l`androide del jazz pat metheny

Transcript

l`androide del jazz pat metheny
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UN
PHO TO AWARD
"BEST LIVE PICTURE OF THE LAST DAYS”
- lo scatto più bello degli ultimi live seguiti dai nostri fotografi -
Tom Smith, EDITORS - Torino, 12.04.2010 - pic by Virginia Michetti -
RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB
MAGGIO
WWW.RIVEJAZZCLUB.IT
concerti Jazz and World music alle ore 22.00
Venerdì 7
BRENDAN GALLAGHER & ALDO BETTO
Venerdì 14
AARON TESSER & THE NEW JAZZAFFAIR
Venerdì21
QUARTETTO DESUETO
Venerdì 28
VIBROTRIO..Brotto Vitale Tantino
OSTERIA RIVE _VIA RIVE 14 _CARTIGLIANO - INFO: 348.8265815
SOU
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SOMMARIO
MAGGIO 2010
PAG 2 : “BEST LIVE PICTURE OF THE LAST DAYS”, di Virginia Michetti (Editors)
PAG 6 : “STATE A SENTIRE” di Ilaria Rebecchi (Zero In On, Tempelhof, Nedry)
PAG 7 : “IN BRIT” / brit-rock, di C. Cristofari & M. Peotta (L'Ultima Risata)
PAG 9 : “WILD BEASTS” live report di Marilù Cattaneo
PAG 10 : “ROISIN MURPHY” live report di Emanuela Virago
PAG 15-16-17: “ROCK ICONS – RAMONES”, monografia storica di Ilaria Rebecchi
PAG 20 : “AFTERHOURS” live report di Stefania Brunetta
PAG 22 : “PAT METHENY”, di Denise Zanin
PAG 23 : “Gli Indimenticabili Dimenticati”, di Fox [“Killing Time”]
PAG 25 : “ASSALTI FRRONTALI”, live report di Marco Dalla Stella
PAG 26 : “CARMEN CONSOLI”, live report di Antonio Lo Giudice
PAG 27 : “LUSH RIMBAUD”, intervista di I. Rebecchi
PAG 28-29 : BIGGEST EVENT CALENDAR
PAG 30-31 : “UNDERGROUND MAP” di DjD [ trova il tuo locale preferito ]
PAG 32-33-34-35 : “NIGHTCLUBBING” di S&V [ i migliori locali sostenuti da Sound & Vision! ]
PAG 37 : “KANI”, di Marco Dalla Stella
PAG 37 : “ZERO IN ON”, intervista di Ilaria Rebecchi
PAG 39 : “WISHBONE ASH” di Filippo Leonardi
PAG 42 : “BEDROOM REVOLUTION”, di Sir Taylor (Young Marble Giants)
PAG 43 : “Gli Indimenticabili Dimenticati” di Fox (Grace Slick Manhole)
PAG 45 : “PANIC AT SHINDY FESTIVAL” di DjD
PAG 51 : “DEFTONES” speciale di Michele Lopresti
PAG 54 : “CINE PREVIEW”, di Ilaria Rebecchi (“Sex & Drugs & Rock'n'Roll”)
PAG 54 : “I'm Old & My Moviess Too” – di DjD (“La Decima Vittima”]
PAG 56 : “NOLAC”, intervista di Marco Mantovani
PAG 57 : “THE ISLE OF ART”, di Ambra Rebecchi (“Utopia Matters”)
PAG 58 : “S&V OFFICIAL POINTS” [ il modo più semplice di trovare Sound & Vision nella tua città ]
6
“STATE A SENTIRE” di I. Rebecchi
"We were not there for the beginning”
TEMPELHOF
"Silly Lilly”
ZERO IN ON
"Condor”
NEDRY
Monotreme Rec. 2010
genere: trip hop
web: myspace.com/
nedrymakesmusic
2010
genere: Dark
web: www.myspace.com/
tempelhofband
Anno: 2010
genere: brit rock/ garage
web: myspace.com/zeroinon
Svizzeri, originali, alternativamente indie
e capaci di sperimentare: gli Zero In On
trasudano il nuovo rock che avanza, tra
fascinazioni british e un incedere
massiccio di tessuti sonori che sfociano
nel post punk. Dopo aver coverizzato
niente meno che While My Guitar Gently
Weeps, con grande successo mondiale, e
dopo “Pillow Talk” e “The Oblivion Fair”,
ecco spuntare “Silly Lilly”, un trionfo di
garage rock che smorza l'etichetta pop, e
che si accentua in quella dismessa
vocalità così accalappiante ma diretta in
perfetto accordo con un drumming
incessante in simbiosi con le chitarre
lisergiche.
Si, ricordano gli Strokes, ma sono figli dei
Pixies.
E la riprova è nella title-track: potente,
corale, radiofonica e modestamente e
coraggiosamente inglese.
Divertenti come i Kaiser Chiefs, con
minacce rock e coscienza musicale.
Approvati!
I mantovani Tempelhof trasudano
ipnotismi di un espressionismo
costruttivo di matrice berlinese, tra
incandescenze post rock, fascinazioni
dark wave e un sodalizio azzeccato alla
Brian Eno con l'elettronica nordeuropea.
Il tutto per un album, dal titolo
lunghissimo e spiazzante, che riconduce
ai Bauhaus e a Thom Yorke, nella
costruzione di 10 brani di assoluto pregio
artistico, contemplanti malinconie post
industriali ed alienate, cinematografie
disilluse e chitarre marziali mitigate dal
piano nostalgico.
E se Ten Years After stabilizza dolenti
tastiere e beats strazianti, Frequency è
bellezza ambient, la title-track conclude
l'album in esasperazioni coinvolgenti e
stranianti in inquietudini naufragate, The
Black Calypso affascina per il vortice
elettronico e Alice incendia sobrietà
magnifica ed evanescente.
Il perfetto risultato di due giovani
geniacci della musica che risaltano il
proprio contesto sociale di periferie
piovose ed inverni interminabili.
Favoloso.
VOTO: 8/10
VOTO: 8+/10
Sublimi londinesi doc, i Nedry,
pompatissimi in patria, a ragion veduta,
e già considerati la nuova promessa del
trip-hop e dell'elettronica mondiale,
spuntano fuori con questo “Condor”,
esaltazione forsennata di assonanze
futuristiche e disciplina classicista nella
creazione di spettrali atmosfere a metà
tra il dub, l'indie, l'elettronica e il pop.
Percussioni morbose e sensazionali,
sostengono la voce eterea e
fantasmagorica, tra fascinazioni
modaiole alla Bijork, innovazione e
semplicità uditiva, al punto che a fine
dell'ascolto dell'album c'è da chiedersi
se il trip-hop non l'abbiano inventato
loro. E c'è da rilassarsi.
A42 è trionfante ed ipnotica, Four
Layers Of Pink sublima le suddette
atmosfere dark-electro, tra richiami
animaleschi e un gusto sintetico
idilliaco alla Royksopp, mentre la titletrack è ritmata e sostenuta dalla
sempre tetra vocalità, vincente.
Coinvolgente vortice emozionale in
musica.
manuale.
Forse il punk è morto decenni fa, ma gli
Edible Woman ne leggono il testamento,
rendendolo contemporaneo tra approcci dal
pop all'abrasione sonora.
Eccezionali!
VOTO: 9/10
7
“IN BRIT” di C. Cristofari & M. Peotta
grande libertà interpretativa, e Ross. Non c'è una preferita, va
“L'ULTIMA RISATA” - SPECIALE non
vi è da parte loro nessuno ascoltato tutto e apprezzato per
Partiamo subito da un
presupposto: questo quarto
lavoro in studio della band
marchigiana non è un album
come gli altri. Non è un album
come gli altri loro precedenti, e
non è nemmeno un album con
caratteristiche solite rispetto ad
altri che generalmente
troviamo sugli scaffali dei
negozi di dischi o che si
possono trovare nei selettori
on-line. E' un album complesso,
con una storia ben precisa da
raccontare. L'idea prima, che si
cela dietro queste 13 tracce sta
nel raccontare un film muto
degli anni '20 dal titolo “L'ultima
risata” del regista tedesco F.W.
Murnau uscito nelle sale di
Germania il 23 dicembre 1924.
Questo lavoro pretende di
sonorizzare emozioni che a
quel tempo, per la tecnologia
esistente non potevano essere
udite, ma solo “osservate”
at t rave rs o fo t o gra m m i
esasperati nelle gestualità e
nelle situazioni. Un film dalla
storia triste e decadente, che
comunque propone un Happy
ending, insolito per le
composizioni di Murnau, famoso
alle cronache anche per la prima
regia di “Nosferatu, il vampiro”,
pellicola poi ripresa con
successo nei tardi anni '70. Ne
“L'ultima Risata” il protagonista
è il portiere del Grand Hotel
Atlantic di Berlino ( nome
ripreso per intitolare la prima
traccia), dapprima rispettato e
riverito, e che in secondo tempo,
viene degradato e confinato
dalla direzione a sorvegliare i
gabinetti, situati giù in basso, nel
sottosuolo. Il portiere si sente
crollare il mondo addosso anche
perché l'ambiente in cui vive,
impietosamente lo deride. Ma il
destino, e l'autore sono
benevoli, e grazie ad una eredità
dell'immancabile zio d'America,
il protagonista ritorna
nell'albergo, questa volta, come
ricco cliente. Ora che abbiamo,
un'infarinatura di questa grande
opera, possiamo comprendere
al meglio il lavoro di questi
ragazzi, che per rendere ancora
più vivide e sentite le emozioni
che sa regalare un film muto,
decidono di non utilizzare testi
cantati, bensì lasciano libero
sfogo all'interpretazione
strumentale impreziosendola
con vocalismi sopraffini che
sanno colpire l'ascoltatore. E'
una scelta che centra appieno il
bersaglio. Le parole spesso, nel
tentativo di definire le emozioni,
riescono solamente ad
ingabbiarle, od ancora peggio
sminuirle e filtrarle. In queste 13
canzoni, collegate talvolta tra
loro, c'è solo spazio per una
pretesa di definizione verbale di
tutto quello che durante il film
accade. Ci viene data solo una
linea guida base, un canovaccio
che ritroviamo nei titoli dati alle
canzoni, che raccontano il
percorso psicologico ed emotivo
affrontato dal protagonista, in
ordine cosi disposto: L'Atlantic
Hotel, Ritorno a Casa, Der
Letzte Mann( trad. L'Ultimo
Uomo), La Lettera, La Livrea, Il
Furto, Etere, Il Risveglio, Lo
Sprofondo, La Vergogna,
Comari, Il Pentimento, L'Ultima
Risata. Un ottimo album, che
suona molto RadioHead (nelle
l o ro c o m p o s i z i o n i p i ù
complesse) , talvolta Sigur
quel che sa trasferire
all'ascoltatore durante tutto lo
svolgimento della storia. Anche
non sapendo quel che sta dietro
a questa composizione si
percepisce che un significato
c'è, che una direzione c'è, ed è
ben precisa. Questo è il punto
forte da rimarcare, soprattutto
in un periodo in cui, trovare
identità dignitose dentro a
composizioni musicale risulta
difficile. Un album la cui
preoccupazione principale non
è certo quella di scalare le
classifiche, ma quella di stupire
l'ascoltatore. I Drunken Butterfly,
a mio avviso ci sono arrivati in
pieno.
IMAGO TATTOO
MENTIS
STUDIO
Via Robert Baden Powell 45 Costabissara (Vi)
Tel 0444.971503 Email [email protected]
“Live Report” by Marilù Cattaneo (MI) - Photo by Cecilia Gatto
WILD BEASTS
- CIRCOLO MAGNOLIA, MILANO -
Ooohh, proprio quello che ci
voleva: un concerto equilibrato,
s e n z a u n a s b avat u ra ,
addirittura scenografico.
Sul palco interno aprono i bravi
Iori's Eyes, un gruppo indie
milanese che finalmente sta
avendo il riguardo che si
merita. Sotto il tendone del
Magnolia le luci si abbassano a
un'ora (una volta tanto!)
decente, e nel buio totale
entrano i 4 ragazzi inglesi. Si
d i c eva , u n c o n e r t o
scenografico: le luci basse, con
pochissimi effetti, e con un
incredibile fondo palcoche
richiama il cielo stellato. In
questa atmosfera le loro
canzoni risaltano, la voce
incredibile nella sua estensione
di Hayden Thorpe, quella
profonda di Tom Fleming,
l'interscambiabilità dei due che
si alternano a chitarra, basso e
synth. L'inizio è fulminante: fun
powder plot - this is our lot - all
the king's men. Richiamano
molte suggestioni, i Talkig Heads
in primis. Il concerto presente
una netta predilizine per i brani
del loro secondo lavoro, two
dancers. Le linee di basso si
sentono preponderanti in molti
passaggi, ma non disturbano
mai. A Bologna hanno optato per
una insolita accoppiata con i
these new puritains, come dire,
la solarità non fastidiosa dei
primi contro la cupezza profonda
e intrigante dei secondi, e
questa scelta è stata se non
criticata quantomeno criticabile.
A Milano, invece questi concerti
sono stati "sdoppiati": un po' un
salasso economico ma
9
insomma, una decisione giusta.
Ogni esibizione ah un cuore,
attorno a cui tutto ruota, e qui si
è trattato di two dancers e two
dancers II. Lo capisci, quando
sta per arrivare questo
momento, perchè si crea quella
tensione percepibile anche per
lo spettatore più distratto,
quello che se ne sta in zona
mixer con la birretta in mano,
magari stanco per il lavoro o
preoccupato per il prossimo
esame.Dopo un'ora abbondante
di ottima musica, i bis sono
affidati a hooting & howling e a
empty nest. Tra il pubblico
qualcuno ha scorso Francesco
Bianconi. Vorrei sapere perchè
io no, accidenti.
ARTY PARTY
Vicenza,
28-30 maggio 2010
Musica, fotografia, graffiti, video. Tante realtà diverse fra
loro, che spesso vengono distinte e separate, ma che in
fondo fanno parte di un'unica sfera: l'arte. Arte come
filosofia, arte come stile di vita, arte come divertimento,
arte come festa. Arte o meglio… Arty come Party.
Il 28, 29 e 30 maggio tutto ciò diventerà realtà. Tre i giorni
che vedranno gli artisti dare vita all'Arty Party. Il giorno
dell'inaugurazione, venerdì, apriranno, verso le 18, tutte le
mostre. Dj e vj si esibiranno in coordinato dall'aperitivo,
mentre l'ospite della serata sarà dj Spiller.
(di Giovanni Vasto)
Dopo il grande successo di Tronica tornano i Lazer Sword
(www.myspace.com/lazersword). I due di San Francisco si
apprestano ad invadere i migliori club europa (tra cui il
Fabric di Londra) con il loro micidiale mash-up di rap, electro,
dubstep e grime. Un live set ad altissimo tasso di
improvvisazione da parte di Lando Kal e Low Limit, le due
menti dietro il progetto Lazer Sword. Ad aprire e chiudere la
serata si alterneranno i migliori dj's e producer della scena
vicentina, riuniti sotto il nome di "Homies Beat Squad",
LAZER SWORD
aspettatevi vibrazioni dal futuro a base di hip-hop, dance,
@ Mac Prive'
(ex Jammin) - Vicenza glitch e techno.Tenetevi pronti, sara' come una surfata ai
mille all'ora giu' per la discesa di un vulcano.www.getbeat.it
21.5.2010
h. 22.00
“Live Review” di E.Virago - Pict by SGP 10
ROISIN MURPHY
Impossibile dimenticare pezzi
cult come 'Sing It Back' e 'The
Time Is Now'. I tempi dei Moloko
(che lei stessa definisce 'un
progetto congelato' ma in pochi
crediamo ad un ritorno sulle
scene) sono ormai lontani ma il
15 aprile il nostro incontro con
Roisin Murphy ci ricorda questo
e molto altro. L'appuntamento è
a Milano all'Hangar Bicocca,
location incredibilmente
suggestiva (le avete viste le
quattro torri di Anselm Kiefer
che ci sono al suo interno?
Maestose), allestita a festa in
occasione di un mega party
privato del noto brand di jeans
Replay. Prima di incontrarla ne
sentiamo parecchie sul suo
conto. Qualcuno ci dice che fino
a che non la vede di persona sul
palco non ci crede che arriva.
Che è bizzarra, lunatica e a volte
capricciosa. Che viaggia solo in
business class e dorme in hotel
a 5 stelle. Che quelli della sua
casa discografia hanno rescisso
il contratto perché costava una
follia mandarla in giro a suonare.
Per noi è un'icona fashion, una
musa, e a Milano tutti la
vogliono. Dagli appassionati di
musica ai fashion victim: vogliono
sapere dov'è finita, che programmi
ha, cosa c'è nel suo guardaroba,
cosa indosserà per la sua gig. Ed è
un sogno che diventa realtà
quando abbiamo il piacere di
incontrarla. In giro per Milano
prima, a fare shopping per lei e la
sua bambina, e sul palco di
questa favolosa festa da 2.500
persone dopo. Prima dello show,
seduti nella tranquilla area
backstage lontani dalla folla che
già la chiama a gran voce, ci
racconta che è reduce da una
permanenza in Irlanda, suo paese
di origine, di circa 6 mesi. Lì ha
trascorso l'ultimo periodo della
gravidanza prima di dare alla luce
la sua bimba, Clodagh. Periodo di
riflessione ed insieme di estasi,
dove si è goduta 'il paesaggio
rilassante e la vista delle pecore'.
Parlando di Malcom McLaren è
stato naturale chiedere quale dei
suoi progetti ha preferito.
Risponde i Bow Bow Bow. Come
se non bastasse ci confessa che è
una fan dei Thin Lizzy, suoi
connazionali. L'avreste mai detto?
La neo mamma è pure punk.
Quella sera suona dopo un
energico live degli Hercules and
Love Affair. E a noi rimane il
ricordo di come ha fatto ballare la
folla quella sera, la gente
letteralmente impazzita che
cercava di immortalarla e i tre
bellissimi pezzi che ha cantato
con il suo carisma interpretativo e
l'attitude 'indie-friendly' mentre
mixava.
15
“ROCK ICONS” di I. Rebecchi
RAMONES
I Ramones furono tra i gruppi
più rivoluzionari della storia
del rock e sebbene la loro
carriera non possa essere
effettivamente identificata
nella schiera del punk, di
questo stesso movimento
f u ro n o t ra i m aggi o ri
precursori. La storia della
band newyorkese comincia
nel marzo 1974 quando, per la
prima volta, si esibirono dal
vivo per pochi eletti. Il nome
della band era tratto da uno
p s e u d o n i m o d i Pa u l
McCartney e ogni
c o m p o n e n t e l o aveva
sostituito al proprio vero
cognome. La primissima
formazione era composta di
tre soli membri: inizialmente,
Joey, Johnny e Dee Dee
"Ramone". Poco dopo la
formazione aumenta con
l'arrivo di Tommy "Ramone"
alla batteria e, il 16 agosto 1974,
i Ramones debuttano al
CBGB's, inaugurato l'anno
precedente, collocandosi ben
presto, insieme a Television,
Patti Smith, Blondie, e in
seguito Talking Heads e altri,
tra i più importanti esponenti
di quel piccolo locale di NY che
presto sarebbe diventato il
celebre e pittoresco tempio
della new wave, frequentato
anche da intellettuali ed
esponenti di spicco
dell'undergound newyorkese
come Lou Reed, John Cale e
Andy Warhol. Furono gli inizi di
una lunga carriera che, durata
più di venti anni e travagliata
da alcuni cambiamenti
d'organico, si è
definitivamente conclusa nel
1996, un anno dopo l'uscita di
“Adios Amigos”, quindicesimo
album. Una ricetta semplice,
alla abse della quale c'è
sempre stata la coerenza di
non modificare le linee dello
stile del gruppo, fatte di brani
o re c c h i ab i l i , s e m p l i c i ,
frizzantemente a metà tra
rock'n'roll e proto-garage, con
ballate pop, e qualche cover
ripescta in chiave moderna. E
se oggi i Ramones sono tra le
rock-band più tributate di tutti
i tempi, fino alla recente
compilation-tributo “We're a
Happy Familiy” (2003), che ha
visto la partecipazione di
artisti di fama internazionale
quali, tra gli altri, Eddie Vedder,
Tom Waits, U2, Metallica, Red
Hot Chili Peppers, al nostro
cospetto si prostra la varietà
stilistica che i 4 Ramones
riuscirono a creare a metà
degli anni '70, dando il la a
quel rock minimalista che col
tempo sarebbe pois tato
rielaborato dal punk e dalla
new wave, esaltandone forma
e contenuto. I Ramones
tentarono consapevolmente
di recuperare le radici del rock
che, all'epoca sembrava aver
perso parte della vitalità
originaria dei 50s e 60s; ma, la
volontà di dar vita ad una
qualche novità prese la forma
della messa in discussione dei
valori più condivisi del rock
mainstream, a cominciare
dalla stessa icona della
" ro ck s t a r " : i R a m o n e s
introdussero un "anti-look"
che, esasperando i tratti
d i s t i n t iv i d e l l a s t e s s a
quotidianità, diventò a sua
volta un originale look, fatto di
giubbotti di pelle, t-shirts
aderenti, jeans strappati e
scarpe da tennis, e che
sembrava burlarsi del mondo.
E questa dissacrazione fu
maggiore ancora dal punto di
vista della musica, grazie al
trasporto dellos teso rock in
psicosi realtà tangibili, fatte di
poca musicalità che lasciava
spazio ad una grande apertura
intellettuale atta a
democraticizzare il rock
stesso: loro potevano farlo,
quindi chiunque. Come poi i
Sex Pistols. Ma non era mera
derisione della tecnica
musicale, ma piuttosto un
deliberato rifiuto di un certo
tecnicismo che, nei primi anni
70, diventava fine a se stesso
a discapito della ribelle
s p o n t a n e i t à gi ova n i l e,
dell'immediatezza e del
desiderio di divertire e
divertirsi. Pochi accordi,
chitarra distorta, sezione
ritmica pulsante, pochi
abbellimenti, e a voce
particolare di Joey Ramone. Il
tutto in due minuti a canzone
e con testi deliranti pronti a
confermare il disimpegno
della band verso la serietà di
un vero musicista, tra sole
californiano, trbe giovanili,
amori adolescenziali e
momenti demenziali.
“Ramones”, album d'esordio
uscito nell'aprile 1976, con
"Blitzkrieg Bop", "Beat On The
16
“ROCK ICONS” di I. Rebecchi
brat", "53rd & 3rd", "I Wanna
Be Your Boyfriend" e “Judy Is a
Punk, poco più di mezz'ora di
durata, lascia senza parole
pubblico e critica del tempo:
brillante, essenziale, ed
irriverente, un rock scarnificato
e coinvolgente che non lascia
tempo per riflettere, ma fatto
di canzoni di una società che
va sempre di fretta e in cui
anche la musica non può
essere più quella di una volta,
ma è profondamente immersa
e partecipe di quella vita
metropolitana caotica e
f ra m m e n t at a c h e e s s a
rispecchia e, con sguardo
divertito, esorcizza. Con
“Leave Home” (1977), “Rocket
To Russia” (1977) completava si
consolida il sound della band.
Dopo il concerto al
Roundhouse di Londra il 4
luglio 1976, il primo fuori dagli
States, in cui i quattro
entusiasmano il pubblico
londinese, i Ramones a portare
a Londra quella ventata di
novità grazie alla quale
l'underground di New York
Dolls e Richard Hell, importato
da Malcolm McLaren, e il pubrock londinese, diedero vita a
q u a l c o s a d i ve ra m e n t e
diverso: il punk. In realtà però,
al "punk" per i Ramones non
appartennero mai del tutto e,
forse, quel movimento fu
addirittura un freno alla loro
carriera perché nella loro
musica non c'era spazio per
l'inquietudine autodistruttiva
dei Sex Pistols, per l'impegno
sociale dei Clash o l'atmosfera
alienata e decadente di
Siouxsie e dei Damned. Allo
slogan del "no feelings",
sancito dal titolo di un pezzo
dei Sex Pistols, i Ramones
c o n t rap p o n eva n o s i n
dall'inizio "I wanna be your
boyfriend", in cui si canta di
una "sweet little girl"; al
nichilismo e all'impegno
sociale I Ramones
sostituivano la strafottenza,
all'angoscia esistenziale
un'energia positiva che la loro
musica sembrava emanare,
seppur dissacrante. Inoltre i
q u at t ro n ew yo rke s i
affondavano parte delle
proprie radici anche in
tematiche che il punk
trascurò decisamente, come
le love-songs e le canzoni
strappalacrime adolescenziali
che avevano conquistato i
teens americani tra la fine
degli anni 50 e i primi 60.
Fondamentale menzionare
"Sheena Is a Punk Rocker",
brano energico, divertente,
frizzante, funambolico, e che
elegge i Ramones quali più
genuini rock&rollers dei loro
tempi. "Sheena" resta il brano
più meritatamente celebre di
“Rocket To Russia” ed è anche
uno dei più rappresentativi e
acclamati dell'intera lunga
carriera della formazione,
anche se nell'album non
mancano tracce memorabili
come la trascinante "Cretin
Hop" e "Rockaway Beach”,
mentre "Here Today, Gone
Tomorrow” è un brano più soft
e riflessivo che introduce
anche la malinconia
dell'amore perduto. Oltre
2200 concerti scandirono la
carriera dei Ramones, a
dispetto, invece, dei non
roppo impegnati numeri di
vendite dei dischi. “It's Alive”,
straordinario live album
uscito nel 1979 (e registrato a
Londra, 31 dicembre 1977) ne
sintetizza, ad esempio la
prima fase della storia live.
Con il quarto album, “Road To
Ruin” (1978), che vede l'arrivo
alla batteria dell'ex-Voidoids
Marc Bell, ribattezzato subito
Marky Ramone, il gruppo
crese: mediante alcuni pezzi
più lenti e curati, ma non per
questo meno immediati,
vengono maggiormente
esaltate le mai rinnegate
inclinazioni “pop” della band,
sollevando tuttavia le critiche
di alcuni fans. Oggi il risultato
appare comunque
convincente e brani come
“ D o n 't C o m e C l o s e ” ,
“Questioningly” e la cover di
“Needles And Pins”
arricchiscono il repertorio del
gruppo di nuove sfumature.
Nello stesso 1978, i Ramones
cominciano le riprese per un
film che ha come protagonisti
se stessi, è “Rock 'n' Roll High
School”, cheesce un anno
dopo come l'omonima
colonna sonora... I due album
che seguono, “End Of The
Century” (1980), impreziosito
dalla produzione di Phil
17
“ROCK ICONS” di I. Rebecchi
Spector, e “Pleasant Dreams”
( 1 9 8 1 ) , c o n fe rm a n o l a
direzione “pop”: "Do You
Remember Rock 'n' roll
Radio?" dal primo, "We Want
The Airwaves", The KKK Took
My Baby Away” e la dolce e
struggente "7-11”. Nel corso
degli anni '80, la formazione
alterna momenti di
ripetitività a brillanti lampi
compositivi: come "Daytime
Dilemma", "Howling At The
Moon" e "Chasing The Night"
in “Too Tough To Die” (1984);
"She Belongs To Me", “My
Brain Is Hanging Uspide
Down” e "Something To
Believe In" in “Animal Boy”
(1986); “I Wanna Live” e la
preziosa ballata “Bye Bye
Baby” in “Halfway To Sanity”
(1987). Nel 1989 è la volta di
“Brain Drain”, decimo album,
in cui spicca la presenza di
"Merry Christmas (I Don't
Want To Fight Tonight)" e di
"Pet Semetary", brano
principale della colonna
sonora dell'omonimo film
ispirato al romanzo di
Stephen King, da sempre
grande fan della band
n ew yo rke s e. I l l avo ro
successivo, “Mondo Bizarro”
(1992), nonostante lamenti la
dipartita del bassista Dee
Dee in favore del giovane C.J.
Ramone, in qualche modo
una rivelazione inattesa per
una formazione con ormai
parecchi anni alle spalle: i
Ramones sembrano quasi
ringiovaniti ed equilibrati,
n o n o s t a n t e i re c e n t i
contrasti interni. Degno di
nota è anche il successivo
“Acid Eaters” (1993), coveralbum del repertorio anni 60
(da Bob Dylan a Eric Burdon,
dai Jefferson Airplane ai
Creedence, dagli Stones agli
Who, fino all'immancabile
Brian Wilson). “Adios Amigos”
(1995), l'album che annuncia lo
scioglimento del gruppo, si
apre con una cover il cui titolo
non potrebbe essere più
appropriato: "I Don't Wanna
Grow Up" è l'ultima protesta
del bambino interiore che non
si rassegna, proprio no, a dover
crescere ed affrontare la vita
in modo serio e responsabile;
è una rivendicazione della
volontà di divertirsi senza
pensieri, di giocare con la
musica, di essere giovani…
ancora un'ultima volta.
Quell'ultima volta è il 6 agosto
1996, a Los Angeles: l'ultimo
l ive d e i R a m o n e s, c u i
prendono parte anche Eddie
Vedder, Chris Cornell, Tim
Armstrong e altri, pone fine ad
una lunga carriera di successi,
delusioni commerciali e
grande passione. Il live è
testimoniato in “We're Outta
Here!” (1997). Gli anni che
seguoniranno porteranno solo
lutto, dal 15 aprile 2001,
quando dopo una lunga
battaglia contro un tumore al
sistema linfatico, si spegne
Jo ey R a m o n e, l ' e t e rn o
teenager, lasciando come vero
e p ro p r i o t e s t a m e n t o
spirituale un album da solista,
“Don't Worry About Me”: a
cominciare dalla toccante e
ormai arcinota cover di “What
a Wo n d e r f u l Wo r l d ” ,
passando per "I Got Knocked
Down (But I'll Get Up)" e
l'emblematica title-track, il
suo è un addio coraggioso e
denso di amore per la vita,
lontano anni luce da certi
stereotipi “decadenti” del
rock'n'roll. Esattamente al
contrario, Dee Dee: autore di
molti brani del gruppo e dalla
personalità eccentrica, era
uno che di quegli stereotipi
aveva fatto uno stile di vita;
nel giugno 2002, viene
trovato morto per
un'overdose di eroina così
come, negli anni 70, era
toccato al suo amico e collega
bassista Sid Vicious. Appena
pochi mesi prima della
scomparsa di Dee Dee, i
Ramones erano stati insigniti
dell'ingresso nella Rock'n'roll
Hall Of Fame. Infine, Johnny:
era sempre stato il vero “duro”
del gruppo (ex-marine e di
convinta fede repubblicana) e,
grazie alla sua
determinazione e alla sua
metodicità, era stato colui che
aveva p e rm e s s o a l l a
formazione di sopravvivere
per tanti anni. Insieme a Joey,
era stato l'unico membro
sempre stabile. Nel 1984,
Johnny aveva rischiato la vita
in un incidente: a questo
episodio si riferiva il titolo di
un album del gruppo uscito
quell'anno, “Too Tough To
Die”. Ma nemmeno Johnny era
davvero “troppo duro per
morire”: vent'anni dopo, il 15
settembre 2004, un tumore
porta via anche il granitico
chitarrista inventore del “wall
of sound” del punk.
Disimpegno e proto-punk,
irriverenza e ironia.
MAGGIO 2010
Sabato 01 D.J. Conf + D.J. Cincilla
Venerdi 07 D.J. Conf (Deep house) www.myspace.com/djconf
Sabato 08 D.J. Omar R. (Deep house) www.myspace.com/rdjomar
Venerdì 14 D.J. Omar R (festeggiamo il 14° ANNIVERSARIO)
Sabato 15 D.J. Conf
Venerdì 21 D.J. Omar R.
Sabato 22 D.J. Bruno 19/71 (Tech house)
Venerdì 28 D.J. Omar R.
Sabato 29 D.J. Richy Sixchic (House/House cantata) www.myspace.com/richysixchic
info: www.myspace/touchmeonenight - www.myspace/menageatrois08
“LIVE REVIEW” di S. Brunetta (Vi) - Pict by Valentina Giora
AFTERHOURS
L ive rep o r t a l t a m e n t e
discutibile e innamorato:
astenersi dalla lettura
p e rd i t e m p o e a ri d i .
Duemiladieci.
Granteatro
Padova quando fuori non è
ancora abbastanza caldo da
esser primavera ma nemmeno
troppo freddo da essere
inverno. Seduti su sedie per lo
più vestite da fantasmini neri.
No, non siamo abituati a
vedere seduti immobili nel
silenzio di un applauso che
inizia e mai finisce a
sottolineare la presenza di
Xabier Iriondo sul palco,
chitarrista storico dei nostri
ammutinato qualche anno fa
per seguire progetti personali,
alcuni di gusto davvero
eclettico. Il live inizia con
Manuel che recupera da “Il
meraviglioso Tubetto” un
pezzo e lo legge come un
attore davanti a questo
pubblico misto e
impercettibile, al di sotto di
questo palco lontano. Una
stranezza di corpi uniti
assieme di diversa natura: fan
storici, silenziosi passanti,
inutili curiosi. Certo il prezzo
del biglietto faceva selezione.
Tarantella all'inazione e Tutto
fa un po' male aprono la ferita
d'un concerto nuovo fatto da
una band rivisitata che solo la
presenza di Xabier ci fa sperare
che siam tornati al passato,
maledetti oh noi, nostalgici. E'
tutto un gioco di luci e di
intrecci tra gli archi dei
Gnuquartet, la batteria di
Prette anch'essa malinconica
ma di quella malinconia che
strappa i vestiti ad una donna
bella per lasciarla inerme.
Esplode in uno show luminoso
Musicista contabile facendoci
comprendere che questa
scaletta ci farà sudare, sempre
seduti incollati scomodi su
sedie malconcie travestite
(male) dalle quali ci chiediamo
se l'urlo di razionalità da Posso
avere il tuo deserto più volte
ripetuto, doloroso, non sia lo
specchio del dolore di
quest'anni, andati ormai.
Seconda irruzione Emidio Mimì
Clementi, si lo stesso Mimì
citato in Bye Bye Bombay e le
parole di “Donami una vacanza
di pietra, senza memoria
completa” e a questo punto
non potete chiederci che non
ci assalga il ricordo di Hai paura
del buio. E provo schifo per
l'esser vecchi dentro anche su
senza finestra e desolazione
quando si va a ripescare
davvero nel fondo dei primi
anni di cantato inglese dei
milanesi. Entrate e uscite di
Xabier e di Mimì costellano
tutto il live come se vi fosse un
commistione tra vecchio e
nuovo, una metafora di quello
che è questo concerto:
arrangiamenti rinnovati,
costruzioni iridescenti, parole
d ' a l t ri t e m p i , p e rs o n e
anch'esse pescate dal passato
e si lo sono anch'io, lo siamo
anche noi, lo siete anche Voi.
Tra le maglie vi è anche un
continuo parlato, del reading,
dei racconti delle storie ad
introdurre i pezzi. Manuel, il
20
pianoforte, Xabier, Mimì e
Piccole Iene nell'immaginario
collettivo di chi ti morsica da
sotto, ti toglie la pelle e ride
vedendoti morire perché sei tu
il suo pasto. E' davvero bagnato
Oceano di gomma per chi ne sa
le origini e il trittico successivo
Il paese è reale con Manuel
Agnelli e i Gnuquartet, Punto G
e Varanasy baby introduce ad
un momento intimo dapprima
con Ritorno a casa, racconto
interpretato dell'amore di
Agnelli per la propria residenza
Natale “è solo una stupida
villetta con uno sputo di
giardino, ma sarà la prima cosa
che comprerò, quando sarò
ricco”e poi con uno scambio
emozionante di letture tra
Emidio Clementi e lo stesso
front man degli afterhours
nella dimostrazione d'affetto
tra se stessi, in uno scorcio di
vita reale vissuta. I bis sono tre
e si continua con Pelle, poi la
canzone dedicata alla figlia
Orchi e streghe ed poi di nuovo
Iriondo, Manuel, Clementi e
male in polvere. Ci pare che
tutti gli altri spariscano perché
questi tre riempiono il palco
peggio che il sole accecante, e
ci bruciano gli occhi. La gente
sta male e il mio ruolo
chiudono più di due ore di
concerto intense con una
musicalità lancinante e
d'autore. Una faccia dissimile
per i milanesi che si re
i nve n t a n o p e s c a n d o
nell'antico avVincendo il
presente.
nuovo Bar
CONTRA BARCHE - VI
Live Review by Denise Zanin (VI)
22
METHENY
ASTRA PAT
L'ANDROIDE DEL JAZZ
Tutti i concerti dalle 19 alle 21
Ven 7 - Les Manouches Bohemiens (Swing)
Sab 8 - NDJAKASS FALL (AfroJazz)
Dom 9 - Carlo Atti 4et (Jazz)
Lun 10 - Hommage a Serge Gainsbourg (Jazz)
Mar 11 - Oscar Marchioni Trio (Jazz)
Mer 12 - Quartetto Maledetto (poesia, prosa e musica)
Gio 13 - Nesso G (Jazz)
Sab 15 - Miss Marple Musical Investigations (Nu Jazz)
Dom 16 - Jam Session
STATO DI FESTINA PERMANENTE
Domenica Aperto dalle ore 16.59
Un virtuoso nel suo genere, un
vero genio musicale, uno
scienziato che ha studiato la
musica sin nei suoi più arcani ed
occulti misteri, un vero e proprio
Maestro. Pat Metheny, 56 anni
mascherati da una luminosa
chioma ed un sorriso da
ragazzino. Uno sguardo che
svela tutta l'intimità che
avvolge la singolare relazione
con la chitarra. In tour per
promuovere il suo nuovo
progetto “Orchestrion”, ha fatto
tappa al Palasport di Bolzano lo
scorso 24 Febbraio 2010. Uno
spettacolo quasi intellettuale,
seguito con un clamoroso
silenzio, dovuto perlopiù allo
stupore che ha pervaso i
numerosi spettatori dal
momento della liberazione
d e l l a “ G ra n d e B e s t i a ” .
Accuratamente nascosta da un
enorme telo rosso, la vera e
spettacolare attrazione che Pat
ha astutamente velato per la
prima mezz'ora del suo
concerto, era l'enorme robot
meccanico adibito ad
accompagnatore
polistrumentista. Durante la
serata l'Orchestrion prendeva
lentamente forma attraverso
le note della chitarra di Pat ed i
comandi computerizzati sui
cui agiva direttamente. La
particolarità del marchingegno
s t ava n e l l ' i n d i re t t a
riproduzione dei suoni: il
macchinario elaborato dal
chitarrista non era infatti una
base sonora pre-impostata, ma
un vero e proprio androide che
agiva meccanicamente sugli
strumenti i quali suonavano
realmente, agli ordini del
M a e s t ro M e t h e ny.
"L'Orchestrion era un progetto
che era nella mia mente fin da
ragazzino, quando osservavo
m i o n o n n o, p i a n i s t a ,
armeggiare con più strumenti
nel suo garage" ha raccontato
al pubblico l'emozionato Pat
Metheny. La scaletta ha
toccato vecchi brani come la
deliziosa “Make Peace” e
“Sound of Water” dalla
collaborazione con Mehldau in
“Metheny Mehldau Quartet”,
per poi passare alla serie di
tracce previste dal prgetto
“Orchestrion” (“Expansion”,
“Spirit Of The Air”, “Entry
Point”, “Orchestrion”, …).
Gli indimenticabili, dimenticati by Fox
23
Massacre “Killing Time” (1981)
Non un gruppo ma un progetto
tra i tanti intrapresi a New
York da Fred Frith, qui con la
sezione ritmica dei Material:
Fred Maher alla batteria e Bill
Laswell al basso. Il trio riesce
in questo disco a
rappresentare al meglio il
suono moderno di una
formazione classica della
musica elettrica. Killing Time
è il momento più alto di
creatività nato con l'ultima
vera espressione del rock
moderno più nota come no
wave,che al tempo si era già
quasi estinta. Il suono
metropolitano e le ritmiche
dirompenti, uniti ad un
virtuosismo attento ed un
background conoscitivo non
da pochi riesce a tenere
incollato chiunque all'ascolto,
senza distrazioni, in un
frenetico e dirompente
esempio di nuovo jazz
elettrico e libero. Senza
respiro, così lo potrebbero
avere intitolato, vista la durata
breve dei brani che a volte
sembrano frammenti estratti
da lunghe composizioni, dove in
pochi minuti il trio esprime l'
essenza del suono elettrificato.
Lo si potrebbe anche chiamaree
“elettricità”, perchè qui il suono
elettrico predomina in una
simbiosi con le ritmiche precise,
complesse e veloci impresse da
Fred Maher. E poi ricerca sugli
strumenti, Bill Laswell, da anni
guru del suono basso, sviscera
al massimo e con padronanza
tutte le
proprietà dello
strumento a quattro corde,
includendone i derivati, stick,
basso a 6 corde ecc. Fred Frith
bene si integra nell'aria di New
York, nel ruolo di pittore sonoro
con chitarre di nota firma o
a g g e g gi a u t o c o s t r u i t i
pennellando massicce dosi di
colore anch'esso elettrico.
Ricordo che nel 1981 l' ho eletto
come miglio disco dell'anno, a
riascoltarlo dopo tanti anni non
ha perso nulla, risulta ancora
attuale, una perla sonora dei
nostri tempi, una profezia. Il
seguito di Killing Time fu la
grande fusione con i Golden
Palominos di Anton Fier, da cui
nacque l'indimenticabile primo
album.I Massacre tornarono nel
1998 e pubblicarono altri tre
dischi con Charles Hayward al
p o s t o d i Fr e d M a h e r.
SARTEA
SARTEA
SARTEA
SARTEA
SARTEA
SARTEA
SPECIALE VICENZA
J
orario concerti 19.00/21.00
AZZ
Venerdì 7 DUBLE SEXTET WORKSHOP
sabato 8 LES MANOUCHES
domenica 9 BLUES IN DIFFERENT FORM ,
lunedì 10 GIANLUCA CAROLLO
martedi 11 M.O.F. QUINTET
mercoledì 12 KICCA & INTRIGO
+ Back To Black Dj Set
giovedi 13 HONOLULU BLUES BAND
venerdi 14 THE FAIR
sabato 15 GIBELLINI TAVOLAZZI BEGGIO TRIO
domenica 16 Back To Black Dj Set
domenica 23 "Vero trio nordestino"
venerdi 28 "From disco to disco"
sabato 29 “Anima Caribe "
::::::: entrata gratuita e cosumazione facoltativa :::::::
start open events beginnig 21.30/22.00 - SARTEA - C.so S. Felice e Fortunato - Vicenza
“Live Review”di M. Dalla Stella (VI)
ASSALTI FRONTALI
Pieffe Factory (GO) - 27 Marzo
Premessa: di rap non capisco nulla
e questo è stato il primo (e forse
ultimo) concerto di questo genere
a cui abbia mai assistito. Quella
che segue è pertanto
l'impressione del tutto soggettiva
e personale di un profano. Per
quanto riguarda il mio rapporto
con il rap, infatti, gli Assalti Frontali
rappresentano un'eccezione. Sono
gli unici che mi hanno saputo
coinvolgere grazie a dei testi
intelligenti, mai banali, taglienti e
impegnati, che li hanno resi un
esempio se volete raro di coerenza
e impegno sociale, sempre in
prima linea a denunciare
ingiustizie e ipocrisie nel loro
inconfondibile stile. E' con queste
premesse che giungo quindi alla
Pieffe Factory, in quel di Gorizia. Un
locale minuscolo, privo di barriere
tra pubblico e palco e con una sana
ed innata aria underground,
riempito da un pubblico
estremamente eterogeneo. La
maggior parte sono ragazzi
normalissimi (facendone un mero
discorso di vestiario), ma è bello
vedere fianco a fianco sotto lo
stesso palco rapper vestiti-enormicappellino-storto e punk di vecchia
scuola chiodo&cresta. Segno che
gli Assalti sanno essere band
trasversale, capace di veicolare il
loro messaggio ad una schiera ben
più ampia dei soliti fan della prima
ora. L'ambiente è piacevolmente
informale e quando Militant A sale
sul palco con la sua crew sembra di
26
essere davanti ad un concerto di metà in versione-Gelmini), "Zero
quattro amici delle superiori Tolleranza" ma anche "Batti il tuo
piuttosto che di una delle più
influenti band rap italiane
dell'ultimo decennio. E anche lo
spettacolo che i tre rapper + dj
mettono in piedi nella ora e poco
più seguente sarà caratterizzato
da una fantastica interazione col
pubblico, che non sfocia mai in
caos o frenesia. Verrebbe da dire
che nelle stesse condizioni un
concerto di musica, ad esempio,
hardcore sarebbe stato invivibile a
causa di pogo, body surfing ed
invasioni di palco. La staticità infatti
è stata l'elemento che più mi ha
interdetto (forse l'unico): un locale
gremito di gente che raramente va
oltre il ciondolare e alzare la mano
a palmo aperto di tanto in tanto.
Solo con i brani più forti l'atmosfera
si scalda un po'. "Giù le lame", "Un
cannone me lo merito", "Il Rap di
Enea" (metà in versione originale e
26
“Live Review”di A. Lo Giudice ( VI)
sorprendente intermezzo
davvero. E non solo per
l ' at t e g gi a m e n t o m e n o danzereccio molto anni '80 nel
LA NUOVA ONDA DI CARMEN distaccato
e più sornione con il quale Carmen ha canticchiato
New Age Club 16.04.2010
Caschetto nero e basso a
tracolla: non fosse che sono
innamorato di lei dai tempi del
liceo (da quando i miei
compagni che guardavano San
Remo commentavano schifati
“ma come cantea quea là?!”),
le avrei chiesto la mano ieri
(ohibò, sono già sposato!)
saltando sul palco un paio di
minuti dopo l'inizio del
concerto: “Carmen, se non
vuoi prendermi come marito,
almeno fai di me il tuo
valletto!”. A parte i commenti
su estetica e portamento, la
mia conterronea ha mostrato
venerdì sera un nuovo volto
artistico, a mio modesto parere
il suo migliore ad oggi- così
come il concerto del new age è
stato in assoluto il migliore dei
suoi (boh, sei o sette) che ho
visto ad oggi. C'è da dire che
Carmen mai si ripete- ogni
disco fa storia a sé e i tour
ancora di più- ma ieri sera mi ha
per la prima volta
entusiasmato per tutte le due
e rotte ore dello spettacolo.
Ascoltando l'ultimo disco
“Elettra” (bello, ma non il suo
capolavoro), mi aspettavo un
concerto acustico, quasi in
punta di piedi. E, invece, gruppo
scarno (lei voce e basso, un
chitarrista, un batterista e un
tastierista), arrangiamenti new
wave, sfuriate distorsive
finalmente catartiche (nei suoi
concerti precedenti le chitarre
i m p l o d eva n o, p i ù c h e
esplodere) e meno pretese da
cantautrice. Insomma, questo
giro mi ha dato l'impressione
che su quel palco si divertisse
pubblico (a tratti lei, come
personaggio, era davvero
divertente), ma anche per i
brani scelti- roba da presa
sicura, fin dal trittico iniziale
“Bambina Impertinente”,
“Matilde Odiava i Gatti” e “Mio
Zio”. L'eliminazione della
seconda chitarra in favore delle
tastiere ha reso il suono del
gruppo meno cupo e ha
conferito agli arrangiamenti
una sfumatura anni '80
inattesa e (almeno dal
sottoscritto) apprezzatissima. I
brani di “Elettra” vengono
totalmente snobbati (solo tre
in scaletta), ma questo non mi
ha stupito più di tanto: le
ovvietà da tour promozionale
non sono mai andate a genio
alla cantantessa, e ricordo, ad
esempio, come evitasse
accuratamente di suonare dal
vivo “Fiori d'Arancio” nel
periodo in cui era un
tormentone radiofonico. Ieri,
invece, non si è fatta mancare
neanche questa freccia, con
gran gioia del New Age gremito,
che, a dirla tutta, aveva accolto
l'inizio del concerto con
qualche fischio a causa del
ritardo con cui era iniziato.
Sciocchezze presto
dimenticate. “Geisha” è la
solita apoteosi di grida e
distorsioni- liberatorie,
finalmente!- nonché uno dei
vertici del concerto, assieme a
“Baciami, Giuda”, con un
“Material Girl” e “You Spin me
'round”, a riprova del fatto che
ieri si sentiva parecchio
teenager. Non sono mancarti
momenti più sperimentali
come la lunga e disperata
“Komm Wieder” o insoliti come
la cover dei Throwing Muses
“Devil's Roof”. Conclusione del
concerto affidata all'esplosione
ormonale di “Stato di
Necessità” (meraviglioso e
ap p aga n t e i n n o a l l a
frustrazione sessuale). E dire
che venerdì avevo deciso
all'ultimo momento di andare
al New Age….
“Exclusive interview”di Ilaria Rebecchi
LUSH RIMBAUD
6 indie-label hanno prodotto
“The Sound Of The Vanishing
Era” album con cui il quartetto
italiano acquista potenza ai
limiti del post-hardcore, grazie a
acidità alle chitarre e sonorità
pesanti come macigni. E loro si
raccontano… Da “Action From
The Basement” al nuovo “The
Sound Of The Vanishing Era”:
d i f fe re n ze, evo l u z i o n e,
aspettative? Sicuramente
“Action” era un disco più diretto,
strutturato ed immediato,
mentre il nuovo lavoro è il
risultato di diversi mesi passati a
c o m p o r re, s c o m p o r re,
cancellare, sconvolgere
totalmente la nostra musica e il
nostro modo di pensarla.
Quando credevamo di aver
terminato un pezzo, qualcuno di
noi arrivava con una nuova idea
da aggiungere o con un
cambiamento, ed ecco che la
canzone finiva per essere
totalmente diversa da quella
con cui eravamo partiti. Durante
questo periodo abbiamo anche
passato molto tempo ad
ascoltare nuova e vecchia
musica, questo ci ha dato
moltissimi stimoli che hanno
contribuito a determinare il
processo compositivo caotico ed
apparentemente senza senso
che ha caratterizzato la fase
precedente alle registrazioni. Non
sappiamo cosa aspettarci da
“The sound of the vanishing era”,
speriamo venga recepito bene
dalla critica. Per ora le vendite ai
nostri concerti stanno andando
bene e il pubblico gradisce la
formula del “vinile più CD
incluso” che abbiamo adottato. Il
vostro sound sembra un mix
crescente e molto originale di
psichedelica, nu-rave, hardcore,
noise, post punk e kraut rock:
cosa vi ispira e come mai la
matrice esterofila sembra essere
p re d o m i n a n t e ?
I nostri ascolti spaziano dal rock
all'elettronica, passando per il
funk, oppure dal delta blues anni
'30 all'eclettismo dei giorni
nostri. Siamo letteralmente dei
divoratori di musica, l'importante
è che sia buona musica, fatta con
passione, con l'intento di dare
qualche cosa al mondo e non
creata per il mero scopo di
rimpinguare le proprie o altrui
tasche. Sicuramente i generi che
hai citato (tranne il nu-rave,
termine che molti ci appioppano,
ma che non abbiamo ancora
capito bene cosa significhi) sono
quelli con cui siamo cresciuti e
che tutt'ora ascoltiamo, con
un'attuale predilezione per la
psichedelia, il post punk ed il
kraut. Per quanto riguarda
l'esterofilia, non possiamo certo
ispirarci alla musica italiana di
oggi...hai mai provato ad
accendere la radio? L'ultimo
album è stato inoltre coprodotto da 6 label: come mai?
E quale è la situazione delle
etichette indipendenti oggi? Le
label sono spesso gestite da
una o due persone che per
passione e follia decidono di
produrre il disco di una band
semi sconosciuta con
prospettive economiche pari a
zero o addirittura in perdita.
Questa, tranne qualche caso
sporadico, è la situazione delle
etichette indipendenti in Italia e
nel mondo. La scelta di
coprodurre l'album con 6
etichette nasce innanzitutto dal
rapporto umano che ci unisce
alle persone che gestiscono
queste realtà. Poi, in un Paese
culturalmente in declino e in cui
non si vendono più dischi,
l'unione fa la forza. Alcuni
marchi come Hot Viruz, Narvalo
suoni, Sweet teddy e
Bloodysound, hanno radici delle
nostre parti (le Marche) e ci
supportano da anni, altri come
From Scratch di Firenze e
Brigadisco di Itri (LT) hanno
semplicemente creduto in noi
dopo averci visto suonare o
dopo aver ascoltato un nostro
disco. Senza di loro non
avremmo potuto stampare il
vinile e per questo non finiremo
mai di ringraziarli. Errico
Malatesta: in copertina, a fare da
Cicerone all'album… Errico
Malatesta è stato l'attivista
anarchico promotore della
famosa Settimana Rossa ad
Ancona nel giugno 1914. E' un
simbolo, seppur oggi ormai
dimenticato, della nostra città.
La scelta di utilizzare alcune
brevi parti del suo saggio "The
Tragic Bandits" è nata un po' per
caso; volevamo inserire un
reading sulla musica di "Sounds
from a new era" e abbiamo
trovato questo brano già
tradotto in inglese che, seppur
composto quasi cent'anni fa,
s e m b rava d e s c rive re
incredibilmente (e aggiungerei
tragicamente) la nostra società
attuale, in cui la distinzione fra
ladro e derubato appare ormai
capovolta e distorta, nonché
passivamente accettata.
L'interpretazione dal reading è
stata poi affidata a Jan Noble,
nostro amico londinese, poeta e
batterista dei The Cesarians. La
scelta invece di inserire
Malatesta in copertina è dovuta
a Rocco Lombardi, a cui
abbiamo lasciato completa
libertà creativa nel curare la
veste grafica del vinile. Di
conseguenza Malatesta è
diventato una sorta di simbolo di
quest'album: scrutando
l'orizzonte a cavallo del
camaleonte-mucca, scandisce il
passaggio da un' era "vanishing"
ad un'era "new", e accompagna
l'ascoltatore nel viaggio sonoro
che lo attende tra le 8 tracce del
disco. Cantare in inglese, qui,
oggi… L'inglese è la lingua della
musica che suoniamo, delle
band che ci hanno ispirato, dei
nostri "padri spirituali"...ci
sentiamo molto più legati
all'inglese che non alla nostra
lingua e quindi crediamo che un
certo rigore filologico sia
d'obbligo. Ad ogni modo tutto il
nostro rispetto va a quelle poche
band in circolazione che
cantano in italiano senza
suonare come "musica italiana",
e non ci riferiamo a Moltheni,
Afterhours, Marlene ecc. ma a
R.U.N.I., Dadamatto e pochi altri.
MAGGIO 2010
GIOVEDI' 6 MAGGIO 2010
ULAN BATOR (Init-Roma)
PETE & THE PIRATES (La Limonaia-Fucecchio-FI)
A PLACE TO BURY STRANGERS (Unwound-Padova)
SAMUELE BERSANI (Arena del Sole-Bologna)
ATARI (Circolo degli Artisti-Roma)
L'AURA (Tambourine-Seregno-MB)
ATLETICODEFINA (Teatro Blu-Milano)
CRISTINA DONA' (Cinema Teatro Nuovo-Varese)
VENERDI' 7 MAGGIO 2010
BOB SINCLAR (Club Modà-Erba-CO)
ULAN BATOR (Kingston-San Nicola La Strada-CE)
THE DEPRECIATION GUILD (Il Covo Club-Bologna)
PETE & THE PIRATES (Plastic-Milano)
A PLACE TO BURY STRANGERS (Bronson - RA)
ATARI (Tambourine-Seregno-MI)
LISAGENETICA (Circolo Guernica-Imperia)
NINA ZILLI (Palatenda-Grugliasco-TO)
PREMIATA FORNERIA MARCONI (Pala 2-Bassano d. G. - VI)
MOTEL CONNECTION (Leoncavallo-Milano)
GIANLUCA GRIGNANI (Teatro Massimo-Pescara)
EDDA (La Locomotiva-Osnago-LC)
PAOLO SAPORITI (Metissage-Milano)
IORI'S EYES (Piazza-Talamona-SO)
MINISTRI (Land of Live-Legnano-MI)
G. PALMA AND THE BLUEBEATERS (Circolo Fuori Orario - RE)
ELISA (Palasport-Padova)
A TOYS ORCHESTRA (Circolo degli Artisti-Roma)
STATUTO (Palazzo Granaio-Settimo Milanese-MI)
SABATO 8 MAGGIO 2010
MADNESS + SKIANTOS (Palasharp-Milano)
ULAN BATOR (Caracol-Pisa)
A PLACE TO BURY STRANGERS (Init-Roma)
THE DEPRECIATION GUILD (Brancaleone-Roma)
PETE & THE PIRATES (Il Covo Club-Bologna)
MINISTRI (Palaisozaki-Torino)
G. PALMA AND THE BLUEBEATERS (Festa di Primavera - NU)
FIORELLA MANNOIA (Auditorium Teatro Manzoni-Bologna)
ATARI (Spazio 211-Torino)
A TOYS ORCHESTRA (La Darsena-Castiglion del Lago-PG)
DENTE (Xanadù–Como)
DOMENICA 9 MAGGIO 2010
YOU SAY PARTY! WE SAY DIE! (Hana Bi-Marina di Ravenna-RA)
STRENGTH APPROACH + MY OWN VOICE (United Club-Torino)
NINA ZILLI (Terrazzamare-Jesolo-VE)
CALAMARI (Circolo Magnolia-Segrate-MI)
NUJU (Spazio DaSud-Roma)
LUNEDI' 10 MAGGIO 2010
DANIEL JOHNSTON (Teatro Ciak-Milano)
GIANLUCA GRIGNANI (Arena del Sole-Bologna)
ELISA (Palaevangelisti-Perugia)
MARTEDI' 11 MAGGIO 2010
DANIEL JOHNSTON (Sala Estense-Ferrara)
LIARS (Unwound-Padova)
FIORELLA MANNOIA (Teatro di Varese-Varese)
MERCOLEDI' 12 MAGGIO 2010
THE BLACK EYED PEAS (Mediolanum Forum-Milano)
DANIEL JOHNSTON (Auditorium Parco della Musica-Roma)
WOLF PARADE (Locomotiv Club-Bologna)
LIARS (Circolo Magnolia-Segrate-MI)
DANIEL JOHNSTON (Auditorium Parco della Musica-Roma)
ELISA (Palapanini-Modena)
MARIAN TRAPASSI (La Casa 139-Milano)
GIOVEDI' 13 MAGGIO 2010
THE RESIDENTS (Circolo degli Artisti-Roma)
RUFUS WAINWRIGHT (Teatro Comunale-Firenze)
WOLF PARADE (Spazio 211-Torino)
MARK LANEGAN (Magazzini Generali-Milano)
LIARS (Init-Roma)
STATUTO (Piper-Roma)
VENERDI' 14 MAGGIO 2010
ECHO & THE BUNNYMEN (Teatro La Fenice-Senigallia-AN)
JETHRO TULL (Vaillant Palace-Genova)
THE RESIDENTS (Estragon-Bologna)
MARK LANEGAN (Circolo degli Artisti-Roma)
LOU RHODES (Auditorium Parco della Musica-Roma)
LIARS (Bronson-Madonna dell'Albero-RA)
FIORELLA MANNOIA (Teatro Morlacchi-Perugia)
STATUTO (Extra Cine Music-Recanati-MC)
NINA ZILLI (Pim Pum Pam Festival-Cremona)
MOTEL CONNECTION (Koko-Castelletto Cervo-BI)
MARIO BIONDI (Gran Teatro-Padova)
ARTURO FIESTA CIRCO (Area–Carugate-MI)
SABATO 15 MAGGIO 2010
THE RESIDENTS (Teatro Leonardo da Vinci-Milano)
RUFUS WAINWRIGHT (Conservatorio-Milano)
ATARI TEENAGE RIOT (Init-Roma)
THE HITMAN HEARTS + KILL CARRISI (United Club-Torino)
ORIENTAL NIGHT FEVER (Auditorium Parco della Musica-Roma)
MAXI B - MICHEL - METRO STARS (Land Of Live-Legnano-MI)
NINA ZILLI (Palazzo Ducale-Sassari)
A TOYS ORCHESTRA (Vinile 45-Brescia)
PREMIATA FORNERIA MARCONI (Teatro Tenda-Casalromano-MN)
LISAGENETICA (Le Scimmie-Milano)
STATUTO (Circolo Onirica-Parma)
CESARE BASILE (Pintupi–Verderio Inferiore-LC)
DOMENICA 16 MAGGIO 2010
NUJU (Vinilmania-Novegro-MI)
LUNEDI' 17 MAGGIO 2010
THE REAL MC KENZIES + DIRTY ARTICHOKES
+ HANGOVER PISS (United Club-Torino)
IRENE GRANDI (Teatro Politeama Genovese-Genova)
MARTEDI' 18 MAGGIO 2010
KISS (Mediolanum Forum-Milano)
MIKE STERN BAND WITH RICHARD BONA
(Auditorium Parco della Musica-Roma)
MARCEL-LI' ANTUNEZ (Sala Petrassi Parco della Musica-Roma)
MERCOLEDI' 19 MAGGIO 2010
AC/DC (Stadio Friuli-Udine)
JOHN MC LAUGHLIN &
THE 4TH DIMENSION (Auditorium Parco della Musica-Roma)
EXTRA LIFE (Clan Destino-Faenza-RA)
LUCIO DALLA & FRANCESCO DE GREGORI (Gran Teatro-Roma)
GIOVEDI' 20 MAGGIO 2010
BOBBY MC FERRIN (Auditorium Parco della Musica-Roma)
ULAN BATOR (Mermaids-Salerno)
FATTY CHAOS + THEY COME FROM THE SKY
+ KENNINGAR (United Club-Torino)
LUCIO DALLA & FRANCESCO DE GREGORI (Gran Teatro-Roma)
POLAR FOR THE MASSES (Mads-Roma)
ELISA (Mandela Forum-Firenze)
I TRENI ALL'ALBA (Murazzi-Torino)
THE NIRO (Circolo Magnolia-Segrate-MI)
VENERDI' 21 MAGGIO 2010
ULAN BATOR (Cooperativa Owen-Taranto)
TOY DOLLS (Estragon-Bologna)
EILEEN ROSE DUO
(Cooperativa Magda ex Parco Zilioli-Gandino-BG)
MORKOBOT + LLOYD TURNER + LEO MINOR (United Club-To)
THE KC BAND (Barabba-Gallarate-VA)
LUCIO DALLA & FRANCESCO DE GREGORI (Gran Teatro-Roma)
MAURIZIO PIROVANO (Face's Bar-Olginate-LC)
NINA ZILLI (Teatro Tosti-Ortona-CH)
IRENE GRANDI (Teatro Ventaglio Smeraldo-Milano)
FOLKSTONE (Piazzale Manzù-Clusone-BG)
SABATO 22 MAGGIO 2010
MICHAEL BUBLE' + NATURALLY SEVEN (Arena-Verona)
SINEAD O'CONNOR (Piazza del Comune-Fabriano-AN)
ULAN BATOR (Arci Novoli-Lecce)
THE SLITS (Spazio 211-Torino)
QUASI (Il Covo Club-Bologna)
TREEHORN + ROYAL MCBEE CORPORATION
+ DUPEK (United Club-Torino)
FOX & FAMILY (Barabba-Gallarate-VA)
LUCIO DALLA & FRANCESCO DE GREGORI (Gran Teatro-Roma)
STATUTO (Rock Planet-Pinarella di Cervia-RA)
MINISTRI (Latte Più Live-Brescia))
RIGO (Hot Rod Cafè-Treviso)
VALLANZASKA (Festa in Piazza-Tulla-SS)
A TOYS ORCHESTRA (Karemaski-Arezzo)
ATARI (Tbc-Salerno)
MOTEL CONNECTION (Palazzetto-Bolzano)
ORANGE (Blackout-Roma)
MARTEDI' 25 MAGGIO 2010
GOTAN PROJECT (Atlantico Live-Roma)
GOGOL BORDELLO (Alcatraz-Milano)
PAVEMENT (Estragon-Bologna)
DUM DUM GIRLS (Rocket-Milano)
HEALTH (Circolo degli Artisti-Roma)
MERCOLEDI' 26 MAGGIO 2010
GOTAN PROJECT (Saschall-Firenze)
DUM DUM GIRLS (Hana Bi-Marina di Ravenna-RA)
HEALTH (Circolo Magnolia-Segrate-MI)
GIOVEDI' 27 MAGGIO 2010
GOTAN PROJECT (Alcatraz-Milano)
WOLF PARADE (Salumeria della Musica-Milano)
THIEVERY CORPORATION (Palatlantico-Roma)
GENERATORS + GUITAR GANGSTERS (United Club-Torino)
VENERDI' 28 MAGGIO 2010
TRANS AM (Baraonda Discobar-Cinquale-MS)
THIEVERY CORPORATION (Live Club-Trezzo d'Adda-MI)
BAND OF SKULLS (Hana Bi-Marina di Ravenna-RA)
BINARY SYSTEM WINS + THE WRAITHS (United Club-Torino)
LAST MINUTE TO JAFFNA + ARODORA + I TRENI ALL'ALBA
(Taurus-Ciriè-TO)
I NUOVI MOSTRI (Barabba-Gallarate-VA)
ATARI (Lio Bar-Brescia)
SABATO 29 MAGGIO 2010
EGLE SOMMACAL + BLOWN PAPER BAGS + MAJIRELLE
+ TUNAS + RED WORMS FARM + AGATHA
+ BE MALEDETTO NOW! + MUSICA DA CUCINA + COMANECI
+ MIRANDA + I CAMILLAS + RONIN + I TRENI ALL'ALBA
DOMENICA 23 MAGGIO 2010
(Musica nelle Valli–San Martino Spino-MO)
MICHAEL BUBLE'
ATARI (Tbc-Cesenatico-FC)
+ NATURALLY SEVEN (Mediolanum Forum-Milano)
BACHI DA PIETRA (Castello Colleoni-Solza-BG)
THE SLITS (Init-Roma)
LUCIO DALLA & FRANCESCO DE GREGORI (Gran Teatro-Roma) STATUTO (L'Eremo Club-Molfetta-BA)
IRENE GRANDI (Gran Teatro-Padova)
STATUTO (Senza Far Rumore Festival-Cisano Berg-BG)
NINA ZILLI (Teatro Giovanni Testori-Novate Milanese-MI)
LUNEDI' 24 MAGGIO 2010
GOGOL BORDELLO (Estragon-Bologna)
PAVEMENT (Atlantico Live-Roma)
HEALTH (Locomotiv Club-Bologna)
DOMENICA 30 MAGGIO 2010
WILCO + RETRIBUTION GOSPEL CHOIR
(Auditorium Parco Della Musica-Roma)
LUNEDI' 31 MAGGIO 2010
GOSSIP (Estragon-Bologna)
WILCO + RETRIBUTION GOSPEL CHOIR
(Teatro Comunale-Ferrara)
MARTEDI' 1 GIUGNO 2010
LALI PUNA (Locomotiv Club-Bologna)
RETRIBUTION GOSPEL CHOIR (La Casa 139-Milano)
LISAGENETICA (Senhor do Bonfim-Genova)
MINISTRI (Radio Rock-Roma)
MERCOLEDI' 2 GIUGNO 2010
MOTORPSYCHO (Koko Club-Castelletto Cervo-BI)
THE RADIO DEPT. (La Casa 139-Milano)
LALI PUNA (Spazio 211-Torino)
SOUND AND VISION
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CONTRA’ GRANDA
CONTRÀ BARCHE - VICENZA
INFO :
Via Gamba 17 - BASSANO D. G.
VIA S. GIORGIO - BASSANO D. G.
INFO : 0424.500.000
VIA BARBIERI 25 - BASSANO D. G.
INFO : 347.7597201
Il centro di Vicenza, al centro del
mondo, nel centro della musica!
“Nuovo Bar Astra” powered by his
eclectic owner Mopi and his
amazing staff. Music every day,
music every night ,,, music inside.
Taste us and you never forget us!
Peace & Love!Da non perdere i
mitici concerti e dj set aperitivo.
Aperto tutte le Domenica dalle
ore 16.59.
Unico nel suo genere, il "2 di
Picche" offre beer&drinks
accompagnati da ottima musica
rock e dintorni per momenti
shanty di puro divertimento!!! Per
anime Rock.
Lo Shindy Club da trent’anni è la
discoteca dei bassanesi doc, informale
ed “alternativa” offre serate di vario
genere: il venerdì concerti live, il Sabato
rock puro al primo piano, e musica
elettronica nell’ Electric Ballroom. Avete
presente la pubblicità “cosa sarebbe il
mondo senza la Nutella?”
Decisamente si abbina a “cosa sarebbe
Bassano senza lo Shindy!”. Enjoy! .
Aperto Venerdì e Sabato
Alla mattina ottime colazioni a base di
spremute di frutta fresca, a
mezzogiorno e sera a far compagnia
agli aperitivi : gustosi tramezzini,
stuzzichini. Ogni sera potrete godervi i
ricercati cocktails (ottimo Moijto), la
sangria e una vasta selezione dei
migliori vini. Al Ven e Sab i migliori djs
della scena electro. Disponibile per
feste private. Chiuso Lunedì
VICENZA
ZIO FREAK
VICENZA
SENSO UNICO
VICENZA
PORTA BREGANZE
VICENZA
OSTERIA RIVE
VIA GAMBA - BASSANO D. G.
VIA CASTELLETTO 6 - BREGANZE
C.SO MAZZINI 138 MAROSTICA
INFO : 345/2758203
INFO : 345/2758203
VIA RIVE 14 - CARTIGLIANO
INFO : 348.8265815
L'arredamento caldo ed accogliente, e
l'atmosfera che si respira ti fa
sembrare a casa, le ottime birre ed i
vini di grande qualità, sono sempre
accompagnati da deliziosi stuzzichini,
e a fare gli onori di casa ci sono
Barbara, Manuela, Erika, Giulia,
Alessia e Cristina che con i loro sorrisi
vi conquisteranno. Organizziamo
feste di laurea, compleanno addio al
celibato/nubilato, eventi Sky, Musica
live e serate Karaoke e con DJ. Chiuso
il lunedì aperto dalle 07 alle 02.
Dentro le bellissime e storiche mura
del Castello Scaligero di Marostica
un'ambiente moderno, raffinato ed
elegante, in contrasto con l'area
circostante ti affascinerà per il calore
che trasmette, Monia ti conquisterà
con la bontà dei suoi “spunciotti”, le
bellissime Lorena e Vania per la
classe con cui servono tutte le
bevande. Un piacevole giardino estivo
con vista Castello Superiore sarà
presto reso operativo anche d'inverno
per dare, a chi desidera fumare e bere
all'aperto, un po' di comfort.
Tra un mix perfetto di pezzi di design
vintage anni ’50-’70 e di elementi
tradizionali, Giovanna ha creato un
locale unico nel suo genere, dove si
respira un’atmosfera d’altri tempi.
Pensare di essere arrivati in un
esclusivo jazz club in una grande
metropoli non è un azzardo! Cucina
creativa, arte, musica il mix perfetto
per un locale che vi darà mille
emozioni tutte indimenticabili!
Un tributo in stile "bacaro venesian"
al mitico Freak Antoni, situato in
una delle vie più movimentate e
cool di Bassano!
Chiuso il martedì
VICENZA
BARETTO
TREVISO
ZWEI BAR
TREVISO
TAVERNA AL GALLO
TREVISO
NEW AGE
PONTE PAGNANO - ASOLO
INFO : 0423.952761
FIETTA DI PADERNO D. GRAPPA
INFO : 0423.53090
VIA TINTORETTO - RONCADE
INFO : www.newageclub.it
Posizionato sulla statale che va da
Breganze a Marostica, con un ampio
parcheggio sia di fronte che a lato, e
arredato in modo un po' kitsch è
particolarmente gradito ai giovani per
i suoi colori vivaci e l'atmosfera
sempre allegra, ravvivata dalle
bellissime ragazze che vi aspettano
sette giorni su sette dalle 06 del
mattino fino alle 02 di notte. Oltre
alle ottime birre facciamo delle
Bruschette speciali, Panini,
Insalatone e snack veloci adatti a
tutti i gusti.
Zweibar Ist Wunderbar! Ristorante non
convenzionale con menù che cambia
spesso e accompagnato da ottimi vini.
Cocktail fatti a regola d' arte e snack
diversi dai soliti, in più...... la Nostra Musica
(vedi Rock Cafe). Per l' Aperitivo.... dal
cicchetto, all' affettato al coltello, fino al
pesce crudo. Ai piedi di Asolo e fornito di
comodo parcheggio Zweibar è aperto
dal Mercoledi alla Domenica dalle 17.30
alle 2.00. Prenotazioni allo 0423/952761.
Ambara ba chi! Chi! Coko! Questa
sera dove vò? Vado al Gallo in Valle
San Liberale dove non si sta per
niente male ...
New Age Club è il rock club più esclusivo
della parte nord-orientale della penisola.
new age club è totale garanzia di
professionalità e visibilità per gli artisti
affermati da tutto il mondo. new age
club è trampolino di lancio per le nuove
realtà musicali. new age club è lo spazio
di divertimento notturno senza vincoli
anagrafici. lo staff del new age club vi dà
il benvenuto per una nuova elettrizzante
stagione di live allo stato puro!
TREVISO
ROKKAFE’
TREVISO
ZION ROCK CLUB
TREVISO
ASHA
TREVISO
EDEN CAFE’
St. DEI COLLI - CASTELCUCCO
INFO : www.rokkafe.com
Via Vazzoler 30b - Conegliano
INFO : 349.8820213
Via Fonderia 35 - TREVISO
INFO : 0422.304280
VIA 15 Luglio - TREVISO
INFO 340.1275245
Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di
riferimento per tutti quelli che (scusate
lo snobbismo) la musica la sentono un
po' di più. Precursori della DJ CULTURE i
due fratellini preparano con i loro super
collaboratori anche ottimi drink. Ricerca
e coerenza sono alla base del bel
connubio tra passato, presente e futuro
che ha vita in questo posto. Dal Martedi
alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00
Info 3496027294 - 347737793
Ultima citta' libera del cult movie
Matrix, contestualizzando nel proprio
territorio il significato che il film da' di
essa. Spirito di liberta' culturale, voglia
di rinnovamento socio-comunicativo,
promuovere le migliori espressioni
artistiche nazionali ed internazionali.
La programmazione del Circolo e'
concentrata sulle serate del venerdi' e
del sabato con concerti dal vivo e Dj
Sets a seguire. Ogni Venerdi' e Sabato:
Apertura Circolo: ore 22:00
Lo scenario cosmopolita di ASHA è
dedicato al loisir, al piacere spirituale in
cui emozioni e sapori si ampliano in
una particolare armonia di sensi.
ASHA offre un'esperienza memorabile
in cui decor, illuminazione, acustica,
grafica e staff risultano in perfetta
sintonia tra loro, in un flusso di energia
globale che avvolge e coinvolge
chiunque. L'ospite è cuore pulsante e
protagonista, anima di in un ambiente
dall'appeal internazionale.
Da qualche anno a questa parte si
sta affermando come uno dei punti
di ritrovo per la Treviso alternativa,
quella che cerca lo spirito
dell'osteria, magari con qualche
accorgimento, ma senza snaturare
lo stile easy dei bei vecchi tempi.
La location è ricca d'atmosfera, in
un ex cinema teatro, poco fuori le
mura. Al Ven e Sab concerti
d’autore e dj set sempre ricercati.
Via Ponticello 40 - Molvena (Vi)
INFO : 345/2758203
“Kani” di Marco Dalla Stella
"ROCKABEAST" Kani
Etichetta:Nicotine Records
Anno : 2010
Genere : hard&heavy
Voto : 7.5
I vicentini Kani ci sbattono in
pieno volto un esordio al
fulmicotone che lascia ben
poco spazio alle repliche.
Rock'n'Roll sanguigno, grezzo,
s e l vaggi o e s e n z a
compromessi, figlio illegittimo
di Lemmy Killmister e cresciuto
con Nashville Pussy, Motley
Crue e compagnia cantante,
con un sano background metal
di vecchia scuola, una certa
passione per il blues e una
spolverata di street punk e
hardcore. Il risultato è un pugno
in pieno volto che travolge dal
primo all'ultimo pezzo, con dei
testi che non potrebbero
parlare di altro se non di Sex
("Too Sexy For My Pants"),
Drugs ("Proud Smoker",
conserando il tabacco come
tale) e Rock'n'Roll ("4 Bastards
4 a Roll"). Il disco è completo e
oltre ad assalti da pogo
indiavolato ("Nail'em Up",
"Rockabeast") e brani da urla a
pugno alzato ("Don't Steal My
Boots", "Getcha Hellyeah")
include anche un gran ben fatto
stoner di 7 minuti ("Dead Soul
Cowboy"), a dimostrazione che i
quattro bastardi ci sanno davvero
fare. Non resta quindi che
consigliare Rockabeast, perché
un ritorno alle origini, a quel rock
fatto di "sudore, whiskey e
chiodo" ogni tanto, può fare solo
bene. Se a questo aggiungiamo
una pregevole produzione targata
Nicotine Records (praticamente
un marchio di garanzia) non vi
resta che procurarvi quest'album
e spararlo a tutto volume mentre
vi scolate una bella birra
ghiacciata. E se il volume è
troppo alto, significa che siete
troppo vecchi.
intervista
Svizzeri, amanti dei Beatles, e
molto più! Dalla Svizzera con
furore: quale la scena musicale
del vostro paese? A dir poco
difficile! In Svizzera ci sono 4
lingue ufficiali che implicano
anche culture differenti e noi,
come minoranza, siamo messi
davvero male. In Ticino
mancano locali per la musica
live e oltrepassare le alpi per noi
è più difficile che andare
“Exclusive Interview” di Ilaria Rebecchi
all'estero. “The Oblivion Fair”,
“Pillow Talk” e ora “Silly Lilly”:
differenze, somiglianze e
particolarità? A primo acchito i
3 album possono sembrare
abbastanza diversi: “The
Oblivion Fair” (la fiera dell'oblìo)
un po' cervellotico, molto
onirico e surreale, “Pillow Talk”
(discorsi da cuscino) ha delle
o m b re d a rk , u n p o '
melanconiche, ed è molto
poetico. “Silly Lilly” (Frivola
Lilly) è più diretto, forse
spontaneo. In tutti i CD, però, è
riconoscibilissimo il nostro
stile, il power e soprattutto la
timbrica vocale. Entriamo nello
specifico di “Silly Lilly”: un
concentrato di rock di matrice
ora garage e ora brit… Ci fa
piacere che tu descriva così
l'album perché era proprio
quello che volevamo ottenere.
Tutti gli strumenti che
compongono l'arrangiamento
( o t t o n i , p i a n o fo r t e,
fisarmonica) sono suonati dal
vivo; non si tratta quindi di
campionamenti. Abbiamo
anche usato strumenti,
amplificatori e microfoni
“vintage”, suonando chitarra,
basso e batteria in presa
diretta. I sintetizzatori inoltre
sono completamente
analogici. Tutto questo per
o t t e n e re q u e l s ap o re
garage/brit/rock. E che mi dite
dei testi? Da cosa sono
ispirati? Come tutto di questo
album, anche i testi
possiedono “fragranze” anni
37
'60. C'è per esempio un chiaro
riferimento alla guerra nel
Vietnam, nella lettera a un
figlio mai nato (Sgt. Dylan
Sand), in Welcome to the Moon
si parla dello sbarco sulla Luna,
Cherry Blossom è una ballata
d'amore con parole mielose
d'altri tempi… La cover
beatlesiana vi ha resi noti al
grande pubblico. Come è stato
rapportarsi con un tale colosso
della musica? Ti racconto un
aneddoto. Pur conoscendo
molte canzoni dei Beatles, non
avevamo mai sentito “While my
guitar gently weeps”. Un nostro
amico ci ha consigliato questo
pezzo e abbiamo scaricato
accordi e testi da internet. È
nata così la nostra versione,
piena di pianoforte :o) Quando
p o i abb i a m o a s c o l t at o
l'originale, ci siamo accorti che
la libertà di non conoscere il
pezzo ci ha davvero permesso
di esprimerci al massimo.
Naturalmente ci sentiamo
onorati di aver così omaggiato
un gruppo storico come i 4 di
Liverpool. E le vostre influenze?
Sembrerebbe scontato dirti che
siamo influenzati da tutto, ma è
la verità. A parte che noi 3
abbiamo gusti musicali molto
diversi, siamo anche tutti pronti
ad ascoltare qualsiasi genere e
anche a trarne, se del caso,
esempi da seguire o da evitare.
Eh sì, ci sono anche tanti
esempi da evitare come il
morbillo! (L’intervista completa
su www.soundandvision.it)
39
“Live Review” di F. Leonardi (BO)
WISHBONE
ASH
NAIMA CLUB, MO 9.4.2010
Quando vedi cose lontane fra
loro stare bene assieme sei
portato a stupirti. Due
generazioni nello stesso club,
quella dei padri e quella dei
figli, in totale delirio per i 40
anni dei Wishbone Ash. E
ovviamente non è un caso
che il luogo in cui questi
incontri sono all'ordine del
giorno sia il Naima Club di
Forlì, un locale in cui da un lato
della sala puoi trovare un
affresco gigantesco della via
Emilia e delle sue icone rock,
mentre dall'altra parte della
sala c'è la Route 66, il
Mississippi e John Lee Hooker.
Il concerto è di quelli da
ascoltare seduti, anche se in
più di un'occasione c'è da
tenersi stretti alla sedia,
impegnandosi per non cadere
giù: i Wishbone Ash suonano
per la maggior parte brani
estratti dal loro indiscusso
capolavoro “Argus” (1973),
dall'omonimo Wishbone Ash
(1971) e da Pilgrimage (1973), la
pulizia del suono nelle dita di
Andy Powell – unico membro
originale di una band che ha
attraversato nel tempo
innumerevoli controversie e
problemi di line up – è
entusiasmante, così come le
linee melodiche della sua
Flying V, davvero grandi.
I Wishbone Ash furono tra i
primissimi ad inserire 2 lead
guitar all'interno di un
progetto rock e sono celebri
per i loro arrangiamenti
armonici, a cavallo fra il
p ro gre s s i ve i n g l e s e e
atmosfere southern alla
Allman Brothers Band che
av re b b e ro i n f l u e n z at o
pesantemente il suono della
decade successiva e delle
relative band, su tutte quella
di Kirk Hammett e James
Hatfield. Blowin Free, The King
will Come, e la suprema suite
di 15 minuti Phoenix. Le mani
che battono a tempo, i sorrisi
dei più vecchi e l'incredulità
dei più giovani che con fatica si
spiegano ancora tanta perizia.
C'è anche spazio per un brano
nuovo Reason to Believe,
nuovo singolo che la band ha
inciso in occasione dei 40
anni dalla sua fondazione. Il
suono non è certo quello di
allora ed il groove solo a tratti
raggiunge le vette dei
compianti 70's. Quello però
che rende ancora grande la
musica dei Wishbone Ash è il
fatto di riuscire ancora a
trasmettere emozioni, la
passione con cui il suono e la
melodia vengono eretti, il
sentimento e l'attitudine.
“Bedroom Revolution, vinili da collezionare” di Sir Taylor (VE)
YOUNG MARBLE GIANTS
COLOSSAL YOUTH RT08
Come specificato dalle note di
copertina della ristampa in cd
di questo piccolo gioiello degli
anni 80,il postpunk e la
perfezione sono due cose che
raramente si sono combinate.
Dove c'è un grosso lavoro di
ricerca e sperimentazione,in
questo caso verso il jazz,il
reggae e il funk-ovvero musica
per virtuosi- e la metodica di
lavoro portata in auge dal
miglior punk,ovvero ognuno
puo' farcela da se, il risultato è
spesso non completamente
riuscito ma solo abbozzato.
Così è stato per dei classici
o ggi u n ive rs a l m e n t e
riconosciuti come Metal box
dei PIL,Fear of music dei
T.Heads o Entertainment dei
Gang of Four solo perché la
perfezione non era negli
obbiettivi dei gruppi post
punk. Contava la sostanza più
della forma!(proprio come
oggi...). Colossal youth,unico
FEB'80
album inciso dai YMG è stato il
punto di partenza per
moltissime band degli anni 80
che hanno creato il loro
successo perfezionando e
sviluppato le idee contenute in
questo gioiello musicale.
Potreste sentire echi della loro
musica nei dischi di bands
come Mouse on Mars, Pram and
Insides come pure Everything
but the girl o Style council e
Carmel, senza dimenticare che
C.Cobain fu un grande fan dei
YMG e aveva progettato per i
Nirvana la cover di'Credit in the
stright world'. Questa sarà poi
completata dalla moglie ed
inclusa nel lp delle Hole! C'è
infatti in alcuni brani di'Colossal
Yo u t h ' u n ap p ro c i o
passivo/aggressivo che ben si
adatta alla protesta della
mu s i c a ro ck d i u n a
'generazione narcolettica'. Le
radici musicali della band-un
essenziale trio- vengono dal
suono dei primi 70: N.Young,
J.Tylor, J.Mitchel ma anche
B.Eno (il nome in origine della
band era True Wheel, dal testo
di'taking tiger mountain by
strategy!) grandi amori dei
fratelli Stuart e Philip
Moxham.Al duo si unisce
Allison Stuart e nel 78 il nome
della band diventa
Y.M.G.mutuandolo da un libro di
scultura classica greca,
incantati dalla perfezione delle
forme della statua di un
giovane che magicamente
riassumeva gli intenti musicali
di minimalismo e armonia
geometrica delle
composizioni. In pratica
l'esatto opposto di quello che
era il credo di Phil Spector ed il
suo wall of sound/noise e
quello che stava succedendo
con la musica punk che creava
un tappeto di chitarre con
distorsioni, saturazioni. Per
realizzare la loro idea di
musica/suono i fratelli Moxham
usarono una Rickenbackersuonata con una tecnica
chitarristica unica- ed un basso
vinitage che veniva usato quasi
come chitarra per creare delle
melodie invertendo così di
fatto I compiti. A questi si
aggiungeva spesso una
tastiera giocattolo ben
effettata ed una drum
machine. Una parola andrebbe
spesa pure per il cantato
originale di A. Stuart. Una voce
che si amalgama
perfettamente col suono della
band, molto'sottile'e delicato
42
semplice quasi nudo come
qualcuno lo ha definito. Non
virtuosa e tecnica, ma di
effetto e indimenticabile nel
risultato finale.Non è una
cantante jazz ma una persona
che canta; il suo punto debole
diviene anche il suo punto di
forza. Il suo stile fu ripreso fra
gli altri da Barney Summer nei
New Order. I testi sono
assolutamente originali e
basati su esperienze personali,
quindi molto in prima persona.
Un approcio molto arty in stile
D evo / B ow i e c o n u n
minimalismo ripassato al
taglia incolla che rende alcuni
testi criptici e variamente
interpretabili, ma sempre
magici. Il disco registrato in soli
5 giorni fu magistralmente (co)
prodotto da Dave Anderson
che aveva lavorato con Amon
Dull, Hawkwind, Essential
logic. Produzione che ha reso il
disco ad oggi estremamente
attuale (vedi il gran ritorno ai
cantautori acustici, molto ben
pettinati e lisciati dalle
majors). La stampa inglese
originale non è inarrivabile ma
resta molto collezionata e
ricercata (25/35 gbp) in
alternativa avete la stampa
italiana(!) della expanded o
meglio ancora le stampe
americane e giapponesi. I Due
ep postumi sono raccomandati
anche se potete trovare tutto
in un triplo cd che oltre ai
demos e album originale vi
regala la loro unica magica
BBC session. J.Peel li adorava!!!
Via Prà Bordoni 43 Zanè (VI)
Tel & Fax 0445315514
[email protected]
WWW.SACRUMCOR.COM
“Panic At Shindy” by Djd
45
Associazione Capoeira
Angola Pernambuco
Laboratorio di capoeira
ogni lunedì dalle 20:00 alle 22:00
12 lezioni tutti i lunedì
dal 10 maggio al 26 luglio 2010
luogo: Dada Art club
Castello di Godego
via Caprera, 52
Se la scorsa edizione era stato
un esperimento (ben riuscito)
che aveva visto tre grandi della
musica cantautorale italiana:
Dente, Giorgio Canali e Morgan.
Quest’anno l’appuntamento,
Domenica 16 maggio, si rinnova
sempre presso il giardino del
teatro Astra a Vicenza e vedrà
avvicendarsi sul palco nuove
promesse e gruppi già ben
a f fe rm at i n e l l ’ a m b i t o
underground della musica
italiana. Gli artisti scelti per
questa seconda edizione del
Panic at Shindy Festival (Panic
Jazz Club + Shindy Club)
saranno: i Red Worm Farm,
Beatrice Antolini, A Toy
Orchestra, Frigidaire Tango e gli
Zen Circus. Un programma
molto ampio e variegato tra chi
è stato precursore (Frigidaire
Tango) e chi invece tenta nuove
strade alternative (RWF) con
molto rumore ed eccentricità.
Andando con ordine partiamo
dagli ultimi segnalati. I Red
Warm Farm sono un gruppo
veneto che si sta facendo
strada con una loro personale
sensibilità musicale in continua
evoluzione. I loro concerti
incendiari hanno sempre colpito
per la loro carica e potenza
emotiva hanno reso il gruppo
s e m p re p i u s t i m at o e
conosciuto non solo in Italia ma
anche all'estero. Beatrice
Antolini, una delle voci più
interessanti del panorama
italiano, ci delizierà con il suo
pop psichedelico. A Toy
Orchestra, band campana si
muove da un pop-rock intimista
di estrazione sixties/seventies
di scuola british ad un ambito
psichedelico sempre con
melodie forti e malinconiche. I
Frigidaire Tango, cosa scrivere di
quanto già detto, la storia della
new wave italiana, da vedere ed
ascoltare. Da Pisa, gli Zen Circus
che propongono un indie rock,
inizialmente influenzato dal folk
e dal cow-punkch mae con il
loro ultimo album “Andate tutti
affanculo” hanno scalato le
classifiche nei cuori degli ultimi
veri ribelli. Noi ci saremo e voi?
per info [email protected]
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DEFTONES
E' il lontano 1988 quando
quattro adolescenti di
Sacramento - Stephen
Carpenter (chitarra), Chi
Cheng (basso), Abe
Cunningham (batteria) e Chino
Moreno (voce) - decidono di
formare i Deftones. L'esordio,
“Adrenaline”, esce nel 1995 e
può contare su ottimi pezzi
come “7 Words”, “Engine#9” e
soprattutto “Bored”, che
diventa una sorte di inno
generazionale con il suo testo
in cui Moreno, con la sua
particolarissima voce, dichiara
tutta la sua noia.Dopo due
anni, la band sforna “Around
The Fur”, uno degli album più
importanti del cosiddetto numetal. Al suo interno pezzi
notevolissimi come “Be Quiet
A n d D rive ” , “ M y O w n
Summer”, “Mascara” e “Head
Up”, che vede la
partecipazione di Max
Cavalera. Il 2000 segna l'uscita
di “White Pony”, lavoro
c a ra t t e r i z z a t o d a u n
cambiamento di sonorità. Il
gruppo inizia infatti da' meno
spazio alle chitarre e inizia
sperimentare con l'elettronica
in brani come “Teenager”.
Anche in quest'album la band
ospita altri artisti, come
Maynard James Keenan dei
Tool in “The Passenger” e la
cantante Rodleen in “Knife
Party”. “Change (In The House
Of Flies)” arriva addirittura al
numero 3 nella classifica “US
Modern Rock”. Con “White
Pony” fa il suo ingresso nel
gruppo il dj Frank Delgado. La
critica è concorde nel ritenere
questo disco il capolavoro dei
ragazzi di Sacramento. Dopo il
trascurabile ep “Mini Maggot”
del 2001, nel 2003 esce
“Deftones”, lavoro che alterna
brani molto duri come
“Hexagram” e la bellissima
“When Girls Telephone Boys”
ad altri che non hanno niente a
che vedere con il metal, vedi
“Deathblow”, molto darkw a v e , “ L u c k y Yo u ” ,
completamente elettronica, e
“Anniversary Of An
Uninteresting Event”, con le
sue sonorità ambient. Nel
complesso si tratta di un
ottimo lavoro, anche se forse
non all'altezza dei primi tre.
Arriviamo al 2006, anno di
uscita di “Saturday Night
Wrist”. Come il precedente
“Deftones”, anche questo
d i s c o a l t e rn a b ra n i
e s t re m a m e n t e p e s a n t i
(“Rapture” e “Mein”) ad altri
più morbidi (“Cherry Waves” e
“Beware”). La band si cimenta
per la prima volta con un
pezzo strumentale
( “ U, U, D, D, L , R , L , R , A , B ” ) ,
eseguito in modo egregio. C'è
spazio anche per un brano
industrial di buona fattura
(Pink Cellphone). Tranne tre
episodi non particolarmente
riusciti (“Earth”, “Combat” e la
conclusiva “Riviere”), i
Deftones confermano di
essere su buoni livelli. L'anno
seguente, la band annuncia di
essere al lavoro su un nuovo
album, intitolato “Eros”.
Quest'ultimo però non vedrà
mai la luce a causa del
gravissimo incidente stradale
in cui rimane coinvolto alla fine
del 2008 Cheng. Siamo ai
giorni nostri. A maggio i
Deftones pubblicheranno
“Diamond Eyes”, lavoro che
abbiamo già avuto modo di
ascoltare. La partenza (la title
track) non è delle più esaltanti,
ma la band si riprende subito
con l'ottima “Royal” e il suo
finale di grande potenza. La
terza traccia, “Cmnd Ctrl”
inizia subito aggressiva, per poi
proseguire con una spruzzata
di elettronica, che resterà
l'unica dell'album, a differenza
dei dischi precedenti. Si
continua con “You've Seen The
B u t c h e r ” , bu o n p e z zo
d'atmosfera, a cui segue
“Beauty School”, brano simile
al precedente. La successiva
“Prince” alterna parti morbide
ad altre più dure, con il buon
Chino che urla a squarciagola
nel finale. “Rocket Skates”,
primo singolo che sarà estratto
dall'album, è una traccia senza
infamia e senza lode, seguita
d a l l a d i s c re t a b a l l at a
“Sextape”. Seguono “Risk” e
“976 Evil” due tracce
abbastanza anonime. Chiude il
disco il minaccioso, ma solo
nel titolo, “This Place is
Death”, pezzo che non va oltre
la sufficienza. La sensazione
generale è che “Diamond
Eyes” sia un discreto lavoro,
ma probabilmente il meno
ispirato della carriera dei
Deftones, magari a causa dei
problemi che ha dovuto
a f f ro n t a re i l g r u p p o.
VIA GAMBA BASSANO - VIA GAMBA BASSANO - VIA GAMBA BASSANO -
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CinePreView di Ilaria Rebecchi
“Sex & Drugs & Rock'n'Roll”
REGIA: MAT WHITECROSS (2010)
Gli ultimi 10 anni di cinema
britannico hanno regalato
biopic musicali dall'alto tasso
emozionale, la cui scia è stata
aperta in maniera egregia da
pellicole come “Control” e “24
Hour Party People”. Ora con
“Nowhere Boy” e “Sex & Drugs
& Rock'n'Roll”, l'apparato
musicale Uk si muove
ulteriormente svelando i più
grandi protagonisti della scena
sonora del paese (e del
mondo). “Sex & Drugs &
Rock'n'Roll”, è la biopic,
appassionata e fedele, di Ian
Dury, che il regista Mat
Wh i t e c ro s s ( “ R o a d To
Guantanamo”) sceglie di
manifestare concentrandosi
sull'ascesa e caduta dell'idolo
p ro t o - p u n k - ro c k D u r y,
privandosi di eventuali
esagerazioni caleidoscopiche
o romanzate, ma attenendosi,
al contrario, alla stessa
filosofia dell'artista, e, in primis
riprendendone anche il titolo,
alla sua canzone più celebre
“Sex & Drugs & Rock'n'Roll”
appunto, che lo rese immortale
nella scena dell'arte
contemporanea di mezzo
mondo. A sostenere queste
premesse, c'è l'esasperazione
di un uomo pieno di abusi
verbali, disonesto, dalla
reputazione sociale bassa e
dalla vita sregolata nonostante
la malattia giovanile, ma dotato
di un talento e di un fascino on
stage and behind che dalla
metà degli anni '70, quando
Dury (Andy Serkis) si separò dai
suoi Kilbum And The High
Roads per formare poi i
Blockheads, con cui raggiunse il
meritato successo mai
aspettato. L'alcolismo, le
droghe, la situazione familiare
p ro bl e m at i c a fa n n o d a
contorno ad una pellicola che
trova la sua esaltazione nella
scena in cui Ian torna
nell'ospedale dove visse gran
parte della sua infanzia, faccia
a faccia con una nuova
generazione di emarginanti, in
cui uno straziante silenzio
regala sentimentalismo e
poesia. Celebrazione libertaria
e reale di un uomo senza
vergogna e grandiosamente
punk nell'essenza, lontano
dagli schemi romanzati di altre
b i o p i c d e l p a s s at o e
perfettamente coerente con la
figura di Dury. Non solo per
music-addicted.
“I’m Old & my Movies Too” di DjD
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LA DECIMA VITTIMA
REGIA: ELIO PETRI (1965)
Fa un certo effetto vedere un
film di fantascienza italiano del
1965. Fa effetto, innanzitutto,
perché il genere non è
consueto nel cinema italiano e
poi perché vedere come, nei
film del passato, si immaginava
il futuro, rivela tenere ingenuità
e molte intuizioni profetiche. In
questo caso alle intuizioni non
manca un certo disincantato
cinismo suggerito anche da
quel genio dalla scrittura
tagliente che fu Ennio Flaiano.
Fa anche effetto perché nel
1965 i mezzi tecnici
permettevano una
rappresentazione del futuro
fatta solo di scenografie,
costumi e suppellettili.
Dominano, infatti, la citazione
della Pop Art più fumettosa
ricca di plastica, telefoni
“Ericofon” e un pizzico di
Fellini. Povertà di mezzi, come
si usa dire, ma ricchezza di
idee. “La decima vittima” è un
film del 1965 diretto da Elio
Petri. L’ho pescato in DVD sulle
bancarelle ma è uno degli
allegati della collana “La nostra
vita in 100 film”. Se lo trovate
ancora in giro, vi consiglio di
non snobbarlo: il prezzo è di
poco superiore a quello di un
noleggio e l’edizione è
dignitosa. Quello che
sorprende, a parte Mastroianni
in compagnia della prima Bond
girl svestita secondo la moda di
allora, è la traccia di satira
velenosetta della “futuribile”
modernità che, ovviamente,
riflette sui tic, le mode, e gli
oggetti dell’epoca. Si parla di
pubblicità, di televisione, di
matrimonio e divorzio, famiglia
e fumetti, di controllo della
violenza. E’ istruttivo scoprire
quanto, se e come, sono
andate le cose. La cosa più
semplice è vedere se, ad
esempio, il ruolo della
televisione immaginato nel
film era “fantascienza”. “La
decima vittima” è anche un
film di vira con decisione verso
l a cl a s s i c a c o m m e d i a
all’italiana, quella cinica volte
capace di fustigare, con
cattiveria, l’italianità e i suoi
“dogmi”. La scena dei
“tramontisti”, che mi auguro
apprezzerete, è meglio di un
trattato di antropologia sociale.
Il film non ebbe un particolare
successo critico, ma pare si sia
guadagnato nel tempo una
meritata aura di cult.
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“Exclusive Interview” di M. Mantovani
NOLAC
Nolac, dell'Overspin crew, è un
noto writer vicentino che fin
dall'inizio ha preferito
all'abituale colorazione delle
lettere una concezione
grafico-decorativa, donando
così alle stesse una propria
identità e una autonomia di
forma. Come ti è saltato in
mente di diventare un writer?
Hai avuto qualcuno che ti ha
indirizzato, oppure è stata una
tua passione personale che
hai saputo sviluppare? Mi sono
avvicinato al Writing in modo
piuttosto casuale… Un paio di
amici che lo praticavano già, la
voglia di cimentarsi in
qualcosa di nuovo e fuori dal
comune e, soprattutto,
l'ispirazione fornita dalle
murate dipinte dalla vecchia
scuola vicentina che, verso la
metà degli anni '90, stava
dando il meglio di sé.
Raccontaci, in pratica, come
esegui un tuo lavoro. Da come
parti a quando finisci.
Innanzitutto per me è
fondamentale preparare un
bozzetto di ciò che andrò poi a
dipingere. In seguito, scelgo le
tinte da utilizzare e il colore da
dare come fondo. Una volta
preparata la parete (scrostata,
se necessario, e imbiancata)
inizio a riprodurre il bozzetto
usando lo spray. La guida del
perfetto writer vorrebbe che da
qui in poi si seguisse
quest'ordine: stesura delle
campiture, aggiunta di effetti e
colorazioni extra per arricchire
il lavoro e, per ultime, le linee di
contorno.
Alle volte mi
concentro su ogni singola
lettera (delle cinque che
compongono la mia tag),
colorandola e completandola,
p ri m a d i p a s s a re a l l a
successiva, altre volte passo
da una parte all'altra della
scritta, facendo una gran
confusione e impiegando il
doppio del tempo (quelle sono
brutte giornate). A chi ti ispiri?
Tra i pittori e gli illustratori ti
posso citare Siqueiros, Rivera,
Mucha, Beardsley, Jenkins,
mentre, tra i movimenti
artistici, il Futurismo e
l'Iperrealismo. Per i miei lavori
decorativo-grafici invece
traggo forte ispirazione
dall'architettura. Ultimamente
mi danno buoni spunti quella
monumentale sovietica e tutti
i lavori di Zaha Hadid. Senti ci
sia molta competizione tra voi
writers o c'è una sorta di
supporto reciproco, un po'
come accade nella musica
underground? Il Writing di per
sé è una competizione.
Personalmente però l'ho
vissuto sempre e solo come
un divertimento genuino, che
mi ha dato l'opportunità di
viaggiare e di conoscere tante
altre persone con la mia
stessa passione, disponibili a
condividere con me il loro
tempo, se non addirittura ad
ospitarmi, pur conoscendomi
da 5 minuti. Oggi ad alcune di
queste sono legato da una
forte amicizia. Il writer è
costretto spesso a lavorare ai
m a rgi n i d e l l a l e ga l i t à .
Personalmente trovo che la
cosa sia assurda. Sebbene tu
non sia uno da illegale, sei
ottimista per il futuro o pensi
che questo stato di cose sia
immutabile? Diciamo che non
è proprio così. Si tratta
soprattutto del tipo di
percorso che il writer vuole
intraprendere. Quello che
decide di dedicarsi al Writing
l e ga l e, p u ò d i s p o r re
tranquillamente di spazi
autorizzati, in cui portare
avanti il proprio studio
personale. A parere mio,
praticare solo Writing illegale
ha dei limiti e con questo
intendo limiti di ricerca e di
risultato. Per vedere altri miei
lavori: www.facebook.it/nolac
overspin crew
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“THE ISLE OF ART” di Ambra Rebecchi
IL SOGNO DELL'UTOPIA E GLI ORIZZONTI
DELL'ARTE: DALLE CONFRATERNITE AL BAUHAUS
“UTOPIA MATTERS: DALLE CONFRATERNITE AL BAUHAUS”
1 maggio–25 luglio 2010
Collezione Peggy Guggenheim - Venezia
"La isola degli Utopii,
larghissima, nel suo mezzo si
stende dugentomila passi e
per lungo tratto non si stringe
molto, ma ver la fine
d'amendue i capi si va
ristringendo, i quai piegati in
cerchio di cinquecentomila
passi, fanno l'isola in forma de
la nuova luna..." così inizia
L'Utopia, celeberrimo libro di
Tommaso Moro pubblicato nel
1516 nel quale si narra di un
misterioso viaggio
dell'esploratore Raphael
Hythlodaeus verso un'isola,
regno della società ideale e
pacifica tanto bramata dal
mondo intellettuale del
Rinascimento. Fin da allora
l'arte si interessò
particolarmente a tale tema
ed alle connotazioni sociopolitiche che venivano fuori da
esso, ma si dovettero
aspettare i primi anni
dell'Ottocento per assistere
alla nascita di gruppi culturali
basati su questo arcano
concetto: confraternite
fondate sull'esempio delle
corporazioni delle arti e
mestieri presenti sul territorio
europeo a partire dal XII
secolo; gruppi di artisti in
volontario isolamento dal
mondo urbano stravolto dalla
modernità arrivando fino alle
avanguardie del Novecento
capaci di riordinare “l'ancien
re gi m e ” d e l l a s o c i e t à
mondiale grazie a pittura,
architettura e design. “Utopia
Matters. Dalle Confraternite al
Bauhaus”, curata da Vivien
Green ed in collaborazione con
il Deutsche Guggenheim di
Berlino ed “ospitata” nelle
stanze della Peggy
Guggenheim Collection di
Venezia (vero e proprio fiore
all'occhiello dell'Italia dei
musei, e non solo) a partire da
Sabato 1 Maggio,si propone di
deliziare gli occhi dei visitatori
con emblematici esempi di
quelli che sono stati i più
importanti casi di studio
utopico dagli inizi del XIX
secolo fino all'Aprile del 1933,
quando il regime
n a z i o n a l s o c i a l i s t a fe c e
chiudere la
Bauhaus con
l'accusa di essere “fucina” di
rivoltosi comunisti. Nove
sezioni compongono
l'esposizione veneziana:
partendo dal Primitivismo
passando per le nostalgiche
composizioni dei romantici
Nazareni, le adorabili pitture
dei Preraffaelliti di Dante
Gabriel Rossetti ed Edward
Burne-Jones, la fondamentale
rivalutazione delle arti
applicate e dell'artigianato ad
opera degli aderenti all'Arts
and Craft Movement di
William Morris, la Cornish Art
Colony, il Neoimpressionismo
delle scomposizioni
cromatiche di Seurat, Signac e
Van de Velde (architetto e
designer che diventerà
oltretutto uno dei padri
dell'Art Nouveau), il De Stijl
con il neoplasticismo delle
scomposizioni geometriche di
Mondrian, arrivando infine al
costruttivismo russo capace
di riunire tutte le forme d'arte
esistenti (signori straordinari
quali Rodchenko, Majakovskij
e Tatlin ne sono grande
testimonianza) ed al
fondamentale movimento
Bauhaus, sorto come scuola di
arte ed architettura in quel di
Weimar nel lontano 1919 e
destinato ad influenzare
generazioni e generazioni di
artisti del Mondo intero. Un
viaggio nel mondo dell'arte
contemporanea attraverso le
opere di coloro che ne hanno
determinato gli
s c o nvo l gi m e n t i e l e
innovazioni più straordinarie.
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