STAMPA STRANIERA (Germania)

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STAMPA STRANIERA (Germania)
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http://www.rollingstonemagazine.it/musica/video/Il-teaser-del-nuovo-album-degliEveline-/35680
ROLLING STONE HOMEPAGE
www.rollingstonemagazine.it
http://www.sentireascoltare.com/recensione/8306/eveline-&945;&969;.html
Terzo album in sei anni per i bolognesi Eveline, e il mistero s'infittisce. Ascolti questo brodo
apocalittico Low, la fregola psichedelica Doors e l'estro art-wave vagamente Stranglers, non
manchi di intercettare capricci insidiosi Afghan Whigs, cori ectoplasmatici Sigur Ros per poi
atterrare in un dolce tedio glitch, ed è comprensibile uscirne senza una fisionomia precisa, le
coordinate poetiche e atmosferiche irrimediabilmente sfalsate. Sai solo che in qualche modo le
otto tracce di αω sono riuscite a farti fare il giro di giostra.
E non senza effetti speciali: come le vibrazioni desertiche rimbalzate fino al cielo di Omega, il
teatrino tra il brechtiano e l'acido di Last Time at Alpha Centauri, la suite ieratica e
schizofrenica di Terrible n.1 e - appunto - quella Lunar 8 che spedisce i Mùm in un'orbita
geostazionaria - ohibò - quasi Nick Drake. Ti resta una sensazione strana, come aprire un
cassetto pieno di oggetti apparentemente scollegati e scoprire che in qualche modo sono
riusciti a sviluppare una connessione, a raccontare una storia. Come leggere un libro costruito
scozzando pagine di libri già letti e trovarlo incredibilmente congruo, stranamente sensato.
Chi siano davvero gli Eveline, cosa vogliano fare da grandi, è questione secondaria fintanto che
lo spettacolo d'arte varia sarà tenuto assieme dal filo sottile ma tenace della convinzione.
(7.0/10)
http://www.rockit.it/album/15083/eveline-alfa-omega
Gli Eveline sono tornati. Con un disco, il terzo, che è come il pentolone che ribolle in attesa del
prossimo ingrediente utile alla pozione magica: una coda di serpente? Un bell'acido di prima
mattina? Un viaggio su Marte, sulla Luna o tra le stelle? Servitevi, "AlfaOmega" è pronto a
girare nei vostri lettori.
"AlfaOmega" è la trascrizione latina delle due lettere greche (la prima e l'ultima dell'alfabeto)
che danno il titolo al disco. αω. Insieme significano spesso l'eternità di Dio, qualche profeta ne
parla. Ma Omega, da sola, potrebbe anche voler intendere distruzione. Kaput. Se ci mettiamo
che gran parte delle 8 tracce parlano di robe astronomiche, pianeti, iperurani, comete, lune e
stelle tra le più luminose del cielo, capite bene che questo non è certo un disco semplice.
Anche perché, musicalmente, nel pentolone gli ingredienti si moltiplicano via via che scorrono i
pezzi: psichedelia, space e desert rock, un tocco di progressive. E anche indie-tronica. Tutto
molto circolare, da ipnosi. Come se gli sciamani vivessero sulle stelle. Come se il Piccolo
Principe avesse imbracciato un basso e la volpe fosse andata dietro alla grancassa.
Gli Eveline sono sotto la "protezione" di ben quattro etichette: l'inglese Sonic Vista Recordings,
la tedesco-polacca Borowka Music e le italiane Urtovox e Locomotiv Records, quest'ultima nata
in seno al Locomotiv Club, locale che a Bologna, patria del quartetto, fa il suo lavoro ormai da
tre anni. Un poker d'assi per un disco che può definirsi senza indugi un concept, visto il filone
semantico che si può ripercorrere nei testi e la sperimentazione che aleggia in tutti i brani.
"Little Comet" sembra avere delle chitarre (e delle batterie) quasi jazz, smorzate dai flash di
conversazioni radio di (im)probabili piloti spaziali, parentesi quasi math e ritornelli più indie
rock. I primi due pezzi, invece, "To Kaluza's White Quasar" e "Interstellar", danno la sveglia e
mettono curiosità, cominciando il loop che avvolge tutto fino ai 13 minuti finali di "Lunar 8". In
mezzo, un pezzo bellissimo come "She's from Mars", che non può che far pensare a certi Mars
Volta e che si costruisce da solo in una suite di prog-rock, che da un'intro di piano si schiude in
cori lontani ed eterei.
Curato fino alla maniacalità, snello come le onde del sonar sott'acqua, diabolico come se
qualcuno tra un po' ci dicesse che non è vero che l'inverno è finito. E pur con la pretesa
dell'anti-melodia e dell'anti-orecchiabilità, αω riesce comunque a stamparsi da qualche parte
nel cervello. Non dico che si canticchia, ma quasi.
Il disco più melodico tra gli anti-melodici. Una prova più che convincente. All'estero se ne sono
accorti praticamente tutti, noi ci mettiamo un po' di più. Ma arriviamo.
http://www.storiadellamusica.it/Eveline_-_%26%23945%3B
%26%23969%3B_(Sonic_Vista,_Urtovox,_Locomotive_Records,_Borowka_Music_(Unomondo)
,_2011).p0-r3758
Agenzia (Aero)Spaziale Italiana: dipartimento viaggi a lunga percorrenza. Il terzo lavoro dei
bolognesi Eveline nasce sotto la congiunzione astrale di ben quattro importanti label della
scena indie europea (Sonic Vista, Urtovox, Locomotive Records, Borowka Music), tutte protese
nel comune sforzo di rendere visibile nei confini terrestri (e forse anche altrove) l'arduo lavoro
svolto dagli Eveline sin dal loro esordio del 2005. Il terzo album "αω" è, nella loro discografia, il
punto di non ritorno: si indossano le tute spaziali, si fa il countdown e poi si parte, per
davvero, senza ulteriori simulazioni di volo. Scorrete i titoli e fatevi un'idea di quello di cui
stiamo parlando: le console dell'aeronave Eveline vengono scrupolosamente controllate prima
della procedura di lift-off.
L'iniziale To Kaluza’s White Quasar sembra descrivere, metaforicamente s’intende, questa
meticolosa indagine sull'equipaggiamento e assieme sulla profonda preparazione di un'anima
che aspira ad insondate e remote latitudini astrali. Una catarsi che precede l'accensione dei
motori: Interstellar fotografa questa esplosione di mille scintille dalle pieghe della mente
desiderosa di andare oltre. Musicalmente siamo in versanti affini ai Can o ai Pink Floyd di "A
Saucerful Of Secrets". Poi ci sono i momenti nei quali tutte le fasi di questo sogno di “alterità
fantascientifica” si palesano tutte insieme. Ecco dunque una She's From Mars che prende la
rincorsa e si lancia nell'iperspazio proprio da una suggestione di volo dell'anima, scandendo
ritmi che rimandano al decollo, al guardare la terra dal buio galattico, fino all'intimo
raggiungimento di distanze lontanissime, su una colonna sonora fatta di un post-rock
psichedelico perfettamente in tinta con il colori emozionali dei viaggiatori.
Altra tappa di questa arrampicata alle cime dell'universo, la stralunata prog-tarantella di Last
Time at Alpha Centauri, formidabile nella sua irruenza sussultoria, in bilico fra PFM e Amon Dull
II. Terrible N.1 è un'altra altissima evocazione ai meandri oscuri del cosmo con l'organo teso a
tratteggiare il cuore nero dell'umana sospensione in assenza di gravità: magniloquente e senza
fronzoli, questa la modalità espressiva degli Eveline, con rutilante sezione ritmica reminiscente
degli Shellac. Ancora verso quadranti math-rock si procede con Little Comet, altra preziosa
pietra lunare di questo, sotto molti aspetti, sorprendente "αω".
L'ultima tratta di questo peregrinare è la meditabonda riflessione di Lunar 8, frutto di una
pensosa astrazione della terrestre voglia di trascendenza, che implicita porta in sé quella vena
di tristezza a cui la lontananza siderale induce (qui descritta con melanconico tema musicale
innervato da una serie di disturbi elettronici). Non saranno forse andati laddove nessun uomo
(o gruppo) è mai giunto prima, ma questo "interstellar trip", a suon di Can, Faust, Pink Floyd,
Ghost (i giapponesi Ghost…), Shellac, con retrogusto indeciso fra post-rock canadese e
spigolature matematiche, rende l'intero "αω" un pianeta affascinante su cui atterrare, la cui
glabra superficie è resa splendente da un cielo che non ne vuol sapere di rimanere incolore.
Neanche per qualche minuto.
N.B.: Ogni riferimento ad ambientazioni "spacey" non conduca, neppure vagamente, a
frettolosi tentativi di accostamento con formazioni come Hawkwind o Ozric Tentacles che hanno
fatto di quelle location un uso ben differente da quanto ho provato a descrive in questa
recensione.
http://www.indieforbunnies.com/2011/03/14/eveline-%CE%B1%CF%89/
Terzo album per i bolognesi Eveline nati ufficialmente nel 2005, anno di pubblicazione del
primo full lenght “Happy Birthday, Eveline”, ma che già erano attivi da circa un lustro nel quale,
passando attraverso diversi cambi di formazione, avevano dato alle stampe un paio di EP
autoprodotti. Da subito la band attira le attenzioni dell’etichetta tedesca Sopot Int., che
ristampa l’album e lo distribuisce in mezza Europa. La fortuna degli Eveline prosegue tanto che
il secondo album “Waking Up Before Dawn” viene pubblicato nel 2008 dalla label anglocanadese Sonic Vista Recordings” ed è accolto con grande entusiasmo dalla critica e dal
pubblico di importanti festival europei.
A tre anni di distanza eccoci di fronte al nuovo album degli Eveline, alla cui realizzazione hanno
preso parte anche le nostrane Urtovox e Locomotiv Records. Un disco maturo e di grande
ricerca sonora, che rappresenta di certo un punto di svolta nella carriera del quartetto
bolognese, che propone 8 brani ispirati e coesi, in una parola raffinati. Un disco come in Italia
capita raramente di sentirne e che va a colmare un vuoto all’interno di un genere, come quello
del nuovo rock psichedelico che a livello internazionale sta mostrando una vera e propria
rinascita con le performace di band quali Black Mountain e Black Angels.
Fin dalle iniziali “To Kaluza’s White Quasar” e “Interstellar”, dove una voce declamante e quasi
pacata si staglia su un incrocio di chitarre ruggenti e sezione ritmica marziale, appare chiaro
che gli Eveline non hanno alcuna intenzione di scherzare. Quando poi entrano in campo le
tastiere tutto si fa struggente ed esaltante allo stesso tempo. Ci pensa “She’s from Mars” ad
accelerare il ritmo con il suo pianoforte incalzante e la voce in falsetto a far pensare ad un
Antony in acido (con le dovute proporzioni) oppure ad una ‘lunar session’. Subito dopo “Last
Time at Alpha Centauri” apre a fascinazioni più rock e ricorda molto da vicino Les Claypool e i
mai troppo rimpianti Primus, pur senza cadere nella pedissequa copia. “Terrible n.1″ e “Little
Comet” ci riportano in un clima maggiormente psych, preparandoci rumorosamente al
definitivo decollo nella delicatissima pace della conclusiva “Lunar 8″, undici minuti di pacatezza
screziata qua e là da glitch e rumori sintetici vari, mentre la voce di d.m. ci culla, avvolgente,
nel nostro viaggio ‘verso l’infinito e oltre’.
http://www.rockshock.it/eveline-%CE%B1-%CF%89-recensione-album-e-intervista/
Quando ho scritto la recensione di Waking up before dawn (persa nell’archivio della precedente
versione di RockShock) non scherzavo: pensavo davvero che gli Eveline incarnassero quel
suono nuovo capace di portare alla ribalta la musica italiana con una veste inedita, non più
solamente quella cantautoriale che ci contraddistingue, ma più cosmopolita e raffinata. α ω,
terzo album del gruppo bolognese in uscita a fine marzo, è la conferma dell’internazionalità di
questi quattro talentuosi musicisti, ormai noti al pubblico europeo forse più che a quello
nazionale, per assurdo più ostico da conquistare.
α ω veicola sonorità completamente diverse rispetto all’album precedente: il lavoro svolto dalla
band sui suoni li ha resi più gravi e articolati, la sperimentazione li ha spinti a dare alla musica
un ruolo ancora più importante, quello di mezzo principe per comunicare un messaggio,
relegando i testi quasi a semplici comprimari. Lo spazio, leit motif di quest’album dal titolo
fortemente simbolico, è un luogo – non luogo nel quale la sezione ritmica, sempre
perfettamente armonizzata, può esplodere nella sua potenza e sostenere chitarre rock e
tastiere votate alla psichedelia.
Nascono così pezzi ipnotici; ritmi incalzanti e ripetitivi (To Kaluza’s white quasar) si confondono
con echi di doorsiana memoria (Interstellar), dando vita a brani pieni e capaci di creare
visivamente l’immagine di quello che rappresentano musicalmente (Terrible n.1). C’è come
sempre spazio per incursioni negli ambienti più disparati: così Last time in Alpha Centaury ci
immerge in sonorità vagamente reggae e Lunar B ci culla in una dolcezza quasi eterea,
ammantata di lucentezza lunare, per l’appunto.
Ho avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con D.M., mente (e voce)
degli Eveline, che ci ha parlato di α ω e della scena musicale italiana.
Rockshock. Partiamo dal principio. Il titolo dell’album: α ω. Quale simbologia è nascosta dietro
a un titolo così criptico?
D.M.α ed ω possono racchiudere più significati, forse la cosa migliore è che ciascuno scelga a
tal proposito una esegesi propria. C’è un motivo per cui l’album è intitolato così, ma credo sia
meglio lasciare spazio all’ascoltatore.
RS. Il fil rouge dell’album è in qualche modo la spazio, l’astronomia. Perché proprio questa
tematica e quanto ha influenzato i suoni e le liriche, oltre ai titoli?
D.M. Lo spazio non è solo un luogo fisico. Viene generalmente considerato nella sua
oggettività, ma è anche e forse soprattutto un luogo mentale. A un quasar o a una provenienza
marziana non necessariamente va associato un quid astronomico. Meglio dare sfogo alla
fantasia.
RS. α ω è sicuramente un album diverso dal precedente, Waking up before dawn. Le sonorità
appaiono più dark e psichedeliche. Qual è stata l’evoluzione del suono degli Eveline negli ultimi
tre anni?
D.M. Utilizzerei più l’aggettivo psichedelico, che dark. L’evoluzione del suono è stata molto
naturale e attualmente ha virato su sonorità più gravi, perciò comprendo la tua osservazione,
ma l’album non è da considerarsi oscuro, tutt’altro… A materiale registrato ci siamo subito resi
conto di avere in mano qualcosa di complesso, ma anche di naturalmente nostro, una diretta
evoluzione di quello che avevamo proposto nei precedenti lavori.
RS. Quali influenze ci sono alla base di questo lavoro?
D.M. In realtà non ce ne sono. O meglio, ognuno di noi ne ha molte, tuttavia non possiamo
individuare delle influenze comuni che hanno in un qualche modo indirizzato il percorso sonoro
dell’album. Il materiale è nato dopo un lungo periodo di improvvisazioni, in cui tutto il
materiale dei singoli elementi è stato raccolto in 8 pezzi, poi diventati l’attuale tracklist.
RS. Quanto conta la sperimentazione nelle vostre sonorità?
D.M. Molto, è grazie a lei se siamo ancora qui, dopo sei anni di attività e tre album alle spalle.
RS. Gli Eveline sono una band molto apprezzata all’estero, ma (purtroppo) poco conosciuta in
patria. Quali sono le possibili cause di questa ristrettezza mentale nostrana?
D.M. Effettivamente la band in passato non ha mai riscosso, al di fuori del mondo della critica,
particolari attenzioni da parte del pubblico italiano. Non so perché, credo per la forte
eterogeneità del materiale prodotto. Ora però molto è cambiato, a breve partiremo per un
lungo tour che non toccherà solo venues europee, ma anche molti palchi italiani.
RS. Voi avete sicuramente il problema opposto a molti gruppi italiani. Perché secondo voi non
riusciamo a esportare la nostra musica all’estero, a eccezione dei classici stereotipi della
musica cosiddetta leggera?
D.M. Ci sono diversi gruppi indipendenti che sono riusciti a portare il loro materiale in Europa e
non solo, alcuni tra loro sono anche vecchi amici con cui normalmente ci confrontiamo. In
generale, però, il mondo culturale italiano non gode di grandi attenzioni all’estero. Questa
ormai è una banalità, qualcosa di assolutamente scontato, ma di tristemente vero. Viviamo in
un’epoca di forte screditamento dell’arte da parte delle nostre istituzioni, ma non solo, anche di
chi dovrebbe proporci e rendere visibile il lavoro di tutti. Dal basso c’è poca voglia di cambiare,
ergo ognuno ha quel che si merita.
RS. La musica indie – per indicare con questa parola un’ampia categoria che ingloba tutto
quanto non è mainstream – quale futuro ha in Italia?
D.M. Buono, se non a livello di visibilità, almeno compositivo. Ultimamente ho avuto modo di
sentire nuovi progetti interessanti e di vedere molti spazi interessarsi degli stessi, io ci credo,
perché no?
http://www.hatetv.it/articoli_detail.php?ID=1726
Ogni tanto si sente dire “band acclamata dalla critica ma con scarso successo di pubblico”.
Ecco, gli Eveline potrebbero rientrare un questa definizione. Arrivati ormai al terzo album e a
tre anni dallo straordinario Waking up before dawn, gli Eveline tornano con una produzione
questa volta in parte italiana. Se infatti il precedente album era stato prodotto dalla inglese
Sonic Vista, il nuovo album dall'importante titolo αω (alfa-omega per i non grecisti) è il
risultato di una vasta collaborazione europea fra Sonic Vista Recordings (Uk), Urtovox (Ita),
Locomotiv Records (Ita), Borowka Music (De/Pl). Quando si parla di fuga di cervelli, ogni tanto
per fortuna ritornano.
Passando alla musica in senso stretto, il disco rappresenta una svolta nel sound della band, è
meno “noir” dei precedenti, si butta su sonorità più omogenee e dirette. Dovendo ricercare
analogie con altri generi citerei forse lo stoner rock più lento e dilatato, forse l'influenza dei
Neurosis e dello space rock, come farebbero immaginare i titoli delle canzoni. Il basso è
sempre pulsante e cadenzato, dà insieme all'incalzante batteria struttura, ordine e vitalità al
sound della band mentre chitarra e sintetizzatori vari hanno l'incarico di dare alla base ritmica
colori e atmosfere cangianti e “spaziali”.
Gli otto brani sono comunque molto diversi tra loro, la band ha sempre ostentato un certo
eclettismo infatti e ha già dimostrato di saper spaziare in ambienti musicali apparentemente
distanti fra loro, basti comparare ad esempio Terrible n.1 e la chiusura, Lunar 8, eterea traccia
di undici minuti vicina all'ambient e al post-rock, sembrano distanti anni luce ma sono solo due
facce dello stesso dado.
La ricerca sonora dei quattro bolognesi Eveline li porta dunque lontani dal pianeta terra, le
sonorità vagamente jazz del passato sono assenti ma rimane l'approccio sperimentale alla
musica e la ricerca di arrangiamenti sempre vari e poliedrici. Bravi Eveline, un ritorno gradito.
http://www.nerdsattack.net/?p=24724
Nel live report che segnava il 100° gig dei The Crazy Crazy World Of Mr Rubik (leggi) si era
accennato al Mr Hide di Mr Rubik, al risvolto della medaglia, all’altra metà di questa giovane,
nuova ed interessante band bolognese. Perché gli Eveline sono i TCCWOMR con la differenza
che questo progetto è nato nel 2005 e conta all’attivo già 3 album molto apprezzati all’estero
visto che vengono distribuiti con successo nel Regno Unito (Sonic Vista Recordings) oltre che in
Germania e in Polonia (Sopot Int., Borowca Music). Basti pensare che il loro penultimo lavoro,
‘Waking Up Before Dawn’, è stato definito dal popolare quotidiano tedesco Die Zeit come una
delle più interessanti uscite underground del 2008. L’11 marzo al Leoncavallo di Milano è
iniziato il loro tour, incentrato specialmente in Germania, Polonia e Repubblica Ceca, durante il
quale presenteranno l’ultimo album, ‘αω’, uscito in questi giorni. Nella provincia romana,
precisamente a Genazzano, ci saranno il 22 aprile durante la manifestazione ‘Fuochi Nella
Notte’. Dicevamo, una band che non lascia indifferenti e che sprigiona con le sue note uno
spirito intimo, lunare, etereo, metafisico, caratterizzato da tonalità e cromatismi a neon,
sommesso e a volte volutamente ovattato rispetto al coloratissimo e folle mondo pulp di Mr
Rubik. Le otto tracce che compongono ‘αω’ sono raffinate, poco immediate ed evidentemente
rivolte a degli orecchi più fini, più nerdici. Gli Eveline, a partire dal titolo dell’album, segnano il
principio e la fine di un percorso (in)finito nello spazio, sempre sospeso a mezz’aria tra rock e
post-rock, tra lenti ritmi prog (‘She’s From Mars’, ‘Terrible n.1’) e cavalcate simil-reggae (‘Last
time in Alpha Centaury‘), tra curvature ossessive, psichedeliche, floydiane (‘Interstellar’, ‘To
Kaluza’s white quasar’) e giocose incursioni new-wave (‘Little Comet’) passando per riff acidblues (‘Omega’ ed ancora ‘Terrible n.1’) simili a quelli dei primi Bad Seeds. Poche sono le
parole spese, molte le costellazioni musicali toccate. Il loro significato passa attraverso le linee
melodiche che esaltano in maniera quasi trascendentale il vuoto o il sottovuoto (‘Lunar 8’) che
si percepisce nel momento in cui vieni catapultato nel cosmo tanto caro al tastierista Matteo.
Depressurizzazione. [*****]
http://www.outune.net/dischi/medium/eveline-%CE%B1%CF%89/13237
Alfa e Omega, la vita e la morte, l’inizio e la fine. O tutto quello che ci sta in mezzo. Un viaggio
spaziale, il tempo dilatato, lo scorrere infinito di chilometri e ore sono le suggestioni alle quali
rimandano queste otto tracce dove i nomi di stelle e pianeti ricorrono in un gioco di riferimenti
fantascientifici che sa tanto di kraut-rock e di prog.
Viaggiare nello spazio è noioso, dicevano i Modest Mouse, pesantemente citati nell’unica caduta
di stile, “Last Time At Alpha Centauri”. Viaggiare nello spazio è noioso ma anche avvolgente,
psichedelico, e il merito degli Eveline è proprio quello di azzeccare in pieno la giusta miscela
per essere credibili. I quarantacinque minuti di questo album sono infatti tutti rivolti alla ricerca
dell’atmosfera, alla quale vengono asserviti tutti gli strumenti e tutti gli intenti di un gruppo
fino a poco tempo fa votato solo al sacro dio del Post-Rock: l’operazione che ne viene fuori
ricorda lo spiazzante doppio disco dei Julie’s Haircut di un po’ di anni fa, sebbene con meno
punte di genio e qualche momento morto in più.
Nonostante questo la bellezza c’è, eccome. Il disco non va sotto gli standard del già ottimo
“Waking Up Before Dawn”: racchiuse fra l’apertura di “To Kaluza’s White Quasar”, che riporta
immediatamente ai Calla, e gli undici visionari minuti della conclusiva “Lunar 8”, ci sono molte
buone idee e poche pecche, ma soprattutto, cosa più importante, c’è la capacità di partire ed
arrivare senza far calare l’attenzione e la tensione, la bellissima capacità di creare ambiente
che è, sempre più spesso, un dono di pochi.
http://music-on-tnt.com/recensioni/articolo.php?id_articolo=957
Tra i dischi arrivati in questo piovoso febbraio mi sento in dovere di palesare il mio raro
entusiasmo per questo αω, terzo lavoro degli Eveline, project sound di un talentuoso quartetto
bolognese, che, con una sorta di space concept, divergono dai sentieri passatisti,
posizionandosi al di sopra di un orizzonte sonoro affinato e pregevole.
Alpha omega, oltre ad apparire come una tra le stelle più luminose di questo periodo storico
dell’indie music, rappresenta un’interessante co-realizzazione europea tra l’inglese Sonic Vista
Recordings , la germanico-polacca Borowka Music e le nostrane Urtovox e Locomotiv Records.
Quattro angoli sonori attenti ad un progetto crescente nato attorno al 2000, oggi maturato nei
dintorni di una line up che si presume e si spera possa essere quella definitiva.Le otto tracce si
perdono sin dal primo approccio all’interno di titoli legati da un fill rouge kubrickiano, attento a
non decifrare in maniera banalizzata il lato oscuro della luna, ma al contempo prudente nel suo
incedere verso territori sonori arditi. Il suono che trapela dalla tracklist è fondamentalmente
una mistione di jazz e blues adeguato a tempistiche space indie e psico prog. Una serie di
gradite estensioni sonore tra synth e percussioni fanno si che elementi cardine come G.C e T.O.
rimangano ancorati alle idealizzazioni soniche del percorso musicale proposto da Eveline.
L’ipnotica introduzione raccoglie sulla strada note diversificate, prima presentando l’ossatura
portante del brano, grazie alla desolante e manifesta chitarra, poi cadenzando in modalità
tonica ed anticipatoria una serie di sonorità aggiuntive, tra cui traspare la splendida e
convincente voce del frontman, che, in maniera leggera e introversa, si tuffa nel racconto dopo
alcuni minuti. La sezione ritmica dell’ensemble approccia, con perfezione e sicurezza tecnica,
ad un’andatura che si chiude a cerchio, per poi ritrovarsi all’interno di Interstellar. La voce di
D.M, che sembra ricordare alcune sfumature di Tom Yorke, immette l’aria progressive,
assestata tra il sognante ed il magnetico, tra drammaticità di fondo e fluttuazione.
Il disco sembra voler viaggiare tra un infinita serie di costellazione, tra citazioni colte e
ispirazioni musicali. Non mancano esalazioni alt country, né effetti space che ci trascinano
verso una proto psichedelia, che evolve ritmicamente verso lo intelaiatura blues dei primi Black
Sabbath.
Se poi è vero che la museana , She’s from Mars trova correnti direzionali del post rock, è
altrettanto vero che brani come Terrible n.1 sembrano citare implicitamente un orrorismo
carpenteriano, mitigato dalle corde vocali che portano ad una dispersione d’orientamento a
favore di sonorità fluttuanti e a tratti onomatopeiche. Un concept che lega a sé le otto tracce in
maniera armonica, attraverso un senso di dissipazione necessaria, volta a d accendere un
pathos, teatralizzato e razionale.
Un disco che ha in sé una concettualità ciclica della vita, definita attorno allo sviluppo acre
della vocale ancipite e i parametri orbitali delle partiture; un lavoro che riesce a trasferire
all’ascoltatore una concettualità musicale estesa ed estendibile, attraverso sonorità piene di
silente pensiero.
http://www.mpnews.it/index.php?
section=articoli&category=35&id=6703/musica/alternative/Recensione:-Eveline---Alfaomega
Alla Sonic Vista Recordings piacciono così, visionari oltre lo stato sciamanico di Morrison,
doloranti allo spasimo dei Radiohead e schizzati come certe punte acidognole dei Pere Ubu; il
quartetto bolognese degli Eveline suona rock ma con un’attitudine che travalica le regole
canoniche. Il gruppo suona con una smania viscerale “dopata”, alienata che tutto travolge,
sperimenta e decostruisce, inseguendo deliri, ecchimosi, buchi neri e mantra ossessivi, mai
deflettendo da un’etica che rimane assolutamente psichedelica.
“Alfaomega” è il terzo album della band, il terzo volume dagli inconfondibili accenti della ricerca
sonica ai confini di un mondo lancinante e depresso e che sicuramente “arriva” laddove altri
molti lavori di colleghi sonanti non riescono ad approdare, un otto tracce d’atmosfere scure e
malsane che potrebbero essere gli inni di una “gestita pazzia” che prova a debordare anche
oltre lo steccato di un prog-mood alla Area “Last time at Alpha Centauri”, e l’istinto Zappiano a
rendere incomprensibile l’ordine del caos “Terrible N.1”, “Little comet”.
Assolutamente genuini nel loro essere “out of control” nell’interspazio dell’underground, gli
Eveline hanno la forza di uno spiritual cantato sotto acido, ascoltando a cuffie spalancate brani
come “To Kaluza’s white quasar” o “Interstellar” dove sferragliate di chitarra battute a “salmo
funebre” e cantati messianici, giri concentrici di basso a mantra dub sopra tremori di Hammond
con Leslie stile Doorsiano, si ha la netta sensazione di decollare in frangenti gotic surreali,
drogati a fine corsa da down esasperati alla Laughin Clowns e più in la da emoglobine fradice di
16 Horsepower.
Credetemi, se per caso vi soffermerete sulla “lirica teatrale” della numero quattro del lotto
“She’s from Mars” e rimanete impigliati tra i tasti di pianoforte oziosi e la “macchinazione
tritante” chitarra e basso col finale espressionisticamente noir sepolcrale, la tensione diverrà il
vostro settimo senso, e nella speranza di riuscire dall’inghippo vi tornerà in mente Ulisse e il
canto delle sirene ammalianti e maledette quando “Omega” si insinuerà serpentinamente tra
voi e lo stereo. Grandi gli Eveline, cantori deliranti del buio, ancora e sempre indispensabili.
http://www.indieriviera.it/indie-italia/eveline-%CE%B1%CF%89-2/
La volta celeste vista dalla terra è grandiosa e musa ispiratrice delle massime cose realizzate
dall’uomo. Ma trovarsi lì in mezzo d’improvviso, nel buio, nel freddo e nel silenzio assoluto non
dev’essere sensazione piacevole, anzi sono abbastanza sicuro che sia terrificante.
Alfa e Omega, l’inizio e la fine che si rincorrono all’infinito, è il titolo del concept album che
segna l’atteso ritorno degli Eveline.
Gli Eveline nascono nel 2000 a Bologna, si fanno conoscere grazie ai 2 EP autoprodotti e al full
length Happy Birthday, Eveline!!!. Gli entusiastici commenti, da più parti d’Europa, che presto
si affiancano al nome della band fanno sì che degli Eveline si parli come uno di quei gruppi
italiani apprezzati anche (soprattutto?) all’estero.
αω (marzo 2011), dopo tre anni di silenzio, è il terzo album del gruppo realizzato grazie alla
sinergia tutta europea fra Sonic Vista Recordings (Uk), Urtovox (Ita), Locomotiv Records (Ita)
e Borowka Music (De/Pl).
Elegante, nitido e privo di sbavature, αω è uno space-sci-fi-kraut-catastrofic-movie concept
(con tanto di campionature a la “Huston we have a problem“). Il sound ricercato, come
sempre, spazia in modo eclettico fra elettronica, indie rock, psichedelia e post-rock (She’s
From Mars), imbellito da tastiere ora vintage veloci e prog. (Interstellar) ora sognanti note
leggere su paesaggi privi di gravità (Lunar 8).
αω è la carezza che per inerzia vi spingerà ai confini dello spazio, provate a fermarvi ora!
http://www.wumagazine.com/public/it/news.php?M=3&Y=2011&n=234
Il mistero notturno degli Eveline, italianissimo quartetto alternative dal successo internazionale
di Fabrizio Corgnati
Oltre che sociale, la fuga dei cervelli italici si conferma fenomeno anche musicale. Basti
pensare al caso degli Eveline, quartetto "bolognesissimo" ma che ha dovuto rivolgersi
all'inglese Sonic Vista Recordings per produrre gli ultimi suoi due album (a cui si aggiungono
anche due EP), pur trovando una sponda nostrana nelle sempre attente Urtovox e Locomotiv
Records. E non sarà un caso se i loro dischi si trovano forse con più facilità nei negozi tedeschi,
austriaci, svizzeri, canadesi e inglesi che in quelli italiani. Non è solo questione di non essere
profeti in patria. E' che il loro sound alternative, ricercato e sospeso, ha tutte le carte in regola
per incontrare il favore di un pubblico più internazionale. A tre anni dal precedente Waking up
before dawn, è appena uscito il nuovo album essenzialmente senza titolo, ma indicato dalle
due lettere greche αω: l'alfa e l'omega, che poi significano più o meno tutto. Come si evince
dai titoli delle otto tracce, che rimandano tutti a entità astronomiche, è un album
estremamente notturno, nel senso di introspettivo, di ascolto certamente non facile, ma
estremamente affascinante. I loro sono pezzi in cui l'arrangiamento è per lo più ridotto all'osso,
che sa di rock da garage, tenuto su dal basso di g.c. prima ancora che dalle percussioni di t.o.
e dalle chitarre di l.x., con pochi e mirati interventi di piano o tastiere (come in She's from
Mars e nella bellissima Terrible N.1).
http://www.discoclub65.it/rock/archivio-mainmenu-40/4148-eveline-aw.html
Gli Eveline sono una di quelle realtà italiane che hanno allo stesso tempo il pregio e il difetto di
non sembrare assolutamente italiani. Il pregio perché riescono ad allontanarsi dal ventre
materno della musica cantautoriale più tradizionale, riuscendo così ad emanciparsi
completamente da un background e una storia comunque ingombranti; il difetto perché pur
proponendo ritmi e sonorità di livello, sicuramente più sostanziose e strutturate rispetto a molti
loro colleghi nostrani, si perdono un po’ nel mare magnum delle continue uscite discografiche.
aw è comunque un’ottima prova della maturità e della creatività del gruppo bolognese che
sviluppa nove canzoni in una zona d’ombra del rock, dove dilatazione e sperimentazione
attecchiscono con gran facilità.
http://www.letlovegrow.it/?p=1774
Αω ; il terzo capitolo per gli Eveline, i quali continuano il loro viaggio grazie a suoni dark e
psichedelici e tanta, ma davvero tanta, sperimentazione. Un gruppo italiano da sempre più
apprezzato all’estero, non siamo mai riusciti a capire il perché.
Ritmi ripetitivi, suoni che corrono da lontano e trafiggono la melodia; una melodia dark che
crea un’atmosfera unica e stellare e che vi costringerà, prima o poi, ad ascoltare e riascoltare
ancora questo album. Un disco che merita un ascolto attento ed ascoltatori pronti a lasciarsi
trasportare dalla musica.
Si parte con To Kaluza’s White Quasar e Interstellar, l’album comincia inizialmente con ritmi
ripetitivi, dolci ed ipnotici che diventano sempre più veloci e violenti (Omega); la tensione
aumenta, è ormai alle stelle, senti vibrare il tuo cervello pronto per un grande big bang finché
dei colpi di tastiera non attraversano il tuo cervello (She’s From Mars). Ci sono alcuni momenti
in cui nell’ascolto di un disco capisci che sei riuscito ad immergerti completamente nelle
sonorità, questo è uno di quei momenti. Immerso nella vastità del buio universo parte Terrible
n.1 ed è come se ti girassi ad osservare una stella: tutto sembra fermarsi, la musica rallenta
dolcemente…”She’s Beautiful!” Un esplosione, tutto riparte incalzante e ipnotico come non mai.
L’album è composto da pezzi che teoricamente son strumentali, ma che in realtà non lo sono.
La voce va ad inondare lo sperimentalismo sonoro degli Eveline soltanto pochissime volte nel
brano, ma quando lo fa lascia un’impronta incancellabile.
Strumentalmente impeccabili, l’effetto finale ripaga il continuo sperimentare di questa band
teoricamente italiana ma che di italiano in realtà ha davvero molto poco.
Un disco interessante e sperimentale come pochi, da ascoltare.
http://www.soundsblog.it/post/13503/uscite-discografiche-aprile-2011-recensioni-1-parte
Eveline - “αω” : i bolognesi Eveline tornano con il terzo lavoro intitolato “αω”. Un lavoro
differente dal precedente “Waking Up Before Dawn”, fatto di influenze contrastanti (psichedelia,
post/math, glitch, slow) sapientemente assemblate tanto da dare a tutto il disco un filo
conduttore sonoro ben udibile. “αω” è un album dalle atmosfere sospese ma allo stesso tempo
ossessive al punto giusto. Sicuramente non privo di fascino, è in grado persino di non farci
rimpiangere le precedenti e riuscite suggestioni alla Robert Wyatt. “Lunar 8″ semplicemente da
incorniciare(z.)
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=7509
Ancora una volta è l’unione degli sforzi produttivi (particolare persistente nella storia degli Eveline)
di più realtà discografiche underground a rendere possibile la pubblicazione di un disco e ciò non
può che essere da esempio quando si affastellano scuse varie sulla natura della “crisi” musicale
italiana/mondiale. Gli Eveline si formano nel 2005 ed esordiscono, dopo i mille cambi di line up di
rito, con Happy Birthday Eveline!!! su Shyrec, poi uscito grazie all’interesse della label tedesca
Sopot Int. anche in Germania, Francia, Austria e Svizzera. Tale sforzo spinge l’etichetta anglocanadese Sonic Vista Recordings a dare alle stampe nel 2008 il “sophomore album” della band,
Waking Up Before Dawn. Da lì il passo verso i tour di spalla a nomi importanti è breve: festival e
palchi calcati assieme a Calla, Faust, Mono e Ulan Bator. Come si puntualizzava in apertura, poi, agli
sforzi della Sonic Vista Recordings per αω si sono uniti quelli di Urtovox, Locomotiv Records e
Borowka Musica, a segnare anche un punto di distacco dalle sonorità e modalità compositive
classiche del gruppo bolognese. Stringato ma denso di significati il titolo del disco, che rispecchia
l’austera compattezza dei pezzi, all’insegna di un post-core polveroso e decadente dal grande
fascino, un po’ indebolito da qualche lungaggine di troppo. Da siderale spazio krauto le coordinate
fornite dalla scaletta, in realtà poi le canzoni sono legate maggiormente alla terra e a una
spiritualità tutta umana. Arcigna l’apertura con “To Kaluza’s White Quasar”, tutta rimbombi nerastri,
poi una maggiore dinamicità ritmica caratterizza “Interstellar”, con “Omega” all’incrocio tra le prime
due, soprattutto considerandone la seconda parte, dai ritmi sostenuti dal groove fuligginoso.
Pianoforte decadente e andatura tra dark e goth “She’s From Mars”, il pezzo meno riuscito del lotto,
un basso spigoloso apre “Last Time At Alpha Centauri”, versione del post/math-core se lo avessero
interpretato gli Area. “Terrible N.1” non sfigurerebbe in Carboniferous o in qualunque disco targato
Ipecac, “Little Comet” è dotata di sfumature garage bene integrate e “camuffate” tra le sonorità
espresse fino a quel punto, gli undici minuti di “Lunar 8” si aprono intimi e minimali, dagli inediti
inserti elettrostatici, dallo svolgimento ambient carezzevole che apre all’unico, emozionante, cantato
di tutto il disco. Mezza stella in più.
http://www.osservatoriesterni.it/italiani/eveline-alfa-omega
Gli Eveline sono forse la band con il sound più ricercato e atipico di tutta la penisola. "Alfa Omega"
ne amplifica ulteriormente gli orizzonti, riflettendo sulle peculiarità artistico/compositive del
quartetto, fuori da qualsiasi schema se consideriamo il paragone con altre realtà del medesimo
territorio. Un percorso di sperimentazione e di ricerca miope e trasversale. Una sinfonia musicale
raffinata e sorniona, arde e riscalda il cuore dei presenti come tizzoni da un afettuoso caminetto di
campagna. Gli Eveline sono la cosa più vicina a una carezza formato musicale. Difficile da
etichettare come genere, quello che prende forma da capolavori kraut-pop come "Interstellar" e
"Omega" è un autentico mezzo-miracolo in musica. Pop made in Italy dal retrogusto europeo.
Iperconsigliato!
http://www.radionation.it/2011/05/27/eveline-%CE%B1%CF%89/
Dopo tre anni di gestazione esce finalmente l’atteso terzo album del gruppo, una speciale corealizzazione europea Sonic Vista Recordings (Uk) / Urtovox (Ita) / Locomotiv Records (Ita) /
Borowka Music (De/Pl).
αω, questo il titolo, presenta sonorità radicalmente differenti dai precedenti lavori del quartetto
bolognese; i suoi 8 brani, di indiscutibile fascino, poggiano su suoni, testi, riflessioni, strutture ed
arrangiamenti il cui fil rouge risulta essere una raffinatissima ricerca sonora.
Un disco maturo e di grande ricerca sonora, che rappresenta di certo un punto di svolta nella
carriera del quartetto bolognese, che propone 8 brani ispirati e coesi, in una parola raffinati. Un
disco come in Italia capita raramente di sentirne e che va a colmare un vuoto all’interno di un
genere, come quello del nuovo rock psichedelico che può ricordare solo altri lavori fatti da gruppi
sebbene sviluppati in modo poi differente.
Su tutti: “Little Comet” è dotata di sfumature garage bene integrate e camuffate tra le sonorità
espresse fino a quel punto. Poi gli undici minuti di “Lunar 8” si aprono intimi e minimali, dagli inediti
inserti elettrostatici, dallo svolgimento ambient carezzevole che apre all’unico, emozionante, cantato
di tutto il disco. Piccola perla.
L’album va a ricollegarsi proprio molto al titolo: un viaggio sonoro che parte dall’alfa terminando
all’omega.
http://www.liverock.it/tuttarec.php?chiave=1113&chiave2=Eveline
Per il loro terzo disco i bolognesi Eveline scelgono di diluire il loro suono in tinte psichedeliche
che spaziano da un certo minimalismo vicino ai Low o ai Savage Republic fino al rock più
bruciato di Dead Meadow e Black Mountain. αω è il terzo disco del quartetto ed è, allo stesso
tempo, rappresentazione di una terza identità stilista finora tenuta nascosta. Dietro questi otto
brani si cela una band che cerca di nascondere la propria identità - i nomi dei componenti del
gruppo sono indicati solo con le iniziali - insieme ai propri reali obiettivi: le differenze con il
precedente disco, quel Waking up before dawn di due anni fa, sono evidenti e sembrano voler
volontariamente disorientare l'ascoltatore. Giocando con questo tipo di psichedelia gli Eveline si
lavano di dosso l'etichetta post-rock messa in gioco finora per descrivere la loro produzione.
Qui i bolognesi si perdono in composizioni circolari dove riff ossessivi (She's from Mars) che
sembrano voler confermare anche in questa sede le inclinazioni stilistiche dell'album
precedente, servono in realtà a portare noi che ascoltiamo da altre parti, verso il rock robusto
per quanto liquido di Omega o fino alle escursioni in territori quasi wave di Terrible n.1. Per
quanto si affidi a formule note e importate, αω si segnala per la sua contemporaneità: si sa
quanto questi suoni siano al centro dell'attenzione della critica e contribuiscano a costituire lo
spettro musicale di questi anni ed è interessante sentire come anche in Italia si inizi ad
ascoltare cose di questo genere. Gli Eveline, seppure in alcuni passaggi come in Last time in
Alpha Centauri, sembrino un po' smarrire la bussola nella scelta delle direzioni da prendere, nel
complesso si muovono comunque con sicurezza tra le loro stesse trame, dimostrando di saper
maneggiare la materia trattata senza quell'effetto "improvvisazione" che poco ha di jazzisitico
e spesso invece molto della carenza di idee. αω esce contemporaneamente in Italia per
Urtovox e Locomotiv, nel Regno Unito su Sonic Vista Recordings e in Germania e Polonia per
Borowka Music.
http://maps.rcdc.it/archives/eveline-dallalfa-allomega/
PRESS QUOTES
"αω è un esercizio di sobrietà che non esiterei a definire spirituale. Un puntare dritto dentro,
alla ricerca di un cuore pulsante. Senza mai salire sopra le righe però. Con un rigore formale, e
testuale, costante e testardo...Un disco di canzoni di cui felicitarsi...8/10" - Blow Up, Fabio
Donalisio
"Non paghi di averci abituato bene con i loro precedenti lavori, gli Eveline si prendono ora la
briga di stupirci, reimmaginando la sostanza di cui si intrecciano le loro eleganti disquisizioni
sonore. 8/10" - Rumore, Paolo Bertazzoni
"Non capita tanto di frequente, almeno da noi, di imbattersi in gruppi così abili nel conciliare
stili diversi (...) in canzoni articolate e magmatiche, dagli sviluppi fascinosi e a volte
imprevedibili." - Il Mucchio Selvaggio
"In qualche modo le otto tracce di αω sono riuscite a farti fare il giro di giostra. E non senza
effetti speciali. 7/10" - SentireAscoltare, Stefano Solventi
"αω sembra cortocircuitare Wire e Radiohead, rigore matematico e afflato romantico,
sperimentazione e poesia. Notevoli davvero. 7/10" - Rockerilla, Elio Bussolino
"In questi nuovi otto brani, il lavoro eseguito dagli Eveline è ancora più fascinoso ed intrigante
del solito. Sono riusciti, pur mantenendo un suono sostanzialmente compatto ed unicatio, ad
imprimere alle loro composizioni quella varietà di accenti e di soluzioni che fa la
differenza...Consigliato. 3,5/5" - Buscadero, Lino Brunetti
"Alphaomega aggiunge un altro pregevole tassello al complesso mosaico stilistico di una band
mai scontata. Qualità da esportazione.” - ondarock, Simone Coacci
Il disco più melodico tra gli anti-melodici. Una prova più che convincente. All'estero se ne sono
accorti praticamente tutti, noi ci mettiamo un po' di più. Ma arriviamo." - rockit, Sara Scheggia
"...questo "interstellar trip", a suon di Can, Faust, Pink Floyd, Ghost, Shellac, con retrogusto
indeciso fra post-rock canadese e spigolature matematiche, rende l'intero αω un pianeta
affascinante su cui atterrare, la cui glabra superficie è resa splendente da un cielo che non ne
vuol sapere di rimanere incolore. Neanche per qualche minuto. 3,5/5" - storiadellamusica.it,
Stefano Fasti
"Una band che non lascia indifferenti e che sprigiona con le sue note uno spirito intimo, lunare,
etereo, metafisico." - nerdsattack, Andrea Rocca
"Il merito degli Eveline è proprio quello di azzeccare in pieno la giusta miscela per essere
credibili (...). Racchiuse fra l’apertura di “To Kaluza’s White Quasar” (...) e gli undici visionari
minuti della conclusiva “Lunar 8”, ci sono molte buone idee e poche pecche, ma soprattutto,
cosa più importante, c’è la capacità di partire ed arrivare senza far calare l’attenzione e la
tensione, la bellissima capacità di creare ambiente che è, sempre più spesso, un dono di
pochi." - outune.it, Francesca Stella Riva
"Quando si parla di fuga di cervelli, ogni tanto per fortuna ritornano...Bravi Eveline, un ritorno
gradito." - HateTV
"Un disco maturo e di grande ricerca sonora, che rappresenta di certo un punto di svolta nella
carriera del quartetto bolognese, che propone 8 brani ispirati e coesi, in una parola raffinati." indieforbunnies, Gianluca Ciucci
"αω, terzo album del gruppo bolognese in uscita a fine marzo, è la conferma
dell’internazionalità di questi quattro talentuosi musicisti (...). αω veicola sonorità
completamente diverse rispetto all’album precedente: il lavoro svolto dalla band sui suoni li ha
resi più gravi e articolati, la sperimentazione li ha spinti a dare alla musica un ruolo ancora più
importante, quello di mezzo principe per comunicare un messaggio." - rockshock.it, Simona
Fusetta
"αω è la carezza che per inerzia vi spingerà ai confini dello spazio, provate a fermarvi ora!" indieriviera
"Tra i dischi arrivati in questo piovoso febbraio mi sento in dovere di palesare il mio raro
entusiasmo per questo αω, terzo lavoro degli Eveline, project sound di un talentuoso quartetto
bolognese che, con una sorta di space concept, divergono dai sentieri passatisti,
posizionandosi al di sopra di un orizzonte sonoro affinato e pregevole." - musicontnt, Loris
Gualdi
"E solo quando siamo convinti di non poterne davvero più ci rendiamo conto che invece questo
album ci è entrato dentro, lo sentiamo sotto la pelle, nella testa e nelle viscere. E allora si che
ci rendiamo conto che gli Eveline hanno creato qualcosa di incredibile." - loudvision
"Il loro sound alternative, ricercato e sospeso, ha tutte le carte in regola per incontrare il
favore di un pubblico più internazionale." - wumagazine, Fabrizio Corgnati
"Grandi gli Eveline, cantori deliranti del buio, ancora e sempre indispensabili." - mpnews,
Massimo Sannella
"Un’ottima prova della maturità e della creatività del gruppo bolognese che sviluppa nove
canzoni in una zona d’ombra del rock, dove dilatazione e sperimentazione attecchiscono con
gran facilità." - discoclub65, Giovanni Besio
“Strumentalmente impeccabili, l’effetto finale ripaga il continuo sperimentare di questa band
teoricamente italiana ma che di italiano in realtà ha davvero molto poco. Un disco interessante
e sperimentale come pochi, da ascoltare.” - letlovegrow, Alessandro Caiazzo
“αω” è un album dalle atmosfere sospese ma allo stesso tempo ossessive al punto giusto.
Sicuramente non privo di fascino, è in grado persino di non farci rimpiangere le precedenti e
riuscite suggestioni alla Robert Wyatt. “Lunar 8″ semplicemente da incorniciare.” - soundzblog
"Stringato ma denso di significati il titolo del disco, che rispecchia l’austera compattezza dei
pezzi, all’insegna di un post-core polveroso e decadente dal grande fascino..." - audiodrome,
Giampaolo Cristofaro
“Difficile da etichettare come genere, quello che prende forma da capolavori kraut-pop come
"Interstellar" e "Omega" è un autentico mezzo-miracolo in musica. Pop made in Italy dal retrogusto
europeo. Iperconsigliato!” - osservatoriesterni.it
“Un disco maturo e di grande ricerca sonora, che rappresenta di certo un punto di svolta nella
carriera del quartetto bolognese, che propone 8 brani ispirati e coesi, in una parola raffinati. Un
disco come in Italia capita raramente di sentirne e che va a colmare un vuoto...” - radionation.it
"Gli Eveline (…) si muovono con sicurezza tra le loro stesse trame, dimostrando di saper
maneggiare la materia trattata." - liverock.it, Philip di Salvo
NEWS
http://www.italianembassy.it/uscite-eveline-%CE%B1%CF%89-urtovoxlocomotiv/
http://www.rockol.it/news-197720/E'-'--945---969-'-il-nuovo-album-degli-Eveline-in-uscita-amarzo
http://www.audiocoop.it/news/?id_news=17173
http://www.saltinaria.it/news/cd-in-uscita/9899-eveline-cd.html
http://www.artistsandbands.org/ita/modules/news/article.php?storyid=6490
http://www.spaziorock.it/news.php?&id=3009
http://www.iloveserradifalco.com/wp/?p=210802
http://www.pjazza.it/articoloInterno.asp?Id=13108&IndiceArray=4
http://www.lascena.it/nuovo/news.php?id=1002
http://www.newspettacolo.com/dischi/28703_nuovo-album-per-gli-eveline.html?pag=20
http://www.musicaoltranza.net/index.php?
option=com_content&view=article&id=8634&catid=156&Itemid=460
http://musicreviews2p0.altervista.org/?p=3126
http://www.newmediamagazine.it/11-01-2011/musica/16630/nuovo-album-per-gli-eveline/
http://www.musicclub.it/band/11318030964150/eveline
http://www.notelibere.net/2011/01/18/eveline-nuovo-cd-in-uscita-a-marzo/
STAMPA STRANIERA (Germania)
ACOUSTICSHOCK
http://acousticshock.de/4587eveline-alpha-omega
Reise durch die Galaxie.
Die Protagonisten von Eveline wollen in der Öffentlichkeit unerkannt bleiben und damit den
Fokus auf die Musik setzen. Die wenigen Information, die uns zugänglich gemacht wurden,
daher vorab. Die Band stammt aus Bologna, Italien. Die Discography weist zwei
Vorgängeralben auf:„Happy Birthday, Eveline“ (2005) und „waking up before dawn“ (2008).
Eine Regel sticht ins Auge: alle drei Jahre wird ein Longplayer auf dem Markt platziert. Die
Namen der Bandmitglieder werden nur in Form ihrer Initialen bekannt gegeben. Die
Informationsbasis damit bereits erschöpft.
Werfen wir unseren Blick also auf die Musik.Angepriesen wird die Formation als elektrisierende,
alternative Indie-Gruppe. „Alpha Omega“ stellt thematisch eine Reise durch die Galaxie an. Die
Frau vom Mars und ein Besuch auf Alpha Centauri stehen uns bevor. Ob es sich hierbei um
einen kometenhaften Aufstieg oder den Sturz eines Meteoriten handelt – finden wir gleich
heraus. Die ersten Gitarrenklänge erklingen und halten stetig die selben drei Akkorde. Allein
der spärliche Leadgesang gesellt sich zaghaft hinzu. Die Monotonie des Instrumentariums
kommt dem entgegen. Beim ersten Hören wirkt „To Kaluza’s White Quasar“ sehr statisch, wird
gegen Ende mit Einsatz der Drums aber abgerundet. Diffus geht es weiter: Auffällig ist, dass
zu Beginn jedes Stückes, klare Klänge und eindeutige Abfolgen vorgegeben sind. Zu diesen
vorgegebenen Rhythmen, die sich über einige Sekunden einstimmen dürfen, werden nach und
nach neue Parameter hinzugefügt. Stets langsam und bedacht. Jeder Handgriff scheint lang
überlegt. So auch der Einsatz der Leadstimme, die sich zwischen Bestimmtheit und
Zerbrechlichkeit bewegt. Eins der wichtigen Elemente des Sounds ist aber auf jeden Fall der
Synthesizer. Die elektronischen Verwebungen werden spürbar genutzt und ziehen den roten
Faden durch das Album. Die Gesamtheit der acht Songs ist schwer zu fassen, da sie sehr
speziell und erst beim wiederholten Hören zu greifen sind. Die Musik ist eine wahrliche
Komposition, auf die man sich einlassen muss, um ihre Breite zu erfahren. Betritt man diese
Schwelle erfährt man eine Darbietung, die erfrischend anders ist. Wer sich davon live
überzeugen möchte, erhält hierzu im April auf gleich sechs Konzerten in Deutschland die
Gelegenheit.
Anspieltipps: She’s From Mars, Little Comet, Last Time At Alpha Centauri
OH FANCY
http://www.ohfancy.de/-Reviews/Eveline---alpha-omega/ (8/10)
Die Identitäten der vier Protagonisten bleiben weitgehend im Dunkeln", heißt es im Pressetext
und das trieb mich erstmal dazu an, selbst nach Informationen über Eveline zu suchen.
Allerdings gab es nach einem langen und erbitterlichen Kampf tatsächlich nur die wenigen
Dinge auf Ihrer MySpace mit Angaben zur Heimat Italien in Bologna und der Diskographie der
drei Platten. Ernüchternd an dieser Stelle. Das aktuelle Werk hört übrigens auf den Namen '
alpha omega ' und erscheint über Urtovox. Weiter ging es zur offiziellen Homepage, auf der
man zumindest einmal die vier Protagonisten sehen und hören durfte. Zugleich strömte ein
neuer hoffnungsvoller Schimmer durch meinen Körper der ausschweifende Ergründungen über
die heimischen Grenzen anstrebte. Kurz gesagt, auch dort gab es außer wenigen Details über
die Erlebnisse der letzten Jahre nichts was eine Erwähnung rechtfertigen würde. Was will man
also machen.
Eveline sind, um ein kurzes Fazit zu streuen, eine Band deren Drang auf Öffentlichkeit leicht
unterentwickelt ist. Es kann Schüchternheit sein, aber es kann (und das scheint
wahrscheinlicher) natürlich auch alles eine wohlwollende Strategie sein, die auf Sicht der
letzten Jahre gesehen, unglaublich gut gegriffen hat. Die neue Platte der Band besticht erstmal
durch eine kurze Tracklist von acht Songs und offenbart im Inneren dann sehr plötzlich eine
faszinierende Offenheit, deren Effekt ein aufwachendes und fixierendes Interesse ist. Man will
mehr hören und am Besten nicht nur einmal. ' To Kaluza's White Quasar ' greift als Opener
bereits aktiv in das zu Anfang ergründete Bewusstsein von Eveline ein und spielt mit dem
formbaren Charakter, dessen Gesetze einer freien Umlaufbahn ausgesetzt scheinen. Hinzu
gesellen sich im weiteren Verlauf viele verschiedene Identitäten und verwirrende
Richtungswechsel.
Einer davon versteckt sich im Stück ' She's From Mars ' und bricht die herumlaufenden
Rhythmen nach 62 Sekunden auseinander. Es folgt der Neuaufbau. Behutsam erklingen die
Tasten des Klaviers, rufen vorsichtig nach Überlebenden und im ersten Moment kaum merklich,
bewegt sich dort drüben leise der Bass während die Gitarren, kaum beschadet durch den
Sturz, hektisch nach einem Ausgang suchen. Aber mit dem Ende des Songs stirbt auch die
Hoffnung, denn die traurigen letzten Töne sprechen die Sprache des Abschieds, die Erlösung
zieht wie ein warmer Schatten über das Haupt und ermöglicht auf diesem Wege zugleich ' Last
Time At Alpha Centauri ' eine blütenhafte Geburt. Es folgen Trommelwirbel im Stück ' Terrible
n.1 ', hackende Gitarren in ' Little Comet ' und klanglicher Minimalismus durch fremde Welten
in ' Lunar 8 '. Und hier fällt es unvermittelt in meine Gedanken:
Will man Eveline in die Augen blicken, bleibt der einzige Weg die Reise über das Album
anzutreten. Denn hier im Verborgenen trifft man diese Band, deren Identitäten endlich feste
Formen annehmen und uns mit offenen Armen und lächelnden Gesichtern gegenübertreten.
SCHALLGRENZEN
http://www.schallgrenzen.de/the-review-eveline-alpha-omega/
Diese Musiker lassen die Hose nicht herunter. Wenig Infos, die Biografie ist karg wie mein
Bankkonto und Bilder der vier Menschen hinter Eveline sind rar wie Vitamine im Fertigfutter.
Hier sehen wir t.o (Schlagzeug), l.x.(Gitarre, Electronics), g.c.(Bass) und d.m (Piano, Gesang
& Synthesizer) auf einen der seltene Fotografien im Kreise Ihrer Lieben. Die Diskographie
nennt drei Alben, die Band stammt aus Bologna, Italien. Das war es im Grunde. Hier geht es
nicht um Selbstdarstellung und eitle Posen, sondern nur um Musik. Im Popbusiness undenkbar,
in der alternativen Musikszene kein seltenes Phänomen. Das aktuelle Album der Italiener heißt
“Alpha Omega” und ist bei dem Label Urtovox erschienen. Das war es mit den Fakten.
Musikalisch ist “Alpha Omega” wesentlich ergiebiger. Weltraum, unendliche Weiten,
Gitarrenriffs wie Feuerschweif, progressiver Kometenflug. Psychedelischer Indie-Rock,
schwerer, wuchtiger Stoner-Rock, Alternative mit fetten Riffs, pluckerner Bass und Slow-Core
mit leisesten Momenten, frickeliger Art-Rock und mathematisch austarierte Prog-RockSchweinereien. Die unbekannten Italiener werden Radiohead auf dem Radarschirm haben,
womöglich auch Secret Machine und King Crimson, Brian Eno und Pink Floyd. Übrigens, toller
Gesang. Zwischen leise, schluchzend, fordernd und flüsternd werden uns große Töne um die
Ohren gehauen. Auf “Terrible N.1″ klingt d.m. zum Beispiel wie Jim Morrison von den Doors
und die Orgel wimmert dazu. Ich möchte behaupten, das Album ist einer der besten
Veröffentlichungen in diesem Jahr und lässt sich noch gar nicht gebührend einordnen. Ich
vermute hohe Langzeitwirkung und bin beeindruckt, sehr beeindruckt.
Frohe Botschaft für Interessiete: Eveline sind auf Tournee dutch deutsche Lande. Und zwar
Anfang April. Zum Beispiel bei mir um die Ecke, am 11. April im Cafe Glocksee im schönen
Hannover. Weiter Termine auf der Homepage der Band.
ALTERNATIVE NATION
http://www.alternativenation.de/tontraeger/review/eveline-alpha-omega
Was wäre eine Reise in fremde Sphären, ohne die passende musikalische Untermalung? Eine
interstellare Konstellation hier, ein Asteroiden-Regen dort, ohne Klänge zum Abheben? Das
wäre ja mal ganz und gar nichts. So dachten auch Eveline und produzierten mit ihrem dritten
Album Alpha Omega den Soundtrack zu einer sphärischen Odyssee ins All.
Der Trip der Italiener beginnt feierlich getragen mit einem schweren, sich wiederholenden
Gitarren-Riff, das langsam von monotonen Drums und epischen Gesang untermalt wird.
Gesanglich erinnert die Reise zu diesem Zeitpunkt an Thom Yorke von Radiohead, später meint
man, Jim Morrison von den Doors zu hören. Progressiv steigern sich die Songs in ihrer
Intensität, ohne allerdings die Schwere und Monotonie zu verlieren. Das macht aber gar nichts,
denn zu diesem Zeitpunkt haben sich Eveline schon mit ihrer Mischung aus Progressive-Rock,
Elektro, Jazz und Indie in den Gehirnwindungen des Hörers festgesetzt.
Wenngleich das Album sehr schwer und düster scheint, überzeugt es durchaus durch seinen
bizarren, ätherischen Sound. Stoner-Riffs, Synthesizer und psychedelische Orgeln sorgen für
die nötige Abwechslung. Leicht und beschwingt mit einem zarten Piano schließlich klingt das
Album aus – die Reise ins All verlief erfolgreich, Eveline haben eine neue Galaxie entdeckt und
ihren instellaren Frieden gefunden.
MUSIKREVIEWS
http://www.musikreviews.de/reviews/2011/Eveline/Alpha-Omega/
Eveline hat wieder Geburtstag. Ihr Geschenk ist diesmal eine Reise ins All. Gleich die erste
Station führt sie zu einem weißen Zwergstern, der Alternative zum altbekannten Schwarzen
Loch. Ein simples Riff aus drei Anschlägen begleitet sie dorthin. Es wiederholt sich permanent.
EVELINE kommt bereits das Wort "langweilig" in den Sinn. Was sie aber zunächst als
Monotonie einstuft, wird mit der Zeit immer spannender, immer essenzieller. Als EVELINE kurz
ihren Blick vom weißen Zwerg abwendet, um durch das Rückfenster zu schauen, nimmt sie die
erschreckende Winzigkeit der Erdkugel wahr. Sie umgreift das dumme blaue Rund mit ihren
Händchen. In diesem Moment wird ihr blitzartig das Leitthema ihres dritten Geburtstages klar:
αὦ ist letztendlich nichts Geringeres als die vollkommene Zusammenfassung sämtlicher
Materie auf höchster Ebene. Alles von α bis ὦ steckt in einer Hülle, ganz egal, wie unverträglich
die Elemente untereinander sind.
Metaphysischer als EVELINE hat in diesem Jahr vielleicht noch niemand musiziert. Der Griff zu
den Sternen folgt einem klassischen Stilmittel diverser Horror- und Trashfilmreihen: wenn es
auf der Erde nichts mehr zu tun gibt, kann immer noch das All erkundet werden. Die Critters
taten es, Jason Voorhees tat es, EVELINE nun auch. Humor bringen sie also mit, die Italiener.
Die Subversion indes liegt darin, dass man ihren Humor auf Anhieb nicht erkennt; ebenso
wenig, welchem Genre sie sich verschrieben haben. Findige Rezensenten müssen zu ihrem
letzten Strohhalm, der diffusen "Fusion"-Schublade greifen, um zumindest eine halbwegs
gültige Kategorisierung vorzunehmen, doch nicht einmal hier fühlen sich EVELINE wirklich
wohl. Sie kehren ihre Mixtur nicht als "progressiv" heraus, selbst die Geheimniskrämerei
möchte man nicht so recht als Marketinggag abwinken. Von ihren Weirdo-Schubladennachbarn
unterscheidet sie, dass Stilbrüche nicht herausgebürstet und als gewollter Kontrast präsentiert
werden, sondern dass ihre Natürlichkeit betont wird – sofern überhaupt irgendwas betont wird.
Da überrascht es kaum, dass αὦ im Grunde seines Herzens ein Spacerock-Album ist, ohne
jedoch sonderlich viele relevante Charakteristika zu erfüllen, die man dem Spacerock
zuschreiben würde. Eher schon entdeckt man, wenn man möchte, Stoner-Elemente,
Psychedelic-Rock-Orgeln, Jazzkonstruktionen, Indie- und Artpop-Gesten, Industrial-Konturen
und Elektronika, und doch findet sich im Ganzen etwas derart Formloses wieder, dass man es
weder Rock noch Pop noch Jazz nennen möchte. Dazu fehlt schlichtweg die Dominanz
spezieller Herausstellungsmerkmale. Nicht einmal die männliche Gesangsstimme erhebt für
sich den Anspruch, führend zu sein.
Die Bescheidenheit seiner Teile könnte αὦ als Ganzem zum Verhängnis werden, denn
"großartig" oder "überwältigend" wirkt oberflächlich gesehen nichts an der Alpha-OmegaSternenreise. Zwar werden per Kopfstimmgesang der Zeile "She's From Mars" Emotionen
angeregt, während ein Piano den Himmel "noir" streicht, bevor "Last Time At Alpha Centauri"
die Rhythmik für sich entdeckt und der Sänger sich sogar zu einem ekstatischen Aufschrei
hinreißen lässt. Durch die Übersicht eines Panoramablicks betrachtet, präsentiert sich dem
lauschenden Ohr allerdings eher ein Äquivalent zum Mars: eine staubige, gleichmäßige, rote
Ebene.
Dafür aber wird mit jedem Umlauf deutlicher, dass αὦ dichter ist als ein weißer Zwerg. Was
man zunächst als höhepunktloses Vor-sich-hin-musizieren entlarvt haben will, erweist sich im
Nachhinein als undurchdringliche Fläche, deren Kern bei weitem nicht so schnell freigelegt ist
wie anfangs vermutet. Die blecherne Produktion mag zu der Täuschung auch ihren Teil
beitragen. Dabei sind die Hinweise auf das wahre Gewicht greifbar. Dass der deutsche Physiker
Theodor Kaluza die Tracklist mit seiner Anwesenheit beehrt, ist jedenfalls kein Zufall: Sein
Beitrag zur einheitlichen Feldtheorie lädt das Album mit omnipotenter Bedeutung auf. Das All
ist in seiner unermesslichen Größe für EVELINE kaum mehr als eine ironisch gebrochene
Metapher, ein Spiel mit dem "Universum in der Nussschale", respektive im CD-Case – Alpha
und Omega und alles dazwischen, komprimiert auf knapp 50 Minuten und enthalten auf
diesem Datenträger. Wer angesichts dessen noch nach einer Bezeichnung für die Musikrichtung
sucht, der muss dastehen wie ein Harlekin mit heruntergelassenen Hosen.
FAZIT: Wenn Progression immer da stattfindet, wo sie nicht forciert wird, dann haben EVELINE
eines der progressivsten Alben der letzten Jahre aufgenommen. Wie kaum einer zweiten Band
gelingt es ihnen, dem Prog-Paradox vom Fortschritt um des Fortschritts willen ein Schnippchen
zu schlagen, denn in der Lesart als Genrebezeichnung sind EVELINE weder als progressiv noch
anderweitig zu verbuchen. Sie prägen keinen Stil, sondern fusionieren mit gemächlicher und
fast geisterhafter Gelassenheit Elemente. Dabei kopieren sie jedoch nicht bekannte Stile,
sondern brechen Dutzende musikalischer Basics auf die Wurzel herunter. Dies alles betten sie
ausgerechnet in das Bild vom Weltall, der Metaebene schlechthin, dem Buckel für alles
Postmoderne und Selbstreflexive. Das mag ja alles dazu führen, dass die Musik etwas
unscheinbar klingt, aber wer EVELINE irgendwo zwischen α und ὦ nicht beim Lachen hört, der
hat einfach nicht lange und deutlich genug zugehört.
STAMPA STRANIERA (Polonia)
D-W
http://www.d-w.pl/muzyka/szlachetny-minimalizm.html (4/5)
Eveline to przedstawiciele włoskiej alternatywy, którzy mają na koncie dwie płyty. "AlphaOmega" to ich trzecie dzieło, które tym razem pojawiło się także w Polsce.
Trzeci album grupy to dzieło eklektyczne, choć bazujące na rockowym fundamencie. Osią
kompozycji jest zwykle wyeksponowana, motoryczna gra sekcji rytmicznej. Szlachetny
minimalizm służy zresztą muzyce Eveline - tak jest chociażby w otwierającym album "To
Kaluza's white quasar". Kolejny na liście, transowy "Interstellar" przypomina nieco Joy Division
(charakterystyczna praca perkusji i basu), może tez wczesne dokonania Pink Floyd, kiedy
grupie ton nadawał Syd Barret. Możemy oczywiście doszukiwać się kolejnych tropów i
nawiązań do starszych stażem kolegów z branży (w "She's from Mars" jest Radioheadowy
klimat), co nie zmieni faktu, że włoska Ewelina podąża własną ścieżką i już teraz ma unikatowy
styl.
Warto poznać ostatnie dzieło Eveline - to muzyka, która zyskuje z każdym przesłuchaniem, co,
jak wiemy, cechuje grupy wybitne.
KULTURATA
http://kulturatka.pl/muzyka/recenzje/10052-eveline-zespol-alpha-omega
Eveline to w Polsce jak na razie jeszcze raczej mało znana grupa. Jest jednak szansa, aby się z
nią zapoznać, a to za sprawą serii koncertów, jakie zespół niedługo zagra w naszym kraju.
Dodatkowo nakładem Borówka Music/Locomotiv Records/Sonic Vista Eveline wydaje właśnie
swój trzeci album "Alpha - Omega" (premiera: 08.03.2011). Gdyby ktoś wahał się czy sięgać
po ten najnowszy krążek i czy warto wybrać się na koncert, postaram się rozwiać jego
wątpliwości krótką recenzją.
Z włoską sceną kojarzą się raczej zespoły progresywne i metalowe. Eveline to jednak szeroko
pojęty rock alternatywy, którego do tej pory we włoskim wykonaniu nie słyszałem. Przede
wszystkim muzyki Eveline celowo nie nazwałem "indie rockiem", gdyż to pojęcie kojarzy mi się
bardziej z chłopcami w plastikowych okularach, przydługich grzywkach i kolorowych
trampkach, którzy słuchają The Strokes, Razorlight czy czegoś w tym stylu.
Tymczasem Włosi już od pierwszych dźwięków zaskakują. "To Kaluza's white quasar" to niemal
czysta "neo-psychodelia" w stylu Spaceman 3. Jedynie wokal nawiązuje do barwy Thoma
Yorka, frontmana Radiohead. Poza tym mamy monotonne rytmy, przesterowane gitary i lekko
senną atmosferą. W tym samym stylu utrzymany jest drugi numer - "Interstellar". Chyba
jeszcze lepszy niż pierwszy, ze śpiewem a'la Glenn Danzig. Dodatkowo muzycy wprowadzają
klawisze, co z jednej strony przypomina The Dolly Rocker Movement z drugiej zaś Mazzy Star.
Utwór "Omega" podobnie jak poprzednik snuje się leniwie, wprowadza w klimat transu. Ma coś
ze space rocka a gdy nieco przyspiesza robi się nieco stonerowy, trochę jak Queens Of The
Stone Age czy Orange Goblin. Z tym, że Eveline nie stosuje tak intensywnie gitar.
Cała płyta jest mocno osadzona w psychodelii, czy też "neo-psychodelii". Co ciekawe, utwory
na płycie są świetnie zaaranżowane. Daleko im od indie rockowego "plumkania", nie czuje się
w nich inspiracji pop punkiem spod znaku The Adicts, nie ma również zbyt wileu garażowych
brzmień. Czasami pojawia się tylko wyraźna inspiracja sceną islandzką - słychać ją szczególnie
w końcówce czwartego utworu "She's from Mars", który wyraźne nawiązanie do Sigur Rós,
oraz przez cały zamykający płytę "Lunar 8" (ten numer mógłby znaleźć się spokojnie na którejś
z płyt múm).
Słuchając Eveline dochodzę do wniosku, że panowie świetnie się bawili własna muzyką. Prym
wśród nich wiedzie jednak wokalista, który przechodzi na całym albumie przez różne style
śpiewania. Thom York, Glenn Danzig, Jonsi a nawet manieryzmy spod znaku Gaby Kulki każdy z tych stylów jest do odnalezienia na krążku.
Może zabrzmi to dziwnie po tylu pochwałach, ale ja się bardzo cieszę, że na albumie jest tylko
8 utworów i trwa około 45 minut. Tak powinno właśnie być. Nie jest za długi, zmieści się na
winylu i przykuje uwagę słuchacza na pewno na dłużej niż wiele innych wypchanych po brzegi
albumów.
"Alpha-Omega" to album niezwykle oryginalny, wybijający sie ponad rockową średnią. Stanowi
on doskonałą propozycję dla wszystkich słuchaczy o otwartych umysłach, którzy z jednej
strony doceniają oszczędne formy minimalizmu, a równocześnie wymagają by tworzyły one
cudownie wciągającą strukturę.
Ja ze swojej strony zachęcam i polecam.
http://www.uwolnijmuzyke.pl/wydaje-album-w-polsce-i-przyjezdza-na-trase-koncertowa
http://muzyka.gery.pl/cms/index.php/443011/Gwiazdy,w
%C5%82oskiej,i,polskiej,alternatywy,w,Ostrzeszowie
http://www.muzoteka.pl/2011/03/24/gwiazdy-wloskiej-i-polskiej-alternatywy-wostrzeszowie.html
http://www.epoznan.pl/rozrywka-wydarzenie-35186-Eveline
http://www.katowice.totutam.pl/wydarzenia/koncerty/4d7d6aa0605059196600047e/Eveline
http://www.aktivist.pl/wydarzenie/eventId,637715,eveline-wydarzenie.html
http://www.repertuar.beskidia.pl/4472_czechowice-dziedzice_koncerty_koncert_eveline.html
http://www.mdk.czechowice-dziedzice.pl/strona-gowna/40-koncerty/290-koncert-eveline
http://czdz.pl/index.php?str=new_news_one&group=new_news&news_id=4909
http://www.coolturalnyradom.pl/kultura-sztuka-kalendarz-imprez/show_photo/470