st nicholas 2014 - Centro Studi Nicolaiani

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st nicholas 2014 - Centro Studi Nicolaiani
ST NICHOLAS
69 NEWS
ANGERS 1016,
POITIERS 1047
2014
5 luglio 2014
Alle origini del culto di San Nicola in Francia
..LL
FOLCO NERRA
IL PELLEGRINO VIOLENTO
Tra i personaggi più caratteristici del Medioevo va annoverato
Folco III Nerra (Falcone il Nero), colui che avviò il piccolo
ducato d’Angiò a prospettive nazionali, che avrebbero
costituito la base delle fortune internazionali della casa
d’Angiò.
Nella sua personalità confluivano una sincera pietà religiosa ed un’ambizione
per la quale era disposto a qualsiasi violenza. Quasi 300 anni dopo un suo
discendente, Carlo II d’Angiò, sarebbe stato il più grande benefattore della
Basilica di San Nicola di Bari. Ma fu lui, Folco Nerra, ai primi dell’anno Mille ad
“incontrare” San Nicola (70 anni prima dell’arrivo delle sue reliquie a Bari), e a
costruirgli un monastero ad Angers.
Angers,
Francia:
La nuova
Abbazia
di
San Nicola
1
FOLCO III NERRA
DUCA D’ANGIO’
(970-1040)
TRA GUERRE E
PELLEGRINAGGI
Non sempre la devozione e la pietà
sono accompagnate da mitezza e
dolcezza. L'uomo è una creatura
contraddittoria che spesso unisce in sé
aspetti estremamente diversi e tutt'altro
che conciliabili. Nel mondo delle storie
di S. Nicola ciò non è raro, ma
certamente uno dei personaggi tipici in
tal senso è Folco Nerra (che è come dire
Falcone Nero), uno dei primi conti
angioini, e certamente, insieme al figlio
Goffredo Martello, fondatore della
potenza della dinastia angioina.
Alla morte di suo padre, Goffredo,
all'assedio di Marçon, il 21 luglio 987,
Folco Nerra gli successe alla guida della
contea d'Angiò.
Il pentimento durò pochi anni. Infatti
quattro anni dopo (996) attaccava e
conquistava Tours. E cosa fece questa
volta? Andò a chiedere scusa al santo
patrono della città, San Martino.
Entrato, infatti, ne chiostro, a piedi nudi
si trascinò sino alla sua tomba
chiedendogli perdono per il male fatto
alla sua città.
Questo spirito religioso, sia pure
intriso di violenza, lo spinse ad
intraprendere pellegrinaggi penitenziali
a Gerusalemme. Il primo lo fece nel
1002/1003, il secondo nel 1008/1009, il
terzo nel 1038/1039.
Il primo di essi fu il più tranquillo di
tutti, nel senso che i successi guerreschi
gli avevano dato una certa serenità. Il
che, aggiunto al superamento del
fatidico anno Mille (che molti davano
per anno della fine del mondo) lo
portarono a questo pellegrinaggio di
“ringraziamento”.
Pochi anni dopo, nel 1006, gli nacque il
figlio (e successore) Goffredo (Geoffroy)
Martello, che avrebbe rivelato un
carattere molto simile a lui, sia nella
violenza che nella devozione a San
Nicola.
Folco continuò la politica del padre di
sostegno ai Capetingi, deciso ad
inflenzare la politica regia. Di grande
abilità strategica e temerarietà, ottenne
la sua prima grande vittoria a
Conquereuil il 27 giugno del 992. Aveva
di fronte tre temibili avversari: il duca di
Bretagna Conan I, il conte di Blois
Oddone I e il duca di Normandia
Riccardo Senza Paura. Invece di
inorgoglirsi
per
un’impresa
così
straordinaria, che fece ? Si preoccupò di
fare una serie di donazioni alla
cattedrale di Angers dedicata a San
Maurizio «per la salvezza della sua
anima peccatrice che aveva fatto
morire una moltitudine di cristiani a
Conquereuil».
2
Il secondo pellegrinaggio fu la
conseguenza di eventi tanto drammatici
quanto per lui “normali”. La nipote
Costanza, regina di Francia, si era
lamentata con lui perché il re Roberto II
non la coinvolgeva affatto nelle decisioni
importanti, ma dava ascolto solo al suo
favorito Ugo di Beauvais. Come era
solito fare in casi simili, Folco dava
importanza alla qualità e non alla
quantità. Raccolse attorno a sé una
quindicina di esperti combattenti e
raggiunse il re ed il suo favorito durante
una partita di caccia. Dopo l’atto di
omaggio al re, i cavalieri di Folco
saltarono addosso ad Ugo di Beauvais, e
lo uccisero. Il re, accusandolo di alto
tradimento, gli impose di consegnare gli
assassini, ma Folco non volle tradire i
suoi cavalieri. Il re allora spinse il sinodo
di Chelles a scomunicarlo. Sia pure
molto controvoglia, Folco seguì il
consiglio del vescovo di Chartres
Fulberto e alla fine fece il nome dei
cavalieri.
Secondo
alcuni
cronisti
Folco
intraprese
il
pellegrinaggio
a
Gerusalemme per ottenere il perdono
per l’assassinio di Ugo, ma è più
probabile che lo fece per farsi perdonare
da Dio il tradimento dei suoi.
Se il secondo pellegrinaggio avvenne
dopo il contrasto col re, il terzo fu la
conseguenza della guerra contro il figlio
Goffredo Martello, come lui grande
costruttore di fortezze e di chiese.
Il figlio avrebbe voluto condividere col
padre il governo della contea d’Angiò.
Ma Folco, o per non condividere il
potere o perché voleva che il figlio si
guadagnasse sul campo i territori, non
gli concesse alcunché. Goffredo non si
scoraggiò e, dopo aver sposato nel 1032
Agnese di Bourgogne, avviò una serie di
guerre che gli permisero di diventare
signore di vasti territori in Aquitania e
soprattutto nel Vendôme. Questa
improvvisa ascesa di potere nella
regione non poteva non portare allo
scontro fra padre e figlio. Iniziata nel
1036, la spietata guerra tra padre e
figlio, entrambi valorosi guerrieri,
terminò ai primi del 1039.
Sigillo
di
Folco III
Nerra
Ne uscì vincitore il padre. Il quale
però non poté godere a lungo del
successo, perché pentito partì come si è
detto per il terzo pellegrinaggio a
Gerusalemme.
Questo terzo pellegrinaggio, dunque,
lo fece a circa 70 anni, e riuscì a
raggiungere Gerusalemme nonostante
l’ostilità di alcuni capi musulmani.
Quando vi giunse, infilò il collo in una
corda facendosi tirare da due servi, che
avevano anche il compito di fustigarlo,
mentre egli girava per le strade mezzo
nudo e gridando: Signore abbi pietà del
traditore ! L’episodio è narrato anche
dallo storico William of Malmesbury:
«Là, obbligarono due servi sotto
giuramento a fare qualsiasi cosa egli
ordinasse, si fece trascinare nudo in
pubblico, davanti ai Turchi, fino al
Santo Sepolcro: un servo lo teneva
legato al collo con un laccio, l'altro con
un bastone picchiava sulla schiena
nuda, mentre Folco gridava: "Signore,
ricevi il misero Folco, tuo perfido fur3
fante; guarda la mia anima penitente, o
Signore Gesù Cristo"».
Dopo varie peripezie riuscì a tornare
nella sua contea d’Angiò. Ma pochi mesi
dopo, a Metz, il 21 giugno 1040 la
morte lo coglieva ponendo fine ad una
vita
avventurosa
e
piena
di
contraddizioni.
Dato che la vita del figlio Goffredo
Martello e della nuora Agnese è
intrecciata anch’essa con la vicenda
nicolaiana è opportuno ricordare che
alla morte del padre, entrando in
possesso dell’Angiò, Goffredo ne allargò
i confini con le guerre fatte e da farsi.
come priorato posta alle dipendenze
dell’abbazia di St Jean de Montierneuf.
Ma nel 1049 il concilio di Reims
scomunicò la coppia in quanto
incestuosa, il che aggiunto al fatto di non
avere figli li portò alla separazione.
Il 14 novembre 1060 Goffredo
Martello moriva. In una memoria
cronachistica il nipote Folco il Rissoso
(+ 1109), parlando della morte di
Goffredo, annotava: «La notte prima
della morte, mettendo da parte tutto il
suo interesse per la cavalleria ed il
mondo, divenne monaco del monastero
di S. Nicola, che suo padre ed egli stesso
avevano costruito con tanta devozione e
dotato con i loro beni».
Il Natale del 1045 con la moglie
Agnese
si recò presso l’imperatore
Enrico III di Germania che due anni
prima aveva sposato Ala, figlia della
stessa Agnese.
Anche la moglie Agnese, morta il 10
novembre del 1088, si fece seppellire
nella chiesa dell’abbazia di San Nicola
di Poitiers, da lei fondata.
Gravemente
danneggiata
da
un’esplosione nel 1596, la chiesa del
monastero di San Nicola di Poitiers restò
in piedi fino al 1902, allorché fu
demolita. Se ne conserva l’antica
documentazione: Cartulaire du prieuré
de Saint-Nicolas de Poitiers, Archives
historiques du Poitou
Tornata nel Poitou, nel 1047 Agnese
diede
inizio
alla
fondazione
dell’abbazia di San Nicola di
Poitiers, che nel 1086 sarebbe stata
Capitello
della
demolita
chiesa di
San
Nicola di
Poitiers.
Museo di
Poitiers.
4
IL
PELLEGRINAGGIO
DEL 1009
E IL VOTO A
SAN NICOLA
Il pellegrinaggio di Folco Nerra nel
1009 è narrato da molti cronisti
dell’epoca, ma il più dettagliato è
l’autore dei Gestes des comtes
d’Anjou, anche se alcuni particolari
sembrano imprecisi o leggendari.
Questo narra di come Folco, giunto a
Roma, fu pregato da papa Sergio IV di
liberarlo da quel “brigante” di
Crescenzo, l’uomo potente di Roma che
condizionava la politica ecclesiastica.
Folco gli promise che lo avrebbe fatto,
ma che ora era tutto intento al
pellegrinaggio. Ripreso il cammino per
Costantinopoli, qui incontrò Roberto,
duca di Normandia, e insieme
ripartirono via mare per Gerusalemme.
All’improvviso si levò una violenta
tempesta e tutti temendo prossima la
fine cominciarono ad invocare un loro
santo protettore.
Sviluppando
la
Chronique de Saint Florent, Jehan de
Bourdigné scrive:
morte, una volta tornato nella sua terra
d’Angiò, gli avrebbe fatto costruire una
chiesa in suo onore, nella quale avrebbe
messo dei preti che avrebbero
assicurato per sempre il servizio divino.
Chacun attendant l’heure prochaine de sa
mort, invoquait les saints auxquels ils avait
toujours eu affection plus singulière. Et
comme, entre autres, les nautonniers à voix
flébile et lamentable, souvent réclamoient
en leur ayde le glorieux monseigneur saint
Nicolas, l’appelant leur père protecteur et
auxiliateur de tous les mariniers, le comte,
les entendant, se tourna humblement à
l’implorer l’ayde du Benoist Confesseur, luy
promettant, s’il lui plaisoit en ceste
nécessité, le délivrer de mort, que luy
retourné en son pays d’Anjou, ferait
construire une église en son nom, en
laquelle mettroit des prestres, pour faire le
service divin à tous jours mais.
Passato il pericolo e raggiunte le coste
della
Siria, il viaggio fino
a
Gerusalemme
non
abbe
altri
contrattempi. Una volta giunti alla Città
Santa, però, trovarono le porte chiuse, e
Folco fu costretto a sborsare un’ingente
somma per farsele aprire. Come se ciò
non bastasse, le autorità gli dissero che
se voleva avvicinarsi al sepolcro e
venerarlo, avrebbe dovuto prima orinare
sulla croce e sul sepolcro:
Ognuno, nell’attesa della prossima
morte, invocava i santi verso i quali
aveva nutrito sempre un affetto più
particolare. E dato che tra gli altri
(santi) i naviganti con voce flebile e
lamentosa invocavano continuamente
l’aiuto del glorioso monsignor san
Nicola, chiamandolo loro padre
protettore e soccorritore di tutti i
marinai, il conte, nell’udirli, si diede
anch’egli a implorare umilmente l’aiuto
del
benedetto
Confessore,
promettendogli che, se gli fosse piaciuto
nella presente necessità liberarlo dalla
5
Dixerunt
nullo
alio
modo
ad
sepulchrum optatum pervenire posse
nisi super illud et crucem dominicam
mingeret, quod vir prudens, licet invitus
annuit. Quaesita igitur arietes vesica…
albo vino repleta, quin etiam apte inter
eius femora posita est; et comes …
vinum super sepulchrum fudit (Gestes
des comtes d’Anjou, in Spicilège, t. X, p.
463).
Folco accettò dunque le condizioni,
ma riuscì a procurarsi una vescica di
ariete e a riempirla di vino bianco.
Nascosta sotto il vestito, al momento
della venerazione del sepolcro la
premette facendo uscire il vino bianco
quasi fosse urina. E mentre i capi
musulmani sghignazzavano nel vedere
“urinare” sul santo Sepolcro, Folco non
smetteva di baciare il marmo della
tomba e a versare calde lacrime. E il
cronista annotava:
mentre si chinava a baciare la tomba,
Dio volle operare un miracolo: le
lacrime di Folco ammorbidirono la
pietra della tomba ed egli, sentendola
cedere, di nascosto vi diede un morso,
portando via coi denti un prezioso
frammento del sepolcro».
Sulla via del ritorno, in Bitinia moriva
Roberto di Normandia e Folco
raggiungeva
Roma,
dove
uccise
Crescenzo dopo che il papa Sergio IV gli
ebbe garantito l’assoluzione. Anzi, il
papa volle addirittura accompagnarlo
fuori città quando ripartì.
NB.
Questo punto della storia è molto
controverso. C’è chi lo considera pura invenzione
chi ne sposta la data (dal 1011 al 1036), e quindi i
protagonisti (il papa non sarebbe Sergio IV ma
Benedetto IX). La difficoltà nasce dal fatto che
Crescenzo morì nel 1012 e non nel 1011, quando
Folco tornò in Francia.
A parte i riferimenti miracolistici, il
cronista non si sbaglia sulla crudeltà dei
musulmani nell’umiliare i pellegrini
cristiani.
Al-Hakim, il “califfo pazzo”
Il califfo Al-Hakim (985-1021), che
molti storici occidentali, allo scopo di
sostenere
l’assurda
tesi
della
tolleranza musulmana nei Luoghi
Santi, chiamano “il califfo pazzo”
(dimenticando che per la storiografia
musulmana è un grande uomo di Dio)
distrusse centinaia di chiese cristiane
compreso il santo Sepolcro.
Questa tesi della tolleranza è
semplicemente infondata. Certo casi
isolati di tolleranza non mancano, come
Omar tra i musulmani e Francesco tra i
cristiani. Ma addurre l’esempio della
Spagna e di Averroé non ha alcun
senso. Infatti Averroé come Mosé
Maimonide furono dei perseguitati. E’
come se io volessi dimostrare la
tolleranza cattolica adducendo il caso di
Erasmo di Rotterdam. Il Medioevo
fu intrinsecamente violento sotto
qualsiasi latitudine.
Se Al-Hakim fu più crudele degli altri
califfi è una dimostrazione in più
dell’attendibilità
sostanziale
del
racconto del pellegrinaggio di Folco III
Nerra.
6
FOLCO NERRA
COSTRUISCE
IL
MONASTERO
SAN NICOLA
AD ANGERS
AL ritorno al suo castello di Angers,
Folco dimenticò la promessa fatta a San
Nicola. Passarono alcuni anni. Una
mattina si svegliò e se ne ricordò. Si
mise perciò alla finestra e spaziò con lo
sguardo per individuare il luogo ove
costruire la chiesa di San Nicola. Ad un
certo punto vide tre colombe che,
volando con dei rametti nel becco
stavano cercando dove costruire il nido.
All’istante decise che avrebbe costruito
la chiesa ove si sarebbero fermate le
colombe.
la cosa come un intervento del demonio
che voleva impedirgli di edificare la
chiesa, Folco si rialzò con un sorriso
beffardo ed esclamò: «Satana, io
intendevo costruire solo una cappella a
S. Nicola, ma ora costruirò un
monastero». Così, verso il 1016, diede
inizio al grande monastero di S. Nicola
di Angers, che fu consacrato il 1°
dicembre 1020.
Nella sua Histoire de FoulquesNerra, comte d’Anjou, suivi de l’Office
du Saint Sépulcre de l’Abbaye de
Beaulieu, Paris – Angers 1874,
Alexandre de Salies riporta le parole di
Folco a Satana traendole da Jehan de
Bourdigné (Chroniques d’Anjou,
1529, f. 68 v):
Par les âmes de Dieu, je voy
bien que c’est le dyable qui me veut
destourber l’oeuvre charitable que j’ay
entreprinse et pour laquelle de présent
me suis mis en chemin. Mais il n’y a
rien gagné; car en l’église que j’ay
entrepins de contruyre et ne avoys
intention de y mettre fors quelque
petite quantité de prestres pour servir
à Dieu; mais en despit de l’ennemy des
humains qui m’a cuydé empeicher, je y
assembleray plusieurs moynes qui
seront nourriz et fondez, pour jour et
nuyt chanter et faire le service de Dieu.
Etang St Nicolas. Incisione del 1840
di F. Huvé. Archivio municipale di
Angers, 3 Fi 346.
Montò a cavallo per ispezionare il
posto. All'improvviso il cavallo con uno
strattone lo disarcionò. Interprentando
7
NB. Nell’ampliamento che ne fa, Jehan de
Bourdigné si lascia prendere la mano e riprende
un falso luogo comune. Dimenticando che
Folco iniziò la costruzione del monastero 71 anni
prima che le reliquie di San Nicola arrivassero a
Bari, parlando delle reliquie del Santo che donò
al monastero, aggiunge imprudentemente: des
reliques de Monsieur Sainct Nicollas lesquelles
il avoit du Bar apportées.
Capitello
dell’antica
abbazia di
San Nicola
di Angers
Nonostante tante donazioni, Folco
doveva essere un patrono invadente, se
il primo abate Baldrico non trovò di
meglio che dileguarsi. Chiamò allora il
giovane monaco Rinaldo, ma questi
preferì l'invito di Goffredo Martello,
potente figlio di Folco. L'episodio si
inseriva in quella «guerra più che civile»
tra padre e figlio, di cui abbiamo parlato.
che si trasmetterà ai nipoti.
FONTI
PER LA STORIA
DI
SAN NICOLA
DI
ANGERS
A differenza di quello di San Nicola di
Poitiers (1047/1049), il Cartulario del
monastero di San Nicola di Angers
(1016/1020) è andato perduto.
Di esso se ne è occupata Yvonne Mailfert,
sia nella Fondation du monastère bénédictin
de Saint Nicolas d’Angers, “Bibliothèque de
l’école des chartes”, 1931, pp. 43-61, che ne Le
premier cartulaire de saint Nicolas
d’Angers (XI-XII siècles). Essai de
restitution precede d’une etude historique,
dans Ecole nationale des chartes, 1931.
A suo avviso, trattasi di una perdita relativa, in
quanto nel corso dei secoli vari autori ne
hanno copiato ampie parti. Importanti copie
di documenti sono riportati tra il XVI e il XVII
secolo da Laurent Le Peletier, sia nel
Breviculus fundationis et series abbatum
Sancti Nicolai Andegavensis, Angers 1616 che
nel De rerum scitu dignissimarum a prima
fundatione
monasterii
sancti
Nicolai
Andegavensis ad hunc usque diem Epitome,
necnon et eiusdem monasterii abbatum
series, Angers 1635.
Altri testi che riportano preziosi documenti e
notizie sono: Marchagay Paul et Mabille,
Chroniques des églises d’Anjou, che sono una
raccolta di varie cronache antiche, fra cui la
Historia sancti Florentii Salmuriensis
che riporta la notizia secondo cui Folco:
monasterium sancti Nicholai e vestigio
lapidis anno MXX° fundavit; William
Dugdale,
Monasticon
Anglicanum,
1655-1673, t. II, p. 1000, contiene il
frammento
Chronique
manuscrite
française de Saint Nicolas d’Angers;
Halphen M. L., Recueil d’Annales Angevins
et vendômoises, 1903 e Le comté d’Anjou au
XI siècle, 1906.
8
Secondo la Mailfert, tra i numerosi
documenti e riferimenti, i testi fondamentali
sono quattro:
1. Miracles de Saint Nicolas.
[Originale XI secolo: perduto. Copia del XII:
Bibl. d’Angers, ms 121 (già 113), ff. 162v-165v;
copia del XII-XIII sec.: Bibl. Nat. Ms lat. 12611,
ff 72-74 (incompleto) e ms lat. 13772, ff. 142-145.
Ed. L. Le Peletier, Breviculum, p. 1; Epitome, p.
1; Bollandisti, Catalogus codicum hagiographicorum Bibl Nat Paris, t. III, pp. 158-162].
Il frammento che era stato inserito
all’inizio del Cartulario originale del
monastero fu scritto da Noël abate di Saint
Nicolas d’Angers (1080-1096) e rivisto da
Joël, abate de la Couture du Mans.
Testo integrale qui a p. 10 (tratto dalla
Mailfert, La fondation,
cit, Pièces
justificatives, 1, p. 54).
2. Carta del 1021/1022.
Originale perduto. Copie del XVIII sec. Bibl. Nat.
Collection de Touraine, vol. II, n. 765; Bibl. Angers,
ms 843, f. 1; ed. Le Peletier, Breviculum, p. 7;
Epitome, p. 7. Migne PL CLV, col 482.
Carta redatta dallo stesso Folco Nerra. Ivi si
parla sia della consacrazione della chiesa di
san Nicola (Ecclesiam… millesimo vigesimo
anno ab incarnatione Domini a domno Praesule
Huberto nomine urbis predictae feci sacrare…)
che della fondazione del monastero: Post
cuius sacrationem, non multo post tempore,
ex monachis sancti Martini Monasterii
maioris nomine Baudricum abbatem
constitui).
Geoffroi Grisegonelle, la sua dedicazione
al 1° dicembre dal vescovo di Angers,
Hubert de Vendöme, il quale autorizza
anche sepolture presso la chiesa.
Anno ab incarnatione Domini millesimo
vigesimo fundatus est locus iste a Fulcone
comite, Goffridi filio cognomento tunica
grisa et dedicatus circa id tempus
kalendas Decembris in honore sancti
Nicholai
archipraesulis,
Hyeronimi
praesbiteri et Lazari dilecti Christi a
praesule Andegavensis civitatis Huberto.
4. Carta di Folco Nerra del 1039
Originale perduto. Copia del XVIII secolo. Bibl.
Nat. Collection de Touraine, vol. II/1 n° 417.
Folco richiama la sua costruzione della
chiesa di san Nicola di Angers:
Ecclesiam
in
prospectu
urbis
Andecavae aedificare decrevi. Ora, al
momento di partire per Gerusalemme
conferma le donazioni. Nell’occasione
ricorda come la partenza del primo
abate Baudry, è seguita dalla fuga del
secondo Renaud (o Regnault che accetta
l’invito di Goffredo Martello, figlio di
Folco a fare l’abate di Vendôme) poco
prima della sua consacrazione. Egli
espelle poi i monaci venuti con Renaud
da Marmoutier sostituendoli con i
monaci di Saint Aubin guidati dal priore
Audoin (Helduin), che viene consacrato
abate l’8 settembre 1036.
3. Notizia del 1032.
Originale perduto. Copia del XVIII secolo Bibl Nat.
Collection de Touraine vol II/1 f. 95, n° 413.
E’ una carta scritta il 6 dicembre 1032, in
cui si parla della fondazione di S. Nicola
nel 1020 da parte di Folco Nerra figlio di
Folco il Rissoso, qui in una miniatura
delle Chroniques de St Denis (British
Library Royal 16 G VI f. 270), fu un
attento committente di storie della
dinastia angioina.
9
“MIRACOLI DI SAN NICOLA”.
Andecavorum
Fulco
comes
famosissimus post rebelles hostium
suorum multocies bello extinctas
barbaries, post rei militaris plura sua
fortia gesta, in quibus contra Deum
graviter offenderat, tandem in se
reversus
penitentiaque
ductus
Iherusalem petiit. Quo dum tenderet
iter suum celerius explicaturus mare
ingreditur. Diebus igitur aliquot,
prosperis usus flabris, veloci iam illuc
propinquabat navigio, cum repente
caelum coepit nubium caligine tetra
obvolvi,
lux
obtenebrari,
tantus
ventorum necnon imbrium fragor
audiri ut omnes qui in illa nave
aderant, mortis timore territi, paene
deficerent. Navis undique quassata
fluctibus prope ima petebat pelagi. Re
tali, tam subita tamque insolita,
praefatus comes vehementer afflictus,
quid dici vel fieri posset in tanto mortis
horrore penitus ignorabat. Hoc tamen
illis solummodo supererat spei suae
confugium divinae pietatis implorare
subsidium. Cumque diutissime hac
ingruente tempestate
quaterentur,
votisque
peractis
Domini
misericordiam precarentur, dictum est
a quibusdam qui simul in navi aderant
in illis esse regionibus quandam
civitatem, Myrream nomine, in qua
erat ecclesia beati et Deo digni almi
pontificis Nicholai, in qua etiam ipse a
Domino antistes electus fuerat, cuius
sanctissimis precibus et meritis, etiam
post peractum vitae huius cursum,
nonnulli in marinis periculis experti
fuerant praesentis interitus effugium.
Quod cum audisset reverendus comes,
sanctum
Domini
confessorem
Nicholaum flagitare coepit, ut suis
sanctis praecibus ei obtineret a Domino
tranquillum et salutarem portum:
“Sancte, inquiens, Nicholae, pie et
pastor
bone,
quem
in
talibus
necessitudinibus pium subventorem
audivimus, pro nobis exora Dominum
qui, si michi tua intercessione optatum
portum concesserit, mox ut ad domum
propriam urbemque fuero regressum
monasterium tibi construam, in quo
Deo tibique servientes mittam. Haec ubi
peroravit, illico fida redit tranquillitas
nubium ventorumque necnon imbrium
discussa caligine. Obtento igitur
prospero ut ipse optabat cursu, ad
sanctum Domini Iherusalem quo
tendebat
felici
pervenit
navigio.
Peractis igitur devotis prout potuit
orationibus per sancta loca in quibus
Dominus
noster
Iesus
Christus
secundum carnem cum hominibus est
conversatus, ad urbem Andecavam
reversus, hic, in honore sancti Nicholai,
monasterium fundavit atque in ipso de
sanctis reliquiis dicti beati Nicholai
portionem
quandam
venerabiliter
posuit, praeficiens loco abbatem,
nomine Baldricum, qui, postmodum
vitam eligens solitariam, inde secessit
in heremum. Non multo post prefatus
comes,
ad
destinatum
finem
propinquans atque sua omnino delere
peccamina volens, Iherusalem iterum
petiit; qui cum inde rediret, in ipso
sanctae peregrinationis officio adhuc
positus, defunctus est atque ad sanctum
sepulchrum Belliloci, in monasterio
quod ipse proprio sumptu construxerat,
tumulatus est… .
Folco Nerra perseguitato
dai fantasmi delle sue
vittime
(Gustavo
Doré,
Storia delle Crociate).
10