbraio i miei genitori, Ivetta e Erich Eisenbichler, hanno celebrato le loro nozze di diamante, 60 anni di matrimonio! Un traguardo che ben pochi di noi hanno la fortuna, salute, e buona volontà di raggiungere. Sessanta anni insieme, per di più, senza mai una lite o “baruffa”, come piace a papà ricordare. Qui a Toronto abbiamo predisposto una bella festa in loro onore, ma ci piace condividere questo lietissimo traguardo con tutti gli amici lontani e con gli abbonati del nostro Giornale, di cui Ivetta, Erich, ed io siamo assidui lettori. Sia Ivetta che Erich sono nati a Lussinpiccolo e si sentono molto lussignani. La foto qui riprodotta fu scattata al loro matrimonio, giovani sposi felici, di fronte la loro casa in zona “Calvario” a Lussinpiccolo, casa dove poco più di un anno dopo io vidi la luce, il primo di tre figli. Il limone che si vede nello sfondo è ancora lì e produce abbondanti e gustosissimi limoni. La casa è adesso proprietà della cugina di mia mamma, Annamaria Plavac, la quale ci ospita a braccia aperte ogni volta che ritorniamo a Lussinpiccolo in vacanza. Konrad Eisenbichler È nata Carolina! Ecco la piccola Carolina, figlia della nostra collega Rachele che l’ha data alla luce il 14 gennaio 2008 a Roma. All’amica Rachele, al papà Gerardo, al bisnonno on. Paolo Barbi, consigliere onorario dell’ANVGD, i complimenti più entusiasti e gli auguri più fervidi dalla Sede nazionale e dalla redazione di “Difesa Adriatica” E 60 anni di sacerdozio per don Martinoli Il 28 marzo mons. Nevio Martinoli festeggia i suoi 60 anni di sacerdozio, avendo frequentato il Seminario di Zara fino al 1944, anno in cui venne bombardata la città, e in seguito a Lussingrande, nell’isola amata di Lussino. Esule come la sua famiglia, si diresse a Genova dove il padre e il fratello Alfeo navigavano per la compagnia genovese “Giacomo Costa fu Andrea”, oggi Linea “C”. Celebrò la pirma Messa nella Chiesa di Santa Zita nel corso Buenos Aires di Genova. Benvoluto da tutti, ha sempre aiutato il prossimo. Lavora attualmente nella Cancelleria della Curia di Genova; è assitente spirituale dei Pellegrinaggi a Lourdes, Fatima, Loreto, Madonna della Guardia, e presta ausilio ai malati. D’estate accompagna in montagna i suoi “Lupetti” e le sue “Coccinelle”. È stato un grandissimo amico di Padre Flaminio Rocchi, nati entrambi nell’isola di Lussino. Anni addietro si riunivano con i loro compaesani, dato che don Nevio era ed è tuttora presidente della Comunità di Lussinpiccolo e Padre Rocchi ne era presidente onorario. Nel libro scritto nel 2007 dal nipote di Padre Rocchi, Fabio, in una lettera del 1998 Padre Flaminio scrisse ad Alfeo Martinoli, parlando del fratello don Nevio, esule da Lussino, con le testuali parole: «Io francescano, invidio la vita spirituale, il carattere dolce e l’apostolato appassionato dell’amico Nevio. Assieme partecipiamo a riunioni. Non l’ho mai sentito polemizzare. Ambedue siamo sacerdoti, vorrei amare la Maddona come lui. È un onore e una fortuna per la famiglia Martinoli avere sull’altare di Dio una lampada cosi luminosa e calda». Alfeo Martinoli Marzo 2008 Dal nostro inviato nel tempo... Abbazia, domenica 16 Aprile 1922 Dopo quello di Montecarlo, terminato la scorsa settimana, il calendario internazionale prevede un ulteriore ed importante torneo, quello di Abbazia. La manifestazione prenderà il via lunedì 17 e si concluderà mercoledì 19. La società organizzatrice, la Società Sportiva Abbazia, spera di confermare il successo delle passate edizioni, inoltre quest’anno avrà a disposizione, per le premiazioni, la bellissima Sala degli Specchi del Hotel Quarnero. Martedì 18 Aprile 1922 Tra ieri e oggi si sono svolte le prime eliminatorie, le semifinali e la finale di fioretto. Non vi sono da registrare, in questa prima giornata, sorprese in quanto tutti i migliori atleti si sono classificati per la finale. Ma vediamoli in dettaglio: Del Torso Alessandro, Carniel Dante, Carniel Antonio, Carniel Lodovico, Bransioli Dino, Pignotti Ugo, Zivole Francesco, Liebermann Giorgio, Cattola Ettore e Zwillehnwich Gastone. Netta è stata la superiorità di Lodovico Carniel, il quale con ben otto vittorie su nove incontri riesce ad aggiudicarsi il torneo. Al momento il giovane appare come uno tra migliori schermisti italiani e se riuscirà a migliorare alcuni fondamentali, potrà diventare la nuova stella della scherma italiana. Buona è stata la prova di Giorgio Liebermann che meritatamente si aggiudica il secondo posto; terzo con merito si piazza il fratello del vincitore Carniel Dante. Da registrare la sfortunata prova di Del Torso che per colpa di un infortunio alla mano ha dovuto abbandonare la competizione. Ecco il dettaglio della gara con i risultati definitivi: 1. Carniel Lodovico: 8 vittorie e 1 sconfitta 2. Liebermann Giorgio: 7 vittorie 2 sconfitte 3. Carniel Dante 6 vittorie e 3 sconfitte 4. Rignotti Ugo: 6 vittorie e 3 sconfitte Del Torso si è ritirato (non classificato) La Giuria era presieduta dal Maestro Cav. Sassone ed aveva come membri Aldo Nadi, Tagliapietra, Gianese e De Leonibos. Alle gare ha assistito un pubblico molto numeroso ma ordinato, che con eleganza non ha mancato di mostrare grande interesse ed entusiasmo. Molti i nomi della politica e 13 DIFESA ADRIATICA Pagine di Sport Il Torneo di Abbazia dello sport presenti: il Gen. Spreafico, Comandante delle truppe fiumane, il Conte Segre di Trieste, Il Dottor Copercich, Il Presidente della Società Sportiva Abbazia, Carlo Baxa e il Cav. Farallo. Mercoledì 19 Aprile 1922 Oggi, come da programma, si è svolta la seconda giornata, dedicata interamente alla sciabola, di questo meeting internazionale che a detta di tutti gli esperti risulta pienamente riuscito. Grande equilibrio sia nelle eliminatorie che nelle semifinali. Come da pronostico, si sono classificati per la finale di sciabola i migliori: Pignotti, Fischel, Zivoli, Contri, Ragno, Ventura, Catolla, Tinelli, Bazzani e Naselli. Rimangono però esclusi i promettenti Bucilli Renato e Ferrante Carlo. A differenza di ieri, dove la superiorità di Lodovico Carniel non è stata mai messa in discussione, oggi vi è stato grande equilibrio fra tutti gli atleti. L’incertezza ha creato confronti duri e lunghi, tanto da rendere, in alcuni momenti, l’atmosfera nella sala, davvero tesa. La vittoria è andata con merito al goriziano Fabio Ventura, che oltre alla buona tecnica ha mostrato grande freddezza in alcune fasi della contesa mentre al secondo posto si è classificato il triestino Fischel, terzo il fiorentino Ugo Pignotti. enorme è l’attesa fra gli sportivi per l’assalto finale che vedrà Nadi contro Sassone. Giovedì 20 Aprile 1922 Sono oggi continuate, come previsto, le grandi gare di scherma: si sono classificati per la fase finale di spada da terreno i seguenti atleti: Ferrante,Tirelli, Ragno, Catardi, Bazzani Zivoli, Piromallo, Rogers e Frizzi. Netta è stata la vittoria della So- cietà Scherma di Trieste che riesce a piazzare i suoi migliori atleti ai primi due posti, mentre al terzo posto si classifica Tirelli Francesco della Società Scherma di Venezia. Risultano ancora lontani dalla migliore forma gli atleti di casa che riescono ad aggiudicarsi solo un magro decimo posto nella classifica finale. I Risultati definitivi: 1. Frizzi Oscar: Società Scherma Trieste 7 vittorie 2. Marcello Rogers Società Scherma Trieste 6 vittorie 3. Tirelli Francesco: Società Scherma Venezia 5 vittorie Nella serata al Hotel Quarnero si sono svolti alcuni assalti accademici delle tre armi che hanno suscitato un entusiasmo enorme tra il pubblico. Erano di Fronte Sassone con Carniel Lodovico, il vincitore della gara di fioretto, Liebermann con Nadi e il Maestro Giannese con Antonio Carniel. Il Trio Sassone Nadi e Giannese ha vinto il confronto mostrando una tecnica superiore rispetto agli avversari è stato veramente superbo. Fra le personalità presenti notati il Gen Ferrario, S.E. Mosconi, Il Colonello Monti, l’ Avv. Percich, sindaco di Abbazia, molti ufficiali della guarnigione fiumana ed un elegante pubblico cosmopolita. Giorgio Di Giuseppe Ecco il dettaglio della gara con i risultati definitivi: 1. Fabio Ventura della Società Scherma di Gorizia 2. Fischel di Trieste 3. Ugo Pignotti di Firenze 4. Contri Francesco 5. Ziroli Francesco A differenza di ieri, la Giuria ha visto modificare la sua composizione interna: Presidente Cav. Passone membri Aldo Nadi, Angelini De Leonibos e Callegari. Intorno alle 21.00, il comitato dei festeggiamenti ha offerto agli atleti e alla Giuria una cena di gala al Grand Hotel Quarnaro, nella famosa Sala dei Cristalli. Al termine della cena, si è svolta la cerimonia di premiazione che ha visto il Sindaco Percich ringraziare gli atleti per il bellissimo spettacolo offerto a tutti gli spettatori. Domani vi sarà il gran finale ed La «perla del Quarnero» in due bellissime cartoline a colori del 1980 circa 14 DIFESA ADRIATICA Italian President Napolitano’s Speech “The Italians we honor today are not forgotten” February 10th, at the Quirinale Presidential Palace, with Italian President Napolitano present, the ceremony for the commemoration of the Day of Remembrance took place. Among those present were theVice President of the Senate, Milziade Caprili; the Vice President of the Chamber of Deputies, Giorgia Meloni; theVice President of the Council of Ministers and the Minister of Culture, Francesco Rutelli; the Defence Minister, Arturo Parisi; Constitutional Judge, Paolo Maddalena; the Vice President of the Federation of the Associations of Istrian, Fiumani and Dalmatian Exiles, Lucio Toth; the President of the Commission for the examination of the concessions of recognition for the foibe victims’ surviving family members, Alberto Ficuciello; as well as other members of the government and of Parliament, and family members of Foibe victims. Minister Rutelli had, previously in the day, awarded commemorative medals and citations to the foibe victims’ families. During the ceremony itself Minister Rutelli and Lucio Toth spoke. President Napolitano also spoke, and his speech was followed by a concert entitled “Homage to the Day of Remembrance”. __________________________ This is the second year that I have presided over the ceremony for the Day of Remembrance. Last year I clearly stated my thoughts. And certain negative reactions to my speech – outside Italy – did not shake my conviction that it was right for me, in the name of our Republic, to have expressed my opinion using those meanings and sense of purpose that, I am glad to say, I heard in Minister Rutelli’s speech here today. Today, therefore, I shall add only some brief considerations, as I greet with heartfelt sentiment those of you who have just received solemn recognitions, albeit late in coming, and all of those who are here today, representing the odyssey of suffering for which the Day of Remembrance has been dedicated. I feel that the time has come for us to ask ourselves, in the deepest sense, the significance of this Day, which we have strongly and justly refused to have cancelled from our collective memory. Honoring the victims of those tragedies, along with recognizing the injustices suffered, and the suffering of the survivors and their descendents who were forced into exile, cannot and must not be taken out of the context of a comprehensive vision — as Mr. Toth so eloquently elaborated in his speech – a serene and unilateral vision of that tormented, tragic period of history, marked by opposing totalitarianisms. We need to take heed of that plague called extreme nationalism, of the total lack of respect for the rights of “others”, of the exaggerated exaltation of one’s own ethnic or historical identity, which plunged our continent into a barbarian state of war. Today, the wounds left from those troubled times have been healed in a Europe which is peaceful, united and dynamic; a Europe aware that the elements which unite it are infinitely stronger than those which divided it in the past, or could divide it now: a Europe which, thanks to a culture of peace and civil cohabitation, has been able to prosper as no other region in the world. And yet, this stable Europe has witnessed the Balkan States, a vital part of its history and identity, become the scene of bloody conflict just a few short years ago, situations that have torn apart States, communities, families, in Marzo 2008 Rome, Quirinale Presidential Palace, February 10th, 2008. The President of the Italian Republic, Giorgio Napolitano, greets some of the Foibe victims’ family members, who were presented with citations and medals on the occasion of the Day of Remembrance of the Foibe and Exile a dark return to the horrors of the past. Let this, then, be the warning for us, on the Day of Remembrance. If unity will not prevail in the face of discord, if dialogue will not prevail in the face of prejudice, then nothing of what we have worked so hard to achieve can be considered permanent. In such a situation, the memory of the victims we honor today, and their sacrifices, would be the first to be damaged. Let us show, then, in concrete ways, that those Italian honoured here today are not forgotten, and that the pain of many has not been in vain. Let us show that we have learned the lesson of history, and that we desire to contribute to the development of ties of fully reciprocal comprehension, and fruitful collaboration with nations and people who have entered, or desire to enter, the great family of United Europe. The President of the Republic of Italy Giorgio Napolitano The text of Lucio Toth’s speech given at the Quirinale during the ceremonies of February 10th “Our place in the History of the Italian Nation” Following is the entire text of the speech given at the Quirinale on February 10th, 2008, by the Vice President of the Federation of the Associations of Exiles and President of the National Venezia-Giulia and Dalmatia Association,at the solemn ceremony of conferment of honors for the relatives of foibe victims, by National President Giorgio Napolitano. Encouraged by your words of a year ago, Mr.President, we wanted to examine more thoroughly the primary reasons for the events which occurred involving the Italian of the Eastern coast of the Adriatic. The words of a Head of State express the will of an entire nation, and we are grateful to you for the message you sent to all Italians on February 10th, 2007, allowing us to feel, after so many years of silence, that we were close to the hearts of all of our people, and to the history of our country, which we have always loved and will always continue to love. But we also asked ourselves, as was our duty, why this message was not fully understood, neither inside nor outside our borders. The law defining the Day of Remembrance speaks of “the most ample context” in which the tragedies surrounding the Foibe and Exodus are placed. This past year, along with the scholars who are close to us and our cause, we have reflected on this “ample context”. After all, we, as Istriani, Fiumani and Dalmatians, are not the only people to have faced persecution, ethnic cleansing and genocide due solely to its national identity. It is right, therefore, to compare our situation to that of other nations, near or far. Giving equal emphasis to sense and sensibility, reflection and political passion, we realized that, at the roots of the dramatic situation of our homelands – where we lived peacefully alongside others of the same land but who spoke different languages – there are causes, both intrinsic and explicit, regarding our particular geographical position and the history of Europe itself, causes which are near and causes which are more remote. Certainly, among the explicit and near causes we must consider the clashes of nationalistic ideologies of the 1800s, and the socio-political causes of the1900s, which led to the destruction of our fathers’ dream of being reunited with the Mother country and the detachment from the Motherland which had nourished us for so many generations. The contradictions between opposing national aspirations in such a borderland could only lead to a clash between those who wanted this region to belong solely to Italy, and those who shared equal nationalistic feelings for the same region, and thus wanted it to belong to another State. The clash between different imperialism, which was at the heart of the First World War, and the clash between opposing ideologies, some totalitarian, which was at the heart of the Second World War, did not favor reciprocal comprehension, but rather pushed it away, leaving deep scars, rancor, and vindication. That which couldn’t be understood then, in a state of prejudices and ideologies, pretenses of racial or nationalistic superiorities, today, as adult citizens of a united Europe, we can and we must understand. But there are also remote causes, intrinsic to the essence of our identity as Italians of the Eastern coast of the Adriatic, which must be explored and deepened with serenity of spirit. The Liberal roots of Adriatic Irredentism Who can find fault with us, as exiles from Istria, Fiume and Dalmatia, for having loved the Italian nation, felt a part of it, for having preserved our language and our culture in the face of threats and pressures that put our own security and well being at risk? And even our own lives? As we deepened our research, especially regarding 19th Century liberal and democratic ideals and their development, it is impossible not to note how these ideas have been the basic inspiration for the protection of the Italian tradition in the Istrian peninsula, among the islands of the Quarner Gulf, and along the coast of Dalmatia. Autonomism was the key to this political mindset, which noted the multilingual aspect of our regions and wanted to preserve its characteristics as an asset and vital resource for the nations it represents, and not reason for hatred and conflict. As Autonimism failed, due to the international political situation that ignored us, Adriatic Irredentism took root, similar to the kind in South Tirol. Within this movement the prevailing attitude was not one of closure and excess, but rather a national movement that brought together different peoples. The words and actions of Nicolò Tommaseo, Antonio Baiamonti, Carlo Combi, Antonio Grossich and other leaders of the “Italian Party” of Istria, Dalmatia and Fiume were extremely far from chauvinist oppressiveness. Scipio Slataper and Giani Stuparich were just as far from these attitudes. These liberal roots explain, on the one hand, the openness towards our aspirations regarding the most advanced part of the Italian culture of that time, both in the Republican and Catholica and Socialist spheres; on the other hand, they explain the drama that our people lived through, along with their leadership class, upon the rise of the fascist regime which, while it sought to claim its place as the heir of the Risorgimento, it was in in philosophical and moral contrast to it. But if we head even further back into the past, we can observe an even deeper root of Latin and Veneto peoples in the region, in much more ancient times as well as in the modern era. These autochthonous roots are the consequence of a juridical culture, jealously preserved within the representative institutions of our free cities, which sought to link the ancient common Libertates with the model of modern liberal democracies. The modern age has not been capable of preserving this civil society, pushing our lives into the downward spiral of the ideological exasperation of the 1900s. This “short century” of barbarianisms brought upon us, as an ultimate consequence, the tragedy of the Foibe and the drama of our Exodus, under the force of a cruel Communist dictatorship. Why do we not return to the source of these ideals, in a Europe that is seeking its own identity and a sense of unity? Why don’t we use our own painful experience to promote a change for good: a project of shared living and sense of community among all the nations of the Adriatic? This is the question that we ask today, of those who still refuse to open heart and mind to the highest and most true meaning of the Day of Remembrance. And we Italians of Istria, Fiume and Dalmatia ask this: a return to Reason and Truth: our place in the history of the Italian nation, its culture, and its civic progress. The artists, the musicians, and the scholars of these regions made decisive contributions to Italian culture, often serving as a bridge to Central and Eastern European cultures. It is not a matter of considering only literature of Trieste of the 1900s but rather a long chain of humanists, architects, and scientists who linked the RomanByzantine tradition of the East Adriatic to the Rinascimento and the modern and contemporary era. This is a contribution that has continued into our day, in all sectors of life at a national level, from market production to the public administration, sport, cinema and theatre. It is also right to remember that men and women from Istria, Fiume and Dalmatia participated in the process of national unification: in politics, diplomacy, and the wars of independence. The Exiles gave their lives for the nation, and their children have, too, in the latest decades, as members of the armed and civilian forces which serve the Republic. We ask that this contribution be recognized, in order to respect history. And that, in school books and university texts, the names of Pola, Fiume, Zara, Pirano or Rovigno not be ignored, but that they may named, and serve to feed a brotherhood on both sides of the Adriatic. Of the three elements that make up a State – nation, territory, and institutions – the loss of the second does not imply the cancellation of the first. This can be confirmed in Article 51, comma two, of the Italian Constitution. It follows naturally to include, as a corollary to these considerations, the aspirations of the Exiles to see a full recognition of their rights in terms of the abandoned properties and goods that their ancestors acquired as fruits of their own labor, and which a freedom-choking regime took away from them. In the same way, they aspire to have these “beni abandonati” justly repayed, by a State that is honest, capable of recognizing its juridical and moral obligations towards a people who gave literally everything to their nation. In the same spirit, our Italian brothers who are still present in our home region have the right to be protected. They have kept their Italian identity alive through great hardships. For them, we request, starting with bilingualism, the “protection of diversity of identity”, one of the basic points of European integration: Italy was one of the founders of the European community founded upon these ideals, and Slovenia is currently the temporary head. At the end of this road to justice there will be the reconciliation that is our final goal. For us, Mr. President, this is the true sense of the Day of Remembrance. Lucio Toth (traduzioni di Lorie Ballarin) Marzo 2008 15 DIFESA ADRIATICA El saludo del Presidente de la República Napolitano «Aquellos italianos que hoy honoramos no están olvidados» Se ha desarrollado el 10 de febrero, en el Palazzo del Quirinale, en la presencia del Presidente de la República Giorgio Napolitano, la ceremonia de conmemoración del Día del Recuerdo. Estaban presentes elVicepresidente del Senado de la República, sen. Milziade Caprili, el Vicepresidente de la Cámara de los Diputados, on. Giorgia Meloni, el Vicepresidente del Consejo de Ministros y Ministro de los Bienes y Actividades Culturales, on. Francesco Rutelli, el Ministro de la Defensa, on. Arturo Parisi, el Juez Constitucional Prof. Paolo Maddalena, el Vicepresidente de la Federación de las Asociaciones de los desterrados istrianos fiumanos y dalmatas, Lucio Toth, el Presidente de la Comisión encargada del examen de las preguntas para la concesión de un reconocimiento a los parientes de los enfoibados, gen. Alberto Ficuciello, representante del Gobierno y del Parlamento, y los familiares de las víctimas de las Foibe. Precedentemente el Ministro Rutelli ha consignado los diplomas y las medallas conmemorativas del Día del Recuerdo a los parientes de los enfoibados. En el transcurso de la ceremonia han intervenido el Ministro Francesco Rutelli y el on. Lucio Toth. El Presidente Napolitano ha dirigido un saludo a los presentes. Lo ha seguido el concierto Omaggio per il Giorno del Ricordo. _________________________ Este es el segundo año que presencio la ceremonia del Día del Recuerdo. He expresado con claridad mi pensamiento el año pasado. Y alguna reacción inconsiderada sobre mi discurso – que se ha dado fuera de Italia - no ha tocado mi convicción de que fuese justo expresarme, en nombre de la República, con aquellas palabras y con aquel tesón que estoy contento de haber oído hace poco repetir al Ministro Rutelli. Hoy añadiré, por tanto, solo breves consideraciones, dirigiendo mi más cordial saludo y sentimiento de cercanía a vosotros que acabáis de recibir solemnes – aunque tardíos – reconocimientos, y a todos aquellos que aquí representan la odisea cargada de sufrimientos a la que esta dedicado este Día del Recuerdo. Sostengo que ha llegado el momento de interrogarnos sobre el profundo significado del recuerdo que fuertemente, justamente se ha negado a ver cancelado. El homenaje a las víctimas de aquellos años, junto al obligado reconocimiento de las injusticias sufridas, del dolor vivido por los sobrevivientes, por sus descendientes y por quien fue obligado al éxodo, no pueden y no deben prescindir de una visión de conjunto – como la llamada con tanta eficacia y elocuencia por el senador Toth – serena y no unilateral de aquel atormentado, trágico periodo histórico, marcado por los opuestos totalitarismos. Y debe servir de admonición la conciencia de que fue precisamente la plaga de los nacionalismos, de la mezquina visión particular, del desprecio del “otro”, de la incensurable exaltación de la propia identidad étnica o histórica, lo que precipitó a nuestro continente en la barbarie de la guerra. Hoy, las heridas dejadas por aquellos terribles años se han cicatrizado en una Europa pacifica, unida, dinámica; una Europa consciente de que los elementos que la unen son infinitamente más fuertes de los que la han dividido o la pueden dividir; una Europa que, gracias a la cultura Roma, Palazzo del Quirinale, 10 de febrero del 2008. El Presidente de la República on. Giorgio Napolitano dirige a los presentes su saludo de la paz y de la laboriosa convivencia civil, ha conseguido prosperar como ninguna otra región en el mundo. Y también, esta misma Europa ha visto a los Países de los Balcanes, parte integrante de la propia historia y de la propia identidad, convertirse otra vez en teatro hace pocos años de conflictos sanguinosos, que han lacerado Estados, comunidades, familias, en una sombría vuelta al horror del pasado. Sea por tanto esta la admonición del Día del Recuerdo: si las razones de la unidad no prevalecen sobre aquellas de la discordia, si el diálogo no prevalece sobre el prejuicio, nada de lo que hemos construido fatigosamente puede ser considerado conqui- El texto de la intervención de Lucio Toth en el Quirinale con ocasión del 10 de febrero «Nuestro puesto en la historia de la nación italiana» Publicamos a continuación el texto integro del discurso pronunciado el pasado 10 de febrero por elVicepresidente de la Federación de las Asociaciones de los Desterrados y Presidente de la Asociación Nacional Venezia Giulia e Dalmazia, con ocasión de la solemne entrega en el Quirinale de las condecoraciones a los parientes de los enfoibados por parte del Jefe de Estado Giorgio Napolitano. Señor Presidente, Autoridades, Señoras y señores, animados por Sus palabras de hace un año, Señor Presidente, hemos querido buscar y profundizar las primeras razones de nuestra vicisitud de italianos del Adriático oriental. Las palabras de un Jefe del Estado expresan la voluntad y el sentimiento de una entera nación y nosotros Le estamos agradecidos por el mensaje que ha querido lanzar a los italianos el 10 de Febrero del 2007, haciéndonos sentir, después de una larga “conjura del silencio”, cercanos al corazón de todo nuestro pueblo y a la historia del País que tanto hemos amado y que amamos. Pero también nos hemos preguntado – como era nuestro deber – por qué este mensaje no se ha comprendido plenamente, tanto dentro como fuera de los confines de nuestra República. La ley institucional del Día del Recuerdo habla del “más amplio contexto” en el cual se insieren los asuntos de los destrozos de las Foibe y del Éxodo de 350.000 istrianos, fiumanos y dalmatas italianos. Y sobre este “amplio contexto” hemos reflexionado durante el año pasado, con los estudiosos que nos están cerca. Además no somos nosotros istrianos, dalmatas y fiumanos, el único pueblo que ha sufrido persecuciones, limpiezas étnicas, genocidios solamente a causa de la propia identidad nacional. Es justo por tanto confrontar nuestras vicisitudes a las de otras naciones, cercanas o lejanas de las orillas de nuestros mares. Poniendo al mismo nivel sentimiento y razón, reflexión y pasión política, nos hemos dado cuenta de que a la raíz del drama vivido por nuestras tierras natales – donde durante siglos hemos convivido con coterráneos de lenguas diversas – hay causas intrínsecas y extrínsecas a nuestra posición geográfica y a la historia misma de Europa, causas próximas y causas remotas. Es cierto que entre las causas próximas y extrínsecas estuvo el choque entre ideologías contrapuestas: nacionalistas en el transcurso del Ochocientos, socio-políticas en el transcurso del Novecientos, que han visto consumarse en pocos decenios el sueño de nuestros padres de verse reunidos en la Madre patria y el alejamiento de ésta de la tierra que nos había nutrido por generaciones. La contradicción entre opuestas aspiraciones nacionales no podía no conducir a una tierra de frontera, como tal plural en sus componentes, a una inevitable contraposición entre quien quería que esta tierra perteneciese al Estado-Nación-Italia y quien al contrario quería que esa misma tierra, que sentía también suya, fuera incorporada a otro Estado. El choque entre imperialismos contrapuestos, que estuvo al origen de la primera guerra mundial, y aquél entre ideologías opuestas – algunas totalitarias – que estuvo al origen de la segunda, no favoreció la comprensión recíproca, sino que la alejó, excavando un surco profundo de rencores y de reivindicaciones. Lo que entonces no se podía entender, enredados todos por prejuicios de pretensiones de superioridad raciales o culturales, hoy, de ciudadanos adultos de una Europa unida, se puede y por tanto se debe entender. Pero están también las causas remotas, intrínsecas a la esencia misma de nuestra identidad de italianos del Adriático oriental, que se deben explorar y profundizar con espíritu sereno. Las raíces liberales del irredentismo adriático ¿Quién puede reprocharnos a nosotros, desterrados de Istria, de Fiume y de Dalmazia el haber amado la nación italiana, el sentirnos parte de ella, el haber conservado nuestra lengua y nuestra cultura ante amenazas y presiones que ponían en peligro nuestra seguridad y nuestros bienes? ¿Y en definitiva nuestra propia vida? Adentrándose en la investigación, sobretodo sobre el desarrollo de las ideas liberales y democráticas durante el siglo XIX, no se puede no constatar como hayan sido estas ideas el motor primero, la inspiración fundamental de la tutela de la tradición italiana en la península istriana y a lo largo de las costas e islas de Quarnero y de Dalmazia. El autonomismo fue la columna central de esta cultura política, que tomaba acto realistamente y honestamente de la pluralidad lingüística de nuestras regiones y quería preservar las características como recursos vitales de las naciones que allí confluían, en lugar de tomarlas como motivo de odio y de conflicto. Fue de la quiebra del autonomismo – por causas de política internacional que pasaban sobre nuestras cabezas – que surgió el irredentismo adriático, como el trentino. Pero en el interno de este movimiento el comportamiento predominante no era el de la cerrazón y la superación, sino un movimiento de revolución nacional que ponía en común a pueblos diversos. Las palabras y las acciones de Nicolò Tommaseo, de Antonio Baiamonti, de Carlo Combi, de Antonio Grossich y de los otros leaders del “partido italiano” de Istria, de Dalmazia y de Fiume están muy lejos de tendencias opresivas o sciovinistas. Igualmente lejanas las de Scipio Slataper o de Giani Stuparich. Son estas raíces liberales las que explican por un lado la simpatía hacia nuestras aspiraciones de la parte más avanzada de la cultura italiana del tiempo, ya sea entre las filas republicanas que entre las católicas y socialistas; por el otro, el drama vivido por nuestros pueblos y por nuestras clases dirigentes al sobrevenir el régimen fascista, que mientras quería aparecer como herede del movimiento de resurgimiento, contradecía los presupuestos filosóficos y morales. Pero yendo todavía más lejos se advierte una raíz más profunda de la presencia latina y veneta en aquellas tierras en los siglos de en medio y en la edad moderna. Estas raíces autóctonas son la consecuencia de una civilización jurídica celosamente custodiada en las instituciones representativas de nuestras ciudades libres, que trataban de conjugar las antiguas Libertates comunales con el modelo de las modernas democracias liberales. La edad contemporánea no ha sabido preservar esta civilización empujando con fuerza nuestras vidas al torbellino de las exasperaciones ideológicas del Novecientos. De la barbarie del “siglo breve” han derivado para nosotros, como consecuencias últimas, la tragedia de las Foibe y el drama de nuestro Éxodo, bajo el empujón de una despiadada dictadura comunista. ¿Por qué no volver a los orígenes de estos ideales, en una Europa que busca la propia identidad y la propia unidad? ¿Por qué no sacar de nuestra experiencia dolorosa un proyecto de convivencia y de comunidad de fines entre todas las naciones que se asoman a nuestro Adriático? Es esta la pregunta que nosotros dirigimos a quien todavía no quiere abrir el corazón y la mente al significado más alto y más auténtico del Día del Recuerdo. Y lo que nosotros, italianos de lstria, de Fiume y de Dalmazia pedimos es una vuelta a la razón y a la verdad: nuestro lugar en la historia de la nación italiana, en su cultura, en su progreso civil. Los artistas, los músicos, los literatos de estas tierras han dado una contribución decisiva a la cultura italiana, haciendo diversas veces de trámite con las culturas de Europa central y oriental. No se trata solo de la literatura triestina del Novecientos, sino de una cadena de humanistas, de arquitectos, de hombres de ciencia que ha unido la tradición romano-bizantina de las tierras adriáticas orientales al Rena-cimiento y a la edad moderna y contemporánea. Una contribución que ha continuado hasta nuestros días en todos los sectores de la vida nacional, desde las actividades productivas hasta la pública administración, al deporte, al cine, al teatro. stado para siempre. Y a sufrir el ultraje sería en primer lugar la memoria de las víctimas de las tragedias que recordamos hoy y cuyo sacrificio se revelaría vano. Demostramos por tanto con los hechos que aquellos Italianos que hoy honoramos no están olvidados, y que el dolor de tantos no ha sido desperdiciado; demostramos haber aprendido todos la lección de la historia, y de querer contribuir al desarrollo de relaciones de plena comprensión recíproca y fecunda colaboración con países y pueblos que han alcanzado o intentan alcanzar la grande familia de la Unión Europea. El Presidente de la República Giorgio Napolitano Como es justo recordar también que en el proceso de unificación nacional participaron hombres y mujeres de Istria, de Fiume y de Dalmazia: en la política, en la diplomacia, en las guerras de independencia. Y otras vidas han dado a la nación los prófugos de entonces y sus hijos, caídos en los últimos decenios en las fuerzas armadas y en las fuerzas del orden al servicio de la República. Y esta contribución pedimos que sea reconocida, por respeto de la historia.Y que en los libros de la escuela y en los libros de texto universitarios italianos los nombres de Pola, de Fiume, de Zara, de Pirano o de Rovigno no sean cancelados, sino que sean más bien un viático de hermandad entre los pueblos de las dos orillas adriáticas. De los tres elementos constitutivos del Estado: pueblo, territorio, instituciones, la pérdida del segundo no comporta la cancelación de quien forma parte del primero. Como da confirmación el art. 51, segundo párrafo, de la Constitución. Una proyección de esta herencia es también la aspiración de los desterrados giuliano-dalmatas de ver reconocidos sus derechos sobre los bienes adquiridos por los antepasados con su laboriosidad y que un régimen liberticida nos ha quitado, o de verlos resarcidos equitativamente por un Estado honesto, capaz de reconocer la propias obligaciones jurídicas y morales hacia una gente que ha dado todo a la nación. Del mismo modo tienen derecho a una tutela valerosa nuestros connacionales que se han quedado en los territorios de origen, que han testimoniado y defendido su identidad en medio de tantas adversidades. Sobre ellos se invoca, comenzando por el bilingüismo, la “tutela de las diversidades de identidad” que es uno de los puntos cardinales de la integración europea, del que Italia ha estado entre los fundadores y del que la guía esta hoy confiada a la República de Eslovenia. Al término de este recorrido de justicia se encontrará finalmente el puerto de reconciliación que es nuestra meta final. Éste es para nosotros, Señor Presidente, el verdadero sentido del Día del Recuerdo. Lucio Toth (traduzioni di Marta Cobian) 16 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008 Roma, l’inaugurazione del monumento alle Foibe Pubblichiamo alcune delle immagini della cerimonia di inaugurazione del monumento agli Infoibati, voluto dal Comitato ANVGD presieduto da Oliviero Zoia, coadiuvato dalla vicepresidente Donatella Schürzel. Il complesso cerimoniale è stato coordinato da Fabio Rocchi della Sede nazionale. Autore della scultura è l’artista Giuseppe Mannino Da sin: il sindaco Walter Veltroni, il vicepresidente della Camera on. Giorgia Meloni, il presidente del XII Municipio Patrizia Prestipino, la prof.ssa Donatella Schürzel, vicepresidente del Comitato A NVGD Roma, 9 febbraio, Teatro S. Marco. La consegna dell’onorificenza del Cavalierato dell’Ordine al merito della Repubblica al Maestro Luigi Donorà. Da sin.: il presidente A NVGD Lucio Toth, il compositore istriano, la prof.ssa Schürzel e l’ambasciatore Egone Ratzenberger Da sin: il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, mons. Paolo Schiavon, Vescovo ausiliare di Roma Sud, l’assessore alla Cultura della Provincia di Roma, Vincenzo Vita, in rappresentanza del Presidente Enrico Gasbarra, il sottosegretario all’Interno on. Marcella Lucidi, il vicepresidente della Camera on. Meloni e il presidente del XII Municipio Prestipino Un’immagine del Monumento, opera dello scultore Giuseppe Mannino I labari delle istituzioni delle associazioni combattentistiche e d’arma Il presidente ANVGD Lucio Toth Il presidente del Comitato di Roma, Oliviero Zoia. Nonostante il serio incidente occorsogli ha voluto presenziare alla cerimonia, i cui complessi preparativi ha seguito giorno per giorno