I premi Nobel per l`economia
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I premi Nobel per l`economia
I premi Nobel per l’economia L’istituzione del Premio Nobel è legata al nome di Alfred Nobel (1833-1896), chimico svedese, a cui si deve, fra l’altro, la scoperta della nitroglicerina in funzione di esplosivo e della dinamite. Con l’immensa ricchezza frutto di queste scoperte, sovvenzionò il Premio Nobel, da conferirsi a coloro che avessero reso «i maggiori servigi all’umanità». Tali premi vengono attribuiti da diverse accademie svedesi a personalità viventi distintesi nel campo della fisica, della chimica, della medicina, della letteratura e dell’impegno per la pace. Dal 1969, per iniziativa della Banca di Svezia, il Premio Nobel è stato esteso anche all’economia. Passiamo in rassegna, anno per anno, le personalità insignite di questo prestigioso riconoscimento, illustrando le motivazioni che hanno portato all’assegnazione del premio. 1969 - FRISCH e TINBERGEN I primi economisti che hanno ricevuto il Nobel sono stati il norvegese Frisch e l’olandese Tinbergen, «per aver sviluppato e applicato modelli dinamici nell’analisi dei processi economici» (con riferimento alle specificazioni matematiche di Frisch e alle quantificazioni empiriche di Tinbergen). Ragnar Frisch (1895-1973), professore presso l’Università di Oslo, è stato fra i fondatori dell’indagine econometrica, partecipando nel 1930 – con Irving Fisher e altri economisti – alla costituzione della Società internazionale di econometria, e dirigendo per molti anni la rivista Econometrica, organo ufficiale di tale società. Ha diretto numerose ricerche, relative soprattutto ai procedimenti dinamici della produzione, alla contabilità nazionale, e alla teoria della pianificazione. Sue opere significative sono: Problemi di propagazione e di impulso nella dinamica economica (1933); Leggi tecniche ed economiche della produzione industriale (1965). Jan Tinbergen (1903-1994), professore presso la Netherlands School of Economics, è stato consulente della Società delle Nazioni dal 1936 al 1938, direttore dell’Ufficio Centrale di Pianificazione dell’Olanda e, a partire dal 1960, presidente del Comitato dell’ONU per la pianificazione e lo sviluppo. I suoi contributi sono numerosi e importanti, soprattutto nel campo dell’econometria, dello studio del ciclo economico, dei problemi dello sviluppo e della programmazione. Il suo libro più noto è Econometria, in cui i fatti economici vengono considerati dal punto di vista quantitativo. Dal momento della sua pubblicazione, avvenuta nel 1950, quest’opera è diventata un costante punto di riferimento sia per il dibattito teorico, sia per l’applicazione operativa nei modelli di politica economica. Altre sue opere importanti sono Sviluppo e pianificazione e Principi e metodi della politica economica (1966). 1970 - SAMUELSON Nel 1970 è stato laureato Nobel per l’economia l’americano Paul Samuelson, «per aver fatto più di qualunque altro economista per innalzare il livello dell’analisi scientifica nella teoria economica». Paul A. Samuelson (1915), professore di economia nel Massachusetts Institute of Technology (MIT), già consigliere economico dei presidenti degli Stati Uniti J.F. Kennedy e L.B. Johnson, ha dato contributi originali in tutti i campi dell’economia, come sottolinea la motivazione del premio: «La sua estesa produzione, che copre praticamente tutti i settori dell’analisi economica, è caratterizzata da un’eccezionale abilità nel derivare nuovi e importanti teoremi e nell’individuare nuovi campi di applicazione per i teoremi esistenti». Appare in effetti difficile richiamare anche solo per cenni i teoremi che portano il suo nome: segnaliamo soltanto la sua analisi dell’interazione fra acceleratore e moltiplicatore, la teoria delle preferenze rivelate (che libera le teorie del consumatore dai legami con il concetto tradizionale di utilità cardinale), i contributi in tema di commercio internazionale. Fra i suoi volumi, citiamo Fondamenti dell’analisi economica (1947), che è giustamente considerato il frutto più maturo dell’analisi neoclassica; Programmazione lineare e analisi economica (1958); Economia, che, con le sue numerose edizioni in tutte le lingue, è certamente il manuale di economia più diffuso nel mondo. Con la sua opera ha dato un contributo decisivo alla diffusione del pensiero keynesiano. 1971 - KUZNETS Nel 1971 il Nobel è stato assegnato a Simon Kuznets, americano di origine russa, con questa motivazione: «L’attività scientifica di Kuznets ha consentito una conoscenza nuova e più approfondita della struttura e dello sviluppo dei sistemi economici e sociali. Più di qualsiasi altro studioso ha illuminato con i fatti e spiegato con l’analisi lo sviluppo economico degli ultimi cento anni». Simon Kuznets (1901-1985), in una serie di monografie, ha redatto una specie di inventario dell’economia mondiale. I suoi studi sui principali aspetti dello sviluppo presentano delle valutazioni statistiche del reddito nazionale, e dei suoi principali componenti, indispensabili per capire gli aspetti essenziali dello sviluppo dei diversi Paesi. Negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, Kuznets si è occupato soprattutto di misurare il livello del reddito nazionale, pervenendo a serie storiche precise e sufficientemente attendibili. Esse hanno offerto la base per numerosi studi teorici intesi a spiegare l’evidenza empirica: si pensi solo alle ricerche sulla funzione del consumo che hanno fatto seguito alla pubblicazione del volume Il prodotto nazionale in USA dal 1869 (1946). Nelle opere successive (e in particolare in Verso una teoria dello sviluppo economico, 1968), Kuznets ha studiato le caratteristiche dello sviluppo economico, evidenziando tutti i possibili collegamenti fra sviluppo e altre variabili, tradizionalmente trascurate da altri economisti. Altre sue opere importanti sono: Il reddito nazionale e la sua composizione (1941), Lo sviluppo economico delle nazioni (1971). 1972 - HICKS e ARROW Nel 1972 il premio è stato attribuito a due economisti anglosassoni, John Hicks, inglese, e Kenneth Arrow, statunitense, «per il loro contributo fondamentale allo sviluppo della teoria dell’equilibrio economico generale e alla teoria del benessere». John R. Hicks (1904-1989), docente di economia a Oxford, ha dato contributi che riguardano numerosi campi dell’economia. Nel suo primo libro importante, La teoria dei salari (1932), egli ha studiato l’influenza del progresso tecnico sulla distribuzione del reddito. Un altro lavoro di notevole interesse è Valore e capitale (1939), punto di partenza delle più recenti evoluzioni della teoria monetaria. Rilevanti anche i suoi lavori sul ciclo economico: il modello di fluttuazione ciclica che tiene conto dell’influenza dell’acceleratore è ormai entrato a far parte dei moderni testi di macroeconomia. Il suo articolo forse più famoso è Keynes e i classici: una proposta di interpretazione; in tale articolo, Hicks ha cercato di conciliare la teoria keynesiana con i postulati dell’economia classica. Di particolare rilievo è lo schema semplificato di interpretazione della Teoria generale di Keynes (curve IS-LM). Kenneth Arrow (1921) ha dato un notevole contributo allo studio di una teoria dell’equilibrio economico generale (Esistenza di condizioni di equilibrio in un’economia concorrenziale, scritto in collaborazione con Gerard Debreu). Successivamente si è dedicato allo studio dell’economia del benessere, analizzando i problemi relativi alla costruzione di una funzione del benessere collettivo partendo dalle preferenze individuali (Scelta sociale e valutazione individuale). Molto interessanti anche le sue analisi sull’applicazione dei modelli matematici all’economia (Metodi matematici e scienze sociali). 1973 - LEONTIEF Il Nobel 1973 per l’economia è stato assegnato a Wassily Leontief, studioso americano di origine russa, «per aver sviluppato il metodo delle interdipendenze strutturali, applicandolo ai più importanti problemi economici». Wassily Leontief (1906-1993), professore di economia all’Università di Harvard, ha realizzato contributi relativi a vari campi dell’economia, ma è conosciuto soprattutto per l’elaborazione e l’applicazione dell’analisi input-output. Le prime tavole input-output sono apparse nel libro La struttura dell’economia americana dal 1919 al 1929 (1936); altre tavole più complete sono state predisposte nel 1944. Il metodo input-output offre la possibilità di analizzare sistematicamente le transazioni intersettoriali in un sistema economico. Leontief ha applicato il suo metodo anche al commercio internazionale; fra i risultati conseguiti in tali studi segnaliamo la constatazione che le esportazioni americane presentano un contenuto relativo di lavoro superiore alle importazioni, in contrasto con le conclusioni di Heckscher-Ohlin (è il cosiddetto “Paradosso di Leontief”). Negli ultimi anni gli interessi di questo studioso si sono rivolti soprattutto ai problemi di crescita delle economie sottosviluppate: una prima valutazione dei problemi e delle possibili strategie si trova nel volume Il futuro dell’economia mondiale (1977). 1974 - MYRDAL e HAYEK I vincitori del premio Nobel per l’economia nel 1974 sono risultati lo svedese Gunnar Myrdal e l’inglese di origine austriaca Friedrich von Hayek, «per aver svolto un’opera pionieristica nella teoria monetaria e delle fluttuazioni cicliche, e per aver condotto approfondite analisi interdisciplinari in campo economico, sociale e istituzionale». Gunnar K. Myrdal (1898-1987) ha alternato all’insegnamento universitario una lunga attività sia come politico direttamente impegnato (è stato anche ministro svedese del commercio estero), sia come funzionario di altissimo grado in organismi economici internazionali (tra questi incarichi si segnala il ruolo di segretario della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite). Nelle sue opere si trova una critica lucida e serrata al sistema capitalistico, soprattutto per la sua incapacità di assicurare un’equa distribuzione del reddito a livello nazionale e internazionale. I suoi studi su questo argomento sono universalmente noti; fra gli altri si segnalano Un dilemma americano: il problema dei negri e la democrazia moderna (1944) e Il dramma dell’Asia: un’inchiesta sulla povertà delle nazioni (1968). Importanti anche i suoi studi di carattere metodologico: fra i diversi campi da lui indagati, ricordiamo quello relativo al ruolo dei giudizi di valore nello studio dei fatti e delle concezioni scientifiche (L’elemento politico nella formazione delle dottrine dell’economia pura, 1930), e le sue analisi sulla natura delle leggi scientifiche (L’obiettività nelle scienze sociali. L’illusione della “neutralità” della scienza, 1969). Friedrich von Hayek (1899-1992), già direttore dell’Istituto austriaco di ricerche economiche e professore all’Università di Vienna, è stato sino al 1950 insegnante alla London School of Economics, e successivamente docente di scienze sociali e morali all’Università di Chicago. Ha dato numerosi contributi all’economia e alle scienze sociali: con Robbins ha negato la possibilità pratica, per un’economia collettivistica, di pervenire a un corretto calcolo economico (studio portato avanti in famosi saggi raccolti poi nel volume Pianificazione economica collettivistica, 1935); in contrasto con Keynes, fin dagli anni ’50 Hayek ha sostenuto che l’espansione della spesa pubblica non porta alla piena occupazione dei fattori, ma a squilibri generalizzati che si risolvono in disoccupazione e inflazione. Per lunghi anni ha difeso il meccanismo di mercato contro le eccessive ingerenze del potere pubblico. Il nucleo fondamentale del suo pensiero si trova nelle seguenti opere: Prezzi e produzione (1931); Teoria monetaria e ciclo economico (1933); La teoria pura del capitale (1941); Saggio sulla povertà di undici Paesi asiatici (1968) e L’obiettività nelle scienze sociali (1969). 1975 - KANTOROVICH e KOOPMANS Leonid Kantorovich e Tjalling Koopmans, russo il primo e olandese (naturalizzato americano) il secondo, hanno ricevuto il Nobel per l’economia nel 1975 con la seguente motivazione: «per essere pervenuti in modo indipendente all’individuazione dei modi migliori per l’utilizzazione delle risorse esistenti, al fine di produrre differenti beni e servizi». Leonid Kantorovich (1912-1986), economista e matematico, fu il primo cittadino sovietico a vincere il Nobel. L’assegnazione del prestigioso riconoscimento a questo studioso suscitò molte polemiche nell’Unione Sovietica, in quanto Kantorovich era considerato un “revisionista”, se non addirittura un dissidente. È stato, con George B. Dantzig, il fondatore della programmazione lineare, ossia del metodo matematico che consente di giungere a scelte economiche ottimali. Egli pervenne all’elaborazione del criterio di scelta fra diversi piani attraverso studi di microeconomia, talvolta con spiccati legami con la realtà produttiva (nel 1938 una fabbrica di Leningrado per la lavorazione del legname gli chiese di risolvere il problema dell’ottima distribuzione del lavoro fra i suoi impianti, in modo da massimizzare la produzione); successivamente tali studi vennero estesi a livello macroeconomico. Sue opere fondamentali sono: Calcolo economico e utilizzazione delle risorse (1959); Soluzioni ottimali in economia (1972). Tjalling C. Koopmans (1910-1985), olandese naturalizzato americano e docente all’Università di Yale, si è interessato, come Kantorovich, al problema dell’utilizzazione ottimale delle risorse. Il suo apporto più originale all’economia è costituito dall’analisi delle attività, che ha costituito il filo conduttore della sua ricerca teorica. In un saggio famoso, dal titolo Allocazione delle risorse e sistema dei prezzi (1957), Koopmans ha posto in luce le relazioni fra efficienza produttiva e sistema dei prezzi, utilizzando gli strumenti matematici più avanzati, fra cui la programmazione lineare. In generale, si è avvalso dell’analisi delle attività per una riformulazione dell’intera teoria neoclassica. Koopmans si è anche ampiamente interessato di problemi metodologici, con particolare riguardo all’uso dei modelli economici e all’interazione fra strumenti di analisi e problemi economici. I suoi più famosi saggi sull’argomento sono raccolti nel volume Tre saggi sullo stato della scienza economica (1957). 1976 - FRIEDMAN Il premio Nobel 1976 è assegnato a Milton Friedman, economista statunitense, esponente di primo piano della scuola monetarista, «per aver contribuito allo sviluppo della teoria monetaria e all’approfondimento dell’analisi economica anche attraverso l’uso della verifica empirica». Milton Friedman (1912), professore di economia all’Università di Chicago, è stato consulente di importanti organismi governativi, e per molti anni collaboratore alle ricerche del National Bureau of Economic Research. Notevoli i suoi contributi nei diversi campi dell’economia: nel volume Saggi di teoria economica positiva (1952) ha proposto la teoria del “reddito permanente”, sulla base di una imponente ricerca statistica relativa al comportamento del consumatore statunitense. Su questo importante problema, che ha notevolmente interessato gli economisti dopo che le indagini statistiche di Kuznets non hanno convalidato la teoria keynesiana del consumo, Friedman è ritornato nel volume Teoria della funzione del consumo (1957). Importanti poi i suoi contributi alla riformulazione della teoria della moneta, che si ricollegano alla originaria teoria quantitativa di Fisher. Negli ultimi anni, Friedman si è interessato soprattutto ai problemi monetari: segnaliamo, tra le altre, le seguenti opere: Teoria dei prezzi (1962); Storia monetaria degli Stati Uniti, 1867-1960 (1963); La quantità ottima di moneta (1969). In queste ultime opere si nota la preoccupazione di pervenire a terapie efficienti contro l’inflazione: la più efficace, secondo Friedman, consiste nell’aumento contenuto di emissioni monetarie, preannunciato dalle autorità preposte alla politica economica. 1977 - OHLIN e MEADE Sono stati insigniti del premio Nobel 1977 l’economista svedese Bertil Ohlin e l’inglese James Meade, «per aver offerto un contributo originale alla moderna teoria del commercio internazionale e a quella della politica economica internazionale». Bertil Ohlin (1899-1979) ha unito all’attività di studioso una lunga esperienza politica, essendo stato per oltre vent’anni leader del partito liberale svedese e più volte ministro per il commercio estero della Svezia. La sua fama di economista è dovuta particolarmente ai suoi studi sul commercio internazionale, che hanno avuto la prima espressione nel volume Commercio internazionale e interregionale (1933): tutti i testi di economia accolgono la “Teoria di HeckscherOhlin” sul commercio internazionale, che pone l’accento sulla differente dotazione di fattori produttivi come condizione fondamentale del commercio e dei vantaggi dei diversi Paesi (o regioni) che entrano in rapporto di scambio. Come già abbiamo detto, la teoria è stata criticata da Leontief. Importanti anche i suoi contributi di politica economica, che si inseriscono nelle ricerche condotte dalla “scuola economica svedese” che ha come esponente principale Gunnar Myrdal. Questi studi erano finalizzati all’individuazione degli strumenti monetari, fiscali e della politica dei redditi atti ad assicurare il pieno impiego del lavoro. James E. Meade (1907-1995), economista inglese con vasti interessi scientifici, ha dato importanti contributi alla teoria del commercio internazionale, all’economia del benessere e ai problemi dello sviluppo economico. Il suo volume più noto è La teoria della politica economica internazionale (1955), basato su un notevole impegno statistico; in esso si sostiene l’opportunità di basare il meccanismo dei pagamenti internazionali su un sistema di cambi flessibili. Meade si è dedicato, negli ultimi anni, allo studio dei problemi della politica economica, impiegando la metodologia della scuola neoclassica; la summa delle sue ricerche si trova nel trattato dal titolo Principi di politica economica, le cui idee fondamentali si possono così riassumere: l’obiettivo prioritario della politica economica è la piena occupazione, ma dato che il raggiungimento di questo obiettivo può generare tensioni inflazionistiche, è opportuno adottare una politica dei redditi in grado di impedire una dinamica perversa dei salari e dei prezzi, insieme a un controllo della quantità di moneta in circolazione. 1978 - SIMON Nel 1978 il premio Nobel è stato assegnato all’economista americano Herbert Simon «per il suo apporto pionieristico nel campo dell’analisi dei processi decisionali e dell’organizzazione delle imprese sia private che pubbliche». Herbert A. Simon (1916-2001), economista statunitense, è considerato uno dei maggiori esperti di problemi di gestione aziendale. Anche se la produzione scientifica di Simon è molto ampia, i commissari svedesi hanno voluto premiare soprattutto la sua attività di studioso della realtà aziendale nei suoi diversi aspetti, «sia per quanto riguarda lo studio del management, sia per quanto concerne la conduzione della moderna impresa industriale». Nei volumi Comportamento amministrativo (1947), Organizzazioni (1956) e in altre opere, fra le quali citiamo Direzione d’impresa e automazione e Le scienze dell’artificiale, Simon ha studiato la struttura e l’organizzazione delle imprese, considerate come un sistema composto da elementi fisici, personali e sociali, collegato da una complessa rete di comunicazioni e dalla finalità di cooperare per uno scopo comune. Le ricerche di Simon hanno contribuito a forgiare «una serie di strumenti per comprendere i processi decisionali delle imprese multinazionali e delle imprese pubbliche». Il suo apporto riguarda in particolare i processi di decisione in ambienti caratterizzati dalla complessità, settore in cui è giunto alla conclusione che tale complessità non consente di studiarli con il modello neoclassico, che presuppone di massimizzare un obiettivo definito con precisione in un ambiente che si suppone perfettamente conosciuto. 1979 - LEWIS e SCHULTZ Nel 1979 ancora una volta il premio è stato attribuito ex-aequo a due studiosi, Arthur Lewis (il primo vincitore non bianco del premio, nato a S. Lucia nelle Antille) e Theodore Schultz, americano, «per aver spiegato un impegno profondo nella soluzione dei problemi del bisogno e della povertà nel mondo», e per aver seguito «un indirizzo di ricerca che dà grande importanza ai fatti e alla ricerca empirica». Arthur Lewis (1915-1991), noto studioso dei problemi del sottosviluppo economico, ha indagato in una serie di lavori i rapporti intercorrenti fra mondo industrializzato e Terzo mondo. Il suo interesse principale è costituito dal problema dell’arretratezza nelle economie sottosviluppate e in quelle in via di sviluppo, con particolare riguardo agli studi sulla programmazione economica e sugli interventi intesi a favorire lo sviluppo. La sua opera più nota è Sviluppo con offerta illimitata di lavoro (1954), che offre un modello di sviluppo successivamente applicato per interpretare la realtà dell’arretratezza economica. Nel libro Teoria dello sviluppo economico (1955) Lewis ha studiato le interrelazioni nelle economie in via di sviluppo tra settore moderno e settore arretrato. In tale opera ha anche richiamato, fra i primi studiosi di problemi dello sviluppo economico, i rischi connessi alla crescita dell’economia. Theodore W. Schultz (1902-1998), studioso statunitense, già presidente dell’American Economic Association, è soprattutto noto per le sue ricerche nel campo dell’economia agricola: la sua opera più famosa è La trasformazione di un sistema agricolo tradizionale (1964). In essa ha richiamato l’importanza del ruolo dell’agricoltura nel processo di crescita economica: una posizione di singolare importanza, soprattutto se si pensa che allora la totalità degli economisti si schierava a favore dell’industrializzazione come via obbligata al decollo. I problemi dello sviluppo economico sono ampiamente discussi nei saggi raccolti nel volume Sviluppo economico e agricoltura (1968), dove vengono passati in rassegna i problemi relativi alle trasformazioni agricole, alla crescita della popolazione, alla povertà, all’istruzione. Schultz ha dato anche contributi pionieristici a un nuovo ramo di ricerca, noto con il nome di “economia dell’istruzione”. 1980 - KLEIN L’economista americano Lawrence Klein riceve il premio Nobel nel 1980 «per i suoi notevoli contributi dottrinali, soprattutto in relazione alla costruzione dei modelli econometrici, che sono giunti a esplicitare attraverso matrici dei flussi finanziari e commerciali i legami che collegano i singoli modelli nazionali, in modo da ottenere previsioni più attendibili dell’evoluzione dell’intera economia mondiale». Lawrence Klein (1920), già allievo di Samuelson e docente alla University of Pennsylvania, è stato presidente dell’Econometric Society e dell’American Economic Association. La sua tesi di dottorato, poi pubblicata con il titolo La rivoluzione keynesiana (1947) si colloca fra i più originali tentativi di interpretazione del pensiero keynesiano, che negli stessi anni era oggetto di un poderoso lavoro di sistemazione critica. L’interesse per la modellistica economica si rivela fin dal volume Fluttuazioni economiche negli USA, 1921-1941 (1950) che costituisce la base del più famoso Un modello econometrico degli USA, 1929-1952 (1955), elaborato in collaborazione con il suo allievo A. Goldberger, il primo modello che sarà usato sistematicamente a scopo di previsione. Klein ha collaborato alla costruzione di modelli per conto di molti Paesi, fra cui Regno Unito, Giappone e Canada, oltre a molti Paesi in via di sviluppo. Ha applicato l’esperienza acquisita alla formulazione del modello trimestrale della Wharton School, contenuto in un noto saggio scritto nel 1967 insieme a M. K. Evans, giungendo poi a costruire modelli sempre più complessi, per intere aree sovranazionali e per tutto il mondo, allo scopo di considerare endogene a ogni Paese variabili che nei singoli modelli nazionali sono solitamente considerate esogene: è questo il Project Link, di cui Klein è il principale animatore. I suoi apporti sono stati importanti anche in altri campi: stima delle funzioni del consumo e dell’investimento, teoria del ciclo economico e della dinamica degli investimenti, analisi del moltiplicatore e dei metodi di previsione. Importante l’elaborazione di strumenti di analisi (metodi di stima, analisi dinamica, controllo ottimale), sempre diretti alla soluzione di problemi reali. La sintesi delle ampie ricerche di Klein si trova in Manuale di econometria (1953), su cui si è formata una generazione di studiosi. Molto noti anche i suoi studi sulle previsioni congiunturali, esposti nel Saggio sulla teoria della previsione economica (1971). 1981 - TOBIN Il Nobel 1981 per l’economia è stato assegnato all’americano James Tobin, perché «il suo creativo lavoro nell’analisi dei mercati finanziari e reali e nei meccanismi di trasmissione tra fenomeni finanziari e reali ha indubbiamente ispirato importanti ricerche negli anni Settanta sugli effetti della politica monetaria, sulle implicazioni dei disavanzi pubblici e sulla politica di stabilizzazione in generale». James Tobin (1918-2002), già presidente dell’American Economic Association, ha iniziato la sua carriera scientifica nel 1941 lavorando con John K. Galbraith nell’Ente per il controllo dei prezzi. Divenuto titolare della cattedra di economia a Yale, fu chiamato da John F. Kennedy a far parte del Council of Economic Advisers del Presidente. In questo incarico – insieme ad altri economisti, come Paul Samuelson e Gardner Ackley – contribuì alla realizzazione di una politica economica di impostazione keynesiana, che si basava sulla manovra della spesa pubblica per combattere la disoccupazione, assicurando un elevato ritmo di sviluppo del reddito e una sua più equa distribuzione; il tutto in un quadro di stabilità dei prezzi e di equilibrio della bilancia dei pagamenti. La feconda esperienza degli anni kennediani è trasfusa nello studio La “nuova economia” dieci anni dopo (1975), in cui vengono esaminate con raro spirito autocritico le ragioni dell’insuccesso di quell’esperimento. Notevoli i contributi di Tobin anche in altri campi teorici, soprattutto per quanto riguarda l’econometria, la macroeconomia, l’economia del benessere e la teoria delle scelte di portafoglio. Questi temi sono stati trattati nei volumi Inflazione, saggi di interesse e valori azionari (1974) e La politica monetaria nel 1974 e oltre (1975), cui ha fatto seguito Accumulazione finanziaria e attività economica: riflessioni sulla teoria macroeconomica contemporanea (1980), in cui si esamina non solo la moneta, ma l’intera gamma di attività e passività. Keynesiano convinto, non ha tuttavia mai sottovalutato il ruolo della moneta, e ha ribadito la necessità di pervenire a una sintesi fra teoria monetarista e teoria keynesiana. 1982 - STIGLER Nel 1982 il premio Nobel per l’economia è stato assegnato all’americano George Stigler, in quanto «associando a una lunga e ampia ricerca l’orientamento empirico, ha fornito contributi fondamentali allo studio dei processi di mercato e all’analisi della struttura industriale». George J. Stigler (1911-1991), già presidente dell’American Economic Association, è stato docente alla Columbia University e all’Università di Chicago. È il quarto esponente della Scuola di Chicago a essere insignito del prestigioso premio, dopo Friedman, Simon e Schultz. Pioniere degli studi di economia dell’informazione, con particolare riguardo all’analisi dei mercati imperfetti, Stigler ha offerto nella sua lunga carriera scientifica contributi notevoli sul tema dei rapporti fra economia e legislazione. Ha studiato gli effetti dei controlli governativi sull’economia, soffermandosi soprattutto sull’impatto delle leggi amministrative sui processi economici, con particolari approfondimenti al caso degli affitti e dei salari minimi. Fin dalle sue prime opere ha cercato di dimostrare che i controlli amministrativi, finalizzati al bene comune, di fatto proteggono le imprese e le categorie professionali a danno dell’interesse generale. Tra le sue opere si segnalano Teoria della produzione e della distribuzione (1941), Teoria dei prezzi (1946) e Capitali e tassi di profitto nell’industria manifatturiera (1964). 1983 - DEBREU Il Nobel 1983 per l’economia è stato attribuito a Gerard Debreu, americano di origine francese, «per avere arricchito di nuovi metodi analitici la teoria economica, e per la sua vigorosa riformulazione della teoria dell’equilibrio economico generale». Gerard Debreu (1921-2004), docente di economia e matematica presso l’Università di Berkeley, ha collaborato con Kenneth Arrow (Nobel per l’economia 1972), giungendo alla costruzione di un modello matematico di una economia di mercato in cui i singoli soggetti programmano la produzione di beni e servizi in modo da massimizzare il profitto. Debreu è forse il principale esponente di un ramo di ricerca altamente specialistico, l’economia matematica. Proprio nel 1983 ha pubblicato il libro Economia matematica, una raccolta di saggi che spaziano lungo l’intero arco della sua attività scientifica, relativa alla determinazione dell’ottimo paretiano, alla misurazione del sotto-utilizzo delle risorse, agli studi sull’equilibrio economico generale. I suoi interessi si possono sintetizzare in questa sua dichiarazione: «Cerco di definire modelli astratti, espressi in termini matematici, per descrivere come i molti operatori che compongono un’economia prendano decisioni, e come quelle decisioni siano in relazione tra loro». 1984 - STONE Il premio Nobel 1984 è stato assegnato all’economista inglese Richard Stone, per il carattere di «rivoluzionaria innovazione» dei suoi contributi di contabilità nazionale, che hanno permesso una conoscenza più approfondita dei sistemi economici operanti “come un tutto” e caratterizzati da profonde intercorrelazioni. Richard Stone (1913-1991), collaboratore di Keynes al Ministero del Tesoro inglese all’inizio degli anni ’40, fu direttore del Dipartimento di economia applicata di Cambridge dal 1955 al 1980, e professore di scienza delle finanze e contabilità nazionale presso la stessa Università. È il primo esponente della Scuola di Cambridge a essere insignito del premio Nobel, per i rilevanti contributi offerti in vari campi dell’economia. Notevoli i suoi studi di contabilità nazionale, culminati con la proposta di uno schema di contabilità in forma standardizzata in modo da consentire confronti nello spazio e nel tempo. Ugualmente rilevanti le sue ricerche di economia quantitativa in contesti dinamici, nell’intento continuo di elaborare originali strumenti di analisi in una visione globale del sistema economico. Pure importanti sono i contributi di Stone all’analisi della domanda. Nei modelli dinamici, che si avvicinano all’impostazione di Leontief basata sulle matrici delle interdipendenze settoriali, ha cercato di applicare gli schemi keynesiani alla realtà empirica, con particolare attenzione all’interazione tra fenomeni economici e fenomeni sociali. 1985 - MODIGLIANI Il Nobel 1985 per l’economia è stato assegnato a Franco Modigliani, italiano di origine ma cittadino statunitense dal 1945, «per i suoi fondamentali studi sul risparmio e sui mercati finanziari», e inoltre per la sua elaborazione di teoremi «che hanno portato a un decisivo passo avanti nella teoria del finanziamento delle imprese». Franco Modigliani (1918-2003), laureatosi in giurisprudenza a Roma nel 1939, fu costretto a lasciare l’Italia nel 1940 in seguito alle leggi razziali, in quanto appartenente a famiglia di origine ebraica. Emigrato negli USA, è divenuto professore di economia al MIT (Massachusetts Institute of Technology). Il Nobel ha premiato la profonda opera scientifica di uno studioso dal forte impegno civile, dotato di una eccezionale capacità di collegare la teoria alle applicazioni reali. Egli ha cercato di gettare un ponte fra il pensiero keynesiano e la costruzione neoclassica, offrendo fondamentali contributi alla teoria monetaria, all’analisi del risparmio, all’elaborazione di modelli econometrici, con una particolare attenzione alla dimensione umana dei problemi. All’inizio degli anni ’50 Modigliani ha formulato la “teoria del ciclo vitale”, che spiega l’andamento del risparmio basandosi sul comportamento reale dei soggetti nelle diverse fasi della vita, e delle loro caratteristiche culturali, come il desiderio di lasciare le proprie sostanze agli eredi. Su questa ipotesi di pianificazione delle scelte considerando l’intero arco della vita si basa gran parte della modellistica più recente. Negli ultimi anni ha studiato le conseguenze dell’inflazione sui bilanci delle imprese e le determinanti del valore di borsa delle azioni (elaborando, con Merton Miller, il teorema secondo cui, a date condizioni, il valore di mercato di un’impresa è indipendente da fattori come l’indebitamento e gli utili distribuiti). Modigliani ha attivamente partecipato al dibattito di politica economica in Italia, offrendo un fondamentale contributo alla costruzione del primo modello econometrico dell’economia italiana (M1 BI, promosso dalla Banca d’Italia). 1986 - BUCHANAN Il premio è stato attribuito all’economista americano James Buchanan per i suoi studi pionieristici sulle strutture politiche in cui si compiono le scelte sociali, e sul comportamento dei soggetti politici e amministrativi nel sistema istituzionale. James M. Buchanan (1919), allievo di Knight e Simons all’Università del Tennessee, studiò per la tesi di dottorato le teorie finanziarie europee, i cui principali esponenti erano lo svedese Wicksell e gli italiani Pantaleoni, De Viti De Marco ed Einaudi, particolarmente attenti da un lato al funzionamento delle istituzioni in cui si compiono le scelte pubbliche, dall’altro alla comprensione della logica economica dei processi decisionali collettivi dei corpi politici. Fu in Italia nel 1955-56 (frequentando, tra gli altri, Luigi Einaudi e Benvenuto Griziotti) per approfondire la nostra tradizione di scienza delle finanze, che esercitò, per sua esplicita affermazione, una profonda influenza sulla sua formazione. La sua ricerca successiva si è concentrata sui problemi connessi alla formazione della volontà collettiva, giungendo nel 1962 alla pubblicazione, insieme a Tullock, di Il calcolo del consenso. Questo libro – su cui si basa la scuola di public choice che conta ora molti seguaci in America e in Europa – poneva l’accento sull’influenza personale dei politici sulle decisioni di bilancio e sulle diseconomie interne inerenti alle regole di votazione. La scuola di public choice ha studiato i meccanismi che presiedono all’operare del settore pubblico, con particolare riguardo alle regole di una costituzione fiscale che permetta ai soggetti di operare nella certezza dei loro obblighi e diritti verso lo Stato. Persuaso che nei Paesi capitalistici il settore pubblico si è accresciuto in modo pericoloso per la libertà individuale, Buchanan ha sostenuto la necessità di un patto sociale che consenta la riduzione dell’intervento pubblico mediante una ridefinizione dei diritti individuali. 1987 - SOLOW L’economista statunitense Robert Solow ha ricevuto il premio Nobel per il 1987 «per i suoi importanti lavori che, da una parte, hanno creato un quadro teorico nel quale i fattori della crescita economica possono essere discussi sia quantitativamente sia teoricamente e, dall’altra, hanno utilizzato tale quadro per la misurazione empirica del modo in cui i diversi fattori contribuiscono alla crescita economica». Robert M. Solow (1924), ha studiato all’Università di Harvard, ottenendo successivamente, nel 1957, la cattedra di economia al MIT. Presidente dell’Econometric Society nel 1964 e dell’American Economic Association nel 1979, ha ricoperto anche importanti incarichi operativi: è stato, tra l’altro, presidente del consiglio direttivo della Federal Reserve Bank di Boston, e consigliere economico dei presidenti Kennedy e Johnson. Di formazione keynesiana, ma fedele agli strumenti analitici neoclassici, Solow si è imposto all’attenzione del mondo accademico con due saggi dedicati alla stima del contributo dei fattori produttivi al prodotto nazionale (Un contributo alla teoria della crescita economica, 1956, e Progresso tecnico e funzione di produzione aggregata, 1957): in essi venivano indagate le relazioni matematiche fra la produzione e l’input dei fattori produttivi, giungendo alla conclusione che solo una piccola parte dell’aumento di prodotto può essere attribuita agli input di capitale e lavoro, poiché la crescita è determinata soprattutto dal progresso tecnico. Negli anni seguenti gli interessi di Solow si sono rivolti a temi più strettamente legati alla realtà: disoccupazione e inflazione, risparmio, sviluppo in condizioni di stabilità, economia delle risorse non riproducibili, disavanzo pubblico. Le sue opere più conosciute sono: Teoria del capitale e tasso di rendimento (1964), La teoria della crescita (1969), e Programmazione lineare e analisi economica (1958), quest’ultima scritta in collaborazione con Samuelson. 1988 - ALLAIS Nel 1988 il premio Nobel per l’economia è stato assegnato a Maurice Allais, il primo francese insignito del riconoscimento, «per i suoi lavori pionieristici sulla teoria dei mercati e l’utilizzazione efficace delle risorse». Maurice Allais (1911) è stato allievo dell’Ecole Polytechnique, dal 1947 al 1968 insegnante di economia all’Istituto di statistica dell’Università di Parigi, poi, dal 1967 al 1970, ha insegnato all’Istituto di alti studi internazionali di Ginevra. Legato alla scuola neoclassica, Allais ha dato un notevole contributo allo sviluppo dell’economia matematica. Sulla base delle configurazioni paretiane di equilibrio in un sistema di concorrenza perfetta, ha dimostrato che solo il mercato è in grado di conseguire condizioni di efficienza. Ha inoltre sviluppato ricerche sulla teoria quantitativa della moneta, giungendo a conclusioni in parte simili a quelle della scuola monetarista. Nei numerosi campi da lui indagati non si è limitato alle analisi teoriche, ma ha sempre cercato di verificare le sue ipotesi impiegando strumenti statistici. Tra le opere principlai: Trattato di economia pura (1943), Il ruolo del capitale nello sviluppo economico (1963), Le condizioni dell’efficienza (1969), Inflazione, distribuzione del reddito e indicizzazione (1976), Condizioni monetarie di un’economia di mercato (1987). 1989 - HAAVELMO Il Nobel 1989 è stato assegnato al norvegese Trygve Haavelmo, per la «sua elaborazione dei principi fondamentali della probabilità applicati alla metodologia econometrica e per le sue analisi delle strutture economiche simultanee». Trygve Haavelmo (1911-1999), già allievo a Oslo di Ragnar Frisch (primo premio Nobel per l’economia nel 1969) e suo assistente all’Istituto di economia sociale, si trasferisce nel 1941 negli Stati Uniti, all’Università di Harvard, dove elabora la tesi L’approccio probabilistico in econometria, in cui propone nuovi metodi statistici per valutare i modelli economici usati per descrivere e prevedere la realtà. Tornato in Norvegia, diventa nel 1948 titolare della cattedra di economia all’Università di Oslo. I contributi di Haavelmo degli anni ’40, per i quali è stato premiato, sono rivolti a dimostrare che le teorie economiche possono essere verificate su base statistica, valutando simultaneamente tutte le relazioni presenti in un modello teorico. Nel 1954 ha pubblicato Teoria dell’evoluzione economica, in cui le impegnative problematiche della disuguaglianza economica vengono indagate nella loro complessità. Notevoli i suoi contributi originali nei diversi campi dell’economia, tra cui ricordiamo l’analisi statistica della domanda, la teoria dello sviluppo economico, il moltiplicatore keynesiano di un bilancio in pareggio, la misura della propensione al consumo, le teorie del benessere. 1990 - MARKOWITZ, MILLER e SHARPE Il premio Nobel 1990 per l’economia è stato conferito agli americani Markowitz, Miller e Sharpe, «pionieri dell’economia finanziaria e dell’economia societaria». In particolare, Harry Markowitz è stato premiato per lo sviluppo della teoria delle scelte di portafoglio, Merton Miller per il contributo alla teoria della finanza aziendale, William Sharpe per lo studio della formazione dei prezzi relativi ai patrimoni finanziari. Harry Markowitz (1927), docente alla City University di New York, ha dato contributi fondamentali alla teoria della diversificazione del portafoglio, che riguarda le modalità secondo cui gli investitori ripartono la propria ricchezza fra azioni, titoli, immobili e moneta. Essi cercano di ottenere alti rendimenti dagli investimenti, in condizioni di incertezza e di avversione al rischio. Le attività più rischiose vengono detenute solo se il loro rendimento è abbastanza alto. Il rischio dell’investimento diminuisce quando gli operatori diversificano le scelte fra attività i cui prezzi siano almeno in parte fra loro indipendenti. I contributi di Markowitz sono importanti anche in tema di programmazione matematica: nel 1952 in Portfolio Selection offre una spiegazione del mix ideale fra azioni e obbligazioni nei portafogli dei risparmiatori: essi cercano di ottenere una soddisfacente combinazione di redditività attesa e di rischio, strutturando opportunamente il loro patrimonio. In Portfolio Selection: Efficient Diversification of Investments (1970) viene sviluppato un metodo per scegliere portafogli efficienti, scartando quelli inefficienti. Merton Miller (1923-2000), docente all’Università di Chicago, ha approfondito le conseguenze dell’efficienza dei mercati finanziari sulle decisioni di impresa. In alcuni importanti saggi scritti in collaborazione con Franco Modigliani (premio Nobel 1985) ha elaborato la teoria secondo cui i finanziamenti che affluiscono all’impresa non dipendono dal rapporto fra azioni e obbligazioni emesse dalla stessa. Nel 1961 ha analizzato le relazioni tra politica dei dividendi, crescita dell’impresa e valore delle azioni (Dividend Policy, Growth and the Valuation of Shares), enunciando il teorema Modigliani-Miller, relativo agli effetti sui sistemi finanziari dell’emissione di titoli e della richiesta di capitali. Notevoli sono pure i suoi contributi in materia di effetti delle imposte sui comportamenti sociali. William Sharpe (1934), docente all’Università di Stanford, è noto soprattutto per aver elaborato un modello CAPM (Capital Asset Pricing Model) che utilizza uno schema probabilistico per prevedere il rendimento delle attività finanziarie, sulla base di aspettative calcolate tenendo conto di tutte le informazioni disponibili. Il modello sviluppa in modo pratico l’assunzione che la diversificazione del portafoglio riduce il rischio dei risparmiatori, e alla sua facile applicabilità deve la sua grande diffusione. Nel 1981 Sharpe ha pubblicato Investments, un saggio molto noto sia agli operatori finanziari, sia agli studiosi. Importanti anche i suoi contributi alla teoria economica dei calcolatori. 1991 - COASE Il Nobel 1991 è stato assegnato all’economista statunitense di origine inglese Ronald Coase, «per la scoperta e l’analisi dei costi di transazione e dei diritti di proprietà, rivelatesi altamente significative in un contesto interdisciplinare». Ronald Coase (1910), dopo la laurea conseguita nel 1951 a Londra, si è trasferito negli Stati Uniti, insegnando dapprima all’Università della Virginia e poi, dal 1964, all’Università di Chicago. Le sue ricerche, fondate sulla considerazione degli aspetti giuridici dei fenomeni economici, hanno dato «un forte impulso alle scienze giuridiche, alla storia dell’economia e alla teoria dell’organizzazione». Innovativi i suoi contributi allo studio del comportamento dell’impresa: mentre la teoria tradizionale si era soffermata soltanto sui costi di produzione, Coase sin dai suoi primi lavori ha posto in luce il ruolo dei costi di transazione dell’impresa, cioè i costi sostenuti per acquisire le informazioni necessarie alla produzione e alla vendita dei beni. Grazie al fatto che l’impresa è un’organizzazione gerarchica, in cui le scelte fondamentali sono assunte dai vertici decisionali, i costi di transazione possono essere notevolmente ridotti. Ciò consente di realizzare notevoli risparmi sui costi organizzativi e di garantire l’efficiente funzionamento della gestione. Ma le relazioni economiche delle imprese implicano una serie di problemi giuridici, che vanno attentamente considerati accanto a quelli economici. L’analisi è stata successivamente estesa alle famiglie e alle istituzioni del settore non profit. I suoi studi hanno portato all’elaborazione del teorema di Coase, relativo alla allocazione delle risorse nei mercati concorrenziali, sulla cui base si sono sviluppate la teoria economica dei diritti di proprietà e la teoria economica delle giustizia, che hanno aperto nuovi e promettenti filoni di ricerca. 1992 - BECKER L’economista statunitense Gary Becker è stato premiato nel 1992 «per aver applicato il principio di razionalità, ottimizzando il comportamento in aree nelle quali i ricercatori avevano in passato ritenuto che il comportamento fosse addirittura irrazionale». Gary S. Becker (1930), professore all’Università di Chicago, di orientamento liberista, ha applicato i principi neoclassici (secondo cui i soggetti si comportano in modo da massimizzare la loro utilità) a numerose attività anche non economiche, come il comportamento di una coppia di coniugi nel programmare il numero dei figli o nel ripartire il tempo fra il lavoro e il divertimento. Nel libro Human Capital (1964) ha studiato la famiglia come se fosse un’impresa in cui l’investimento nell’istruzione dei figli è paragonabile alle decisioni aziendali in tema di investimento in nuovi macchinari. La famiglia viene studiata come se fosse un’impresa in miniatura, a cui si possono applicare le leggi dell’economia. Nel corso degli anni ’70 ha approfondito il comportamento umano nel mercato del matrimonio, considerandolo come un contratto stipulato fra due soggetti intenzionati a massimizzare il proprio benessere sociale ed economico, oltre a quello morale e spirituale. Gli strumenti dell’analisi economica si possono applicare anche al comportamento criminale, che risponde al criterio della massimizzazione dell’utilità, consistente nel bilancio fra il valore del bottino e il rischio di essere scoperto e condannato. 1993 - FOGEL e NORTH Il Nobel 1993 per l’economia è stato conferito agli statunitensi Robert Fogel e Douglass North, pionieri della “cliometria” (da Clio, musa della storia, e metria, misura), «per aver rinnovato la ricerca in storia economica, mediante l’applicazione della teoria economica e dei metodi quantitativi ai cambiamenti economici e istituzionali». Robert W. Fogel (1926), docente all’Università di Chicago, è uno dei fondatori, insieme a North, della “nuova storia economica”, caratterizzata dall’uso della statistica nello studio degli eventi del passato. Nel suo libro più noto, Rail Roads and American Economic Growth (1972), ha cercato di dimostrare che le ferrovie non sono state un importante fattore di sviluppo degli Stati Uniti, simulando quello che sarebbe avvenuto se, al posto delle strade ferrate, fosse stata costruita una rete di canali. È questa un’applicazione dell’analisi controfattuale, consistente nel valutare gli effetti di una possibile alternativa a un certo fatto storico. Nel libro (molto criticato) Time on the Cross: the Economics of American Negro Slavery (1974) ha sostenuto la bontà del sistema schiavistico negli Stati americani del Sud, come metodo efficiente di produzione. Douglass C. North (1920), docente di storia economica alla Washington University di St. Louis, si è occupato a lungo dei problemi dello sviluppo economico negli Stati Uniti e in Europa. Nel libro Structure and Change in Economic History (1981) ha sostenuto che i cambiamenti strutturali dell’economia dipendono dall’evoluzione dei diritti di proprietà, su cui si fonda l’iniziativa economica. Nel più recente libro Institution Change and Economic Performance (1990) ha indagato l’influenza del cambiamento istituzionale sui comportamenti e i rapporti individuali. 1994 - NASH, HARSANYI e SELTEN Il premio Nobel 1994 per l’economia è stato assegnato agli americani John Nash e John Harsanyi e al tedesco Reinhard Selten, «ricercatori che hanno dato contributi eminenti alla teoria dei giochi non cooperativi», che consentono la costruzione di modelli teorici utilizzati per l’analisi degli equilibri relativi a numerosi fenomeni economici e sociali. John F. Nash (1928), professore di matematica all’Università di Princeton, è stato premiato per la teoria nota come “equilibrio di Nash”, formulata nella sua tesi di dottorato scritta a 22 anni nel 1950; essa riguarda le decisioni di “giocatori” che effettuano scelte tenendo conto delle scelte degli altri, senza però giungere ad alcun accordo fra loro (scelte non cooperative). La vita di Nash è stata molto condizionata dalla sua malattia mentale, che lo ha portato a un continuo alternarsi tra ricoveri in ospedali psichiatrici e periodi più tranquilli in cui poteva dedicarsi all’attività di insegnamento e di studio. John C. Harsanyi (1921-2000), di origine ungherese, a partire dal 1964 ha insegnato all’Università di Berkeley in California. Ha approfondito le applicazioni della teoria dei giochi, che consente di studiare il risultato delle decisioni interdipendenti di soggetti razionali. Tale teoria risulta rilevante nei campi più svariati ed è ora applicata in ricerche diverse: dall’economia alla biologia, dalla scienza della politica alla psicologia. Reinhard Selten (1930), professore di economia a Bonn, è stato premiato per le sue ricerche sulla teoria dei giochi non cooperativi applicata ai mercati di oligopolio. I suoi studi hanno migliorato le applicazioni della teoria di Nash alle diverse forme di mercati non concorrenziali. 1995 - LUCAS Il Nobel 1995 è stato assegnato all’economista americano Robert Lucas «per aver sviluppato e applicato le ipotesi di previsioni razionali, e aver approfondito la nostra visione della politica economica». Robert E. Lucas (1937), professore dal 1975 all’Università di Chicago, è il fondatore della teoria delle aspettative razionali: essa presuppone che gli agenti economici utilizzino nel miglior modo possibile tutte le informazioni disponibili, rivedendo costantemente le loro previsioni al sopraggiungere di nuove informazioni. Se gli operatori economici agiscono in base alle stesse informazioni di cui dispongono i responsabili della politica economica, sarà facile anticipare ogni mossa dei governi, vanificandola nella sostanza. Questa teoria porta alla conclusione che qualsiasi politica macroeconomica (politica monetaria, politica di bilancio, ecc.) è inefficace. Questo studioso ha anche radicalmente criticato i modelli econometrici impiegati nelle decisioni di politica economica, in quanto le relazioni fra variabili non sono stabili, ma cambiano in funzione delle politiche economiche e delle reazioni degli operatori. 1996 - VICKREY e MIRRLEES Sono stati insigniti del premio Nobel 1996 per l’economia il canadese William Vickrey e il britannico James Mirrlees, per «il fondamentale contributo dato alla teoria economica degli incentivi nell’informazione asimmetrica», campo dell’economia che studia l’interazione reale e finanziaria in sistemi economici di mercato non concorrenziale. L’informazione si dice asimmetrica in quanto non tutti i soggetti conoscono esattamente la qualità dei beni scambiati, e quindi solo alcuni godono di un vantaggio informativo. William Vickrey (1914-1996), già professore alla Columbia University, ha studiato i diversi tipi di vendita all’asta e come queste si possono organizzare per generare efficienza economica. Un suo importante contributo del 1961 delineava i capisaldi della teoria delle aste, esaminando le condizioni sotto le quali i soggetti rivelano le proprie preferenze reali. Tale teoria è oggi largamente applicata nel campo della economia dell’informazione. James Mirrlees (1936), docente prima a Oxford e poi a Cambridge, ha ripreso gli studi di Vickrey, approfondendoli soprattutto con riguardo alle questioni fiscali: la sua ricerca sugli schemi ottimali di tassazione ha dato origine a una vasta letteratura riguardante la progettazione degli schemi impositivi più convenienti. Importanti sono stati anche i suoi contributi ad altri campi dell’economia, come la teoria dello sviluppo. 1997 - SCHOLES e MERTON Vincitori del Nobel 1997 sono risultati gli economisti americani Myron Sholes e Robert Merton, per le loro ricerche sulle valutazioni delle opzioni e dei derivati finanziari, che hanno portato alla scoperta di «una formula che migliaia di negoziatori e di investitori usano ogni giorno per valutare le opzioni nei mercati azionari di tutto il mondo». Myron S. Scholes (1941), docente alla Università di Stanford, ha elaborato nel 1973 con F. Black la formula per la valutazione del prezzo e del rischio di una opzione su azioni o altri titoli. La formula di Black e Sholes si è rivelata assai utile per la pratica degli affari in mercati ormai globalizzati e cresciuti in modo esponenziale negli ultimi anni. Robert C. Merton (1944), docente all’Università di Harvard, ha esteso l’applicazione della formula di Black e Scholes a tutti i tipi di contratti finanziari relativi ai derivati. Insieme a Scholes ha dato vita a due fra i maggiori fondi di investimento americani, prosperati anche grazie all’applicazione dei loro studi innovativi sui nuovi strumenti finanziari. 1998 - SEN Il Nobel è stato assegnato all’economista indiano Amartya Sen perché ha restituito agli studi «una dimensione etica, combinando nelle sue ricerche gli strumenti dell’economia e della filosofia morale», cercando sempre di coniugare le ragioni dello sviluppo con quelle dell’equità. Amartya Sen (1933) ha insegnato in università indiane (Jadaipur, Calcutta, Nuova Delhi), inglesi (Oxford, Cambridge) e americane (Stanford, Harvard). Ha dato contributi importanti in molti campi, dalla teoria dello sviluppo economico a quella della distribuzione del reddito, dedicando i suoi studi alla causa dei poveri del mondo; il suo indice sintetico di sviluppo umano – ISU, utilizzato dall’ONU – misura il benessere non solo in base alla crescita del reddito, ma tiene conto anche di altri importanti fattori sociali. Nei suoi scritti ha sostenuto che l’aiuto ai poveri non è solo un dovere morale, ma anche un ottimo affare per i Paesi ricchi. Per esempio, la concessione di microcrediti ai poveri può far nascere moltissime piccole attività, tali da consentire una buona remunerazione al capitale prestato. La sua analisi segnala l’urgenza di combattere le disuguaglianze delle società contemporanee: la stessa libertà individuale non può essere garantita al di sotto di certi livelli di benessere. Le sue opere più importanti sono: Scelta collettiva e benessere sociale (1971), La disuguaglianza economica (1973), Occupazione, tecnologia e sviluppo (1975), Povertà e carestie (1981). In quest’ultimo libro Sen sostiene che le carestie non hanno mai colpito Paesi democratici con un’opinione pubblica e una stampa libera: dove c’è democrazia e libertà è più facile fronteggiare queste emergenze. 1999 - MUNDELL Il premio Nobel 1999 è stato assegnato all’economista canadese Robert Mundell per le sue analisi sulla moneta e sul sistema monetario internazionale, che hanno dato «un contributo fondamentale alla teoria che detta le scelte concrete della politica monetaria nelle economie aperte». Robert A. Mundell (1932), docente alla Columbia University di New York, ha insegnato per anni anche in università italiane, come la John’s Hopkins di Bologna e l’Università di Siena. I suoi contributi teorici hanno costituito la base scientifica per la creazione della moneta unica europea, l’euro: egli ha infatti studiato come più Stati vicini possano creare un’area monetaria comune per affrontare con maggior stabilità gli shock monetari. Sulla scia di queste posizioni, Mundell ha anche proposto la creazione di una moneta unica mondiale. Di orientamento monetarista, ha formulato nel 1961 la teoria di Mundell-Fleming, che si applica all’analisi macroeconomica di economie aperte in presenza di politiche di controllo della domanda. È autore di testi molto noti, come Economia internazionale (1968). Nel 1996 ha pubblicato l’importante studio Inflazione e crescita in Cina. 2000 - McFADDEN e HECKMAN Il Nobel del 2000 per l’economia è stato attribuito ex-aequo a due studiosi americani, Daniel McFadden e James Heckman per i loro studi microeconometrici volti ad applicare i principi astratti dell’economia alla vita di ogni giorno. Essi hanno «sviluppato teorie e metodi ora molto diffusi nell’analisi statistica del comportamento di individui e nuclei familiari, di grande utilità sia per le scienze economiche sia per quelle sociali». Daniel L. McFadden (1937), docente all’Università della California a Berkeley, è stato premiato per aver sviluppato metodi innovativi per l’analisi dei dati statistici. Ha elaborato modelli per prevedere come, in base al reddito, all’età e al livello di istruzione, la gente decida di recarsi al lavoro scegliendo tra l’autobus, la metropolitana e l’auto. Il risultato di questi studi è stato usato con successo per progettare la rete viaria e telefonica dell’area urbana di San Francisco. McFadden ha indagato i processi motivazionali delle scelte economiche, ponendo le basi di una nuova “psicologia economica”; lui stesso in un’occasione ha affermato: «ho utilizzato la teoria economica dell’interesse personale, che guida il comportamento economico, per applicarla alle grandi decisioni della vita umana: quando ci si sposa, quanti figli avere, che lavoro scegliere». McFadden è l’economista che ha calcolato il costo economico del disastro ecologico della Exxon Valdez, la petroliera che nel 1989 si incagliò in Alaska disperdendo il greggio in una baia incontaminata. James J. Heckman (1944), docente all’Università di Chicago, ha elaborato metodi statistici per analizzare le scelte soggettive entro una definita gamma di alternative. I suoi metodi sono molto utilizzati per verificare l’efficacia dei programmi di formazione professionale, di assegnazione dei sussidi di disoccupazione e dei programmi di assistenza ai bambini. Heckman ha studiato il progresso delle popolazioni di colore degli USA, contribuendo a individuare le migliori politiche di intervento. Ha poi elaborato modelli di campionamento non casuale capaci di spiegare il comportamento di tutti i membri di una popolazione, essenziali per analizzare il significato delle politiche pubbliche. 2001 - AKERLOF, SPENCE e STIGLITZ Vincitori del Nobel 2001 sono stati gli economisti americani George Akerlof, Michael Spence e Joseph Stiglitz per i loro studi sull’informazione asimmetrica, ossia sul funzionamento dei mercati in cui alcuni soggetti dispongono di più informazioni di altri, con conseguenti distorsioni (come ad esempio nel caso dell’insider trading, cioè dell’amministratore di un’azienda che si avvale di informazioni riservate per guadagnare in borsa). L’economia dell’informazione, da loro fondata, evidenzia che l’economia neoclassica – che presuppone perfetta informazione di tutti i soggetti operanti sul mercato – presenta dei limiti, proprio perché l’informazione non è equamente distribuita fra tutti. George A. Akerlof (1940), laureatosi al MIT nel 1966, ha insegnato ad Harvard, alla London School of Economics e, a partire dal 1980, all’Università di Berkeley in California. Ha dato contributi importanti sulla teoria dei giochi e sui problemi della disoccupazione e dell’inflazione, occupandosi soprattutto del comportamento dei mercati. Michael A. Spence (1943), laureatosi ad Harvard nel 1972 divenendovi successivamente docente, dal 1990 insegna a Stanford. Si è occupato soprattutto di politiche antitrust, investimenti e strategie per affrontare i cambiamenti del mercato; un altro importante ramo dei suoi studi riguarda l’analisi delle imperfezioni del libero mercato. Joseph Stiglitz (1943), laureatosi al MIT nel 1967, ha insegnato a Yale, Princeton, Oxford e Stanford; dal 2001 è docente alla Columbia University di New York. Dal 1997 al 1999 Stiglitz è stato consigliere economico della Casa Bianca e, successivamente, vicepresidente della Banca Mondiale, carica che ha abbandonato nel 2000, quando si è dimesso per protestare contro la scarsa efficienza degli aiuti ai Paesi poveri. 2002 - KAHNEMAN e SMITH Il premio Nobel per l’economia del 2002 è stato attribuito ancora a due americani (benché Kahneman sia di origini israeliane) per le loro ricerche sperimentali di psicologia economica. Daniel Kahneman (1934), docente a Princeton, è stato premiato per «aver integrato la ricerca psicologica nella scienza economica, soprattutto per quanto riguarda il processo decisionale in condizioni di incertezza». In un recente studio dedicato ai pregiudizi che complicano il raggiungimento del prezzo di equilibrio, ha sostenuto che gli investitori donna conseguono risultati migliori dei maschi. Vernon L. Smith (1927), docente di economia e diritto alla Georges Mason University, ha ricevuto il premio Nobel «per aver stabilito esperimenti di laboratorio come strumento di analisi economica empirica, specialmente nello studio dei meccanismi alternativi di mercato», dimostrando che le dinamiche psicologiche non sono sempre conformi alle scelte dettate dalla pura razionalità. 2003 - GRANGER e ENGLE Il Nobel per il 2003 è stato assegnato all’americano Robert Engle e al britannico Clive Granger «per i nuovi metodi d’analisi delle serie temporali con volatilità stagionale, e per i metodi d’analisi delle serie storiche con una tendenza comune (cointegrazione)». Robert F. Engle (1942), docente all’Università di New York, ha elaborato modelli diventati poi strumenti indispensabili sia per i ricercatori, sia per gli analisti dei mercati finanziari, che li utilizzano per stabilire il valore delle attività economiche e per valutare il rischio dei portafogli finanziari, usando attività finanziarie come le opzioni. Clive W.J. Granger (1934), docente all’Università di California, ha messo a punto un metodo largamente usato per analizzare le relazioni fra le serie di dati, in modo da scoprirne le tendenze di fondo e i rapporti di causalità. Le sue scoperte hanno notevolmente migliorato le capacità previsive dei modelli econometrici. 2004 - KYDLAND e PRESCOTT Sono risultati vincitori del Nobel 2004 per l’economia Finn Kydland, americano di origine norvegese, ed Edward Prescott, americano, «per i loro fondamentali contributi alla macroeconomia dinamica, allo studio della coerenza temporale della politica economica e delle forze che determinano i cicli economici, oltre che alla politica monetaria e fiscale di molti Paesi». Per il loro contributo teorico questi due economisti sono ritenuti tra i maggiori ispiratori della nascita della Banca Centrale Europea. Finn E. Kydland (1943), professore di economia all’Università di California, ha pubblicato nel 1977, insieme a Prescott, uno studio che, osservando le cause che hanno determinato gli alti tassi di inflazione registrati negli anni ’70 nelle economie occidentali, ha cercato di dimostrare che le regole vincolanti di politica economica e monetaria sono da preferire alle regole flessibili, in quanto percepite come credibili dagli operatori, che agiscono in base alle aspettative razionali. Vanno quindi bandite tutte le misure che tendono a perseguire obiettivi di breve periodo, a favore di politiche di crescita di lungo periodo. Le autorità monetarie devono essere indipendenti dal potere politico e operare in base a meccanismi istituzionali in modo che, una volta deciso un certo obiettivo, lo si raggiunga nel modo più efficiente. Edward C. Prescott (1940), professore di economia all’Arizona State University, ha pubblicato insieme a Kydland studi fondamentali in diversi settori dell’economia, soprattutto nel campo della politica monetaria; nelle sue argomentazioni fondamentalmente sostiene l’inefficacia degli stimoli di natura pubblica di stampo keynesiano. I contributi di Prescott sulla dinamica dei cicli economici hanno profondamente influenzato le analisi successive, come pure gli studi di politica fiscale a sostegno della tesi che le tasse non devono essere usate a fini redistributivi. La sua ricerca ha ampiamente influenzato i comportamenti delle banche centrali e le politiche monetarie di molti Paesi. 2005 - AUMANN e SHELLING Il Nobel 2005 per l’economia è stato assegnato all’israeliano Robert Aumann e all’americano Thomas Shelling per il contributo dato alla comprensione dei meccanismi operanti nel commercio e negli affari attraverso la teoria dei giochi, capace di «spiegare conflitti economici come le guerre commerciali e le guerre dei prezzi, così come le ragioni per cui alcune comunità ottengono maggiori successi da risorse comuni». I risultati della loro ricerca sono attualmente applicati «alle politiche di disarmo e sicurezza, all’analisi della formazione dei prezzi come pure ai negoziati politici ed economici». Robert J. Aumann (1930), ebreo nato in Germania, si è rifugiato nel 1938 negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo, trasferendosi nel 1956 in Israele. Docente alla Hebrew University di Gerusalemme, si è dedicato sia agli studi teorici, occupandosi soprattutto della formalizzazione matematica del concetto di probabilità soggettiva, sia alle applicazioni concrete della teoria dei giochi, con particolare riguardo alle situazioni conflittuali, fornendo contributi essenziali alla comprensione dei meccanismi atti a risolvere le battaglie commerciali ed economiche, applicabili anche alla soluzione dei conflitti internazionali. Ha esplorato campi nuovi di analisi, come quello dei “giochi ripetuti all’infinito”, per capire come i risultati positivi ottenuti con una certa strategia possono essere conservati nel tempo. Thomas C. Schelling (1921) ha insegnato all’Università di Harvard per passare successivamente all’Università del Maryland. La sua carriera è iniziata lavorando al Piano Marshall, che contribuì alla ricostruzione dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale; nel periodo della guerra fredda ha applicando la teoria dei giochi alla sicurezza globale e agli accordi per il disarmo, contribuendo così alla limitazione della proliferazione nucleare. Applicando la stessa teoria ai problemi della sicurezza, ha spiegato come gli arsenali atomici posseduti da Stati Uniti e Russia divennero un fattore deterrente per il loro impiego dopo lo scoppio della bomba atomica a Hiroshima nel 1945. Si è dedicato poi allo studio del terrorismo, delle questioni ambientali e della criminalità organizzata. Negli ultimi anni ha approfondito lo studio delle situazioni di conflitto, basando le sue analisi sui negoziati in atto connessi ai grandi temi della politica internazionale.