una casa per vivere - Casa Madonna della Fiducia

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una casa per vivere - Casa Madonna della Fiducia
CASA MADONNA DELLA FIDUCIA
UNA CASA PER VIVERE
RESIDENZA SANITARIO ASSISTENZIALE
CENTRO DIURNO INTEGRATO
PARROCCHIA SAN MARTINO DI CALOLZIO IN CALOLZIOCORTE
1954 —– 2006
Presentazione
UN
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
PROGETTO INTEN SAMEN TE DESIDERATO:
L’arciprete don Pietro Colombo: ( 1944 — 1952 ) .
I coniugi Comi Giuseppe e Valsecchi Maddalena.
Il palazzo dei conti Vitalba.
Calolziocorte avrà il suo “Ricovero per i vecchi”.
Un sogno che viene da lontano.
Calolziocorte al sorgere del 1953.
La solidarietà in parrocchia.
pagg. 5- 12.
GLI IN IZI DELLA CASA MADON N A DELLA FIDUCIA:
pagg.12 -28.
1. L’arciprete don Giovanni Mutti : ( 1952 — 1969) .
2. Dal sogno alla realtà.
3. Il nome della fondazione.
4. Una bella notizia: Le suore e gli ospiti.
5. Il Decreto vescovile di erezione della Pia Opera Parrocchiale.
6. L’inaugurazione del 23 maggio 1954.
7. E’ sbocciato un fiore.
8. Cronaca della generosità.
9. La vita della Casa nel Primo anno: il cappellano don Pietro Luzzana.
10 . Il primo ampliamento nel 1957 — 1958.
11. Il secondo ampliamento nel 1963 — 1964.
12. La Casa, la Parrocchia, i Sacerdoti: i cappellani ed i coadiutori.
GLI AN N I DEL RISVEGLIO SOCIALE:
pagg. 28 - 31.
1. L’arciprete don Battista – detto Giovanni – Moretti: (1969 — 1987) .
2. Il clima parrocchiale e gli int ervent i conservativi nel 1969 — 1971.
Il Regolamento del la Casa del 1954 e le Madri Superiore.
3. Il 3° Padiglione dal 1984 al 1986.
AL PASSO CON I TEMPI DEL TERZO MILLEN N IO:
pagg. 32– 36.
1. Gli arcipreti don Giacomo Locat elli (1987- 200 0 ) e don Leone Maestroni.
La Delibera Regionale n.° 7435 del 14 dicembre 2001.
2. L’attuale ristrutturazione dal 20 0 4 al 20 0 6.
3. La Benedizione della Prima Pietra: 5 giugno 20 0 4.
4. Descrizione della Residenza Sanitario Assist enziale
e Centro Diurno Integrato.
5. La Benedizione e l’Inaugurazione: 23 settembre 2006.
6. Una lapide per la vita.
N umero Speciale del Notiziario Parrocchiale, La Voce di San Martino, 20 0 6.
2
UNA CASA PER VIVERE
Carissimi fedeli della parrocchia San Martino di Calolzio,
concittadini di Calolziocorte e rispettabili autorità:
è con viva gioia che sabato 23 settembre 2006 alle ore 17,30
accoglieremo il vescovo di Bergamo
Monsignor Roberto Amadei
per l’inaugurazione della rinnovata
CASA MADONNA DELLA FIDUCIA
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OGNI STAGIONE DELLA VITA E’ UN DONO DI DIO
DA ACCOGLIERE E DA VIVERE CON GRATITUDINE
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il vostro arciprete
don Leone Maestroni.
Carissimi Ospiti della Casa
Madonna della Fiducia:
Sabato 23 settembre 2006
avremo la grande gioia di incontrare il vescovo monsignor
Roberto Amadei
che celebrando la santa messa in ringraziamento alla Madonna
da noi invocata come Madre della Fiducia
darà la sua benedizione a questa nostra Casa di Riposo
completamente rinnovata.
Chi mai, se non proprio voi, potrebbe dare il benvenuto al
vescovo
ed alle autorità che interverranno?
Siete voi che abitate questa Casa, che siete al centro della
festa anche perché l’avete vista, giorno per giorno, crescere,
vivacizzarsi di colori ed appena qualche ambiente si è reso
disponibile, avete incominciato ad abitarlo perchè voi date
anima a questa struttura che senza dubbio riceve il plauso di
tutti coloro che già sono venuti a visitarla e quasi quasi non
3
la riconoscono più.
Certamente, vedendola crescere, poiché siete esperti della
vita e delle difficoltà che si incontrano quando si devono fare
aggiustamenti o traslochi, siete andati incontro a disagi per
gli spostamenti e per i rumori; ma devo dire che siete stati
molto ma molto comprensivi e pazienti; per questo vi ringrazio;
non potevamo fare diversamente perché voi non siete degli
oggetti preziosi che si possono incartare e deporre in un luogo
ben difeso per essere poi ripresi e ricollocati in buon ordine.
Con la comprensione che viene dalla vostra età e dalle
esperienze incontrate nella vita avete saputo collaborare con
tutti coloro che erano impegnati a rendere più bella la vostra
Casa che
i fedeli della parrocchia San Martino di Calolzio,
i collaboratori amministrativi ed i benefattori
la Comunità delle Suore della Beata Caterina Cittadini,
hanno intensamente voluta, ampia, confortevole, rispondente alla
vostre esigenze, come segno del grande calore umano, della
riconoscenza cristiana e del costante affetto che accompagna da
decenni tutti gli Ospiti della Casa Madonna della Fiducia.
Anche i vostri familiari sono invitati a questa festa con
voi e con tutti coloro che camminano accanto alle nuove realtà
sociali che si evidenziano ai nostri giorni in accoglimento e
difesa dei valori della vita in qualunque periodo e in qualsiasi
situazione della nostra esistenza si esprimano.
Quello che però ci è stato fermamente a cuore e sempre
più lo sarà in avvenire è che
in parallelo al rinnovamento ambientale
abbiamo dato corso e completamento a tutti quei servizi di
attenzione alla persona
e alla vostra situazione di anzianità,
con la riorganizzazione del personale in tre nuclei perché sia
ancor più attento alle vostre esigenze, con accanto quelle
persone del volontariato che vogliono collaborare, per quanto è
possibile, nel rendere più sereno ogni giorno che il buon Dio ci
concede nella sua imperscrutabile Provvidenza.
La vostra giornata ha più spazi per l’incontro personale tra
di voi, con i medici, con le infermiere, con i vostri parenti,
con le terapie più opportune alla riabilitazione e al sollievo.
Grazie di aver data la possibilità di far emergere anche
dal mio cuore e da quello di tutte le persone che vi amano
…
ricordi … sentimenti … emozioni … (ho ripreso il titolo del
vostro giornaletto bimensile, come anche questo “Invito alla
Festa”).
San Martino, nostro modello nella testimonianza della
Carità e dell’Amore,
4
la Madonna della Fiducia, ci proteggano sempre.
UN PROGETTO INTENSAMENTE DESIDERATO
1.
L’ARCIPRETE DON PIETRO COLOMBO (1944 — 1952)
“Se ne parlava da tempo, quasi sottovoce. Ora si sa che la notizia è vera.
Il reverendo arciprete monsignor Pietro Colombo,
nato a Curnasco il 25 agosto 1902, ordinato sacerdote a Roma il 4 aprile 1926,
è stato eletto Prevosto di Sant’Alessandro in Colonna, nella città di Bergamo,
e prenderà possesso di tale parrocchia il giorno 7 settembre 1952”.
Dopo la morte dell’arciprete don Achille Bolis, nel carcere di San Vittore a Milano la notte tra il
23 e il 24 febbraio 1944, martire per la fedeltà alla propria missione sacerdotale, per amore del
suo popolo e per la libertà, il 4 marzo monsignor vescovo Adriano Bernareggi, nominò
Economo Spirituale della parrocchia San Martino di Calolzio in Calolziocorte il sacerdote dei
Preti del Sacro Cuore, come si soleva fare nelle circostanze difficili, don Nunzio Gambirasio,
sacerdote zelante, pio, che edificò tutti con la parola e con l’esempio e resse la parrocchia
sforzandosi di creare un clima di pacificazione. (foto n. 1)
La Seconda Guerra Mondiale con la disfatta e le contrapposizioni politiche innescate dal
crollo del Fascismo e dal crescente movimento della Resistenza e quant’altro ancora stava
accadendo, i sospetti che circolavano su persone che venivano indicate come più o meno
responsabili dell’arresto di don Achille, di don Tommaso Rota coadiutore al Pascolo, di don
Giovanni Baldini direttore dell’oratorio, tutte queste circostanze non erano certo incoraggianti
per indurre un sacerdote ad accettare serenamente la responsabilità di una grossa comunità
parrocchiale come Calolzio che allora comprendeva anche i quartieri di Sala, di Foppenico e di
Pascolo.
Fu scelta una figura sacerdotale giovane, di alto profilo; il reverendo professore dottore in
sacra teologia Pietro Colombo, insegnante di Lettere classiche nel Liceo del Collegio Vescovile
Sant’Alessandro di Bergamo, Padre Spirituale al Patronato San Vincenzo, Cappellano ordinario
alla Clinica Gavazzeni ed Assistente Diocesano degli Uomini di Azione Cattolica con nomina
del 30 maggio.
Il 15 luglio verso le 8 di sera, vigilia della solennità della Madonna del Carmine, ebbe
luogo il suo ingresso; date le circostanze tristi per svariate ragioni e per espressa volontà del
medesimo si lasciò da parte ogni esteriorità dando invece massima importanza alla
manifestazione della cristiana pietà con un triduo di preparazione. Dopo la lettura da parte del
sacerdote calolziese don Luigi Rosa del decreto vescovile di nomina e le parole di circostanza
del bambino Ferrari Rino, davanti all’altare don Pietro ricevette le insegne di arciprete e la
nomina di vicario foraneo; controfirmarono come testimoni il documento della presa di
possesso della parrocchia i signori Felice De’ Alberti con il cavalier Mario Martini ed i delegati
vescovili monsignor Giovanni Biava con don Nunzio Gambirasio.
Nel breve pensiero di saluto egli disse:
“ Solo per obbedienza sono venuto nella parrocchia di Calolzio;
affinché possa reggere, insegnare e pregare con voi;
scusatemi già da ora se non sarò all’altezza delle vostre aspettative”.
Ed il vescovo apprezzò questa disponibilità di don Pietro ad accettare la guida della parrocchia
5
di San Martino; i parrocchiani seppero apprezzare la sua discrezione nell’azione pastorale nel
corso dei pochi anni della sua permanenza con tanta semplicità e costanza e nei primi giorni di
agosto del 1951 gli fece giungere la nomina di “monsignore”. Questo riconoscimento fu senza
dubbio la conclusione a sorpresa, dei festeggiamenti che la parrocchia organizzò il 29 giugno,
giorno dell’onomastico, ma anche festa del 25° anniversario di consacrazione sacerdotale.
Oltre alla Benedizione del Papa Pio XII con l’indulgenza plenaria, giunsero gli auguri
degli amici carissimi: il cardinale di Milano Ildefonso Schuster, i vescovi di origine bergamasca
Giuseppe Battaglia di Faenza, Benigno Carrara di Imola e del nunzio apostolico a Parigi mons.
Angelo Giuseppe Roncalli – Papa Giovanni XXIII.
“Sono rimasto confuso perché sono un povero sacerdote che a stento tira avanti la
baracca, la quale cammina un po’ per forza d’inerzia e un po’ per gli impulsi che le danno
tante anime di buona volontà.
Vi assicuro la mia riconoscenza e la mia preghiera scongiurandovi però a ricordare
che il segno migliore di affetto e il regalo più bello e gradito è quello di darmi certezza che
amate il Signore, osservate la sua Legge e vi amiate fra voi”.
Due grandi desideri erano comunque presenti nei suoi progetti:
Ampliamento dell’Oratorio con la realizzazione del Campo sportivo
avveratosi con la donazione del terreno da parte del signor Giuseppe Rondalli in memoria dei
figli “Lino e Renzo” morti in guerra, per la gioventù ed il grande sogno legato ancora ad una
donazione finalizzata alla costruzione di una
Casa di Riposo per gli Anziani.
Il primo desiderio fu portato a termine in breve tempo;
per il secondo il cammino fu molto più laborioso.
“Con vera e lodevole comprensione le RR.de Suore hanno venduto
all’amministrazione della Chiesa un buon appezzamento di terreno per una larghezza di
mt. 50, dall’ortaglia Rondalli sino alla strada per £. 750.000 che unito al terreno ceduto dal
signor Rondalli, si può così avere un campo di misura minima regolamentare e cioè di
metri 90x50 . Allo scopo si è dovuto comperare dalla signora Di Sciullo mq. 150 per £.
150.000”. Il dottor ingegner Giuseppe Chiodini, proprietario del terreno adiacente
l’ortaglia, ha ceduto a monte qualche metro di terreno, per cui con facilità si può
comunicare con la strada soprastante”.
Con i primi di dicembre nove operai iniziarono il lavoro di livellare il terreno; spesa che
superò i tre milioni di Lire poiché il lavoro fu molto impegnativo. Nel rimuovere il terreno si
trovò ad una trentina di centimetri di profondità i resti mortali di una persona; con molta
probabilità e per diverse considerazioni e constatazioni si pensò ad un delitto, commesso chissà
quando.
2.
I CONIUGI
COMI GIUSEPPE E VALSECCHI MADDALENA
L’8 febbraio 1946, in Viale Roma n.21, nella casa di sua proprietà, moriva per “insufficienza
cardiaca” Valsecchi Maddalena vedova Comi Giuseppe, figlia di Giuseppe e di Rosa Virginia,
di anni 73- mesi 1- giorni 25, nata a Corte il 14 dicembre 1873.
Con testamento in data 19
marzo 1945 legò alla Chiesa Parrocchiale la casa posta in Calolzio, in Via 24 maggio, n.8 e
altra casa in Via Fratelli Cittadini, n.10 colle rispettive adiacenze allo scopo di fondare una
6
Cappellania perpetua per la celebrazione della santa messa festiva alle ore 7 ed un ufficio
solenne ogni anno nell’anniversario della sua morte. In sagrestia così ricorda una lapide: (foto
n.n. 4/5)
Maddalena Valsecchi vedova Comi
volle assicurata una terza messa festiva a questa chiesa parrocchiale
legando generosamente parte del patrimonio suo e del marito Giuseppe Comi
+ M. 8 - 2 - 1946 +
Inoltre legò alla Chiesa Parrocchiale:
a)
la casa civile con terreno ed adiacenze in Via Giuseppe Verdi, n.2
b)
la casa in Via Cesare Battisti, n.2;
la casa in Viale Roma, n.68
e terreni nel Comune censuario di Corte, di Sala, di Rossino e di Brivio per un totale di pertiche
milanesi 76,70
—
“allo scopo di costruire entro due anni dalla sua morte un’opera parrocchiale per
l’assistenza ai malati della parrocchia che in casa loro non possono avere comodità di cure
assistenziali e di ambienti adatti.
—
Tale opera dovrà essere governata da una comunità di Suore, sotto la direzione del
reverendo arciprete pro tempore.
—
Sulla facciata della sua sede si scriveranno i nomi dei benefattori coniugi Comi
Giuseppe e Valsecchi Maddalena
— e si suffragherà l’anima di detti coniugi con 2 uffici funebri annui”.
3.
IL PALAZZO DEI CONTI VITALBA
Nel quartiere Foppenico le Suore Orsoline di Parma erano proprietarie di una villa ottocentesca
chiamata “Palazzo dei conti Vitalba” con scuderia, brolo e abitazione del custode; durante il
periodo della Guerra 1940-1945 avevano qui stabilito la Sede delle Scuole Magistrali. Verso
questa struttura l’arciprete Colombo aveva rivolta l’attenzione ed individuata la possibilità di
realizzare la Casa di Riposo. Già dal 1946, in linea di massima, c’era l’assenso delle suore, ma
solo (foto n. 3)
“il 14 novembre 1952, la chiesa San Martino vescovo di Calolzio è entrata in possesso
della casa per farne la Casa di Riposo per persone anziane. Questo è il risultato pratico
di lunghissime trattative che virtualmente duravano da oltre sei anni”.
Poiché sembrava che nonostante tutti i tentativi non si approdasse ad una conclusione
concreta, il vescovo Bernareggi, essendosi resa vacante l’importante parrocchia di
Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo, promosse il neo monsignore arciprete Colombo. Alla
notizia che ormai circolava in segreto — si fa per dire! — le trattative imboccarono la strada
giusta; però nel mese di settembre era stato già nominato l’Economo Spirituale della
Parrocchia, il sacerdote professore dottore in sacra teologia don Giovanni Mutti.
Quali erano gli intoppi che bloccavano la realizzazione del progetto?
L’esecutore testamentario don Luigi Rosa e l’arciprete Colombo dovettero faticare
strenuamente per difendere il “Legato” dalla devoluzione all’Ente Comunale di Assistenza
(ECA) servendosi anche dell’appoggio dei deputati bergamaschi, gli onorevoli Carlo Cremaschi
e Antonio Cavalli della prima legislatura della Democrazia Cristiana. Si soprassedette
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all’immediato trasferimento di monsignor Colombo che con don Mutti, ricevette dalla Curia di
Bergamo l’autorizzazione per procedere alla vendita dell’eredità Valsecchi — Comi che
introitò la somma di 31 milioni, il 6 settembre 1952 quando furono firmati gli atti di vendita
presso il notaio dottor Giovanni Benigna fu Alessandro. Il 16 dicembre 1952 l’economo Mutti
fu nominato arciprete; durante la cerimonia della presa di possesso della parrocchia, celebrata
con l’esultanza di tutta la popolazione il 19 marzo 1953. Egli disse:
“Venendo in mezzo a voi ho solo una sola ambizione:
non deludere chi mi ha mandato a voi e chi vuole veramente il vostro bene.
Sogno con grande desiderio tutta una vita in mezzo a voi e per voi”.
4.
CALOLZIOCORTE
AVRA’ IL SUO RICOVERO PER I VECCHI !
L’annuncio dato dal notiziario parrocchiale “ Campane ”:
Questa è la bella notizia che circola in paese e che va raccogliendo approvazioni e lodi
incondizionate da ognuno che senta la bontà di detta istituzione e della stessa conosca le finalità
altamente sociali ed umanitarie. E, quando in un’unica confortevole casa, attorniati dall’affetto
e dall’attenzione dei buoni, confortati dalle cure sollecite dei preposti all’assistenza, i nostri
vecchi potranno godersi senza alcuna preoccupazione per l’avvenire gli ultimi anni della loro
esistenza, le lodi odierne si tramuteranno da parte di ognuno, in benedizioni ed osanna, verso
coloro che questa istituzione hanno voluto e realizzato. E chissà che allora, sull’esempio di chi
ha già dato, altri numerosi diano con la stessa generosità.
Calolziocorte l’attendeva da anni una notizia del genere e proprio tante volte ci si
chiedeva, come mai, una cittadina industre e fiorente come la nostra, non avesse ancora pensato
ad un Ricovero per i vecchi, come mai nessuno ancora avesse vista e considerata la possibilità
di un Ospedale che sorgesse in posto, a decoro della cittadina, non solo, ma anche e soprattutto
in funzione sociale ed assistenziale?
Altri borghi della bergamasca, Ponte San Pietro, Martinengo, Cologno al Serio, Urgnano,
Cividate al Piano, Calcinate, Gazzaniga, Sarnico ecc. … notoriamente più poveri del nostro,
vedono la vita fiorente ed attiva di ricoveri ed ospedali, dotati di “Lasciti” che ammontano a
centinaia e centinaia di pertiche di terreno che permettono alle istituzioni stesse di vivere una
vita indipendente e sicura!
Potremo anche noi, a Calolziocorte, contare sulla generosità avvenire di tutti i nostri
concittadini e particolarmente sulla comprensione di coloro che, per la loro fortunata posizione
sociale, potrebbero anche permettersi il lusso di aprire le loro casseforti a sollievo delle
sofferenze e per il benessere dei ceti più poveri della popolazione?
Noi lo crediamo e lo auspichiamo fermamente ed è con davanti agli occhi la visione di
quanto avverrà per l’avvenire a Calolziocorte e ancora con la certezza che il nostro appello non
resterà inascoltato, che qui di seguito a perenne memoria dei donatori e degli artefici per i quali
l’istituzione sorgerà, fisseremo in brevi note riassuntive il lavoro che ha permesso l’odierno
annuncio.
5.
UN SOGNO CHE VIENE DA LONTANO
L’acquisto della Casa realizza un sogno che sembrava irrealizzabile, anche se è sempre stato nel
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cuore di tutti, ma specialmente di quel santo ed indimenticabile arciprete don Cristoforo Salvi,
che pure tentò di dare vita ad un piccolo ricovero nell’ex Oratorio di Corte (caseggiato che
esiste ancora sopra la Cappella della Madonna Madre della Chiesa e Regina delle Famiglie) ma
che, iniziativa a parte, fece fallimento per l’incomprensione e la nessuna corrispondenza di chi
anche allora avrebbe dovuto prendersi a cuore il lodevolissimo tentativo.
E’ stata l’anima sensibilissima dell’arciprete monsignor Colombo a volere fortemente che
Calolziocorte, poverissima di opere assistenziali pur nella sua ricchezza reale, avesse
finalmente il ricovero per i suoi vecchi.
Perciò è necessarissimo che altre ottime persone, che non mancheranno, portino il loro
contributo per la sollecita realizzazione dell’opera e per l’ancor più sollecito suo
funzionamento. Calolziocorte scriverà la sua più bella pagina di solidarietà cristiana nell’ambito
delle discipline assistenziali. La popolazione sarà certamente lieta per questa realizzazione e noi
facciamo voti che anche i responsabili delle cose pubbliche continuino a dare il loro contributo
a quest’opera altamente umanitaria.
Sull’esempio della non mai abbastanza lodata defunta signora Comi, Calolziocorte
trovando altri benefattori potrà come altri paesi, costruire un patrimonio che permetterà alla
casa dei vecchi di vivere senza preoccupazioni.
Da queste colonne del Notiziario Parrocchiale pertanto vada fin d’ora il ringraziamento di
Calolziocorte a tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno lavorato in favore di quest’opera.
I calolziesi segneranno il loro nome a caratteri d’oro nel gran libro della storia cittadina ed ogni
cittadino serberà per loro nel proprio cuore un angolino riservato, nell’affettuosa silenziosità del
quale, curare e cullare la testimonianza della loro perenne riconoscenza.
L’articolo firmato“N”probabilmente dal concittadino giornalista Italo Neri fece senza dubbio
più scalpore e rimase nella memoria dei calolziesi più dell’avvistamento, testimoniato da varie
persone, di un “disco volante sul cielo del Pascolo, un piatto infuocato, il 19 settembre alle
ore 19,59” confermato dallo stesso Corriere della Sera”.
Ma come era Calolziocorte in quegli anni?
Il numero di Febbraio del notiziario parrocchiale “CAMPANE” ampiamente esordisce con
l’articolo di fondo titolando “All’ombra del Campanile”; un’ampia e dettagliata relazione
interessantissima per dare la possibilità al nuovo arciprete di comprendere la realtà sociale nella
quale era venuto a vivere.
6.
CALOLZIOCORTE AL SORGERE DEL 1953
Con la fortuna di dieci rilevanti industrie cresce in fretta senza disoccupati:
— 8.342 abitanti — Le nascite il doppio delle morti — Urgente il problema degli alloggi
— La situazione scolastica è buona ma ha molti problemi ancora da risolvere — Un sogno
realizzato: IL RICOVERO DEI VECCHI, che aspetta però dai generosi una iniziale
sistemazione — L’ORATORIO è ora insufficiente.
Ad una posizione panoramica incantevole — la borgata di 8.342 abitanti adagiata e sul
piano e sulla collina, lambita da una parte dal lago con riflessi di topazio, dall’altra ben stagliata
dai maestosi monti che ne cingono la sommità, con nitidi e severi contorni — associa una
operosità non comune.
Infatti contiamo una decina di rilevanti industrie nei più svariati campi: dai tessili ai
metallurgici, dai chimici ai lavoratori del legno, e ancora decine e decine di artigianati, con
diverse centinaia di operai. Inoltre, la vicinanza con Lecco, Bergamo e Milano con le quali città
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è servita giornalmente da ben 25 servizi ferroviari per Lecco, 7 per Bergamo, 18 per Milano, di
andata e ritorno, permette ad una notevolissima maestranza locale, aumentata dal contributo dei
vari paesi limitrofi, di recarsi ai diversi stabilimenti cittadini.
E’ strano che l’amministrazione provinciale si ostini a considerare la nostra borgata un …
centro agricolo. La borgata è in deciso aumento. Anche quest’anno le nascite ( 99 ) sono
quasi il doppio delle morti ( 56 ). Fra i decessi crediamo opportuno segnalare che solo tre
furono i decessi degli infanti; cifra minima che sta a dimostrare l’efficienza dei nostri servizi
sanitari.
Uno dei problemi più assillanti nel campo sociale è stato ed è quello delle case.
Problema reso ancor più difficile per il fatto che le popolazioni delle zone collinari tendono ad
inurbarsi. Da qui la penuria di locali, nonostante l’attività dell’amministrazione comunale che
davvero non si lascia sfuggire occasioni per andare incontro ai bisogni della popolazione e
malgrado l’attività privata, che è in pieno rifiorire di opere e di costruzioni.
Calolziocorte sta decisamente abbellendosi in ogni angolo e dappertutto ed in ognuno c’è
pieno fervore di opere e di realizzazioni, ma purtroppo, presenta ancora “zone” per le quali lo
“scrivere” e l’illudersi non possono agire di toccasana. Occorre perciò che le realizzazioni si
infittiscano sempre più perché è di tutti la necessità di un “vivere migliore”ed è di ognuno il
bisogno della tranquillità, che è fatta anche di piccole cose.
“Qui purtroppo” le cose sono grandi e in qualche caso addirittura paurose. Via
Cittadini, del centro di Calolzio, Via Nullo del centro di Corte e grandissima parte della
frazione Foppenico, necessitano, assolutamente di una sistemazione. Non è nemmeno
umanamente pensabile che accanto alle ville con tutti i “conforts” ed in pieno secolo ventesimo,
intere popolazioni vivano in catapecchie, dove il sole non è più entrato dall’epoca della loro
costruzione e una bestiale promiscuità con sei o sette persone per locale. E’ una dolente nota
questa alla quale però è assolutamente necessario contrapporre la nota gioiosa, perché tutti ne
hanno diritto.
E veniamo al problema scolastico. La popolazione scolastica della borgata, costituita da
553 unità, viene accolta in sette plessi così dislocati: Capoluogo, Corte, Lorentino, Pascolo,
Rossino, Sala e Sopracornola. In Calolzio vi è un problema edilizio da risolvere e
l’amministrazione comunale presieduta dal sindaco signor Negri, si sta adoperando per il
graduale rinnovamento degli edifici, là dove ne è più sentito il bisogno. Si ritiene opportuno,
anche perché la popolazione conosca la situazione scolastica esistente, precisarla.
Il caseggiato del capoluogo, pur essendo disturbato dalla presenza egli allievi della
Scuola di Avviamento, dal pubblico che si reca negli Uffici del Comune e dal Mercato che ogni
martedì si effettua nelle sue adiacenze, offre agli scolaretti aule con capienza sufficiente,
illuminate e scaldate bene e dotate di moderni ed efficaci sussidi didattici: impianto radiofonico
centralizzato e proiettore sonoro.
A Sala esiste un caseggiato nuovo costruito con criteri moderni, arredato con dovizia di
mezzi e provvisto di banchi con lo scrittoio inclinabile e scorrevole su guide. I caseggiati di
Corte, Pascolo, Rossino non presentano deficienze di rilievo tali da ostacolare il buon
funzionamento della scuola, mentre quelli esistenti nelle frazioni di Lorentino e Sopracornola
richiedono un pronto e provvidenziale intervento, poiché nel primo vi è un’aula umida e buia e
nel secondo, esistendo una sola aula e due insegnanti, non si può adottare l’orario diviso, così
utile ai fini dell’educazione. Queste deficienze sono conosciute dall’amministrazione comunale
la quale affiancata e sorretta dalle autorità scolastiche provvederà prima ad eliminarle. Si
formula pertanto un fervido augurio chel’anno nuovo dìa al comune la possibilità di poter
risolvere il problema delle Scuole Elementari di Calolzio in modo che la “scuola attiva” possa
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trovare la sua naturale applicazione.
Inoltre Calolziocorte ha pure una sua scuola di “Avviamento Industriale” governativa,
notevolmente numerosa e precisamente 225 alunni distribuiti in sette classi. Essa aumenta
annualmente la sua popolazione scolastica e fiorisce in quanto che un sempre maggior numero
di allievi del posto e dei paesi viciniori, trova opportuno completare le sue cognizioni, sia
tecniche che di cultura, in vista delle future lotte per la vita. Si tratta nella quasi totalità di figli
del popolo i cui genitori si assoggettano spesso a notevoli sacrifici, pur di dare ad essi una
istruzione più consona alle esigenze della vita moderna. La Scuola di Avviamento però, pur già
notevolmente attrezzata e pur disponendo di buoni locali, si trova in condizioni di non poter
corrispondere sempre alle sempre aumentate esigenze.
Il problema da risolvere è indubbiamente gravoso. Perché la scuola non venga
compressa, il che è contro le direttive del Ministero della pubblica istruzione, occorrono locali.
Naturalmente le autorità comunali e il provveditore agli studi di Bergamo si sono già interessati
del problema e hanno posto le basi per la costruzione di un nuovo palazzo scolastico, nel quale
verranno sistemate oltre la Scuola Avviamento anche le Scuole Elementari. Ci consta che le
pratiche per l’esproprio del terreno, per le autorizzazioni relative e per il sussidio statale sono a
buon punto.
Noi ci auguriamo che esse vengano svolte con rapidità poiché la costruzione dell’edificio
scolastico darebbe anche alle autorità comunali la possibilità di sistemare degnamente l’Ufficio
Postale, gli Uffici del Dazio, l’Ufficio Collocamento, la sede dei Combattenti ecc … , nei
locali attualmente occupati dalle scuole.
Ai due ordini di scuole governative si affiancano provvidenzialmente la Scuola Privata
Elementare di Casale e la Media parificata “Cittadini” di Piazza Regazzoni. La prima al
completo, comprendente le cinque classi che nulla costano alla pubblica amministrazione trova
iscritti 162 alunni: la Media nelle tre classi che ha 72 studenti che frequentano tra figliuoli e
figliuole, i quali vengono così sottratti alle distrazioni non sempre innocenti della città.
Quanto ai problemi sociali: notiamo con consolazione che al momento attuale un
problema di disoccupazione soprattutto maschile, non ci sia, e ne ringraziamo il Signore.
Abbiamo la fiorente organizzazione delle A.C.L.I. che oltre ogni lode si prodiga a bene degli
operai già avviati e di quelli da avviarsi e qui vogliamo darne pubblica testimonianza della
nostra profonda gratitudine. Un lavoro non sempre facile e quasi mai riconosciuto da parte
disinteressata dei dirigenti che sacrificano ore e ore settimanalmente: in questo anno furono
espletate positivamente 400 pratiche.
Per la nostra stampa potremmo, anzi dobbiamo fare di più.
Il quotidiano cattolico di Milano ed il nostro glorioso “Eco” dovrebbero aver maggiore
diffusione. Comprendiamo che per noi “La Domenica del Popolo” settimanale molto
interessante sia sostituita dal vicino “Resegone” che presso di noi ha una tradizione
pluridecennale, però, meriterebbe, fra noi, una maggiore diffusione. Genitori, nelle vostre case
entri un poco di “vera vita”, e di “gioia” ed altri settimanali! Meno “grandi otelli” e stonati
“bolero” ecc. … ; vedrete che andrete meglio.
IMPORTANTE!
In questa situazione Calolziocorte attendeva da anni la notizia del
“Ricovero dei Vecchi”
e proprio tante volte ci si chiedeva come mai una cittadina industre e fiorente come la nostra,
non avesse ancora pensato ad un ricovero per i vecchi. Si realizza il nobilissimo tentativo
compiuto dall’arciprete Salvi! Siamo certi che il signor sindaco Mario Angelo Negri e tutti i
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responsabili della Calolziocorte di oggi, diano e mantengano in vita un’opera che ha una
funzione eminentemente sociale. Terminiamo con un ricordo del passato ed una constatazione
che si riferisce al presente.
Calolziocorte fu uno dei primi paesi bergamaschi che ebbe un proprio
Oratorio Maschile
(era sopra l’attuale cappella di Corte dedicato a San Gerolamo). Ma allora la popolazione era
molto esigua. Oggi l’Oratorio è assolutamente insufficiente. Mancano sale di raduno e non
esistono aule per l’insegnamento. Risolviamo una buona volta anche questo scottante problema
che è di assoluta necessità per la nostra gioventù.
Concittadini,
non dobbiamo essere figli degeneri dei nostri Padri !
7.
LA SOLIDARIETA’ IN PARROCCHIA
Dal Rendiconto fatto nel XX° anniversario di fondazione della Conferenza San Vincenzo de’
Paoli a chiusura dell’anno 1952, sappiamo che le famiglie povere soccorse settimanalmente
erano 28 ed i Buoni Spesa distribuiti furono n. 1301 per un totale di Lire 219.600; furono
versati contributi per Ricoverati all’ospedale per Lire 25.500 e concessi contributi per
bisognosi di cure montane e marine per Lire 24.000. Nel Natale furono distribuiti Buoni
Straordinari per Lire 64.300. Furono invitati al Pranzo di Natale 60 poveri grazie agli 80
concittadini segnalati nominativamente sul Notiziario che sostennero la spesa, oltre a 29 che
consegnarono ai tesorieri nella casa arcipresbiterale “offerte in natura”.
Durante l’anno vennero distribuiti: legna, viveri, indumenti, medicinali, mentre le Mense
Aziendali hanno collaborato con elogiabile comprensione distribuendo gratuitamente
innumerevoli minestre.
A questa gara di generosità non furono assenti “i bambini delle Scuole Elementari
Comunali che per allietare la festa del Santo Natale hanno offerto i loro risparmi di Lire 1.125 a
un bambino povero”.
I volontari “stracciaiòli improvvisati” a favore dell’Oratorio consegnarono Lire 21.300
con due ulteriori questue: maschile per Lire 92.359 e femminile per 89.695. E … le Suore
della non ancora Beata Caterina Cittadini confidando nella generosità calolziese, si
apprestavano a preparare a Spotorno una “Nuova Colonia Marina”.
GLI INIZI DELLA CASA MADONNA DELLA FIDUCIA
1.
L’ARCIPRETE DON GIOVANNI MUTTI ( 1952 — 1969 )
“… Desiderando provvedere alla Chiesa Parrocchiale in Calolziocorte, conoscendo
attraverso il venerabile fratello nostro vescovo di Bergamo, che tu sei dotato di buoni
costumi, nel trentesimonono anno di tua età, dottore in sacra teologia, esercitato nella
cura d’anime anche come vicario economo nella suddetta Chiesa Parrocchiale, approvato
nel concorso quale unico concorrente, benignamente, con la nostra Apostolica autorità
nominiamo ed assegnamo a Te la su accennata Parrocchia …”
“ Sua Santità il Pontefice Pio
12
XII”.
“… Il Signore Le ha dato doti di mente e di cuore e Le ha dato uno spirito vivo e generoso
… Lei spenderà tutto per il buon popolo di Calolziocorte. E questo sappia che
l’arcivescovo ha molta fiducia nel nuovo Arciprete e lo accolga con altrettanta fiducia …
Ormai la parola è detta: io ho grande fiducia nell’opera Sua parrocchiale e come
successore di monsignor Colombo il cui ricordo rimarrà certo indelebile nel cuore di tutti i
Calolziocortesi.
Calolziocorte è in via diventare città; è diventato un centro attivo e propulsore, con
tutti i pericoli e con tutte le responsabilità di simili centri.
E’ quindi un incarico serio e di sommo impegno che le è stato affidato da Dio.
Ma lei ha già conosciuto come a Calolziocorte vi sono tante energie buone che
potranno bene collaborare con lei al bene comune.”
“ +Adriano Bernareggi, arcivescovo di Bergamo”.
Don Giovanni Mutti figlio di Giuseppe e di Valli Paola era nato a Sarnico il 15 giugno
1913 e fu ordinato sacerdote a Roma il 18 marzo 1939.
Quando fu nominato Economo e quindi Arciprete Vicario Foraneo (il 19.09.1952) di
Calolziocorte, (32° parroco da quando nel 1444 la parrocchia fu fondata) era coadiutore
parrocchiale a Seriate. (Foto n. 2)
Fu accolto ufficialmente in parrocchia “super petia terrae sub ecclesiae Sancti Martini
Veteri ad lacum” e cioè “sugli appezzamenti di terreno che circondavano la vecchia chiesa di
San Martino costruita circa l’anno 1000” posta presso il lago dove erano sepolti i “Morti della
Gerra”, il 19 marzo 1953 con tutti i festeggiamenti di rito culminati alle ore 17,00 — con
grande gioia della gioventù — nella
Inaugurazione del Campo Sportivo dell’Oratorio Maria Immacolata,
a.m. dei fratelli Lino e Renzo Rondalli caduti in guerra”
e con la visita ufficiale alla “Casa di Riposo Valsecchi-Comi” che dal sogno lungamente cullato
e desiderato stava diventando realtà.
2.
DAL SOGNO ALLA REALTA’
La “Casa di Riposo” che sta prendendo vita con la geniale trasformazione del palazzo
delle Suore Orsoline di Parma ex Palazzo Vitalba, per il prossimo autunno diventerà “la reggia”
dei nostri vecchi i quali vi trascorreranno in riposante letizia gli ultimi anni della loro esistenza.
L’antico palazzo padronale, cui non devono essere stati sconosciuti i fasti della ricchezza ed
anche ad onor del vero le cristiane generosità (oh … ce ne vorrebbero sempre dei conti Vitalba)
potrà vivere d’ora innanzi nel modo più completo le gioie della carità, profuse in sollievo della
vecchiaia.
Ora, se si considera che rendere meno faticosa la vita a coloro che per lunghi anni hanno
prodigato il più ed il meglio delle loro energie per il benessere comune è un dovere umano,
sociale e cristiano insieme, è doveroso riconoscere che la realizzazione di questo annoso
problema, onora altamente Calolziocorte e tutte quelle brave persone che a questo scopo hanno
lavorato e che ricordiamo con un solo nome, quello indimenticabile della scomparsa signora
Maddalena Comi, la cui generosità ha permesso di poter tradurre in realtà quello che per i
calolziesi è sempre stato solo un pio desiderio.
Ed è stata certamente l’ansia di conoscere come saranno sistemati i nostri cari vecchietti
13
nella loro nuova dimora che ci ha spinti a visitarne i lavori di trasformazione, guidati dal
direttore dei lavori stessi, il signor Beppe Valsecchi, il cui innato buon gusto e la cui bravura già
ci offrono saggi cospicui di quella che sarà in avvenire la sua professione di architetto. (Foto n.
6)
Chi rimettesse piede nel vetusto palazzo dei Vitalba non riconoscerebbe certamente più,
in quelle sale areate, linde, luminose, invitanti, che oggi fanno bella mostra di sé, gli antichi
saloni, i vecchi bugigattoli, i tortuosi meandri di un tempo. Tutto adesso è solare e limpido,
tutto è ben allineato e comodo, tutto traspira gaiezza e serenità, come domani tutto sarà salute e
gioia per i cari abitatori che lì, proprio lì, potranno assaporare in tranquilla letizia alcuni anni
sereni, che la “Carità” dei calolziesi vorrà rendere loro sempre più quieti e lieti.
L’Atrio d’Ingresso è diventato un magnifico posto di Soggiorno.
Bellissima la Sala di Ricevimento dove si sono potute conservare le pregevoli decorazioni
dell’ampio soffitto a volta.
La “Cappella” conserva l’antica ubicazione, in attesa che le possibilità finanziarie permettano
di crearne una ex novo nel fabbricato annesso alla proprietà ed ora adibito a magazzino.
I due Refettori, distinti per uomini e donne, fanno capo ai vari Servizi Logistici della comunità
ed alla Cucina dove troneggia una nuovissima stufa economica di … considerevole mole.
Al Primo Piano troviamo una seconda Sala di Soggiorno e poi, allineate lungo uno
spaziosissimo corridoio, una fuga di Stanze che farebbero la gioia di tanti poveri mortali per la
loro invitante abitabilità.
Al Secondo Piano altre Stanze, fra cui alcune riservate agli eventuali “privati” che volessero
beneficiare dell’ospitalità della “Casa”, il tutto servito da modernissimi Servizi Igienici, per un
complesso di sedici gabinetti, quattro bagni, sedici lavabi, ecc. … . Di più: funzionerà, perché
l’impianto è già quasi ultimato, un sistema di riscaldamento che sarà il “non plus ultra”
della specialità e dappertutto, proprio dappertutto, impererà sovrana l’elettricità a dare luce
e calore ai graditissimi ospiti. Insomma, una “Casa di Ricovero” modello, con tutti i “conforts”
che certamente non troverà rivali nei dintorni ed in Provincia e che sarà un onore ed un vanto
per la nostra borgata.
E si noti che qui non si è data che una pallida idea di quello che è il complesso della
“Casa” perché la solerzia di coloro che si sono assunti l’altissimo impegno della sua
realizzazione e l’acume artistico e la genialità del direttore dei lavori, hanno tutto previsto; e
forse sarebbero andati ancora più in là, se non fossero costretti a fare , come si suol dire, il
passo secondo la possibilità, che stavolta si misurano sul metro … dei milioni occorrenti. E qui,
d’un tratto, potrebbe farsi buio e tutta la nostra gioia per una visione che ci sorride dall’alto dei
cieli della speranza, spegnersi ed affogare nel timore di aver osato troppo.
Sennonché, ci sorregge la certezza che la popolazione di Calolziocorte, che approvando
l’opera di coloro che si sono presi a cuore la realizzazione del progetto, ha sottoscritto
tacitamente il suo impegno di far vivere e prosperare la benefica e lodevole istituzione, non solo
saprà mantenere fede all’impegno stesso, ma vorrà andare oltre così che la “Casa” possa
essere arredata con proprietà.
E occorreranno delle somme composte da parecchi numeri perchè la nuova “Cappella”
possa essere realizzata al più presto, perchè il “Patio” possa sorgere in breve tempo all’ombra
del frutteto, perchè l’Ala ad ovest del palazzo possa svilupparsi fino a raggiungere le
proporzioni del resto della costruzione, e (perché no?) che anche i salici piangenti che
condecòrano l’attuale vigneto prospiciente il palazzo, possano nel minor tempo possibile,
specchiarsi nella vasca che il direttore dei lavori già sogna di costruire ai loro piedi e rimirare
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così, dall’alto dei loro rami testimoni di tanti ricordi, quei cigni che potrebbero esservi immessi
a gioia e diletto dei nostri cari vecchietti.
Forse qualcuno penserà che la fantasia di Beppe Valsecchi ha voluto fare voli un po’
troppo pindarici, arrivando perfino a previsioni che potrebbero sembrare voluttuarie, ma se si
considera che diventando vecchi si ridiventa tutti un po’ bambini, e che la gioia di questi ultimi
è fatta proprio e specialmente di piccole cose, allora bisognerà convenire con noi che se un po’
di felicità può essere procurata anche con la complicità di alcuni candidi cigni che possono far
sognare e rivivere, sarà pur necessario arrivare anche a questo.
La “Carità” di tutti i calolziocortesi urge, dunque, per la felicità dei nostri vecchi e noi vogliamo
sperare che l’appello non sarà lanciato invano.
(in.= Italo Neri).
3.
IL NOME DELLA FONDAZIONE
Fino ad ora, riportando quanto il notiziario parrocchiale “Campane” scriveva, il nome
specifico della fondazione caritativa parrocchiale variava da - Ospizio per i Vecchi - a Ricovero per i Poveri - a - Casa di Ricovero - o - di Riposo.
L’arciprete Mutti, come già prima monsignor Colombo, era stato alunno di teologia per il
conseguimento del dottorato presso il Pontificio seminario maggiore a Roma nella cui cappella
era venerata l’immagine della Madonna, appunto della Fiducia.
“ La Madonna della Fiducia fu sempre la mia luce e la mia forza; ai suoi piedi, negli
anni più belli della mia vita, ho sempre deposto voti, preghiere, promesse, gioie ed
ansietà; davanti ai suoi altari ho ricevuto i doni più belli, tra cui il dono del mio
Sacerdozio.
E’ Lei che mi ha portato con fiducia a metterlo completamente a vostra disposizione
. Amiamo la Madonna della Fiducia e non ci accadrà di tradire la fiducia dell’arcivescovo
che ha riposto in me la sua grande fiducia.
Un impegno che scaturisce da una fiducia così grande, non può non trovare il suo
sostegno che nella più grande fiducia; e perciò confido immensamente in Dio, come in
Voi, perché confido in Colei che mi ha sempre ispirato fiducia.
Abbiamo fatto il nostro primo incontro sotto gli sguardi della nostra cara Mamma
celeste, nel settembre scorso (1952 quando era economo della parrocchia); oggi, la
devozione alla Madonna viene integrata dalla più grande fiducia e riceve nuovo splendore
e nuova vita da una delle più tenere devozioni del mio cuore che vorrei divenisse, in breve,
la devozione di tutti: “L’Amore alla Madonna della Fiducia”.
“Casa Madonna della Fiducia” fu ed è tuttora denominata la (RSA) Residenza Sanitario
Assistenziale — (CDI) Centro Diurno Integrato. (Vedi: foto di copertina)
E di questa devozione ebbe poi occasione di parlarne soprattutto nel Triduo di
preparazione già dal primo anno di funzionamento della Casa: “La Madonna della Fiducia ha
coronato le nostre speranze segnando per l’Opera tanto benefica una confortevole vita.
La Madonna ha veramente benedetto gli inizi ed il suo graduale sviluppo e ci dona un
cuore grande per comprendere i nostri bisogni; e per soddisfarli, nel suo amore a Gesù, sa
ottenere da questi anche dei miracoli. E preziosa davvero è stata la materna assistenza di
Maria per la nostra Casa”.
La sua festa è chiamata liturgicamente “mobile” perché non ha una data fissa ma è come
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la Pasqua che ha una data diversa ogni anno e varia nell’arco di 28 giorni a cavallo tra marzo e
aprile. Essa viene celebrata il sabato, otto giorni antecedenti la prima domenica di Quaresima,
vale a dire 48 giorni prima della Pasqua.
Il quadro che è conservato nella Cappella è opera dell’artista del ferro battuto e pittore
Tironi Francesco di Sedrina, che oltre tutto era anche il papà del direttore dell’oratorio don
Pietro (1955-1967). L’arciprete Mutti, avendo saputo che il professore di teologia dogmatica
avuto quando era studente nel Seminario Romano, divenuto arcivescovo di Catanzaro e
vescovo di Squillace monsignor Armando Fares, era ad Adrara San Martino per un periodo di
ferie, lo invitò alla Benedizione del quadro nella Casa di Riposo. La funzione fu compiuta il 12
settembre 1956, con solennità e per mezzo dell’arciprete al quale aveva scritto una lettera di
circostanza fece consegnare una lettera personale di compiacimento al pittore che diceva:
“aggiungo la mia parola di plauso per la riproduzione della Madonna della Fiducia
così ben riuscita e di incoraggiamento a diffondere attraverso simili opere l’amore al
Signore e la devozione alla Madonna.
Dalla Madonna imploro una speciale benedizione su di lei e sulla famiglia ,
particolarmente sui figlioli don Pietro e don Tarcisio sacerdoti che possano essere con il
ministero sacerdotale apostoli della devozione a Maria, come Lei lo è per i vecchietti
mediante il quadro della Madonna della Fiducia”.
4.
UNA BELLA NOTIZIA: LE SUORE E GLI OSPITI.
Siamo ben lieti di annunciare che il 19 marzo (1954) prossimo venturo, sotto gli auspici
di San Giuseppe, verranno qui i nostri buoni nonni a rievocare in ore serene le vicende più o
meno liete della loro vita.
I lavori di adattamento tecnicamente compiuti hanno fatto sì che il 28 corrente mese di
febbraio le reverende suore Orsoline di Somasca, preparate sempre ad ogni forma di sociale
necessità, potranno entrare a portare gli ultimi ritocchi onde rendere la casa meglio accogliente
per i suoi nuovi ospiti. Mentre rimaniamo in attesa della inaugurazione ufficiale con la
desiderata presenza del nostro vescovo di Bergamo monsignor Giuseppe Piazzi, facciamo voti
che la Madonna della Fiducia, con materne cure, presieda sulla nuova comunità e che il Signore
la benedica sempre.
I nostri buoni nonni che oramai da parecchi anni passavano i loro giorni nella Casa di
Riposo di Villa d’Adda sono ritornati nella nativa Calolziocorte.
Nel pomeriggio del giorno 18 marzo i signori Frassoni Pietro e Longhi Camillo e le
signore Valsecchi Maria e Mazzoleni Teresa in Bonaiti li ricevettero in consegna dalle
reverende suore della suddetta Casa. Essi sono: Mazzoleni Giovanni, Riva Angelo, Gualtieri
Felicita, Sottocornola Luigia, Rosa Brigida, Lozza Teodolinda.
Il commiato fu gioioso e commovente da parte dei nostri nonni. Gioioso al pensiero del
ritorno; commovente al lasciare un caro ambiente dove essi trovarono sempre materne cure
dalle ottime suore e serena compagnia dai loro amici, affratellati dagli stessi pensieri e dagli
stessi bisogni.
Non dimenticheranno mai, certamente, questo periodo della loro vita colà sì felicemente
trascorso. Agli iniziali sei nell’arco di un mesetto si aggiunsero Pagani Carlo, Cattaneo Natale,
Malesi Elice, Losa Carlo, Rotasperti Maria, Corti Natalina, Bonacina Carolina, Pigazzini
Carolina. La famiglia ingrossa. I bisogni aumentano.
Le piccole pensioni che qualcuno dei ricoverati ha portato non sono affatto sufficienti a
16
fronteggiare la diaria giornaliera. Alcuni poi non hanno nulla.
L’amministrazione perciò come ringrazia quanti cooperano nel sostenere la Pia Opera
così si appellano alla comprensione ed alla generosità di tutti i Calolziocortesi. Ed ora sono
nella nostra nuova casa preparataci dalla Provvidenza, per mezzo della compianta signora
Maddalena Valsecchi vedova Comi, per i buoni uffici degli arcipreti Colombo e Mutti e per
l’interessamento di tante altre ottime persone ha loro apprestato.
Le RR.de Suore che presiedono la nuova comunità appartengono al tanto benemerito
istituto delle suore Orsoline di Somasca. E togliamo il velo alla loro modestia, dicendone che
sono in numero di tre e si chiamano: suor Grazia Chiodelli che ha l’ufficio di Superiora, suor
Mattea Forlì che ha l’ufficio di Infermiera e suor Gregoria Secomandi che ha l’ufficio
anch’esso tanto necessario e, purtroppo, tanto costoso di Cuciniera. Noi
diamo
a
tutti
l’augurio cordiale ed affettuoso di tanta prosperità e serenità. Il Signore non mancherà certo di
benedire, per l’intercessione della Madonna e di San Giuseppe, una istituzione che è ordinata
direttamente al conforto ed al sostegno di tanti bisogni in cui purtroppo si cade con l’avanzare
dell’età e con le vicende, non sempre serene, a cui vanno incontro le nostre famiglie.
La vostra cooperazione a tanta opera di bene, o carissimi Calolziocortesi, avrà certamente
una ottima fioritura di sentita carità; i vostri nobili e generosi sentimenti ne sono una sicura
garanzia. Aspettiamo perciò la vostra risposta all’invito presentato onde coordinare il vostro
aiuto per questa opera di assistenza sociale, già da parecchi decenni, tanto sognata e desiderata.
Cosa dobbiamo augurarci per la nostra “Casa di Riposo”? Che essa abbia quella comprensione
e quel sostegno che ha la “Casa di Riposo” di Ponte San Pietro.
Il giorno di Pasqua fu visitata dalle autorità. Erano presenti: l’arciprete, il sindaco, il
maresciallo ed alcuni membri del Consiglio di Amministrazione; costoro visitata la Casa, hanno
voluto rendere maggiormente lieta la Pasqua ai ricoverati con la distribuzione di dolci innaffiati
da ottimo vino. I nostri nonni erano commossi. Ora sono in attesa, con ansia, dell’inaugurazione
ufficiale, fissata per il 23 maggio con l’intervento di Sua Eccellenza monsignor vescovo. Sarà
una giornata indimenticabile.
Passerà gloriosa nella storia della nostra parrocchia. Noi tutti vi porteremo il nostro
contributo di sincera gratitudine e di serena esultanza. Accanto a tanto entusiasmo veniamo
però pian piano a conoscere anche i problemi economici che la realizzazione comportava.
5. IL DECRETO VESCOVILE DI EREZIONE: 3 MAGGIO 1954
Curia Vescovile di Sant’Alessandro martire, Diocesi di Bergamo
Protocollo Generale n. 1805 / Decreto.
GIUSEPPE PIAZZI
per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica
VESCOVO di BERGAMO
Vista l’istanza con la quale il reverendo sacerdote don Giovanni dottor Mutti,
arciprete vicario foraneo di Calolzio, in data 29 aprile 1954 ha chiesto che venga eretta
in persona morale agli effetti canonici (coi beni mobili ed immobili che le sono stati
assegnati) la PIA OPERA denominata “ CASA MADONNA DELLA FIDUCIA ” la quale
è destinata al ricovero degli ammalati poveri e bisognosi della Parrocchia San Martino
vescovo;
visto lo statuto della PIA OPERA:
17
visto il can. 1489 del Codex Juris Canonici:
col presente Decreto, usando delle nostre facoltà ordinarie,
Erigiamo in persona la detta PIA OPERA denominata:
“ CASA MADONNA DELLA FIDUCIA ”
con tutti i diritti ed i doveri che ne conseguono a norma del diritto canonico.
Bergamo, 3 maggio 1954.
MONS. GIUSEPPE PIAZZI, VESCOVO.
mons. Giovanni Battista Magoni Cancelliere.
Il 25 aprile 1962 verrà eretta canonicamente la nuova parrocchia del Corpus Domini e
San Giuseppe Operaio in Foppenico. Onde prevenire qualsiasi inconveniente, con Decreto n.
1788 del protocollo generale il vescovo disponeva:
“
—
Premesso che con nostro decreto in data 25 aprile 1962 abbiamo eretto la
nuova parrocchia del Corpus Domini e San Giuseppe Operaio in Foppenico, dismembrandola
dalla parrocchia di Calolzio;
—
Considerato che entro il perimetro della nuova parrocchia è compreso il Pio
Ricovero intitolato “Casa Madonna della Fiducia”, mentre per espressa volontà della fondatrice
esso è legato alla parrocchia di San Martino che l’ha costruito e provvede alla sua direzione
morale, tecnica ed economica;
—
Allo scopo di prevenire qualsiasi inconveniente che potrebbe derivare
dall’appartenenza del Pio Istituto ad una parrocchia quanto alla direzione ed alla
amministrazione e ad un’altra parrocchia quanto alla giurisdizione spirituale;
—
Siamo venuti nella determinazione di sottrarre detto Istituto alla
giurisdizione della nuova parrocchia di Foppenico e di conservarlo ancora annesso alla
parrocchia di Calolzio.
—
Pertanto, a norma del canone 464 paragrafo 2, del Codice di Diritto
Canonico, col presente atto, dichiariamo di sottrarre come di fatto sottraiamo alla cura
pastorale del parroco di Foppenico il Pio Ricovero detto “Casa Madonna della Fiducia”
che perciò continua a restare alle dipendenze dell’arciprete di Calolzio.
—
In conseguenza l’assistenza spirituale ai ricoverati verrà prestata dallo stesso
arciprete al quale spetteranno anche i diritti relativi ai funerali di coloro che moriranno nel Pio
Ricovero, in conformità alle norme contenute nella Costituzione Sinodale 361 paragrafo 1.
—
Il presente Decreto ha vigore contemporaneamente al Decreto di erezione
della parrocchia di Foppenico, avendo ambedue la stessa data.
Bergamo, 25 aprile 1962.
“Monsignor Giuseppe Piazzi, vescovo”.
6.
L’ INAUGURAZIONE: IL 23 MAGGIO 1954.
La visita di monsignor vescovo Giuseppe Piazzi accolta con sincero entusiasmo ha
portato la benedizione del Signore alle nostre opere ed alle nostre iniziative.
Giunse a Casale nel tardo pomeriggio di sabato 22 maggio. Era ad accoglierlo l’arciprete
con il suo clero, il sindaco con le autorità ed i buoni casalesi. Compiuta una visita di preghiera
nel santuario della Beata Vergine Maria del Buon Consiglio, entrò nel cortile dell’Oratorio
Femminile per inaugurare le nuove aule scolastiche.
Ad attendere vi erano le reverende
suore con i loro alunni. Questi, con affetto filiale e con tanta spontaneità propria soltanto dei
fanciulli, formarono una corona d’attorno a monsignor vescovo. Una bambina lesse con
commozione un indirizzo di omaggio. Monsignore rispose con paternità ringraziando Dio e le
18
suore per il lavoro compiuto esortando gli scolari a continuare nel sacrificio della scuola per
riuscire nella vita dei buoni cristiani e dei bravi cittadini.
Durante la funzione Mariana rivolse poi la parola ai fedeli raccolti nella parrocchiale
invitandoli ad intensificare l’amore alla Madonna per risvegliare nell’animo la fede in Dio, la
cui mancanza porta purtroppo la società a tanti mali. Tra l’entusiasmo in modo particolare dei
giovani ha fatto seguito nel cortile dell’Oratorio Maschile la benedizione della prima pietra
della erigenda “Casa del Giovane”.
“ Nell’Anno del Signore 1954,
Centenario della definizione dell’Immacolata Concezione di Maria,
regnante Papa Pio XII,
Monsignor Giuseppe Piazzi, vescovo di Bergamo,
plaudenti Clero e Fedeli,
il giorno 22 maggio solennemente benedisse questa prima pietra
della costruenda “Casa del Giovane”.
(foto n. 9)
La bella pergamena artisticamente preparata da una suora, venne sottoscritta da Sua Eccellenza,
dall’arciprete, dal sindaco, dal direttore dell’Oratorio, da Cavenago Antonio in rappresentanza
di Renato Dalla Vecchia e dall’architetto Giuseppe Valsecchi. La cerimonia fu davvero
commovente.
La nuova Casa degli Scuots ebbe poi il suo battesimo.
E’ forse, in questo campo, la prima realizzazione che avviene nella Diocesi di Bergamo. I
giovani scoutisti erano giustamente orgogliosi. E pensiamo lo sia pure il signor Mario Rebosio,
che del Reparto Scouts di Calolziocorte ne è stato il fondatore munifico e l’animatore
impareggiabile.
Con il sindaco vi si trovava il maresciallo, stimate rappresentanze di varie associazioni ed
i famigliari dei nostri giovani. Il vescovo dopo la benedizione della nuova sede, rivolse la sua
parola alla popolazione raccolta nell’ampio cortile, esprimendo sentimenti di sentito
compiacimento per il lavoro compiuto dando la nobile consegna di continuare nel sacrificio con
sempre tanta generosità per la costruzione della “Casa del Giovane”. Ed ancora, in particolar
modo, agli Scouts, esortandoli ad una vita di sentita ed esemplare pietà cristiana.
Non possiamo lasciare di ricordare i saggi ginnici della nostra “Pro Victoria”.
Monsignore vi ha assistito con tanta compiacenza benedicendo poi il suo nuovo vessillo. Il
benemerito “Corpo musicale Gaetano Donizetti” ha rallegrato l’indimenticabile serata
oratoriana con apprezzati pezzi d’opera.
La domenica 23 maggio è stato il giorno in cui la nostra fanciullezza venne confermata nella
vita della Grazia: 194 Cresimati. Sul portale della Chiesa leggevamo:
“ Parrocchiani e Visitatori venite
e riunitevi con affetto attorno all’amato Pastore
che di Carismi celesti confermi l’anima dei nostri figli
e sotto il segno della Vergine Immacolata
li adduca al sicuro cammino della pietà cristiana”.
Il tempo ha voluto compiere, ancora, i soliti capricci. L’acqua che scendeva continua e con
violenza ha impedito il compiersi del solenne corteo che con monsignor vescovo doveva
portare la popolazione dalla parrocchiale alla “Casa di Riposo”.
I volonterosi e buoni calolziocortesi non mancarono però di arrivare alla meta. E qui
sentiamo di dover compiere il dovere di segnalare alla riconoscenza di tutti il benemerito
“Corpo musicale Giuseppe Verdi” che puntuale alla parrocchiale, ha voluto ancora trovarsi
19
presente alla “Casa di Riposo” e poi con tanta amarezza, per l’insistente pioggia, dovette
lasciare il desiderato ed allietante servizio. A lui perciò la nostra profonda riconoscenza.
Monsignor Colombo ha celebrato la santa messa. Il vescovo, con gesto benedicente, ha
compiuto la inaugurazione della Casa facendo notare la nobiltà di quest’opera: “Le attenzioni
per i nostri nonni attirano la protezione del Signore sopra la borgata ed è grande bontà cristiana
colmare la loro solitudine e rendere sereno il loro trapasso”. La iscrizione ricordo
dell’avvenimento fu così concepita:
“ Questo edificio un tempo abitazione dei Conti Vitalba
e poi delle Suore Orsoline di Parma,
per opera degli Arcipreti Colombo e Mutti,
Coadiuvante il Consiglio di Amministrazione
col patrimonio lasciato dalla Signora Maddaleni Valsecchi vedova Comi
e con l’aiuto di generosi oblatori,
sotto gli auspici della Madonna della Fiducia
e di San Giuseppe, Patrono universale della Chiesa,
il 19 marzo 1954 rinnovato e destinato a “Casa di Riposo”
per le persone anziane e sole
della Parrocchia di San Martino vescovo in Calolziocorte,
Monsignor Giuseppe Piazzi, vescovo di Bergamo,
plaudenti Clero e Fedeli,
solennemente inaugurò il giorno 23 Maggio 1954”.
Ed ora i ringraziamenti.
Un attestato di alta benemerenza per il Consiglio di Amministrazione dell’opera i cui
componenti tanto si adoperarono anche negli ultimi giorni per la buona riuscita della giornata
inaugurale.
Un particolare grazie al sindaco cavaliere Angelo Negri e così ai componenti il consiglio
dell’amministrazione comunale per la comprensione e la sollecitudine sempre in atto per il
fiorire di sì nobile istituzione.
La nostra gratitudine ai Sostenitori, molti dei quali erano presenti:
Eros e ing. Felice Bonaiti; De Ponti dott. Gaspare; Gavazzi ingegner Pietro; Brambilla
commendator Alessandro; Giulio, Marino, Leonildo Acerboni; Aldo, Egidio, Giuseppe
Rondalli; Renato Dalla Vecchia; De Alberti Felice; Soci della Cooperativa.
Il nostro elogio ai tecnici che con intelletto di amore hanno lavorato nei restauri. Con
vivissima compiacenza abbiamo notato la presenza dell’onorevole Cremaschi; del consigliere
provinciale avvocato Giuseppe Martini in rappresentanza anche del padre commendator Mario
Martini; del cavalier Carlo Spreafico; dell’assessore Italo Neri; del commendator Bertulessi,
direttore della Banca Piccolo Credito; del ragionier Bertacchi, direttore generale della Banca
Popolare.
E vogliamo terminare in bellezza.
La nostra imperitura riconoscenza al reverendissimo arciprete che fu l’anima di tanto
lavoro; al reverendissimo professor don Luigi Rosa che, esecutore testamentario della
compianta benefattrice Maddalena Valsecchi vedova Comi, ha accompagnato con consigli
preziose con generosi aiuti il sorgere ed il compiersi dell’opera; all’architetto Giuseppe
Valsecchi che ha lavorato con assiduità con passione e con tanto gusto nella trasformazione
dell’antico e bel palazzotto all’attuale moderna casa di riposo per i nostri buoni nonni.
20
7.
E’ SBOCCIATO UN FIORE.
Le preoccupazioni finanziarie comunque dell’arciprete e del Consiglio di
amministrazione, a prescindere del munifico Lascito Valsecchi-Comi che favorì l’inizio della
grande realizzazione, si possono leggere o intravedere nel Manifestino d’Invito alla Festa
inviato a tutte le famiglie dove tra poetiche espressioni di entusiasmo c’è il richiamo al come
poter far camminare la Pia Opera Parrocchiale.
“Sotto il sorriso paterno e bonario di San Giuseppe, il 19 marzo si aprirà la Casa di
Riposo “Madonna della Fiducia”. E’ veramente un fiore che apre finalmente i suoi petali al bel
sole di Calolziocorte. Finalmente: poiché sono anni e anni che si sospira e che si fatica perché si
giungesse alla gioia di oggi!
Ma tutto è dimenticato, anzi ogni amarezza è una perla di più che brilla. Sorgono dal
cuore e sfiorano le labbra i nomi di quanti hanno sognato questo momento, hanno lavorato, ne
hanno dato i mezzi. Nell’antica casa padronale “Vitalba” dopo la lieta e gioconda canzone
dell’adolescenza e della giovinezza (quando fu sede della Scuola magistrale delle suore
Orsoline di Parma ), si mormoreranno ora le confidenze di anime pacificate e ormai fuori dal
turbinìo della vita.
Ma, Calolziesi carissimi, la “Casa” ha bisogno di aiuto.
Se una gemma si è aggiunta al serto delle istituzioni buone e belle di Calolziocorte, è necessario
che essa conservi e aumenti il suo splendore. Una istituzione come la nostra non vive della
generosità di uno solo — caso mai si avvierà — ma del contributo e del buon cuore di
tutti.
Per questo il Consiglio di amministrazione ha studiato diversi modi con cui si può venire
incontro alle necessità dell’opera nascente.
Cioè, iscrivendosi come Benefattori della
CASA “MADONNA DELLA FIDUCIA” in qualità di:
Soci Perpetui:
versando una volta tanto la somma non inferiore alle £. 25.000
Soci Sostenitori: versando una o più quote annuali da
£. 5.000
Soci Ordinari: versando una o più quote annuali da
£. 1.000
Provvedere ad una delle seguenti intestazioni:
Intestazione di un Letto versando
£. 20.000
Intestazione di un Refettorio versando
£. 100.000
Intestazione di una Sala Soggiorno al Piano Terreno versando
£. 150.000
Intestazione del Salone di Ricevimento versando
£. 250.000
Intestazione della Sala Soggiorno al Primo Piano versando
£. 150.000
Intestazione di Una delle Camere da Letto versando una quota compresa fra le £. 80.000 e le £.
40.000 a seconda dei letti.
Calolziocorte dal cuore grande e dall’animo gentile,
Calolziocorte, fortunatamente risonante anche oggi di lavoro e di operosità,
sarà tutto intorno a questa creatura di amore che fa rifiorire la speranza ed il sorriso
dove vi era solitudine, sfiducia e sgomento!
Il Consiglio di Amministrazione”.
8.
CRONACA DELLA GENEROSITA’.
21
—
Pensiero augurale di un amico:
“Bene augurando che il nuovo “fiore” sbocciato nella Parrocchia il 19 marzo 1954 abbia,
mediante la cooperazione di tutti, a mantenersi fresco e profumato; decoro di Calolziocorte
presso Dio e presso gli uomini; dispensatore di frutti ai nostri nonni”.
—
La vincita alla SISAL ha fruttato una sorpresa
—
I signori Acerboni Leonildo, Cavazzoni Vittorio e Salaroli Aurelio beneficati dalla Fortuna
hanno versato nelle mani dell’arciprete, con atto munifico, la somma di £. 500.000 !!!
accompagnandola con la motivazione: “Per l’opera più bisognosa, con la preghiera di essere
ricordati alla Casa di Riposo”.
—
Intestazioni di Camerette
—
Le maestranze e gli impiegati della Fabbrica Sali di Bario, con un fine senso di cristiana
comprensione per i nostri nonni, rinunciando all’annuale passeggiata offrono £. 70.000 per
intestare una camera ed ancora offrono £. 60.000 per intestare i tre letti della camera a — Luigi
De Ponti fu Gaspare, Tranquillo Mazzoleni fu Marco, Gerolamo Fontana fu Ambrogio —;
Felice De Alberti con il figlio Paride per una cameretta in memoria di Emma e Cornelia; i
fratelli ing. Bruno e arch. Raul Gattermajer in memoria della compianta madre Ersilia
Confalonieri.
—
Intestazioni Banchi nella Chiesetta
—
Il professore don Luigi Rosa £. 50.000; N.N. £. 25.000; l’Associazione Vedove £. 25.000;
le Associazioni Apostolato della Preghiera e Lampade Viventi £. 25.000; un ottimo amico
dell’indimenticabile arciprete don Achille Bolis, per ricordare in Lui l’intrepido assertore della
verità ed il Suo eroico martirio, ha offerto £. 25.000.
—
Soci Perpetui offrono a testa £. 25.000
—
Banca Piccolo Credito Bergamasco; Banca Popolare di Bergamo; famiglia dottor Alessandro
Galimberti; Maggio Maria vedova Cavazzoni;
—
Soci Sostenitori offrono a testa £. 5.000 —
Ingegner Vincenzo Filippini; dottor Giovanni Fino; perito industriale cavalier Renato Dalla
Vecchia; Bolis Giovanni; Rocchi Giuseppe; Losa Luigi; Scola Angelo; Rondalli Savino; Perego
Pietro; fratelli Mandelli; Mario Brusadelli; Rosa Sofia; Mario Maceto; Valsecchi Luigi;
famiglia Orcesi; ecc. … .
—
Soci Ordinari offrono a testa £. 1.000
—
nel mese di agosto furono 158.
—
Intestazioni di Letti offrono a testa £. 20.000
—
Avvocato Giovanni Albertoni in memoria della madre Mauri Angeli; monsignor Alberto Scola,
Angelina Pittani in memoria del comm. dott. Carnevali e consorte prof. Maria; fratelli Longhi;
Valsecchi Giuseppina in memoria del coniuge Lozza Alessandro; i familiari in memoria del
defunto Villa Giuseppe; i familiari in memoria dei defunti Aldeghi-Baggioli; Nia Sormani in
memoria della madre Gnecchi Romilda; Circolo Famigliare San Martino; Circolo Famigliare di
Piazza Regazzoni; Panzeri Daria; Giani Ernesto in memoria della madre Oldrini Giuseppina; il
dottor Alessandro Galimberti alla memoria di Alma Colella.
—
Offerte Libere
—
Ingegner Pietro Gavazzi in ricordo dell’inaugurazione con la presenza del vescovo £. 50.000;
Nobile H. Dr. Gaspare De Ponti in occasione delle nozze del figlio Ferdinando con la contessa
Anna Conestabile della Staffa £. 20.000; Ditta Printez ha offerto Tovaglie e Tovaglioli; Ditta
Rondalli Giuseppe e Ditta Rondalli Aldo nel giorno dell’inaugurazione hanno offerto generi
alimentari; la famiglia della defunta Cattaneo Luigia offre Kg. 50 di riso; Cooperativa di
Consumo.
22
9.
LA VITA DELLA CASA NEL PRIMO ANNO.
Il cappellano don Pietro Luzzana (1954-1955)
“Nel dolore, nelle sofferenze e nella povertà ha chiuso, nell’Ospedale Maggiore
di Bergamo nel tardo pomeriggio di martedì 7 settembre la sua vita terrena”.
Può sembrare strano presentare il Primo Cappellano della Casa Madonna della Fiducia
partendo dalla sua morte. Diciamocelo senza fare del pessimismo gratuito; il luogo ideale per
vivere la propria vecchiaia è senza dubbio la propria casa, tra i propri cari dove uno si sente
effettivamente a suo agio.
Certamente dobbiamo essere realisti; quando però ci si mettono di mezzo gli imprevisti
svariati della vita è cosa ottima trovare un luogo che ti possa accogliere non tanto per andarci a
morire, quanto invece per poter apprezzare fino in fondo il dono della vita e la solidarietà del
prossimo.
Ecco perché questa provvidenziale fondazione è irrinunciabile per la parrocchia di San
Martino che l’ha fermamente voluta e per la quale ha investito sempre il meglio dell’attività
caritativa dei suoi fedeli e dei suoi sacerdoti coinvolgendo anche le realtà sociali e cittadine
preposte di dovere all’assistenza ed abbiamo voluto che sulla lapide dell’Inaugurazione 2006 si
scrivesse
“ogni momento della vita merita di essere vissuta”.
Qualche volta i nostri lettori avranno pensato che sono stati degli ingenui e degli
sprovveduti coloro che scrivevano su questa realizzazione facendo leva sui buoni sentimenti e
poesie sulla vecchiaia. No; hanno solo voluto dire che è giusto rispettare e se è possibile
conoscere e non disperdere o lasciar cadere nella dimenticanza la vita di persone care. Con
quella di don Pietro, conosceremo la storia che può essere esemplare di tutti gli anziani che
sono, passano o sono passati tra queste mura sempre soggette a mutamenti innovativi strutturali
ed alla sua vita sempre in movimento per le costanti necessità legislative.
Don Pietro Luzzana figlio di Emilio e di Alberti Teresa era nato ad Alzano Lombardo il
6 settembre 1901. Dagli anni del Seminario è stato sempre carissimo a tutti per l’animo suo
buono e generoso. Infatti quando si ricorreva a lui per ottenere qualche favore, si aveva la
certezza di essere esauditi. Era davvero ben voluto e stimato dai compagni e dai superiori per la
sua distinta pietà, e per l’attività sempre sorprendente.
Proveniente da famiglia di operai aveva innata passione per il lavoro. E quanti preziosi e
delicati servizi con dispendio di tempo e di energie prestava nel rinnovo e nella manutenzione
di impianti elettrici, di macchinari e di attrezzi scientifici. Nei ben frequenti e relativi
inconvenienti che potevano presentare anche serie difficoltà, era tempestivamente chiamato, ed
egli indossata la solita veste da lavoro, prestava la sua intelligente opera per togliere, per
aggiungere, per modificare finché tutto potesse andare bene.
Aveva una particolare attitudine per gli studi scientifici e specialmente per le applicazioni
pratiche della meccanica e dell’elettricità. Ricordiamo che il primo apparecchio radio
posseduto da monsignor Maria Marelli (1915-1936) d’origine milanese ma vescovo di
Bergamo venne costruito e donato a Lui dal nostro don Pietro. Diligente negli studi, distinto
nella pietà fatto sacerdote ebbe importanti destinazioni nella cura d’anime. Esercitò il sacro
ministero a Campagnola in Bergamo, a Brembate Sopra, a Ponte San Pietro e a Brembilla.
Durante la guerra del 1940-1945 fu Tenente cappellano nell’Ospedale da campo della
23
divisione “Forlì” nel periodo bellico della campagna di Grecia. Tornato in patria fu nominato
cappellano delle suore Orsoline di Somasca ed al Convalescenziario di Vercurago e nell’ultimo
anno della sua vita nella nostra Casa Madonna della Fiducia. In tutti questi luoghi don Pietro fu
sempre sacerdote esemplare ed attivo, dall’animo semplice e mite, pio e caritatevole.
Prodigo del suo tempo e della sua attività a vantaggio altrui, non esigeva mai nulla per sé,
anzi dava sempre del suo, talora al di là delle stesse sue possibilità. Per questo ebbe sempre la
più ampia stima e considerazione sia da parte dei superiori che dei fedeli presso i quali esercitò
il suo ministero.
Durante la Campagna di Grecia, in momenti e circostanze particolarmente difficili, svolse
la sua attività di cappellano militare con alto senso del dovere, con grande zelo, curando sempre
innanzitutto i bisogni spirituali dei soldati.
Dopo la guerra ed in conseguenza anche di questa, la sua salute andò declinando. Passò
questi ultimi anni quale cappellano delle Orsoline ed al Convalescenziario di Vercurago.
Il sacrificio impostogli da questo delicato ministero non fu indifferente, anche per il fatto
che, avendo l’abitazione a Vercurago, tutte le mattine doveva recarsi a Somasca, salendo nelle
sue non buone condizioni di salute, con tanta fatica, ed alle volte, con tanti affanni, quella lunga
teoria di gradini che da Vercurago porta a Somasca. Questa stradetta sì ripida che sale quasi
rettilinea fu proprio santificata dal nostro don Pietro.
La potremmo chiamare un’altra scala santa. E poi, alquanto logorato nelle sue forze
fisiche, venne dal vescovo nominato cappellano della nostra Casa Madonna della Fiducia. Ed
anche qui fu encomiabile per il suo zelo a conforto degli ammalati e ricoverati.
Costruì a sue spese un apparecchio televisore e lo concesse in uso anche ai suoi
ricoverati. Nel pellegrinaggio compiuto dai nostri nonni a Caravaggio, accortosi, al loro ritorno,
che uno di essi era mancante, non ebbe alcun momento di incertezza a prendere la sua piccola
automobile e riportarlo da Caravaggio, dove, inavvertitamente era rimasto.
Don Pietro non smentì mai la sua generosità nel sacrificio! Non si limitò alla cura del
Ricovero; chiamato dall’arciprete, lo vedevano anche in giornate non buone, nella Parrocchiale,
al Santuario di Casale, a prestare l’opera del suo ministero. In modo particolare in occasione dei
primi venerdì del mese si trovava tra i Foppenicesi ; ed alla domenica , poi, lo vedevamo nella
chiesetta di Foppenico od al Santuario del Lavello a celebrare una seconda messa
accompagnandola con la spiegazione del santo Evangelo.
Egli si era ammalato ma in realtà ha lavorato come e più ancora di qualunque altro
sacerdote. Perciò don Pietro ha lasciato anche tra noi imperitura memoria. E noi tutti siamo a
Lui riconoscentissimi. Ha voluto essere sepolto nel cimitero di Alzano Lombardo, suo paese
d’origine. Ed Alzano, ricevendone con commosso affetto la venerata salma, gli ha tributato
onoranze funebri con il concorso oltrechè di quel prevosto e di quel reverendo clero, di folte
rappresentanze di tutte le Associazioni , Congregazioni ed Istituti locali, dei suoi compagni di
leva e di molta folla.
Da Calolziocorte, da Vercurago, da Somasca sono intervenuti sacerdoti, suore, autorità,
popolazione con a capo il nostro arciprete don Mutti.
Celebrò la messa da Requiem monsignor Sonzogni don Luigi condiscepolo e compaesano
del defunto con la partecipazione di trenta sacerdoti condiscepoli ed amici. Aveva compiuto il
giorno prima i 54 anni. Al buon operaio di Cristo: luce e pace nella gloria di Dio!.
—
Brusadelli Salvatore
—
Come abbiamo fatto per don Pietro, potremmo raccontare la storia, conoscendola, di ogni
ospite della Casa di Riposo. Lo facciamo per il primo ospite della Casa Madonna della Fiducia
che morì circa cinquanta giorni prima, il 20 dicembre 1954; il signor Brusadelli Salvatore
24
nativo di Lecco e venuto tra noi soltanto dal 15 novembre scorso, lasciando nel dolore la sua
nuova famiglia di adozione.
Già molto sofferente dopo una vita consacrata al lavoro ed all’amore della famiglia nella
vicina Milano non poté godere a lungo nella serenità la nostra casa di riposo. Le preghiere ed il
lento passo dei nostri nonni lo hanno accompagnato all’estrema dimora con tanto senso di
cristiana pietà. Il figlio Amleto con la consorte, la figlia Pina con il marito domandano la carità
dei nostri suffragi che noi cristianamente assicuriamo mentre portiamo a loro anche attraverso
“Campane” le nostre condoglianze.
—
Suor Maria Felicita Frigerio
—
Le condoglianze furono anche fatte il 22 novembre 1954 per la scomparsa improvvisa
della Madre vicaria generale suor Maria Felicita Frigerio nativa di Calolziocorte che aveva
portato nella Comunità delle Suore di Caterina Cittadini, sua concittadina, l’animo aperto alla
soluzione dei problemi concernenti lo sviluppo del benemerito Istituto.
La parrocchia le era debitrice per il suo materno interesse nell’aiutare a risolvere i
problemi urgenti ed inderogabili riguardanti il sorgere dell’Oratorio Maschile — delle Aule
della Casa del Giovane e del Campo Sportivo; è stato possibile realizzare tutto ciò anche in
seguito alla vendita del terreno necessario, da Lei compiuta, nonostante le comprensibili
resistenze del suo benemerito Istituto presso il quale caldeggiò e ottenne di inserire nella
nascente Casa di Riposo una Comunità di Suore.
Per Lei oltre che al suffragio doverose sono la riconoscenza e la gratitudine.
—
Il Primo Anniversario:1955
—
Alla celebrazione del primo anniversario gli ospiti erano quaranta: i nonni 14 e le nonne
26. Anche le suore erano diventate sei per i crescenti bisogni della numerosa famiglia
appagando il desiderio anche della superiora Suor Grazia; al momento dell’inaugurazione aveva
fatto osservare in modo un po’ imbarazzato
“che la casa è grande e perché possa funzionare discretamente
i nostri nonni dovrebbero trovarsi in numero maggiore”.
Ora poteva essere soddisfatta. Non c’era più un posto libero. Anzi, stava sorgendo il problema
di convincere i continui richiedenti che non si poteva fare di più. L’arciprete ed il Consiglio di
amministrazione incominciarono a guardarsi attorno e a chiedersi cosa fare per venire incontro
alle richieste.
Alcuni degli ospiti erano stati accolti più o meno gratuitamente a carico della carità della
parrocchia; 18 erano beneficiati di un contributo comunale; gli altri soddisfacevano i loro
impegni economici per mezzo loro o dei familiari. La retta era accessibile perché ampiamente
integrata dalla carità cristiana per vocazione da parte delle suore, dalla solidarietà dei Soci
benefattori e dalla sensibilità umanitaria di qualche Ente, Fabbrica, Stabilimento o
Sottoscrizione popolare.
La tentazione di affidarsi ancor più alla Madonna della Fiducia, al patrono della Casa San
Giuseppe senza trascurare i calcoli che il segretario-ragioniere presentava alla fine di ogni mese
fu troppo forte.
10.
IL PRIMO AMPLIAMANTO
Mutti settore A: 1957 — 1958.
Lo studio del progetto venne affidato all’architetto Valsecchi Beppe, ma per diverse
ragioni l’inizio dei lavori non si poté effettuare che al principio del 1957.L’ampliamento poteva
essere effettuato sul lato sinistro, osservando la Casa dal giardino d’ingresso, sacrificando
25
l’armonia architettonica ma arricchendo il complesso assistenziale con una nuova costruzione
elegante, capace, funzionale.
“ Cari parrocchiani, alla vigilia della festa di Natale, ho fatto la visita nel nuovo ambiente
e posso dire che, sebbene in ritardo sul previsto i lavori procedono bene. Le note
dominanti nell’imponente edificio sono lo spazio, i pavimenti in linoleum, i termosifoni e
poi … la luce, tanta luce dalle grandi finestre disposte in ogni direzione, su un panorama
incantevole.
(foto n.7)
Sfido io che le richieste superino la capienza del nuovo signorile reparto!”
Con la nuova costruzione si raddoppiavano le possibilità di ricovero con stanze ben
ordinate, con i servizi igienici interni per dare la possibilità di accogliere anche persone
coniugate in modo che potessero continuare la loro vita familiare.
L’istallazione del primo ascensore della Parrocchia ed anche del Comune, le ampie
sale di soggiorno, la proprietà dell’arredamento portarono la Casa Madonna della Fiducia
all’avanguardia delle opere del genere.
La nuova ala entrò in funzione alla fine del 1958 e fu il coronamento della celebrazione
del 14° Congresso Eucaristico di Plaga celebrato dal 7 al 14 settembre con la presenza del
metropolita cardinale Giovanni Montini il futuro Paolo VI° e del vescovo monsignor Giuseppe
Piazzi che in segno di apprezzamento per l’impegno profuso in parrocchia e nelle varie attività
lo nominò monsignore il 26 agosto 1959, solennità del patrono della diocesi bergamasca,
Sant’Alessandro.
Le spese complessive sostenute dalla parrocchia dal 1952 al 1958 per l’acquisto del
Palazzo Vitalba, per la sua trasformazione in Casa di Riposo, per il suo Primo Ampliamento e
per l’Arredamento furono di 85 milioni 417 mila 791 Lire: 31 milioni vennero dall’Eredità
Valsecchi-Comi; gli altri 54 furono sostenuti dalla parrocchia San Martino di Calolzio.
11.
IL SECONDO AMPLIAMENTO
Mutti settore B: 1963-1964.
Questo secondo intervento si rivelò quanto mai necessario a seguito proprio delle
accresciute esigenze della Casa che ormai non poteva più andare avanti con una gestione
familiare; il personale di servizio, le normative a tutela delle lavoratrici, le esigenze crescenti
degli ospiti e soprattutto occorreva dare una sistemazione decorosa alla Comunità delle Suore
che fino ad ora si erano adattate a tutte le evenienze ma non potevano continuare senza un loro
un ambiente comunitario; il cappellano richiedeva giustamente un suo spazio privato; una
nuova Infermeria si era manifestata come necessaria con una decina di stanze per degenza
ammalati in convalescenza. Augurabile è invecchiare in salute; purtroppo non è sempre così!
La decisione fu faticosa e così anche l’inizio dei lavori; occorreva però affrontare queste
urgenze anche per dare “completamento all’opera che attua una delle principali intenzioni della
fondazione, quella di assistere gli ammalati che in casa loro non hanno sufficienti comodità”.
I 23 nuovi ambienti necessari furono edificati in continuità con il precedente edificio,
procedendo verso il limite della proprietà che si estendeva verso Via Vitalba dove era un
piccolo giardino. Anche il personale di servizio ebbe uno spogliatoio; la cucina un suo più
ampio accesso ed una migliore sistemazione. I lavori si conclusero verso dicembre 1963 ed il
26
costo complessivo fu di 41 milioni 069 mila 348 di Lire. Gli ospiti raggiunsero anche il
numero di 100 collocati in camere a due, a tre posti e con le emergenze anche a 4 posti. (foto .
8)
12.
LA CASA, LA PARROCCHIA, I SACERDOTI.
I cappellani don Tommaso Rota (1956-1964); don Umberto Tombini (1964-1970)
Don Francesco Gelpi (1970-1999); don Luciano Sanvito (2001)
Cappellano durante questi anni contrassegnati dai lavori di ampliamento, con tanto spirito di
adattamento, fu Don Tommaso Rota dal 1956 al 31 gennaio 1964.
Nato il 4 dicembre 1889 nella parrocchia di Roncola San Bernardo, comune di Almenno
San Bartolomeo, figlio di Carlo e di Mazzoleni Lucia, ordinato sacerdote il 10 agosto 1912,
venne destinato coadiutore parrocchiale a Valtorta e nel 1914 a Berbenno. Nominato Delegato
vescovile a Gandosso nel 1927, l’anno successivo, avendo rinunciato a divenire parroco passò a
Fara Olivana nuovamente come coadiutore.
Nel 1931 salì a Sogno in qualità di Economo
spirituale e nello stesso anno, avendo declinato ancora l’invito a diventare parroco, venne
trasferito nella frazione Pascolo di Calolziocorte sempre come coadiutore parrocchiale.
Egli stesso nel 1956 domandò ed ottenne il posto di cappellano nella “Casa Madonna
della Fiducia” rivelandosi l’uomo della carità e della preghiera.
Scrupoloso nell’adempimento dei doveri inerenti al suo compito era sempre pronto e
generoso nell’aiutare i confratelli nel ministero ed oltre all’opera di aiuto nelle parrocchie era
diventato l’apprezzato confessore della maggior parte dei preti della zona. Si intratteneva in
preghiera in ginocchio davanti al SS. Sacramento e alla Madonna della Fiducia dalle 5 alle 6
ore al giorno ed ultimamente passava l’intera giornata in preghiera.
Morì santamente il 31 gennaio 1964 per edema polmonare alle ore 17.00. Si spogliò di tutto
e visse gli ultimi anni in estrema povertà per poter aiutare le opere parrocchiali ed il Seminario
diocesano, nel quale si gloriava di dirlo, aveva avuto come professore di teologia il futuro Papa
Giovanni dal quale imparò più che la scienza della mente e della cultura, la scienza della vita;
imparò a ben vivere ed a ben morire. Le sue ultime parole:
“O Signore, ho sperato in Te, che non abbia ad arrossire; canterò in eterno le tue
misericordie. Madre mia! Fiducia Mia! Tutto per il Concilio e per la Chiesa”.
Il 2 maggio 1964 l’arciprete Mutti accompagnando il nuovo arcivescovo di Bergamo
monsignor Clemente Gaddi unitamente alle autorità comunali e alla popolazione per
l’inaugurazione degli ambienti del secondo ampliamento, avendo apprezzato che era stato
predisposto un piccolo appartamento per il cappellano nominò, don Umberto Tombini con
Decreto n.5.385 del Protocollo generale, datato 12 ottobre 1964. Don Umberto è nato a Zanica
il 20.11.1936; ordinato sacerdote l’11 giugno 1960.
Da coadiutore parrocchiale ad Adrara San Rocco (1960-1963) venne a Calolzio dal 1964
al 1970 come coadiutore e cappellano con residenza nella Casa Madonna della Fiducia.
Passò a Zogno (1970-1982) ed ora è parroco di Grumello de’ Zanchi e Stabello.
Don Francesco Gelpi figlio di Virgilio e di Longhi Caterina era nato a Seriate il 12
maggio 1921; ordinato sacerdote il 3.6.1944; coadiutore parrocchiale a Pognano dal 1944 al
1948; parroco di Bondo Colzate dal 1948 al 1958; parroco a Cerete Basso dal 1958 al 1970. Fu
anche pittore.Cappellano della Casa Madonna della Fiducia dal 1970 al 20 luglio 1999 dove
morì a 78 anni per infarto.
Don Luciano Sanvito è nato a Ginevra l’11 gennaio 1958; originario della parrocchia di
Almè. Ordinato sacerdote il 19 giugno 1982; vicario parrocchiale a Gorlago dal 1982 al 1989; a
27
Osio Sotto dal 1989 al 1992; vicedirettore dell’Opera Ritiri Minimi a Botta di Sedrina dal 1992
al 1997; animatore pastorale alla Casa del Giovane a Santa Croce in Bergamo dal 1997 al 2000;
vicario parrocchiale a Calusco d’Adda dal 2000 al 2001. Cappellano della Casa dal 2001.
I coadiutori: don Giulio Gabanelli (1961-1969); don Pietro Tironi (1955-1967);
don Oliviero Facci (1967-1979).
La Casa Madonna della Fiducia era evidentemente una delle componenti dell’interesse
pastorale dei sacerdoti della parrocchia San Martino di Calolzio.
Con l’arciprete Mutti, esercitavano il loro ministero don Giulio Gabanelli (1961-1969)
attualmente monsignore e cappellano di Sua Santità residente a Zogno e il direttore
dell’Oratorio don Pietro Tironi (1955-1967) sostituito da don Oliviero Facci nel 1967-1976.
La parrocchia di San Martino con Pascolo nel 1965, dopo la formazione della parrocchia
di Foppenico affidata a don Eusebio Perico con 2100 abitanti e per la cui chiesa si spesero 65
milioni, contava 6081 abitanti con 1627 famiglie; la frazione di Sala 1610 abitanti.
Il Comune di Calolziocorte con Rossino (950 ab.) Lorentino (513 ab.) Sopracornola (200 ab.)
contava 11.454 abitanti.
In quel 1965 furono amministrati 135 battesimi e funeràte 54 persone comprese 14 morte
alla CMF; furono celebrati 54 matrimoni e distribuite 103.000 sante Comunioni. Oltre alla
costruzione della Casa di Riposo dal 1953 al 1964 furono restaurate le chiese per una spesa di
62 milioni; i lavori per l’Oratorio, le Aule, il Cinema e la Sede degli Scouts fondati dal
commendator Mario Rebosio, richiesero 92 milioni.
Durante lo spostamento dell’Oratorio Femminile da Casale a Piazza Regazzoni,
durante l’allestimento della Cappella ricavata in un’aula piuttosto ampia, mentre stava
collocando il nuovo quadro della Madonna della Fiducia opera del pittore Nembrini di
Trescore Balneario, mons Mutti il 3 ottobre 1965 precipitò nell’altare di legno ora a Lorentino e
si fratturò una gamba.
Nonostante la salute cominciasse a dargli grossi problemi ed avesse bisogno di maggior
collabrazione da parte dei suoi coadiutori che non gliela fecero mai mancare, ottenne che dal 1
gennaio 1968 il coadiutore Cantamessa don Martino (nato ad Entratico nel 1927) succeduto a
don Tommaso nel 1956 quando fu nominato cappellano alla Casa di Riposo, avesse la nomina
di Delegato Vescovile e quindi la nomina di Primo Parroco della parrocchia della Santa
Famiglia di Nazareth.
Gli ultimi 4 anni furono piuttosto caratterizzati da malattie, ricoveri, interventi chirurgici,
e convalescenze, frequentemente sostituito nella pastorale dal coadiutore don Giulio che lo
assisterà anche nel momento della morte causata da cirrosi epatica con collasso irreversibile,
alle ore 13,20 del 15 luglio 1969 dopo avergli amministrata l’Unzione degli Infermi.
Aveva 56 anni; era stato arciprete di Calolzio per 17 anni. Don Giulio Gabanelli
Economo spirituale della parrocchia, alla nomina del nuovo arciprete Moretti don Giovanni fu
promosso Prevosto Vicario Foraneo di Zogno in Val Brembana.
GLI ANNI DEL RISVEGLIO SOCIALE
1.
L’ARCIPRETE DON BATTISTA MORETTI:(1969—1987 )
Il clima parrocchiale e gli interventi conservativi del 1969-1971: 1° e 2° Padiglione.
Don Battista “detto Giovanni” Moretti nasce a Comun Nuovo il 26.04.1918; ordinato
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sacerdote il 30 maggio 1942 ed inviato come coadiutore parrocchiale a Casnigo dal 1942 al
1958, proveniva da una esperienza pastorale vissuta nella periferia della città di Bergamo nella
parrocchia del Sacro Cuore come Vicario Autonomo dal 1958 al 1959 e quindi come Parroco
della medesima fino al 1969. (foto n. 10)
Il 7 dicembre faceva il suo ingresso come arciprete vicario foraneo di Calolzio. Quelli
che ebbe di fronte furono gli anni della positiva attività di rinnovamento conciliare della Chiesa
ma anche quelli della presa di coscienza sociale del rinnovamento della società e della sua
organizzazione che percepì nella sua urgenza abbastanza subito anche nella realtà calolziese che
in linea di massima poteva avere molte somiglianze con le problematiche della periferia
cittadina dalla quale proveniva.
Le riflessioni degli anni 1969-71 annotate sul Liber Cronicon parrocchiale fanno
intendere esplicitamente il pericolo di una deriva socio politica dell’attività pastorale. Poiché la
Comunità parrocchiale e principalmente i membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale stavano
studiando la nuova costituzione dogmatica conciliare sulla Chiesa denominata “Gaudium et
Spes” ci furono alcuni consiglieri che apertamente affermarono il loro interesse su
“... altri problemi molto più urgenti da trattare. Esagerando … evidentemente ci fu
qualcuno che affermò nell’assemblea parrocchiale: “Cosa importa a noi della Chiesa e chi
l’ha fondata ecc. … ecc. … ! Noi vogliamo sapere come vengono investiti i risparmi della
Parrocchia ed anche quelli raggranellati in 17 anni di amministrazione della Casa
Madonna della Fiducia e quali nuove prospettive sulla Geriatria si vogliono inserire
nell’assistenza ai nostri vecchietti!”.
L’argomento tenne banco anche nella seguente riunione durante la quale qualcuno
incominciò a parlare con espressioni forse un po’ troppo sopra le righe e a nulla valse la serena
spiegazione, da parte del segretario responsabile dell’amministrazione, che i componenti del
consiglio erano tutti volontari ed a servizio della comunità gratuitamente.
Dei 17 milioni di attivo della Cassa, almeno 13 avrebbero dovuto essere investiti nei
“Lavori di centralizzazione del riscaldamento” poiché le tre caldaie in funzione con non ottimi
risultati, non reggevano più al loro compito.
L’arciprete non nascose la propria delusione vedendo il tentativo di enfatizzare e voler
privilegiare più gli interessi economici, senza dubbio importanti, ma che non dovevano andare a
scapito di quelli caritativi e pastorali.
2.
IL REGOLAMENTO DELLA CASA: 3 MAGGIO 1954.
Le Madri Superiore dal 1954 al 2006.
Certamente il “Regolamento” molto elementare che la Casa Madonna della Fiducia si era
data nel 1954, doveva recepire le nuove istanze assistenziali emerse nelle riunioni pastorali
parrocchiali. Era giocoforza farlo perché finalmente anche le strutture civili statali,
risvegliandosi da uno stato di “assenza più o meno giustificata”, stavano rendendosi conto di
quanto, profeticamente, molte persone nelle parrocchie avevano fatto e realizzato, prima ancora
che il problema dell’assistenza all’anziano fosse non solo un fattore caritativo e di solidarietà
ma un dovere sociale.
A titolo di conoscenza storica riportiamo alcuni articoli:
1. Gli Ospiti ammessi alla Casa Madonna della Fiducia riconosceranno come
autorità immediate la Superiora delle Suore e il Segretario dell’Opera.
2. La Superiora e il Segretario rappresentano nella Casa l’Arciprete, nel nome e con
29
l’autorità del quale esercitano le loro mansioni.
3. Sia alla Superiora che al Segretario gli Ospiti devono rispetto e sottomissione per
ciò che riguarda la disciplina della Casa.
4. La condotta degli Ospiti dovrà essere corretta e dignitosa sempre e dovunque. La
Superiora ha il dovere di ammonire quelli che mancassero. Qualora l’ammonizione non
recasse frutto o la mancanza fosse particolarmente grave, sarà tenuta ad avvisare il
Segretario. Qualora anche il suo intervento sarà praticamente vano, interverrà il Consiglio
di presidenza alla cui decisione l’Ospite dovrà attenersi. ...
15. Gli Ospiti tratteranno con correttezza il personale della Casa e non dovranno
dare al medesimo ordini. Se hanno delle volontà da far eseguire o delle osservazioni da
fare in relazione al trattamento, si rivolgano esclusivamente alla Superiora che avrà cura
perché tutti compiano con correttezza e carità il proprio dovere.
16. Gli Ospiti hanno il dovere di curare la pulizia, l’ordine e l’igiene della propria
stanza. … 18. Si dovrà curare l’ordine, la pulizia e l’igiene anche dei locali comuni:
refettorio, sala di soggiorno, corridoi, cortili e pertanto è proibito buttare dalle finestre
rifiuti o immondizie. ...
21. Ogni stanza è dotata di arredamento della Casa. Altro arredamento non è
consentito. … 29. La Direzione si riserva il diritto di dimettere temporaneamente o
definitivamente in qualsiasi momento l’Ospite che non abbia osservato il presente
regolamento o si sia reso indegno di essere ospitato nella Casa.”
… Ospiti sì … ma anche coinvolti, per quanto permettevano le possibilità, a curare e mantenere
in ordine la propria Persona e la propria Casa! Ed in questa Gestione della Casa un posto
importante ebbero le Superiore con la Comunità: ma sempre più le disposizioni sanitarie
stavano tracciando il volto nuovo della assistenza pubblica.
Occorreva uno spazio per la riflessione necessaria.
Dare tempo al tempo sembrò un modo per affossare le problematiche ed all’interno del
Consiglio pastorale parrocchiale un po’ di pazienza tra alcuni componenti fece un po’ difetto.
La relazione fatta anche dalle suore non portò lo sperato rasserenamento. Tra le persone che
seguirono il consiglio dell’arciprete di dialogare con serenità sulle nuove insorgenti esigenze e
necessità si aprì un sereno confronto ed un proficuo lavoro anche se non potè fare a meno di
annotare che:
“Chi voleva solo dare pareri, interessarsi dei soldi, diventare amministratore, dare
consigli ma non muovere neanche un dito per mettersi cristianamente e
comprensibilmente in campo, personalmente, con sacrificio, pian piano uscì di scena
anche perché, dopo tante chiacchiere, bisognava reperire i 110 milioni”
che nel 1979 servirono per onorare la spesa sostenuta intervenendo su quegli edifici che erano
stati acquistati e che delimitavano il giardino a est e che furono trasformati in residenze e
denominati “2° Padiglione” ovvero Orsoline. (foto n.12)
Nel 1981 con una spesa di 89 milioni, esso fu collegato agli edifici formanti l’ampliamento
della Casa voluti dall’arciprete Mutti (1° Padiglione).
Le Madri Superiore che si avvicendarono nella conduzione della Casa furono:
Dal 1954 al 1960
Suor Grazia
al secolo Adele Rosalia Chiodelli
Dal 1960 al 1964
Suor Eusebia
al secolo Teresa Plati
Dal 1964 al 1969
Suor Amadea
al secolo Giuseppa Zucchinali
30
Dal 1969 al 1972
Dal 1972 al 1979
Dal 1979
4.
Suor Grazia
Suor Mercede
Suor Sandra
al secolo Adele Rosalia Chiodelli
al secolo Marta Appassiti
al secolo Teresa Giuseppina Bolis.
IL TERZO PADIGLIONE: 1984 — 1986.
(Ex Palazzo Vitalba, nuovo Padiglione Comi)
Nel 1983 nella Chiesa universale entrò in vigore il nuovo ordinamento giuridico delle
parrocchie: il Codice di Diritto Canonico. Il canone 537 dice: “In ogni parrocchia vi sia il
Consiglio Pastorale per gli Affari Economici retto dalle norme date dal vescovo diocesano”. Il
CPAE, sostituendo la Fabbriceria, il secolare organismo amministrativo della parrocchia, nel
1986 divenne obbligatorio, mantenendo il carattere consultivo poiché (canone 532 ) “ il parroco
rappresenta la parrocchia in tutti i negozi giuridici; perciò curi che i beni della parrocchia siano
amministrati, a seconda delle norme”. Nel marzo 1984 furono convocati i responsabili
dell’amministrazione parrocchiale per valutare l’utilità e la disponibilità ad un
ammodernamento della Casa Madonna della Fiducia, certo non più all’altezza dei tempi. Venne
affidato l’incarico all’architetto Dario Capoferri e la costruzione alla Ditta Rosa Celso e fratelli.
La Curia di Bergamo autorizzò la formula di pagamento nell’arco di 5 anni.
Fatti i preliminari si incominciò la demolizione di quello che fu il Palazzo dei conti
Vitalba, la sede originaria della Pia Opera Parrocchiale Casa Madonna della Fiducia. Fu molto
laborioso lo sforzo per sistemare gli Ospiti, con soluzioni di fortuna, stringendo, occupando i
luoghi più impensabili. Alla metà di settembre, un grande frastuono: si incominciò a demolire;
un vero terremoto! A distanza di un mese tutto fu atterrato meno due spalle di muro
prospiciente Via Calvi e Via Vitalba.
Furono poste le fondamenta, si lavorò alacremente e in modo così veloce da attirare le
meraviglie dei passanti e degli ospiti che vedevano di giorno in giorno crescere la costruzione.
Nell’aprile successivo erano definite le stanze. Finalmente in settembre (quindi ad un anno di
distanza dall’inizio) entrarono nel terzo piano alcuni ospiti e un po’ alla volta tutti gli altri.
Il Terzo Padiglione, completamente nuovo, sorse sul perimetro del palazzo Vitalba ormai
inadeguato anche con le ristrutturazioni. (foto n. 13)
Parrocchia San Martino vescovo di Calolzio in Calolziocorte.
Questo edificio “Casa di Riposo per Anziani”
dedicata alla Madonna della Fiducia fu realizzato dalla generosità di
MADDALENA VALSECCHI
A RICORDO DEL MARITO GIUSEPPE COMI.
Venne rinnovato dalla cura degli arcipreti
mons. Colombo Pietro, mons. Giovanni Mutti, don Giovanni Moretti
e solennemente inaugurato dai vescovi di Bergamo
Mons. Giuseppe Piazzi — Mons. Giulio Oggioni
1954
1986
AL PASSO CON LE URGENZE DEL TERZO MILLENNIO
31
1. GLI ARCIPRETI DON GIACOMO LOCATELLI (1987-2000)
DON LEONE MAESTRONI (2000)
LA DELIBERA REGIONALE n.° 7435 del 14 dicembre 2001
“Fare e disfare; tutto è lavorare, se questo è fatto per migliorare”.
Dopo aver letto la cronaca, per sommi capi, di questi cinquant’anni di vita della nostra Casa, la
riflessione che può essersi insinuata in noi, con una certa perplessità, potrebbe essere questa:
“E’ mai possibile che non si possa fare un intervento definitivo attorno a questa struttura?
Senza dubbio coloro che hanno operato precedentemente non hanno sbagliato nel far
camminare con le esigenze dei tempi questa meritoria opera di assistenza. Perché allora questo
nuovo intervento che impegnerà la parrocchia per vent’anni nel pagamento di 6 milioni e 500
mila €uro, il costo appunto dell’intervento attuale?”.
La Delibera Regionale n°. 7435 del 14 dicembre 2001 è all’origine di questo intervento
edilizio sia di ristrutturazione di quegli ambienti che potevano essere compatibili con la
conservazione, sia di costruzione ex novo. Essa indica i “ Requisiti per l’autorizzazione al
funzionamento e per l’accreditamento delle Residenze Sanitario Assistenziali per Anziani
(R.S.A.) con l’obbligo di dotarsi della “Carta dei Servizi” che recepisca al suo interno la “Carta
dei diritti della Persona Anziana”.
2.
L’ATTUALE RISTRUTTURAZIONE: 2004-2006.
L’arciprete monsignor Giacomo Locatelli (1987–2000) aveva già aperto il discorso
dell’ulteriore adeguamento della struttura con la formazione delle Uscite-Scale di Sicurezza e di
un secondo ascensore per facilitare i collegamenti dei tre padiglioni, con adattamenti interni per
le esigenze dell’accresciuto numero del personale e per le ricorrenti richieste delle normative di
legge che via via impegnavano sempre più seriamente gli amministratori nel reperire spazi per
ulteriori attività riabilitative e di benessere per gli Ospiti. (foto n.14)
Su un iniziale progetto dell’architetto dottor Renato Mastroberardino si
incominciarono a individuare quegli spazi che erano richiesti per realizzare i tre nuclei di 29
Ospiti ciascuno, per conservare gli 87 posti di accreditamento che la RSA già possedeva; se non
ci fosse stato l’intervento strutturale, gli Ospiti avrebbero dovuto essere ridotti a 52 con la
perdita di 35 posti letto e la riduzione del personale assistente a 30 unità più la presenza sempre
indispensabile della Comunità delle Suore.
La scelta non era delle più facili, ma le normative erano categoriche; premesso che il
CPAE della Parrocchia sempre fu favorevole alla conservazione dei posti degli Ospiti e del
Personale, occorreva avere l’autorizzazione dagli organi competenti della Curia di Bergamo e
dal vescovo stesso che con lungimiranza decisero di concedere l’ampliamento della struttura e
l’apertura di un debito assolvibile in 20 anni con la Banca Credito Bergamasco di €uro 6
milioni e 500 mila; visto l’enorme importo di 13 miliardi ci volle anche l’autorizzazione del
Consiglio Regionale per gli Affari Economici della Chiesa e delle Parrocchie.
Necessariamente fu creata un’équipe di studio e di lavoro così composta:
— Studio Tecnico dottor ingegner Ersilio Riva direttore dei lavori dell’opera.
— Responsabile e coordinatore per la Legge 494 sulla Sicurezza,
sul Progetto e sull’esecuzione dottor architetto Giuseppe Cerrano.
— Per la verifica REI dell’edificio esistente dottor ingegner Emilio Panzeri.
32
— Per la verifica del terreno su cui impostare la nuova struttura
dopo la demolizione dell’esistente dottor geologo Massimo Riva.
— Progettista
e direttore dei lavori in cemento armato dottor ingegner Giuseppe Travaglini.
— Progettista dell’impianto termoidraulico e meccanico,
ingegneria impiantistica perito industriale Pierluigi Gandolfi.
— Ditta esecutrice degli impianti idrici-meccanici TermoSanitaria Calolziese srl.
— Ditta esecutrice dell’impianto distribuzione ossigeno Sapio Life di Giuliano Vitali.
— Progettista dell’impianto elettrico perito industriale Guido Giuseppe Riva.
— Ditta esecutrice dell’impianto elettrico Elettro C.R. di Riva Carlo Felice.
— Bettinelli Fulvio incaricato sulla Legge del risparmio energetico e impatto acustico.
La realizzazione del progetto fu possibile in seguito alla adozione definitiva del Piano
Esecutivo “Casa Madonna della Fiducia” in data 23 ottobre 2003 concessa
dall’amministrazione comunale di Calolziocorte presieduta dal sindaco dottor Marco Avogadri
di poter ampliare la preesistente volumetria con altri metricubi 12.991,20 pari a metriquadrati
4.003,04 a condizione di avere all’interno della nuova struttura
— una stanza convenzionata con il Comune ad uso delle emergenze locali;
— la formazione di un Parcheggio antistante la Casa Madonna della Fiducia
con 20 posti box auto interrati, messi in vendita ai residenti in Calolziocorte
per un prezzo facilitato di 15 mila Euro ciascuno;
— la formazione di 43 posti auto, 21 coperti sotto il ricostituito Parco Giochi
compreso tra le vie Calvi-Vitalba-Innominato e 22 in zona scoperta;
— lo stanziamento di 150 mila Euro, da aggiungere al ricavato della vendita dei box
per la copertura dei costi del Parcheggio,
come condizioni preliminari alla richiesta di concessione edilizia,
— tenute presenti le finalità sociali che rivestiva la realizzazione della struttura in
progetto con il vincolo della sua non trasformazione ad uso diverso entro i 50 anni.
Si passò quindi alle approvazioni in linea di massima degli organi competenti della
Regione, della Provincia, del Comune, dell’Asl, dei Vigili del Fuoco ecc. … con la riserva della
verifica sul posto a parziale o completa realizzazione per ottenere la conferma del necessario
accreditamento regionale che desse la possibilità agli Ospiti richiedenti il posto di avere un
contributo adeguato a sostegno della retta da versare all’Ente Parrocchia-Casa Madonna della
Fiducia, sulla cui possibilità economica rimane a carico totale la spesa, poiché ente ecclesiastico
e quindi privato con possibilità di ricevere contribuzioni da Enti pubblici.
La Comunità Parrocchiale San Martino di Calolzio, il Consiglio Pastorale Parrocchiale
(CPP), il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici (CPAE) nell’anno 2002-2003 stavano
sviluppando il Programma Pastorale Diocesano sul tema
“Coloro che sono nella necessità li avrete sempre con voi:
cosa fate concretamente per loro?”.
Questa fu la motivazione pastorale della scelta di procedere nella realizzazione del progetto per
affrontare le esigenze del momento presente. Come arciprete della comunità non mi fu facile
affrontare questa decisione radicale; del resto questa era una parola di Gesù. Mi fu di conforto il
ricordo di un consiglio datomi da un carissimo amico monsignor Rivellini Giuseppe che quando
ero coadiutore a Romano di Lombardia, di fronte a scelte pastorali e finanziarie impegnative
per la gioventù (la costruzione del Centro Giovanile Oratorio San Filippo Neri) mi disse:
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“ Ricordati che la fede che non tocca il portafogli della gente non è fede;
è solo un insieme di chiacchiere inconcludenti!”.
La firma del contratto d’appalto con la Ditta Essemme Costruzioni Srl geom. Marco
Piersimoni avvenne il 21 ottobre 2004, con il termine di consegna, il 2006.
3.
LA BENEDIZIONE DELLA PRIMA PIETRA
SABATO 5 GIUGNO 2004, ALL ORE 16,30.
Il 5 giugno 2004, monsignor Lucio Carminati, delegato vescovile per il settore delle
attività economiche, dei beni culturali ed economo della diocesi, presiedette la celebrazione
della santa messa per invocare la protezione di Dio su tutti coloro che si sarebbero impegnati
nella realizzazione dell’opera benedicendo la Prima Pietra.
Che significato poteva avere un tale rito, visto che ormai l’edilizia privilegia le colate di
cemento, le strutture in ferro e le pareti in vetro? Appunto per coniugare la modernità della
costruzione con la preziosità della simbologia, come prima pietra si scelse una roccia che al
proprio interno tramandava la presenza fossile di un pesce di milioni di anni fa donato da un
collezionista. (foto n. 20)
Nella simbologia cristiana “il pesce” rappresenta Cristo per via del suo nome greco
I.X.Ts.U.S. che i cristiani leggevano con le lettere in verticale nell’anagramma “ Jesus (Gesù)
Christos (Cristo) Tseou (di Dio) Uios (Figlio) Soter (Salvatore)”.
Così don Lucio commentò la scelta della significativa pietra, prima di benedirla e di dar inizio
ufficialmente ai lavori alla presenza degli amministratori, dell’équipe dei professionisti che
hanno studiato il progetto, delle autorità e della popolazione:
“ La vera pietra che attraversa i secoli e i millenni, che custodisce l’impronta, è Gesù
Cristo che motiva la nostra solidarietà accanto alla sofferenza umana, perché Egli si è
messo in viaggio con ciascuno di noi, coinvolgendoci nel processo di salvezza e di
redenzione. Sembrerà un controsenso, ma per comprendere ciò occorre avere una fede
ben radicata nella vita.
Tutti gli uomini quando sono nelle prove ed in particolare gli anziani e gli ammalati,
completano nella propria carne ciò che può sembrare manchi alla passione di Cristo, per
il bene di tutti. Egli infatti ha voluto identificarsi nei sofferenti e negli infermi al punto da
ritenere rivolto a sé ogni gesto compiuto in favore loro.
Del resto voi Calolziesi avete un esempio grande da imitare: San Martino.
Il vescovo e gli uffici competenti hanno autorizzato un intervento così oneroso per tutta la
Comunità, confidando nella solidarietà e generosità dei singoli e delle istituzioni
pubbliche e private”.
L’ apposizione della propria firma sul “Registro della Solidarietà” conservato con la
prima pietra diventerà memoria incisa nella pietra, perché il piazzale centrale della Residenza
Sanitario Assistenziale e Centro Diurno Integrato porterà la dedica “Piazzale dei Benefattori”.
4.
DESCRIZIONE DELLA
RESIDENZA SANITARIO ASSISTENZIALE
CENTRO DIURNO INTEGRATO
34
Il complesso edilizio si presenta come una U rivolta verso le colline a fregio di Via Fratelli
Calvi, 62 con tre Padiglioni prospicienti sul Piazzale dei Benefattori con giardino: quello
centrale (1°) denominato Ala Mutti (foto n. 16) che ha inglobato sulla destra anche la parte di
edifici esistenti che hanno comunque subìto una radicale ristrutturazione per armonizzare le
necessità dei tre nuclei che si stendono in modo orizzontale su tutta la struttura; a sinistra vi è
l’Ala Orsoline (2°) (foto n. 17) e sulla destra (3) l’Ala Comi. La tinteggiatura color pastello
“rosa antico e azzurro” indica in linea di massima gli ambienti privati riservati agli Ospiti
(rosa) e quelli di uso comune (azzurro).
In senso orario al Piano Terra
vi sono:
la Reception, la Direzione, l’Amministrazione con i relativi ambienti tecnici, la Palestra
(arciprete Colombo) con lo studio del Fisiatra, il Salone Soggiorno delle Feste (arciprete
Moretti), il Salone Ristorante (arciprete Locatelli), il Centro Diurno Integrato; la Chiesetta; il
Salotto d’Onore, ricreato sullo spazio del precedente salone conte Paolo Vitalba e arricchito
dagli affreschi dei dodici mesi riportati su tela, in tondi, con la danza dei cigni in quattro ovali,
opere di origine parmense (anni 1900-1950); la Sala del congedo. (foto n.19)
Nella ristrutturazione si è inteso rileggere in forme moderne gli spazi che furono il “piano
nobile” dell’originaria sede del palazzo Vitalba con l’Atrio d’Accoglienza Porticato ed ai lati
l’Ingresso di Servizio e l’Ingresso-Uscita di Sicurezza dalla Cappella.
Ognuno dei tre
Padiglioni è dotato di ascensori (1°Ala Orsoline) che mettono in comunicazione i vari nuclei;
quello dell’Ala Mutti (2°) è dimensionato a Montalettighe e scende anche al Piano
Seminterrato che ha un secondo accesso da Via Vitalba, 46.
Qui esiste il Parcheggio per il Personale con l’accesso per gli Spogliatoi; la LavanderiaStireria; qui vi sono l’Autorimessa della Casa e l’accesso riservato alle Autoambulanze in
collegamento con l’ascensore montalettighe.
Contigua ai precedenti ambienti di servizio vi è la Cucina che, con un ascensore (4°) riservato
è in comunicazione centrale con tutti i Padiglioni; accanto vi è l’ascensore per l’Ala Comi (3°)
alla cui estremità nord vi è la scala di emergenza esterna elettronicamente controllata che
scende nel Piazzale interno dell’Entrata di Via Calvi, 62.
Ognuno dei tre Nuclei, posti al 1°, al 2°, al 3° Piano è formato da 29 Ospiti in camere
singole; ogni ambiente è dotato di Aria Primaria ed in ognuno vi sono cinque camere con
Ossigeno; su ogni piano vi è il Servizio medico, la Palestrina, il Soggiorno riservato per il
ricevimento dei visitatori, la Cucinetta, la zona Soggiorno, la zona Ristorazione, il grande
Balcone centrale esterno; ci sono i locali di Servizio per la Comunità di Nucleo e per il
Personale che però, per la pausa lavoro e ristorazione, ha il proprio refettorio al piano terra.
Gli Ospiti possono raggiungere il 2° e 3° piano dove sono i Saloni Belvedere e Solarium
con vetrate che danno la possibilità di uscire sugli ampi terrazzi coperti che sono nell’Ala
Orsoline; in questa Ala al primo piano sono gli ambienti riservati alla Comunità delle Suore
con Cappella accessibile direttamente anche agli Ospiti del primo Nucleo; al secondo Piano vi è
l’appartamento per il Cappellano; al terzo piano il Salone delle Riunioni “Associazione di
volontariato -Il Samaritano”, per il periodico aggiornamento del personale e per incontri
culturali di socializazione.
Al quarto piano del Padiglione centrale Ala Mutti, vi sono (non convenzionate e
raggiungibili autonomamente senza entrare nel funzionamento della RSA-CDI) 9 stanzette con
relativi spazi comuni predisposti per una possibile iniziativa chiamata S.o.S “Solidarietà alla
persona o Sollievo alla Famiglia” con miniappartamento.
Negli Ambienti Tecnici sono conservate le documentazioni per il Pronto Intervento e le
Emergenze.
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L’Associazione Parrocchiale di Volontariato “ il Samaritano” con il quadro del pittore
Zambelli Silvio di Lovere ( autore anche del tabernacolo;1985) conservato in chiesetta che
ritrae la figura evangelica, accoglie persone qualificate di appoggio alle competenze del
personale che è l’unico responsabile diretto nella gestione dei Nuclei e del coordinamento delle
attività. (foto n. 11)
5.
LA BENEDIZIONE E L’INAUGURAZIONE
SABATO 23 SETTEMBRE 2006, ALLE ORE 17,30
UNA LAPIDE PER LA VITA
A commento della lapide posta nella Reception con la frase programmatica
“Ogni stagione della vita è un dono di Dio
da accogliere e da vivere con gratitudine”
nella Cappella vi è l’opera dell’artista del ferro battuto Balossi Luigi ( 2004, Cinquantesimo
anniversario della Casa di Riposo: foto n.18) che ritrae il biblico albero della Vita con al centro
il tabernacolo sulla cui porticina vi è il bassorilievo Cristocentrico dell’Amore di Gesù
(Zambelli Silvio, 1985).
“La Croce con il Cristo, che come trofeo soprastà all’opera, fa scendere il suo
sangue che sconfigge il Diavolo (il serpente tentatore) e trasforma la pianta e i frutti del
male (le tradizionali mele) in vite-uva-vino-sangue di salvezza e pane di vita-spighefrumento; per mezzo della presenza eucaristica, nascono, nonostante l’aridità dei sassi
presenti nella nostra vita, le opere di Amore, di Carità e di Solidarietà rappresentate dai 7
grappoli, simboli dei sacramenti”.
Consapevoli di cio’
la Comunità Parrocchiale San Martino vescovo di Calolzio
la cittadinanza di Calolziocorte unitamente agli arcipreti
Colombo Pietro (1944-1952) Mutti Giovanni (1952-1969)
Moretti Battista (1969-1987) Locatelli Giacomo (1987-2000)
Maestroni Leone (2000) con i consiglieri di Amministrazione
le Suore Orsoline della Beata Caterina Cittadini
i volontari dell’Associazione Parrocchiale “il Samaritano”
vollero intensamente questa
“ CASA MADONNA DELLA FIDUCIA”
benedetta dal vescovo Monsignor Roberto Amadei
esultanti gli Ospiti, la Popolazione, le Autorità
RICONOSCENTI A TUTTI I BENEFATTORI.
19 marzo 1954
—
Calolzio in Calolziocorte
—
23 settembre 2006.
36
ANNO XXII, n.16 — MAGGIO SETTEMBRE — 2006
LA VOCE DI SAN MARTINO
NOTIZIARIO DI FORMAZIONE PASTORALE E DI INFORMAZIONE SULLA
PARROCCHIA SAN MARTINO VESCOVO DI CALOLZIO IN CALOLZIOCORTE
REGISTRAZIONE DEL TRIBUNALE DI BERGAMO N. 37 DEL 19/12/1984
DIRETTORE RESPONSABILE MONSIGNOR GIACOMO LOCATELLI
REDAZIONE: 23801 CALOLZIOCORTE (LECCO), PIAZZA ARCIPRESBITERALE, 3 — TEL. 0341635811
LA REDAZIONE RIVOLGE UN SENTITO RINGRAZIAMENTO
A TUTTI COLORO CHE HANNO COLLABORATO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTO NUMERO.
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COLLABORAZIONE PER LA MEMORIA
E’ possibile fare donazioni
con pietra ricordo sul Piazzale dei Benefattori?
Certamente Si’.
Già durante questi anni caratterizzati dai preparativi e dai lavori di ristrutturazione la
Parrocchia — Casa Madonna della Fiducia ha avuto donazioni insperate che ci
permettiamo di segnalare alla Comunità come esempi silenziosi e meritevoli di essere
conosciuti e ricordati con riconoscenza:
—
Dopo essere stato accolto come Ospite, il signor Torri Vito d’accordo con le
persone care che avrebbero potuto diventare eredi, avendolo anche sempre seguito con
attenzione, vendette la sua casa e fece dono dell’importo di Euro 65.000,00.
—
Con disposizione testamentaria la signora Ferrari Egidia Maria ha voluto
ricordare la Casa Madonna della Fiducia con una donazione di Euro 14.929,18.
—
Con disposizione testamentaria la signora Papini Anna Maria d’accordo con il
fratello ha voluto ricordare la Casa Madonna della Fiducia lasciando l’equivalente della
vendita della propria casetta per la somma di Euro 160.000,00.
Il loro nome è inciso sulle pietre del Piazzale dei Benefattori, a memoria dei posteri.
Ed è volontà dell’Amministrazione di procedere in seguito a tenere aggiornata questa
memoria con l’incisione dei futuri benefattori che contribuiranno con donazioni,
intestando spazi o ambienti realizzati nella Casa di Riposo. Essi sono:
Il nucleo di 15 camere con ossigeno
Le Camere di residenza degli Ospiti
Il Centro Diurno Integrato La Palestra arciprete Colombo
Il Salone delle Feste arciprete Moretti
Il Salone Ristorante arciprete Locatelli
La Comunità residenziale delle Suore Orsoline
Le Comunità di Nucleo: Mutti, Orsoline, Comi. Il Salone Belvedere
Il Salone Solarium
La Sala Riunioni “il Samaritano”
Gli Ambienti di Servizio: — La Reception — L’Amministrazione —
La Direzione — Gli Ascensori — Gli Arredi — La Cucina — La Lavanderia —
Il Guardaroba — La Chiesetta con i Nuovi Spazi Liturgici —
Il 4° Piano con il Progetto S.o.S.
Lo stendardo-gonfalone che chiude questa breve rievocazione storica della Casa Madonna
della Fiducia è stato realizzato per poter offrire agli Ospiti della nostra “Residenza
Sanitario Assistenziale — Centro Diurno Integrato” un riferimento d’identità quando
partecipano alle attività di coordinamento e d’intrattenimento culturale, ricreativo e di
animazione organizzate dalle forze sociali presenti nella Provincia di Lecco.
Al centro, naturalmente, campeggia lo scudo con il logo della Madonna della
Fiducia in campo verde, colore che indica la Regione Lombardia (ufficialmente
contrassegnata dalla rosa camuna) nella quale Calolziocorte è collocata ed è
rappresentata dai colori comunali rosso/giallo.
L’azzurro interno dello scudo che racchiude il logo richiama sia Maria nella sua
spiritualità di Madre e di Patrona, sia l’azzurro dell’appartenenza dell’Italia all’Europa (
la cui bandiera è appunto azzurra trapuntata di stelle) e che fa da corona stilizzata allo
stendardo stesso.
La presenza dell’immagine di San Martino con sullo sfondo l’antica sede della
Fondazione Caritativa Parrocchiale indica la proprietà giuridica dell’ente fortemente
voluto dai fedeli della parrocchia di Calolzio: 1954 — 2006. (vedi foto di controcopertina)
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