Azione A.3 EEE life cycle analysis Guidelines

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Azione A.3 EEE life cycle analysis Guidelines
Azione A.3 EEE life cycle analysis
Guidelines
Prepared by Eng. Rita Gamberini, Prof. Bianca
Rimini, Prof. Anna Maria Ferrari
Date 31/05/2014
Summary
p. 3
Introduzione
Direttiva 2008/98/CE relative ai rifiuti
Direttiva 2012/19/EU sui RAEE – Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche
Estensione sostenibile del ciclo di vita delle AEE – Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche
Case studies in materia di Preparazione al riutilizzo
Centri del riuso vs Centri di preparazione al riutilizzo
Preparazione al riutilizzo di RAEE
Preparazione al riutilizzo di RAEE – Una realtà italiana
Preparazione al riutilizzo di RAEE – Una realtà francese
Conclusioni
Bibliografia
Sitografia
p. 4
p. 4
p. 5
p. 6
p. 8
p. 8
p.10
p.10
p.13
p.17
p.18
p.18
2
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Summary
The first objective of any EU waste policy is recommended to be to minimise the negative effects of the
generation and management of waste on human health and the environment. Waste policy should also aim
at reducing the use of resources and favor the practical application of a waste hierarchy including, in the
order, prevention, preparation for reuse, recovery (however material recycling should be preferred to
energy recovery) and finally disposal.
Directive 2008/98/CE has been introduced in order to harmonise waste policy in Member States, and
particularly in order to clarify key concepts such as the definitions of waste, recovery and disposal, to
strengthen the measures that must be taken in regard to waste prevention, to introduce an approach that
takes into account the whole life-cycle of products and materials and not only the waste phase, and to
focus on reducing the environmental impacts of waste generation and waste management, thereby
strengthening the economic value of waste. Furthermore, the recovery of waste and the use of recovered
materials is encouraged in order to conserve natural resources.
Ad hoc directives have then been defined in specific fields. As concerns WEEE – Waste Electric and
Electronic Equipment, the innovative directive 2012/19/EU has confirmed issues included in directives
preceding it and has promoted new objectives to be reached. In particular, an emphasis on Design for the
Environment principles is traced, as crucial aspects for assuring the sustainability of the reverse chain
related with the treatment of WEEE. Moreover, among available operations for managing WEEE,
preparation for reuse is promoted, as an engine for assuring reuse and consequently preventing WEEE.
Nevertheless, the sustainable implementation of preparing for reuse requires the definition of the
sustainable life cycle extension assuring an improvement of the impact of EEE – Electric and Electronic
Equipment on the environment. In particular, given an initial life cycle of an EEE, its extension avoids the
production of a new product, hence avoiding the use of new raw materials, energy, along with any other
input required (i.e. fuel for transports of components or final items). However, the use of a new lowenergy-consuming apparel is avoided, too. Hence, a trade off among these conflicting aspects should be
optimized. A literature review about sustainable life cycle extensions is traced.
Then, the deliverable is enriched with characteristics of existing national and international well-performing
reverse chains for the treatment of WEEE, with the aim of consolidating main steps, that will be introduced
in the LCA – Life Cycle Assessment study that will be implemented in following actions of the project.
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Introduzione
Gli obiettivi della politica ambientale dell'Unione Europea sono la salvaguardia, la tutela e il miglioramento
della qualità dell'ambiente, la protezione della salute umana e l'uso accorto e razionale delle risorse
naturali. Tali obiettivi sono ribaditi nelle considerazioni che giustificano la emanazione delle principali
direttive inerenti l’ambiente, tra le quali, particolarmente pertinenti al contesto di WEENModels, sono la
Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e la Direttiva 2012/19/EU sui Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed
Elettroniche (RAEE), i cui tratti principali, poiché importanti per la stesura e la comprensione del presente
report, saranno ripresi nel seguito.
Compreso quindi il contesto di riferimento, il presente report traccerà delle linee guida di sviluppo
nell’ambito della gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche che pongono le proprie
basi su risultati che la ricerca scientifica e la buona pratica industriale hanno consolidato.
Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti
La Direttiva 2008/98/CE nasce dopo un lungo dibattito in merito alla definizione del concetto del rifiuto e
delle migliori modalità per il suo trattamento. Nasce infatti con l’obiettivo di chiarire concetti chiave quali le
definizioni di rifiuto, recupero e smaltimento, al fine di promuovere la prevenzione del rifiuto, nonché un
approccio gestionale basato sullo studio del ciclo di vita di materiali e prodotti, anziché considerare la sola
fase in cui questi diventano rifiuti. Obiettivo della direttiva è promuovere il concetto del valore del rifiuto
nonché della necessità di ridurre gli impatti sull’ambiente anche per tutte le attività che caratterizzano il
periodo successivo alla conversione di prodotti e materiali in rifiuti. Infine, ma non per importanza, la
direttiva mira a promuovere il riuso di materiali e prodotti generatisi dopo un processo di trattamento di un
rifiuto, invitando peraltro la definizione di obiettivi quantitativi da raggiungere.
In dettaglio, viene definito rifiuto “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia
l’intenzione o l’obbligo di disfarsi”.
Per il suo trattamento, è indicata una gerarchia di misure, da applicare secondo l’ordine di priorità,
all’interno degli Stati Membri:





Prevenzione;
Preparazione per il riutilizzo;
Riciclaggio;
Recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;
Smaltimento.
Per Prevenzione si intende l’insieme di azioni che si possono intraprendere prima che un prodotto o un
materiale diventi un rifiuto consentendo cosi la riduzione della quantità di rifiuti prodotti e degli impatti
sull’ambiente e sulla salute umana, nonché il contenuto di sostanze pericolose nei materiali e nei prodotti.
Con Preparazione al riutilizzo si intendono tutte le operazioni di controllo, pulizia e riparazione del rifiuto
che ne permettono un reimpiegato senza bisogno di nessun altro tipo di trattamento.
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Il Riciclaggio consente il recupero di materiali o sostanze, dai rifiuti, che verranno riutilizzati per la loro
funzione originaria o per altri scopi.
Per Recupero si vogliono intendere tutte le operazioni che permettono l’utilizzo di rifiuti al posto di altri
materiali per assolvere una particolare funzione. Un’ esempio importante è l’ utilizzo dei rifiuti come
combustibile per la produzione di energia.
Nell’ultima posizione della gerarchia da seguire per il trattamento dei rifiuti è presente lo Smaltimento che
consiste in un’ insieme di operazioni come: Deposito in discariche, Lagunaggio, Seppellimento nel
sottosuolo marino.
Nell’applicare questa gerarchia, gli Stati membri, devono adottare misure che favoriscono le opzioni che
danno il miglior risultato ambientale complessivo, analizzando l’intero ciclo di vita dei prodotti. Devono
inoltre garantire che la gestione dei rifiuti non metta a rischio la salute umana e non comprometta
l’ambiente. In questa ottica cittadini, amministratori, aziende e gestori ambientali sono chiamati a mettere
in campo azioni volte innanzitutto a prevenire la produzione di rifiuto e in seconda battuta a potenziare la
pratica del riuso. La Direttiva europea, infatti, inserisce la “preparazione per il riutilizzo” al secondo posto
nella gerarchia di gestione dei rifiuti, dopo la prevenzione e prima del riciclaggio.
La Direttiva 2008/98/CE, poi, definisce il concetto della Responsabilità estesa del produttore, rendendolo
così il primo interessato alla politica di prevenzione e riutilizzo. Il produttore, infatti, diventa il responsabile
della organizzazione di sistemi di raccolta dei propri prodotti dismessi dagli utilizzatori finali, al fine di
trasportarli ad impianti idonei per il trattamento selezionato. Il produttore diventa inoltre colui che
sostiene i costi della filiera del trattamento implementata, pur avendo la facoltà di stabilire se farli ricadere
sull’utente finale stesso o no.
Direttiva 2012/19/EU sui RAEE – Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche
Essa integra la Direttiva 2008/98/CE nel settore del trattamento dei RAEE – Rifiuti di Apparecchiature
Elettriche ed Elettroniche. Oltre ad assimilarne i principali concetti, quali la gerarchia di gestione dei rifiuti e
la responsabilità estesa del produttore, la Direttiva 2012/19/EU si fa promotrice della progettazione
ecocompatibile, volta ad agevolare il riutilizzo, la soppressione e il recupero dei RAEE fin dalla fase di
progettazione, che si dimostra così una fase cruciale per la gestione ottimale dell’intero ciclo di vita. La
raccolta, lo stoccaggio, il trasporto, il trattamento e il riciclaggio dei RAEE, nonché la loro preparazione per il
riutilizzo devono infatti essere effettuati secondo un approccio basato sulla protezione dell'ambiente e
della salute umana nonché sulla preservazione delle materie prime. Mediante il recupero delle risorse di
valore contenute nelle AEE – Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche si assicura infatti un migliore
approvvigionamento di materie prime nell'Unione.
Particolare enfasi è posta all’interno della Direttiva 2012/19/EU al tema del riuso e, quindi, alle attività ad
esso connesse, quali la preparazione al riutilizzo, la prevenzione, intesa come diretta conseguenza della
pratica del riuso, e il riciclaggio dei materiali, a cui è però più volte assegnato un ruolo residuale.
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Si incoraggiano infatti gli impianti o i centri di raccolta a prevedere, prima di ogni ulteriore trasferimento, la
separazione tra i RAEE da preparare per il riutilizzo e i RAEE da destinare al riciclaggio o allo smaltimento. A
tal fine, si invita la concessione dell'accesso al personale dei centri di riutilizzo alla zona in cui tale
smistamento avviene.
Ulteriore novità della Direttiva 2012/19/EU è l’attenzione posta alla gestione dei RAEE di piccole dimensioni
(dimensioni esterne inferiori a 25 cm), per i quali si prevede la raccolta nei negozi, gratuitamente per gli
utilizzatori finali e senza obbligo di acquistare AEE di tipo equivalente.
Estensione sostenibile del ciclo di vita delle AEE – Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche
La maggior durata del ciclo di vita di una AEE è usualmente vissuta come un obiettivo da perseguire, in
quanto evento portatore di benefici quali la minore richiesta di risorse vergini e la minore richiesta di
processi produttivi e di trasporto, che solitamente implicano il consumo di input quali acqua ed energia,
producendo peraltro scarti ed emissioni. Tuttavia, l’estensione del ciclo di vita di una AEE, che, per
definizione, è una apparecchiatura che richiede l’uso di energia elettrica, può comportare il prolungamento
dell’uso di una prodotto poco efficiente in termini di tassi di consumo. In tali casi, la sostituzione della AEE
datata con una di nuova generazione a basso consumo energetico può comportare dei vantaggi per
l’ambiente e la salute umana, anche nel caso in cui la sostituzione avvenga quando la AEE è ancora
funzionante. L’analisi del trade off emergente in queste situazioni è argomento di recenti ricerche, nel
seguito revisionate (vedi tabella 1), al fine di fornire delle linee guida per i ricercatori e gli operatori
interessati al tema della prevenzione dei RAEE e, quindi, dell’uso sostenibile delle AEE. L’unica strada
percorribile, infatti, allo stato attuale è l‘analisi della letteratura o di case studies virtuosi riscontrati nella
pratica industriale. Uno standard legislativo o di qualità non è attualmente in vigore.
Un contributo al tema è fornito da Ardente e Mathieux (in press). Gli autori, valutando l’impatto generato
lungo l’intero ciclo di vita, confrontano due scenari alternativi: l’uso di una apparecchiatura datata e la sua
sostituzione dopo n anni con una nuova maggiormente performante in termini di consumi energetici.
Aumentando progressivamente il valore di n, essi rilevano la vita utile consigliata al fine di garantire un
impatto positivo sull’ambiente e sulla salute umana. L’approccio proposto è poi applicato al caso di una
lavatrice. Fatte salve le considerazioni fortemente connesse alle caratteristiche intrinseche del prodotto, gli
autori valutano una vita sostenibile di 11,4 anni e gli effetti di una possibile estensione nel range [1, 4] anni.
Tale valutazione è effettuata seguendo le indicazioni fornite da ISO (2012): “for long-lived products, such as
refrigerators with lifetimes of 10 or 20 years, technology development may be a factor that cannot be
disregarded. One refrigerator with a lifetime of 20 years cannot simply be compared to two successive,
present-day refrigerators with a lifetime of 10 years. The refrigerators available 10 years from now are
certain to be more energy efficient (i.e. lower energy input per functional unit) than the present”. Pertanto,
un dato rilevante per lo studio LCA in grado di valutare la vita utile sostenibile delle diverse AEE è
l’andamento della riduzione dei consumi delle AEE di nuova generazione.
Un contributo simile è tracciato da Bakker et al. (2014). A fronte di una continua riduzione dei cicli di vita
delle AEE, a causa del progresso tecnologico, gli autori suggeriscono invece una estensione del ciclo di vita
utile delle stesse, al fine di non impattare eccessivamente sull’ambiente. In particolare, Bakker et al. (2014)
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Autori (anno)
Linea guida suggerita per la prevenzione della generazione dei RAEE
Ardente e Mathie ux (in
press)
Gli autori studiano il caso delle lavatrici. Pur consapevoli delle differenti
caratteristiche che possono emergere in scenari operativi alternativi rispetto a
quelli studiati, gli autori valutano una vita utile per le lavatrici pari a 11,4 anni.
Successivamente, vengono valutati i vantaggi, in termini di sostenibilità, che
emergono considerando estensioni di vita nel range [1, 4] anni, al variare della
categoria di impatto studiata e delle caratteristiche del prodotto selezionato in
sostituzione.
Bakker et al. (2014)
Gli autori studiano il ciclo di vita esteso di due categorie di RAEE: i frigoriferi e i
computer portatili. A fronte di una riduzione dei cicli di vita data dal progresso
tecnologico, si registra invece la necessità di estendere gli stessi, al fine di non
impattare eccessivamente sull’ambiente. Prendendo in considerazione i dati di
frigoriferi e computer portatili realizzati nel 2011, a cui sono associate degli
orizzonti di vita utile rispettivamente di 14 e 4 anni, gli autori suggeriscono una
estensione a 20 e 7 anni rispettivamente.
ISO (2012)
Il documento suggerisce di valutare scenari alternativi di funzionamento delle
AEE considerando che le AEE di nuova generazione sono caratterizzate da tassi
di consumo energetico che tendono a ridursi. Devono quindi essere inseriti
nello studio del ciclo di vita delle AEE anche modelli che descrivono
l’andamento di tale riduzione delle richieste energetiche, al fine di identificare
l’estensione sostenibile della vita utile.
Feng and Ma (2009)
Gli autori studiano l’impatto ambientale di un televisore e raggiungono
risultati contrastanti in base alla categoria di impatto analizzata. Se si fa
riferimento ai consumi energetici, la fase di uso risulta dominante. Se si fa
riferimento al riscaldamento del globo, alle emissioni o all’impatto sullo strato
di ozono, la fase di produzione risulta a maggiore impatto ambientale.
Park et al. (2006)
Gli autori presentano i risultati di 3 studi LCA realizzati sul ciclo di vita di un
telefono cellulare, mostrando il preponderante effetto della fase di
produzione, a causa dell’approvvigionamento delle materie prime coinvolte.
Choi et al. (2006)
Gli autori evidenziano che estensioni di vita maggiori sono attese per i prodotti
che hanno un elevato impatto ambientale durante la fase di produzione (e
quindi a causa della conseguente supply chain di fornitura). Minori estensioni
invece sono attese per i prodotti con impatto ambientale elevato durante la
fase di uso. Nella prima categoria è possibile inserire i PC.
Williams et al. (2011)
Kim et al. (2001)
Socolof et al. (2005)
Song et al. (2012)
Gli autori effettuano lo studio LCA di un monitor per un PC e evidenziano che
la fase a maggiore impatto ambientale è quella di uso. Ne consegue una forte
attenzione allo studio della estensione del ciclo di vita, che potrebbe
comportare un danno ambientale.
Tabella 1: Linee guida suggerite dalla letteratura per l’uso sostenibile delle AEE
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analizzano in ottica di ciclo di vita computer portatili e frigoriferi, suggerendo per essi una estensione della
vita utile da 4 a 7 e da 14 a 20 anni, rispettivamente.
Innegabilmente, si attende un vantaggio dall’estensione del ciclo di vita soprattutto per i RAEE caratterizzati
da un impatto ambientale elevato durante la fase di produzione e dalla conseguente richiesta di risorse
dalla supply chain connessa. Minori le estensioni di vita attese per i RAEE con elevati impatti durante la fase
di uso (Choi et al. 2006, Williams et al. 2011). I monitor per PC, in particolare quelli a colori (Kim et al. 2001,
Socolof et al. 2005, Song et al. 2012), sono un esempio di RAEE con elevato impatto ambientale durante la
fase di uso. Al contrario, i PC sono esempi di prodotti per cui la fase di produzione è particolarmente
impattante nell’arco del ciclo di vita. Analoghe conclusioni posso essere tracciate per i telefoni cellulari
(Partk et al. 2006), per i quali risulta particolarmente impattante la fase di approvvigionamento delle
materie prime. Per i televisori sono stati raggiunti risultati differenti al variare della categoria di impatto
studiata. In termini di consumi energetici, la fase di uso è dominante. Per quanto concerne categorie di
impatto quali il riscaldamento del globo, le emissioni o l’impatto sullo strato di ozono, la fase di produzione
risulta invece quella caratterizzata dal maggiore impatto (Feng and Ma 2009).
Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria si vuole inserire in questo dibattito
ponendo l’attenzione sullo studio del ciclo di vita delle apparecchiature di piccole dimensioni, finora
trascurate dalla letteratura.
Case studies in materia di Preparazione al riutilizzo
Centri del riuso vs Centri di preparazione al riutilizzo
La Direttiva 2012/19/EU enfatizza la preparazione al riutilizzo come una attività cruciale per garantire il
riuso delle AEE e, quindi, prevenire il loro trattamento in attività di recupero quali il riciclaggio o il recupero
di energia. Si incoraggia, quindi, il coinvolgimento di personale addetto alla preparazione al riutilizzo nella
fase iniziale di selezione dei RAEE, possibilmente prima di effettuare il trasporto degli stessi agli impianti di
trattamento. A tal fine si riporta nel seguito il flusso dei materiali in ingresso e in uscita a un Centro per la
preparazione al riutilizzo, evidenziando le differenze esistenti con i centri del riuso.
I Centri del riuso (vedi figura 1) sono aree strutturate per accogliere beni di seconda mano ancora
utilizzabili. Ad essi i cittadini possono accedere sia per consegnare che per prelevare/acquistare beni.
L’obiettivo di un Centro del riuso è quindi quello di prolungare la vita degli oggetti sottraendoli ai processi
di smaltimento rifiuti. Solitamente, nella struttura è presente personale opportunamente formato capace
di valutare lo stato dell’oggetto conferito e la sua riutilizzabilità. Inoltre, è presente un’organizzazione in
spazi per lo svolgimento delle varie fasi (accettazione e valutazione dei beni, pesa, immagazzinamento,
eventuale riparazione, esposizione e accesso degli utenti). Il conferimento dell’oggetto al Centro del riuso si
configura come una donazione da parte del proprietario. Nel Centro del riuso, quindi, gli oggetti conferiti e
gestiti non sono classificati come rifiuti. I flussi in ingresso sono garantiti da cittadini sensibili al tema del
riuso. L’accettazione degli oggetti è garantita solamente in caso di previsione di una domanda per l’oggetto
stesso. In caso di non accettazione della donazione, l’oggetto rimane al proprietario, che può decidere di
disfarsene immettendolo nella reverse chain per il trattamento dei rifiuti.
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Figura 1: Flussi in ingresso e in uscita che caratterizzano i Centri del riuso
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Figura 2: Flussi in ingresso e in uscita che caratterizzano i Centri di preparazione per il riutilizzo.
La figura 2 mostra invece i flussi in ingresso e in uscita a un Centro per la preparazione al riutilizzo. Si
evidenzia che i flussi in ingresso provengono da uno o più Centri di raccolta, pertanto i flussi in ingresso
sono rappresentati da rifiuti. Le operazioni di igienizzazione e riparazione che avvengono all’interno del
Centro per la preparazione al riutilizzo renderanno poi il rifiuto riutilizzabile secondo la Direttiva europea
2008/98/CE, recepita in Italia dal decreto legge 152/06, in cui si specificano le condizioni di End of waste:
1.
il prodotto preparato al riutilizzo è in grado di offrire effettivamente un utilizzo per determinati
scopi specifici
2.
il prodotto preparato al riutilizzo ha un mercato o una domanda
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3.
il prodotto preparato al riutilizzo soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici cui è destinato e
rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti di nuova generazione
4.
il prodotto preparato al riutilizzo non comportare con il suo utilizzo degli impatti complessivi
negativi sull’ambiente o sulla salute umana.
Il soddisfare i primi due punti garantisce che il materiale possa essere utilizzato piuttosto che eliminato.
Il terzo richiede che la sostanza rimandi ad un utilizzo consentito per legge.
Risulta, infine, necessario verificare quale sia l’effettiva differenza tra l’impatto ambientale causato
dall’utilizzo di un rifiuto e quello di una sostanza analoga ma definibile non–rifiuto. Ciò implica che il
materiale di scarto abbia subito una trasformazione tale per cui ciò che ne deriva non rappresenta più un
rischio per la salute e per l’ambiente.
I Centri di preparazione al riutilizzo devono essere autorizzati al trattamento dei rifiuti. Inoltre, essendo
inseriti nella reverse chain per il trattamento dei rifiuti, sono solitamente caratterizzati da flussi in ingresso
maggiori rispetto ai Centri del riuso, poiché servono sia i cittadini motivati e informati sulle potenzialità del
riuso sia quelli che, semplicemente, si sono avvalsi del sistema di gestione rifiuti.
Preparazione al riutilizzo di RAEE
I Centri per la preparazione al riutilizzo possono gestire qualsiasi bene, diventato rifiuto e assoggettabile a
un processo che, soddisfatti i requisiti di End of waste, ritorni nella condizione di prodotto, non-rifiuto,
svolgendo la propria funzione originale. Esempi di articoli con queste caratteristiche sono i rifiuti
ingombranti (es. materassi, mobili …) o gli abiti usati. Oltre ai RAEE, che ora analizzeremo nel dettaglio.
Sono distinti in 5 tipologie:





R1 – Apparecchiature refrigeranti, per es. frigoriferi, congelatori, apparecchi per il condizionamento
R2 – Grandi bianchi, per es. lavatrici, lavastoviglie, forni a microonde, cucine economiche, ecc.
R3 – TV e monitor, per es. televisori, monitor di computer
R4 – PED CE ITC, apparecchiature illuminanti e altro, per es. aspirapolvere, macchine per cucire, ferri da
stiro, friggitrici, frullatori, computer (unità centrale, mouse, tastiera), stampanti, fax, telefoni cellulari,
videoregistratori, apparecchi radio, plafoniere
R5 – Sorgenti luminose, per es. neon, lampade a risparmio, a vapori di mercurio, sodio, ioduri.
Preparazione al riutilizzo di RAEE – Una realtà Italiana
In Italia, il sistema per la gestione dei RAEE è regolamentato dal D.Lgs. 151/05. In esso operano attualmente
diversi Sistemi collettivi, coordinati dal Centro di Coordinamento RAEE. Gli attori principali (oltre
ovviamente agli impianti di trattamento accreditati) sono gli Enti Locali (che hanno l’obbligo di assicurare ai
cittadini il conferimento gratuito dei RAEE al Centro di raccolta) e la Distribuzione (che ha l’obbligo di ritiro
gratuito con modalità “uno contro uno”, cioè ha l’obbligo di ritiro della AEE non funzionante in seguito
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all’acquisto di una nuova che ne sostituisce la funzione e l’uso. A tale obbligo, come summenzionato, la
Direttiva 2012/19/EU ha aggiunto l’obbligo di ritiro dei piccoli RAEE).
I Sistemi Collettivi, quindi, nati per permettere ai produttori di assolvere collettivamente agli obblighi loro
attribuiti, hanno il compito primario di gestire il trasporto, il recupero ed il trattamento dei RAEE sull'intero
territorio nazionale. I Sistemi Collettivi attualmente attivi in Italia nel settore dei RAEE domestici sono 17
alcuni dei quali specializzati su singoli raggruppamenti altri invece si occupano di gestire più categorie di
prodotto. Sono elencati e brevemente descritti nel seguito.
APIRAEE: nato nel settembre del 2007 è un consorzio volontario e senza fini di lucro, che cerca di aiutare le
piccole e medie imprese a rispettare gli obblighi espressi dalla normativa di riferimento, in termini di
corretto recupero e smaltimento dei RAEE appartenenti ai cinque Raggruppamenti;
CCR: il consorzio ha l’obiettivo fondamentale di evitare la dispersione di sostanze inquinanti nell’ambiente e
massimizzare il recupero dei materiali da inserire nel ciclo produttivo.
COBAT: Consorzio che opera nella raccolta, trattamento e riciclo di rifiuti di pile ed accumulatori e di
apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), di pneumatici fuori uso (PFU) e di moduli fotovoltaici a
fine vita.
ECODOM: costituito dai principali produttori di grandi elettrodomestici, è il sistema collettivo che gestisce,
senza fini di lucro, il trasporto, il trattamento, il riciclo e lo smaltimento degli elettrodomestici giunti a fine
vita. Raggruppamenti: R1, R2, R4
ECOELIT: consorzio nazionale volontario e senza fini di lucro costituito nel 1996 che si occupa sia di RAEE
domestici sia di quelli professionali in tutti i raggruppamenti.
ECOEM: consorzio per la gestione di RAEE domestici e professionali, fondato nel gennaio 2008, ha
principalmente orientato la sua attività al recupero di RAEE domestici e professionali, pile e accumulatori,
moduli fotovoltaici domestici e professionali.
ECOLAMP: consorzio senza scopo di lucro per il recupero e lo smaltimento delle sorgenti luminose e degli
apparecchi di illuminazione. Raggruppamenti interessati: R4, R5.
ECOLIGHT: costituito nel 2004, da 43 aziende, per la raccolta, il recupero e lo smaltimento dei RAEE
domestici e professionali, è il primo sistema collettivo in Italia per numero di consorziati e il secondo per
quantità di immesso. Il consorzio si occupa della raccolta e trattamento dei rifiuti derivanti da tutte le
categorie di RAEE.
ECOPED: consorzio nato nel 2006 senza fine di lucro. Le categorie di rifiuti gestiti sono i rifiuti provenienti
da utenze domestiche e professionali e i rifiuti di accumulatori al piombo provenienti da centri di assistenza
e utilizzatori finali. In particolare, i 400 soci circa sono leader nei seguenti mercati: piccoli elettrodomestici
(circa 80% di market share), apparecchiature sportive e per il tempo libero (circa 70% di market share),
attrezzature per l'hobbistica (circa 20% di market share), pile portatili (circa 25% di market share), batterie
al piombo (circa 20%).
ECOR’IT: consorzio di 600 aziende per il trattamento di tutte le tipologie di RAEE.
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ERP ITALIA: società per la gestione di tutte le tipologie di RAEE e attiva in altri Paesi dell’UE.
ESAgerAEE: Sistema Collettivo che gestisce, per tutto il territorio nazionale, raccolta, trasporto, stoccaggio,
trattamento e smaltimento delle AEE giunte a fine vita e dei Rifiuti di Pile ed Accumulatori (RPA).
PV CYCLE: Consorzio focalizzato alla gestione dei moduli fotovoltaici.
RAECYCLE: oltre 800 aziende, dai piccoli produttori hi-tech regionali fino alle grandi multinazionali
dell’elettronica e dell’informatica, riunite in consorzio senza scopo di lucro per i RAEE professionali (B2B) e
domestici (B2C). Impianti di proprietà con capacità di trattamento autorizzata per tutti i raggruppamenti.
RE.MEDIA: consorzio italiano multifiliera; è tra i principali sistemi collettivi italiani nella gestione ecosostenibile dei RAEE e opera su tutti i prodotti domestici e professionali, compresi i rifiuti di pile e
accumulatori.
RENE AG: fornitore di servizi per compliance management internazionale nel settore delle direttive
2002/96/EU (2012/19/EU) (WEEE), 2006/66/EU (2008/12/EU) (batterie) e 94/62/EG (imballaggio), svolge in
Europa, per i RAEE, richieste di raccolta B2B e B2C in tutte le categorie. Una componente centrale del
servizio è il Riverse Factoring, cioè la contabilizzazione e il finanziamento dei pagamenti con sistemi e
autorità.
RIDOMUS: consorzio per il recupero e lo smaltimento di apparecchiature per il condizionamento:
condizionatori, climatizzatori e deumidificatori di uso domestico. Solo apparecchiature appartenenti al
raggruppamento R1.
Ai Sistemi Collettivi si affiancano anche operatori privati, attivi soprattutto nella gestione di RAEE
professionali.
I Sistemi collettivi, nati in seguito alla emanazione del D.lgs. 151/05, sono principalmente focalizzati sulle
operazioni connesse al riciclaggio. Rare le realtà italiane attive nel settore della preparazione al riutilizzo.
Nel seguito viene descritta una azienda attiva nel Nord Italia che, invece, si occupa di preparazione al
riutilizzo a partire dagli anni ‘80. Non verrà fornito il nominativo per preservarne la privacy (verrà
generalmente denominata Alfa S.r.l.), ma verranno descritti i principali processi che la caratterizzano e che
qui sono quindi riportati come un esempio di buona pratica che può fungere da linea guida alla
implementazione.
Alfa S.r.l. è un’azienda Italiana nata negli anni ’80 e attiva nel settore dell’end-of-life management di
apparecchiature elettriche ed elettroniche. La maggior parte dei prodotti gestiti e ri-avviati all’utilizzo sono
pc e laptop, provenienti da aziende pubbliche e private. In particolare, banche, società di assicurazione,
società di leasing. I clienti sono rappresentati da scuole e aziende in paesi in via di sviluppo.
Il flusso delle operazioni prevede:
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la logistica connessa alla raccolta delle AEE dismesse. In particolare, viene fornito un servizio puntuale e
preciso a livello nazionale (principalmente nel Nord e nel Centro Italia), svolto da operatori formati ed
esperti e da un parco mezzi di proprietà dell’azienda, il quale consente di andare incontro alle esigenze
di smaltimento di piccole, medie e grandi imprese. Un cliente che richiede il servizio concorderà con gli
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operatori dell’azienda la data del ritiro. Questi procederanno poi con la redazione di un report che
consente di raggruppare il maggior numero di filiali o sedi di clienti nella stessa zona, comportando così
al cliente una minore incidenza economica dell’attività di trasporto. Se richiesto viene fornito anche un
servizio di facchinaggio al piano e la preparazione della merce per la spedizione. L’azienda Alfa S.r.l. si
impegna poi a sgomberare e preparare su pallet le apparecchiature obsolete che si possono trovare su
più piani e in più uffici. Una volta terminata la raccolta, la merce sarà pronta per raggiungere i
magazzini centrali di proprietà, in cui avvengono le seguenti operazioni:
lo stoccaggio iniziale, intermedio e finale di prodotti, componenti, materiali ottenuti nelle diverse fasi
del processo di trattamento
la ispezione iniziale dei prodotti, al fine di suddividerli in base alla possibilità di riutilizzo. In particolare
si effettuano check a vari livelli. Il primo è di tipo visivo. Si rilevano rotture, ammaccature, graffi. Segue
una analisi della efficienza funzionale e una analisi della domanda del prodotto e del costo della
rigenerazione
sui prodotti, che in base alle summenzionate considerazione tecniche ed economiche risulta
conveniente l’operazione di rigenerazione, si effettua la cancellazione sicura dei dati personali
la sostituzione di eventuali componenti guasti o prossimi al guasto
la preparazioni dei prodotti di prossima re-immissione sul mercato, nonché la loro pulizia, che consiste
nel disincrostare, sgrassare e pulire l’apparecchio con prodotti chimici
il recupero di componenti in buono stato
la dismissione delle apparecchiature destinate a recupero di materiali agli impianti di trattamento
appositi
lo smaltimento delle parti/componenti non recuperabili
la reimmissione sul mercato dei prodotti in buono stato ottenuti
la reimmissione sul mercato dei componenti in buono stato ottenuti.
Nello studio LCA che seguirà nei prossimi step del progetto WEEENModels verranno valutate tutte queste
operazioni in termini di impatto sull’ambiente e sulla salute umana. Si farà primariamente uso dei dati
forniti dai partner del progetto. Ove assenti, su utilizzeranno banche dati di riferimento o dati rilevati ad
hoc in aziende che seppur non facenti parte del panel dei partners si dimostreranno disponibili alla
collaborazione.
Preparazione al riutilizzo di RAEE – Una realtà francese
Si prende ora in considerazione una federazione francese (denominata Beta, nel seguito, sempre per
ragioni di privacy) di imprese leader nello smaltimento dei RAEE, nata anch’essa negli anni ’80, in
collaborazione con i servizi di assistenza sociale e alcuni negozi di elettrodomestici. Contando oltre 30
impianti, tratta circa 100.000 tonnellate di rifiuti all’anno (il 25% di tutta la raccolta di RAEE sul territorio
francese). Nel sistema sono previsti anche oltre 40 negozi dell’usato dove vengono vendute le
apparecchiature che, dopo aver passato diversi controlli, vengono ritenute idonee al riuso. Il mercato di
riferimento è soprattutto quello gli apparecchi bianchi (frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, cucine a gas ed
elettriche), anche se non mancano i casi in cui vengono preparati al riutilizzo anche televisori, hi-fi e piccoli
elettrodomestici. Le macchine sono tutte vendute con garanzia di un anno. Gli occupati impegnati nel
sistema sono circa 2500.
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All’impegno verso l’ambiente e la salute umana, Beta persegue obiettivi di inclusione sociale, mirando
all’integrazione lavorativa di persone in difficoltà, attraverso la formazione ai mestieri del recupero,
riparazione e rivendita degli elettrodomestici. Si propone inoltre di mettere a disposizione di una clientela a
basso reddito (ma non solo) macchine efficienti, a prezzi abbordabili e con garanzia di un anno.
Le attività realizzate sono molto simili a quelle della italiana azienda Alfa S.r.l., a cui si aggiungono le
caratteristiche di un sistema in cui la preparazione al riutilizzo è una realtà consolidata da anni più che
l’esperienza innovativa di pioneristici imprenditori, come avviene per la situazione italiana. Tali punti di
forza della realtà francese, che verranno elencati nel seguito, rappresentano quindi anche delle linee guida
a cui tendere per lo sviluppo della preparazione al riutilizzo sul territorio italiano:



creazione di accordi con i rivenditori per la raccolta dei prodotti destinati al riutilizzo che, quindi,
devono essere gestiti fin dalle prime fasi di stoccaggio temporaneo (oltre che durante il trasporto) con
particolare accortezza
raccolta di dati in merito al guasto di componenti, al fine di identificare procedure robuste per la
preparazione al riutilizzo, al variare della tipologia e della marca del prodotto destinato alla
rigenerazione
gestione di centri di raccolta, al fine di garantire, come richiesto dalla Direttiva 2012/19/EU, la presenza
di personale addetto alla preparazione al riutilizzo fin dalle prime fasi di selezione, stoccaggio e
trasporto dei RAEE.
La dimensione della federazione Beta, le ha permesso di creare officine dedicate ad hoc alla rigenerazione
di specifiche linee di prodotti con gli innegabili vantaggi di specializzazione che una tale organizzazione
comporta. In tale contesto, caratterizzato dalla esperienza maturata in anni di attività nel settore, ma anche
dalla volontà di inserimento di operatori con svantaggio fisico, psichico o sociale, la federazione Beta ha
messo a punto strumenti ad hoc, per la realizzazione “accompagnata” dei cicli di rigenerazione. Mediante
procedure consolidate e interrogabili mediante touch-screen gli operatori con svantaggio sono seguiti
passo passo.
Beta implementa inoltre le migliori pratiche descritte dalla Specifica tecnica PAS 141: 2011 - Caratteristiche
e implicazioni per lo sviluppo della preparazione al riutilizzo dei RAEE, descritta nel dettaglio nel deliverable
“LCA model”. PAS è l’acronimo di Publicly Available Spe-cification, utilizzato per fare riferimento a un
documento redatto secondo il British Standard model e commissionato a BSI – Bristish Standad Institution
da organizzazioni, associazioni, gruppi che mirano a documentare best practises standardizzate in uno
specifico settore di interesse. La maggiore differenza con le norme esistenti risiede nel fatto che mentre un
British standard richiede il consenso di tutti gli stakeholders, una PAS invita la formulazione di commenti sul
testo, ma non si impegna a concretizzarli. Inoltre, lo sviluppo di una PAS non può entrare in conflitto con
aspetti di standard formalmente accettati e in essere, nonché aspetti cogenti. Al contrario, i British
standards possono essere inclusi in processi di sostituzione di standards esistenti. PAS 141: 2011 invita alla
creazione di un data base contenente tutte le operazioni che ogni articolo rigenerato in azienda ha subito.
All’interno di Beta viene effettivamente mantenuta una scheda che segue ogni prodotto, finché esso non
termina la riparazione in modo che su di essa vengano segnati tutti gli interventi effettuati e/o consigliati in
base ai risultati dei test funzionali. Verranno inoltre registrati i risultati del controllo finale qualità e i dati
utili per la vendita, quali il prezzo. Si evidenziano alcune caratteristiche del processo di vendita di Beta:
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si propongono prodotti di utilità sociale, che soddisfano un fabbisogno a cui il mercato non
risponde o risponde in modo insufficiente. Gli utenti sono solitamente in difficoltà economica e
sociale; sono utenti a basso reddito, es. famiglie a basso reddito, studenti, giovani coppie, persone
in un momento di difficoltà economica, persone indirizzate dai servizi sociali con risorse molto
limitate, nonchè cittadini sensibili nei confronti della valenza sociale e ambientale della iniziativa
Alfa/Beta
Linea guida suggerita per l’implementazione efficiente di un sistema per la
preparazione al riutilizzo di RAEE
Alfa/Beta
Trattano principalmente rifiuti, implementando di fatto la linea guida tracciata
dalla letteratura secondo la quale il sistema della gestione delle sole donazioni
finisce per recuperare solo una percentuale ridotta di AEE a fine vita
Alfa
Intercettazione dei RAEE professionali, dismessi da banche, società di
assicurazione, società di leasing, aziende … al fine di avviare alla preparazione
al riutilizzo articoli solitamente caratterizzati da un buono stato di
conservazione e solitamente dismessi per favorire l’acquisto di prodotti
tecnicamente più efficienti
Beta
Raccolta: il processo di raccolta inizia nel Centro di raccolta, dove cruciale è la
presenza di operatori già inseriti in aziende appartenenti alla filiera della
preparazione al riutilizzo. In tal modo è possibile garantire una prima selezione
efficiente di prodotti da destinare alla preparazione al riutilizzo. E’ possibile
inoltre applicare buone pratiche per lo stoccaggio temporaneo e il trasporto,
al fine di garantire qualità e integrità dei prodotti da rigenerare
Beta
La gestione dei Centri di raccolta permette inoltre una certa regolarità dei
flussi in ingresso. Ne consegue la possibilità di creare unità operative
specializzate su linee di trattamento dedicate a particolari categorie di AEE,
nonché di dedicare risorse alla messa a punto di procedure operative che
facilitano l’inserimento di personale con svantaggio
Alfa/Beta
Gestione oculata della fase di trasporto al fine di perseguire un contenimento
dei costi
Alfa/Beta
Implementazione di un insieme di procedure operative che, di fatto, riprende
la specifica tecnica PAS 141: 2011
Alfa
Vendita on line dei prodotti/materiali recuperati, con scopo di lucro
Beta
Vendita al dettaglio in negozi di proprietà della federazione dei prodotti
preparati per il riutilizzo e vendita ad impianti specializzati dei materiali
recuperati. Il tutto senza fini di lucro, ma con lo scopo di creare occupazione e
accesso alle AEE a fasce deboli della popolazione
Tabella 2: Linee guida suggerite dalla buona pratica industriale nazionale e internazionale al fine di
preparare al riutilizzo AEE
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

prezzo nettamente inferiore rispetto a quello dei prodotti nuovi equivalenti e offerta condizionata
in base alle situazioni dei clienti
pubblicità: Beta non effettua pubblicità commerciale. Lo scopo non è acquisire clienti dal circuito
dei prodotti nuovi.
Se ne evincono somiglianze e differenze tra la realtà francese e la realtà italiana. In tabella 2, in particolare,
sono tracciate alcune linee guida per la implementazione efficiente di un sistema volto alla preparazione al
riutilizzo delle AEE, indicando se queste sono tipiche della realtà Alfa e/o Beta.
Si evidenzia l’interrelazione con i Sistemi Collettivi. La pratica francese consolidata della preparazione al
riutilizzo ha permesso all’azienda Beta di occuparsi anche della gestione dei Centri di raccolta con una
conseguente possibilità di attuare fin dal momento del conferimento le migliore pratiche per preservare la
qualità dei RAEE, consentendo quindi uno stoccaggio temporaneo e un trasporto sicuro e di qualità. Tale
abitudine non è al momento consolidata sul territorio italiano, dove la preparazione al riutilizzo ha un
carattere pioneristico e le esperienze sono relegate a poche aziende all’avanguardia a livello internazionale.
Il modo di operare di Beta, reso possibile anche dalle condizioni al contorno, ovviamente, consente di avere
un volume generalmente costante di RAEE, che approvvigiona così costantemente i vari settori della filiera,
permettendo una loro specializzazione e una ottimizzazione in ottica di contenimento dei costi. Al
contrario, la continua ricerca di flussi in ingresso da parte di Alfa S.r.l. ne condiziona l’operatività. Agli
addetti è richiesta forte specializzazione e flessibilità nonché elevato grado di competenza, con
conseguente riduzione della possibilità di inserire personale con svantaggio nel processo.
Entrambe le aziende effettuano una pianificazione oculata del tragitto dei mezzi addetti alla raccolta dei
RAEE, al fine di perseguire un contenimento dei costi.
Simili le procedure di trattamento dei RAEE di Alfa e Beta, che peraltro consolidano quanto indicato nella
summenzionata specifica tecnica PAS 141: 2011. Tale riferimento sarà considerato anche nel presente
progetto e rappresenterà quindi la base per lo studio LCA di competenza della unità di ricerca del
Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria. Maggiori dettagli nella deliverable “LCA model”.
Nel processo di vendita, invece, Alfa S.r.l. e la federazione Beta differiscono profondamente. La prima
vende on line prodotti e materiali pronti al riuso, mentre la federazione Beta vende nei negozi di proprietà
gli articoli pronti per il riutilizzo, peraltro non perseguendo fini di lucro, ma agevolando l’accesso alle AEE a
fasce deboli della popolazione.
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Conclusioni
L’obiettivo primario delle Direttive europee in ambito ambientale è la minimizzazione dell’impatto della
generazione e della gestione dei rifiuti sulla salute umana e sull’ambiente stesso. Si invitano, inoltre, i
produttori di rifiuti a ridurne la generazione, adottando logiche di progettazione ecocompatibile, invitando
pertanto alla immissione sul mercato di prodotti gestibili secondo una gerarchia di attività che include in
primis la prevenzione e a seguire la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio finalizzato al recupero dei
materiali, il recupero energetico e infine lo smaltimento.
Nella presente deliverable sono quindi state prese in considerazione nel dettaglio le due Direttive
2008/98/CE, relativa ai rifiuti e 2012/19/EU, relativa ai RAEE. Fatta salva l’iniziale definizione dell’ambito
applicativo e della nomenclatura di riferimento, le direttive hanno poi posto l’attenzione su temi cruciali
quali la responsabilità estesa del produttore, che diventa il soggetto richiamato a curare l’intero ciclo di vita
del prodotto. In questa logica, tuttavia, il produttore non è supportato né da standard consolidati né da
documenti cogenti. La letteratura, quindi rappresenta un importante riferimento. In essa, recentemente, si
è sviluppato un dibattito in merito alla ottimale estensione di vita delle AEE. Dal confronto tra i diversi
gruppi di ricerca è emerso infatti che, a fronte di un prolungamento del ciclo di vita delle AEE, si possono
registrare effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente legati all’uso di AEE lontane dallo stato
dell’arte, caratterizzate da elevati consumi energetici. Al contrario, apparecchiature di nuova generazione,
pur richiedono il consumo delle risorse connesse al processo produttivo e alla supply chain, garantiscono
poi ridotti consumi, con i conseguenti vantaggi. La ricerca del miglior trade off tra questi aspetti sta via via
interessando nuovi raggruppamenti di AEE.
WEEENModels vuole contribuire a questo dibattito, consolidando le buone pratiche emerse e aggiungendo
un proprio contributo nell’ambito delle AEE di piccole dimensioni, che, attualmente, non rientrano tra
quelle maggiormente trattate negli studi LCA inerenti AEE (Arushanyan et al. 2014).
Nello studio del ciclo di vita delle AEE, WEEENModels mira a rilevare i principali dati disponibili nelle banche
dati scientifiche, al fine di realizzare uno studio LCA di rilevanza internazionale. Mira inoltre a venire in
contatto con realtà operative nel settore del recupero efficiente delle AEE, al fine di consolidarne le
pratiche più performanti. In particolare, nell’ambito della preparazione al riutilizzo dei RAEE, al fine della
reimmissione sul mercato di AEE funzionanti e quindi di prevenire il precoce smaltimento delle stesse,
l’Italia si trova indietro rispetto a realtà quali quella francese, in cui sin dagli anni ottanta i Sistemi collettivi
collaborano con gli addetti alla preparazione al riutilizzo, che gestiscono diversi Centri di raccolta e
contribuiscono con la loro attività anche a perseguire fini di inserimento lavorativo e/o di sostegno a fasce
deboli della popolazione.
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Bibliografia
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method and application. Journal of Cleaner Production, doi 10.1016/j.jclepro.2014.03.049.
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Direttiva 2012/19/EU del Parlamento Europeo e del Consiglio del 4 Luglio 2012 sui rifiuti di apparecchiature
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Sitografia
www.progettoprisca.eu
www.sifor.eu
www.weeenmodels.eu
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