numero completo

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2
ridendo
Libera stampa in libero bordello
Intervento del Prof. Riccardo Campa, libero docente nella libera università di Villa Certosa
il fondo del barile
di Teo Guadalupi
l’insostenibile
leggerezza
della gnocca
Una ricerca dell’università olandese Radbouds pubblicata dalla
prestigiosa rivista inglese Journal
of Experimental and Social Psychology, afferma che il cervello di
un uomo al cospetto di una bella
donna dopo sette minuti va in tilt.
Ora, prendiamo in considerazione il caso di Pino Pinotti (nome
di fantasia per evitare querele
che, ok, io non sono nessuno, ma
non si sa mai). Pino Pinotti è un
imprenditore, ma anche un politico
di spicco, con grandi responsabilità
nei confronti del paese. Pino Pinotti adora circondarsi di belle donne,
non una, tante.
In che condizioni può essere il
cervello di Pino Pinotti in questo
momento? Ma dimentichiamoci
per un attimo il caso del solo Pino
Pinotti e prendiamo in considerazione il consiglio dei ministri del
paese immaginario di Fridonia.
Beh, non ci crederete, ma uno
dei ministri è una gran bella donna. Il che significa, in un eventuale
gabinetto di governo, che dopo sette minuti il cervello di tutti gli altri
ministri maschi va in pappa: ci
sono quindi solo sei minuti “sani”
per prendere decisioni per il bene
del povero paese di Fridonia. Se
per caso quei sei minuti vengono
sprecati in convenevoli o in “si può
avere un caffè” o cose simili, per
Fridonia è la fine!
Tra l’altro sottoporrei il caso agli
scienziati, per evidenziare come la
debacle cerebrale sia contagiosa,
magari più lentamente, anche
nelle donne, considerato l’operato
delle altre donne ministro all’interno del suddetto governo (sempre a
livello immaginario, penso a cosa
potrebbe fare un eventuale ministro donna dell’istruzione, anche
se qui per considerarla donna ci
vuole parecchia immaginazione).
Insomma, pare che se il governo
di Fridonia non opera al cento
per cento delle sue possibilità, sia
colpa della famosa gnocca. Ma
per crederci dobbiamo rimanere
almeno sette minuti al cospetto di
una bella donna.
La redazione
[email protected]
Antonio Galuzzi
Antonio Voceri
Enrico Alberini
HANNO COLLABORATO
Corrado Andreani - Fabrizio
Bolivar - Riccardo Campa Francesco Galuzzi - Corrado
Giamboni - Teo Guadalupi - Mago
Galonio - Alberto Grandi - Lorenzo
Mari - Nicola Martinelli - I Papu
(Andrea Appi e Ramiro Besa) Alberto Patrucco - Francesco
Stefani
Stampato in 3.000 copie da Fda
Eurostampa di Borgosatollo (BS).
Distribuito in omaggio
«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; Noi abbiano sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio
Emanuele II assume per sé e suoi Successori il
titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente,
munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella
raccolta degli atti del Governo, mandando a
chiunque spetti di osservarla e di farla osservare
come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo
1861». Con queste parole, i fondatori della Patria
sancirono la nascita dell’Italia 148 anni orsono.
Ma il processo di unificazione fu solo formalizzato nel 1861, essendosi compiuto in due anni,
a partire dal 1859, con la battaglia di Magenta,
che consentì all’esercito franco-piemontese di
entrare a Milano, con la battaglia di Solferino e
San Martino, che vide ben 230mila soldati darsele
di santa ragione in un fazzoletto di terra nel Mantovano, per giungere all’impresa dei Mille del
1860, che portò all’annessione del Regno delle
Due Sicilie (anche se ora di Sicilia ne abbiamo
una sola e questo è un mistero che mi turba sin
dall’infanzia, quando appresi per la prima volta
la storia del Risorgimento, ma d’altronde anche
i tre moschettieri erano quattro…).
Perciò, le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’unità d’Italia sono iniziate nell’anno
di grazia 2009, in pompa magna, tanto che né
l’uno né l’altro dei due ultimi elementi (pompa
e magna) risultano carenti nell’odierno universo
politico italico.
Ma perché l’abbiamo presa così alla lontana,
visto che in fondo vogliamo parlare di Berlusconi e mignotte? Ora ci arriviamo. Se ultimo
Presidente del Consiglio è S.B., il primo premier
d’Italia fu tale C.B.c.d.C. (Camillo Benso conte
di Cavour, in arte Cavour). Costui, per convincere
una recalcitrante e sospettosa Chiesa cattolica
ad accettare la nascita dell’Italia nazione, coniò
il famoso detto: «libera Chiesa in libero Stato».
All’epoca, questi erano i due soggetti principali
della storia italiana: la Chiesa, erede del bimillenario dominio teocratico, e il nascente Stato
unitario che si dirama dalle Alpi alla Sicilia.
Cavour, da buon liberale, se la cavò a buon
mercato: libertà per tutti e non se ne parli più.
E con le sue parole si entrò nell’era della cosiddetta “democrazia laica”. Ma, oggi, quali sono i
soggetti importanti della storia italica? Oggi – lo
dicono e lo ripetono tutti i luminari di sociologia –
siamo ormai entrati nell’era della “mignottocrazia
mediatica”, dunque i due soggetti da armonizzare
sono la Stampa e il nuovo Bordello unitario che
si dirama da Palazzo Grazioli a Villa Certosa.
Perciò, parafrasando il Cavour, mi sono permesso di lanciare questo slogan, che è anche un
grido di dolore: “libera Stampa in libero Bordello”. Sì, perché come i tempi del Risorgimento
si voleva chiudere la bocca alla Chiesa, oggi si
vorrebbe chiudere la bocca alla Stampa. Si vorrebbe impedire ai cittadini di venire a conoscenza
di tutti i dettagli dei festini orgiastici di cui sono
protagonisti i nuovi eroi della Patria, da S.B. a
Rocco Siffredi. Questo non è accettabile, cribbio!
E la ragione è presto detta: le mignotte costano.
Non sono una cosa per tutti, soprattutto in tempi
di crisi economica. L’esistenza di una crisi economica che colpisce alcuni soggetti risparmiandone
altri è un fatto documentabile e non costituisce
una novità nella storia.
Celebre è la lotta di Tiberio Sempronio Gracco e Gaio Sempronio Gracco (in arte “fratelli
Gracchi”) a favore dei plebei di Roma, con Gaio
che fieramente affermò: «Itaque, Quirites, cum
Romam profectus sum, zonas, quas plenas argenti
extuli, eas ex provincia inanes retuli; alii vini
amphoras quas plenas tulerunt, eas argento re-

pletas domum reportaverunt» («E così, o Quiriti,
quelle borse che all’andata erano piene d’argento,
al mio ritorno a Roma le ho riconsegnate vuote,
mentre altri hanno riportato a casa piene di soldi
quelle anfore che si erano portati dietro piene
di vino»). Concetto espresso più concisamente,
ma non meno enfaticamente, da altri due celebri
fratelli italiani: Michael Stefano Rota e Johnson
Stefano Righi (in arte “Righeira”). Cito testualmente: «No tengo dinero, oh oh, no tengo dinero,
oh oh oh oh!».
Del resto, come ha evidenziato Carlo Marx,
la storia è storia di lotta di classe, lotta tra ricchi
e poveri. Tale lotta assume storicamente forme
diverse e si articola in lotta tra schiavi e padroni,
patrizi e plebei, aristocratici e borghesi, borghesi
e proletari, e via lottando. Oggi, la frattura sociale
si articola su un fronte inedito: “utilizzatori finali”
e “guardoni”.
Eccoci arrivati al punto: non si può sottrarre ai
guardoni, la nuova classe proletaria, il diritto di
guardare dal buco della serratura le gesta eroiche
degli utilizzatori finali. Il buco della serratura,
ovvero la libera stampa, va tenuto ben aperto.
Difendiamo il buco, difendiamo la stampa. È
tutto quello che ci resta.
E noi? Non ci querela nessuno?
La prova che la libertà di stampa e i diritti ad
un’informazione equa e sobria sono in pericolo
sta nel fatto che il nostro periodico di satira e malcostume, in più di dieci anni di disonorata attività
non è mai stato querelato, a nessuno dei nostri
redattori sono state richieste somme milionarie di
risarcimento danni, nessuna causa di diffamazione
è stata intentata ai nostri collaboratori e, quel che
è peggio, al nostro direttore non è mai stata fatta
alcuna proposta per cambiare testata, né gli è mai
stato chiesto di dimettersi.
Eppure le occasioni offerte dal Notturno ai governi locali, nazionali e internazionali come l’ONU, per
far chiudere la testata non sono mancate:
1997: attacco alle istituzioni locali con l’articolo
“I COMUNI DELLA CINTURA BOCCIANO LA
BRETELLA”.
E ancora, nel 1998: “GOMBETTO: CI VOLEVA
PIU’ POLSO”.
Giugno 2002: sferzante inchiesta sulla malaamministrazione locale con “SULLA QUESTIONE
RONDO’ LA GIUNTA FA QUADRATO”.
Settembre 2005: scoop sul ritorno dei Savoia
in Italia, con l’articolo “I SAVOIA TORNANO A
LEGGERE IN ITALIANO.
Settembre 2006: gli organizzatori del Festivaletteratura richiamati all’ordine del loro ruolo di
garanti della pace internazionale con l’articolo
“MAGLIETTE BLU AL COLLASSO. L’ONU
INVIA 50.000 CASCHI BLU”
Settembre 2008: attacco ai sindacati confederali
sull’aumento del numero dei barboni, con l’articolo
“UN LAVORO A TEMPO INDETERMINATO”
Per finire, nelle edizioni del 2006, 2007 e 2008
con i ripetuti attacchi a Babbo Natale, simbolo
internazionale di una laicità religiosa, che pervade
tutte le culture.
Cosa significa tutto ciò? Che abbiamo sbagliato
bersaglio? Che il bersaglio continuamente si sposta
e noi spariamo nel vuoto? Che i nostri messaggi in
codice sono così in codice che diventano troppo
semplici e banali? Che siamo talmente paraculati,
che nessuno osa contraddirci? Che abbiamo qualcuno che ci protegge dall’alto? Che siamo così contro,
da essere sempre filo-governativi?
No.
Il problema è che chi ci legge, non ha mai capito
niente di ciò che scriviamo. Legge solo l’oroscopo
e le previsioni del tempo. O peggio non ci legge
affatto!
Usa il Notturno per pulire i vetri, per fare i pacchi,
per trasportare oggetti in vetro, per non sporcarsi le
mani quando la catena è scesa dal carter della bici.
Per non parlare di altri frequenti ma ignobili usi
del Notturno nella solitudine di tutti i giorni, seduti
sulla tazza del sanitario più popolare del bagno o,
nella notte fonda, compiaciuti davanti al monitor
del computer, non certo per consultare Wikipedia.
La carta con cui si stampa il Notturno è troppo
“simpatica”, cosicché le parole scritte scompaiono.
Rimane il bianco candore del nulla, il vuoto assente
dell’oblio.
Allora l’appello al popolo degli alfabeti italiani è
ancor più accorato: leggeteci, prima che sia troppo
tardi, prima che il tempo inesorabile meni il suo
fendente definitivo sulla mano degli autori del
Notturno, mentre utilizzando abbondantemente il
correttore ortografico di Word, scrivono articoli di
risibile comicità, privandoli così anche dell’unico
organo protosessuale funzionante, rimasto loro a
disposizione.
La Redazione, spavalda
Q
uesto è un appello rivolto alla
mia mamma e a Giulio (che mia
madre non vuole più che chiami papi,
perché poi in chiesa si girano tutti, e
quello del banchetto di Famiglia Cristiana ci sviene).
Quando vado alle superiori io mi
voglio iscrivere, se c’è, al liceo musicale dialettale.
Non al liceo coreu-qualcosa-e-poimusicale (che non so perché lo chiamano così, che i bambini alla nostra
età sono ancora suscettibili, e si spaventano).
Che sia chiaro questo, io danza non
la voglio fare: i miei amici mi hanno
anche detto di smetterla di guardare
“Billy Elliot”, perché in Italia non è
come durante lo sciopero dei minatori, sotto la Thatcher, è tutto un pelino
più cupo, e pericoloso. Sì, magari ti
chiamano ad “Amici” e a “Saranno
famosi”, o a fare il parlamentare di
Rifondazione Comunista, ma lì diventa tutto un tirarsi coltellate nella
schiena, e non è bello. E poi adesso
che Rifondazione Comunista è stata
eliminata dall’Accademia, non verrà
mai più ripescata. Quelli del Partito
Democratico ballano in un modo pau-

per l’ambiente
qualcosa si può fare
pero che questo caldo bestia se
ne vada via al più presto, che io ho
sudato troppo quest’estate, un caldo
così non si era mai visto, anzi sentito.
E sarà sempre peggio. Questa frase
del sempre peggio funziona sempre.
Il lavoro? Andrà sempre peggio. Il
traffico? Sempre peggio. Gl’immigrati?
Sempre peggio. Ormai il berlusconismo si è radicato, quindi andrà sempre
peggio. Comunque è stato un caldo
bestia veramente ed è assurdo passare l’estate davanti al condizionatore
sparato a 14° boccheggiando. Che tra
l’altro per chi abita dove c’è l’acqua
va ancora bene, che poi al limite di
pomeriggio finito di lavorare ci si tuffa
un attimo e si sta subito meglio. Poi
l’acqua aiuta anche psicologicamente,
rilassa. Ma per chi abita dove è tutto
cementificato? Oppure, colmo dei
colmi, tipo mio cugino, che abita in un
posto dove c’è l’acqua però è inquinata
e non può mai fare il bagno, lui sì che
è sfigato. Guardare e non toccare.
D’accordo, si rilassa, ma non può mai
fare il bagno. Ochei, esiste la piscina,
ma è un palliativo. Dipende sempre
da come uno è abituato, d’accordo,
che ci si abitua a tutto, soprattutto
stiamo sperimantando una capacità
di sopportazione tendente a infinito.
Però adesso c’è veramente bisogno di
un salto di qualità per l’ambiente. Per
esempio ho saputo da “Piscia la Notizia” su Youtube, che la ong brasiliana
“Sos Mata” ha rivelato che ognuno di
noi può risparmiare acqua nella misura
di 4.380 litri all’anno se piscia sotto la
doccia, quindi salva l’ambiente. Non
ho capito esattamente perché, però mi
devo iscrivere al più presto anch’io, per
l’ambiente questo ed altro. Volevo
estendere questo sistema anche alla
diarrea, però mia moglie ha ottenuto il
porto d’armi e credo che le due cose
siano in qualche modo collegate. L’ambiente dovrà aspettare ancora un po’.
Jambo
S
Voglio fare il Liceo
Musicale Dialettale
Il 95% dei suonatori d’ocarina usciti dal Liceo Musicale trova lavoro entro
il primo anno dalla maturità. Come aiuto-spurgatore di fogne
roso, c’è troppa concorrenza…
Comunque, il fatto è che io voglio
andare al liceo musicale dialettale, se
lo faranno.
Perché lo hanno detto questa estate,
che c’è bisogno di insegnare il dialetto a scuola. Quindi lo metteranno in
tutte le scuole, no? E devono fare la
sperimentazione, prima o poi, anche
al liceo musicale, quiiindi…
E io non è che mi sveglio la mattina e m’invento una scuola: al liceo
musicale volevo andarci già da prima.
Poi mi son detto: studiare la musica
in dialetto aprirà molte più strade, no?
Io non voglio scalare le posizioni, ma
se dopo il liceo, metti caso, rimane
vacante la presidenza del Fogoler, bisognerà pure farci un pensierino, a un
posto fisso…
Lo so, d’altra parte l’offerta formativa (scusatemi: l’uferta furmatía) è
un po’ ridotta: quasi sicuramente al
biennio si farà soltanto La Tor dal
Sücar finché uno non l’ha imparata
bene, con l’ocarina, mentre bisognerà
aspettare il triennio per essere sicuri
di avere la maturità psico-affettiva
necessaria a comprendere i passaggi
un po’ più delicati, e più oscuri, de
La Pepa dal Magnan (“Andai, andai
ala fëra dal Palidan / e là incontrai la
Pepa, la Fiöla dal Magnan. // Andai,
andai par törla su a balà, / omenti argati l’anima, / con tüt quel c’ho
magnà (…) Sarà forse la milsa, / al
ventron ca’l va da mal, / cat vegna
an lach da cancar / ta spüsi me n’orinal!”).
Ma al triennio bisogna mettere in
conto il fatto che si impareranno anche le lingue straniere, fondamentali
nel mondo del lavoro: per lo meno,
le lingue del Veneto, con I do gobeti

una sedia a rotelle su cui avrete avuto il
buon gusto di farlo accomodare.
ARIETE
Un ammiratore affascinante vi farà perdere la testa: forse non vi eravate accorti
che fosse armato di mannaia. Poco male,
se la salute è ottima. Fastidiose cefalee
verso sera. Inequivocabili segni di tossicodipendenza nei vostri figli che vanno
alle elementari.
SCORPIONE
In amore potreste essere molto fortunati,
se solo foste meno esigenti: un vero peccato dover sopravvivere dell’elemosina affettiva di qualche zitella/o attempata/o dalla
digestione lenta e rumorosa che vi sbava
addosso senza dentiera. De gustibus.
TORO
Non mettete troppa carne al fuoco, soprattutto se cenate soli: potreste sentirvi
appesantiti. Nel caso, provate “Karkakakka” una purga al karkadè di mia
modesta fabbricazione dal sicuro effetto
tonico-lassativo.
GEMELLI
Trascurate gli impegni di poco conto,
come, ad esempio, il parto di vostra
moglie. Dovete invece concentrare tutta
l’attenzione sul modo in cui scusarvi con
lei per giustificare l’assenza. Per esempio:
“Non sapevo cosa mettermi addosso per
l’occasione”, “Mi sembrava di dover fare
qualcosa”, “Pensavo fossi grassa e basta”,
“Lo sai che al martedì vado a lezione di
bon ton”, “Ma pensa, un bambino! Ed è
mio?”
CANCRO
Procedete con calma, nel lavoro: tanto
non siete pagati a cottimo. E se vi sentite
un po’ scontenti in quanto la professione
che svolgete non vi offre le gratificazioni
che vorreste, cambiate lavoro. Che ne so,
magari fate il direttore di banca, o il generale dell’esercito, o l’architetto a Parigi...
Ce ne sono di lavori gratificanti! Animo!
LEONE
Un eccesso di entusiasmo finirebbe per
essere molto controproducente, soprattutto se lavorate di bisturi in sala operatoria.
(“Una sera, do boti de note / do gobeti
se dava le bote / do gobeti se dava le
bote, / se ste siti vi digo el parchè”…,
so l’inizio perché quest’estate sono
stato in vacanza-studio quindici giorni
a Sommacampagna, perché a Oxford
c’era l’influenza suina) e dell’Emilia
Romagna, con Sciur Padrun (“Sciur
padrun da li béli braghi bianchi / fora
li palanchi fora li palanchi / sciur padrun da li béli braghi bianchi / fora li
palanchi ch’anduma a cà…”, anche
se forse questa sarà esclusa dal sussidiario, perché un po’ troppo sovversiva…)
Insomma, io parto anche avvantaggiato, ho delle pre-conoscenze, come
si dice in gergo scolastico, dli precunuscensi.
Però non è sicuro, alla fine, che lo
fanno, il liceo musicale dialettale.
Mia mamma mi ha detto che bisogna aspettare che il federalismo
fiscale porti allo sfascio i conti dello
Stato e che le leggi sull’immigrazione
producano ancor più clandestinità di
quella che c’è, che il razzismo esploda
nelle periferie come in Francia e che
quelli della Marina sparino ai barconi
di Lampedusa, e poi quelli della Lega,
a corto d’argomenti, insisteranno davvero su queste cose che di solito dicono soltanto d’estate, le cose tipo il Va’
pensiero e la bandiera regionale.
Io ci spero, e d’altronde sono stato
alle elementari con il figlio di uno importante, lui è rimasto un po’ indietro,
adesso, ma io ho appena finito la seconda media e posso dire che ho delle
conoscenze in alto. Magari posso fargli un fischio, prima che diventi l’ideologo del partito.
Io ci conto.
Lorenzo Mari
SAGITTARIO
Date un particolare sguardo alla vostra
situazione economica: di certo non vi
mancano le emozioni forti. L’alcool, in
questi casi, è un ottimo rifugio.
Tenete a freno le mani, anche con le infermiere. Nel caso operiate qualche Scorpione, vi autorizzo a fare un po’ di disordine,
magari cambiando di posto alcuni organi
interni. Dopo di voi, qualcuno si divertirà
a ricomporre il puzzle.
VERGINE
Tutto bene, a parte salute, soldi, affari
di cuore e lavoro. Novità in arrivo. Probabilmente tasse previste dalla nuova
Finanziaria.
BILANCIA
Siete risentiti per il comportamento
presuntuoso e saccente di un collega. Se
questi ha una famiglia, fategliela fuori lentamente: un parente al mese può essere,
alla fine, snervante per il “professorino”
che, addirittura, sarà un po’ meno dispotico con voi, soprattutto se vi guarderà da
CAPRICORNO
I vostri affetti sono molto solidi: vi conviene aspettare che si scongelino prima
di una qualsiasi effusione. Particolare attenzione ai vicini di casa: tramano contro
di voi da quando avete dato fuoco ai loro
cani cospargendoli di cera per farli durare
più tempo accesi.
ACQUARIO
Agite senza incertezze e puntate diritti
alla meta! E’ finalmente arrivato il vostro
momento. Non dovete perdere tempo!
Nella persona amata troverete comprensione per l’ennesima occasione persa per
un soffio.
PESCI
Brancolare nel buio è il vostro passatempo preferito? Perfetto: io amo i perdenti e proprio per questo mi accanisco
brutalmente su chi è già provato dalla
vita. Marte e Mercurio vi bastoneranno
senza preavviso. Susciterete così molta
più compassione di quanta ne potreste
destare se foste lasciati allo sbando. Ho
un cuore d’oro.
3
scherzando
di Antonio Galuzzi
«Mi han detto che con questo caldo
bisognerebbe avere in casa l’aria condizionata». «No, che poi ti ammali. Non
farti condizionare…»
***
L’imbianchino non finì il lavoro poiché
si infortunò e gli amputarono un arto.
Si può dire che aveva dato la prima
mano.
***
Il ciccione minaccioso al bombolone:
«Vediamo di che pasta sei fatto!»
***
Durante l’estrazione, il dentista morì.
Il paziente aveva il dente avvelenato.
***
L’elettricista sbadato usò lo stagno per
saldare il conto al ristorante.
***
Il rasoio, spossato: «Uffa, che barba!»
***
La vita di S. Benedetto cambiò quando
il padre gli disse: «Eh, ma benedetto
ragazzo, datti una regola!»
***
Il nuovo contabile voyeur alla segretaria mormona accusata di ammanchi:
qui serve più trasparenza!

Vero o Falso?
Lo sapevate che a Mantova...
1) Pur essendoci 4mila appartamenti
sfitti si andranno a costruire altre 350 abitazioni (e non solo) sull’ultima area verde
della città denominata “lago Paiolo”?
2) I Cinesi hanno acquistato 3 prestigiosi locali dell’enogastronomia mantovana “taroccandone” il nome? I ristoranti
“Ai Garibaldini” e “L’Aquila Nigra” diventeranno “Ai Samurai” e “Il Dragone Nero”
oltre al caffé letterario “Venezia” che
cambierà in sakè letterario “Shanghai”.
3) Quest’anno la città del Festivaletteratura è diventata patrimonio mondiale
dell’Unesco?
4) Le “Ronde Civiche” non servono
perché da noi non esiste la criminalità e
quindi “due occhi sono meglio di uno” è
un proverbio mai esistito?
5) La città dei Gonzaga è a misura
d’uomo, ma alle donne ne interessa
una sola?
6) L’amministrazione comunale è
parsimoniosa e non dà “finanziamenti
a pioggia” per gli eventi organizzati da
associazioni a lei vicine politicamente
anche nei mesi piovosi?
7) Che i laghi non sono balenabili,
nonostante si aggirino sulle sponde indomiti cittadini in costume semi-adamitico?
8) Che non c’è assolutamente bisogno
del completamento dell’anello della
tangenziale perché non è nemmeno
fidanzata?
9) Che c’è la più alta concentrazione
mondiale di decessi per tumori, nonostante sia descritta come “città vivibile”?
10) Che chiunque può agevolmente
parcheggiare in centro senza incorrere
in sanzioni, sempre che arrivi in centro
con un pieno solo?
11) Che la maggior parte degli abitanti
si sposta in bicicletta anche quando i
pedoni non si spostano?
12) Che la nostra città denominata “la
bella addormentata” preferisce lo “status
quo” e non ha il coraggio di esprimere
un voto indipendente al di fuori delle
solite lobby, perchè ormai è diventato
un hobby?
Corrado Andreani
1) VERO - 2) FALSO - 3) VERO 4) FALSO - 5) VERO - 6) FALSO
- 7) VERO - 8) FALSO - 9) VERO 10) FALSO - 11) VERO - 12) MAH
Riceviamo e pubblichiamo la
lettera di Piergiulio, anni 13,
amante dell’ocarina e delle feste
popolari.
4
speciale sposi
5
a tempo perso
Da giovedì 10
a domenica 13 settembre 2009
Mantova - Piazza Marconi
(davanti al numero civico 25)
In continuità con le precedenti
manifestazioni de Il bidone della
letteratura (2005), Il libro illustrato
(2006), Il bilocale della letteratura
(2007), L’edicola della letteratura
(2008), realizzate collateralmente a
Festivaletteratura, anche nel 2009
il circolo culturale “Il Notturno” non
abbandona fan, amici e simpatizzanti, allestendo, in collaborazione
straordinaria con “Il Galiardo Universitario”, un nuovo e più funzionale
BIDONEDELLALETTERATURA.
bidonedellaletteratura
l’innovativo servizio
di ecologia culturale
In uno speciale e ben segnalato
contenitore, sistemato all’interno di
un tempietto d’impianto architettonico giuliogreco in piazza G. Marconi, all’angolo con via P.F. Calvi, i
passanti possono deporre i libri che
hanno segnato negativamente la
loro infanzia, libri inutili, doppi (in tutti
i sensi), regalati che non hanno mai
letto, né vorranno mai farlo, infine libri che oggettivamente fanno schifo.
Prima di compiere il gesto iconoclasta del lancio del libro nel bidonedellaetteratura, ancora una volta
rigorosamente trasparente, affinché
tutti vedano la fine miserevole cui è
destinata la cattiva letteratura, possono anche fare outing, rispondendo
pubblicamente ai seguenti quesiti,
posti dagli operatori eco-culturali in
servizio nei pressi, senza vincere
alcun premio, bensì contribuendo a
rendere il proprio cervello più pulito:
♣ quale libro ti penti di aver letto
nella vita?
♣ quale ha negativamente influenzato formazione e carattere?
♣ quale, ricevuto in regalo, ti rifiuti
di leggere?
♣ quale temi ti venga regalato e non
vorresti mai e poi mai leggere?
♣ quale non regaleresti mai, nemmeno al tuo peggior nemico?
♣ quale non porteresti mai su un’isola deserta?
♣ quale non tieni sul comodino?
♣ quale tieni in vista nella libreria
di casa, per fare bella figura con
chiunque che, vedendone la copertina, possa credere tu lo abbia
capito e apprezzato, senza peraltro
averlo letto?
Ogni giorno indicativamente alle 11 e
alle 18, la cerimonia di tumulazione
dei libri è commentata rumorosamente, additando al pubblico ludibrio, i titoli dei libri reietti. Domenica
13 settembre 2009 alle 18 i libri
scartati, se non vorranno far la fine di
quelli arsi in Fahrenheit 451, offerti in
un’asta a prezzi infimi alla pietà dei
lettori, potranno tornare in vita, per
sottolineare che non c’è letteratura
che non possa essere riciclata.
progettazione
“Il Galiardo Universitario”
organizzazione
“Il Notturno”
patrocinio e contributo
Comune di Mantova
6
reportage
C
ome forse qualche lettore ricorderà, negli anni scorsi sono
stato spesso all’estero per parlare di cose
assurde, come le vacche etiopi, il ghiaccio
norvegese o i violini cremonesi. E da queste trasferte ho sempre ricavato resoconti
di viaggio altrettanto strampalati.
Quest’anno, ahimè, sono andato in
Olanda a parlare di un argomento tutto
sommato serio; dovevo, infatti, presentare
una ricerca che avevo condotto con altri
due colleghi. E’ del tutto ovvio che se la
ricerca fosse stata solo mia, la stessa non
avrebbe avuto alcuna attinenza con la
realtà, come è nel mio stile. Ebbene, uno
dopo l’altro, i due colleghi hanno dato
forfait e quindi mi sono trovato da solo
a dover parlare di una cosa seria.
Capite bene il mio imbarazzo, perché,
oltre a dover dire cose intelligenti (cosa
che non mi viene per nulla naturale),
dovevo anche dirle in inglese, che, come
ormai dovreste sapere, è una lingua per
me quasi del tutto sconosciuta.
Tutto questo per dire che, a causa
di queste oggettive difficoltà, ho avuto
poco tempo per andarmene a zonzo e
attaccare bottone con il primo indigeno
che mi capitava sotto tiro.
Ma non temete, il vostro inviato ha
trovato comunque il tempo per fare le sue
solite considerazioni banali e per perdere
tempo in attività del tutto inutili e cretine.
IL VIAGGIO AEREO
Iniziamo con ordine. Il viaggio in
aereo, con una sgangheratissima compagnia low cost, mi ha permesso subito di
sviluppare alcune considerazioni sul Paese che sarei andato a visitare, l’Olanda.
Il volo, infatti, partiva da Verona ed era
pieno di simpatiche famigliuole olandesi
che tornavano dalle loro vacanze sul
Lago di Garda. Di solito parlo male
degli italiani (anche perché, facendone
parte, riesco prepotentemente ad abbassarne la media nel settore qualità), ma
stavolta non posso non ricordare come
un incubo quell’ora e mezza passata in
mezzo agli strilli e alle urla dei bambini
più rompicoglioni dell’Unione Europea.
Ma la cosa che mi ha sorpreso di più, è
stata la totale assenza di polso da parte
dei genitori. La leggenda della disciplina
nordica è, appunto, una leggenda. C’erano
queste madri che si facevano letteralmente calpestare dai piccoli mostri, mentre
i padri si limitavano a qualche timido e
bonario “nein”, mentre lo stronzo biondo
in miniatura, sempre urlando a perdifiato,
strappava il rivestimento del sedile o
rifilava potentissimi calci negli stinchi
alla (anzianissima) hostess.
Con un forte mal di testa, sono comunque arrivato a Schipol che, secondo
una statistica pubblicata da Newsweek è
l’aeroporto più “friendly” del mondo. In
effetti le indicazioni sono molto chiare,
addirittura ti viene detto quanto ci metterai a raggiungere a piedi quel determinato gate. Come al solito, gli italiani non
capiscono mai niente:
“Aho! Corete! Ce sta scritto che mancano cinque minuti a la partenza der
nostro volo!”
“Mortacci! Maccheccazzo… sur
biglietto ce sta scritto che se parte fra
du’ ore…”
“E che tte devo dì? Qui ce sta scritto
cinque minuti… coreteee!… Dai Debbora, cori anche te…”
Questo siparietto, ovviamente, si è
svolto a volumi da inquinamento acustico, dato che i membri di questo simpatico
gruppetto di compatrioti erano sparpagliati per l’enorme hall dell’aeroporto a
decine di metri l’uno dall’altro.
UTRECHT
Arrivato a Utrecht, sede del mio congresso, scopro che la ridente città è piena
di vita come una necropoli etrusca non
ancora scoperta. Il tassista mi spiega che,
essendo domenica, gli indigeni se ne sono
andati tutti a fare una gita fuori porta ed
Dal nostro inviato
nei Paesi Bassi
Il prof. Alberto “Homer” Grandi cerca di coinvolgere i nostri lettori sommando trite impressioni di viaggio
e tediosa narrazione al patetismo delle sue considerazioni mentre affonda nella palude olandese
accettare. Ma qui ormai ci prendono per
il culo anche quelli del terzo mondo…
AMSTERDAM
Aeroporto di Schipol: la comitiva di romani sta correndo in direzione del
gate al grido di “Li mortacci vostri, coreteee!”
essendo agosto, gli studenti che di solito
popolano le piazze della città, sono tutti
fuori dalle palle anche loro. Il tassista
non si è espresso così, ma mi ha fatto
capire che i baldi studenti olandesi sono
mediamente grandi consumatori di birra
e quindi tendono a fare molta cagnara.
Non mi dilungherò molto sull’hotel,
tutto votato al rispetto dell’ambiente e al
risparmio energetico. Vi dirò però che,
com’è mia prassi, da vecchio colitico
quale sono, appena giunto in stanza ho
dovuto battezzare il water. Beh, mi sembrava di essere Brunetta nell’imitazione
di Crozza: non toccavo con i piedi. I
Un water posto a metri 1 sul livello
del terreno. Troppo per me, che
soffro anche di vertigini
water in Olanda sono posti a un’altezza
assolutamente superiore alla media
europea, senz’altro fuori dai parametri
di Maastricht. E lo stesso dicasi per i
pisciatoi, dovevo sempre stare in punta di
piedi e indirizzare il getto con un angolo
di 45°, altrimenti facevo un lago. Per non
parlare delle biciclette: anche quelle per
i bambini erano troppo alte per me, dovevo pedalare sulla canna, come quando
avevo otto anni.
petenza, indica la strada per raggiungere
l’università o il ristorante, e il sottoscritto,
dopo aver finto di capire, che se ne va
nella direzione opposta di quella indicata,
lasciando l’olandese esterrefatto, forse col
dubbio di aver subito uno scherzo.
LA CUCINA
Un capitolo a parte merita la cucina
olandese. Non voglio addolcire la pillola:
in Olanda si mangia da bestia. L’unica
speranza è quella di andare in qualche
ristorante italiano o nei tanti ristoranti
etnici. Lo sapete, l’Olanda è stata la
prima potenza coloniale del mondo e
quindi ha intrattenuto rapporti un po’
con tutti: India, Sud e Nord America,
Africa e Indonesia. Ecco, sui ristoranti indonesiani, devo dire qualcosina. Ci sono
andato con alcuni colleghi olandesi, dopo
molte rassicurazioni che in ogni caso non
sarebbe stata una cena “too spices”. Io
non so cosa intendano gli olandesi per
cucina troppo speziata, ma vi garantisco
che quella indonesiana è speziata al di là
della capacità di assorbimento dei succhi
gastrici in dotazione a un essere umano
medio. Ho passato una notte d’inferno,
abbracciato a quel totem che era il water
della mia stanza d’albergo.
Per fortuna, nei giorni successivi mi
sono aggregato a un gruppo di brasiliani
casinisti e sbevazzoni, con i quali mi sono
nutrito in maniera normale. I brasiliani,
ovviamente, mi hanno tempestato di
domande su Berlusconi. Le domande
spaziavano da: “Si può avere un po’ di
quelle pilloline che senz’altro prende il
vostro presidente?” a “Se vuoi ti racconto
cosa combina il vostro presidente, visto
che da voi non se ne può parlare”. Come
al solito, queste cose finiscono per rattristare il vostro umile inviato, il quale, per
superare la crisi si dà all’alcool. Essere
preso per il culo da un inglese passi,
al limite anche da un greco lo posso
Nell’unico giorno libero ho preso il
treno e sono andato ad Amsterdam. Bella
città, davvero. Perché venga chiamata la
Venezia del nord è un mistero: si, è vero,
ci sono i canali, ma Amsterdam sta a
Venezia, come il mio estratto conto sta a
quello di Colaninno. In entrambi ci sono
dei numeri, dei più e dei meno, c’è un
saldo finale in grassetto, ma non ci vuole
un commercialista per capire che sono
due documenti sostanzialmente diversi.
Dicevo, se non si ha l’assurda pretesa
di paragonarla a Venezia, Amsterdam è
splendida. Bei palazzi, bei musei e il giro
per i canali è proprio da fare. A proposito
di musei, avendo poco tempo, ho dovuto
fare delle scelte crudeli: mi sono fiondato
al museo Van Gogh, rinunciando al celeberrimo Kunst Museum (con tutti i suoi
Rembrandt e i suoi Rubens), visto che il
museo dell’Heineken era l’appuntamento
irrinunciabile. E ho fatto bene. Il museo
dell’Heineken è molto bello e siccome
nel corso della visita, ti vengono offerti
numerosi assaggi, quando hai finito il
giro sei sufficientemente carburato per
andare nella birreria annessa al museo
per socializzare con gli altri visitatori.
UN GIRO A PIEDI
Tornato a Utrecht, ho deciso di raggiungere il mio hotel a piedi e così ho
attraversato tutta la città. Cosa credete?
Utrecht è una cittadina che in venti minuti la si attraversa senza fatica. Così ho
potuto notare particolari che nei giorni
precedenti mi erano sfuggiti. Innanzitutto
l’enorme deposito di biciclette vicino alla
stazione; non credo di esagerare se dico
che è grande come Piazza Sordello. Una
roba mai vista, centinaia, ma che dico
centinaia, migliaia di biciclette, di tutte
le forme e colori.
Passeggiando per il centro non ho
Ragazze in vetrina nel Red Light Districht di Amsterdam. La ragazza sulla
destra pratica sconti ai professori italiani in trasferta per conto delle università. E’ chiaro che me lo ha detto un collega. Notevoli sconti, tra l’altro
Già a metà del giro si è tutti amici e
anche le giovani guide, che hanno una
certa dimestichezza con la merce, sono
simpatiche e ciarliere. Quindi, quando si
arriva alla fine, si rischia di assistere a scene strazianti di gente che, conosciuta da
appena mezz’ora, già non si vuole lasciare
e si giura amicizia eterna. Oppure c’è il
solito americano che fa il simpaticone e
dà poderose pacche sulle spalle di tutti.
C’è anche il tipico caso di “bala piansìna”.
Insomma, ognuno la prende come vuole,
ma di certo ognuno la prende.
Tornando verso la stazione di Amsterdam, ovviamente, non ho potuto
non fare un giro nel “red light district”.
Beh, è esattamente come me lo avevano
descritto quelli che ci erano già stati, ma,
LA POPOLAZIONE
Una volta affrontati questi problemi
di altitudine, ho potuto svolgere le mie
solite ricerche sul carattere delle popolazioni visitate. Gli olandesi, come tutti
i popoli del mondo a parte gli italiani,
sono socievoli, felici di parlare inglese con
lo straniero di turno, gentili e prodighi
di consigli e indicazioni. Ovviamente
quest’ultimo aspetto ha più volte messo
in imbarazzo il vostro povero inviato, perché questi consigli e queste indicazioni
gli venivano somministrati in un inglese
perfetto, che lui non capiva. La scenetta,
che si è ripetuta più volte, è quella
dell’olandese che, con pazienza e com-
appunto per questo, è incredibilmente
sorprendente. Inutile che stia qui a
spiegarvi la situazione, vi dirò solo che,
accanto ai soliti puttanoni da battaglia,
ci sono delle ragazze di una bellezza
cristallina, che ti chiedi cosa ci facciano
lì e perché non siano a Hollywood o sulle
passerelle di Parigi e Milano. Camminando per quei vicoli stretti, ho anche pensato
a cosa accadrebbe se un quartiere simile
venisse realizzato in una qualsiasi città
italiana. Diventerebbe senz’altro il ricettacolo di tutta la malavita possibile e
immaginabile, invece ad Amsterdam ho
potuto passeggiare in tutta tranquillità e
non ho mai nemmeno visto un poliziotto.
Veduta di Amsterdam dal Canal Grande, con le classiche gondole e, sullo
sfondo, il ponte di Rialto. O almeno così pare dopo la visita in un coffeeshop
potuto non notare le grandi finestre
delle case. E’ evidente che la luce per gli
olandesi è un bene prezioso e vogliono
goderne più che possono. Il risvolto
negativo di questa attitudine è la totale
rinuncia alla privacy. Le famiglie che
vivono al pianterreno, in pratica stanno in
vetrina (come le ragazze di Amsterdam,
che ci sia un nesso?). Per cui vedi questi
panzoni in mutande con il telecomando
in una mano e la birra nell’altra, spaparanzati sul divano. E pensi: “Cazzo!
Anch’io sono così quando sto in casa!”
Poi pensi che nessuno ti vedrà mai, ma
con raccapriccio ti metti nei panni di tua
moglie che invece ti vede tutti i giorni.
Epilogo
Prometto che nei prossimi mesi mi
metto a dieta. Anzi, invece che a dieta,
prometto di non stare sul divano in mutande. Anzi, rimango in mutande, sotto,
ma prometto di mettermi addosso dei
camicioni alla Demis Roussos. Anzi, che
dopo sudo come una bestia, prometto di
non farmi vedere in déshabillé da mia
moglie. Però, come faccio? Potrei cambiare casa e rimanere da solo in mutande sul
divano. Possibile che l’unica soluzione per
non mettersi a dieta sia la separazione?
Oppure potrei sfruttare la mia predisposizione al “basso profilo”: dai Paesi
Bassi importo l’idea e me ne sto in vetrina
a guardare la tv in mutande, illuminato
da un’inquietante e ambigua luce rossa
che si accende quando qualcuno mette
una monetina nella fessura... Intanto si
arrotonda.
7
Avventura in Farmacia
cabaret
Sarà capitato anche a voi di consegnare una ricetta al banco e rimanere in balia di un tipo originale
- (un cliente mostra la ricetta al
farmacista) Buongiorno, vorrei questo farmaco per favore.
- (legge, si sposta verso lo scaffale
e…) Vuole il farmaco originale o il
generico?
- Il generico cosa sarebbe?
- E’ un farmaco equivalente
all’originale, solo che costa meno.
- Sono uguali comunque, no?
- Assolutamente. Generico e
equivalente hanno la stessa azione
dell’originale.
- Beh, allora mi dia il generico.
- (prende un farmaco a caso sugli
espositori dietro a lui) Ecco a lei.
- Ma… non è quello della ricetta!
- No, è un farmaco generico, come
ha chiesto lei.
- Un attimo… generico non vuol
dire uguale all’originale?
- No. Generico vuol dire generale,
vago, impreciso, non specialistico,
quindi uno qualsiasi…
- Ma… prima le ho chiesto se
era uguale all’originale e lei mi ha
risposto che il farmaco generico è
un farmaco che ha la stessa azione
dell’originale. Non è un farmaco
qualsiasi.
- Era una risposta generica;
essendo il farmaco generico anche
la risposta che dobbiamo dare è
generica.
- (basito) Un attimo… Lei prima
ha detto che il farmaco generico è
equivalente all’originale.
- Esatto.
- Il generico si chiama anche equivalente, no?
- Generico o equivalente, sì.
- E se volessi il farmaco equivalente?
- La risposta sarebbe equivalente a
quella sopra.
Cioè?
- Cioè: era una risposta generica;
essendo il farmaco generico anche
la risposta che dobbiamo dare è
generica.
Mhmmm… (sta al gioco e
rilancia) ma io ho detto che volevo
un farmaco equivalente. Il farmaco
equivalente equivale al generico
come equivale all’originale, giusto?
- …
- … ma se io le chiedo un farmaco
equivalente lei non mi può dare un
farmaco qualsiasi; perché qualsiasi
è il generico, come da definizione
da lei data poco fa, ma non l’equivalente, altrimenti si contraddirebbe
il postulato (l’ha colto in fallo!)
- (pausa) Mi scusi un attimo…
(esce e rientra) Sono il Responsabile. Prego?
- Come sarebbe a dire il Responsabile? E’ lo stesso di prima.
- No, no, è un equivoco piuttosto
comune; sembriamo uguali ma in
realtà siamo equivalenti. Io sono il
proprietario, anche se il termine è
piuttosto generico.
- (dopo un tempo) Poco fa un
farmacista mi ha dato un farmaco
qualsiasi al posto di quello scritto
nella ricetta.
- Quale farmacista, scusi?
- Quello uguale a lei.
- (corregge subito) Uguale è un
termine generico; è solo un mio
equivalente, ma sono io l’originale.
- Vabbè vabbè, uno molto simile a
lei insomma.
- Ah… capisco… Deve scusarmi,
è con noi da poco… è un tipo un
po’ originale, gliene chiamo subito
un altro! (ad alta voce) Mi scusi,
può venire un attimo? (di nuovo al
cliente) Vedrà che sistemiamo tutto.
Grazie e arrivederci.
- (esce e rientra) Sì?
- Beh? Cos’è? Nascondino?
- Non capisco…
- Lei è sempre lo stesso!
- Lo stesso chi?
- Quello di prima.
- Quello di prima è una frase un
po’ generica.
- Sarà anche generica ma è sempre
lei che va e viene, non mi prenda
per il culo!
- Non posso essere uguale a qualcun altro; al massimo potrei esserne
equivalente.
- Ma la smetta; sono sicuro che è
lei.
- Senz’altro è un mio equivalente.
- Senz’altro una mazza. Non gio-
chiamo ai bussolotti, per favore…
- Guardi, vado a chiamare un mio
equivalente originale, così si rende
conto di aver sbagliato. Aspetti un
secondo solo. (va e torna) E’ ancora
qui?
- Lei è quello di prima!
- Sì, e se non le dispiace preferirei
non servirla.
- Aspetti, aspetti, la prego… lei
non è quello che c’era qui poco fa?
- No, sono quello di prima, non
quello di poco fa; gliel’ho già detto
chiaramente che non siamo uguali

TG spettinato
di Alberto Patrucco
ESTERI
• Elezioni in Afghanistan. I primi risultati hanno
evidenziato un serrato testa a testa Karzai-Abdullah. Ancora una cinquantina di decapitazioni
e raggiungono il quorum.
• Caos Frecce Tricolori in Libia. Gheddafi voleva
il fumo verde. Berlusconi ha puntato i tacchi con
rialzo e ha sbottato: «O fumo tricolore o non si
fa nulla». Alla fine, è andato il fumo tricolore e il
giorno dopo Gheddafi ha dichiarato di voler abolire
la Svizzera. Né fumo verde né fumo tricolore; a
quanto pare, si deve essere accontentato di un
po’ di pakistano.
• Il ministro degli esteri romeno attacca: “In Italia
vere e proprie leggi razziali”. Franco Frattini non si
scompone: «Non è assolutamente vero. E a parte questo, non gli darei molto
peso: è soltanto un romeno».
• La situazione politica in Israele è omogenea. Kadima, il partito di centrodestra, è avanti di un seggio sul partito di destra, il Likud. A seguire, la formazione nazionalista di estrema destra. Centro-destra, destra ed estrema destra;
vassalli, vassallini e vassalletti; falange, falangina e falangetta. E la sinistra
dov’è? È proprio vero: paese che vai, Diliberto che trovi!
POLITICA INTERNA
• Sul testamento biologico, Franceschini assicura che l’opposizione è viva
e… vegetale.
• L’ultima versione di Berlusconi è sempre più sofisticata. Nel 2010 si presenterà
con installato e perfettamente funzionante il sistema Blocca Processi Beghelli.
CRONACA GIUDIZIARIA
• È ormai scontro tra civiltà. Sul Corano si legge di 40 vergini in attesa, sui
verbali di Tarantini di 30 Escort che aspettano un cazzo.
• Falso in bilancio, Berlusconi assolto perché «il fatto non costituisce più reato». È come se un tizio fosse scagionato per violenza su una minore, soltanto
perché la tizia, nel frattempo, ha compiuto 18 anni.
• «Voglio Esserci!» Totò Cuffaro litiga con Santoro per il mancato invito ad
AnnoZero. Piccata la risposta di Santoro: «Cosa gliene importa di AnnoZero,
si accontenti di AnniCinque».
• Scandalo in Abruzzo. Staffetta del malaffare in regione. I processi hanno
stabilito che il centrodestra ha avviato un sistema di tangenti legato alla sanità
e che il centrosinistra lo ha mandato avanti in grande stile. Purtroppo per loro,
non hanno valutato che in ogni staffetta che si rispetti c’è sempre il testimone.
ECONOMIA
• Il “Sole 24 Ore” annuncia che l’Italia è in piena Stagflazione. La Stagflazione è
la Stagnazione unita all’Inflazione, il tutto associato a un forte tasso di umidità.
• Crisi dei mutui. Sarà, ma il mio tutti i mesi mi pialla i soliti mille euro!
SPORT
• La Ferrari arranca. Perde colpi a tal punto che per sostituire Massa, in prima
battuta, hanno scelto Badoer. Andava così piano che in molti hanno ipotizzato
che a Maranello non facesse il collaudatore ma l’autista.
ma equivalenti.
- Ma fisicamente siete… molto
simili, diciamo, apparentemente gli
stessi, no?
- Cosa vuole dire?
- Dico che lei e quello di prima, e
di poco fa, siete… uguali.
- Per l’ultima volta: mi ascolti
bene: se fossimo uguali saremmo
la stessa cosa, giusto? Ma se siamo,
come ha appena detto lei, fisicamente molto simili, apparentemente
gli stessi, quello di prima e quello
di poco fa, talmente simili da poter
essere considerati scambiabili tra di
noi al punto che lei stesso, come ha
appena ripetuto anche poco fa, ci
confonde uno per l’altro, significa
che qui dentro siamo tutti…
- Siete tutti?
- Siamo tutti… e-qui-va-len…
- Ti!
- Equivalentiiii! Bravo, ha visto
che con un po’ di pazienza abbiamo
risolto l’arcano?
- …
- Sono 20 euro e 40. (incarta la
scatola)
- Ha la tessera per scaricare?
- Ho una fotocopia.
- Mi dispiace, ci serve l’originale.
- Mi avevano detto che la fotocopia è equivalente all’originale.
- No, a me serve il documento
fiscalmente valido, cioè l’originale..
- Vabbè, faccia senza tessera allora…(dà i soldi)
- Vede: due banconote da dieci e
due monete da venti; equivalentiiii!
E’ un esempio generico, ma fa proprio al caso nostro. Ma, badi bene,
lo posso dire solo perché lei mi ha
dato delle banconote originali! E’
più chiaro adesso?
- Vabbè, basta, dài…
- (il farmacista consegna il farmaco)
- Mi ridà la mia ricetta per favore?
Vado da un’altra parte…
- Non possiamo; è già inventariata.
- E’ già cosa?
- L’originale viene inventariato
nel momento dell’emissione della
ricevuta; Potrei darle una fotocopia;
però sarebbe un documento generico; per utilizzarla ancora le serve
l’equivalente ma in originale, cioè
un’altra ricetta. Deve tornare dal
suo medico e farsene fare un’altra.
- Vabbè vabbè… posso sapere che
farmaco mi ha dato?
- Uno generico, come ha chiesto
lei!
- E il mio chi se lo prenderà?
- Un suo equivalente.
- Un mio cosa?
- Un cliente equivalente a lei.
- E chi sarebbe equivalente a me?
- Uno come lei a cui serve lo
stesso farmaco che serviva a lei, ma
in originale. Cioè un cliente uguale
a lei, quindi equivalente, solo che
sarà in originale; per questo a lui
daremo il farmaco originale. Lei,
essendo il suo equivalente, ha
dovuto prendere il farmaco equivalente, cioè il generico per la vostra
categoria. Generico ovvero equivalente all’originale. Capito?
- Ok… arrivederci (esce; rientra
subito guardando incuriosito verso
l’uscita) Era uguale a me!
- Buongiorno; no, era solo il suo
equivalente. In cosa possiamo
esserle utile?
- Questo farmaco, grazie.
- Vuole l’originale di marca o il
generico o equivalente?
- No, no, l’originale.
- Non avevo dubbi. Glielo prendo
subito…
- (guarda ancora verso l’uscita con
sguardo incuriosito)
L’italiano medio
L’italiano medio ha fatto qui e ha
fatto là. Insomma, a sentir lui, ha
risolto le cose. L’italiano medio
prende sempre il pesce più grande
e da giovane si è fatto Miss Svezia.
L’italiano medio è molto furbo e
quando può frega gli altri. L’italiano
medio non pensa ai perché, non è
compito suo. Ma se le cose si mettono male, tipo che il Milan rischia di
non andare in Champions, accende
un cero a Padre Pio. L’italiano medio veste firmato, ha un nano in
giardino e uno al governo.
Ortensie
Entrò dal fiorista. Buongiorno,
disse la signora dietro il bancone.
Buongiorno, vorrei delle ortensie
da piantare, le disse. Certo, rispose lei. Avevo un bellissimo vaso in
giardino, con delle ortensie grandi
così, le spiegò. Ma poi è venuta ad
abitare su nell’attico quella bellissima ragazza e... E gliele ha regalate
tutte, vero? lo interruppe la fiorista.
Non proprio, fece lui. Quelle brutta puttana si è gettata dal balcone
proprio sopra il mio vaso. Ma non
poteva spararsi?
Confessioni
Entrò in casa e disse: Ho una relazione con Moira Orfei. Cosa? fece la
moglie. Mi spiace, era tanto tempo
che volevo dirtelo, ma solo ora ho
trovato il coraggio. Con Moira Orfei? Sì, scusa. Lei si sedette e si mise
le mani tra i capelli. Ora si spiega
perché puzzavi sempre di sterco,
mormorò. Poi fece un lungo respiro
e lo guardò. Anch’io ho qualcosa da
confessarti. Dimmi. Da un anno mi
vedo con Raul Bova. Calò il gelo.
Cosa ci troverai in quel tipo, proprio non so, fece lui.

Biffi a Boffo:
«Tu t t o m o l t o
buffo. Facciamocene un baffo
di questa beffa».
Sbuffa Feltri: «Non è una
bufala, troppi buffoni
bofonchiano a sbafo».
Buffon: «Troppe baruffe fatte da sbruffoni!». Jovanotti: «Ora bafta!».
Questa edizione
è dedicata alla memoria
di GIOVANNI GALUZZI
CAFFE’
NOIR
Mantova • Tel. 0376.369972
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MANTOVA - Tel. 338 798 50 25
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lunedì e martedì
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Arrivederci al prossimo
Festivaletteratura.
Sempre che mi rimanga
ancora buona cultura
da spacciare.
Altrimenti trovatevi
un altro pusher!
Cesco
Piazza
Broletto, 8
Mantova
0376.365303
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