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la Repubblica
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DOSSIER
MARTEDÌ 28 GIUGNO 2011
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@
MARTEDÌ 28 GIUGNO 2011
Guardare oltre, sperimentare senza
confini: le fonti energetiche
del domani richiedono ai ricercatori
un nuovo approccio, ma i risultati
saranno straordinari. Viaggio
immaginario nel mondo
dei carburanti che verranno
PER SAPERNE DI PIÙ
www.greenpeace.org
www.legambiente.it
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Il caso
Biocarburante fatto in casa
l’ultima moda dell’Inghilterra
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA
tanco dei continui aumenti del prezzo della
benzina, un giorno James Morfee, ingegnere
britannico di 26 anni, ha deciso
di fare da solo. Ha cominciato a
collezionare da pub e ristoranti
gli scarti di olio vegetale per cucina. Si è procurato un marchingegno per convertire l’olio da cucina in biocarburante. E ben presto ha potuto far funzionare la
sua vecchia Volvo con un “biodiesel” che gli costa appena 40
pence al litro (circa mezzo euro),
invece di una sterlina e 30 al litro
(più di un euro e mezzo) per un litro di diesel dal benzinaio. Da allora è trascorso quasi un anno e
ora Morfee ha messo in piedi una
mini-industria energetica faida-te. Ha una rete di esercizi
pubblici che gli forniscono olio
vegetale, ha risparmiato centinaia di sterline per sé e sta pensando di proporre e vendere lo
stesso tipo di carburante a
chiunque sia interessato.
Non è il solo. In Gran Bretagna
farsi il biodiesel in casa è diventata l’ultima moda, complici i
continui aumenti del prezzo del
carburante e il crescente allarme
ecologico per l’inquinamento
dell’atmosfera. Ci sono gli eccessi, come quegli automobilisti
che versano direttamente olio
S
Il
metano
che viene
dal
vento
FABIO ORECCHINI
isogna prendere un
elicottero, indossare
una tuta termica che
permetta la sopravvivenza in acqua in caso di emergenza e volare a centoventi
chilometri dalla costa in mezzo al Mare del Nord per capire
B
AUTO E CASA
Nel progettare
l’approvvigionamento
energetico necessario ad una
famiglia, diventa fondamentale
considerare automobile e casa
in una sola struttura
come il vento possa andare a
finire nel serbatoio delle future Audi a metano.
La voglia di nuovi combustibili, ricavabili da fonti rinnovabili e pulite per definizione, sta
spingendo la tecnica dove soltanto pochi sognatori avrebbero osato immaginare fino a
La sfida sta tutta
nel fornire energia
senza intaccare
gli equilibri
naturali
pochi anni fa. La nuova proposta targata Audi è affascinante.
Si tratta infatti di produrre metano direttamente dal vento
che soffia abbondante a largo
delle coste tedesche. Il nuovo
carburante viene chiamato egas, per evidenziare la sua produzione con energia elettrica,
ed è il pilastro portante della
strategia annunciata dall’Audi
per fornire mobilità senza intaccare gli equilibri naturali.
Il viaggio in elicottero per
andare all’origine dell’intero
ciclo di produzione dell’e-gas
dura tre quarti d’ora abbondanti sopra la monotonia delle
acque non esattamente cri-
stalline del Mare del Nord, tanto per ribadire l’urgenza di un
cambio di comportamenti da
parte dell’uomo, poi riserva
una vista che spalanca le porte
ad una nuova era energetica.
Là dove soltanto le navi merci
e le petroliere possono scorgerle da lontano, stanno nascendo centinaia di pale eoliche piantate con tecniche rivoluzionarie direttamente in
mezzo all’acqua. Si tratta di almeno 2.500 Megawatt di centrali eoliche, capaci di generare la stessa quantità di elettricità prodotta da quattro impianti nucleari, tanto per avere un’idea delle quantità di risorse sfruttabili, senza
produrre nemmeno un grammo di scorie radioattive. Da lì,
l’elettricità viene trasportata
sulla terra ferma da un cavo ad
alta tensione, quindi immessa
nella rete elettrica tedesca.
Il vento però non ha sempre
la stessa intensità e spesso la
produzione di elettricità è in
esubero rispetto alle richieste
della rete. Proprio in queste fasi entra in gioco la tecnologia in
via di sperimentazione, perché l’elettricità in surplus viene utilizzata per produrre
idrogeno grazie a processi di
elettrolisi, che scindono l’acqua in ossigeno ed idrogeno,
che viene a sua volta usato per
produrre metano, grazie all’aggiunta di anidride carbonica in un processo di metanazione.
Senza il consumo di una
goccia di petrolio, né la produzione di alcuna scoria radioattiva si ottengono così ben tre
vettori energetici, da usare al-
l’occorrenza. L’elettricità può
caricare direttamente le auto
elettriche, man mano che si
diffondono, l’idrogeno può
andare all’interno delle auto a
celle a combustibile, oppure
fin da subito l’e-gas può fare il
pieno alla auto a metano.
Secondo i calcoli dell’Audi,
l’impianto pilota che sarà avviato già a luglio a Werlte in
Bassa Sassonia, sarà in grado
con lo sfruttamento dell’energia di quattro generatori eolici
del Mare del Nord, di fare il pieno a 2.500 auto, cioè a mille Audi E-tron elettriche e 1500 Audi A3 Tcng a gas naturale, modello turbo a metano che sarà
lanciato sul mercato dal marchio nel 2013.
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La curiosità
PIERO CAMPANI
amminare per la
città colpiti dal profumo di arancia, anche se nelle vicinanze non esiste alcun agrumeto. Da dove arriva? Dalle
gomme. A lanciare i pneumatici alla buccia di arance è
stata la giapponese Yokohama che, nel contesto del
massimo rispetto ambientale, è riuscita a mettere a punto una mescola nella quale gli
oli essenziali, derivati del petrolio, altamente inquinanti
e non riciclabili, sono stati
sostituiti da sostanze rinno-
C
Pneumatici all’arancia
idea “made in Japan”
vabili derivate dagli agrumi.
La nuova copertura, identificata
dal
marchio
BluEarth, sfrutta un pacchetto di tecnologie inedite: «La
mescola Super Nano Power
— afferma Claudio Galeazzi,
direttore commerciale della
filiale italiana — in cui alla
gomma naturale viene ag-
giunto olio di buccia d’arancia (che la rende più flessibile facilitando il rilascio di calore), è un compromesso eccellente tra rispetto dell’ambiente, scorrevolezza e grip.
Oggi il costo della produzione su cui grava anche la ricerca risulta più elevato rispetto
a un prodotto tradizionale di
circa il 25%, ma le economie
di scala ridurranno ben presto il gap».
Il nuovo pneumatico, già
utilizzato in Giappone per il
primo equipaggiamento di
vetture ibride come Toyota
Prius e Honda Insight è per il
momento disponibile in sole
tre misure (185-195-215) che
saliranno ben presto a 12
«per coprire tutte le misure
più diffuse dai 14 ai 17 pollici», specifica Galeazzi.
Il nuovo BluEarth , composto all’80% da materiali rinnovabili come l’olio estratto
dalla buccia di agrumi, di
produzione brasiliana, e dalla gomma naturale, consente, per quanto dichiara il costruttore, un sensibile risparmio di carburante grazie ad
una riduzione del peso del
17% rispetto al precedente
modello e ad un abbassamento della resistenza aerodinamica del 3,6 per cento.
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Scarti di olio
vegetale da cucina
al posto del gasolio
o un Fuel Pod che
fa la conversione
da cucina nel serbatoio. E anche
i più attenti, coloro che lo trasformano in biocarburante,
hanno sempre qualche timore
che alla lunga l’olio vegetale rovini il motore di una vettura. Ciononostante, sempre più gente ci
fa un pensierino, tant’è che il governo si è adeguato alle abitudini di questa minoranza. Nel
2002, l’ultima volta che la cresci-
ta dei prezzi del petrolio aveva
portato alle stelle quello della
benzina, le autorità pretesero
che chiunque riforniva l’auto
con olio vegetale doveva pagarci
sopra una tassa. Stavolta è diverso: il fisco permette ai cittadini di
“produrre ed usare” 2.500 litri
l’anno di biocarburante o di ogni
altro “carburante sostitutivo”
senza doverci pagare le tasse.
C’è un solo problema: varie
società vendono a privati un Fuel
Pod, un apparecchio per convertire l’olio vegetale in biodiesel.
Ma non costa poco: il prezzo medio è 3.295 sterline più Iva (più di
4 mila euro). È una spesa che si
potrebbe ridurre se vari individui si mettono insieme, acqui-
stano l’apparecchio collettivamente e lo usano in comune. Occorre però saperlo utilizzare e
avere uno spazio appropriato in
cui tenerlo, oltre ad organizzare
la raccolta dell’olio appropriato.
Infatti un conto è ottenere quello scartato dai ristoranti (a 10
pence al litro), un altro sarebbe
acquistare olio vegetale al supermercato, finendo per spendere
lo stesso che facendo il pieno di
diesel a una stazione di servizio.
«Ma l’idea di una macchina che
funziona con olio da cucina è lo
stesso spettacolare», dice l’ingegnere James Morfer, «Anche se ti
viene la tentazioni di cuocerci
dentro le patatine fritte».
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