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COPERTINA Un insetto ci sfamerà Per nutrire tutti gli abitanti del pianeta carne e pesce non bastano più. L’ultimo rapporto Fao parla chiaro: l’unica soluzione sarà ricorrere a cavallette, formiche, locuste, lombrichi, anch’essi ricchi di proteine animali. Così, c’è già chi si attrezza per allevarli. di Franca Roiatti 44 Panorama | 4 settembre 2013 2Bw 44-49_Pa37_CoverInsetti.indd 44 27/08/13 18.55 Mangiare un coleottero oggi è ancora un tabù. Ma i nostri figli si abitueranno all’idea? 4 settembre 2013 | Panorama 2Bw 44-49_Pa37_CoverInsetti.indd 45 45 27/08/13 18.55 COPERTINA A « un certo punto, fra il 2013 e il 2014, sulle nostre tavole finirà più pesce allevato che pescato» calcola Janet Larsen, direttore della ricerca all’Earth policy institute, il centro di studi sull’ambiente fondato da Lester Brown. È una buona e una cattiva notizia, dipende da che parte la si guarda. La storia che racconta, tuttavia, è che il mare non basta più a soddisfare la domanda di pesce. «E presto neanche la terra potrebbe bastare per far fronte al crescente consumo di carne, uova, derivati del latte» aggiunge Larsen. Come sfamare i 9,6 miliardi di esseri umani che popoleranno il pianeta nel 2050? Nutrendoci anche di larve, cavallette, grilli, lombrichi, api e tarantole. Insomma scegliendo tra le 1.900 specie di insetti ritenute commestibili. Del resto, come spiega un dettagliatissimo rapporto della Fao, 2 miliardi di persone già lo fanno. Coleotteri e bruchi sono ricchi di proteine e produrli ha un impatto ambientale 100 volte inferiore a quello degli allevamenti di bestiame. Prospettiva che sta risvegliando l’interesse anche di alcuni imprenditori in Europa e negli Stati Uniti. Una soluzione meno bizzarra e assurda di quanto possa apparire, e lo dimostrano due calcoli sul costo dell’attuale sistema alimentare. La domanda di proteine è aumentata di 5 volte nella seconda metà del XX secolo. La produzione di carne di manzo è passata dai 19 milioni di tonnellate all’anno degli anni Cinquanta agli oltre 60 milioni del 2012. Nello llo o stesso periodo la quantità di pesce catturato o 46 in oceani, laghi e fiumi è schizzata da 19 milioni di tonnellate annue a oltre 90. Con effetti devastanti. Molti stock ittici sono al collasso. Il tonno a pinne blu è quasi scomparso dal nord Pacifico, e non è un caso se un raro esemplare da oltre 200 chili è stato venduto all’asta a Tokyo per oltre 1 milione di euro. L’acquacoltura è una risposta, ma con un prezzo troppo alto: nel 2012 almeno 15 milioni di tonnellate di pesce sono stati usati per alimentarne altri più pregiati e adatti ai gusti dei consumatori. L’impennata nel consumo di roast beef, invece, sta rimpicciolendo la foresta amazzonica, convertita in allevamenti per bovini, ed è responsabile di una buona fetta delle emissioni di gas serra. «Tre-quattro miliardi di persone stanno diventando più ricche e mangiano più proteine» ricorda Larsen «ma i terreni per pascoli scarseggiano, i cambiamenti climatici mettono a rischio raccolti e riserve d’acqua. Se non si cambiano i modelli di consumo non sarà possibile garantire cibo a tutto il mondo». Se nel 1975 un cinese mangiava in media 8 chili di carne all’anno, nel 2012 è salito a 52. Il consumo globale di carne nella Repubblica Popolare è il doppio di quello degli Stati Uniti, ma ogni americano mette nel piatto più di 100 chili di hamburger, hot dog e bistecche ogni anno. Cosa accadrebbe se gli abitanti di Pechino o Guangzhou, ma anche Città del Messico o Bangkok, facessero lo stesso? Ecco perché gli insetti, che da secoli (dall’Amazzonia all’Africa, dal Messico alla Thailandia) sono una fonte importante di proteine, sono indicati dalla Fao come una possibile soluzione. Le locuste contengono tra 13 e 28 grammi di proteine ogni 100 grammi di peso, i bachi da seta tra 10 e 17, le chapulines, es, cavallette del mais messicane, arrivano a 48 grammi contro i 26 di un bovino adulto, o i 28 dello sgombro. Non solo: «Molti insetti sono ricchi di ferro e zinco, di cui almeno 1 miliardo di indiani anemici, soprattutto donne e bambini, sono carenti» sottolinea Arnold Van Huis, entomologo all’Università di Wageningen nei Paesi Bassi, tra gli autori dello studio sugli insetti commestibili della Fao. «Gli insetti sono più efficienti nel convertire il cibo in massa corporea, per questo emettono pochissimi gas serra» continua Van Huis, precisando che «quelli in natura non sono sufficienti, e decidere di allevarli in zone temperate come le nostre richiede molta energia». Ma, soprattutto, richiede un balzo culturale: vincere il disgusto che nordamericani ed europei provano all’idea di addentare un grillo o una larva. «Non è un tabù, non ci sono un divieti religiosi o morali alla base di questo atteggiamento» fa notare il francese Jean-Baptiste de Pana- Ecco perché allevare u Bestiame Pesci Insetti Panorama | 4 settembre 2013 2Bw 44-49_Pa37_CoverInsetti.indd 46 27/08/13 18.55 re un coleottero conviene di più PRODUZIONE 300 milioni di tonnellate di carne (63 milioni solo di manzo) prodotte, al mondo, nel 2012. Consumo annuo pro capite di carne al mondo: 50 kg (nei paesi industrializzati 80 kg, negli Stati Uniti anche oltre 100). 1,4 miliardi i bovini di allevamento al mondo (cifra cresciuta del 17% dal 1980); 20 miliardi i polli destinati al consumo umano (cifra cresciuta del 169% dal 1980). 66 milioni di tonnellate di pesce di allevamento (acquacoltura) prodotti al mondo nel 2012, con una crescita annua del 6%. Con la pesca si arriva a una produzione di 128 milioni di tonnellate. Consumo annuo pro capite di pesce al mondo: Fonti: Fao, rapporto Fleischatlas 2013, Worldwatch institute ALIMENTAZIONE 8 kg di cereali o più per produrre 1 kg di carne di manzo (1/3 della produzione alimentare globale è destinata agli animali da allevamento). 1 anno: tempo di maturazione di una mucca d’allevamento (2 anni se al pascolo). 5 kg di mangime (farine di pesce) per produrre 1 kg di carne di salmone in acquacoltura. 12-18 mesi tempo di maturazione di un salmone di allevamento di 2 kg. 17 kg 1.900 circa le specie di insetti di cui si cibano gli esseri umani, soprattutto nei paesi asiatici. I più consumati: coleotteri (31%) , bruchi (18%), api, vespe e formiche (14%), cavallette, locuste e grilli (13%). 1-2 kg di mangime per produrre 1 chilo di carne . Per ottenere 1 chilo di carne di grillo, per esempio, la quantità di mangime consumata è 8 volte minore rispetto a quella di un vitello. IMPATTO SULL’AMBIENTE IM Il 20% di tutti i gas serra proviene dal settore zootecnico. Il 37% delle emissioni di metano viene dalla fermentazione enterica, ossia la digestione del cibo da parte del bestiame (flatulenze). Inoltre, il letame è una delle principali fonti di emissioni di protossido di azoto. Anche il consumo di acqua è molto elevato: 15 mila litri necessari per produrre 1 kg di carne di manzo, 4.800 per 1 kg di carne di maiale. Il 54% dello stock mondiale di pesce marino è sfruttato al limite, il 30% circa è eccessivamente sfruttato (fenomeno dell’overfishing). Solo il 12,7% non è ancora completamente sfruttato. Tra le specie più consumate e quindi più a rischio: tonno, sgombro, pesce spada, aringa, acciuga. Gli allevamenti degli insetti comunemente mangiati (cavallette, grilli, vermi) emettono 10 volte meno gas di quelli degli altri animali. Gli insetti producono 300 volte meno ossido d’azoto (gas serra) e molta meno ammoniaca, inquinante prodotto da maiali e pollame. Infine, possono essere utilizzati per scomporre i rifiuti nei processi di compostaggio. 4 settembre 2013 | Pan Panorama ma 2Bw 44-49_Pa37_CoverInsetti.indd 47 47 27/08/13 18.55 COPERTINA Piatto forte del menù: il baco da seta 1.900 specie di insetti vengono co di Angelo Piemontese Alcuni insetti sono più nutrienti di una bistecca. Forniscono proteine ma anche sali minerali e carboidrati, come spiega a Panorama Furio Brighenti, professore di nutrizione umana all’Università di Parma e presidente della Sinu, Società italiana di nutrizione umana. Quali sono oggi gli insetti commestibili, o che già vengono cucinati? Attualmente nel mondo si mangiano circa 1.900 specie, in ogni fase del loro ciclo vitale: uova, larve, crisalidi e adulti. I più consumati, soprattutto in Oriente, sono cavallette, locuste, grilli, termiti e insetti acquatici. Consapevolmente o no, anche noi ingeriamo insetti: alcuni scarabei rossi sono usati come agenti coloranti in molti alimenti e bevande. Cosa dovremo aspettarci sulle nostre tavole in futuro? Il baco da seta. È ricco di grassi e proteine e, dopo una millenaria tradizione per la produzione della seta, ora la Cina ne sta valorizzando l’esportazione anche come alimento in Occidente. Quali sono gli insetti con il più alto contenuto proteico a parità di peso? Cavallette e locuste contengono fino a 77 grammi di proteine ogni 100, seguono scarafaggi e coleotteri (da 21 a 54), farfalle (da 15 a 60) e infine formiche e api (da 1 a 80). Molto di più della carne, che arriva al massimo a 55. Un recente studio, poi, ha dimostrato che le larve di una specie di falena (la Clanis bilineata) hanno molti amminoacidi, le basi delle proteine, di uova e latte. E sono una risorsa per la nutrizione umana. 48 Quali altre sostanze nutritive contengono? Gli insetti hanno le stesse cellule organiche che servono al nostro organismo, quindi i nutrienti sono gli stessi. Vermi, bruchi e termiti contengono molti grassi, le cavallette un alto ammontare di zinco e ferro. I coleotteri possono fornire fino a 500 chilocalorie ogni 100 grammi (come la carne), e abbondanti sali minerali. Quanti insetti ci vogliono per fare 1 tonnellata di proteine? Se per raggiungere questa quantità c’è bisogno mediamente di tre mucche, per produrre lo stesso ammontare servono 12 milioni e mezzo di api. Altri vantaggi nel fatto di mangiare insetti? Oltre a essere facilmente digeribili, salvaguardano l’ambiente perché convertono l’energia in modo molto efficiente: per produrre l’equivalente calorico di una bistecca i grilli consumano otto volte meno mangime di un vitello. Ciò si traduce in un minor dispendio di acqua e in una riduzione dei gas serra. Ma contengono anche sostanze nocive? Prima di mangiarli bisogna sapere quali insetti hanno tossine velenose che usano per difesa, e selezionare le parti che non ne contengono. Inoltre non vanno consumati così come sono, ma dopo la cottura: un po’ come avviene nel caso dei fagioli, che sono tossici se vengono ingeriti crudi. Altre sostanze nocive, soprattutto selenio e arsenico, possono invece essere accumulate nel loro organismo a causa dell’inquinamento ambientale. Ma basta allevarli in luoghi sicuri e non ci sono problemi. Europa in 23 Americhe in fra paesi sudamericani e stati degli Usa Africa in 11 paesi 36 paesi Aggiungi un grillo a tavola (è meglio di un Bi Valori nutrizionali (in grammi ogni etto di prodotto) Formica Termite Cavalletta Grillo Baco da seta Falena del mopane Coleottero 13,9 14,2 14,3 12,9 9,6 28,2 6,7 2,9 n/d 3,9 5,1 2,3 n/d n/d 5,7 35,5 3,0 1,8 35,5 13,1 47,8 n/d 35,7 41,7 n/d n/d 9,5 75,8 Panorama | 4 settembre 2013 2Bw 44-49_Pa37_CoverInsetti.indd 48 27/08/13 18.55 no consumate in... Asia in 29 paesi paesi Oceania in 14 paesi un Big Mac) ottero /d 3,1 Cimicecocciniglia Tarantola Big Mac PROTEINE 19,8 63 21,7 CARBOIDRATI 2,1 n/d 1,3 FERRO 13,6 n/d 1,9 CALCIO 43,5 n/d 17,4 fieu, autore del libro Les insectes nourriront-ils la planète? (Gli insetti nutriranno il pianeta?). «Questa repulsione deriva probabilmente dall fatto che qui ce ne sono di meno che nelle aree tropicali e spesso vengono associati a sporcizia ia e malattie. La nostra tradizione culinaria ormai ai è molto lontana dall’idea di utilizzare insetti». Eppure c’è chi come Cédric Auriol, 31 anni, dopo aver letto un altro rapporto Fao o sugli insetti, nel 2011 ha arruolato un entomologo e un ingegnere agronomo e ha messo in piedi a Tolosa la Micronutris, allevamento di grilli e tarme della farina per consumo umano. Uno dei primi in Europa. «Quando facciamo conferenze con degustazione, l’80 per cento dei presenti è disposto ad assaggiarli» racconta. «Con una buona informazione è possibile superare le resistenze». La Micronutris quest’anno produrrà 15 tonnellate di insetti. Sul sito si possono acquistare grilli da sgranocchiare, confezioni di macaron agli insetti. «L’idea è venderli in negozi e supermercati» dice Auriol. Per ora i suoi prodotti sono cucinati da David Faure, chef stellato del ristorante Aphrodite di Nizza. «L’interesse dei grandi chef occidentali è fondamentale» afferma Van Huis «soprattutto per spingere nuovamente il consumo di insetti nei paesi in via di sviluppo, dove è in calo a causa di mode occidentali come il junk food». La Fao punta a creare piccole aziende familiari dove allevare insetti di qualità costante e controllata: un modo per incentivare la produzione sostenibile di proteine dove l’aumento del fabbisogno sarà più pronunciato, e favorire la creazione di reddito. La raccolta di chapulines in Messico (utile per salvare i campi di mais dalla loro voracità) può fruttare a una famiglia anche 3 mila dollari. «Gli insetti sono una tradizione culinaria che risale agli aztechi» commenta Daniella Martin, autrice del blog Girlmeetsbug ed entomofaga entusiasta. «La prima volta che ho assaggiato una chapulina non era quello che mi aspettavo, ma mi piacciono le sfide». Nel giro di pochi mesi offriva cartocci di insetti in un baracchino di fronte al Getty museum di Los Angeles. Oggi organizza conferenze e catering. Per una festa di Halloween ha creato mele caramellate con i vermi. «Tutti volevano mettere una foto su Facebook mentre la addentavano» dice. «La curiosità cresce, siamo di fronte a un fenomeno simile al boom del sushi in Occidente». Negli Stati Uniti fioriscono ristoranti, allevamenti di insetti e imprese che cercano soldi con il crowdfunding per produrre barrette energetiche a base di farina di cavallette. Un designer ha inventato il Lepsis, terrario domestico per allevare insetti a scopo culinario. «Ho provato le uova di formica, preferisco quelle di gallina» ammette Luigi Ruggeri, fon- datore con la moglie Giovanna Cadoni della Microvita, azienda alle porte di Bologna che da 20 anni alleva con metodi biologici insetti utili in zootecnia e per la pesca. La Microvita ha fornito le prime degustazioni italiane di insetti e in autunno aprirà uno spazio in azienda dove assaggiare camole del miele, tarme della farina, grilli. «Ma non sarà un ristorante vero e proprio, sarebbe prematuro in Italia» afferma Ruggeri. È d’accordo de Panafieu: «In Europa gli insetti saranno consumati tutt’al più come snack, al pari delle noccioline. Mentre potrebbero diventare una vera alternativa nell’alimentazione degli animali». La ricerca sta studiando come allevare insetti, usando rifiuti organici e letame, da trasformare in cibo per pesci, polli e maiali. La Ue ha stanziato 3 milioni di euro allo scopo. «L’ostacolo restano le leggi» osserva Van Huis. «Dopo mucca pazza le farine animali sono state vietate dall’Ue, dimenticando che ci sono pesci che mangiano insetti e lo fanno anche i polli che razzolano». Jean-Gabriel Levron, fondatore della Ynsect, start-up che alleva coleotteri e ditteri per uso animale, afferma: «Il 75 per cento delle proteine consumate dagli animali in Europa sono importate, per lo più soia ogm. C’è spazio per fonti alternative. Lo sviluppo del settore per l’alimentazione umana, invece, è complicato dalle incertezze normative». In Europa come in Usa mancano leggi che regolano produzione e vendita di larve o grilli per il consumo umano. «Quando iniziai a parlare di insetti commestibili, 13 anni fa, ero uno dei pochi» conclude Van Huis. «Oggi nella sola Università di Wageningen ci sono gruppi di ricerca in più dipartimenti. E il libro Six-legged livestock (Fauna a sei zampe) è stato scaricato 6 milioni di volte». Che la repulsione contro bruchi e cavallette sia alla fine? Del resto le sue fondamenta appaiono davvero fragili, come ricorda Giovanna Cadoni: «Quando mio figlio aveva 1 anno, non voleva nessun cibo tranne il mio latte. Un giorno, mentre mettevamo nei sacchetti le camole del miele per la pesca, ho scoperto con apprensione che le mangiava. Ho provato, allora, a dargli una caramella al miele. Mi ha guardato dicendo: “Ma è morta”». N © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 settembre 2013 | Panorama 2Bw 44-49_Pa37_CoverInsetti.indd 49 49 27/08/13 18.55 COPERTINA Dall’antipasto al dolce, il mio pranzo a base di locuste e api arrostite Una giornalista inglese (superando una certa riluttanza) ha consumato un intero pasto in un ristorante londinese d’avanguardia, dove tutto è a base di insetti. Le sue sensazioni? Probabilmente tornerà. M di Lucy Bannerman In alto a destra, Lucy Bannerman davanti al fagottino di cavallette servito al ristorante Eat Ento, nel sud di Londra. L’idea del locale è di quattro giovani laureati, decisi a cucinare ep presentare insetti in stile gourmet. 50 i sento coraggiosa. Ho sbafato le tartine di bruchi e miele, ho sgranocchiato i grilli e sto per addentare il fagottino di cavallette quando una brocca fumante di brodo di locuste mi blocca dallo stupore. Per un attimo ho dimenticato che sto mangiando degli insetti, esattamente ciò che quattro giovani e brillanti laureati sperano che altri facciano da Eat Ento, la prima incursione britannica nella «cucina raffinata a base d’insetti». Il ristorante pop-up, appena aperto a sud di Londra, è la prima fase di un progetto più ampio finalizzato a modificare le abitudini alimentari del paese. Nonostante tutte le persuasive argomentazioni sul fatto che gli insetti siano più nutrienti, sostenibili ed ecologici rispetto alla carne e al pollame, e alle grandi industrie di produzione che emettono gas e sperperano risorse, anche l’idea ecologica più brillante non conterà proprio nulla se il solo pensiero di mangiare un verme al forno provoca conati di vomito. Così questi quattro giovani hanno intrapreso il percorso gourmet: meno roba da mangiare proveniente dai cespugli e più stile da ristorante stellato. «Vogliamo che la gente torni per mangiare gli insetti, non che la consideri una sfida per una volta sola» dichiara Aran Dasan, 26 anni, che ha sviluppato l’idea insieme a Jonathan Fraser, 26 anni, Julene Aguirre, 27, e Jacky Chung, 25 (e con l’aiuto di Grey Panorama | 4 settembre 2013 Bw 50-51_Pa37_CoverDue.indd 50 27/08/13 17.43 M Goose Vodka), come parte di un progetto finale nel corso di design, innovazione e progettazione presso il Royal college of art. La loro speranza è aprire un ristorante permanente e un laboratorio alimentare entro due anni. Entro 10 vogliono vedere le larve sugli scaffali della catena di supermercati inglesi Asda. «Si tratta di prendere le persone per mano e incoraggiarle presentando loro belle forme e sapori, nonché abbinamenti positivi» dice Fraser. Fanno paragoni con il sushi, in passato visto con sospetto in Gran Bretagna e diventato oggi un alimento base per il pranzo dell’impiegato medio. E raccontano che le reazioni più positive all’idea di mangiare insetti sono venute dai vegani e dai vegetariani, molti dei quali, come me, rifiutano l’idea di condurre vitellini e agnellini al macello, ma provano meno empatia per uno scampo. Gli insetti sono più ricchi di ferro, zinco e fibre, contengono concentrazioni più alte di grassi insaturi rispetto a una quantità di carne equivalente. Hanno bisogno di molto meno cibo rispetto al bestiame per produrre la medesima quantità di proteine, meno acqua, meno energia e meno spazio. Non solo, gli scienziati ritengono che, se paragonati ai mammiferi e agli uccelli, rappresentino un rischio minore di trasmissione di infezioni al bestiame, alla fauna selvatica e alle persone. L’équipe non è in cerca di insetti selvatici: il loro fornitore per il Regno Unito è la Live food direct di Sheffield, che alleva 110 mila locuste la settimana come prodotto alimentare per animali domestici. «Quando si mangia tutto l’insetto, è importante che il suo apparato digerente sia pulito» aveva iniziato a spiegare Aguirre, ma poi abbiamo convenuto che fosse meglio rinviare quel tipo di conversazione a dopo il pranzo. «La gente pensa che la forza del tabù si rifletterà sul sapore del cibo, però non è così» sostiene Fraser. Ha ragione. Dopo l’antipasto a base di lombrichi, l’anguria ha un aspetto magnifico, con il risotto di bruchi e una grande porzione nera e piccante di grilli tritati, ma è troppo per il mio palato delicato. Forse avrebbe più successo con gli amanti della tapenade di olive nere, dalla quale non differisce poi molto. Avanti con il consommé formato da fagottino di cavallette, tofu scottato, soba noodle e brodo di locuste. «Un sapore molto orientale» suggerisce il maître D. Mark Brown, lo chef: afferma che ci sono voluti 20 minuti per far condensare le locuste. I vermi, afferma, sono migliori se ben fritti e le cavallette hanno un piacevole sapore di agrumi. Ma il suo collega, Shaun Currie, non è convinto dei pâté. «Quando si arriva ai passati, ci vuole un po’ per mangiarli. Si rimane con un colore e un odore insoliti». Il piatto principale del mio pranzo è un medaglione di cavalletta e bruco, dal sapore confortante di carne, come il tipico arrosto della domenica. Mi ricorda l’haggis, neaps and tatties (un insaccato di interiora di pecora con rutabaga e patate). Il dessert si potrebbe descrivere solo come un contenitore da laboratorio con larve di api arrostite. «Si tratta del piatto più impegnativo» avverte Dasan. Cin cin... salute! Con mio grande sollievo, non c’è nulla che possa scoppiare. I corpi delicati, con le bocche annerite, hanno la consistenza dell’uva sultanina nel porridge. Non mi vergogno ad ammettere che è la portata che ho preferito. Un altro morso. Per questo piatto si usano larve di fuco, di cui gli apicoltori biologici si sbarazzano comunque, una volta mature, in quanto attraggono gli acari. Stanno ancora pensando a come chiamare il dessert. «Dobbiamo trovare un’altra parola che voglia dire la stessa cosa» riflette Aguirre. «Il termine larve tende a scoraggiare la gente. Al momento hanno ricette per otto specie diverse, ma ne vogliono elaborare ancora. «Esistono almeno 1.900 specie di insetti commestibili, quindi stiamo solo grattando la superficie. Ci sono ancora così tante cose da imparare» conclude Fraser. N Su Panorama il meglio della stampa internazionale. RICETTE CHE STRISCIANO «Eat-a-bug» è il più noto (forse l’unico) libro di ricette tutte a base di insetti. L’autore è il cuoco e naturalista americano David George Gordon, che da 15 anni trasforma lombrichi, scorpioni, formiche e molto altro in piatti invoglianti, almeno per come si presentano. L’ultima edizione aggiornata è stata pubblicata lo scorso luglio negli Stati Uniti. (traduzione studio Brindani) © The Times 4 settembre 2013 | Panorama Bw 50-51_Pa37_CoverDue.indd 51 51 27/08/13 17.43