fattorie sociali in rete per la realizzazione di un distretto rurale di
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fattorie sociali in rete per la realizzazione di un distretto rurale di
64 Fattorie didattiche Alberto Grizzo Coordinatore Forum Fattorie Sociali - Provincia di Pordenone FATTORIE SOCIALI IN RETE PER LA REALIZZAZIONE DI UN DISTRETTO RURALE DI ECONOMIA SOLIDALE L’ESPERIENZA DELLA PROVINCIA DI PORDENONE Negli ultimi anni si sta affermando il concetto di agricoltura sociale come risultato di una sinergia fra organizzazioni agricole e terzo settore nella prospettiva dello sviluppo di un nuovo welfare. Queste buone alleanze hanno dato vita all’esperienza delle fattorie sociali realizzate sia nell’ottica della differenziazione del servizio offerto da aziende agricole già esistenti, sia come esisto del lavoro in agricoltura promosso dalle cooperative sociali. Pur nelle differenti tipologie, l’obiettivo comune è ovviamente quello di dar vita a reti sociali entro le quali i soggetti deboli possano trovare una risposta ai bisogni di inclusione socio-lavorativa, e autonomia abitativa e di individuare sinergie produttive in grado di intercettare il nuovo mercato del consumo critico. La “fattoria sociale” è, dunque, un’impresa economicamente e finanziariamente sostenibile che svolge l’attività produttiva in modo integrato con l’offerta di servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi e occupazionali a vantaggio di soggetti a bassa contrattualità, in collaborazione con istituzioni pubbliche e con il vasto mondo del terzo settore. Per le sue caratteristiche peculiari la fattoria sociale ha una duttilità ed una versatilità che difficilmente si riscontrano in unità produttive di settori extra-agricoli, e, pertanto, si presta ad offrire risposte differenziate che rispettano l’approccio personalizzato. Tutti questi aspetti concorrono ad esaltare il suo carattere di contesto relazionale fortemente inclusivo, che può effettivamente aprire ad esperienze non solamente occupazionali, ma di crescita personale. Oggi esistono sul territorio regionale alcuni esempi embrionali di diversificazione in agricoltura, finalizzata al sociale e numerose cooperative di tipo B operano nel settore del verde, ma manca completamente un’azione orientata alla nascita di queste nuove forme di agricoltura sociale. In questa prospettiva è nato il Forum delle Fattorie Sociali della Provincia di Pordenone che ha portato alla creazione di una rete di cooperative e aziende agricole che si raccolgono attorno all’obiettivo comune di dar vita a un nuovo modello di welfare di tipo locale che integra le politiche di sviluppo rurale, quelle della ricerca, con le politiche socio-sanitarie. ORIGINE DELLE FATTORIE SOCIALI Il 2005 è l’anno che vede sorgere anche in Italia un’esperienza di rete per lo sviluppo di esperienze di inclusione sociale in ambito agricolo. La proposta di istituire un Forum per la promozione delle Fattorie sociali (approvato con delibera consigliare il 19 dicembre 2005) è stata avanzata per la prima volta in occasione del Convegno organizzato dalla Notiziario ERSA 3/2008 Provincia di Roma e dalla Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) di Roma sul tema “Fattorie Sociali: Nuova Frontiera di un’Agricoltura Responsabile” che si è svolto il 7 marzo 2004 presso la sede del CNR. In quella occasione, alla presenza di numerosi rappresentanti di organizzazioni sociali, enti locali e strutture di base del terzo settore, nonché di docenti universitari e ricercatori, sono state puntualizzate le linee di sviluppo dell’agricoltura sociale nella Provincia di Roma e definiti i caratteri delle fattorie sociali. A questo primo momento di riflessione sono seguiti tre Workshop di approfondimento su tematiche specifiche, in considerazione dell’interesse sempre maggiore che le organizzazioni del settore hanno mostrato nei confronti delle fattorie sociali. Parlando di fattorie sociali si è soliti riconoscere quali precursori importanti le Social Care Farms olandesi. Tuttavia non vanno ignorate le numerose esperienze di community farm per l’autismo presenti dai primi anni ’70 in Irlanda, Danimarca, Spagna, Germania, Francia, Olanda ed in tempi più recenti (fine anni ’80) negli Stati Uniti d’America (Ohio, Carolina); per quanto riguarda l’ambito italiano un’esperienza importante attiva dal 2002 è quella di Cascina Rossago e, più vicina a noi, quella della cooperativa Campo Verde di Castelfranco Veneto, nata nel 1993. Nel 2004, sulla scia del successo riscontrato dall’esperienza delle fattorie didattiche presenti in modo organico sul territorio italiano dal 1997, anche il mondo agricolo ha manifestato un interesse verso queste realtà che, come le fattorie didattiche, rappresentano una fonte per la diversificazione del reddito aziendale. Nel 2004, nell’ambito del progetto Neprovalter diversi funzionari delle regioni italiane, austriache e slovene si sono incontrati presso la fondazione Hollignan in Val d’Aosta, punto di riferimento per il progetto pilota sulla Fattoria Sociale. Negli ultimi due anni si sono intensificati i momenti di incontro e di studio sull’agricoltura sociale, grazie anche alle ricerche condotte dal prof. Francesco di Iacovo dell’ Università di Pisa e dal prof. Senni dell’Università della Tuscia. La recente pubblicazione dell’ARSIA Toscana “Agricoltura sociale e agricoltura di comunità. Esperienze, progetti, nuove forme di accoglienza e solidarietà nelle campagne toscane” hanno consentito di effettuare una prima mappatura, seppur a livello regionale, delle fattorie sociali attive sul territorio toscano, favorendo nuovi contatti e scambi di esperienze. Il 24-25-26 gennaio 2008 si è svolto il Seminario Nazionale, organizzato dalla Rete Nazionale e dall’Osservatorio INEA per la Calabria, con la collaborazione dell’Università degli Studi della Calabria, sul tema “L’altra agricoltura… verso un’economia rurale sostenibile e solidale” che ha evidenziato il ruolo innovativo dell’agricoltura sociale nel nostro paese. NASCITA DEL FORUM PER LE FATTORIE SOCIALI DELLA PROVINCIA DI PORDENONE Il Forum delle Fattorie Sociali della Provincia di Pordenone, si è costituito nel maggio 2007, su iniziativa dell’Amministrazione Provinciale di Pordenone; attualmente composto da 6 cooperative sociali, 2 associazioni, 7 aziende agricole. Il Forum per le Fattorie Sociali è uno organo consultivo, di studio e di coordinamento in materia di agricoltura sociale, sostenibilità ambientale, inclusione socio-lavorativa dei soggetti deboli, che ha lo scopo di realizzare programmi di promozione e sviluppo dell’imprenditorialità nell’agricoltura social- 66 mente responsabile. È uno spazio in cui possono incontrarsi Enti pubblici e privati i cui scopi sociali e/o attività siano coerenti con le finalità dello stesso. In relazione alle riflessioni che andranno progressivamente maturando all’interno del del Forum delle Fattorie Sociali, si procederà alla realizzazione e all’implementazione dei seguenti obiettivi: 1. riproduzione dei valori di solidarietà, reciprocità e mutuo aiuto, nonché del patrimonio storico, architettonico, culturale e creativo, che rendono tipica la ruralità; 2. nuove forme di welfare che valorizzino le specificità e le risorse delle aree rurali; 3. integrazione tra l’attività produttiva agricola e l’offerta di servizi culturali, sociali, educativi, assistenziali, sanitari, formativi e occupazionali, a vantaggio di soggetti deboli, in particolare, disabili, tossicodipendenti, detenuti, anziani, bambini e adolescenti; 4. interventi in aree marginali, in particolare aree agricole urbane e periurbane, territori di collina e di montagna e centri isolati; 5. collaborazioni tra imprese agricole, soggetti del terzo settore e istituzioni pubbliche per migliorare la qualità della vita e l’integrazione sociale dei soggetti svantaggiati; 6. promozione di legami forti con il mondo del consumo critico e coi gruppi di acquisto solidale; 7. sviluppo di progetti di ricerca, sperimentazione e diffusione di innovazioni per favorire lo sviluppo sostenibile nelle aree rurali, nonché per diffondere modelli d’uso e di valorizzazione delle risorse produttive, ambientali e culturali, mediante le quali soggetti con bisogni e risorse diversificate trovano risposte di qualità alle loro esigenze; 8. Sperimentazione di nuove forme dell’abitare sociale; 9. Promozione di percorsi sperimentali di autonomia abitativa per i soggetti deboli; 10.Attivazione e promozione sul territorio di reti sociali solidali a sostegno delle nuove azioni di welfare; 11.Promozione e sostegno della bioeconomia intesa come economia ecologicamente e socialmente sostenibile; 12.Sostegno a percorsi riabilitativi che tengano fortemente in considerazione il contesto ambientale di cura. IL DISTRETTO RURALE SOLIDALE (DRES) DI ECONOMIA A partire da settembre 2007 il Forum delle Fattorie Sociali della Provincia di Pordenone, ha promosso un percorso di tipo sperimentale che ha l’obiettivo di dar vita a un nuovo modello di welfare di tipo locale. L’innovazione nel welfare si concretizza attraverso una proposta di WELFARE COMUNITY che si sviluppa con una tipologia particolare di distretto rurale, denominato Distretto Rurale di Economia Solidale (DRES). Tenuto conto che le azioni di protezione sociale possono attuarsi efficacemente attraverso le comunità locali quali attori dei processi di promozione e regolazione dello sviluppo economico e sociale, considerato che il nostro territorio regionale è prevalentemente costituito da situazioni rurali, si è individuato proprio nel Distretto Rurale di Economia Solidale lo strumento propulsivo di processi virtuosi di welfare. Ciò determina un’attenzione particolare ai beni relazionali che stimolano nuovi processi economici basati sulla valorizzazione del capitale sociale e sulla reciprocità tra i numerosi portatori di interesse coinvolti. Notiziario ERSA 3/2008 LE FUNZIONI Il progetto che, come si è precisato, realizza un sistema innovativo di welfare comunity in ambito rurale, elaborandolo attraverso il modello denominato DISTRETTO RURALE DI ECONOMIA SOLIDALE (DRES), è orientato a promuovere la partecipazione diretta dei cittadini ai processi solidaristici e alle iniziative di governance a favore di uno sviluppo ecosostenibile. Il distretto rurale è un modello pertinente ad un approccio sistemico al territorio come evidenziato dal D.Lgs. 18 maggio 2001, n.288. Si connota come sistema economico locale, che prospetta una forte integrazione fra attività produttiva e servizi, in un’ottica di rafforzamento del tessuto sociale ed economico della realtà locale e nel rispetto e salvaguardia del territorio e delle sue risorse naturali. Si supera pertanto una visione puramente settoriale e di filiera per assumere quella reticolare. In questo senso il (DRES) è stato identificato da subito come la cornice organizzativa e metodologica offerta al territorio per promuovere processi virtuosi di integrazione fra prodotti, servizi alla persona, beni relazionali e tutela del territorio. L’estensione territoriale del distretto e stata fatta coincidere con quella dell’Ambito Socioassistenziale 6.3, (Ambito sud Provincia Pn) con l’idea che il DRES concorra a tutti gli effetti alla realizzazione del Sistema integrato dei servizi sociali, alla promozione dei processi di inclusione e allo sviluppo dei servizi alla persona. Questo sistema in rete si è posto come volano economico e sociale del territorio, ottenendo i seguenti risultati: rafforzamento delle reti di comunità; sperimentazione di nuovi modelli di abitare sociale, (9 persone come previsto della Legge Regionale 41/96 art 21); avvio di 10 percorsi di inclusione socio lavorativa; incremento della rete di protezione sociale. Inoltre ha creato una partnership locale con i produttori agricoli in linea con un’indicazione sancita dal nuovo PSR e nei documenti UE ed Italiani relativi alla multifunzionalità in agricoltura. Ciò ha acconsentito di individuare una superficie di 40 ettari dove si producono, attraverso il sistema integrato fra impresa agricola e impresa sociale, ortaggi, vino, e cereali che si rendono riconoscibili sul mercato con un logo etico. Ciò consente di intercettare in modo efficace l’area del consumo critico che sta rappresentando a livello nazionale un fenomeno in progressiva ascesa. Il consumatore critico è disposto ad investire qualcosa in più sul prodotto purchè siano riconoscibili in modo chiaro qualità e finalità sociale dell’intervento produttivo. Inoltre, nell’area del distretto si allevano e addestrano asini, cani da utilizzare rispettivamente in attività di opoterapia e pet teraphy. È attraverso questo modello centrato sul capitale relazionale che il DRES, trova gran parte della sua forza propulsiva. Essa dipende dal fatto che le relazioni prodotte localmente formano un insieme di sinergie che danno al sistema locale una capacità produttiva superiore a quella delle singole unità. Pertanto la strategia di intervento per il 2008 prevede, oltre all’ampliamento della rete ad altre aziende agricole, lo sviluppo della multifunzionalità nella direzione delle nuove energie attraverso la studio e la realizzazione di un impianto a biomasse, finalizzato ad uso civico. In questo senso il Distretto Rurale di Economia Solidale diviene un luogo di sperimentazione e ricerca che coinvolge una pluralità di soggetti, in quanto sono necessarie per il nuovo impianto consistenti quantitativi di biomasse. Questo spinge a creare delle importanti relazioni con i produttori presenti sul territorio e a considerare la possibilità di una pianificazione territoriale delle semine. Si viene in tal modo concretizzando l’ipotesi di una importante alleanza fra impresa sociale e impresa agricola basata non solo su reciproci vantaggi economici, ma anche su un comune obiettivo etico che aggiunge il plusvalore della solidarietà e incrementa la coesione sociale.