Capitolo 1- Il concetto di stress e di rischio da stress
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Capitolo 1- Il concetto di stress e di rischio da stress
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI L’AQUILA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA Corso di Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia Dipartimento MISP Cattedra di Medicina del Lavoro TESI DI LAUREA STRESS LAVORO CORRELATO: EVIDENZE IN CAMPO VALUTATIVO Relatore Prof. Antonio Paoletti Laureanda Giorgia Murri Anno Accademico 2009 / 2010 1 STRESS LAVORO CORRELATO: EVIDENZE IN CAMPO VALUTATIVO Indice Premessa ......................................................................... pag. 3 Introduzione .................................................................... pag. 5 Capitolo 1 - Il concetto di stress lavoro correlato Introduzione ………………………………………… ..... 1.1 Lo stress ………………………………………… ..... 1.2 Il concetto di rischio da stress lavoro correlato .......... 1.3 Stress strain, bournout e mobbing ............................ pag. 7 pag. 11 pag. 15 pag. 18 Capitolo 2- Esempi di alcune categorie lavorative sottoposte maggiormente a stress 2.1 Gli Operatori sanitari ................................................. 2.2 I Lavoratori a turni ..................................................... 2.3 I Lavoratori atipici e gli impiegati nei call center ...... 2.4 Gli Insegnanti .............................................................. 2.5 Le Forze dell‟ordine ................................................... pag. 28 pag. 30 pag. 33 pag. 37 pag. 40 Capitolo 3 - Esempi di alcune patologie correlate allo stress lavorativo 3.1 Cardiopatie ................................................................. 3.2 Disordini gastrointestinali .......................................... 3.3 Disordini muscoloscheletrici ..................................... 3.4 Disordini psichici ....................................................... 3.5 Disordini neuroimmunitari ......................................... 3.6 Disturbi del sonno ...................................................... pag. 43 pag. 46 pag. 48 pag. 50 pag. 54 pag. 56 2 Capitolo 4 - Valutazione dello stress nei luoghi di lavoro 4.1 Valutazione oggettiva ................................................ pag. 59 4.2 Valutazione soggettiva ............................................... pag. 79 4.2.1 Aspetti da considerare nella somministrazione di interviste/questionari .............................................. pag. 90 4.3 Misura degli effetti dello stress negli ambienti lavorativi 4.3.1 Misure di performance .................................... pag. 91 4.3.2 Misure fisiologiche ......................................... pag. 92 4.3.3 Studio epidemiologico .................................... pag. 99 Capitolo 5 - Esperienza personale: confronti fra metodi applicati in differenti realtà operative 5.1 Criteri alla base della valutazione preliminare ......... pag. 107 5.2 Iter del processo valutativo c/o la società di telecomunicazioni ..................................................... pag. 107 5.3 Valutazione delle mansioni nell‟azienda di telecomunicazioni ..................................................... pag. 111 5.4 Valutazione delle mansioni nell‟azienda farmaceutica presa a confronto .............................. pag. 113 5.5 Evidenze dello studio comparato aziendale .............. pag. 117 5.6 Azioni già intraprese nelle aziende per il contenimento dello stress .......................................... pag. 118 Capitolo 6 - Correzione e prevenzione dello stress 6.1 La normativa europea ............................................... pag. 120 6.2 La normativa italiana: il nuovo Testo Unico ............ pag. 122 6.3 Sorveglianza del lavoratore e idoneità al lavoro ...... pag. 126 Conclusioni .................................................................................. pag. 132 Allegati ......................................................................................... pag. 136 Bibliografia 3 Premessa Il presente lavoro di studio sullo stress lavoro correlato si compone di tre parti, la prima di tipo descrittivo, la seconda di tipo sperimentale e l‟ultima parte a conclusione del lavoro. Nella parte descrittiva è introdotto il tema di studio ed il concetto di rischio da stress con un particolare approfondimento sui temi del mobbing e del burnout. Quest‟ultime sono condizioni sempre più frequenti in virtù dei cambiamenti socio-economici ed organizzativi del mondo industrializzato che hanno contribuito a modificare lo scenario del lavoro e creato le premesse per lo sviluppo di condizioni di logorio psicofisico favorendo così il verificarsi di questi fenomeni. Nella prima parte inoltre sono esaminate anche le patologie che più frequentemente si correlano allo stress e le categorie lavorative che sono maggiormente esposte a rischio. Nella parte sperimentale invece, viene studiata la metodologia da applicare nel processo di valutazione dello stress, grazie anche allo studio degli ultimi documenti pubblicati a riguardo dall‟ ISPESL e dal Coordinamento Tecnico Interregionale della Prevenzione nei Luoghi di Lavoro. La metodologia valutativa è applicata ad un caso concreto, ovvero allo studio della realtà aziendale operante nel campo delle telecomunicazioni satellitari, questo anche grazie al confronto con i risultati ottenuti, applicando il medesimo metodo sperimentale, dall‟analisi del rischio stress effettuato in un‟altra realtà aziendale diversa sul piano produttivo. Pertanto lo scopo della sperimentazione è quello di studiare, mediante il raffronto pratico con la realtà aziendale, quali siano le metodologie migliori utilizzabili nella valutazione del rischio stress, visto che questo è un tema ancora molto dibattuto anche per via dei numerosi rinvii 4 dell‟entrata in vigore del D.Lgs n 81/08, attualmente rinviata al 31/12/2010. Nella parte ultima di conclusione sono commentati i risultati ottenuti con lo studio empirico sperimentale, evidenziandone le problematiche e la necessità di approfondire, oltre allo studio oggettivo del problema, quello soggettivo che è in via di sperimentazione e sarà effettuato durante il corso dell‟anno. In ultimo si tracceranno le prospettive future in tema di valutazione del rischio stress lavoro correlato, con l‟auspicio che negli anni avvenire si facciano passi in avanti su questo tema che è in veloce evoluzione ed è sempre più attuale. 5 Introduzione La nozione di salute da proteggere sul lavoro, i rischi che essa corre nell'ambiente di lavoro e la valutazione di questi ultimi sono tre temi che hanno ricevuto, nel decreto legislativo n. 81/2008 come rivisto dal decreto n. 106/2009, una significativa rivisitazione, dando a tutti i datori di lavoro qualche certezza in più sulla sicurezza ma imponendo anche nuove azioni da progettare e da realizzare. L'ampia nozione di salute (stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un'assenza di malattia o d'infermità ) formalmente assunta nel nostro sistema normativo per la prima volta attraverso il decreto n. 106 (art. 4, co. 1, lett. o), richiede, implicitamente, al datore di lavoro pubblico ed al suo staff (in particolare al Servizio di prevenzione) e a tutta la restante organizzazione, di orientare attività, competenze e strumenti per la sicurezza sul lavoro in modo innovativo. L‟approvazione del D.Lgs. 81/08 in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro, introduce l‟obbligo di valutazione dello stress lavoro correlato in tutte le aziende secondo i contenuti dell‟Accordo Interconfederale per il recepimento dell‟accordo quadro europeo sullo stress lavoro-correlato concluso l‟8 ottobre 2004 tra UNICE/UEAPME, CEEP E CES – 9 giugno 2008. Di conseguenza, il problema dello stress lavoro-correlato richiede, secondo l‟accordo, un'analisi sull'eventuale inadeguatezza nella gestione dell'organizzazione e dei processi di lavoro (in particolare: disciplina dell'orario di lavoro, grado d‟ autonomia, corrispondenza tra le competenze dei lavoratori ed i requisiti professionali richiesti, carichi di lavoro), delle condizioni di lavoro e ambientali (esposizione a comportamenti illeciti, rumore, calore, sostanze pericolose ecc.), della comunicazione (ad esempio, incertezza in ordine alle prestazioni richieste, alle prospettive di impiego o ai possibili cambiamenti) e dei 6 fattori soggettivi (come tensioni emotive e sociali, sensazione di non poter far fronte alla situazione, percezione di mancanza di attenzione nei propri confronti). L'Accordo fornisce, così, parecchie idee per affrontare, anche in ambito pubblico, una problematica che, al di là di banalizzazioni spesso affioranti quando si discute di questi temi, rappresenta un fenomeno sociale di vaste dimensioni sociali visto che l'European Foundation for the Improvement of Living & Working Conditions, già nel 2007, segnalava che la fenomenologia in esame è da considerare tra le cause più comuni di malattia per oltre 40 milioni di lavoratori con particolari punte in talune amministrazioni pubbliche europee. Hans-Horst Konkolewsky, direttore dell‟Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ha dichiarato: “Nell‟UE, lo stress legato all‟attività lavorativa è il secondo problema di salute più diffuso sul posto di lavoro, dopo il mal di schiena, che colpisce quasi un terzo dei lavoratori dell‟UE con un costo introduzione annuale di almeno 20 miliardi di euro. Esistono però delle soluzioni. L‟obiettivo è di aumentare la conoscenza delle dimensioni del problema e delle sue cause e soprattutto, di indicare le possibili soluzioni”.1 1 European Agency for Safety and Health at Work, 2002. 7 Capitolo 1- Il concetto di stress lavoro correlato Introduzione L‟attenzione del mondo scientifico sullo stress in ambito lavorativo risale agli anni „60 e, in diversi Paesi per lo più anglosassoni, da lungo tempo questo problema è oggetto di attenzione da parte soprattutto delle grandi aziende. Ciononostante in Italia, lo stress sul lavoro è stato considerato da molti, fino a poco tempo fa, un "rischio emergente", anche se, in effetti, di "emergente" c‟è solo il fatto che attualmente è preso in considerazione alla stregua degli altri rischi. In realtà, questo tipo di rischio c‟è sempre stato, in quanto è insito in ogni relazione uomo-lavoro, ma non era preso in considerazione come un problema di salute dei lavoratori, né era considerato come un problema dell‟organizzazione lavorativa. Negli ultimi anni fortunatamente anche in Italia sono stati fatti passi avanti rispetto al riconoscimento "ufficiale" delle problematiche connesse a questo fattore. Infatti, il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 (PSN) ha riconosciuto, accanto alle patologie da rischi noti, le patologie da rischi emergenti tra le quali si rilevano le " patologie da fattori psico-sociali associate a stress " e gli " effetti sulla salute dei fattori organizzativi del lavoro ". In ultimo, in Italia il D.Lgs. n. 81/20082 la cui entrata in vigore dopo alcune proroghe è prevista per il 31 dicembre 2010, in sostituzione al precedente Testo Unico sulla sicurezza, ha definitivamente sancito la regolamentazione della sicurezza sul lavoro includendo anche quella relativa allo stress lavoro-correlato. 2 Per Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (noto anche come TUSL, acronimo con cui per brevità viene spesso citata la normativa) si intende, nell'ambito del diritto italiano, l'insieme di norme contenute nel Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 che - in attuazione dell'articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123 - ha riformato, riunito ed armonizzato, abrogandole, le disposizioni dettate da numerose precedenti normative in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro succedutesi nell'arco di quasi sessant'anni, al fine di adeguare il corpus normativo all'evolversi della tecnica e del sistema di organizzazione del lavoro. 8 Il problema dello stress occupazionale ha assunto perciò una crescente importanza nell‟ultimo decennio, incrementando così l‟attenzione di ricercatori e studiosi appartenenti a diverse discipline in particolare medicina, psicologia, ergonomia, sociologia e organizzazione del lavoro. Esso nei più recenti studi effettuati dalla Fondazione Europea per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro3 è risultato al primo posto, con quelli muscolo-scheletrici, tra i problemi denunciati dai lavoratori. Le maggiori organizzazioni internazionali quali WHO, ILO, NIOSH, EURUF, HSE, OSHA-EU4, hanno pubblicato numerosi articoli e linee guida da cui si evince l‟importanza di questo problema. Si è evidenziato infatti come lo stress lavoro-correlato interessi quasi un lavoratore europeo su quattro, in Europa cioè oltre 40 milioni di persone soffrono di stress sul lavoro, mentre il costo finanziario dei problemi correlati allo stress lavorativo nella Unione Europea ammonta a circa 20 miliardi di euro l‟anno. Basti pensare al semplice fatto che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuta allo stress. Sono sempre più numerose le persone colpite da problemi di stress sul luogo di lavoro. Il fenomeno infatti è incrementato molto negli ultimi anni per vari motivi quali: innovazioni apportate alla progettazione, all‟organizzazione e alla gestione del lavoro; precarietà del lavoro; 3 La Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro è un organo tripartitico dell'Unione che è stato istituito nel 1975 allo scopo di contribuire alla pianificazione e alla messa in atto di migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa. Più concretamente, essa valuta e analizza le condizioni di vita e di lavoro; fornisce pareri autorizzati e consigli ai responsabili e principali attori della politica sociale; contribuisce al miglioramento della qualità di vita; tiene conto delle evoluzioni e tendenze, in particolare quelle che determinano cambiamenti sociali. 4 World Health Organization, International Labour Organization, The National Institute for Occupationl Safety and Health, European Union Road Federation, Health Service Executive, Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute. 9 aumento del carico di lavoro e del ritmo di lavoro; elevate pressioni emotive esercitate sui lavoratori; violenza e molestie di natura psicologica (mobbing); scarso equilibrio tra lavoro e vita privata. Per questi motivi, lavoratori predisposti che non abbiano sviluppato i necessari processi adattativi alle situazioni stressanti possono andare incontro a stress. Lo stress sul lavoro può colpire chiunque a qualsiasi livello, è indipendente dalla tipologia di contratto o di rapporto di lavoro, e interessa lavoratori d‟aziende d‟ogni dimensione, oltre che liberi professionisti e impiegati statali. Questo non significa però che tutti i luoghi di lavoro e tutti i lavoratori ne sono necessariamente interessati, dunque è necessario tener conto delle varie caratteristiche dei lavoratori. Bisogna inoltre sottolineare il fatto che non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress lavoro-correlato ma che, di contro, lo stress che ha origine fuori dall‟ambito di lavoro può condurre a cambiamenti nel comportamento e ad una ridotta efficienza sul lavoro. Possiamo comunque affermare con sicurezza che lo stress sia onnipresente e insopprimibile nella moderna società industriale, salvo ovviamente l‟attuazione di programmi di prevenzione e di sostegno a favore del lavoratore. Le conoscenze scientifiche espongono con chiarezza che lo stress può costituire una condizione di rischio per la salute del lavoratore, qualora l‟individuo non sia in grado o non sia messo nelle condizioni di farvi fronte adeguatamente. La letteratura documenta che lo stress è implicato, mediante diversi meccanismi fisio-patologici e psico-relazionali, nella patogenesi di numerosissime disfunzioni e patologie acute e croniche. Gli apparati maggiormente colpiti sono quello cardiovascolare, 10 gastrointestinale, neuropsichico, cutaneo, endocrino, metabolico e immunologico. Lo stress promuove anche la degenerazione neoplastica cellulare oltre ad avere conseguenze negative sulle relazioni familiari e sociali. Pertanto lo stress influisce sulle condizioni di salute del lavoratore, su quelle dell‟azienda e quindi sull‟economia in generale. Le ripercussioni dello stress personale a livello aziendale genereranno: assenteismo; frequente avvicendamento del personale; problemi disciplinari; violenza e molestie di natura psicologica; riduzione della produttività; errori e infortuni; aumento dei costi d‟indennizzo o delle spese mediche; Tutto questo rende evidente come il problema dello stress lavoro correlato sia importante non solo per la tutela della salute e della sicurezza del lavoratore, ma anche per la tutela dell‟azienda., assumendo così una grande rilevanza soprattutto in questo periodo di crisi dei mercati mondiali. 11 1.1 Lo stress Un ostacolo alla corretta comprensione del fenomeno stress lavoro correlato e dei problemi organizzativi, relazionali ed individuali associati è rappresentato dal termine stesso e dal modo con cui molti lo intendono (o fraintendono). Nel linguaggio comune il termine stress infatti, è spesso utilizzato per indicare sia la causa del malessere sia il suo effetto, ossia il malessere stesso. Per questo motivo, per evitare equivoci si è cercato di definire il concetto di stress come: “Una reazione aspecifica dell‟organismo a quasi ogni tipo di esposizione, stimolo e sollecitazione”5. “Reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando le richieste lavorative non sono commisurate alle capacità risorse o esigenze del lavoratore”6 “Uno stato psicologico che, oltre ad esserne parte, riflette un processo più ampio di interazione tra le persone ed il loro ambiente di lavoro. Ne consegue che la misurazione dello stress si deve basare essenzialmente su misure soggettive che si concentrano sul processo di valutazione, sull‟esperienza emotiva e sull‟interazione persona-ambiente "7 5 Hans Selye endocrinologo canadese che per primo elaborò la teoria della sindrome da stress o sindrome di adattamento, traendo ispirazione da un esperimento che prevedeva l‟inoculazione di vari estratti d‟organo in gruppi di topi. Il fisiologo canadese, osservando le reazioni che si verificavano nel primo gruppo di topi, ritenne di aver scoperto un nuovo ormone, ma successivamente si accorse che ogni gruppo presentava gli stessi sintomi (iperplasia ed ipertrofia del timo, atrofia della corticale del surrene, ulcere gastriche e duodenali). Da ciò dedusse che non era la sostanza in sé a determinare il corteo sintomatologico, ma l‟azione di inoculo e le frequenti manipolazioni cui i topi erano sottoposti; aveva così introdotto il concetto di stress, che inizialmente non possedeva un‟accezione negativa, stando a rappresentare semplicemente la risposta dell‟organismo davanti ad un evento . 6 National Institute for Occupational Safety and Health, NIOSH 1999. 7 Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute OSHA-EU. 12 “L‟esperienza d‟eventi spiacevoli o la percezione di distress e di cambiamenti negativi che si accompagnano ad una incapacità di affrontarli”8 Lo Stress è quindi una delle funzioni di cui l‟organismo umano dispone per fare fronte alle "pressioni" e alle "minacce" esterne e per adattarsi alle condizioni dell‟ambiente di vita, perciò è da intendersi come una componente essenziale del vivere. Tuttavia in determinate condizioni, le sollecitazioni che generano stress possono divenire eccessive fino al punto di non essere più sopportabili dalla persona, con conseguenze negative anche assai gravi per la salute dell‟individuo. Pertanto, se da un lato non è possibile evitare lo stress, è però anche indispensabile, in particolare sul lavoro, cercare, ogni volta che è possibile, di fare in modo che le condizioni di lavoro non presentino fattori stressanti importanti. Lo stress perciò si manifesta quando l‟organismo deve rispondere a stimoli esterni. Questa risposta consiste in un‟attivazione di sistemi biologici (psico-neuro-endocrini) che permettono di affrontare e risolvere la situazione in modo tale da evitare possibili conseguenze negative e permettere l‟adattamento nel caso in cui non sia possibile risolvere la situazione stressante. Distinguiamo pertanto uno stress positivo chiamato eustress, che ci rende capaci di adattarci positivamente alle situazioni, e uno stress negativo, chiamato distress quando la situazione stressante richiede uno sforzo di adattamento superiore alle nostre possibilità instaurando così un logorio progressivo che porta al deterioramento delle nostre difese psicofisiche. 8 S.Cohen et al. Psychological stress and antibody response to immunization- a critical review of the human literature. Psycosomatic medicine 2001. 13 Dal momento in cui il nostro organismo viene stimolato e deve rispondere a questa sollecitazione, esso mette in moto alcuni meccanismi specifici che stanno alla base dello stress, più precisamente in questa risposta si individua: a) una coppia “stimolo-risposta”; b) uno sforzo di adattamento per rispondere in modo adeguato ed efficace allo stimolo; c) un alto consumo “energetico” (psichico e fisico) per realizzare questo sforzo di adattamento; In base alle modalità con cui gli stimoli esterni si presentano all‟individuo, il nostro organismo risponderà in modo diverso e più precisamente attraverso due modalità distinte in: Stress acuto: quando gli eventi stressanti si presentano in modo acuto e la risposta dell‟organismo si gioca e/o si esaurisce nel giro di pochi minuti o di ore (ad esempio una notizia luttuosa). Stress cronico: Quando gli eventi stressanti si protraggono per giorni, settimane, mesi e la risposta dell‟organismo si protrae nel tempo (ad esempio un rapporto di lavoro problematico). Hans Selye fu il primo a studiare il concetto di stress mediante ricerche sui meccanismi fisiologici e biologici riguardanti la sua genesi. Egli dopo quarant‟anni d‟attività, nel 1976 pubblicò, sulla rivista Nature, un articolo intitolato “Una sindrome prodotta da diversi agenti nocivi” nel quale prendeva in considerazione 110000 articoli fino ad ora pubblicati 14 sul cosiddetto “concetto di stress”. Selye nei suoi studi sottolineò, non senza polemiche nel mondo scientifico d‟allora, l‟importanza dell‟asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA axis), come “effettore” delle risposte del corpo allo stress dopo stimolazione da parte di un larghissimo spettro di stressor. Questo quasi in contemporanea con gli studi di C. Bernard e W. Cannon che posero in rilievo l‟importanza dell‟omeostasi e il ruolo dell‟adrenalina nella genesi dello stress. Secondo le teorie di Selye, la reazione ad uno stimolo stressante è da suddividere in tre fasi: 1. una prima fase di “allarme”; 2. una seconda fase di “resistenza”; 3. una terza fase di “esaurimento funzionale; Dopo una prima fase d‟allarme, cioè di aumentata attenzione e tensione, l‟organismo cerca di contrastare la situazione stressante, acuta o cronica che sia, opponendo una resistenza agli effetti che questa situazione produce sul proprio equilibrio. Il tentativo ripetuto di contrastare la situazione stressante causa l‟esaurimento dell‟organismo poiché il costo della resistenza al distress è più forte delle capacità di reazione ad esso, facendo così emergere gli effetti negativi dello stress. Secondo Selye la risposta neurovegetativa e corticosurrenale allo stimolo stressante era finalizzata a mobilitazioni muscolari riassunte nell‟atteggiamento di lotta/fuga (“fight/flight”) dipendenti dalla capacità dell‟individuo di saper affrontare o meno lo stimolo stesso. I risultati dannosi dello stress erano attribuiti all‟impossibilità di intraprendere un comportamento di lotta-fuga con conseguente accumulo tossico di adrenalina, cortisone e soprattutto conseguenze fisiologiche e metaboliche quali per esempio: aumento della vigilanza, della pressione arteriosa, dei grassi nel sangue, 15 della glicemia, dei processi infiammatori, ossidativi, coagulativi, eccetera. In realtà si è riconosciuto che oltre alla risposta “attiva” prevista da Selye, è possibile una risposta “passiva” che è stata osservata in studi sperimentali sugli animali. Questo tipo di risposta passiva si esprime come “giocare a fare il morto” (“playing dead reaction”). Nel corso di questo atteggiamento si osservano blocco motorio, vasocostrizione, ipertono vagale e aumentata produzione di testosterone. E‟ inoltre da sottolineare come il meccanismo con cui l‟organismo reagisce a uno stressor (vedi sopra) in qualsiasi modo esso sia percepito e valutato, è uguale in tutti gli individui. La stessa cosa, tuttavia, non vale per il modo con cui le persone reagiscono emotivamente a questa sollecitazione. In pratica, una medesima situazione di lavoro o uno stesso evento, in qualcuno può suscitare stress, mentre altri soggetti sottoposti allo stesso fenomeno rimangono del tutto indifferenti. Questo perché lo stress è un fenomeno tipicamente soggettivo, che non insorge in seguito alla sola presenza di situazioni o di eventi potenzialmente stressanti, gli stressor, ma in seguito al modo in cui il soggetto vive emotivamente l‟evento o la situazione. Pertanto, per poter riconoscere e valutare l‟esistenza di un problema di potenziale stress è indispensabile adottare un approccio che consenta di rilevare e di valutare, su un piano obiettivo, le reazioni soggettive prodotte dallo stressor , con riferimento al contesto in cui esse si situano. 1.2 Il Concetto di rischio da stress lavoro correlato Lo stress lavorativo deriva dall‟interazione tra fattori inerenti l‟ organizzazione del lavoro (tipologia, ambiente, carichi, orari, ruolo, 16 responsabilità, sicurezza, relazioni interpersonali e gerarchiche), dalle caratteristiche psico-fisiche del lavoratore (personalità, attitudini, competenze, motivazioni, comportamenti, salute) e socio-demografiche (condizioni economiche, relazioni, situazione familiare, integrazione sociale). Quando l‟interazione tra questi fattori risulta squilibrata, si genera una condizione di “strain”9, ovvero il lavoratore stressato “non ce la fa più” a svolgere adeguatamente il proprio lavoro con conseguenze che si ripercuotono non solo sull‟azienda per la quale il soggetto lavora, ma anche e soprattutto sul lavoratore stesso, che diviene più esposto all‟insorgenza di patologie di varia natura. Pertanto possiamo dire che entrano a far parte del concetto di rischio stress lavoro correlato, elementi di natura soggettiva, ovvero relativi a come il soggetto reagisce alle situazioni stressanti; elementi oggettivi relativi cioè alla mansione specifica che il lavoratore svolge ed infine elementi relativi al clima aziendale. In quest‟ultimo aspetto è compreso anche il problema dell‟unemployment, ovvero della perdita del lavoro e quello della precarietà dello stesso, problema non poco rilevante vista la crisi economica mondiale e fonte di notevole stress per il lavoratore. L‟analisi del rischio si basa sulla rilevazione dei diversi elementi e indicatori in grado di fornire informazioni utili sui diversi aspetti del problema. E‟ importante perciò un‟attenta analisi delle condizioni di lavoro, per la quale si possono utilizzare tecniche di job analysis e check list basate su modelli osservazionali e su riscontri oggettivi (ad es. organigramma e funzionigramma, orari, carichi di lavoro, procedure operative, condizioni ambientali, contesto esterno, gestione del personale, ecc.). E‟ altrettanto importante rilevare la percezione soggettiva dei lavoratori, mediante interviste strutturate o semistrutturate e compilazione di questionari 9 Il significato inglese di “strain” è aggravio, fatica. 17 standardizzati o laddove possibile compilati ad hoc. E‟ necessario altresì analizzare lo strain della persona, che si può manifestare in diversi modi variamente associati tra loro cioè con sintomi e segni fisici (ad esempio cefalea, insonnia, disturbi digestivi e cardiocircolatori, stanchezza cronica, ecc.), mentali ( difficoltà a concentrarsi, a memorizzare, facilità a compiere errori, ecc.), emozionali (per esempio tristezza, depressione, ansia, nervosismo, perdita di entusiasmo, di fiducia e di autostima, ridotta motivazione e insoddisfazione lavorativa) e comportamentali (aumento di alcool e fumo, scarsa cura di sé, bassa produttività, assenze frequenti, conflitti familiari, ecc.). Alcuni di questi aspetti possono essere studiati valutando parametri fisiologici che si alterano in condizioni di stress ad esempio: escrezione di catecolammine, cortisolo, frequenza cardiaca, pressione arteriosa, livelli di vigilanza, sonno, ecc. Perciò un attento esame della morbilità e del relativo assenteismo aziendale a causa delle varie patologie insorte in relazione allo stress lavoro correlato, può essere un valido aiuto nello studio dello stress. L‟analisi dell‟assenteismo è suggerita pertanto, come un utile indicatore di disagio stress-correlato. E‟ opportuno però tenere in considerazione che quest‟aspetto può essere anche fuorviante se non opportunamente contestualizzato. Pertanto sarà utile, ai fini dello studio del problema, valutare attentamente il “presenteismo”, cioè il numero delle persone che si presentano al lavoro pur essendo in condizioni di stress psico-fisico. Di fondamentale importanza è anche distinguere la valutazione nei riguardi del gruppo di lavoro e della singola persona. Sia per la notevole variabilità inter ed intra individuale, sia ai fini terapeutici e di gestione del problema. A livello di gruppo, che sia azienda, reparto o semplice gruppo di lavoro è necessario stimare quale sia la rilevanza epidemiologica del problema e quale sia la percentuale di casi patologici effettivamente attribuibili allo stress lavoro correlato, con conseguenti 18 interventi di carattere preventivo e correttivo. Mentre per quanto riguarda l‟individuo occorre valutare la plausibilità che i sintomi/ segni patologici siano effettivamente correlabili allo stress lavoro correlato e quanto incida la condizione di salute sull‟ attività lavorativa e in generale sulla qualità della vita del soggetto. Tutto questo allo scopo di stabilire una prognosi e degli interventi di carattere terapeutico, valutando sempre il rapporto rischio/beneficio degli stessi. E‟ chiaro che non potranno esserci delle regole generali e valide per ogni caso ma ogni contesto lavorativo e ogni persona ha caratteristiche sue proprie, pertanto l‟intervento del medico non potrà che adeguarsi alla tipologia di persona e di azienda. Il medico dovrà mantenere un rapporto di fiducia col lavoratore e con la direzione del personale che svolge funzioni di gestione delle risorse umane. Importante è far comprendere a questi ultimi come la corretta gestione del problema dello stress lavoro correlato sia importante sia per l‟economia che per l‟immagine dell‟azienda. 1.3 Stress Strain, Burnout e Mobbing Il medico competente in materia di lavoro può trovarsi di fronte a diverse tipologie di problemi stress correlati. Queste tipologie sono sostanzialmente tre, differenti per gravità e per il corrispettivo impegno che il medico del lavoro deve dedicare a questo tipo di paziente. Esse sono: il disagio stress correlato (ovvero lo stress strain); il burnout; il mobbing. Lo stress strain, come si è detto nel precedente paragrafo, è caratterizzato dal fatto che il soggetto “ non ce la fa più” a svolgere la propria attività lavorativa ed ha difficoltà a svolgere gli impegni 19 quotidiani. Il soggetto è consapevole di ciò, cioè che la situazione gli sta sfuggendo di mano, e proprio questa sua consapevolezza aumenta la sua insofferenza e aggrava la situazione giungendo così in poco tempo ad una condizione di isolamento dall‟ambiente lavorativo e familiare. Questo paziente avrà disturbi emotivi, psicofisici e comportamentali con frequente ansia anticipatoria quando si troverà a dover svolgere la sua attività lavorativa. Il termine burnout invece è indica un soggetto “bruciato”, “fuso”.10 Esso vuole intendere in generale una condizione d‟esaurimento emotivo causato dallo stress dovuto alle condizioni di lavoro ma anche ad aspetti della vita personale, ed è tipico di tutte quelle professioni ad elevato coinvolgimento relazionale. Medici, infermieri, assistenti sociali, insegnanti, forze dell‟ordine ed altre professioni possono facilmente incorrere in questa condizione d‟esaurimento emotivo che inevitabilmente porta ad una diminuzione del rendimento professionale. Lo stress deriva proprio dall‟interazione tra operatore e destinatario dell‟aiuto, si verifica quando il coinvolgimento emotivo è molto forte, va avanti per periodi prolungati impegnando così l‟operatore non solo sul piano professionale ma anche e soprattutto su quello umano. La sindrome del burnout può manifestarsi con diversa gravità cosicché anche le conseguenze di questo fenomeno potranno essere più o meno gravi, spaziando da brevi periodi d‟assenteismo all‟abbandono volontario del posto di lavoro o alla richiesta di trasferimento. I sintomi che hanno i soggetti affetti da burnout sono complessi e possono riguardare diversi ambiti. Senz‟altro il primo coinvolgimento riguarda la sfera emotiva. Il paziente 10 Il termine burnout è stato coniato per la prima volta nel 1974 da Herbert Freudenberger che lo indica come un quadro di esaurimento mentale ed emotivo che affligge operatori in rapporto diretto con un‟utenza disagiata. 20 che vive questa condizione manifesta disaffezione al proprio lavoro, delusione, intolleranza, indifferenza, spesso associate anche a sensi di colpa. Ha un crollo della motivazione lavorativa, riducendola ad una mera “prestazione di servizio”, perdita dell‟autostima oltre che la tendenza a mettere in discussione la propria identità professionale. Spesso questo soggetto ha anche una tendenza autodistruttiva che si concrezizza per esempio, in un forte tabagismo, nell‟assunzione di alcool, psicofarmaci e droghe. Comportamenti che non possono che peggiorare non solo la salute del soggetto, ma anche il suo rendimento professionale. Gli affetti da burnout hanno anche sintomi di natura psicosomatica quali: sintomi gastrointestinali, cefalea, astenia, apatia, ma anche manifestazioni cutanee tipo eczema, acne e dermatite, oppure asma e allergie, disturbi del sonno e dell‟appetito. Questi pazienti, affetti da crisi d‟identità personale e professionale, vorrebbero cambiare lavoro, svolgendone uno con più bassi livelli di responsabilità e di coinvolgimento emotivo, chiedono ascolto e farmaci per migliorare il loro stato ma quasi mai richiedono periodi di malattia che anzi spesso viene rifiutata proprio per il senso di responsabilità che hanno nei confronti del proprio lavoro anche se non riescono a svolgerlo al meglio. Attualmente si è sottolineato come il fenomeno burnout non sia da studiare solo sul singolo individuo ma sia necessario studiarlo sull‟intero gruppo di appartenenza dello stesso. Infatti è molto probabile che se in un gruppo di lavoro un soggetto soffre di burnout anche l‟intero gruppo al quale esso appartiene soffra di questa condizione. Questo sia perché più individui vivono la stessa condizione di lavoro stressante, sia perché lo stress di uno può ripercuotesi sugli altri. In particolare il burnout viene misurato con uno strumento chiamato 21 MBI, Maslach Burnout Inventory.11 Questo test è costituito da 22 item ai quali il soggetto risponde con una modalità di risposta a sei punti i cui estremi sono definiti da “mai” e da “ogni giorno”. Questi item studiano i tre aspetti che secondo l‟autrice compongono il burnout che sono: 1. Esaurimento emotivo, che esamina la sensazione di essere inaridito emotivamente ed esaurito dal proprio lavoro; 2. Depersonalizzazione, che misura una risposta fredda ed impersonale nei confronti degli utenti del proprio servizio; 3. Realizzazione personale, che valuta la sensazione relativa alla propria competenza e al proprio desiderio di successo nel lavorare con gli altri. Pertanto un soggetto affetto da burnout avrà un elevato punteggio nella scala relativa all‟esaurimento emotivo e alla depersonalizzazione mentre sarà basso il punteggio relativo alla realizzazione personale. Il mobbing è per definizione un fenomeno di: ”Vessazioni sistematiche attuate deliberatamente da superiori, colleghi ed eccezionalmente subordinati nei confronti di uno o più lavoratori attraverso azioni ripetute che mirano ad emarginare, compromettere il futuro professionale e la dignità e che possono danneggiare l‟integrità psicofisica”.12 Questa definizione è scaturita da due studi sul problema, uno realizzato da una commissione ad hoc del Ministero della Funzione Pubblica ed un altro realizzato da Heinz Leymann13. 11 L‟autrice del MBI è Christina Maslach, docente in psicologia all‟università di Berkeley in California. E‟ considerata tra i più importanti studiosi del fenomeno burnout. 12 tratto da “valutazione, prevenzione e correzione degli effetti nocivi dello stress da lavoro Documento di consenso Volume 21, 2006”. 13 Pioniere dell‟analisi della violenza psicologica sul lavoro. Nasce in Germania nel 1932 e nel 1955 si trasferisce in Svezia dove avvia i suoi studi sul mobbing lavorativo grazie ai fondi del governo svedese. Fonda a Karlskrona una clinica per il trattamento delle malattie provocate dal mobbing che chiuse pochi anni prima della sua morte, 22 Il mobbing pertanto consiste in violenze morali e psicologiche reiterate nel tempo, causa d‟elevato potenziale stressogeno che limita la qualità della vita del soggetto mobbizzato. Le tipologie di mobbing sono diverse e schematicamente possono essere raggruppate in due categorie: 1.Mobbing Strategico. Ovvero quando il dipendente è oggetto ripetuto di soprusi in modo deliberato e di pratiche dirette ad isolarlo dall‟ambiente di lavoro finanche alla sua espulsione. E‟ una forma di mobbing che viene usata strategicamente dalle imprese per promuovere l‟allontanamento dal mondo del lavoro di soggetti in qualche modo scomodi. 2.Mobbing Emozionale. Deriva da un‟alterazione delle relazioni interpersonali, cioè esasperazione dei comuni sentimenti di ciascun individuo, per esempio quelli di rivalità, gelosia, antipatia, diffidenza, paura, ecc. sia di tipo gerarchico, sia tra colleghi. 3.Mobbing Verticale. L‟azione discriminatoria può essere messa in atto da un superiore (dall‟alto verso il basso) o da un subordinato (dal basso verso l‟alto). 4.Mobbing Orizzontale. La discriminazione è attuata da un gruppo di colleghi. 5.Mobbing Doloso. Può essere definito come: “ una serie continua e intensa di atti ostili del management o dei colleghi verso un lavoratore sgradito, volti deliberatamente a rendergli la vita impossibile”. Questo è punibile civilmente, vista la normativa a riguardo, e penalmente (Cass. n.33624/2007). In questo caso potrebbe esserci la responsabilità diretta del datore di lavoro sulla base degli atti vessatori. avvenuta nel marzo del 1999.13 23 6. Mobbing Colposo, non è direttamente imputabile in modo “oggettivo” al/i soggetto/i ma piuttosto da una serie di circostanze, definibili come “contesto” che comunque determinano la sintomatologia dell‟individuo sul piano emotivo, cognitivo, comportamentale, relazionale e psico-somatico. Le azioni avversative sono quindi costituite da attacchi alla persona e alla situazione di lavoro, cioè alla professionalità e allo sviluppo di carriera. Gli attacchi alla persona, che diviene la vittima, consistono in comportamenti di esclusione, isolamento, emarginazione o anche offese, minacce di violenza, ridicolizzazione, intromissioni nella vita privata, istigazioni contro la persona da parte di altri ecc.. Gli attacchi alla situazione di lavoro sono rappresentati invece da, dequalificazione, assegnazione di attività incompatibili con il background professionale o culturale del dipendente, critiche continue, riduzione dei compiti e delle responsabilità del lavoratore o anche sovraccarichi di lavoro con scadenze impossibili da rispettare, trasferimenti non giustificati da esigenze aziendali in sedi lontane e disagiate, trasferimenti non concessi in assenza di valide motivazioni, provvedimenti disciplinari infondati ecc. Dal punto di vista medico è importante ricordare come la strategia vessatoria con l‟assegnazione di compiti inadatti o pericolosi per la salute del lavoratore possa incrementare il danno alla salute. Il mobbing, soprattutto se vissuto a lungo, comporta in moltissimi casi alterazioni della qualità della vita. La vittima tende a ritirarsi dal proprio ambiente di vita, diminuendo i propri interessi perché prova imbarazzo e vergogna della situazione che vive. Questo comportamento è indice del disagio psicofisico della persona che può sfociare, in alcuni casi, in una condizione clinica con conseguente danno alla salute. Infatti si ritiene 24 che situazioni di conflittualità interpersonale marcata e protratta siano dotate di potenziale stressogeno e possano determinare conseguenze a carico della sfera psichica, psicosomatica e comportamentale. La vittima del mobbing può presentare sintomi vari a carico del sonno, ansia in tutte le sue manifestazioni (ansia libera, ansia somatica e ansia fobica), depressione, cefalea, emicrania, epigastroenteralgie, palpitazioni, picchi ipertensivi, disturbi del comportamento con reazioni aggressive, disturbi alimentari, aumento del consumo di alcolici, farmaci o fumo di tabacco ecc. Il mobbizzato è un paziente che chiede il riconoscimento della propria sofferenza e dei torti subiti auspicando un intervento che fermi il meccanismo che li sta stritolando. Il medico del lavoro dovrà pertanto raccogliere nel migliore dei modi i dati anamnestici del paziente e tramite il colloquio comprendere quale sia l‟entità del problema. L‟obiettivo è quello di avere un quadro esaustivo da utilizzare successivamente per modificare la situazione che il soggetto vive. Pertanto il medico competente in materia di lavoro attuerà una serie di passaggi all‟interno dell‟azienda e di contatto con le figure di riferimento al suo interno al fine di ridurre lo stress del lavoratore migliorandone così le condizioni di salute, che limiteranno così anche i costi aziendali da assenteismo ed infortuni stress correlati. Il lavoratore invece sarà sottoposto ad un piano terapeutico farmacologico e avrà diritto a giorni di malattia. In alcuni casi sarà necessario indirizzare il paziente verso un medico specialista in grado di curare i sintomi che il lavoratore riferisce. E‟ importante ribadire quanto sia importante mantenere un rapporto fiduciario col lavoratore che ha bisogno di sapere che non sarà abbandonato al suo destino ma assistito nel tempo tramite colloqui periodici. Ai fini della risoluzione del problema “stress lavoro correlato” 25 non ci sono delle regole generali e valide in ogni caso, ogni contesto lavorativo è differente, quindi l‟azione del medico sarà contestualizzata in base alla tipologia d‟azienda e alle sue dimensioni oltre che in relazione al singolo lavoratore. 26 Capitolo 2- Esempi di alcune attività lavorative associate a stress Secondo uno dei modelli concettuali che in questi ultimi anni hanno riscosso maggior successo (anche se non esenti da critiche), e cioè quello di Karasek, Theorell e Johnson ("Demand/Control/Support" model), è più probabile che alti livelli di stress, con conseguenti disturbi e malattie, si manifestino in quelle attività lavorative in cui vi siano elevate sollecitazioni psicologiche associate a scarsa possibilità decisionale e inadeguato supporto sia da parte del gruppo di lavoro che da parte del contesto sociale („high strain job" ). Al contrario, le mansioni che impongono elevati carichi psico-fisici, ma che consentono anche un alto potere decisionale e un adeguato supporto sociale, sono maggiormente in grado di determinare un comportamento attivo, che stimola l‟apprendimento, la motivazione e l‟efficienza lavorativa, riducendo quindi gli effetti negativi dello stress. In base ad indagini sulle condizioni di lavoro nell‟Unione Europea, promossa dalla Fondazione Europea per il miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro (3rd EU Survey, 2000), lo stress lavorativo è stato indicato essere la prevalente condizione associata al deterioramento della salute dal 30% dei 21500 lavoratori intervistati, con maggiore prevalenza tra i colletti bianchi (36%) rispetto ai lavoratori manuali (23%). Ciò rappresenta un costo elevato sia in termini di salute che di riduzione della prestazione, sia come produttività che come servizio. Infatti, se da una parte lo stress può provocare serie conseguenze sia sulla salute fisica che su quella mentale, d‟altra parte altrettanto importanti sono le conseguenze in termini di "sintomi lavorativi" quali: 1- Alti livelli di assenteismo e di turnover; 27 2- scarsa adesione ed applicazione alle procedure di sicurezza; 3- basso senso di appartenenza e spirito di gruppo; 4- scarsa iniziativa e ridotta produttività; Vi sono inoltre da considerare le interrelazioni tra situazioni che la persona deve affrontare durante e a causa della sua attività lavorativa e quelle che incontra quotidianamente in ambito extra-lavorativo. Esse possono essere complesse ma sostanzialmente di due tipi: sommazione di situazioni negative con sinergismo fra gli stressors; compensazione del peso di fattori negativi (lavorativi e non) da parte di situazioni positive (lavorative e non); Condizioni a rischio stress possono configurarsi in tutte le attività lavorative, pur tuttavia è possibile individuare, sulla base di numerosi studi e indagini epidemiologiche condotte in questi ultimi decenni, alcune condizioni/attività lavorative maggiormente in grado di determinare livelli elevati di stress sugli operatori, che quindi risultano maggiormente esposti a tale fattore di rischio. Alcuni anni fa autorevoli studiosi inglesi14 hanno cercato di stilare una classifica delle occupazioni maggiormente stressanti assegnando un punteggio da 0 a 10. In base a tale studio le attività lavorative che superavano il valore di 6 erano: minatori (8.3), agenti di polizia (7.7), agenti di custodia carceraria (7.5), lavoratori delle costruzioni (7.5), piloti di aereo (7.5),giornalisti (7.5), dentisti (7.3), attori (7.2), medici (6.8), operatori radio-televisivi(6.8), infermieri (6.5), operatori cinematografici (6.5), vigili del fuoco (6.3), addetti alle ambulanze (6.3), 14 University of Manchester, 1987. 28 musicisti (6.3), insegnanti (6.2), assistenti sociali (6.0), gestori del personale (6.0). Oltre a queste categorie, molte altre indagini hanno evidenziato elevati livelli di stress e relative conseguenze in termini di assenteismo, morbilità e anche mortalità, tra i manager, i controllori del traffico aereo, gli autisti di autobus e autocarri, i lavoratori a turni, i lavoratori manuali in generale e, soprattutto, gli addetti alle catene di montaggio. Verranno di seguito brevemente passate in rassegna, a titolo esemplificativo, alcune delle attività professionali sopracitate, evidenziando i principali fattori stress correlati e i conseguenti effetti negativi sulla salute maggiormente segnalati. 2.1 Gli Operatori sanitari Gli operatori sanitari (in particolare gli infermieri, ma anche personale sanitario di diverso profilo professionale) sono particolarmente soggetti ad infortuni sul lavoro quali: traumi, lussazioni, colpi e cadute, seguiti da incidenti con conseguente danno biologico (il 78,3% causato da punture accidentali e tagli di cui 50,9% da aghi cavi, 27,4% da aghi pieni e taglienti e il 21,7% da liquidi biologici)15. In un ambiente così complesso i rischi sono molteplici: si va dai fattori di rischio specifici come quelli fisici (es. radiazioni), chimici (anestetici), biologici (agenti infettivi), a quelli generici legati ad attività comuni o a stress da lavoro. Gli effetti che le condizioni di lavoro sfavorevoli, perché altamente a rischio, hanno sulla salute psicofisica del personale impiegato in sanità è 15 Studio EDTNA-ERCA,1996. L'EDTNA/ERCA è un'associazione multidisciplinare che annovera più di 5000 membri in oltre 65 paesi in tutto il mondo. Dal 1971 costituisce un riferimento per lo scambio di informazioni ed esperienze per varie figure professionali (infermieri, dietisti, tecnici, operatori sociali) coinvolte nella gestione di pazienti con insufficienza renale. 29 ampiamente documentata in letteratura. In particolare, nella popolazione infermieristica lo stress lavorativo è stato associato a disturbi del sonno, fatica cronica, disturbi muscoloscheletrici, dispepsia e sindrome del colon irritabile, mal di testa, depressione, burnout, percezione soggettiva di scarsa salute, insoddisfazione lavorativa, demotivazione, elevato tumover, assenteismo, infortunio, abuso di alcol, farmaci e tabagismo. Certamente nella professione infermieristica il carico di lavoro, lo stile della dirigenza, la qualità delle relazioni professionali e il coinvolgimento emotivo, hanno un peso significativo su distress e burnout del personale. Questo impatto è diverso in funzione della soggettività di ciascun infermiere variando considerevolmente anche tra i diversi ambienti e le differenti aree d‟intervento (medicina, chirurgia, pronto soccorso/urgenza, psichiatria ecc), ovvero anche in base ad aspetti oggettivi della realtà lavorativa e alle scelte operate nel contesto organizzativo di lavoro. Fonti di stress notoriamente riconosciute per i professionisti sanitari sono: 1- L‟inadeguatezza della retribuzione salariale ed un‟insoddisfacente gestione della rotazione dei turni; 2- La mancanza di riconoscimento professionale e di promozione dell‟immagine sociale dell‟infermiere professionista; 3- Il carico di lavoro eccessivo per quantità e varietà, con l‟aggiunta di compiti non pertinenti all‟assistenza infermieristica (quest‟aspetto è molto spesso dovuto al fatto che c‟è enorme carenza di personale infermieristico con conseguente aumento del carico di lavoro e delle responsabilità); 4- I conflitti con il personale medico e amministrativo; 5- Le discriminazioni o le relazioni difficili con i colleghi, i superiori, i pazienti o i loro parenti; 30 6- La preparazione inadeguata rispetto alle richieste di lavoro e l‟insicurezza sui trattamenti da effettuare; 7- L‟impegno fisico ed emotivo connesso alla cura dei pazienti morenti o deceduti. A dispetto dell‟autonomia che la legge16 riconosce a questa professione, è anche aumentato il carico burocratico degli infermieri in merito all‟attuazione di protocolli e procedure dirigenziali che hanno come scopo la necessità di bilancio, il taglio delle spese e il profitto in opposizione alla connotazione etica attribuita alla propria ragion d‟essere professionale (aiuto, condivisione della sofferenza e relazione con il malato). Infine, nonostante l‟importanza della funzione e dell‟attuale livello professionale-formativo dell‟infermiere, persiste ancora oggi, come retaggio storico, un atteggiamento svalutativo nei confronti della professione infermieristica intesa da parte dell‟utenza, del personale amministrativo e tecnico, come figura ausiliaria rispetto a quella del medico. 2.2 I Lavoratori a turni Il lavoro a turni e in particolare quello notturno, costituisce una oggettiva condizione di stress in quanto può avere un impatto negativo sulla salute e sul benessere dei lavoratori interferendo su 4 sfere: 16 Leggi42/99 e 251/00. Esse hanno definito la figura dell‟infermiere quale “operatore sanitario in possesso del diploma universitario abilitante e dell‟iscrizione all‟albo professionale…responsabile dell‟assistenza generale infermieristica. 31 a) biologica: ovvero l‟alterazione dei normali ritmi circadiani delle funzioni psico-fisiologiche, a partire dal ritmo sonno/veglia; b) lavorativa: in relazione a fluttuazioni nella performance e nell‟efficienza lavorativa nell‟arco delle 24 ore, con conseguenti rischio di errori e incidenti; c) sociale: dovuta alle difficoltà nel mantenere le consuete relazioni sia a livello familiare che sociale, con conseguenti influenze negative sulle relazioni interpersonali d) sanitaria: concernente il deterioramento delle condizioni di salute, che può manifestarsi soprattutto con disturbi del sonno e delle abitudini alimentari e, a lungo andare, con più gravi patologie che si manifestano prevalentemente a livello gastrointestinale, neuropsichico, immunologico e cardiovascolare. Nel caso del professionista che svolge turni notturni è possibile il riscontro della sindrome del "jet-lag" 17, caratterizzata da senso generale di malessere e affaticamento, sonnolenza e insonnia, disturbi dispeptici e dell‟alvo e riduzione dei livelli di vigilanza e di performance. La riduzione circadiana dei livelli di attenzione e vigilanza nelle ore notturne, in associazione al deficit sia quantitativo che qualitativo di sonno, oltre ad indurre un maggiore senso di affaticamento, riduce l‟efficienza lavorativa e aumenta la possibilità di errori e infortuni, che si eleva ulteriormente in relazione al numero di notti consecutive e alla durata del turno. Oltre alla sindrome del “jet-lag”, i turnisti presentano una prevalenza di disturbi e malattie a genesi psicosomatica, che si manifestano a carico 17 Il jet lag (spesso indicato come "mal di fuso") o disritmia, discronia o ancora disincronosi circadiana, è un disturbo che si verifica quando si attraversano vari fusi orari, come avviene nel caso di un lungo viaggio in aereo. In questi casi, giunti a destinazione si è assonnati, stanchi o confusi. Il fenomeno si verifica a causa dell'alterazione dei normali ritmi circadiani 32 dell‟apparato gastroenterico (gastroduodenite, ulcera peptica e patologia colica funzionale), del sistema neuropsichico (gravi disturbi del sonno, sindrome da fatica cronica, disturbi comportamentali con sindromi ansiose e/o depressive) e anche di quello cardiocircolatorio (cardiopatia ischemica) con conseguente maggior assenteismo e ricorso a cure mediche. Per quanto le turniste donne si segnala una prevalenza di irregolarità dei cicli e disturbi mestruali ed una frequenza minore di gravidanze e di parti regolari. Tutti questi aspetti dipendono dalla contemporanea influenza di numerosi fattori concernenti sia la sfera individuale che il contesto lavorativo e sociale. In virtù di ciò, ovvero della diversità soggettiva della risposta a stimoli stressogeni, è necessario considerare che le interferenze negative del lavoro a turni possono pesare in maniera diversa sulle persone coinvolte. È stato infatti rilevato come per alcune persone il lavoro a turni sia particolarmente stressante da indurre l‟abbandono del lavoro, mentre per altre persone il lavoro a turni e notturno non costituisca alcun problema, anzi venga in alcuni casi scelto espressamente. Tuttavia per la maggior parte delle persone il lavoro a turni rappresenta un fattore di disagio e di stress tale da generare diversi gradi di intolleranza che possono divenire manifesti in tempi e con intensità diverse in relazione a numerosi fattori sia di carattere individuale che lavorativo e sociale prima citati. In relazione alle caratteristiche individuali, alcuni fattori crono biologici e comportamentali appaiono avere una certa importanza, quali ad es. l‟età, il genere, la "mattutinità/serotinità", la "rigidità/flessibilità negli orari di sonno", la "capacità di vincere la sonnolenza"e i livelli di "nevroticismo". 33 Dal punto di vista organizzativo sia il carico di lavoro che la strutturazione dei turni (es. lunghezza del ciclo, direzione della rotazione, orari di inizio e fine turno) assumono una notevole importanza, mentre tra i fattori di carattere sociale occorre ricordare l‟importanza delle condizioni abitative (tra cui la distanza dal posto di lavoro) e le interferenze con l‟organizzazione della vita familiare e delle attività sociali. 2.3 I Lavoratori atipici e gli impiegati nei call center Nella categoria dei lavori atipici, per altro molto diffusi nella realtà italiana, rientrano: la somministrazione di lavoro (ex lavoro interinale), il nuovo apprendistato, i contratti di formazione lavoro, i tirocini formativi e di orientamento, il part-time, il contratto di lavoro ripartito o job sharing, le collaborazioni coordinate e continuative. I lavori cosiddetti atipici (non standard)18 sia in Italia che in Europa hanno la tendenza ad una crescita costante. Sebbene le forme di lavoro atipiche permettano di rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro, conciliandole con le richieste dei lavoratori (esigenza di sviluppare esperienze professionali varie e significative, necessità di un inserimento lavorativo immediato, ecc), esse sono caratterizzate da condizioni lavorative considerate ad elevato potere stressogeno, per diversi motivi. Per esempio, è un dato di fatto che i lavori flessibili19 (atipici) sono frequentemente precari. Questa caratteristica genera difficoltà a 18 "La nozione di occupazione "non standard" è qui intesa per identificare alcuni assetti contrattuali che si discostano da quello classico del lavoro dipendente a tempo indeterminato. 19 “La flessibilità” va intesa come relativa al luogo di lavoro (diverse sedi), al tempo (tempo di vita e tempo di lavoro), alla prospettiva futura (pianificazione), alle esperienze lavorative (differenti contesti di lavoro con esperienze molto varie), al contesto sociale (diverse comunità professionalidi riferimento). 34 programmare tanto la vita professionale quanto quella privata, costringendo a rimandare qualsiasi progetto professionale e personale (avere un figlio, acquistare una casa, sposarsi, vivere autonomamente ecc.). In genere i lavori precari rendono difficile la costruzione di una carriera professionale soddisfacente e ostacolano la frequenza di corsi di formazione e specializzazione di alto livello. Tra i fattori relativi all‟attività lavorativa che possono procurare stress sono da ricordare: 1- La scarsa autonomia decisionale per svolgere il proprio lavoro; 2- Il fatto che spesso i lavoratori atipici si trovano a ricoprire ruoli "marginali" nell‟ azienda con scarsa visibilità interna ed esterna; 3- Il carico di lavoro spesso molto alto, in aggiunta alle caratteristiche e al contenuto del lavoro stesso (pericolosità, scomodità negli orari, carico fisico o mentale e carattere routinario dell‟attività) 4- L‟emarginazione del lavoratore da parte dei colleghi aventi contratto a tempo indeterminato. I fastidi lamentati dai lavoratori atipici italiani sono di più varia natura e sono soprattutto20: 1. Disturbi gastrointestinali (il 59,6% almeno una volta ne ha sofferto), 2. Dolori muscolari (55,8%), 3. Emicranie e mal di testa (55,3%), 4. Stanchezza cronica(45,5%), 20 Sondaggio EURISPES 2005. Il 24,4% del campione ritiene che tali disturbi siano attribuibili alla condizionedi lavoratore atipico. 35 5. Disturbi della vista (40,2%), 6. Problemi cutanei (38,8%), 7. Inappetenza e debolezza (37,2%). I lavoratori atipici sono per la maggior parte impiegata nei call center, settore d‟attività in forte crescita negli ultimi anni. Le attività che più comunemente sono svolte nei call center sono: l‟assistenza al cliente per servizi telefonici e web, la Tele-vendita e l‟assistenza tecnica on line: tutti questi servizi vengono garantiti grazie a turni orari con copertura 24 ore su 24. L‟esposizione al rischio stress nei call center è dovuta alla variabilità e all‟imprevedibilità delle richieste del cliente e delle relative risposte da fornire: ciò impone agli operatori di sviluppare in tempi brevissimi spiccate capacità di gestione dell‟imprevisto (problem solving21, flessibilità e adattamento a casi sempre nuovi). In altri casi gli operatori svolgono attività routinarie e meccaniche: in questi casi l‟origine dello stress è la ripetitività delle attività, la frammentarietà, la degradazione del lavoro e il sotto-carico cognitivo (gli operatori sono chiamati a svolgere sempre un‟unica attività, senza possibilità di prendere decisioni e assumersi alcuna responsabilità). Molto spesso i lavoratori nei call center hanno il compito di gestire clienti insoddisfatti, mal disposti, esasperati, (gli addetti al call center sono spesso oggetto di insulti e molestie verbali), con richiesta di grande capacità di controllo, stabilità emotiva, equilibrio psicologico, cosa che non di rado può indurre stress. Altra fonte di stress è il fatto che gli operatori devono quotidianamente accedere ad un‟enorme quantità di informazioni ed ampliarle 21 Il problem solving indica più l'insieme dei processi atti ad analizzare, affrontare e risolvere positivamente situazioni problematiche. 36 continuamente cosicché diviene difficile tenerle a mente: si ha pertanto un rischio di sovraccarico cognitivo che può contribuire ad elevare il livello di stress a cui sono sottoposti. Altri aspetti potenzialmente stressogeni da considerare sono: I meccanismi di sorveglianza e monitoraggio continuo da parte di superiori; Lo spazio di lavoro poco idoneo e sicuro: postazioni "in batteria", arredamento delle sale poco ergonomico, scarsa luminosità, aerazione insufficiente, rumorosità oltre al fatto che molto spesso i call center sono situati in ambienti poco confortevoli quali sotterranei, magazzini ecc. Gli operatori sono spesso costretti a spostarsi dalla propria postazione, alzare la voce per raggiungere i colleghi più lontani, contattare il team leader o l‟esperto che può essere d‟aiuto per la risoluzione del caso. I lavoratori sono privi di qualsiasi riconoscimento sociale e professionale, con prospettive di carriera spesso nulle. Inoltre nella maggior parte dei casi hanno contratti di lavoro a termine. Le manifestazioni fisiche correlate allo stress sono molteplici e comprendono: stanchezza, irritabilità, mal di testa, dolori/disturbi muscolo scheletrici (soprattutto a livello di schiena e braccia), aumento della pressione arteriosa, disturbi respiratori, disturbi d‟ansia, disturbi dell‟umore e disturbi somatoformi22. Questi disturbi sono acuiti dalle caratteristiche stesse del lavoro che prevede poche pause ed una attività condotta quasi esclusivamente di 22 I disturbi somatoformi sono caratterizzati dalla presenza di sintomi fisici che inducono a pensare a malattie di natura somatica. 37 fronte a un videoterminale con un elevato controllo dei superiori. 2.4 Gli insegnanti Gli insegnanti appartengono ad una delle categorie lavorative maggiormente sottoposte a rischio burnout. Esso in questo caso può generarsi da: affaticamento fisico ed emotivo, atteggiamento distaccato e apatico nei confronti di studenti, colleghi e nei rapporti interpersonali, sentimento di frustrazione per la mancata realizzazione delle proprie aspettative. Tutto questo deriva dal fatto che il lavoro dell‟insegnante è caratterizzato da una relazione prolungata ed intensa con gli alunni ma anche con i colleghi e non ultimo con la famiglia degli alunni stessi. I fattori che possono produrre stress negli insegnanti sono riconducibili ad alcuni gruppi principali. Essi sono: Fattori individuali e socio-culturali quali: età, sesso, stato civile, carattere, personalità, aspettative professionali, background culturale, livello socio-economico, stile di vita. Si è visto infatti che le donne adulte e coniugate meno facilmente sviluppano burout. Questo perché in generale, la famiglia sembra avere una funzione di mediazione dello stress e funge da risorsa sia perché lin questo modo la persona non dipende troppo dal lavoro sia perché così ha una fonte di vita sociale personale. Per quanto riguarda il sesso mentre le donne sperimentano soprattutto elevati livelli d‟ esaurimento emotivo, gli uomini tendono a sperimentare elevati livelli di depersonalizzazione23. Sul fattore età sembra avere un ruolo importante l‟esperienza lavorativa: i giovani infatti avendo meno 23 La Depersonalizzazione è una forma dissociativa descritta per la prima volta da Dugas Ludovic, uno psichiatra francese. Essa implica una sensazione soggettiva di dissociazione del senso di sé. 38 esperienza lavorativa degli anziani hanno meno strumenti per affrontare situazioni percepite come stressogene, Fattori relazionali e legati all’ambiente sociale, tra cui i rapporti interpersonali con gli studenti e le loro famiglie, i colleghi, la dirigenza scolastica. E‟ importante avere un ambiente sociale accogliente in cui lavorare sia in termini di rapporti con colleghi che con i superiori, perché questo è importante per limitare il rischio stress. E‟ inoltre opportuno sottolineare il ruolo della considerazione sociale dell‟insegnante in relazione sia alle aspettative che alle richieste poste ad esso dall‟utenza e dalla società civile sottolineando, come è emerso dallo studio IARD24, la discrepanza esistente tra "ciò che gli insegnanti ritengono di essere rispetto a come pensano di essere percepiti". Fattori organizzativi. In quest‟ambito rientrano: condizioni di lavoro (classi troppo numerose, aule ristrette, carenza di attrezzature didattiche e logistiche), organizzazione scolastica (organizzazione degli orari e delle riunioni, le interferenze burocratiche, flussi di comunicazione interna, carenza di percorsi di aggiornamento significativi), e "politiche" scolastiche (quadro normativo, culturale e pedagogico in continua evoluzione, limitata possibilità di carriera, retribuzione insoddisfacente, precarietà e mobilità). È proprio la Maslach già nel 1997 a riconoscere ai fattori oggettivi dello stress professionale (carico di lavoro, autonomia decisionale, gratificazioni, senso di appartenenza, equità, valori) un ruolo dominante 24 La Terza indagine nazionale sulle condizioni di vita e di lavoro degli insegnanti nella scuola italiana, svolta nel 2008 da Istituto IARD con il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione e della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo 39 nell‟insorgenza del burnout, relegando le variabili soggettive ad un secondo piano. Per quanto riguarda le reazioni di adattamento (coping) adottate dai singoli insegnanti per rispondere agli stressors, si segue la classificazione proposta da Cooper che diversifica le coping strategies in: 1- azioni dirette (per affrontare positivamente la situazione), 2- diversive (per evitare la situazione attraverso un atteggiamento di distaccato e apatico), 3- di fuga (abbandonare l‟attività) 4- palliative (assunzione di caffè, alcool, fumo, farmaci) In particolare, l‟insegnante che vive l‟esperienza di burnout sottoforma “diversiva”, tenderà ad attribuire il fallimento scolastico dell‟alunno al suo scarso impegno, a modeste capacità intellettive o alla famiglia e al ceto sociale cui appartiene. Tutto questo implica, sul piano didattico, la non applicazione di strategie d‟intervento per il recupero individualizzato dell‟alunno che vanno a ripercuotersi sull‟intera classe e sul sistema scolastico in generale. In particolare gli insegnanti sottoposti a stress lavorativo o in burnout manifesteranno: labilità psichica, disturbi del sonno, mal di testa, distonie cardio-vascolari, ipertensione, tensione e logoramento psicofisico, tensione neurovegetativa, disturbi gastroenterici, dermopatie psicogene. In questo contesto lo studio di Lodolo D‟Oria et all25 ha evidenziato che la categoria degli insegnanti ha una frequenza di patologie psichiatriche 25 Vittorio Lodolo D‟Oria medico ematologo ed esperto di comunicazione e marketing in sanità. Dal 1992 membro del Collegio Medico della ASL Città di Milano per il riconoscimento dell‟inabilità al lavoro per causa di salute, si occupa del disagio mentale degli insegnanti dal 1998. 40 pari a due volte quella della categoria degli impiegati e due volte e mezza quella del personale sanitario. 2.5 Le Forze dell’Ordine Il lavoro in Polizia è riconosciuto in letteratura come altamente stressante. Basti pensare che, fin dai primi anni Ottanta, Spielberger aveva ideato uno strumento volto proprio a misurare lo stress nelle forze di Polizia chiamato Police Stress Survey (Spielberger et al., 1980). In Europa, negli Stati Uniti e in Australia sono state effettuate numerose ricerche al fine di indagare i molteplici aspetti del benessere, della qualità della vita lavorativa e della salute mentale dei poliziotti (Anshel, Robertson e Caputi, 1997; Dick, 2000; Mayhew, 2001; McNeill, 1996). Lo stress deriva dal fatto che questa categoria lavorativa è esposta a situazioni sollecitanti sia da un punto di vista strettamente fisico che psicologico ed esse sono quindi potenziali fonti di stress. Quella delle Forze dell‟Ordine è una tipica "professione d‟aiuto" (caratterizzata da una frequente ed inevitabile relazione interpersonale con i cittadini/utenti), che associa un‟esposizione della propria persona a pericolo di vita e a sofferenza. Quest‟ultimo aspetto è legato al fatto che il soggetto può trovarsi ad assistere alla morte o al ferimento di colleghi o di civili, o entrare in contatto con situazioni d‟estrema miseria sia sotto il profilo materiale che morale. La letteratura specialistica è concorde nel ritenere il lavoro dell‟operatore delle forze di polizia, come una delle occupazioni più stressanti oggi esistenti. Studiosi americani hanno evidenziato come questi lavoratori riportino elevati indici di disturbi cardiovascolari e gastrointestinali, divorzi due volte più elevati rispetto alla media 41 nazionale ed un tasso di suicidio tre volte più elevato rispetto alla popolazione generale. Risultano frequenti anche i disturbi del sonno, sulla cui eziologia incidono la rotazione dei turni di servizio, gli aspetti organizzativi propri del lavoro (politiche del personale, relazioni con i superiori, condizioni di lavoro, relazioni con la magistratura, il sistema legale, la stampa e l‟opinione pubblica) e aspetti propriamente traumatici (contatto con la violenza o esposizione alla miseria umana); disturbi dell‟umore, riduzione dell‟efficienza lavorativa, disturbi fisici generali e disturbi da uso di sostanze (alcool e sostante sedative-ipnotiche). Tra gli studi più interessanti svolti a riguardo c‟è la ricerca di Thomas C. Neylan, Thomas J. Metzler et alt.(2002). Questo studio paragona la qualità soggettiva di sonno negli operatori di polizia con quella di un campione di controllo formato da altri addetti alla polizia o ai servizi di emergenza. Sono stati esaminati gli effetti dell‟esposizione ad eventi critici (esposizione al trauma) e a dei fattori di stress (non traumatico) sistematici dell'ambiente lavorativo sulla qualità del sonno, dopo il controllo degli effetti del turno di lavoro. Da questo studio è emerso che gli operatori di polizia impegnati sui turni giornalieri, hanno manifestato una qualità significativamente più difettosa di sonno e meno tempo medio di sonno rispetto ai due gruppi di controllo corrispondenti. Presso gli operatori di polizia, l'esposizione cumulativa ad eventi critici è stata associata con gli incubi notturni, ma soltanto debolmente è stata associata con un impoverimento della qualità globale di sonno. In opposizione, lo stress ambientale generale del lavoro degli operatori di polizia è stato associato fortemente con una povertà globale di qualità del sonno. Le dispersioni di ore di sonno sono state associate fortemente con i sintomi da disturbo post traumatico da stress e con disturbi psicopatologici in generale. 42 Il lavoro nella polizia ha un impatto negativo a livello della vita privata del soggetto incidendo significativamente sulle relazioni sociali per via di: orario di lavoro prolungato, turni e soppressione delle ferie per situazioni impreviste. Tutto ciò è causa di un‟ulteriore fonte di stress per il lavoratore, diviso tra lavoro e famiglia. C‟è da sottolineare però che mentre per l‟uomo la famiglia e la vita domestica sono per lo più un fattore di protezione rispetto allo stress, per la donna appartenente alle forze dell‟ordine più spesso il matrimonio, la famiglia e la casa possono essere una supplementare fonte di stress in aggiunta a quello lavorativo. In questo senso il "conflitto famiglia lavoro" può avere l‟effetto di acuire anziché attenuare lo stress lavorocorrelato. 43 Capitolo 3- Patologie correlate allo stress lavorativo Le condizioni patologiche associate a stress si possono considerare come il risultato di una risposta adattativa dell‟organismo troppo intensa e prolungata nel tempo che determina l‟esaurimento funzionale dei meccanismi di difesa fisiologici. Gli apparati e i sistemi maggiormente colpiti sono: l‟apparato cardiovascolare, il sistema nervoso, l‟apparato muscoloscheletrico, il sistema gastrointestinale e sistema immunitario. 3.1 Cardiopatie Le malattie cardiovascolari sono tra le patologie maggiormente studiate poiché costituiscono la principale causa d‟invalidità e di morte nei paesi occidentali. In anni più recenti una particolare attenzione è stata riposta al rapporto di tali patologie con i livelli di stress della vita quotidiana, che è stato ampiamente riconosciuto come un fattore eziologico determinante. Lo studio delle patologia cardiovascolare conseguente allo stress è facilitato dal fatto che: Gli indicatori di morbosità26 sono sufficientemente diffusi e "solidi" (ovvero con un‟ampia variabilità di distribuzione in relazione alla diffusione), si da permettere un adeguato disegno sia degli studi osservazionali27 che di intervento; Le malattie cardiovascolari sono in buona parte prevenibili e le popolazioni lavorative, possono essere il "bersaglio" ideale dell‟iniziativa preventiva. 26 La morbosità è un indice della statistica sanitaria che esprime la freq uenza di una malattia in una popolazione. È definito come il rapporto tra il numero di soggetti malati e la popolazione totale. 27 Gli studi osservazionali (di coorte, caso controllo, di prevalenza) vengono definiti studi senza intervento farmacologico, mirati alla semplice osservazione del dato sperimentale 44 La natura multifattoriale dell‟etiologia della malattia coronarica suggerisce che numerosi geni, ciascuno in forme multiple (alleli) con espressioni fenotipiche piccole o moderate, possano essere coinvolti nella definizione del rischio a livello di popolazione. Le relazioni tra costituzione genetica e malattia cardiovascolare non sono di tipo "deterministico", ma complicate o "sfumate" dai rapporti dei geni tra loro e dalle interazioni gene-ambiente. Si parla infatti di "effetti dipendenti dal contesto". Risalgono agli anni cinquanta i primi studi sulla associazione tra malattia ischemica e fattori "esterni", quali consumo di grassi, sale e fumo di sigaretta. Più recentemente è stata prestata attenzione ai meccanismi "interni" di risposta allo stress, in particolare alla mobilitazione endocrina di cortisolo e adrenalina. Questi ormoni e neurotrasmettitori agiscono a loro volta sui fattori tradizionali menzionati aumentandone la concentrazione e la pericolosità. Lo stress infatti può agire sia in maniera diretta, quindi attraverso meccanismi neuroendocrini, che in maniera indiretta, tramite cioè la promozione di comportamenti non salutari. Quindi se da un lato la presenza di stress è associata con un maggiore rischio di sviluppo di patologie cardiovascolari come per esempio IMA, angina, coronaropatia, ipertensione e varicosità venose, dall‟altro esiste un‟associazione statisticamente significativa a livelli medio-alti di stress con comportamenti scorretti come ad esempio il tabagismo, il consumo maggiore di alcol, la riduzione dell‟esercizio fisico, l‟ipercolesterolemia, ecc. che sono tutti fattori di rischio per lo sviluppo di patologie cardiovascolari. Diversi studi hanno dimostrato il nesso tra stress e cardiopatie in relazione alla sedentarietà, pericolosità della mansione svolta, l‟esposizione al rumore e il lavoro a turni. 45 La mancanza di attività fisica sul posto di lavoro può essere compensata egregiamente nel privato, mentre l‟attività fisica lavorativa, anche intensa, se non associata ad altre abitudine igieniche (dieta, astensione dal fumo) non ha conseguenze protettive. La pericolosità del lavoro è immediatamente connessa con la reazione di stress, tant‟è che per alcune mansioni quali poliziotti e pompieri, in caso di occorrenza di evento acuto sempre si considera l‟ipotesi della causa lavorativa. La rumorosità elevata è stata riscontrata associata più che con un‟ elevata incidenza di malattie cardiovascolari, con una aumento di frequenza cardiaca, pressione e "ormoni dello stress" : i cosiddetti effetti extra-uditivi da rumore. In ultimo il lavoro a turni (soprattutto secondo alcuni autori svedesi) è significativamente associato a maggior rischio di patologia cardiovascolare, anche se a riguardo c‟è scetticismo da parte di alcuni autori. Infatti in una recentissima e ampia revisione, pur favorevole a un ruolo etiopatogenetico dello stress nelle patologie cardiovascolari, gli studi con risultati significativi sono controbilanciati da un numero pressoché pari di studi con risultati positivi, ma non significativi, e studi con risultati negativi. E‟ emerso inoltre, che le alterazioni cardiovascolari determinate dall‟esposizione allo stress sono indipendenti dal livello sociale del soggetto, mentre sono fortemente influenzate dall‟attività lavorativa: studi scientifici dimostrano che soggetti esposti ad un eccessivo carico di lavoro, scarso potere decisionale, mansioni routinarie, scarsa soddisfazione lavorativa o che non possedevano una qualifica ben definita presentavano un rischio maggiore di sviluppare patologie cardiovascolari, dovendo ricorrere più spesso di altri spesso all‟intervento dei medici di famiglia. 46 Gli epidemiologi cardiovascolari tendono a riassumere il problema dello stress, non solo lavorativo, nelle caratteristiche culturali ed economiche dei gruppi di popolazione, le cui differenze ai fini della insorgenza di malattie cardiovascolari sarebbero determinate non solo dallo stress, ma dalla influenza di tali caratteristiche sui fattori di rischio maggiore. 3.2 Disordini gastrointestinali Eventi di vita stressanti sono tradizionalmente associati con l‟insorgenza e l‟esacerbazione della sintomatologia in alcune delle più comuni patologie croniche del sistema digestivo, quali i disturbi funzionali gastrointestinali, l‟ulcera peptica, le patologie infiammatorie intestinali e il reflusso gastro-esofageo. Lo stress ha una grande rilevanza nei disturbi della funzione gastrointestinale tanto da essere coinvolto nella genesi della sindrome del colon irritabile. Studi condotti sperimentalmente su animali evidenziano come le alterazioni maggiori provocate da stress psicologici e fisici siano rappresentate dal ritardo dello svuotamento gastrico e dall‟accelerato transito intestinale. Queste alterazioni avrebbero un ruolo fisiopatologico nei sintomi dispeptici e nelle alterazioni dell‟alvo, inoltre, in soggetti affetti da sindrome del colon irritabile, lo stress indurrebbe una risposta motoria intestinale alquanto esagerata. La corticotropina endogena (CRF), rilasciata a livello cerebrale in seguito ad uno stimolo stressogeno, gioca un ruolo significativo nell‟inibizione della motilità della parte alta dell‟intestino e nella stimolazione della parte bassa dell‟intestino, attraverso l‟attivazione dei recettori intestinali del CRE. La serotonina endogena, rilasciata perifericamente in risposta allo stress, sembra coinvolta nella stimolazione della motilità del colon attraverso l‟attivazione dei recettori 5HT-3. Sulla base dei dati 47 disponibili, lo stress inciderebbe inoltre sulla sensibilità viscerale dell‟apparato gastroenterico: lo stress psicologico acuto sembra infatti aumentare la sensibilità viscerale allo stimolo, nel caso in cui gli eventi stressogeni inducano un cambiamento emozionale significativo. Anche l‟ulcera peptica è una patologia legata allo stress. Essa è determinata infatti da: Infezione da Helicobacter Pilori (HP); Acidità gastrica; Assunzione di FANS; Stress fisici e mentali Poiché più dell‟80% degli individui con infezione da HP non sviluppa mai l‟ulcera, mentre almeno il 10% delle ulcere è diagnosticato in pazienti non assuntori di FANS e non infetti da HP, è stata avanzata da più autori l‟ipotesi che sia l‟esposizione a fattori di vita stressanti a determinare quali dei soggetti HP positivi svilupperanno poi la patologia, attraverso l‟instaurarsi di una minore resistenza all‟Helicobacter. Questo perché gli eventi stressanti acuti e cronici comportano un‟alterazione del tono vegetativo, uno squilibrio del sistema immunologico, ipercoagulabilità ed una compromissione del flusso ematico locale causa di sviluppo d‟emorragia e necrosi della mucosa gastroduodenale. Lo stress induce inoltre un malfunzionamento del sistema nervoso autonomo che aumenta la risposta del colon all‟infiammazione indotta da sostanze chimiche. Esso grazie all‟attivazione di vie simpatiche e parasimpatiche causa un aumento della permeabilità della mucosa intestinale alterando la quantità di mucina e modificando la funzionalità 48 immunitaria nella riattivazione delle alterazioni infiammatorie della mucosa nelle patologie infiammatorie croniche dell‟intestino. Scarsa è la conoscenza del meccanismo fisiopatologico di genesi del reflusso gastroeofageo. Verosimilmente un‟alterata trasmissione dei riflessi vago-vagali da parte del sistema aminergico centrale stress mediata, genera un rilasciamento transitorio spontaneo dello sfintere esofageo inferiore,causa di reflusso acido patologico. Anche modificazioni respiratorie indotte dallo stress, come un‟alterazione della zona sfinterica esofagea mediata da cambiamenti della funzionalità diaframmatica, può contribuire all‟esacerbazione del sintomo. In aggiunta, il rallentamento dello svuotamento gastrico causato dall‟inibizione della regolazione gastrica vagale, può contribuire ai sintomi indotti dallo stress. Evidenze recenti suggeriscono un ruolo svolto dal sistema endogeno di modulazione della sensibilità al dolore nell‟incremento della sensibilità esofagea alla presenza di sostanze chimiche. 3.3 Disordini muscoloscheletrici I sintomi muscoloscheletrici costituiscono un importante problema di salute: in Italia circa 4 milioni di lavoratori sono esposti a questo rischio. Questi disturbi comportano un elevato numero di assenze, di pensioni di invalidità o di pensionamento anticipato con relativi costi sociali elevati. Le affezioni cronico-degenerative della colonna vertebrale sono di frequente riscontro nei lavori di facchinaggio (porti, aeroporti, traslochi, spedizione merci etc.), magazzinaggio (supermercati); nel lavoro del manovale edile addetto alla movimentazione dei carichi e in quello del personale ausiliario e infermieristico in reparti nosocomiali e altre strutture ove è richiesta movimentazione assistita dei pazienti. 49 Gli infermieri (in particolare quelli che lavorano nei reparti di rianimazione, ortopedia, geriatria e chirurgia) sono tra le categorie professionali più colpite da patologie della colonna vertebrale fin dai primi anni di attività in assistenza infermieristica, in conseguenza della mobilizzazione di pazienti in assenza di adeguata ausiliazione. Dato che solo il 20% dei disturbi muscoloscheletrici può essere correlato al carico fisico di lavoro, sono stati compiuti diversi studi per comprovare l‟ipotesi che fosse lo stress il “primum movens” di quota parte dei restanti disturbi muscoloscheletrici. Nel 1993 P.M. Bongers e i suoi collaboratori presentarono un primo studio su una possibile eziologia stressogena lavoro correlata delle patologie muscolo scheletriche. La loro ipotesi era che gli stressor lavorativi influissero direttamente sul carico biomeccanico e sui fattori psicosociali quali: eccesso o scarsità di lavoro, mansioni complesse, elevata pressione temporale, basso livello decisionale e scarso sostegno sociale. L‟aumento dello stress (lavoro-correlato) fu messo in relazione all‟aumento del tono muscolare o di altri meccanismi fisiologici che, mediati dalle caratteristiche individuali, spiegavano l‟insorgenza di sintomi muscoloscheletrici o l‟innalzamento della soglia percettiva verso i disturbi in generale, compreso quello muscoloscheletrico. Frankenhaeuser nel 1991, aveva già sottolineato che solo un arousal (ovvero l‟attivazione psicofisiologica) protratto nel tempo è in grado di esercitare effetti negativi sulla salute, mentre reazioni allostress di breve durata, pur comportando alterazioni ormonali e tensione muscolare, hanno piuttosto effetti benefici. Fattori psicosociali e/o il conseguente stress favorisono l‟insorgenza di disturbi muscoloscheletrici secondo questi meccanismi: 50 sovraccarico biomeccanico e/o tensione muscolare ed effetti di affaticamento in compiti ripetitivi e/o con mantenimento di posture incongrue per lungo tempo; danno muscolare dovuto a comportamenti inadeguati per stanchezza o mancanza di tempo che impedisce l‟esecuzione corretta e accurata dei movimenti necessari; diminuzione della soglia del dolore e cronicizzazione fisiologica o psicologica del dolore a seguito di un reale insulto; Le ricerche di questi ultimi anni hanno anche suggerito altri meccanismi attribuibili allo stress, come per esempio la tensione muscolare che provoca un intralcio alla circolazione sanguigna con possibile danno tessutale e l‟iperventilazione che con il ridotto apporto di CO2 nel sangue, è causa di tensione muscolare e conseguente danno muscoloscheletrico. Inoltre, secondo Sherehiy, analizzando la letteratura a riguardo dal 1966 al 2003 si possono individuare 10 aspetti in cui poter riconoscere le fonti di stress come causa di patologie muscoloscheletriche, essi sono: carico di lavoro, livello decisionale, stress lavorativo, soddisfazione lavorativa, caratteristiche del lavoro, tratti di personalità, sintomi psicosomatici, qualità delle relazioni sociali sul lavoro, orientamento dell‟istituzione, organizzazione del lavoro. 3.4 Disturbi Psichici In situazioni di stress sia negativo che positivo, l‟individuo reagisce come un tutto modificando sia il tono dell‟umore sia l‟equilibrio neurovegetativo sia il comportamento. Non necessariamente la risposta allo stress protratto coinvolge questi tre aspetti contemporaneamente il 51 cui funzionamento può essere disturbato anche in tempi diversi e con diversa intensità. Interviene infatti l‟aspetto soggettivo, di personalità dei singoli soggetti. Il soggetto, anche quello dotato di buone abilità di coping, tenderà a scaricare a livello somatico lo strain subito manifestando, anche per un lungo periodo, reazioni neurovegetative a livello dell‟ “organo compiacente”, ossia di quell‟organo che nel corso della loro vita ha mostrato la più veloce reattività ad una situazione di arousal (traducibile in questo caso come "allarme", "eccitazione") emozionale. Soggetti più reattivi o più vulnerabili sotto il profilo emozionale possono reagire prima di altri e fin dall‟inizio manifestando disturbi intermedi tra il disturbo somatico ed il disturbo emozionale e che coinvolgono il sonno, con insonnia o ipersonnia, spossatezza (già presente al risveglio), algie diffuse, cefalea nelle sue varie forme. Insorgono poi modificazioni dell‟attività intellettuale con difficoltà a mantenere il ritmo di lavoro, deficit di memoria, di attenzione e di concentrazione che corrispondono ad una saturazione dei canali di ricezione ed elaborazione delle informazioni. La consapevolezza che il soggetto ha di queste difficoltà provoca a livello emozionale variabilità dell‟umore, depressione, irritabilità, insofferenza e anche distacco e disinteresse, talvolta accompagnato da vissuti di colpa. Anche le reazioni d‟ansia insorgono soprattutto quando il soggetto si rende conto di non essere più all‟altezza delle sue responsabilità e incorre in errori, ritardi o dimenticanze significative. Tutti questi sintomi sono transitori quando la situazione stressogena è compensata nei fine settimana o nei periodi di vacanza lontano dall‟ambiente di lavoro, ma possono anche modificarsi in sindromi quando il livello di stress e la sua durata non consentono recuperi. 52 Sindromi ossessive, fobiche, disturbo da attacchi di panico possono essere, in soggetti predisposti, la naturale evoluzione di un accresciuto bisogno di controllo, di meccanismi di evitamento di situazioni disturbanti o di livelli d‟ansia che superano le possibilità di gestione consapevole dei soggetti. Le modificazioni del comportamento si manifestano a vari livelli, sia dirette verso lo stesso soggetto sia a livello del sociale . Queste modifiche possono essere suddivise in due filoni a seconda che l‟individuo tenti di sostenere o risolvere lo stress facendo riferimento solo a se stesso o piuttosto coinvolga il tessuto sociale e/o familiare. Le maggiori modifiche del comportamento osservabile sono: i disturbi del comportamento alimentare, in difetto o in eccesso; l‟aumentato consumo di sostanze psicoattive, l‟aumentato consumo di alcool e tabacco Nei disturbi alimentari stress correlati è più frequente incontrare casi di bulimia piuttosto che l‟anoressia anche se essa non è rara. Lo stress, sia esso generico o in relazione a specifici eventi, altera la normale regolazione dell‟appetito i cui stimoli vengono azzerati e sostituiti da reazioni impulsive. Spesso, la modalità di reazione allo stress di questi soggetti si manifesta con l‟impossibilità di assumere cibo durante il giorno seguita, soprattutto la notte, dall‟ingurgitare qualunque cosa pur di colmare la sensazione di angoscia/vuoto che impedisce il sonno. Schimdt et all. affermano che almeno un evento stressante o una marcata difficoltà, soprattutto nella sfera della difficoltà sociale, si riscontra nel 76% dei casi di bulimia. 53 L‟abnorme assunzione fino all‟abuso di sostanze psicoattive è un altro aspetto dei disturbi del comportamento stress-correlati. In questa categoria rientrano sia gli psicofarmaci che il tabacco, l‟alcool e le droghe. Per quanto riguarda gli psicofarmaci, bisogna purtroppo riconoscere che i medici ne sono spesso parzialmente responsabili. Certamente bisogna intervenire con un aiuto farmacologico quando un soggetto denuncia stati di insonnia prolungata, attacchi di panico e ossessività del pensiero, ma la facile disponibilità di sonniferi ed ansiolitici può generare un meccanismo di assunzione compulsiva e di dipendenza. Frequente, oltre all‟abuso di psicofarmaci, è anche il consumo d‟alcol e di fumo. Ciascuno ha un suo livello di consumo ma il passo dal consumo incontrollato prima alla dipendenza poi è breve e l‟abitudine tende a mantenersi anche quando i periodi d‟assenza dall‟ambiente di lavoro consentono una riduzione dei livelli di stress e l‟angoscia quotidiana si attenua. L‟uso di droga leggera o pesante è meno frequente ed è legato all‟età, a livello socioeconomico ed ai ruoli lavorativi rivestiti. Molto frequente è la chiusura al sociale, dovuta alla sovrastimolazione da stress e alla difficoltà di staccarsi sia sotto il profilo cognitivo che emozionale dalla situazione. Questo non lascia risorse disponibili per un coinvolgimento sociale che viene vissuto con fastidio e insofferenza. Questo fastidio, che sembra essere abbastanza generalizzato, nei più giovani può invece portare ad un‟aumentata partecipazione a situazioni sociali di gruppo, non per coltivare rapporti ma stordimento. L‟inesistenza o la rottura di legami affettivi è ugualmente frequente così come il diminuito interesse, sino alla cancellazione, dei rapporti sessuali anche in soggetti giovani. 54 Comune è l‟irritabilità e l‟insofferenza nei confronti di stimolazioni anche lievi ma vissute come disturbanti in quanto aggravio di canali sensoriali già saturi. In alcuni soggetti questa accresciuta suscettibilità può sfociare in reazioni aggressive verbali e fisiche, soprattutto in soggetti con tratti di impulsività o con meccanismi di autocontrollo scarsamente funzionanti. 3.5 Disordini Neuroimmunitari Il sistema nervoso, la psiche e l‟apparato endocrino cooperano attivamente alla difesa del nostro organismo. Riguardo le interazioni tra il sistema nervoso e l‟apparato immunitario due sono le vie di collegamento identificate: il sistema nervoso autonomo e il flusso neuroendocrino ipofisario che regola le interazioni immuno-endocrine. Ambedue queste vie sono caratterizzate dalla produzione di molecole biologicamente attive in grado di interagire con le cellule del sistema immunitario. Numerosi sono gli studi su animali che mostrano come condizioni di stress possano influire negativamente sulla risposta immunitaria, in particolare si osservano modificazioni a carico del sistema linfocitario, come la mitogenesi delle cellule T, la produzione di IgG2a, l‟attività delle cellule NK, la produzione di interleuchina 2 e interferone „Y. In animali esposti a condizioni stressanti si è osservata una riduzione dell‟ espressione dei recettori per l‟interleuchina 2, ciò si riflette in una ridotta abilità dei linfociti nel rispondere all‟interleuchina 2, contribuendo cosi ad una attenuazione della risposta immunitaria. Il Sistema Immunitario è influenzato dall‟azione neuroendocrina ipofisaria. I linfociti, infatti possiedono recettori per diversi ormoni 55 (come quelli per l‟ormone di rilascio corticotropo -CRH), rendendo possibile un‟interazione tra Sistema Immunitario e Apparato Endocrino. Diversi studi hanno mostrato che i corticosteroidi, ritrovati in alte concentrazioni durante lo stress, hanno importanti effetti immunosoppressivi sulla funzione di linfociti e macrofagi, inoltre sono responsabili di un decremento della produzione di alcune citochine e di mediatori dei processi di infiammazione. Episodi di stress acuto sono spesso associati inoltre ad un incremento della secrezione dell‟ormone della crescita e della prolattina mentre in caso di stress cronico si osserva una inibizione nella secrezione di questi ormoni, ciò dimostra che le comunicazioni tra i due sistemi sono bidirezionali poiché le citochine sono in grado di modulare la secrezione di ormoni ipofisari o ipotalamici. Variazioni nel comportamento e negli stati emotivi sono responsabili della patogenesi di varie condizioni patologiche, compresi processi infettivi, allergici, autoimmunitari e neoplastici che sono correlati ad alterazioni dei meccanismi immunitari. Ad esempio è stato dimostrato come nel caso di recente scomparsa di un familiare ci sia un aumento del numero di neutrofili circolanti ed diminuzione di cellule NK, linfociti B e T o come una diminuita risposta mitogena linfoproliferativa sia presente in soggetti colpiti da grave depressione. Altri studi hanno comprovato variazioni della risposta immunitaria ad altri eventi stressogeni come il divorzio, catastrofi naturali o perdita del lavoro. Ultimi studi hanno cercato di porre in relazione stress e rischio di insorgenza di cancro. E‟ stato comprovato che in condizioni di stress prolungato sono soppresse alcune componenti specifiche e non specifiche dell‟immunità (cellule NK, fagocitosi, cellule T citotossiche e 56 la produzione di citochine infiammatorie) compromettendo così la risposta immunitaria verso lo sviluppo di tumori. Nonostante ciò è importante sottolineare che questo settore di studio, per il suo carattere pionieristico e di ricerca, non fornisce allo stato attuale delle conoscenze nessun valido strumento o indicatore che sia utilizzabile per l‟identificazione precoce di effetti sulla salute correlabili a stress. 3.6 Disturbi del Sonno I disturbi del sonno sono uno dei sintomi maggiormente frequenti in condizioni di stress acuto e cronico sia in generale che riferito a fattori occupazionali. Essi possono essere interpretati come segni precoci di eccessivo stress da lavoro, quali sintomi somatici indicativi di condizioni negative sia fisiche che psichiche associate a stati d'ansia e a depressione (ad es. sindrome del burnout). Essi si possono manifestare inizialmente, nelle forme transitorie o più lievi, in una o più delle tre forme più comuni d‟insonnia: difficoltà all'addormentamento, risvegli frequenti durante il sonno, risveglio anticipato, mentre soprattutto nelle fasi più avanzate si manifestano sottoforma di sindromi più gravi e persistenti quali mioclono notturno, incubi, bruxismo e ipersonnie, con conseguenti marcate perturbazioni sia tipo quantitativo che qualitativo del sonno. Dal punto di vista elettroencefalografico, situazioni di stress acuto e cronico inducono significative interferenze sia sul sonno profondo28 (fasi 3 e 4) che sul sonno paradosso (REM). 57 In questi ultimi anni molti studi epidemiologici hanno evidenziato la notevole importanza di fattori connessi con le condizioni di lavoro, in riferimento alle caratteristiche sia dell'attività lavorativa che dell'ambiente di lavoro. Partinen analizzando diverse attività lavorative, ha riscontrato che i disturbi del sonno risultano essere più frequenti nei lavoratori manuali e meno frequenti in medici e managers; analoghe differenze tra colletti bianchi e colletti blu sono state riportate anche in uno studio retrospettivo in soggetti italiani anziani compiuto da Geroldi et al. In uno studio prospettico di 5 anni su più di 21000 persone in Francia si è riscontrato che sia modificazioni delle condizioni di lavoro (ad es. lavoro a turni e orari prolungati, esposizione a vibrazioni) sia fattori psicosociali (ad es. pressione del tempo) erano associati alla comparsa (e anche scomparsa) di importanti disturbi del sonno. In relazione al modello "job demand/control" di Karasek (v. Cap. 3), lo studio epidemiologico finlandese "Helsinki Heart Study" ha evidenziato l‟effetto altamente significativo dell' elevato carico lavorativo e del basso controllo sulla deprivazione di sonno e sulla conseguente fatica diurna. Sempre in relazione all'organizzazione del lavoro, disturbi del sonno e fatica cronica sono stati associati, oltre che al già citato lavoro a turni, anche a compiti caratterizzati da elevate richieste soprattutto di tipo fisico e basso supporto da parte di colleghi e supervisori29. Anche in riferimento al modello "Effort/Reward Imbalance" di Siegrist, un recente studio su qualità e disturbi del sonno (valutati in modo standardizzato mediante il Jenkins Sleep Quality lndex) in 709 lavoratori tedeschi ha evidenziato una associazione significativa tra squilibrio del rapporto "sforzo/ricompensa" ed eccessivo coinvolgimento nel lavoro 29 Studio epidemiologico svedese WOLF sul rischio cardiovascolare, che ha interessato più di 5500 lavoratori di 40 diverse imprese. Stessi risultati in altri studi epidemiologici in Francia e Giappone. 58 ("overcommitment"). Quest'ultimo fattore è risultato essere più importante negli uomini, mentre la “bassa ricompensa" ha maggiore influenza nelle donne. Numerosi studi hanno inoltre dimostrato in questi ultimi anni la comparsa di rilevanti disturbi del sonno nei soggetti affetti da disturbo post-traumatico da stress. Tali studi riguardano prevalentemente eventi socio-ambientali molto traumatizzanti (ad es. guerre, uragani, attentati terroristici, crimini, violenze sessuali, catastrofi naturali) ma anche condizioni di lavoro possibili fonti di traumi (ad es. perdita del posto di lavoro, aggressioni, mobbing). È infine da tenere conto che persistenti disturbi del sonno costituiscono a loro volta un fattore di rischio di malattie cardiovascolari, neuropsichiche e gastrointestinali, oltre che di maggiore morbilità e mortalità in generale, attraverso meccanismi di interferenza con l'attività del sistema nervoso autonomo, l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene e il sistema immunitario. Inoltre, la perdita sia quantitativa che qualitativa di sonno connessa con stati di stress cronico, innesca un circolo vizioso che accentua tali condizioni generando uno stato di affaticamento cronico, eccessiva sonnolenza durante il periodo di veglia, perturbazioni dell'umore e della performance psicofisica con conseguenti scadimenti sia nelle relazioni interpersonali che nella prestazione e sicurezza sul lavoro (errori, incidenti, infortuni). 59 Capitolo 4- Valutazione dello stress nei luoghi di lavoro 4.1 Valutazione Oggettiva La valutazione oggettiva del rischio stress occupazionale, si basa sulla misurazione "obiettiva" dei fattori di rischio presenti nel luogo di lavoro facendo ricorso, ad esempio, a tecniche d‟osservazione diretta, oppure ad interviste rivolte a conoscitori "esperti" della realtà lavorativa in esame (in genere i responsabili del processo lavorativo, RLS30). Questa valutazione permette di studiare il rischio indipendentemente dalle elaborazioni cognitive dei singoli lavoratori e dalle loro percezioni o personali reazioni all'ambiente di lavoro. Queste tecniche di job analysis devono basarsi, non solo su una attenta progettazione dello strumento di rilevazione, ma anche su una adeguata formazione al suo utilizzo. Esse consentono di ottenere informazioni riferite alle caratteristiche dei compiti lavorativi e del contesto socioorganizzativo entro cui sono svolti, utili per compiere una prima valutazione del rischio presente sul luogo di lavoro. Qualora sulla base degli elementi raccolti emergano delle criticità o sia possibile supporre la presenza di rischi per la salute dei lavoratori, sarà possibile procedere ad un approfondimento della valutazione del rischio stesso facendo anche ricorso, in una successiva fase, a valutazioni di tipo soggettivo. L'approccio oggettivo fornisce una conoscenza migliore degli aspetti ambientali e organizzativi del lavoro che necessitano di un cambiamento potendo così separare le variabili indipendenti (le caratteristiche del lavoro) da quelle dipendenti (le caratteristiche del soggetto). 30 Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza 60 Come ricorda Hurrell per diversi decenni sono stati sollecitati strumenti di misura oggettivi, ritenuti necessari per il progredire delle conoscenze sulle manifestazioni e sulle patologie derivanti dallo stress lavorativo, tuttavia a queste sollecitazioni non ha fatto riscontro, sino ad oggi, una adeguata e completa risposta e la necessità di tali strumenti rimane elevata. La necessità di seguire una strada definibile come approccio "oggettivo", nasce anche dalla constatazione di alcuni limiti impliciti della esclusiva valutazione "soggettiva". La valutazione oggettiva accompagnata a quella soggettiva infatti, può assumere un rilievo determinante ai fini di individuare interventi correttivi sui fattori di rischio, di stabilire la necessità e le modalità della sorveglianza sanitaria, di attribuire al lavoro eventuali patologie psichiche o organiche (con evidenti ricadute anche medico-legali). Questo perché è dimostrato come le percezioni individuali riferite all'ambiente di lavoro ed al proprio stato di salute possano risentire di reazioni di tipo affettivo ed emotivo. Ad esempio, ricerche di laboratorio hanno evidenziato come le percezioni riferite a compiti lavorativi possano variare anche quando i compiti vengono mantenuti inalterati oppure come possano dipendere dal livello di soddisfazione lavorativa. È stato notato come in individui che ricoprono la stessa posizione, quelli più insoddisfatti possono percepire un grado maggiore di carico di lavoro e di pericolosità dei fattori di rischio lavorativi. In secondo luogo, le valutazioni soggettive sui rischi psicosociali possono essere influenzate da fattori di personalità, quali ad esempio ansietà o locus of control31. 31 Nelle scienze psicologiche, il termine di derivazione anglofona Locus of control, indica la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni, oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà. Esso pertanto potrà essere interno o esterno. 61 Indiscutibilmente, ci sono possibili bias (tendenza di pensiero, idee preconcette) derivanti dalla soggettività delle opinioni personali sui fattori di rischio, ovvero dalla percezione del soggetto rispetto alle diverse dimensioni del lavoro. Infine non sempre (per motivi pratici) è possibile avviare una consultazione dei lavoratori, in particolare se a tappeto, sui temi in questione. Il Documento di Consenso della SIMLII32 propone quindi, un approccio obiettivo alla valutazione del rischio ed ipotizza le conseguenze operative in termini di prevenzione per quanto pertinente all'azione del Medico Competente. Tale approccio è stato schematizzato nel Documento di consenso SIMLII nel "flusso operativo". L'approccio proposto dalla SIMLII prevede la verifica, attraverso liste di controllo, della effettiva presenza di fattori critici nella organizzazione del lavoro. Il documento fornisce anche un elenco delle possibili situazioni di criticità suddivise nei classici ambiti del "contesto" e del "contenuto" del lavoro (ulteriormente suddivisi in parametri relativi alla organizzazione dei compiti, agli aspetti sociali del lavoro, alle caratteristiche della struttura aziendale, ai rischi per la salute e la sicurezza ed altri fattori, relativi allo stato di salute dei lavoratori, agli esiti della sorveglianza sanitaria, agli infortuni, allo stato di occupazione) a cui fare riferimento per la costruzione delle specifiche liste di controllo necessarie nelle specifiche realtà occupazionali. Questo quindi è lo strumento operativo da utilizzare nella prima fase di approccio alla valutazione del fenomeno dello stress correlato al lavoro. 32 Società Italiana Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale 62 La valutazione del rischio perciò si articola in due fasi: la prima fase prende in esame elementi oggettivi e verificabili quali indicatori di stress lavoro-correlato e fattori di rischio attinenti l'organizzazione aziendale, la seconda fase prevede invece la valutazione degli aspetti soggettivi. Gli elementi da considerare, sono quindi, in coerenza con le indicazioni dell'accordo quadro e del documento dell'Agenzia Europea 2009, aree di contesto e contenuto del lavoro come indicatori di pericolo stress lavoro correlato e indicatori aziendali come conseguenze dello stress sull'azienda e sui lavoratori. La valutazione della prima fase deve consentire di quantificare il livello di rischio secondo una scala basso/medio/alto, ove per rischio basso s‟ intende una condizione in cui non risultano necessarie azioni di miglioramento, ma solo una rivalutazione periodica (biennale o per mutamenti significativi o per l'evidenziarsi di problemi stress-correlati). La valutazione della percezione dello stress dei lavoratori (soggettiva) viene introdotta solo nei casi in cui la valutazione degli indicatori oggettivi determina un'evidenza di rischio medio o alto. La valutazione del rischio stress lavoro-correlato deve prevedere l‟analisi degli aspetti dell‟organizzazione del lavoro che possono rappresentare pericoli per la salute. Ci si riferisce ad indicatori di rischio inseriti nei documenti dell‟Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute del Lavoro e riprese nell‟accordo quadro ( vedi tabella 1). 63 Tabella 1 Fattori di rischio stressogeni (European Agency for Safety and Health at Work – 2000) CONTESTO LAVORATIVO CULTURA ORGANIZZATIVA Scarsa comunicazione, bassi livelli di sostegno per la risoluzione diproblemi e lo sviluppo personale, mancanza di definizione degli obiettiviorganizzativi RUOLO NELLA ORGANIZZAZIONE Ambiguità e conflitto di ruolo, responsabilità di altre persone SVILUPPO DI CARRIERA Incertezza / blocco della carriera insufficienza / eccesso di promozioni,bassa retribuzione, insicurezza dell’impiego, scarso valore sociale attribuito al lavoro AUTONOMIA DECISIONALE/CON TROLLO Partecipazione ridotta al processo decisionale, carenza di controllo sul lavoro (il controllo, specie nella forma di partecipazione rappresenta anche una questione organizzativa e contestuale di più ampio respiro) RELAZIONI INTERPERSONALI SUL LAVORO Isolamento fisico o sociale, rapporti limitati con i superiori, conflitto interpersonale, mancanza di supporto sociale INTERFACCIA FAMIGLIA/LAVORO Richieste contrastanti tra casa e lavoro, scarso appoggio in ambito domestico, problemi di doppia carriera CONTENUTI LAVORATIVI AMBIENTE DI LAVORO E ATTREZZATURE Condizioni fisiche di lavoro, problemi inerenti l’affidabilità, la disponibilità, l’idoneità, la manutenzione o la riparazione di strutture ed attrezzature di lavoro PIANIFICAZIONE DEI COMPITI Monotonia, cicli di lavoro brevi, lavoro frammentato o inutile,sottoutilizzazione, incertezza elevata CARICO/RITMI DI LAVORO Sovraccarico o sottocarico di lavoro, mancanza di controllo sul ritmo, alti livelli di pressione temporale ORARIO DI LAVORO Lavoro a turni, orari di lavoro rigidi, imprevedibili, eccessivamente lunghi o che alterano i ritmi sociali La valutazione degli indicatori oggettivi deve permettere di avere la definizione del livello di rischio presente in azienda (o partizione o gruppo omogeneo), secondo un criterio semiquantitativo del tipo basso/medio/alto ed identificare gli interventi di eliminazione o riduzione del rischio da effettuare. 64 Gli indicatori vanno analizzati attraverso liste di controllo che permettano una pesatura del rischio, per quanto possibile, su indicatori verificabili in quella azienda o partizione organizzativa o gruppo omogeneo. Possono essere utilizzate liste di controllo, applicabili anche dai soggetti aziendali della prevenzione. Alla valutazione deve partecipare il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza interno o territoriale. La valutazione dello stress lavoro correlato prevede la compilazione di una Check che identifica la condizione di rischio BASSO – MEDIO – ALTO relativamente a: A AREA INDICATORI AZIENDALI (10 indicatori) B AREA CONTESTO DEL LAVORO ( 6 aree di indicatori) C AREA CONTENUTO DEL LAVORO (4 aree di indicatori) INDICATORI AZIENDALI CONTESTO DEL LAVORO CONTENUTO DEL LAVORO 1. Indici Infortunistici 1. Funzione e cultura organizzativa 1. Ambiente di lavoro ed attrezzature di lavoro 2. Assenteismo 2. Ruolo nell’ambito dell’organizzazione 2. Pianificazione dei compiti 3. Assenza per malattia 3. Evoluzione della carriera 3. Carico di lavoro – ritmo di lavoro 4. Ferie non godute 4. Autonomia decisionale – controllo del lavoro 4. Orario di lavoro 5. Rotazione del personale 5. Rapporti interpersonali sul lavoro 6. Cessazione rapporti di lavoro/Turnover 6. Interfaccia casa lavoro – conciliazione vita/lavoro 7. Procedimenti/ Sanzioni disciplinari 8. Richieste visite mediche straordinarie 9. Segnalazioni stress lavoro 10. Istanze giudiziarie 65 Ad ogni indicatore è associato un punteggio che concorre al punteggio complessivo dell‟area. I punteggi delle 3 aree vengono sommati (secondo le indicazioni) e consentono di identificare il proprio posizionamento nella TABELLA DEI LIVELLI DI RISCHIO. AREA TOTALE PUNTEGGIO PER AREA CONTESTO DEL LAVORO CONTENUTO DEL LAVORO INDICATORI AZIENDALI totale punteggio rischio Per la compilazione della check list si procede: segnando con la X la risposta e nella casella punteggio si riporta il valore della risposta N 1 INDICATORE ... Diminuito Inalterato Aumentato 0 2 4 □ □ X PUNTEGGIO □ NOTE 2 si segna con la X la risposta e nella casella punteggio si riporta il valore della risposta in PUNTEGGIO FINALE, Quando vediamo la casella “CORREZIONE PUNTEGGIO”, riportiamo dopo il segno “-“ il valore della risposta e trascriviamo nel PUNTEGGIO FINALE il risultato N INDICATORE 1 .... 2 .... Si 0 No CORREZIONE PUNTEGGIO 1 □ X □ 0 1 □X □ PUNTEGGIO FINALE NOTE 1 1-0 TOTALE PUNTEGGIO 1 2 (1+1) 66 DATA COMPILAZIONE MANSIONE/REPARTO COMPILATA DA: Contrassegnare i referenti aziendali coinvolti in questa fase, indicando a lato il nominativo. NOMINATIVO/I □ DATORE DI LAVORO □ RSPP □ RLS □ □ □ □ □ MEDICO COMPETENTE DIRETTORE PERSONALE RESPONSABILE QUALITA’ RESPONSABILE UNITA’ PRODUTTIVA EVENTUALI ALTRI SPECIALISTI (Psicologo,…) □ 67 INDICATORI AZIENDALI Gli indicatori aziendali sono riferiti all’andamento negli ultimi 3 anni INDICATORI AZIENDALI N INDICATORE 1 INDICI INFORTUNISTICI □ □ □ 2 4 2 ASSENZA PER MALATTIA (non maternità) 0 3 4 5 6 7 8 9 10 ASSENTEISMO % FERIE NON GODUTE % ROTAZIONE DEL PERSONALE NON PROGRAMMATA CESSAZIONE RAPPORTI DI LAVORO/ TURNOVER PROCEDIMENTI/SA NZIONI DISCIPLINARI RICHIESTE VISITE MED. STRAORDINARIE MEDICO COMPETENTE SEGNALAZIONI SCRITTE MEDICO COMPETENTE DI CONDIZIONI STRESS AL LAVORO ISTANZE GIUDIZIARIE PER LICENZIAMENTO/ DEMANSIONAMEN TO Diminui to Inalterat o Aumenta to 0 2 4 □ □ □ 0 2 4 □ □ □ 0 2 4 □ □ □ 0 2 4 □ □ PUNTEGG IO NOTE ..... ..... ..... ..... □ ..... 0 2 4 □ □ □ 0 2 4 ..... □ □ □ 0 2 4 □ □ ..... □ ..... 0 - NO □ 4 - SI □ ..... 0 - NO □ 4 - SI □ ..... TOTALE PUNTEGGIO 68 INDICATORE ISTANZE GIUDIZIARIE PER MOLESTIE MORALI/SESSUALI No Si 0 SITUAZIONE CHE VINCOLA LA VALUTAZIONE ALL’APPROFONDIMENTO SOGGETTIVO DELLO STRESS LAVORO CORRELATO □ CONTESTO DEL LAVORO FUNZIONE E CULTURA ORGANIZZATIVA N 1 2 3 4 5 6 7 8 9 INDICATORE Si No Presenza organigramma aziendale 0 1 Presenza di procedure aziendali Diffusione delle procedure aziendali ai lavoratori Presenza di obiettivi aziendali Diffusione degli obiettivi aziendali ai lavoratori Presenza di un sistema di comunicazione aziendale (bacheca, internet, busta paga, volantini….) Effettuazione riunioni/incontri tra dirigenti e lavoratori Presenza di un piano formativo per lo sviluppo professionale dei lavoratori Presenza di momenti di comunicazione dell’azienda a tutto il personale □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ CORREZIONE PUNTEGGIO PUNTEGGIO FINALE NOTE □ TOTALE PUNTEGGIO 69 RUOLO NELL’AMBITO DELL’ORGANIZZAZIONE N INDICATORE Si No 1 I lavoratori conoscono la linea gerarchica aziendale 0 1 0 1 0 1 0 1 2 3 4 CORREZIONE PUNTEGGIO PUNTEGGIO FINALE NOTE □ □ I ruoli sono chiaramente definiti Vi è una sovrapposizione di ruoli differenti sulle stesse persone (capo turno/preposto/responsabile qualità) Accade di frequente che i dirigenti/preposti forniscano informazioni contrastanti circa il lavoro da svolgere □ □ □ □ □ □ 1 - ...... 1 - ...... TOTALE PUNTEGGIO EVOLUZIONE DELLA CARRIERA N 1 2 3 4 5 6 INDICATORE E’ presente un piano di sviluppo professionale per tutti i lavoratori E’ presente un piano di sviluppo professionale solo per i dirigenti Sono definiti i criteri per l’avanzamento di carriera Esistono sistemi premianti in relazione al raggiungimento degli obiettivi di produzione Esistono sistemi premianti in relazione al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza Esistono sistemi premianti in relazione alla corretta gestione del personale da parte dei dirigenti/capi Si No 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ CORREZIONE PUNTEGGIO PUNTEGGIO FINALE NOTE □ TOTALE PUNTEGGIO 70 AUTONOMIA DECISIONALE – CONTROLLO DEL LAVORO N 1 2 3 4 5 INDICATORE Il lavoratore può decidere l’ordine di esecuzione dei compiti Il lavoro dipende da compiti precedentemente svolti da altri I lavoratori hanno sufficiente autonomia per l’esecuzione dei compiti I lavoratori hanno a disposizione modalità di partecipazione alle decisioni aziendali Sono predisposti strumenti di partecipazione decisionale dei lavoratori alle scelte aziendali Si No 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ CORREZIONE PUNTEGGIO PUNTEGGIO FINALE NOTE 1 - ...... □ TOTALE PUNTEGGIO RAPPORTI INTERPERSONALI SUL LAVORO N 1 2 3 INDICATORE Possibilità di rivolgersi al dirigente superiore da parte dei lavoratori Momenti di aggregazione con tutto il personale Sono presenti rigidi protocolli di supervisione sul lavoro svolto Si No 0 1 □ 0 PUNTEGGIO FINALE NOTE □ 1 □ □ 0 1 □ CORREZIONE PUNTEGGIO □ 1 - ...... TOTALE PUNTEGGIO 71 INTERFACCIA CASA LAVORO – CONCILIAZIONE VITA/LAVORO N 1 2 3 INDICATORE Possibilità di effettuare la pausa pasto in luogo adeguato - mensa aziendale Possibilità di orario flessibile Possibilità di raggiungere il posto di lavoro con mezzi pubblici Si No 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ CORREZIONE PUNTEGGIO PUNTEGGIO FINALE NOTE □ TOTALE PUNTEGGIO Se il risultato finale è uguale a 0, nella TABELLA FINALE CONTESTO DEL LAVORO alla voce “INTERFACCIA CASA LAVORO” si inserisce il valore -1 Se il risultato finale è superiore a 0, nella TABELLA FINALE CONTESTO DEL LAVORO alla voce “INTERFACCIA CASA LAVORO” si inserisce il valore 0 72 CONTENUTO DEL LAVORO AMBIENTE DI LAVORO ED ATTREZZATURE DI LAVORO N 1 2 INDICATORE Esposizione a rumore sup. al secondo valore d’azione Inadeguato confort acustico (ambiente non industriale) 3 Rischio chimico 4 Microclima adeguato Si No 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 5 Adeguata illuminazione 6 Inadeguata movimentazione manuale dei carichi 7 Disponibilità DPI □ □ Lavoro a rischio di aggressione fisica 0 1 8 9 10 11 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ CORREZIONE PUNTEGGIO PUNTEGGIO FINALE NOTE 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 0 1 Cartellonistica chiara ed □ □ immediata Esposizione a vibrazione 0 1 superiore al limite □ □ 1 - ...... d’azione Adeguata manutenzione 0 1 macchine ed □ □ attrezzature TOTALE PUNTEGGIO 73 PIANIFICAZIONE DEI COMPITI N 1 2 3 4 5 INDICATORE Si No Il lavoro subisce frequenti interruzioni La mansione del lavoratore è chiaramente definita E’ presente un lavoro caratterizzato da alta monotonia Lo svolgimento della mansione richiede di eseguire più compiti contemporaneamente I compiti sono chiaramente pianificati 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 □ □ CORREZIONE PUNTEGGIO PUNTEGGIO FINALE NOTE 1 - ...... □ □ □ □ □ □ 1 - ...... 1 - ...... □ □ TOTALE PUNTEGGIO CARICO DI LAVORO – RITMO DI LAVORO N 1 2 3 4 5 6 7 8 INDICATORE I lavoratori hanno autonomia nell’esecuzione dei compiti Ci sono variazioni imprevedibili della quantità di lavoro Vi è assenza di compiti per lunghi periodi nel turno lavorativo E’ presente un lavoro caratterizzato da alta ripetitività Il ritmo lavorativo per l’esecuzione del compito, è prefissato Il ritmo di lavoro è determinato dalla macchina Il lavoratore non può agire sul ritmo della macchina I lavoratori devono prendere decisioni rapide Si No 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 CORREZIONE PUNTEGGIO PUNTEGGIO FINALE NOTE □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... TOTALE PUNTEGGIO 74 ORARIO DI LAVORO N 1 2 3 4 5 6 7 8 INDICATORE E’ presente regolarmente un orario lavorativo superiore alle 8 ore Viene abitualmente svolto lavoro straordinario E’ presente orario di lavoro rigido (non flessibile)? La programmazione dell’orario varia frequentemente Le pause di lavoro non sono chiaramente definite E’ presente il lavoro a turni E’ presente il lavoro a turni notturni E’ presente il turno notturno fisso o a rotazione Si No 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ 0 □ 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ 0 1 □ □ CORREZIONE PUNTEGGIO PUNTEGGIO FINALE NOTE 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... 1 - ...... TOTALE PUNTEGGIO 75 FASE 2: IDENTIFICAZIONE DELLA CONDIZIONE DI RISCHIO INDICATORI AZIENDALI TOTALE PUNTEGGIO PER INDICATORE INDICATORE INDICATORI AZIENDALI * ALTO BASSO MEDIO DA A DA A DA A 0 10 12 26 28 40 0 – 25% TOTALE PUNTEGGIO 25 – 50% 50 – 100% 0 2 5 BASSO MEDIO ALTO 0 – 25% 25 – 50% DA A DA A DA A Funzione e cultura organizzativa 0 2 3 5 6 9 Ruolo nell’ambito dell’organizzazione 0 1 2 3 Evoluzione della carriera 0 2 3 4 5 6 Autonomia decisionale – controllo del lavoro 0 1 2 3 4 5 CONTESTO DEL LAVORO TOTALE PUNTEGGIO PER INDICATORE INDICATORE Rapporti interpersonali sul lavoro 1 50 – 100% 4 2 3 Interfaccia casa lavoro – conciliazione vita/lavoro* TOTALE PUNTEGGIO 0 7 8 14 15 * se il punteggio totale dell’indicatore “Interfaccia casa lavoro” è uguale a 0, inserire il valore -1. se superiore a 0, inserire il valore 0 76 27 CONTENUTO DEL LAVORO INDICATORE TOTALE PUNTEGGIO PER INDICATORE BASSO MEDIO ALTO DA A DA A DA A Ambiente di lavoro ed attrezzature di lavoro 0 3 4 7 8 11 Pianificazione dei compiti 0 2 3 4 5 6 Carico di lavoro – ritmo di lavoro 0 2 3 5 6 8 Orario di lavoro 0 2 3 5 6 8 0 8 9 17 15 33 TOTALE PUNTEGGIO I punteggi delle 3 aree vengono sommati (secondo le indicazioni) e consentono di identificare il proprio posizionamento nella TABELLA DEI LIVELLI DI RISCHIO. AREA TOTALE PUNTEGGIO PER AREA CONTESTO DEL LAVORO CONTENUTO DEL LAVORO INDICATORI AZIENDALI * TOTALE PUNTEGGIO RISCHIO * Se il risultato del punteggio è compreso tra 0 a 10, si inserisce nella tabella finale il valore 0 Se il risultato del punteggio è compreso tra 12 e 26 si inserisce nella tabella finale il valore 2 Se il risultato del punteggio è compreso tra 28 e 40 si inserisce nella tabella finale il valore 5 77 TABELLA DI LETTURA: TOTALE PUNTEGGIO RISCHIO DA 0 A 14 LIVELLO DI RISCHIO RISCHIO BASSO 25% 15 30 RISCHIO MEDIO 50% 31 60 RISCHIO ALTO + di 50% NOTE L’analisi degli indicatori non evidenzia particolari condizioni organizzative che possono determinare la presenza di stress correlato al lavoro, si consiglia di monitorare l’organizzazione ogni due anni (in assenza di cambiamenti organizzativi). Per ogni condizione identificata di devono adottare comunque le azioni di miglioramento mirate. L’analisi degli indicatori evidenzia condizioni organizzative che possono determinare la presenza di stress correlato al lavoro. Per ogni condizione identificata di devono adottare comunque le azioni di miglioramento mirate. Si consiglia di attuare una politica di prevenzione per lo stress al lavoro e di coinvolgere attivamente il medico competente ed i preposti. Monitoraggio annuale degli indicatori. L’analisi degli indicatori evidenzia condizioni organizzative che indicano la presenza di stress correlato al lavoro. Si deve effettuare una valutazione della percezione dello stress dei lavoratori, coinvolgendo il medico competente o altre figure specializzate. Monitoraggio delle condizioni di stress e dell’efficacia delle azioni di miglioramento . La guida operativa delle Regioni per la valutazione e la gestione del rischio da stress lavoro correlato ha ideato, al tal proposito, un diagramma di flusso allo scopo di guidare i soggetti interessati al processo di valutazione. (Figura 1) In tutti i luoghi di lavoro con lavoratori subordinati verranno valutati gli elementi di contesto e contenuto del lavoro e se il rischio risulta BASSO si opterà per una valutazione periodica. Laddove, invece, il rischio risulti NON BASSO, si prederà a riferimento il numero dei lavoratori. 78 Nel caso in cui siano inferiori o uguali a dieci si attueranno degli interventi di prevenzione con successiva verifica di valutazione degli elementi di contesto e contenuto del lavoro. Nel caso in cui i lavoratori siano di numero superiore a 10 si effettuerà una rilevazione della soggettività del gruppo con l‟utilizzo di appositi questionari, predisponendo gli eventuali interventi di prevenzione con una successiva verifica della valutazione stessa. Figura 1 79 4.2 Valutazione Soggettiva La valutazione soggettiva ha lo scopo di valutare le reazioni soggettive dei lavoratori alle condizioni proprie del loro luogo di lavoro e delle caratteristiche dello stesso. Solitamente a queste domande riferite al lavoro, ne vengono affiancate anche altre concernenti lo stato di salute psicofisica dei singoli lavoratori. Il metodo di rilevazione è costituito generalmente da questionari anonimi somministrati alla popolazione presa in esame o ad un campione significativo di soggetti, oppure da focus group33 o interviste semistrutturate34. L'uso di questi strumenti richiede professionalità specifiche, inoltre in ogni caso si richiede la partecipazione diretta di una notevole percentuale di lavoratori, al fine di evidenziare risultati statisticamente significativi. Sono disponibili nella letteratura internazionale diversi strumenti destinati alla valutazione soggettiva dei fattori di stress lavorativo. I questionari più noti che vengono utilizzati nella valutazione soggettiva sono: 33 Il focus group è una tecnica che serve a raccogliere, in un gruppo ristretto, informazioni su temi multidimensionali e complessi (nel nostro caso, gli aspetti stressanti del lavoro). E‟ diretto da un conduttore/moderatore che guida e anima la discussione del gruppo; è presente anche un assistente/osservatore che prepara il setting e rileva le dinamiche interne a quel gruppo. Il gruppo ha una dimensione definita all‟interno di un range: i partecipanti al gruppo devono essere almeno 6-7 unità, per favorire le dinamiche, non devono superare il numero di 12-13, per evitare che si creino interventi dominanti a sfavore di opinioni più deboli, che rischiano così di essere inibite e di rimanere inespresse. 34 L‟intervista semi-strutturata rappresenta una variazione rispetto alla intervista classica, nella quale si seguono in modo rigido e preciso le domande (“domande chiuse”) stabilite prima dall‟intervistatore. Nella intervista semi-strutturata varia il grado di direttività: l‟intervistatore stabilisce un lista di base di domande da fare all‟intervistato, in modo da raccogliere comunque informazioni sui temi considerati rilevanti. Su questa traccia, l‟intervistatore favorisce una partecipazione più attiva dell‟intervistato, che potrà approfondire meglio il tema fornendo una gamma di informazioni più ampia. L‟intervistatore, utilizzando una varietà di domande (domande aperte, semi-aperte, domande indirette, metafore ecc.) e adeguandole al singolo intervistato, è in grado di raccogliere e registrare dati più precisi e approfonditi, rispetto a un‟intervista classica. Questa modalità, nel caso dello stress lavorocorrelato, facilita l‟espressione di tematiche che altrimenti rimarrebbero nascoste, forse per “resistenze” e paure dell‟intervistato. 80 Job Diagnostic Survey (JDS) Job Characteristic Index (JCI) Work Environment Scale (WES) Job contenent Questionnaire (JCQ) di R.A. Karasek Occupational Stress Inventore (OSInv) Occupational Stress Indicator (OSInd) Generic Job Stress Questionnaire (GJSQ) Job Stress Survay (JSS) Effort Reward Imbalance Questionnaire (ERI) Questi questionari sono in lingua inglese, solo i JCQ, OSInd, ERI sono stati tradotti anche in lingua italiana. È da segnalare che praticamente tutti i questionari citati nascono con finalità epidemiologiche, piuttosto che con lo scopo di fornire elementi di valutazione mirati alla correzione dei fattori critici o alla attribuzione causale in casi individuali di manifestazioni di strain alle specifiche caratteristiche del contesto o del contenuto lavorativo. I vari strumenti descritti presentano le seguenti caratteristiche: forniscono una misura dello strain (ovvero dello stress percepito), la quantità e qualità delle informazioni raccolte è assai variabile, per lo più tendono a focalizzarsi su una sola dimensione dei fattori stressanti in più sono stati creati in relazione ad una realtà del mondo del lavoro che ha subito negli ultimi 20-30 anni notevoli cambiamenti (ad esempio: l'aumento delle attività del settore terziario, la globalizzazione, l'aumento della popolazione occupata di sesso femminile, l‟età lavorativa avanzata, l‟ origine etnica diversa) e potrebbero quindi non essere in grado di fornire indicazioni affidabili in relazione a queste nuove realtà. 81 Uno tra i questionari più utilizzati, ma anche tra i più dibattuti (soprattutto da studiosi italiani35 come sarà esplicato in seguito) è il JCQ di R.A. Karasek. Nonostante i vari contraddittori, la teoria di Karasek sembra costituire uno dei modelli più attendibili nelle ricerche orientate alle valutazioni delle condizioni psicosociali del lavoro e delle relazioni tra stress e coronaropatie, fatica cronica (vital exhaustion), depressione, abuso di farmaci, assenze lavorative, infortuni lavorativi, disturbi muscoloscheletrici, mortalità, problemi della sfera riproduttiva. Lo studio di Robert A. Karasek ebbe inizio nel 1979. Il suo originale modello di studio suggerì come la relazione tra elevata domanda lavorativa (job demand, JD) e bassa libertà decisionale (decision latitude, DL) definiscono una condizione di job strain36 o perceived job stress" (stress lavorativo percepito), in grado di spiegare i livelli di stress cronico e l‟incremento del rischio cardiovascolare. Le due principali dimensioni lavorative (domanda vs. controllo) furono considerate variabili indipendenti e poste su assi ortogonali. La job demand si riferiva all'impegno lavorativo richiesto ovvero i ritmi di lavoro, la natura impositiva dell'organizzazione, il numero di ore lavorative e le eventuali richieste incongruenti, mentre la decision latitude invece era definita da due componenti: la skill discretion e la decision authority. La prima identificava condizioni connotate dalla possibilità di imparare cose nuove, dal grado di ripetitività dei compiti e dall‟opportunità di valorizzare le proprie competenze, la secondai invece individuava il livello di controllo dell‟individuo sulla programmazione 35 LA VALUTAZIONE DEI FATTORI PSICOSOCIALI PROPOSTA DELLA VERSIONE ITALIANA DEL JOB CONTENT QUESTIONNAIRE DI R.A.KARASEK. (Baldasseroni A., Camerino D., Cenni P., Cesana G.C, Fattorini E, Ferrario M, Mariani M, Tartaglia R.) 36 Il modello di job strain è stato approfondito da J.V. Johnson e collaboratori negli Anni ‟80 che hanno aggiunto una terza dimensione: la work place social support o social network. 82 ed organizzazione del lavoro. Il modello e il questionario di Karasek sono stati applicati come sopra citato, soprattutto nello studio delle patologie cardiovascolari. Tra il 1981 e il 1993 sono stati pubblicati i risultati di ben 36 studi per lo più scandinavi e nord-americani, la maggior parte dei quali ha evidenziato una correlazione positiva tra job strain e malattie cardiovascolari (o altre cause di mortalità) e tra job strain ed alcuni fattori di rischio cardiovascolare, in particolare l‟ipertensione arteriosa. Per quest'ultima livelli di associazione maggiori sono stati trovati quando sono state adottate metodiche di controllo della variabilità. Una revisione sistematica delle evidenze è stata compiuta da Schnall, Landsbergis e Baker nel 1994. Negli studi condotti su coorti maschili, le stime del rischio relativo connesse a differenti connotazioni di job strain variavano da 1.6 (quando viene considerato come end-point la mortalità per tutte le cause) a 1.9 per la mortalità specifica per patologie cardiovascolari. Rischi relativi maggiori sono stati riportati per l‟insorgenza di recidive in pazienti infartuati. Questo approccio metodologico (il Karasek) al problema ha però delle limitazioni quali: appare difficile concettualizzare e rendere misurabile il concetto di job control che sembra riferirsi a diversi, ma non ben definiti aspetti che hanno a che fare con l'autonomia; non è sempre chiaro cosa Karasek intenda con i termini interactions e joint effects di richieste lavorative e ampiezza di decisione: la discussione va avanti, ma non è stata ancora determinata l'esatta formulazione matematica dell'interazione; il modello sembra troppo semplice, perché il controllo non è l'unica risorsa disponibile per fronteggiare le richieste 83 dell'ambiente, per esempio anche il supporto sociale collegato al lavoro può funzionare da moderatore delle richieste lavorative ambientali. In particolare la presenza di "altri" amichevoli sul lavoro sarebbe elemento positivo per il benessere psicologico dei lavoratori: vi è testimonianza in letteratura del fatto che il supporto sociale protegge dallo sviluppo di disturbi psicologici, agendo contro stressors e avversità, promuove il benessere ed è terapeutico per chi ha già sviluppato sintomi di qualche genere. Il modello di Karasek inoltre non è stato confermato dai risultati sperimentali anche se vi sono evidenze che alti livelli di autonomia sembrano attenuare l'esaurimento emotivo. C‟è da dire inoltre che, sul piano degli studi osservazionali, il modello di K. sembra dare i migliori risultati quando è usato in studi descrittivi per attribuire livelli di rischio su base di gruppo (mansioni, titoli di lavoro, categorie di lavoratori), piuttosto che quando viene usato in studi analitici che raccolgono informazioni attraverso questionari individuali volti ad indagare gli assi del modello nel singolo lavoratore. In virtù delle precedenti considerazioni sulle limitazioni del questionario JCQ, abbiamo preferito utilizzare per la valutazione soggettiva del rischio da stress occupazionale abbiamo il questionario ISPESL-HSE (questionario indicatore – per la valutazione soggettiva dello stress lavoro-correlato che viene riportato in seguito). Punti di forza del questionario indicatore sono rappresentati da: facile somministrabilità; validazione effettuata, nella versione originale inglese, su oltre 26.000 lavoratori ed in corso di completamento quella in Italia; autosufficienza delle figure della prevenzione presenti in azienda; capacità di fornire informazioni di confronto con gruppi omogenei 84 nella stessa azienda, nel corso di valutazioni successive o in aziende analoghe per dimensione o settore produttivo. In alternativa o in approfondimento o in aggiunta al questionario indicatore, possono essere utilizzate altre tecniche per la raccolta di informazioni tra cui focus group, interviste e altri questionari (elencati all‟inizio del paragrafo). In ogni caso, indipendentemente dal modello di valutazione scelto, è importante avvalersi di varie fonti d‟informazioni, al fine di avere un quadro più preciso e completo della propria azienda. Il questionario predisposto dall‟ISPESL è stato realizzato con l‟obiettivo di: contribuire all‟identificazione delle caratteristiche principali di una “valutazione adeguata e sufficiente del rischio di stress lavorocorrelato”; fornire una guida per fasi alla valutazione del rischio basata sul modello Management Standards, contestualizzata secondo quanto previsto dal D.Lgs 81/2008 e s.m.i. e, in particolare, dall‟Accordo europeo dell‟8 ottobre 2004 ( vedi Tabella 2); fornire ai datori di lavoro, dirigenti, preposti, MC, RSPP, ASPP, RLS e lavoratori gli strumenti per una collaborazione finalizzata a pianificare una valutazione del rischio efficace per l‟azienda. 85 Tabella 237 37 Metodologia ISPESL-HSE - coordinamento scientifico ISPESL - Dipartimento Medicina del Lavoro. 86 87 88 89 90 4.2.1 Aspetti da considerare nella somministrazione di interviste/questionari 1. L‟applicazione di questionari se effettuata “meccanicisticamente” senza un intervento precedente di informazione, partecipazione e collaborazione dei lavoratori e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza può inficiare la validità del processo valutativo; 2. I questionari se utilizzati in fase di valutazione della percezione soggettiva devono essere di documentata validità e debbono essere esplicitati i riferimenti scientifici; 3. Per la rilevazione degli outcome di salute (livelli di distress e di sintomatologia stress-correlata) è opportuno che i questionari dispongano di parametri di riferimento di popolazioni nella fascia di età adulta; 4. Gli strumenti utilizzabili devono sondare esclusivamente quelle dimensioni non riconducibili a tratti o caratteristiche di personalità. E‟ invece opportuno valutare: 1. Il livello di „domanda/carico‟ percepito, ai fini di individuare le dimensioni lavorative critiche stress lavoro-correlate; 2. Il livello di risorse fruibili nel contesto lavorativo a livello individuale o di gruppo e le risorse personali (resilienza). 3. Le condizioni di benessere/malessere psicologico della persona / lavoratore ai fini di individuare condizioni di “distress psicologico” e/o “disturbi somatoformi”; La raccolta dei questionari dovrebbe prevedere: 91 1. L‟allestimento di un documento preliminare in cui siano specificati gli indicatori che vengono utilizzati; 2. Un‟informativa iniziale ai lavoratori sullo scopo e le modalità di raccolta dei questionari; 3. Una somministrazione del questionario con compilazione supportata, evitando comunque la distribuzione e l‟autosomministrazione dei questionari ai lavoratori senza informativa; 4. La raccolta di questionari anonimi od almeno in cui sia garantita la privacy in merito al trattamento dei dati sensibili; 5. La raccolta di informazioni attinenti gli aspetti stress lavorocorrelati; 6. La non discriminazione dei lavoratori; 7. La produzione di un report finale con dati anonimi collettivi, in cui non siano quindi identificabili le condizioni dei singoli soggetti; 8. La discussione del report con i gruppi interessati e le loro figure di riferimento (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ecc.) 4.3 Misura degli effetti dello stress negli ambienti lavorativi Quando si vuole misurare lo stress nel luogo di lavoro è necessario tenere in considerazione le misure di performance38, le misure fisiologiche e quelle epidemiologiche. 4.3.1 Misure di performance 38 Performance è un termine della lingua inglese, a sua volta derivato dall'antico francese parformance, che significa prestazione, in questo caso riferita all‟ambito lavorativo. 92 Queste cercano di valutare gli effetti degli stimoli stressanti sul livello di"arousal"39. Questo aspetto può essere studiato con due differenti approcci teorici. Il primo si collega ai modelli strutturali della teoria dell‟informazione e della discriminazione dei segnali (signal detection theory)40, prendendo in considerazione i punteggi derivati dall‟aumento degli errori e dei tempi di latenza nelle diverse situazioni stimolo. Il secondo considera invece dal concetto di "effort" ("sforzo"), con le sue caratteristiche soggettive ed energetiche, valuta la performance più in termini dinamici di "capacità di processo", appoggiandosi anche sullo studio di variabili coinvolgimento fisiologiche soggettivo che (frequenza esprimono cardiaca, l‟intesità di ventilazione, sudorazione eccetera). 4.3.2 Misure "fisiologiche" Gli indicatori fisiologici non indicano funzioni ma “sostanze” che vengono rilasciate/mobilizzate in conseguenza dell‟esposizione ad agenti stressanti: l‟attivazione delle funzioni fisiologiche è generalmente conseguenza della mobilizzazione di queste sostanze. Come già riportato nel capitolo 3 nella risposta di "coping", i mediatori prodotti dalla attivazione dei sistemi neurovegetativo e surreno-corticale, prevalentemente catecolamine e cortisolo, modificano la pressione e la frequenza cardiaca con lo scopo di preparare o sostenere la prestazione motoria. Le modificazioni vascolari, cronicamente ripetute e combinate con disordini dei lipidi e delle piastrine (anch‟essi influenzati da catecolamine e cortisolo), appaiono essere la base di processi 39 Termine neurofisiologico anglosassone che in questo caso può essere tradotto anche con "vigilanza". 40 La Teoria della detezione del segnale o Teoria della rivelazione è un metodo per quantificare l'abilità di distinguere, in un segnale, il segnale vero e proprio portatore di informazioni dal rumore. Gli inizi della ricerca furono effettuati da tecnici radar, mentre la teoria sugli aspetti psicologici vide le sue prima pubblicazioni ad opera di Wilson P. Tallner e John A. Swets nel 1954. 93 degenerativi quali l‟ipertensione e l‟arteriosclerosi. Le abitudini di vita e la predisposizione costituzionale sono fattori aggravanti, soprattutto per quanto riguarda la sedentarietà molto diffusa nella nostra società. La frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, le catecolamine e il cortisolo sono i parametri "fisiologici" più largamente accettati e utilizzati nelle ricerche sullo stress, in laboratorio e nel campo reale. Ognuno dei parametri citati ha fornito risultati positivi e spunti di discussione circa i problemi di interpretazione e di misura. Frequenza cardiaca. Questo è l‟indicatore più antico e più conosciuto, molto sensibile alla stimolazione psicofisiologica. Sfortunatamente il suo studio è limitato da un‟ enorme variabilità interindividuale. Quando si studia la frequenza cardiaca è necessario valutare le differenze tra frequenza di base e frequenza in corso di stress, accertando così sia l‟intensità della domanda esterna, sia la reazione soggettiva ad essa. La maggior parte dei test eseguiti per lo studio della frequenza cardiaca sono stati effettuati entro periodi di tempo relativamente brevi, settimane o pochi mesi al massimo. Studi eseguiti su intervalli più lunghi, un anno o più, dimostrano una riproducibilità41 molto scarsa. Tali risultati, osservati anche per altri parametri fisiologici, hanno condotto all‟ipotesi che la stabilità temporale delle reazioni psico-fisiologiche, costituisca in se stessa una dimensione significativa delle differenze individuali. Gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che la risposta della frequenza cardiaca è assai variabile a seconda della prestazione richiesta e della situazione imposta. Essa aumenta più consistentemente quando è possibile il controllo della situazione coping attivo mentre aumenta meno durante il coping passivo – impossibile controllo della situazione e 41 Si tratta di "test-retest" cioè della ripetizione della misura della frequenza cardiaca. 94 persino può decelerare quando è richiesta attenzione, attivazione sensoriale in senso recettivo. Quest‟ultima condizione ha ricevuto notevole considerazione negli ultimi anni: a tal proposito sono stati sviluppati nuovi indici di controllo neurovegetativo, basati sul monitoraggio continuo della variabilità dell‟intervallo R-R. Pressione arteriosa. La pressione arteriosa è generalmente misurata in combinazione con la frequenza cardiaca e presenta gli stessi problemi, anche se con una migliore affidabilità. Il coping attivo e passivo sono associati con aumenti più rilevanti rispettivamente delle componenti sistolica e diastolica. La misura della pressione arteriosa nella valutazione dello stress ha guadagnato una vasta popolarità soprattutto per il suo legame diretto con le ricerche sulla patogenesi dell‟ipertensione arteriosa, noto rischio di malattia cardiovascolare. Le stimolazioni beta- e alfa-adrenergiche sembrano essere fattori centrali per l‟aumento della gittata cardiaca e delle resistenze cardiovascolari, processi dimostrati nello stabilirsi dell‟ ipertensione essenziale. Tecniche non-invasive e affidabili di monitoraggio ambulatoriale stanno producendo un notevole potenziamento delle ricerche, attraverso lo sviluppo del concetto di pressione "usuale" (media di più misurazioni). Tale concetto è molto importante per valutare nel tempo la reattività psicofisiologica agli stimoli stressogeni, mentre la misurazione campionaria del parametro è espressione di una condizione di transitorietà, in acuto, scatenata da situazioni di stress puntuale, reali o sperimentali. Da diversi studi sullo stress lavorativo è risultato associato ad un aumento della pressione sistolica misurata ambulatorialmente nei 95 maschi, mentre riscontri più aleatori si sono avuti nello studio della pressione diastolica e nelle donne. Catecolamine. Il dosaggio delle catecolamine è ritenuto la misura più diretta della attività del sistema nervoso simpatico. La adrenalina è principalmente secreta dalla midollare surrenale, la sua escrezione è influenzata da fattori psicologici ed esercita una attività prevalentemente metabolica, concorrendo con il cortisolo alla mobilizzazione di lipidi e glucidi. La noradrenalina è principalmente secreta dalle terminazioni nervose adrenergiche ed è maggiormente influenzata dalla esposizione a fattori fisici esercitando prevalentemente un‟azione cardiovascolare, aumentando la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca. Poiché la quota maggiore di entrambe le catecolamine è ricatturata nei granuli di deposito dei neuroni post-gangliari, il loro livello nel sangue e nelle urine non è necessariamente correlato con la velocità di secrezione. In presenza di un qualsiasi stimolo, l‟aumento delle catecolamine è rapido e correlato più alla intensità che alla direzione della sollecitazione esterna. Inoltre un notevole numero di variabili come: età, sesso, stato di salute, ritmi circadiani, ciclo mestruale, cibi e bevande contenenti caffeina, alcool, sodio, farmaci e forma fisica possono influenzarne i valori basali e quelli di risposta agli stimoli. Il dosaggio urinario è in genere il metodo più adatto per misurare la produzione di catecolamine. I valori plasmatici infatti rappresentano i livelli di attività nei minuti immediatamente precedenti il prelievo, essendo l‟emivita dell‟adrenalina e della noradrenalina rispettivamente 1,2 e 2,5 minuti. Considerando anche il fatto che l‟applicazione di un catetere venoso, o più semplicemente di un butterfly, per valutare la secrezione continua di catecolamine, è spesso impossibile o non 96 accettato, oltre che fattore non secondario di aumento delle stesse catecolamine. La raccolta di campioni di urina, riferiti solitamente a periodi di 8, 12 o 24 ore, dà anch‟essa molti problemi, per la necessità di tenere un diario di ogni evento o consumo, per la difficoltà di portare in giro i contenitori e di collocarli in frigo tra le minzioni. Recentemente è stato messo a punto un dispositivo semiautomatico portatile per la raccolta di campioni frazionati e rappresentativi di urina. Infine, grande cura è richiesta per le procedure di immagazzinamento42 e dosaggio Cortisolo. Il cortisolo e i suoi metaboliti, più frequentemente 17 -OH e 11-OH corticosteroidi, sono misure dell‟ attivazione dell‟asse ipotalamo-ipofisi –corticosurrene. La secrezione di cortisolo aumenta in risposta a molti stimoli che fanno aumentare pure le catecolamine. Tuttavia l‟aumento sembrerebbe più consistente a fronte di eventi nuovi capaci di produrre reazioni di allerta. L‟interesse all‟accresciuta produzione di cortisolo in condizioni di stress è dovuto alle possibili connessioni con l‟ipertensione, l‟obesità, il diabete e la malattia coronarica, poiché va a generare un effetto di riassorbimento del sodio e un aumento della resistenza all‟insulina. Il dosaggio del cortisolo può essere effettuato nelle urine o anche nella saliva. Quest‟ultimo metodo utilizza un apposito campionatore denominato Salivette (Sarstedt. D.) che utilizza un kit Elisa per il cortisolo chiamato "Salivary Cortisol Enzyme Immunoassay" (Salimetrics LLC. U.S.A.). 42 Si effettua con acidificazione delle urine e aggiunta di EDTA (acido etilendiamminotetraacetico) al quale segue immediata refrigerazione fino a -80°C se si prevedono tempi lunghi. 97 In particolare il Dipartimento di Scienze Mediche e Medicina del Lavoro di Foggia ha studiato nella saliva oltre alla concentrazione del cortisolo, anche quella della interleuchina l Beta43 con il kit Elisa "Human Interleukin 1 Beta"(Bender MedSystem AT.). Prendendo in considerazione un campione significativo corrispondente a oltre 300 lavoratori, è emersa la estrema variabilità delle misurazioni. In particolare le medie dei valori di cortisolo salivare prima e dopo il turno sono abbastanza vicini, anche le deviazioni standard sono vicine tra loro, ma corrispondono quasi alle medie. Lo stesso accade per i valori di Interleuchina 1 Beta. Anche considerando dei campioni meno estesi la variabilità resta importante. Altri parametri sono stati utilizzati nella ricerca sullo stress: test di reattività, pupillometria, registrazione della attività elettrofisiologica dei muscoli (elettromiogramma), del sistema nervoso centrale (elettroencefalogramma e potenziali evocati) e soprattutto della pelle ("galvanic skin response" o modificazioni della conduttanza elettrica della cute in presenza di modificazioni dell‟emotività). Per queste misurazioni sono purtroppo richieste condizioni ambientali controllate o apparecchiature ingombranti non adatte per gli studi su numeri ampi di soggetti e sul campo. Recentemente è stata presa in considerazione la possibilità di utilizzare come indicatori di stress alcune delle già citate conseguenze biochimiche della attivazione neurovegetativa e neuroendocrina, quali soprattutto lipidi ematici ed emoglobina glicosilata. Tali parametri possono 43 L' interleuchina 1 (IL-1) è una citochina secreta da vari tipi di cellule del sistema immunitario e da fibroblasti e cellule endoteliali. Oltre a stimolare processi infiammatori, l' IL-1 è in grado direttamente e autonomamente di stimolare la febb, anche in assenza di altri stimoli (antigeni batterici), ed è per questo conosciuto come un pirogeno endogeno. 98 potenziare il contenuto epidemiologico della ricerca sullo stress, per la loro relativamente più elevata affidabilità e per la nota associazione con malattie assai diffuse tra la popolazione. Tuttavia, costituendo stime indirette di processi cronici, essi sono soggetti a molti fattori di confondimento derivanti dall‟eredità, dal sesso, dalla costituzionalità e dalle abitudini di vita. Mentre l‟utilizzo dell‟emoglobina glicosilata appare assolutamente episodico, colesterolo totale e soprattutto colesterolo HDL continuano a godere di un certo credito soprattutto nel nord Europa. Altri importanti effetti che possono peggiorare gli esiti della reazione di stress, sono la depressione del sistema immunitario e l‟ accentuazione della sensibilità adrenergica. Ci sono inoltre altre nuove aree di ricerca delle modificazioni fisiologiche legate allo stress esse sono: Lo studio della fisiologia dei recettori. La misura dei recettori potrebbe permettere agli studi psicofisiologici di comprendere al meglio come avvenga l‟interazione tra segnale recettore-risposta organica Lo studio degli oppioidi endogeni. Questo perché le risposte organiche sembrano essere modulate dagli oppioidi endogeni (per esempio l‟endorfina). La funzione insulinica. Questa sembra influenzare parecchie altre funzioni, come la sensibilità adrenergica, la pressione arteriosa, il bilancio elettrolitico e, a sua volta, essere influenzata da alcuni importanti fattori come il sesso, l‟obesità e l‟esercizio. L‟iperinsulinemia è stata implicata anche nell‟ etiologia dell‟ipertensione. 99 Tutti questi studi, sebbene molto stimolanti, non hanno ancora raggiunto risultati che ne permettano un uso applicativo sul campo. Alcuni ricercatori ritengono che la misura delle condizioni di base non possa essere accurata se eseguita nella stessa sessione in cui viene somministrato lo stress di laboratorio, a causa della sollecitazione emotiva conseguente alla anticipazione psicologica degli effetti dello stimolo, pertanto sarebbe necessario il ricorso a sessioni separate di rilassamento per le determinazioni di base ma questo complica e allunga i tempi della procedura, che dovrebbero essere mantenuti entro 15 minuti. In genere si raccomanda di utilizzare come punteggio la semplice differenza aritmetica tra i livelli di riposo e quelli raggiunti in corso di test. Durante quest‟ultimo debbono essere minimizzate le possibili fonti di errore. Tra queste la più importante è il livello di forma fisica, la cui associazione inversa con la reattività simpatica deve sempre essere tenuta presente nella valutazione delle differenze osservate tra i gruppi e gli individui. 4.3.3 Studio epidemiologico Le misure epidemiologiche44discendono, oltre che dalla teoria dello stress, dalla constatata differente distribuzione di morbosità e mortalità in relazione ai fattori psicosociali caratterizzanti la situazione di vita e di lavoro. I fattori di rischio nell‟ambiente di lavoro sono ovviamente mischiati a quelli determinati dalle condizioni generali di vita. Le differenze di morbosità e mortalità tra le classi socio-occupazionali sembrano oggi 44 L'epidemiologia (dal Greco επι= sul, δημος= popolo e λογος= discorso, studio) è la disciplina biomedica che si occupa dello studio della distribuzione e frequenza di malattie e di eventi di rilevanza sanitaria nella popolazione. Collabora con la medicina preventiva e clinica. Si occupa di analizzare le cause, il decorso e le conseguenze delle malattie. 100 rappresentare il differenziale socio-demografico più ampio (e in aumento?) nelle società avanzate e tra queste e quelle meno sviluppate. In corrispondenza con queste differenze, le condizioni di salute appaiono distribuite lungo una dimensione meglio-peggio osservando che la soddisfazione riguardo il lavoro è uno dei migliori predittori di longevità. Indicatori epidemiologici di stress possono essere tutte quelle patologie e alterazioni cui si riconosce una origine in qualche modo psicosomatica. Come mostrato al Cap. 3, in ordine di gravità e diffusione possono essere prese in considerazione: coronaropatie e ipertensione, gastroenteropatie, disordini immunologici, disordini muscoloscheletrici ed anche allergopatie, sintomatologie irritative e dolorose varie e disordini mentali anche non riferibili a quadri nosologici definiti. Ovviamente queste non sono le sole malattie che risentono di situazioni di stress ma sono quelle maggiormente studiate soprattutto per la facilità a predisporre protocolli di indagine su vaste collettività. La catena etiologica, che lega lo stress lavorativo ai disordini sopra menzionati può essere cosÌ sommariamente definita: Disagio occupazionale rischio45 Stress Mediatori biologici Fattori di Malattia Ciascun passaggio è solo una frazione etiologica, che può essere comparativamente piccola e non necessaria, del successivo. Molti fattori non occupazionali possono esercitare notevoli influenze con una compartecipazione nella catena causale. Può essere così ridotta 45 Per fattore di rischio si intende una caratteristica associata con una probabilità più alta della media di sviluppare malattia. Nella ricerca epidemiologica l‟identificazione di fattori di rischio è fondamentale. 101 l‟affidabilità della misura, anche quando il lavoro è una condizione sufficiente per scatenare i meccanismi patogenetici. La bassa affidabilità, a sua volta, modifica negativamente la precisione e la validità degli studi: attenua le correlazioni tra variabili, altera il campione e introduce bias46 di selezione negli studi clinici randomizzati47. Pertanto per la validità degli studi sarà importante: I) controllo dei fattori di confondimento; II) numero relativamente alto di soggetti; III) uno o più gruppi di controllo; IV) tempo adeguato; Nelle malattie multicausali, si è osservato che il rischio associato con un singolo fattore varia a seconda del numero e del peso degli altri fattori presenti, ciò è esemplarmente vero per esempio per il ruolo del colesterolo e della pressione sanguigna nella previsione di insorgenza della malattia coronaria. Infatti paradossalmente, sia la misura che la non considerazione di questi due fattori può grandemente ridurre il valore epidemiologico di altri fattori minori, come quelli indicativi di uno stress lavorativo, che si volessero studiare. I problemi della misura epidemiologica degli effetti dello stress lavorativo sottolineano la grande importanza della standardizzazione dei metodi e della organizzazione sistematica della ricerca. Lo studio del significato patogenetico delle reazioni fisiologiche allo stress non 46 La parola bias (dall'inglese bias, inclinazione) indica gli effetti d'un errore sistematico in varie discipline. 47 Gli studi clinici controllati randomizzati (randomized controlled trial, RCT) sono studi sperimentali che permettono di valutare l'efficacia di uno specifico trattamento in una determinata popolazione. Con il termine trattamento si intendono convenzionalmente non solo le terapie, ma tutti gli interventi (diagnostici, di screening, di educazione sanitaria) o anche l'assenza di intervento. 102 richiede necessariamente l‟epidemiologia che è invece molto importante quando le osservazioni empiriche della clinica o del laboratorio debbono essere finalizzate alla interpretazione dei fenomeni di disadattamento e malattia nelle popolazioni. 103 Capitolo 5- Esperienza personale: confronti fra metodi applicati in differenti realtà operative. La realtà operativa presa in considerazione nello studio sperimentale del rischio da stress è quella di una società di telecomunicazioni satellitari. Questa azienda è una joint venture tra Finmeccanica (67%) e Thales, ed è uno dei principali operatori al mondo nel campo dei servizi di gestione satellitare, osservazione della Terra e navigazione satellitare, così come nel campo della comunicazione integrata e programmi scientifici. La sede di Roma impiega circa 600 dipendenti, e gestisce una rete di quattro centri spaziali e 25 siti dislocati in tutto il mondo. Tra questi, un Centro Spaziale dotato di più di 100 antenne operative, ed è il più grande centro di telecomunicazioni via satellite in tutto il mondo per usi civili. L‟azienda gioca un ruolo da protagonista nei mercati di riferimento grazie alle competenze tecnologiche acquisite nel corso degli anni e alla partecipazione ai grandi programmi europei: Galileo, EGNOS, GMES e COSMO-SkyMed. Oltre alla valutazione del rischio stress in questa impresa, per testare la validità della metodica di studio applicata, si è realizzato un confronto con un‟altra azienda leader del settore farmaceutico, come verrà evidenziato in seguito. In entrambe le aziende il lavoro di sperimentazione per la valutazione del rischio stress, ha avuto origine da un‟analisi preliminare oggettiva di elementi potenzialmente costrittivi, quali il lavoro a turni o su linee di montaggio a ritmo preordinato o dedicato all‟assistenza di persone molto sofferenti oppure svolto in condizioni “frontali” (ad es., front office, sportello) ovvero di “emergenza” (ad es., soccorso, reperibilità per urgenze). 104 Fra quelli già reperiti in azienda, abbiamo considerato utili ai fini della valutazione, i dati sull‟andamento delle assenze per malattia e/o infortunio o quelli relativi all‟esistenza di canali di comunicazione interna attraverso cui i lavoratori possano agevolmente accedere ai codici di comportamento, agli organigrammi e funzionigrammi, e ad una serie di elementi sulla trasparenza ed equità gestionale dell‟azienda. Nell‟ambito di questa analisi preliminare, abbiamo preso in considerazione, per studiare ulteriori aspetti che possono essere utili per la valutazione del rischio stress, il D. Lgs. n. 81/2008, Art. 28, Comma 1: “Accordo europeo del 8 ottobre 2004”) anche per quanto riguara lo studio del complesso problema del“mobbing”, esplicitamente escluso dal citato Accordo europeo ma ritenuto rilevante sia a livello di etica aziendale, sia a livello di tutela della salute e della dignità dei lavoratori. L‟analisi del rischio stress occupazionale è stata effettuata su incarico del Datore di lavoro dal Medico del lavoro competente (esperto in disturbi e disagi lavoro-correlati) e dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (che apprende le problematiche su ergonomia, comunicazione aziendale e stress lavoro-correlato in base a quanto previsto dall‟art. 32, comma 2 del D. Lgs. 81/2008) con la nostra collaborazione. Per lo studio del problema è stato di fondamentale importanza l‟ausilio delle Risorse Umane (senza di essi non si sarebbe potuto dare l‟avvio al lavoro) e la consultazione dei RLS. Dall‟analisi preliminare, relativa alla valutazione oggettiva del rischio da stress, è emersa una prima valutazione di massima sull‟entità del rischio da stress lavoro-correlato nell'intera organizzazione oltre che in ciascuna sua sezione. Successivamente nel corso dell‟anno, seguirà la valutazione soggettiva del rischio da stress mediante somministrazione di questionari ai 105 lavoratori. Essa non è stata possibile in precedenza per via di problemi logistico-organizzativi ma è comunque in corso di sperimentazione. In virtù del concomitante approccio oggettivo e soggettivo al problema, potranno essere programmate eventuali azioni d‟approfondimento e miglioramento, attraverso l‟impiego degli strumenti di ricerca psicosociale più appropriati. La valutazione del rischio stress non è semplice né univoca ed è difficilmente paragonabile a qualsiasi altra attività di assessment48 propria dell‟ igiene del lavoro (ad es., per rischi da agenti chimici, fisici ed ergonomici, biologici). Secondo il Documento di consenso della SIMLII (Pavia, 2006), il rischio da stress può essere ricondotto, di volta in volta, sia a sottostimolazioni che a sovrastimolazioni croniche nell‟ambito dell‟organizzazione del lavoro. A seconda dei casi, infatti, possono risultare stressanti tutte le sottoindicate condizioni e relative combinazioni: - Lavoro da fare: troppo oppure troppo poco; - Compiti lavorativi: troppo rigidi e codificati oppure troppo ambigui; - Conflitti di ruolo: assenza totale oppure esasperazione; - Responsabilità: nulla oppure eccessiva. Nonostante ciò, lo stress (che significa “pressione” o “turbamento” sul/del normale stato di quiete psico-fisica dell‟individuo) costituisce spesso un eccellente stimolo ad agire positivamente, a migliorarsi (c.d. stress positivo o “eustress”, abitualmente di breve durata nel tempo, vedi capitolo 1) e solo quando diventa “eccessivo” per intensità e durata (stress cronico) può trasformarsi in stress negativo (“distress”) e causare 48 Valutazione del rischio 106 o aggravare reazioni indesiderate (“strain”) quali turbe psichiche e/o psico-somatiche. Per di più, lo stress-strain lavoro correlato va inquadrato nell‟ambito delle motivazioni e delle aspirazioni dei singoli individui e delle loro condizioni familiari socio-economiche e psico-fisiche di base. La multifattorialità è un tipico elemento che non può essere trascurato nell‟analisi. Il Datore di lavoro, insieme al Medico Competente e alla nostra collaborazione ha valutato la presenza nell‟organizzazione del lavoro di elementi – particolari della mansione o generali dell‟azienda (c.d. “clima aziendale”) – capaci di accrescere (in certi casi in modo preponderante) lo stress cui il lavoratore è già esposto nella vita extra lavorativa (ad esempio per la nascita di un figlio, per un trasloco, per il decesso di un congiunto, per un matrimonio andato a male, per debiti indotti dalla società dei consumi o per malattie fisiche e disagi mentali preesistenti). Una volta identificati gli elementi che possono causare stress sul lavoro, il Datore di lavoro (cfr. art. 6, comma 1 dell‟Accordo quadro europeo) adotterà le misure appropriate per prevenire, eliminare o ridurre, per quanto possibile, i problemi di stress da lavoro. Tali misure potranno essere collettive o individuali o di entrambi i tipi e verranno prese nell‟ambito di quanto indicato e consentito dalla vigente normativa, dal contratto di lavoro di categoria, dall‟etica aziendale, dagli accordi stipulati in sede di dialogo sociale. 107 5.1 Criteri alla base della valutazione preliminare I criteri adottati per la valutazione del rischio stress sono stati modellati in analogia con quelli utilizzati per gli altri fattori di rischio, in particolare, ci si è riproposti di: 1. Identificare le fonti di stress insite nelle mansioni. 2. Definire i gruppi omogenei di lavoratori potenzialmente esposti, identificando coloro che, svolgendo mansioni o compiti particolari, potrebbero essere più esposti al rischio. 3. Analizzare eventuali dati già reperibili in azienda, utili per la valutazione in quanto ritenuti dei possibili indicatori oggettivi di disagio, disaffezione o caduta della motivazione sul lavoro (ad es. i dati globali e disaggregati sull‟assenteismo per malattia e infortunio). 4. Comunicare i risultati della valutazione e revisionarli ad intervalli appropriati per fini preventivi (follow up). Inoltre sono state poste le basi per un‟analisi del modello organizzativo aziendale al fine di identificare eventuali incongruenze atte a creare significativo disagio e pressione di tipo psico-sociale su gruppi di lavoratori. 108 5.2 Iter del processo valutativo c/o la Società di telecomunicazioni Vengono qui riportate le tappe valutative finora percorse alla luce delle indicazioni riportate nell‟Accordo Europeo sullo Stress del 8 ottobre 2004 oltre che nella Circolare di Confindustria n. 19133 del 11 novembre 2008, tenuto conto della letteratura più aggiornata in materia di stress correlabile al lavoro. I lavoratori dell‟azienda sono stati divisi in categorie a seconda delle mansioni svolte e ad esse sono stati attribuiti valori ordinali arbitrali quali: (valore 5 = molto alto; valore 4 = alto; 3 = medio-alto; 2 = mediobasso; 1 = basso-irrilevante). Una volta stabiliti i punteggi, sono state considerate a rischio di stress, presumibilmente differenziato, le categorie di lavoratori che svolgono le attività sottoelencate in Tabella 3. 109 Tabella 3 Punteggi attribuiti a ciascun parametro 1)TURNI DI LAVORO 5 - Turni di notte a ciclo continuo (anche di sabato e domenica) 4 - Turni di notte con riposo nel fine settimana 3 - Turni di notte discontinui o occasionali nell‟anno 2 - Turni con l‟esclusione della notte 1 - Orario giornaliero 2) LAVORO “FRONTALE” A CONTATTO CON IL PUBBLICO 5 - Sportello al pubblico con pericolo di violenza (cassa, etc.) 4 - Sportello al pubblico per gran parte del turno 3 - Help desk per l‟intero turno con solo lavoro inbound 2 - Help desk o sportello per tempi più limitati (ad es., 25-33% del turno) 1 - Nessuna attività significativa a contatto con il pubblico o, al massimo, occasionale 3) LAVORO DI ASSISTENZA (HELPING PROFESSIONS) 5 - Assistenza in ambienti “duri” (rianimazioni, oncologie, carceri, sert) 4 - In ambienti molto “impegnativi” (pr. soccorso, reparti con alta mortalità o disabilità) 3 - In ambienti “impegnativi” (medicine, chirurgie, etc.) 2 - In ambienti “meno impegnativi” o in modo non continuativo 1 - Nessuna attività significativa di assistenza 4) LAVORO IN CONDIZIONI DI EMERGENZA / URGENZA / SOLLECITA RISPOSTA A REPERIBILITÀ 5 - Lavoro continuativo in condizioni di urgenza o emergenza (ad es., Pr. soccorso) 4 - Lavoro con ricorrenti situazioni di urgenza o emergenza 3 - Lavoro urgente in reperibilità (con alta probabilità di chiamata) 2 - Lavoro urgente in reperibilità (bassa probabilità di chiamata) 1 - Nessuna attività significativa con urgenza o reperibilità 5) INSALUBRITÀ, PERICOLI AMBIENTALI 5 - Lavori a rischio di “incidente rilevante” o in attività riconosciute come “usuranti” 4 - Lavoro in attività potenzialmente “insalubri” (limitatamente agli addetti) 3 - Attività con uso di DPI > 40% del turno 2 - Attività con uso di DPI < 40% del turno 1 - Nessuna attività di pericolo, insalubrità o obbligo di DPI 6) RITMO DI LAVORO IMPOSTO 5 - Lavoro in “catena” con rigido avanzamento preordinato 4 - Lavoro in linea con alta percentuale di saturazione 3 - Elevata saturazione ma con possibilità di scelta individuale delle pause 2 - Lavoro in gruppo con produzione predeterminata del turno 1 - Nessun ritmo specifico imposto dalla produzione o almeno senza assiduità 7) RESPONSABILITÀ IN SOLIDO PER AMMANCHI OVVERO PER OBIETTIVI FALLITI 5 - Risponde di eventuali anche forti ammanchi o insuccessi (obiettivi non raggiunti) 4 - Risponde di eventuali medi ammanchi o insuccessi 3 - Risponde di eventuali piccoli ammanchi o insuccessi 2 - Può subire raramente penalizzazioni per eventuali ammanchi o insuccessi 1 - Non risponde mai per ammanchi di denaro e/o non raggiungimento di obiettivi 8) PRECARIETÀ 5 - Effettua lavoro precario in azienda con bassa % di assunzione nel biennio 4 - Effettua lavoro precario in azienda con alta % di assunzione nel biennio 3 - Effettua lavoro esposto/a a relativamente “facile” lincenziabilità (ad es., dirigenti) 2 - Effettua un‟attività non precaria ma con scarsa o insoddisfacente formazione specifica 1 - Non effettua lavoro precario ed ha accesso adeguato a formazione specifica 110 9) RETRIBUZIONE E INCENTIVI 5 - Lavora con una retribuzione inferiore ai minimi contrattuali 4 - Lavora in totale assenza di incentivi, gratifiche, progressioni 3 - Lavora con pochissimi incentivi, gratifiche, apprezzamenti di qualsiasi genere 2 - Lavora con occasionali o non infrequenti incentivi, gratifiche, apprezzamenti 1 - Lavora con buone incentivazioni, gratifiche, apprezzamenti 10) ASSENTEISMO E TURN OVER AZIENDALI & RICHIESTE DI CAMBIO MANSIONE (ULTIMO TRIENNIO) 5 - Effettua una mansione con assenteismo alto + frequenti richieste di cambio mansione 4 - Effettua una mansione con assenteismo alto o con alte richieste di cambio mansione 3 - Effettua una mansione con assenteismo medio + frequenti richieste cambio mansione 2 - Effettua una mansione con assenteismo medio, senza alte richieste cambio mansione 1 - Effettua mansione con assenteismo basso, senza problemi di cambio mansione 11) INFORTUNISTICA (ULTIMO TRIENNIO) 5 - Indici infortunistici > media di comparto o azienda in tutti e tre gli anni del triennio 4 - Indici infortunistici > media comparto o azienda in due anni del triennio 3 - Indici infortunistici > media comparto o azienda in un solo anno del triennio 2 - Indici infortunistici sempre uguali o inferiori alla media nel triennio 1 - Indici infortunistici pressoché irrilevanti nel triennio rispetto alla media 12) CONDIVISIONE/TRASPARENZA/COMUNICAZIONE NELL’ORGANIZZAZIONE 5 - Non rilevabile alcuna condivisione di ruolo e delle responsabilità assegnate 4 - Condivisione di ruolo/responsabilità al solo livello contrattuale (Datore di lavoro e RSU) 3 - Condivisione di ruolo e responsabilità anche tra diretto superiore e lavoratore 2 - Condivisione di ruolo e responsabilità anche all‟interno del gruppo di lavoro (team) 1 - Piena condivisione di ruolo e responsabilità (verticale e orizzontale) in tutta l‟azienda 13) DOTAZIONE STRUMENTALE / TECNOLOGIA / ERGONOMIA / SOFTWARE 5 - Dotazioni strumentali e tecnologiche inadeguate allo svolgimento del lavoro 4 - Dotazioni strumentali e tecnologiche adeguate ma non sufficientemente ergonomiche 3 - Dotazioni adeguate, ergonomiche ma con qualche difficoltà applicativa 2 - Dotazioni adeguate, ergonomiche ma con accessibilità non sempre immediata 1 - Dotazioni strumentali e tecnologiche adeguate, ergonomiche, facilmente accessibili 111 5.3 Valutazione delle mansioni nell’impresa di telecomunicazioni La Tabella 4 seguente evidenzia i punteggi assegnati per ogni mansione svolta. Tabella 4: Punteggi per mansioni MANSIONE 1 TUR NI 2 FRO NT 3 HE LP 4 URG REP 5 SAL UBR 6 RIT MO 7 RES SOL 8 PRE CAR 9 INC ENT 10 ASS ENT 11 INF ORT 12 TRA SPA 13 ERG ON TOTALE MEDIA DIRIGENTI 1 1 1 3 1 1 4 3 1 1 1 1 2 21 1,62 IMPIEGATI NON VDT 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 1 2 1 16 1,23 IMPIEGATI NON VDT* 1 1 1 1 1 1 1 4 2 2 1 2 1 19 1,46 IMPIEGATI VDT 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 1 2 2 17 1,31 IMPIEGATI VDT* 1 1 1 1 1 1 1 4 2 2 1 2 2 20 1,54 IMPIEGATI VDT** 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 1 2 4 19 1,46 TECNICI NON TURNISTI 1 1 1 2 2 1 1 1 2 2 2 3 2 21 1,62 TECNICI NON TURNISTI* 1 1 1 2 2 1 1 4 2 2 2 3 2 24 1,85 TECNICI TURNISTI 5 2 1 3 2 1 1 1 2 2 2 3 2 27 2,08 TECNICI TURNISTI* 5 2 1 3 2 1 1 4 2 2 2 3 2 30 2,31 TECNICI DEI SERVIZI TERRITORIALI 5 2 1 4 3 2 1 1 1 2 3 3 3 31 2,38 TECNICI DEI SERVIZI TERRITORIALI* 5 2 1 4 3 2 1 4 1 2 3 3 3 34 2,62 * Lavoratori precari ** Limitatamente agli addetti al Valore aggiunto presso il Centro spaziale di Matera 112 In particolare vengono messi in evidenza i lavoratori precari, e quelli decentrati presso il centro spaziale di Matera. Nella colonna del totale sono riportate le sommatorie dei punteggi attribuiti ai vari parametri. Nell‟ultima colonna si riporta la media dei punteggi, distinguendo con il colore giallo quelli al di sopra della soglia media di 1,79 che corrispondono alle mansioni maggiormente esposte al rischio stress lavorativo. Come si può evincere da una più approfondita analisi della precedente tabella, i valori più alti di rischio stress lavorativo interessano le categorie dei tecnici turnisti, dei tecnici non turnisti ma precari e quella dei tecnici dei servizi territoriali precari e non. Il valore maggiore di rischio stress, pari a 2,62, è quello relativo alla categoria dei tecnici dei servizi territoriali49 in condizioni di precariato, mentre il valore più basso viene riportato per la categoria degli impiegati non videoterminalisti. E‟ quindi l‟aspetto del precariato, associato a quello del lavoro a turni e a quello della reperibilità che incrementa nella categoria dei tecnici dei servizi territoriali il rischio stress. Pertanto possiamo dire che l‟esposizione di questi lavoratori a condizioni di stress è determinata non solo dal precariato (condizione sempre più frequente in virtù della crisi economica italiana-mondiale) ma anche dalla natura intrinseca del lavoro: necessariamente infatti, gli operatori dei servizi territoriali sono costretti al lavoro a turni e a spostamenti fuori casa e molto spesso (anche se qui non è riportato) anche ad assistere a episodi-scene a forte impatto emotivo e perciò stressanti. I lavoratori a maggior rischio stress saranno pertanto sottoposti ad indagini di tipo soggettivo, mediante la somministrazione personale di 49 Sono i lavoratori addetti alle risprese in esterna e alla riparazione dei sistemi di telecomunicazione. 113 questionari al fine di attuare un‟adeguata ed attenta sorveglianza sanitaria. 5.4- Valutazione delle mansioni nell’Azienda Farmaceutica presa a confronto Al fine di testare la validità della metodologia applicata nella fase di valutazione oggettiva presso l‟azienda di telecomunicazioni, si è ritenuto opportuno confrontare i risultati ottenuti con quelli di una azienda di produzione operante nel settore farmaceutico. Di seguito si riporta la Tabella 5 con i punteggi assegnati per mansioni svolte della sopra citata azienda. Come si può notare anche in questo caso vengono riportati i punteggi totali dei vari parametri con la relativa media, distinguendo con il colore giallo quelli al di sopra della soglia media di 1,48 che corrispondono alle mansioni maggiormente esposte al rischio stress lavorativo. Valutando attentamente i dati tabellati possiamo affermare che in questa azienda i lavoratori maggiormente esposti al rischio stress sono gli addetti alla lavorazione dei semisolidi, delle capsule e dei solidi, gli addetti al confezionamento (sono infatti gli addetti alla manutenzione delle confezionatrici ad avere il punteggio maggiore pari a 1,77), i meccanici, i manutentori delle infrastrutture ed infine i responsabili di funzione. Mentre nelle prime categorie il rischio stress è determinato dalla ripetitività del lavoro, compiuto peraltro in ambiente poco salubre (da notare il punteggio 4 per la salubrità) e dalla turnazione ( è evidente l‟esposizione del rischio stress anche in virtù del più alto livello di assenteismo e richiesta di cambio mansione rispetto alle altre categorie di lavoratori, infatti si ha punteggio 3), nelle categorie impiegatizie il 114 rischio stress è molto più basso, fatta eccezione per i responsabili di funzione che riportano un elevato punteggio, 5, per quanto riguarda la responsabilità in solido per ammanchi o mancato raggiungimento degli obiettivi. E‟ infatti la categoria degli uffici informatizzati ad avere il punteggio più basso in assoluto pari a 1,00 e quindi un conseguente più basso rischio di esposizione a stress. 115 Tabella 5: Punteggi per mansioni 1 TUR NI 2 FRO NT 3 HE LP 4 URG REP 5 SAL UBR 6 RIT MO 7 RES SOL 8 PRE CAR 9 INC ENT 10 ASS ENT 11 INF ORT 12 TRA SPA 13 ERG ON TOTALE MEDIA Manutenz. Pomate 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 3 22 1,69 Pomate 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 3 22 1,69 Granulati Effervesc. 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 3 22 1,69 Capoturno pomate 1 1 1 2 4 2 1 1 1 2 1 1 3 21 1,62 Capsule 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 2 21 1,62 Manutenz. Compresse 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 2 21 1,62 Sala Pesa 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 3 22 1,69 Miscele 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 2 1 2 22 1,69 Compress. 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 2 21 1,62 Rivestim. 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 2 21 1,62 Capoturno Compresse 2 1 1 3 4 2 1 1 1 2 1 1 2 22 1,69 Manutenz. Confezion. 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 2 1 3 23 1,77 MANSIONE 116 Produzione Blister 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 3 22 1,69 Capoturno Confezion. 2 1 1 1 4 2 1 1 1 3 1 1 1 20 1,54 Manutenz. officina 1 1 1 1 4 2 1 1 1 2 1 1 2 19 1,46 Meccanico 1 1 1 1 4 2 1 1 1 2 1 1 3 20 1,54 Elettr. Strum. 1 1 1 1 3 2 1 1 1 2 1 1 2 18 1,38 Manutenz. Infrastrut. 1 1 1 1 4 2 1 1 1 2 1 1 3 20 1,54 Super. Meccan. 1 1 1 2 3 2 1 1 1 2 1 1 1 18 1,38 Super. Elettric. 1 1 1 3 3 2 1 1 1 2 1 1 1 19 1,46 Super. Infrastrut. 1 1 1 3 3 2 1 1 1 2 1 1 1 19 1,46 Carrelista 2 1 1 1 3 2 1 1 1 1 2 1 2 19 1,46 Lab. CH/fisico 1 1 1 1 3 2 1 1 1 1 1 1 1 16 1,23 Lab. Microbiol. 1 1 1 1 3 2 1 1 1 1 1 1 1 16 1,23 Lab. Campion. 1 1 1 1 2 2 1 1 1 1 1 1 1 15 1,15 Infermiere IH 1 1 1 4 2 1 1 1 1 1 1 1 1 17 1,31 117 Servizio PP 1 1 1 3 2 1 1 1 1 1 1 1 1 16 1,23 Vigilanza 5 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 18 1,38 Uffici informati. 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 13 1,00 Resp. funzion. 1 1 1 2 1 1 5 3 1 1 1 1 1 20 1,54 Resp. reparto 1 1 1 2 1 1 4 1 1 1 1 1 1 17 1,31 Impiegati mas. 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 14 1,08 Vedi Vedi Vedi Vedi Vedi Vedi Vedi Lav. Inter. man man man man man man man Prod./manu t/ QC +8 +8 +8 +8 +8 +8 +8 4 Vedi Vedi Vedi Vedi Vedi man man man man man +8 +8 +8 +8 Vedi man +8 +3 5.5 Evidenze dello studio comparato aziendale Pertanto dallo studio comparato di queste due aziende possiamo affermare come, nonostante la grande diversità relativa al settore di cui si occupano, in entrambi i casi le categorie maggiormente sottoposte a stress sono quelle tecniche, che svolgono lavori manuali e di precisione. Lo stress occupazionale ad esse relativo è determinato dai turni, dalla ripetitività del lavoro e per l‟azienda di telecomunicazioni satellitari anche dal precariato, mentre per l‟azienda farmaceutica oltre a questi aspetti si aggiunge anche quello della scarsa salubrità del luogo di lavoro. In entrambi i casi le categorie impiegatizie sono quelle sottoposte in misura minore a stress sottolineando come in ogni caso i ruoli dirigenziali siano quelli, sebbene sempre meno stressati in confronto ai lavoratori di 118 reparto turnisti, più sottotosti a stress in conseguenza della maggiore responsabilità ad essi correlata. L‟obiettivo dello studio, una volta individuate le categorie a rischio, sarà quello di sottoporre i lavoratori a questionari di valutazione della percezione dello stress e successivamente, qualora si riscontrino dati significativi, di attuare misure di sorveglianza sanitaria. 5.6 Azioni già intraprese nelle aziende per il contenimento dello stress Tra le azioni generali (di gruppo) già intraprese nelle due aziende con un impatto potenzialmente positivo sulla valutazione e sul contenimento dello stress da lavoro figurano le seguenti: 1. Emissione di un Codice Etico nell‟ambito della Policy aziendale (garantisce, tra l‟altro, l‟impegno dei Vertici aziendali e di tutto il Personale a praticare i principi del rispetto delle persone) 2. Emissione di un Manuale organizzativo di gestione e controllo (garantisce, tra l‟altro, la trasparenza aziendale) 3. Messa a disposizione nell‟intranet aziendale di Linee guida e Procedure (garantisce, tra l‟altro, una buona circolazione della comunicazione intra aziendale) 4. Riunioni di reparto con finalità del tipo “Minimax” (minimizzare i disagi e massimizzare soddisfazione e produzione) 5. Messa a disposizione nell‟intranet aziendale di notizie specifiche dedicate a HSE (con la finalità di comunicare al Personale come il Servizio di Prevenzione agisce e si aggiorna continuamente a beneficio di salute, sicurezza, ambiente) 119 6. Report “Sostenibilità” (riporta le azioni intraprese ai fini del contributo aziendale allo sviluppo sostenibile, risparmio energetico incluso) 7. Programma aziendale attivato per comunicare a tutto il Personale la strategia aziendale nell‟anno successivo e per richiedere adesione al conseguimento degli obiettivi comuni di crescita e miglioramento. Questo programma è strutturato in una serie di incontri che si tengono “a cascata” in tutta l‟azienda (meeting interni, avvisi, scambio di lettere o di e-mail, etc.) (ha come scopo quello di responsabilizzare il Personale sull‟andamento dell‟azienda e sul perseguimento dei suoi obiettivi) 8. Garanzia di corretti Rapporti tra le Parti e trasparenza nell‟ambito delle reciproche comunicazioni, garantito attraverso adeguati spazi contrattuali al Sindacato e riservato, come da normativa vigente, alla consultazione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) 9. Valutazioni esterne (referee): punteggio elevato conseguito nelle valutazioni di sito da parte di Finmeccanica. 120 Capitolo 6-Correzione prevenzione dello stress 6.1 Normativa Europea I grandi cambiamenti nel mondo del lavoro, a partire dell'introduzione delle nuove tecnologie fino alla diffusione delle nuove forme contrattuali di lavoro, oltre a portare un profondo mutamento della stessa organizzazione del lavoro, hanno introdotto anche nuovi rischi occupazionali. L'Unione Europea, fin dall'emanazione della “direttiva madre” n. 89/391/CE, ha cercato di contestualizzare la specifica normativa di tutela della salute e sicurezza sul lavoro alle trasformazioni del mondo del lavoro, prevedendo l'obbligo per il datore di lavoro di “assicurare la sicurezza e la salute dei lavoratori in tutti gli aspetti legati al lavoro” e di “adattare il lavoro all'uomo”. Con la firma, nel 2004, dell'“Accordo quadro europeo sullo stress nei luoghi di lavoro” (vedi allegato) viene ufficializzato che lo stress lavoro-correlato, è “uno stato che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali che consegue dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti”50 L‟Accordo individua lo stress come un problema che può colpire qualsiasi lavoratore in ogni ambiente, ponendo l‟accento sulla eventualità che esso possa evidenziarsi per qualsivoglia fattore ambientale (sociale, familiare) o che appaia invece legato a condizioni e organizzazioni lavorative. In quest‟ultimo caso, la natura del rischio in esame è tale da costringere chi effettua la valutazione ad intrecciare informazioni legate ad un dato 50 Accordo Europeo, art 3 121 oggettivo con informazioni di carattere soggettivo. Pertanto l‟opera di valutazione del rischio dovrà essere condotta secondo i normali criteri usati per considerare gli altri rischi, per così dire “tecnici” (per esempio rumore, rischio chimico, biologico ecc.) ma dovrà necessariamente essere integrata da conoscenze e metodi che attengono alle scienze comportamentali o psicosociali. In secondo luogo, l‟Accordo elimina dalle ipotesi di sua applicazione i casi di violenza o sopraffazione sul lavoro (come il mobbing) laddove cioè, l‟elemento caratterizzante la fattispecie è dato dalla volontarietà del comportamento dell‟agente, finalizzato a provocare un danno al lavoratore. Un‟ulteriore nota sull‟Accordo Europeo del 2004 riguarda l‟indicazione delle misure per prevenire l‟insorgere di fenomeni di stress lavoro correlato. Una volta che il datore di lavoro abbia eseguito la valutazione del rischio stress e individuato all‟interno della propria organizzazione i fattori stressogeni, al pari di quanto avviene per gli altri rischi da lavoro, dovrà elaborare le misure per prevenire, eliminare o ridurre i rischi individuati. L‟Accordo indica tra le misure di prevenzione, sempre in maniera esemplificativa, la gestione della comunicazione, la formazione l‟informazione e consultazione dei lavoratori, rimandando, anche in questo caso, alla successiva elaborazione pratica e alla definizione di misure diverse e più efficaci in funzione dei fattori di stress individuati all‟interno di ciascuna organizzazione lavorativa. Notevole importanza viene attribuita alla partecipazione dei lavoratori in termini di formazione e informazione ma anche di consultazione e comunicazione. Questo aspetto è molto significativo perché evidenzia come l‟Accordo Europeo sia una esplicitazione della forma di gestione della sicurezza “partecipata” cui si ispira tutto il Testo Unico. 122 L‟Accordo Europeo, pur non indicando specifiche metodologie di valutazione, detta, tuttavia, quattro criteri fondamentali di riferimento: Effettuare la valutazione in tutte le realtà lavorative Finalizzare la valutazione alla prevenzione e alla gestione dei problemi di stress da lavoro. Tener conto della soggettività dei lavoratori. Orientare la valutazione all‟individuazione degli stressors organizzativi e ambientali e alla ricerca di sintomi organizzativi indicativi della presenza di stress. Significativa è ancora l‟impostazione dell‟Accordo Europeo circa l‟individuazione degli indicatori dello stress. L‟Accordo non dà una elencazione esaustiva ma lascia all‟operatore il compito di identificare le cause generatrici di stress lavoro correlato, limitandosi ad enunciarne alcune quali l‟organizzazione, i processi di lavoro, la comunicazione e infine le condizioni soggettive del lavoratore. Sotto quest‟aspetto non si può che rilevare la correttezza della scelta operata dall‟Accordo in attesa delle indicazioni che dovranno essere elaborate dalla Commissione Consultiva Permanente per la Salute e Sicurezza sul Lavoro. 6.2 Normativa Italiana: il nuovo Testo Unico Nel contesto italiano, il recepimento delle specifiche direttive comunitarie attraverso il D.Lgs 626/94 e sue successive modifiche ed integrazioni, introduce nella già esistente normativa di settore. Nonostante ciò il decreto, pur introducendo una maggiore garanzia di 123 tutela attraverso una gestione integrata e condivisa anche dai lavoratori stessi, non individua specificamente lo stress lavoro-correlato quale fattore di rischio. Allo stesso modo, la modifica al D.Lgs 626/94, operata dalla L. 39/02, che richiama alla valutazione di “tutti i rischi per la sicurezza e per la salute dei lavoratori…”, ivi compreso quello stress lavoro-correlato, non viene tradotta nella pratica. La recente emanazione del D.Lgs 81/08 e sue successive modifiche ed integrazioni, oltre ad allineare la definizione di “salute” a quella dell'OMS, per quanto concerne la valutazione dei rischi rileva ed esplicita che, oggetto della stessa, sono “tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell'accordo europeo dell' 8ottobre 2004”. Pertanto l'insieme di norme comprese nel Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81 riunisce e armonizza le disposizioni contenute nelle precedenti normative (succedutesi nell‟arco di quasi sessant‟anni) in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, congiuntamente abrogate dal decreto stesso. In questo decreto legislativo, In particolare l‟art. 28, si prevede una valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli connessi allo stress lavoro-correlato al fine di individuare le adeguate misure di prevenzione e protezione e di elaborare un programma di miglioramento nel tempo. Oltre alla valutazione del rischio da stress, nel decreto legge si dà attuazione all'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e sicurezza lavoro. Si strutturano e si definiscono le norme per la prevenzione degli infortuni negli ambienti di lavoro prevedendo finanche l‟arresto fino a 18 mesi e sanzione amministrativa fino a 24 mila euro per il datore di lavoro che non rispetta le norme previste dal nuovo testo in materia di 124 salute e sicurezza sul lavoro. L‟Evoluzione Normativa del rischio stress lavoro correlato in Italia è la seguente: L.39/2002 modifica l‟art. 4 del D.Lgs 626/94: la valutazione deve riguardare “tutti” i rischi; Accordo europeo sullo stress da lavoro 08/10/2004; Direttiva 24/03/2004 del Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri “Misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche amministrazioni”; Recepimento accordo europeo in Italia 09/06/2008; D.Lgs 81/08 art. 28: la valutazione dei rischi “…deve riguardare tutti i rischi…tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro correlato, secondo i contenuti dell‟accordo europeo dell‟8 ottobre 2004,…”; D.L. 30/12/2008 (convertito nella legge 27.2.2009 n. 14) che proroga al 16/05/2009 l‟entrata in vigore delle disposizioni concernenti la valutazione dello stress lavoro-correlato; D.Lgs 106/09 introduce il comma 1-bis dell‟art. 28, il quale afferma che “La valutazione dello stress lavoro correlato…è effettuata nel rispetto delle indicazioni elaborate dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, e il relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle predette indicazioni e comunque…a far data dal 1° agosto 2010”. In data 12 Luglio 2010, è divenuta ufficiale la proroga dell‟obbligo di valutazione del rischio stress per TUTTI, sia per il settore pubblico, che per il settore privato, al 31/12/2010. E‟ stato, infatti, approvato l‟emendamento alla manovra (conversione in legge del 125 decreto legge n. 78, del 31 maggio 2010) che stabilisce il differimento al 31 dicembre 2010. Pertanto, la valutazione dello “stress lavoro correlato” deve essere presente nel documento di valutazione dei rischi dal 31 dicembre 2010 sia per aziende private che per enti pubblici. Infatti la nuova normativa introdotta dal T.U. prevede la compilazione obbligatoria del Documento Valutazione Rischi ( DVR ), obbligo che non deve essere considerato come un‟imposizione da parte del datore di lavoro, ma come un aiuto allo stesso ai fini della tutela del benessere all‟interno dei luoghi di lavoro e nei confronti dei singoli lavoratori. Il DVR, infatti, permette di incidere in modo positivo sull‟efficienza lavorativa, sia perché consente ai lavoratori dipendenti di evitare rischi da stress lavoro-correlato e quindi stare in salute, sia perché una maggiore efficienza individuale comporta vantaggi positivi, sia in termini organizzativi che di incidenza economico-produttiva all‟azienda, entità astratta, in qualunque settore essa operi. La valutazione dei rischi non è facile vista la complessità di situazioni di rischi e o pericoli che possono crearsi all‟interno di qualsivoglia ambito o settore lavorativo. Tanto è vero che nella redazione del documento di valutazione dei rischi il datore di lavoro si avvale dell‟aiuto del RSPP e del medico competente, al quale è attribuito il compito di sorveglianza sanitaria, attività di prevenzione secondaria, per eliminare o ridurre non solo il rischio valutato e valutabile, ma anche il c.d. “rischio residuo”, che spesso è causa di patologie o alterazioni allo stato di salute del lavoratore dipendente. Quindi la valutazione del rischio e la redazione del relativo documento sono il primo fondamentale passaggio per approcciarsi alle 126 problematiche dello stress lavorativo, per poi poter agire con un programma di sorveglianza sanitaria mirato, anche se non sempre necessario. 6.3 Sorveglianza del lavoratore a rischio stress ed Idoneità al Lavoro La sorveglianza sanitaria si attua tutte le volte in cui si evidenzia un rischio residuo non basso (vedi capitolo 4 fig.1) che non può essere ridotto con interventi sull‟organizzazione del lavoro. Al di sotto di tale soglia sono comunque sempre possibili le visite mediche a richiesta del lavoratore (art. 41, comma1 lettera b e comma 2 lettera c) oltre che interventi di promozione della salute (art. 25, comma 1 lettera a). Sarà comunque il medico competente, in collaborazione con il responsabile della sicurezza aziendale, a stabilire se e quando sia opportuna una sorveglianza sanitaria preventiva e periodica nei confronti di tutti i lavoratori addetti a mansioni che comportano esposizione al rischio da stress lavoro-correlato. Nelle aziende dove c‟è il medico competente in qualsiasi momento un lavoratore può chiedere di essere sottoposto a visita medica qualora tale richiesta sia correlata ai rischi lavorativi (art. 41comma 1 D.Lgs. 81/08). Questa facoltà vale naturalmente anche per il rischio da stress lavorocorrelato e per tutte le patologie suscettibili d‟aggravamento in condizioni di stress. Nell‟ambito delle disposizioni normative vigenti (nuovo Testo Unico) non esiste una previsione esplicita d‟obbligo di sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti al rischio stress lavoro-correlato. La sorveglianza sanitaria, tuttavia, può essere legittimamente attuata come misura di prevenzione secondaria, quando la valutazione dei rischi ne evidenzi la necessità, in quanto il rischio stress lavoro-correlato rientra tra i “casi 127 previsti dalla normativa vigente” (art. 41, comma 1, lettera a) per i quali la normativa stabilisce in maniera specifica obblighi di valutazione, gestione e prevenzione (art. 28, comma 1). Va tuttavia precisato che la sorveglianza sanitaria non costituisce una misura d‟elezione in tutte le situazioni di stress lavoro-correlato, andando invece privilegiati gli interventi sull‟organizzazione del lavoro. Quando la valutazione dimostra un livello di rischio tale da determinare effetti negativi sulla salute dei lavoratori, devono essere prioritariamente adottate misure correttive idonee a ridurre efficacemente il livello di rischio, evitando di medicalizzare gli interventi di prevenzione. Occorre evitare di far ricadere sul lavoratore, in termini di giudizio di idoneità, le conseguenza dell‟inadeguatezza dell‟organizzazione del lavoro: è l‟organizzazione a non essere idonea e non il lavoratore. Esistono tuttavia delle situazioni lavorative, nelle quali, pur adottando tutti i possibili miglioramenti inerenti il contesto e il contenuto del lavoro, permane una situazione stressogena potenzialmente dannosa. Si tratta di casi in cui la condizione di stress è insita nel contenuto del lavoro e non può essere ulteriormente ridotta con misure organizzative. In questi casi la sorveglianza sanitaria ha l‟obiettivo di tutelare gli individui che in tali situazioni hanno inadeguate strategie di coping o che sono portatori di patologie suscettibili di aggravamento sotto il permanere dello stimolo stressogeno. Il medico competente svolge un ruolo determinante nella gestione di situazioni di disagio sul lavoro perché conosce la storia clinica del lavoratore, le caratteristiche dell‟ambiente e dell‟organizzazione del lavoro, le condizioni degli altri lavoratori esposti ai medesimi rischi e si relaziona con il datore di lavoro e le altre figure della prevenzione. La sorveglianza sanitaria rappresenta anche un‟occasione per rilevare elementi soggettivi di percezione del rischio, che in qualunque contesto 128 possono essere utilizzati ai fini della valutazione e dell‟individuazione degli interventi di eliminazione o riduzione del rischio. La sorveglianza sanitaria comprende (vedi Figura 2): 1) visita medica; 2) accertamenti sanitari; 3) emissione del giudizio di idoneità alla mansione specifica; Al momento della visita medica particolare attenzione deve essere rivolta alla raccolta dei dati anamnestici mirati ad indagare eventuali disturbi e/o patologie della sfera psichica e somatica. Nell‟ambito dell‟anamnesi lavorativa occorre indagare lo stato di soddisfazione /insoddisfazione per il proprio lavoro, la presenza/assenza di conflittualità con i colleghi e/o superiori, le assenze effettuate (aspettative, malattie, infortuni subiti), l‟eventuale richiesta trasferimenti e/o mobilità, le percezioni soggettive inerenti di il clima organizzativo. Sarà necessario valutare attentamente anche la manifestazione di sintomi che possono essere indice dell‟insorgenza di problemi stress lavorocorrelati e di malattie che, pur essendo diffuse in tutta la popolazione, possono trovare nello stress lavoro-correlato un fattore aggravante. Nell‟ambito dell‟anamnesi personale fisiologica dovranno essere indagate ed evidenziate alterazioni relative a comportamenti del lavoratore quali alimentazione, abitudine al fumo, consumo di alcol e sostanze stupefacenti e psicotrope, compresi farmaci psicoattivi. Per quanto riguarda gli accertamenti sanitari, attualmente si preferisce studiare la sintomatologia correlata ai vari disturbi da stress, sulla base di quanto riferito dal lavoratore in anamnesi e dell‟eventuale documentazione clinica prodotta, piuttosto che studiare indicatori di 129 effetto clinici (parametri di funzionalità endocrina, cardiovascolare, ecc) o indicatori di effetto subclinici (catecolamine, cortisolo) che non hanno ancora un significato del tutto chiaro ed univoco. Le situazioni individuali nelle quali si evidenzi un disturbo correlato al rischio stress occupazionale51 necessitano di ulteriori approfondimenti che il medico competente metterà in atto coadiuvato da professionisti quali medici specialisti e psicologi. Figura 2 FFFffCome per altre tipologie di rischio, nell‟esprimere il giudizio di ALGORITMO sorveglianza sanitaria idoneità, il medico competente deve prendere in considerazione la 51 Disturbi dell‟apparato cardiocircolatorio: ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica; disturbi gastrointestinali: alterazioni della funzione intestinale, ulcera peptica, pirosi, colite; disturbi dell‟apparato genitale: alterazioni del ritmo mestruale, amenorree; disturbi della sfera sessuale: impotenza, calo del desiderio; disturbi dell‟apparato muscoloscheletrico: mialgie, dolori muscolo tensivi; disturbi dermatologici: arrossamenti, prurito, sudorazione, dermatiti, orticaria, psoriasi; disturbi del sonno: insonnia, incubi notturni, spossatezza al risveglio; disturbi neurologici, psicologici e della sfera intellettiva: cefalee, ansia, depressione, attacchi di panico, irritabilità, apatia, disturbi della memoria, difficoltà di concentrazione. 130 compatibilità tra le caratteristiche psicofisiche della persona e il livello di rischio a cui è esposta. Pertanto, dovrà innanzi tutto tenere conto: della presenza di disturbi attribuibili allo stress lavoro correlato; delle possibilità del soggetto di mettere in atto meccanismi per controllare gli eventi che vengono ritenuti difficili (coping) anche in relazione alle differenze di genere, di età, di provenienza geografica e tipologia contrattuale; dell‟esposizione del soggetto ad altri concomitanti fattori di rischio Pertanto, successivamente alla visita medica del lavoratore, il medico competente potrà trovarsi di fronte a diverse evenienze: assenza di alterazioni dello stato di salute del lavoratore: in tal caso non viene preso alcun provvedimento; presenza di alterazioni riferibili a problematiche sanitarie individuali, personali e non riferibili al lavoro: in tal caso il medico competente adotterà provvedimenti individuali nell‟ambito del giudizio di idoneità; presenza di disturbi imputabili all‟esposizione lavorativa all‟agente di rischio (e quindi allo stress): in tal caso occorre anche rivedere il documento di valutazione dei rischi e implementare le misure di prevenzione. In caso di inidoneità alla mansione specifica o di idoneità con prescrizioni o limitazioni l‟individuazione di una collocazione lavorativa compatibile con il giudizio espresso può risultare di notevole complessità. Bisogna considerare che il giudizio di idoneità in realtà si compone di due momenti distinti. Il primo è quello in cui il medico competente stabilisce che cosa il lavoratore non può più fare. Il secondo è quello in 131 cui si stabilisce dove e come il lavoratore può essere utilizzato (che cosa il lavoratore può fare). Il primo momento spetta al medico competente, il secondo spetta al datore di lavoro con il supporto del responsabile del servizio prevenzione e protezione e del medico competente. Per quanto riguarda gli obblighi di denuncia e di referto (denuncia art. 139 DPR 1124/65; referto art. 365 CP; certificato di malattia professionale art. 53 e 251 DPR 1124/65), il medico competente dovrà valutare i risultati degli approfondimenti clinici effettuati, il livello di rischio in base all‟esito della valutazione, fino a ritenere che la patologia osservata possa fondatamente attribuirsi allo stress lavoro-correlato. A tal fine occorre comunque tenere presente che: le patologie da stress lavoro-correlate non sono previste nella nuova tabella delle malattie professionali (DM 9 aprile 2008) e pertanto l‟onere della prova è a totale carico del lavoratore; l‟elenco delle malattie professionali per le quali vige l‟obbligo di denuncia (DM 14 gennaio 2008) comprende nella lista solo il disturbo dell‟adattamento cronico da stress e il disturbo post traumatico da stress ed esclusivamente in riferimento a situazioni di costrittività organizzativa che prefigurano condizioni di vessazione e violenza. 132 Conclusioni L'analisi del problema "stress lavoro-correlato" deve necessariamente essere indirizzata verso la predisposizione e attuazione di ragionevoli e praticabili strategie di gestione dello stress, che devono riguardare sia l'organizzazione del lavoro sia le modalità operative e comportamentali delle persone, oltre che una attenta sorveglianza sanitaria. Potendo essere molto variegate e diversificate le potenziali fonti di stress (e le conseguenti modalità di risposta delle persone) a seconda dei diversi contesti organizzativi e delle caratteristiche delle persone interessate, non è il più delle volte possibile affrontarle tutte contemporaneamente, il che spesso si traduce in una analisi superficiale, che aiuta poco (se non è addirittura controproducente) nel definire un concreto piano di intervento. È opportuno quindi procedere per fasi, identificando i più importanti aspetti in grado di poter essere oggetto di ulteriori approfondimenti e interventi utili. Per gli stessi motivi, non ci può essere un'unica azione o soluzione, ma è necessario sviluppare molteplici e/o diversificate strategie di intervento a livello sia organizzativo che individuale. Condizione chiave, affinché gli interventi sullo stress lavorativo abbiano una buona efficacia e durata nel tempo, è quella di stabilire un convinto e stabile coinvolgimento ed impegno (commitment) da parte del management, oltre che dei lavoratori e delle loro rappresentanze. È quindi importante che essi abbiano: una sufficiente conoscenza delle relazione tra stress lavorativo e strain psico-fisico (da cui la necessità di una fattiva opera di informazione e formazione a tutti i livelli); un reale interesse a modificare le cose; 133 la consapevolezza che gli interventi sull'individuo, salvo casi particolari, non sostituiscono quelli organizzativi, ma li complementano; la convinzione che tali interventi sono un'opportunità per migliorare la qualità totale della propria organizzazione. È necessario pertanto porre molta attenzione nel definire non solo le modalità e il contenuto (cosa e quanto), ma soprattutto il processo dell'intervento (come, tempi). Occorre infatti essere consapevoli che ci vuole tempo, anche molto, per consentire alle persone di rendersi effettivamente conto delle problematiche, comprendere gli strumenti conoscitivi e di analisi, esaminare attentamente le situazioni, trovare criteri condivisi di valutazione, individuare obiettivi concreti e verificabili, definire priorità di intervento, predisporre eventuali azioni correttive, verificarne l'effettiva utilità, correggere eventuali manchevolezze. Occorre, infine, porre molta attenzione sull'uso degli strumenti da utilizzare, che spesso vengono proposti, scelti e impiegati in modo surrettizio e improvvisato, al solo scopo di adempiere all'obbligo di legge in modo per lo più formale. Ciò può essere il caso dell'uso improprio di alcuni strumenti di indagine, quali ad es. i questionari (più o meno validati e standardizzati) o le check-lists preconfezionate che, seppur con l'intento di supporto a persone non esperte, rischiano di diventare elementi di elaborazione rigida di alcuni aspetti del problema e di rendere difficile la successiva interpretazione delle informazioni raccolte. Quello che emerge chiaramente dall'analisi dei problemi da affrontare per la gestione dello stress lavoro correlato è che le attività di sorveglianza sanitaria e valutazione del rischio sono ancora più interdipendenti che con i rischi tradizionali. 134 Questo sottolinea la centralità del ruolo del medico competente in queste due attività, che, anche quando debba rivolgersi alla consulenza dello specialista, rimane il principale riferimento per la tutela della salute e della riservatezza del lavoratore. In questa fase è opportuno che vengano date indicazioni precise dagli organismi incaricati, come la Commissione Consultiva Permanente, che consentano di attivare i necessari percorsi preventivi anche laddove il contributo della scienza non riesce a fornire risposte chiare a questo fine. La raccolta e la valutazione dei dati provenienti dalle diverse proposte ed esperienze condotte in questi anni potrà essere un'utile base per future indicazioni operative basate su una maggiore evidenza scientifica, ma al contempo rispettose della metodologia della medicina del lavoro, come prevede il D.Lgs 81/08, e del ruolo dei soggetti implicati. Il problema metodologico fondamentale è, però, che per effettuare tale valutazione non esistono, allo stato attuale, standard universalmente riconosciuti. Tale difficoltà non deve spingere, tuttavia, alla non presa di posizione da parte dei datori di lavoro e dei loro staff, al contrario, li deve indurre, innanzitutto, a seguire l'intenso dibattito tecnico in corso. In questo senso parecchie regioni si stanno attrezzando per emanare proprie Linee Guida in materia (una delle prime è stata la Lombardia), associazioni professionali (in primis, quella degli psicologi) stanno elaborando chiavi di lettura sul tema, mentre associazioni imprenditoriali hanno già prodotto, con le loro direttive agli associati, spunti degni di approfondimento anche in ambito pubblico. In questo periodo, pertanto, le aziende e le organizzazioni pubbliche devono intraprendere un efficace processo di apprendimento, focalizzato sulla nuova nozione sulla salute come benessere, sui profili di fattori di 135 rischio desumibili, sulle conseguenze di azione organizzativa, gestionale e comportamentale che ne derivano. È anche necessario che il datore di lavoro per la sicurezza (e forse anche gli organi politici) emani delle linee d‟indirizzo affinché la singola organizzazione ed, in specie, il gruppo specialistico del SPP si orienti a prendere in considerazione, d'ora in avanti, il tema dei fattori psicosociali ed, in senso lato, la protezione della salute come benessere. C'è insomma molto da fare per evitare di trovarsi impreparati di fronte alle prossime scadenze in campo preventivo. 136 Allegati Decreto legislativo 09.04.2008, n. 81 (S.O. n. 108 alla Gazzetta Ufficiale 30 aprile 2008, n. 101) Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Articolo 28 - Oggetto della valutazione dei rischi In vigore dal 15 maggio 2008, con effetto dal 29 luglio 2008 1. La valutazione di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell'accordo europeo dell'8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all'età, alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro. (2) (3) 1-bis. La valutazione dello stress lavoro-correlato di cui al comma 1 è effettuata nel rispetto delle indicazioni di cui all'articolo 6, comma 8, lettera m-quater), e il relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle predette indicazioni e comunque, anche in difetto di tale elaborazione, a fare data dal 1° agosto 2010. (4) 2. Il documento di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), redatto a conclusione della valutazione, può essere tenuto, nel rispetto delle previsioni di cui all'articolo 53, su supporto informatico e, deve essere munito anche tramite le procedure applicabili ai supporti informatici di cui all'articolo 53, di data certa o attestata dalla sottoscrizione del documento medesimo da parte del datore di lavoro, nonché, ai soli fini della prova della data, dalla sottoscrizione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale e del medico competente, ove nominato, e contenere: a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l'attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa. La scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con criteri di semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la completezza e l'idoneità quale strumento operativo di pianificazione degli interventi aziendali e di prevenzione; 137 b) l'indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valutazione di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a); c) il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza; d) l'individuazione delle procedure per l'attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell'organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri; e) l'indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o di quello territoriale e del medico competente che ha partecipato alla valutazione del rischio; f) l'individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento. (4) 3. Il contenuto del documento di cui al comma 2 deve altresì rispettare le indicazioni previste dalle specifiche norme sulla valutazione dei rischi contenute nei successivi titoli del presente decreto. (1) 3-bis. In caso di costituzione di nuova impresa, il datore di lavoro è tenuto ad effettuare immediatamente la valutazione dei rischi elaborando il relativo documento entro novanta giorni dalla data di inizio della propria attività. (5) (6) ----(1) Ai sensi dell'art. 306, comma 2, del presente decreto, come modificato dall'articolo 4 del D.L. 03.06.2008, n. 97, le disposizioni di cui alla presente lettera nonchè le altre disposizioni in tema di valutazione dei rischi che ad esse rinviano, ivi comprese le relative disposizioni sanzionatorie, previste dal presente decreto, diventano efficaci a decorrere dal 1 gennaio 2009; fino a tale data continuano a trovare applicazione le disposizioni previgenti. (2) Ai sensi dell'art. 306, comma 2, del presente decreto, come modificato dall'articolo 32 del D.L. 30.12.2008, n. 207, il termine con riferimento alle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 concernenti lo stress lavoro-correlato e la data certa, è stato prorogato al 16 maggio 2009. (3) Il presente comma è stato così modificato dall'art. 18, D.Lgs. 03.08.2009, n. 106 (G.U. 05.08.2009, n. 180, S.O. n. 142) con decorrenza dal 20.08.2009. Si riporta di seguito il testo previgente: "1. La valutazione di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i 138 contenuti dell'accordo europeo dell'8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all'età, alla provenienza da altri Paesi." (4) Il presente comma è stato così modificato dall'art. 18, D.Lgs. 03.08.2009, n. 106 (G.U. 05.08.2009, n. 180, S.O. n. 142) con decorrenza dal 20.08.2009. Si riporta di seguito il testo previgente: "2. Il documento di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), redatto a conclusione della valutazione può essere tenuto, nel rispetto delle previsioni di cui all'articolo 53, su supporto informatico e deve avere data certa e contenere: a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l'attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa; b) l'indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valutazione di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a); c) il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza; d) l'individuazione delle procedure per l'attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell'organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri; e) l'indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o di quello territoriale e del medico competente che ha partecipato alla valutazione del rischio; f) l'individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.". (5) Il presente comma è stato aggiunto dall'art. 18, D.Lgs. 03.08.2009, n. 106 (G.U. 05.08.2009, n. 180, S.O. n. 142) con decorrenza dal 20.08.2009. (6) Ai sensi dell'art. 8 D.L. 31.05.2010, n. 78 con decorrenza dal 31.05.2010 il termine di applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo, in materia di rischio da stress lavoro-correlato, è differito al 31 dicembre 2010. 139 Articolo 29 - Modalità di effettuazione della valutazione dei rischi 1. Il datore di lavoro effettua la valutazione ed elabora il documento di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente, nei casi di cui all'articolo 41. 2. Le attività di cui al comma 1 sono realizzate previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. 3. La valutazione dei rischi deve essere immediatamente rielaborata, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della protezione o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità. A seguito di tale rielaborazione, le misure di prevenzione debbono essere aggiornate. Nelle ipotesi di cui ai periodi che precedono il documento di valutazione dei rischi deve essere rielaborato, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, nel termine di trenta giorni dalle rispettive causali. (1) 4. Il documento di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), e quello di cui all'articolo 26, comma 3, devono essere custoditi presso l'unità produttiva alla quale si riferisce la valutazione dei rischi. 5. I datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori effettuano la valutazione dei rischi di cui al presente articolo sulla base delle procedure standardizzate di cui all'articolo 6, comma 8, lettera f). Fino alla scadenza del diciottesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del decreto interministeriale di cui all'articolo 6, comma 8, lettera f), e, comunque, non oltre il 30 giugno 2012, gli stessi datori di lavoro possono autocertificare l'effettuazione della valutazione dei rischi. Quanto previsto nel precedente periodo non si applica alle attività di cui all'articolo 31, comma 6, lettere a), b), c), d) nonché g). 6. I datori di lavoro che occupano fino a 50 lavoratori possono effettuare la valutazione dei rischi sulla base delle procedure standardizzate di cui all'articolo 6, comma 8, lettera f). Nelle more dell'elaborazione di tali procedure trovano applicazione le disposizioni di cui ai commi 1, 2, 3, e 4. 6-bis. Le procedure standardizzate di cui al comma 6, anche con riferimento alle aziende che rientrano nel campo di applicazione del titolo IV, sono adottate nel rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 28. (2) 7. Le disposizioni di cui al comma 6 non si applicano alle attività svolte nelle seguenti aziende: a) aziende di cui all'articolo 31, comma 6, lettere a), b), c), d), f) e g); 140 b) aziende in cui si svolgono attività che espongono i lavoratori a rischi chimici, biologici, da atmosfere esplosive, cancerogeni mutageni, connessi all'esposizione ad amianto; [c) aziende che rientrano nel campo di applicazione del titolo IV del presente decreto.] (3). (4) ----(1) Il presente comma è stato così sostituito dall'art. 19, D.Lgs. 03.08.2009, n. 106 (G.U. 05.08.2009, n. 180, S.O. n. 142) con decorrenza dal 20.08.2009. Si riporta di seguito il testo previgente: "3. La valutazione e il documento di cui al comma 1 debbono essere rielaborati, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, in occasione di modifiche del processo produttivo o dell'organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e della sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione e della protezione o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità. A seguito di tale rielaborazione, le misure di prevenzione debbono essere aggiornate.". (2) Il presente comma è stato inserito dall'art. 19, D.Lgs. 03.08.2009, n. 106 (G.U. 05.08.2009, n. 180, S.O. n. 142) con decorrenza dal 20.08.2009. (3) La presente lettera è stata soppressa dall'art. 19, D.Lgs. 03.08.2009, n. 106 (G.U. 05.08.2009, n. 180, S.O. n. 142) con decorrenza dal 20.08.2009. (4) Ai sensi dell'art. 8 D.L. 31.05.2010, n. 78 con decorrenza dal 31.05.2010 il termine di applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo, in materia di rischio da stress lavoro-correlato, è differito al 31 dicembre 2010. 141 Decreto legge 30.12.2008, n. 207 (Gazzetta Ufficiale 31 dicembre 2008, n. 304) Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti. Convertito in legge, con modifiche, dalla L. 27.02.2009, n. 14 Capo XI Lavoro, Salute e Politiche Sociali Articolo 32 - Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 In vigore dal 31 dicembre 2008 1. Le disposizioni di cui agli articoli 18, comma 1, lettera r), e 41, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni, si applicano a decorrere dal 16 maggio 2009. 2. Il termine di cui all'articolo 306, comma 2, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni, con riferimento alle disposizioni di cui all'articolo 28, commi 1 e 2, del medesimo decreto legislativo, concernenti la valutazione dello stress lavoro-correlato e la data certa, è prorogato al 16 maggio 2009. 2-bis. All'articolo 3, comma 2, primo periodo, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, le parole: "entro e non oltre dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo" sono sostituite dalle seguenti: "entro e non oltre ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo. (1) 2-ter. All'articolo 3, comma 2, secondo periodo, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, le parole: "Con i successivi decreti, da emanare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, ai sensi dell'articolo 17, comma 3" sono sostituite dalle seguenti: "Con decreti, da emanare entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, ai sensi dell'articolo 17, comma 2. (1) ----(1) Il presente comma è stato aggiunto dall'allegato alla legge di conversione, L. 27.02.2009, n. 14 con decorrenza dal 01.03.2009 142 Accordo europeo dell´8 ottobre 2004 ACCORDO EUROPEO SULLO STRESS SUL LAVORO (8/10/2004) (Accordo siglato da CES - sindacato Europeo; UNICE-“confindustria europea”; UEAPME - associazione europea artigianato e PMI; CEEP - associazione europea delle imprese partecipate dal pubblico e di interesse economico generale) Bruxelles 8 ottobre 2004 1. Introduzione Lo stress da lavoro è considerato, a livello internazionale, europeo e nazionale, un problema sia dai datori di lavoro che dai lavoratori. Avendo individuato l‟esigenza di un‟azione comune specifica in relazione a questo problema e anticipando una consultazione sullo stress da parte della Commissione, le parti sociali europee hanno inserito questo tema nel programma di lavoro del dialogo sociale 2003-2005. Lo stress, potenzialmente, può colpire in qualunque luogo di lavoro e qualunque lavoratore, a prescindere dalla dimensione dell‟azienda, dal campo di attività, dal tipo di contratto o di rapporto di lavoro. In pratica non tutti i luoghi di lavoro e non tutti i lavoratori ne sono necessariamente interessati. Considerare il problema dello stress sul lavoro può voler dire una maggiore efficienza e un deciso miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro, con conseguenti benefici economici e sociali per le aziende, i lavoratori e la società nel suo insieme. Nel considerare lo stress da lavoro è essenziale tener conto delle diversità che caratterizzano i lavoratori. 2. Oggetto Lo scopo dell‟accordo è migliorare la consapevolezza e la comprensione dello stress da lavoro da parte dei datori di lavoro, dei lavoratori e dei loro rappresentanti, attirando la loro attenzione sui sintomi che possono indicare l‟insorgenza di problemi di stress da lavoro. L‟obiettivo di questo accordo è di offrire ai datori di lavoro e ai lavoratori un modello che consenta di individuare e di prevenire o gestire i problemi di stress da lavoro. Il suo scopo non è quello di colpevolizzare (far vergognare) l‟individuo rispetto allo stress. Riconoscendo che la sopraffazione e la violenza sul lavoro sono fattori stressogeni potenziali ma che il programma di lavoro 2003-2005 delle parti sociali europee prevede la possibilità di una contrattazione specifica su questi problemi, il presente accordo non riguarda né la violenza sul lavoro, né la soppraffazione sul lavoro, né lo stress post-traumatico. 3. Descrizione dello stress e dello stress da lavoro Lo stress è uno stato, che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali ed che consegue dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti. L‟individuo è capace di reagire alle pressioni a cui è sottoposto nel breve termine, e queste possono essere considerate positive (per lo sviluppo dell‟individuo stesso – ndt), ma di fronte ad una esposizione prolungata a forti pressioni egli avverte grosse difficoltà di reazione. Inoltre, persone diverse possono reagire in modo diverso a situazioni simili e una stessa persona può, in momenti diversi della propria vita, reagire in maniera diversa a situazioni simili. Lo stress non è una malattia ma una esposizione prolungata allo stress può ridurre l‟efficienza sul lavoro e causare problemi di salute. Lo stress indotto da fattori esterni all‟ambiente di lavoro può condurre a cambiamenti nel comportamento e ridurre l‟efficienza sul lavoro. Tutte le 143 manifestazioni di stress sul lavoro non vanno considerate causate dal lavoro stesso. Lo stress da lavoro può essere causato da vari fattori quali il contenuto e l‟organizzazione del lavoro, l‟ambiente di lavoro, una comunicazione “povera”, ecc. 4. Individuazione dei problemi di stress da lavoro Data la complessità del fenomeno stress, questo accordo non intende fornire una lista esaustiva dei potenziali indicatori di stress. Tuttavia, un alto assenteismo o un‟elevata rotazione del personale, conflitti interpersonali o lamentele frequenti da parte dei lavoratori sono alcuni dei sintomi che possono rivelare la presenza di stress da lavoro. L‟individuazione di un problema di stress da lavoro può avvenire attraverso un‟analisi di fattori quali l‟organizzazione e i processi di lavoro (pianificazione dell‟orario di lavoro, grado di autonomia, grado di coincidenza tra esigenze imposte dal lavoro e capacità/conoscenze dei lavoratori, carico di lavoro, ecc.), le condizioni e l‟ambiente di lavoro (esposizione ad un comportamento illecito, al rumore, al calore, a sostanze pericolose, ecc.), la comunicazione (incertezza circa le aspettative riguardo al lavoro, prospettive di occupazione, un futuro cambiamento, ecc.) e i fattori soggettivi ( pressioni emotive e sociali, sensazione di non poter far fronte alla situazione, percezione di una mancanza di aiuto, ecc.): Se il problema di stress da lavoro è identificato, bisogna agire per prevenirlo, eliminarlo o ridurlo. La responsabilità di stabilire le misure adeguate da adottare spetta al datore di lavoro. Queste misure saranno attuate con la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti. 5. Responsabilità dei datori di lavoro e dei lavoratori In base alla direttiva quadro 89/391 (quella che ha originato la 626- ndt), tutti i datori di lavoro sono obbligati per legge a tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori. Questo dovere riguarda anche i problemi di stress da lavoro in quanto costituiscono un rischio per la salute e la sicurezza. Tutti i lavoratori hanno il dovere generale di rispettare le misure di protezione decise dal datore di lavoro. I problemi associati allo stress possono essere affrontati nel quadro del processo di valutazione di tutti rischi, programmando una politica aziendale specifica in materia di stress e/o attraverso misure specifiche mirate per ogni fattore di stress individuato. 6. Prevenire, eliminare o ridurre i problemi di stress da lavoro Per prevenire, eliminare o ridurre questi problemi si può ricorrere a varie misure. Queste misure possono essere collettive, individuali o tutte e due insieme. Si possono introdurre misure specifiche per ciascun fattore di stress individuato oppure le misure possono rientrare nel quadro di una politica anti-stress integrata che sia contemporaneamente preventiva e valutabile. Dove l‟azienda non può disporre al suo interno di competenze sufficienti, può ricorrere a competenze esterne in conformità alle leggi europee e nazionali, ai contratti collettivi e alle prassi. Una volta definite, le misure anti-stress dovrebbero essere riesaminate regolarmente per valutarne l‟efficacia e stabilire se utilizzano in modo ottimale le risorse disponibili e se sono ancora appropriate o necessarie. Queste misure possono comprendere ad esempio: • misure di gestione e di comunicazione in grado di chiarire gli obiettivi aziendali e il ruolo di ciascun lavoratore, di assicurare un sostegno adeguato da parte della direzione ai singoli individui e ai team di lavoro , di portare a coerenza responsabilità e controllo sul lavoro, di migliorare l‟organizzazione, i processi, le condizioni e l‟ambiente di lavoro. 144 • la formazione dei dirigenti e dei lavoratori per migliorare la loro consapevolezza e la loro comprensione nei confronti dello stress, delle sue possibili cause e del modo in cui affrontarlo, e/o per adattarsi al cambiamento • l‟informazione e la consultazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti, in conformità alla legislazione europea e nazionale, ai contratti collettivi e alle prassi. 7. Attuazione e controllo nel tempo In base all‟art. 139 del Trattato questo accordo-quadro europeo volontario impegna i membri dell‟UNICE/UEAPME, del CEEP e della CES ( e del Comitato di Collegamento EUROCADRES/CEC) ad implementarlo in accordo con le procedure e le pratiche proprie delle parti sociali nei vari Stati membri e nei paesi dell‟Area Economica Europea . I firmatari invitano anche le loro organizzazioni affiliate nei paesi candidati ad attuare questo accordo. L‟implementazione di questo accordo sarà effettuata entro tre anni dalla data della sua firma. Le organizzazioni affiliate notificheranno l‟applicazione dell‟accordo al Comitato del dialogo sociale. Nel corso dei primi tre anni successivi alla firma dell‟accordo il Comitato del dialogo sociale predisporrà una tabella annuale riassuntiva della situazione relativa all‟implementazione dell‟accordo. Nel corso del quarto anno il Comitato redigerà un rapporto completo sulle azioni intraprese ai fini dell‟attuazione dell‟accordo. I firmatari valuteranno e riesamineranno l‟accordo in qualunque momento su richiesta di uno di loro una volta trascorsi cinque anni dalla data della firma. In caso di domande in merito al contenuto dell‟ accordo le organizzazioni affiliate interessate possono rivolgersi congiuntamente o separatamente ai firmatari che risponderanno loro congiuntamente o separatamente. Nell‟attuare questo accordo i membri delle organizzazioni firmatarie evitino di imporre oneri inutili alle PMI. L‟attuazione di questo accordo non costituisce un valido motivo per ridurre il livello generale di protezione concesso ai lavoratori nell‟ambito di questo accordo. Questo accordo non pregiudica il diritto delle partner sociali di concludere, ai livelli adeguati, incluso il livello europeo, accordi che adattino e/o completino questo accordo in modo da prendere in considerazione le esigenze specifiche delle parti sociali interessate 145 Bibliografia Capitolo 1 Avallone F.,Bonaretti M., Benessere Organizzativo. Roma, Rubbettino Editore, 2003. Cassetto M.G., L'approccio clinico del medico competente al lavoratore esposto a stress occupazionale. Volume XXXI n° 3 luglio-settembre 2009. Cesana G.C., Uomo e lavoro: un sistema compatibile? Problematiche attuali di salute e benessere lavoro correlati. Giornale Italiano di Medicina del Lavoro, 1998. Cesana G.C., Stress e lavoro: lo stato attuale delle conoscenze scientifiche. In: Riboldi L., Ravalli C., Lo stress nel mondo del lavoro: quali soluzioni per un problema in espansione. Pavia, IRCCS Edizioni, 1996. Costa G., Lo stress occupazionale: dalla dimensione scientifica alle applicazioni pratiche. 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