STAMPA STRANIERA (Germania)
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STAMPA STRANIERA (Germania)
PRESS-CLIPS WEB TEASER PREMIERE http://www.rollingstonemagazine.it/musica/video/Il-teaser-del-nuovo-album-degliEveline-/35680 ROLLING STONE HOMEPAGE www.rollingstonemagazine.it http://www.sentireascoltare.com/recensione/8306/eveline-&945;&969;.html Terzo album in sei anni per i bolognesi Eveline, e il mistero s'infittisce. Ascolti questo brodo apocalittico Low, la fregola psichedelica Doors e l'estro art-wave vagamente Stranglers, non manchi di intercettare capricci insidiosi Afghan Whigs, cori ectoplasmatici Sigur Ros per poi atterrare in un dolce tedio glitch, ed è comprensibile uscirne senza una fisionomia precisa, le coordinate poetiche e atmosferiche irrimediabilmente sfalsate. Sai solo che in qualche modo le otto tracce di αω sono riuscite a farti fare il giro di giostra. E non senza effetti speciali: come le vibrazioni desertiche rimbalzate fino al cielo di Omega, il teatrino tra il brechtiano e l'acido di Last Time at Alpha Centauri, la suite ieratica e schizofrenica di Terrible n.1 e - appunto - quella Lunar 8 che spedisce i Mùm in un'orbita geostazionaria - ohibò - quasi Nick Drake. Ti resta una sensazione strana, come aprire un cassetto pieno di oggetti apparentemente scollegati e scoprire che in qualche modo sono riusciti a sviluppare una connessione, a raccontare una storia. Come leggere un libro costruito scozzando pagine di libri già letti e trovarlo incredibilmente congruo, stranamente sensato. Chi siano davvero gli Eveline, cosa vogliano fare da grandi, è questione secondaria fintanto che lo spettacolo d'arte varia sarà tenuto assieme dal filo sottile ma tenace della convinzione. (7.0/10) http://www.rockit.it/album/15083/eveline-alfa-omega Gli Eveline sono tornati. Con un disco, il terzo, che è come il pentolone che ribolle in attesa del prossimo ingrediente utile alla pozione magica: una coda di serpente? Un bell'acido di prima mattina? Un viaggio su Marte, sulla Luna o tra le stelle? Servitevi, "AlfaOmega" è pronto a girare nei vostri lettori. "AlfaOmega" è la trascrizione latina delle due lettere greche (la prima e l'ultima dell'alfabeto) che danno il titolo al disco. αω. Insieme significano spesso l'eternità di Dio, qualche profeta ne parla. Ma Omega, da sola, potrebbe anche voler intendere distruzione. Kaput. Se ci mettiamo che gran parte delle 8 tracce parlano di robe astronomiche, pianeti, iperurani, comete, lune e stelle tra le più luminose del cielo, capite bene che questo non è certo un disco semplice. Anche perché, musicalmente, nel pentolone gli ingredienti si moltiplicano via via che scorrono i pezzi: psichedelia, space e desert rock, un tocco di progressive. E anche indie-tronica. Tutto molto circolare, da ipnosi. Come se gli sciamani vivessero sulle stelle. Come se il Piccolo Principe avesse imbracciato un basso e la volpe fosse andata dietro alla grancassa. Gli Eveline sono sotto la "protezione" di ben quattro etichette: l'inglese Sonic Vista Recordings, la tedesco-polacca Borowka Music e le italiane Urtovox e Locomotiv Records, quest'ultima nata in seno al Locomotiv Club, locale che a Bologna, patria del quartetto, fa il suo lavoro ormai da tre anni. Un poker d'assi per un disco che può definirsi senza indugi un concept, visto il filone semantico che si può ripercorrere nei testi e la sperimentazione che aleggia in tutti i brani. "Little Comet" sembra avere delle chitarre (e delle batterie) quasi jazz, smorzate dai flash di conversazioni radio di (im)probabili piloti spaziali, parentesi quasi math e ritornelli più indie rock. I primi due pezzi, invece, "To Kaluza's White Quasar" e "Interstellar", danno la sveglia e mettono curiosità, cominciando il loop che avvolge tutto fino ai 13 minuti finali di "Lunar 8". In mezzo, un pezzo bellissimo come "She's from Mars", che non può che far pensare a certi Mars Volta e che si costruisce da solo in una suite di prog-rock, che da un'intro di piano si schiude in cori lontani ed eterei. Curato fino alla maniacalità, snello come le onde del sonar sott'acqua, diabolico come se qualcuno tra un po' ci dicesse che non è vero che l'inverno è finito. E pur con la pretesa dell'anti-melodia e dell'anti-orecchiabilità, αω riesce comunque a stamparsi da qualche parte nel cervello. Non dico che si canticchia, ma quasi. Il disco più melodico tra gli anti-melodici. Una prova più che convincente. All'estero se ne sono accorti praticamente tutti, noi ci mettiamo un po' di più. Ma arriviamo. http://www.storiadellamusica.it/Eveline_-_%26%23945%3B %26%23969%3B_(Sonic_Vista,_Urtovox,_Locomotive_Records,_Borowka_Music_(Unomondo) ,_2011).p0-r3758 Agenzia (Aero)Spaziale Italiana: dipartimento viaggi a lunga percorrenza. Il terzo lavoro dei bolognesi Eveline nasce sotto la congiunzione astrale di ben quattro importanti label della scena indie europea (Sonic Vista, Urtovox, Locomotive Records, Borowka Music), tutte protese nel comune sforzo di rendere visibile nei confini terrestri (e forse anche altrove) l'arduo lavoro svolto dagli Eveline sin dal loro esordio del 2005. Il terzo album "αω" è, nella loro discografia, il punto di non ritorno: si indossano le tute spaziali, si fa il countdown e poi si parte, per davvero, senza ulteriori simulazioni di volo. Scorrete i titoli e fatevi un'idea di quello di cui stiamo parlando: le console dell'aeronave Eveline vengono scrupolosamente controllate prima della procedura di lift-off. L'iniziale To Kaluza’s White Quasar sembra descrivere, metaforicamente s’intende, questa meticolosa indagine sull'equipaggiamento e assieme sulla profonda preparazione di un'anima che aspira ad insondate e remote latitudini astrali. Una catarsi che precede l'accensione dei motori: Interstellar fotografa questa esplosione di mille scintille dalle pieghe della mente desiderosa di andare oltre. Musicalmente siamo in versanti affini ai Can o ai Pink Floyd di "A Saucerful Of Secrets". Poi ci sono i momenti nei quali tutte le fasi di questo sogno di “alterità fantascientifica” si palesano tutte insieme. Ecco dunque una She's From Mars che prende la rincorsa e si lancia nell'iperspazio proprio da una suggestione di volo dell'anima, scandendo ritmi che rimandano al decollo, al guardare la terra dal buio galattico, fino all'intimo raggiungimento di distanze lontanissime, su una colonna sonora fatta di un post-rock psichedelico perfettamente in tinta con il colori emozionali dei viaggiatori. Altra tappa di questa arrampicata alle cime dell'universo, la stralunata prog-tarantella di Last Time at Alpha Centauri, formidabile nella sua irruenza sussultoria, in bilico fra PFM e Amon Dull II. Terrible N.1 è un'altra altissima evocazione ai meandri oscuri del cosmo con l'organo teso a tratteggiare il cuore nero dell'umana sospensione in assenza di gravità: magniloquente e senza fronzoli, questa la modalità espressiva degli Eveline, con rutilante sezione ritmica reminiscente degli Shellac. Ancora verso quadranti math-rock si procede con Little Comet, altra preziosa pietra lunare di questo, sotto molti aspetti, sorprendente "αω". L'ultima tratta di questo peregrinare è la meditabonda riflessione di Lunar 8, frutto di una pensosa astrazione della terrestre voglia di trascendenza, che implicita porta in sé quella vena di tristezza a cui la lontananza siderale induce (qui descritta con melanconico tema musicale innervato da una serie di disturbi elettronici). Non saranno forse andati laddove nessun uomo (o gruppo) è mai giunto prima, ma questo "interstellar trip", a suon di Can, Faust, Pink Floyd, Ghost (i giapponesi Ghost…), Shellac, con retrogusto indeciso fra post-rock canadese e spigolature matematiche, rende l'intero "αω" un pianeta affascinante su cui atterrare, la cui glabra superficie è resa splendente da un cielo che non ne vuol sapere di rimanere incolore. Neanche per qualche minuto. N.B.: Ogni riferimento ad ambientazioni "spacey" non conduca, neppure vagamente, a frettolosi tentativi di accostamento con formazioni come Hawkwind o Ozric Tentacles che hanno fatto di quelle location un uso ben differente da quanto ho provato a descrive in questa recensione. http://www.indieforbunnies.com/2011/03/14/eveline-%CE%B1%CF%89/ Terzo album per i bolognesi Eveline nati ufficialmente nel 2005, anno di pubblicazione del primo full lenght “Happy Birthday, Eveline”, ma che già erano attivi da circa un lustro nel quale, passando attraverso diversi cambi di formazione, avevano dato alle stampe un paio di EP autoprodotti. Da subito la band attira le attenzioni dell’etichetta tedesca Sopot Int., che ristampa l’album e lo distribuisce in mezza Europa. La fortuna degli Eveline prosegue tanto che il secondo album “Waking Up Before Dawn” viene pubblicato nel 2008 dalla label anglocanadese Sonic Vista Recordings” ed è accolto con grande entusiasmo dalla critica e dal pubblico di importanti festival europei. A tre anni di distanza eccoci di fronte al nuovo album degli Eveline, alla cui realizzazione hanno preso parte anche le nostrane Urtovox e Locomotiv Records. Un disco maturo e di grande ricerca sonora, che rappresenta di certo un punto di svolta nella carriera del quartetto bolognese, che propone 8 brani ispirati e coesi, in una parola raffinati. Un disco come in Italia capita raramente di sentirne e che va a colmare un vuoto all’interno di un genere, come quello del nuovo rock psichedelico che a livello internazionale sta mostrando una vera e propria rinascita con le performace di band quali Black Mountain e Black Angels. Fin dalle iniziali “To Kaluza’s White Quasar” e “Interstellar”, dove una voce declamante e quasi pacata si staglia su un incrocio di chitarre ruggenti e sezione ritmica marziale, appare chiaro che gli Eveline non hanno alcuna intenzione di scherzare. Quando poi entrano in campo le tastiere tutto si fa struggente ed esaltante allo stesso tempo. Ci pensa “She’s from Mars” ad accelerare il ritmo con il suo pianoforte incalzante e la voce in falsetto a far pensare ad un Antony in acido (con le dovute proporzioni) oppure ad una ‘lunar session’. Subito dopo “Last Time at Alpha Centauri” apre a fascinazioni più rock e ricorda molto da vicino Les Claypool e i mai troppo rimpianti Primus, pur senza cadere nella pedissequa copia. “Terrible n.1″ e “Little Comet” ci riportano in un clima maggiormente psych, preparandoci rumorosamente al definitivo decollo nella delicatissima pace della conclusiva “Lunar 8″, undici minuti di pacatezza screziata qua e là da glitch e rumori sintetici vari, mentre la voce di d.m. ci culla, avvolgente, nel nostro viaggio ‘verso l’infinito e oltre’. http://www.rockshock.it/eveline-%CE%B1-%CF%89-recensione-album-e-intervista/ Quando ho scritto la recensione di Waking up before dawn (persa nell’archivio della precedente versione di RockShock) non scherzavo: pensavo davvero che gli Eveline incarnassero quel suono nuovo capace di portare alla ribalta la musica italiana con una veste inedita, non più solamente quella cantautoriale che ci contraddistingue, ma più cosmopolita e raffinata. α ω, terzo album del gruppo bolognese in uscita a fine marzo, è la conferma dell’internazionalità di questi quattro talentuosi musicisti, ormai noti al pubblico europeo forse più che a quello nazionale, per assurdo più ostico da conquistare. α ω veicola sonorità completamente diverse rispetto all’album precedente: il lavoro svolto dalla band sui suoni li ha resi più gravi e articolati, la sperimentazione li ha spinti a dare alla musica un ruolo ancora più importante, quello di mezzo principe per comunicare un messaggio, relegando i testi quasi a semplici comprimari. Lo spazio, leit motif di quest’album dal titolo fortemente simbolico, è un luogo – non luogo nel quale la sezione ritmica, sempre perfettamente armonizzata, può esplodere nella sua potenza e sostenere chitarre rock e tastiere votate alla psichedelia. Nascono così pezzi ipnotici; ritmi incalzanti e ripetitivi (To Kaluza’s white quasar) si confondono con echi di doorsiana memoria (Interstellar), dando vita a brani pieni e capaci di creare visivamente l’immagine di quello che rappresentano musicalmente (Terrible n.1). C’è come sempre spazio per incursioni negli ambienti più disparati: così Last time in Alpha Centaury ci immerge in sonorità vagamente reggae e Lunar B ci culla in una dolcezza quasi eterea, ammantata di lucentezza lunare, per l’appunto. Ho avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con D.M., mente (e voce) degli Eveline, che ci ha parlato di α ω e della scena musicale italiana. Rockshock. Partiamo dal principio. Il titolo dell’album: α ω. Quale simbologia è nascosta dietro a un titolo così criptico? D.M.α ed ω possono racchiudere più significati, forse la cosa migliore è che ciascuno scelga a tal proposito una esegesi propria. C’è un motivo per cui l’album è intitolato così, ma credo sia meglio lasciare spazio all’ascoltatore. RS. Il fil rouge dell’album è in qualche modo la spazio, l’astronomia. Perché proprio questa tematica e quanto ha influenzato i suoni e le liriche, oltre ai titoli? D.M. Lo spazio non è solo un luogo fisico. Viene generalmente considerato nella sua oggettività, ma è anche e forse soprattutto un luogo mentale. A un quasar o a una provenienza marziana non necessariamente va associato un quid astronomico. Meglio dare sfogo alla fantasia. RS. α ω è sicuramente un album diverso dal precedente, Waking up before dawn. Le sonorità appaiono più dark e psichedeliche. Qual è stata l’evoluzione del suono degli Eveline negli ultimi tre anni? D.M. Utilizzerei più l’aggettivo psichedelico, che dark. L’evoluzione del suono è stata molto naturale e attualmente ha virato su sonorità più gravi, perciò comprendo la tua osservazione, ma l’album non è da considerarsi oscuro, tutt’altro… A materiale registrato ci siamo subito resi conto di avere in mano qualcosa di complesso, ma anche di naturalmente nostro, una diretta evoluzione di quello che avevamo proposto nei precedenti lavori. RS. Quali influenze ci sono alla base di questo lavoro? D.M. In realtà non ce ne sono. O meglio, ognuno di noi ne ha molte, tuttavia non possiamo individuare delle influenze comuni che hanno in un qualche modo indirizzato il percorso sonoro dell’album. Il materiale è nato dopo un lungo periodo di improvvisazioni, in cui tutto il materiale dei singoli elementi è stato raccolto in 8 pezzi, poi diventati l’attuale tracklist. RS. Quanto conta la sperimentazione nelle vostre sonorità? D.M. Molto, è grazie a lei se siamo ancora qui, dopo sei anni di attività e tre album alle spalle. RS. Gli Eveline sono una band molto apprezzata all’estero, ma (purtroppo) poco conosciuta in patria. Quali sono le possibili cause di questa ristrettezza mentale nostrana? D.M. Effettivamente la band in passato non ha mai riscosso, al di fuori del mondo della critica, particolari attenzioni da parte del pubblico italiano. Non so perché, credo per la forte eterogeneità del materiale prodotto. Ora però molto è cambiato, a breve partiremo per un lungo tour che non toccherà solo venues europee, ma anche molti palchi italiani. RS. Voi avete sicuramente il problema opposto a molti gruppi italiani. Perché secondo voi non riusciamo a esportare la nostra musica all’estero, a eccezione dei classici stereotipi della musica cosiddetta leggera? D.M. Ci sono diversi gruppi indipendenti che sono riusciti a portare il loro materiale in Europa e non solo, alcuni tra loro sono anche vecchi amici con cui normalmente ci confrontiamo. In generale, però, il mondo culturale italiano non gode di grandi attenzioni all’estero. Questa ormai è una banalità, qualcosa di assolutamente scontato, ma di tristemente vero. Viviamo in un’epoca di forte screditamento dell’arte da parte delle nostre istituzioni, ma non solo, anche di chi dovrebbe proporci e rendere visibile il lavoro di tutti. Dal basso c’è poca voglia di cambiare, ergo ognuno ha quel che si merita. RS. La musica indie – per indicare con questa parola un’ampia categoria che ingloba tutto quanto non è mainstream – quale futuro ha in Italia? D.M. Buono, se non a livello di visibilità, almeno compositivo. Ultimamente ho avuto modo di sentire nuovi progetti interessanti e di vedere molti spazi interessarsi degli stessi, io ci credo, perché no? http://www.hatetv.it/articoli_detail.php?ID=1726 Ogni tanto si sente dire “band acclamata dalla critica ma con scarso successo di pubblico”. Ecco, gli Eveline potrebbero rientrare un questa definizione. Arrivati ormai al terzo album e a tre anni dallo straordinario Waking up before dawn, gli Eveline tornano con una produzione questa volta in parte italiana. Se infatti il precedente album era stato prodotto dalla inglese Sonic Vista, il nuovo album dall'importante titolo αω (alfa-omega per i non grecisti) è il risultato di una vasta collaborazione europea fra Sonic Vista Recordings (Uk), Urtovox (Ita), Locomotiv Records (Ita), Borowka Music (De/Pl). Quando si parla di fuga di cervelli, ogni tanto per fortuna ritornano. Passando alla musica in senso stretto, il disco rappresenta una svolta nel sound della band, è meno “noir” dei precedenti, si butta su sonorità più omogenee e dirette. Dovendo ricercare analogie con altri generi citerei forse lo stoner rock più lento e dilatato, forse l'influenza dei Neurosis e dello space rock, come farebbero immaginare i titoli delle canzoni. Il basso è sempre pulsante e cadenzato, dà insieme all'incalzante batteria struttura, ordine e vitalità al sound della band mentre chitarra e sintetizzatori vari hanno l'incarico di dare alla base ritmica colori e atmosfere cangianti e “spaziali”. Gli otto brani sono comunque molto diversi tra loro, la band ha sempre ostentato un certo eclettismo infatti e ha già dimostrato di saper spaziare in ambienti musicali apparentemente distanti fra loro, basti comparare ad esempio Terrible n.1 e la chiusura, Lunar 8, eterea traccia di undici minuti vicina all'ambient e al post-rock, sembrano distanti anni luce ma sono solo due facce dello stesso dado. La ricerca sonora dei quattro bolognesi Eveline li porta dunque lontani dal pianeta terra, le sonorità vagamente jazz del passato sono assenti ma rimane l'approccio sperimentale alla musica e la ricerca di arrangiamenti sempre vari e poliedrici. Bravi Eveline, un ritorno gradito. http://www.nerdsattack.net/?p=24724 Nel live report che segnava il 100° gig dei The Crazy Crazy World Of Mr Rubik (leggi) si era accennato al Mr Hide di Mr Rubik, al risvolto della medaglia, all’altra metà di questa giovane, nuova ed interessante band bolognese. Perché gli Eveline sono i TCCWOMR con la differenza che questo progetto è nato nel 2005 e conta all’attivo già 3 album molto apprezzati all’estero visto che vengono distribuiti con successo nel Regno Unito (Sonic Vista Recordings) oltre che in Germania e in Polonia (Sopot Int., Borowca Music). Basti pensare che il loro penultimo lavoro, ‘Waking Up Before Dawn’, è stato definito dal popolare quotidiano tedesco Die Zeit come una delle più interessanti uscite underground del 2008. L’11 marzo al Leoncavallo di Milano è iniziato il loro tour, incentrato specialmente in Germania, Polonia e Repubblica Ceca, durante il quale presenteranno l’ultimo album, ‘αω’, uscito in questi giorni. Nella provincia romana, precisamente a Genazzano, ci saranno il 22 aprile durante la manifestazione ‘Fuochi Nella Notte’. Dicevamo, una band che non lascia indifferenti e che sprigiona con le sue note uno spirito intimo, lunare, etereo, metafisico, caratterizzato da tonalità e cromatismi a neon, sommesso e a volte volutamente ovattato rispetto al coloratissimo e folle mondo pulp di Mr Rubik. Le otto tracce che compongono ‘αω’ sono raffinate, poco immediate ed evidentemente rivolte a degli orecchi più fini, più nerdici. Gli Eveline, a partire dal titolo dell’album, segnano il principio e la fine di un percorso (in)finito nello spazio, sempre sospeso a mezz’aria tra rock e post-rock, tra lenti ritmi prog (‘She’s From Mars’, ‘Terrible n.1’) e cavalcate simil-reggae (‘Last time in Alpha Centaury‘), tra curvature ossessive, psichedeliche, floydiane (‘Interstellar’, ‘To Kaluza’s white quasar’) e giocose incursioni new-wave (‘Little Comet’) passando per riff acidblues (‘Omega’ ed ancora ‘Terrible n.1’) simili a quelli dei primi Bad Seeds. Poche sono le parole spese, molte le costellazioni musicali toccate. Il loro significato passa attraverso le linee melodiche che esaltano in maniera quasi trascendentale il vuoto o il sottovuoto (‘Lunar 8’) che si percepisce nel momento in cui vieni catapultato nel cosmo tanto caro al tastierista Matteo. Depressurizzazione. [*****] http://www.outune.net/dischi/medium/eveline-%CE%B1%CF%89/13237 Alfa e Omega, la vita e la morte, l’inizio e la fine. O tutto quello che ci sta in mezzo. Un viaggio spaziale, il tempo dilatato, lo scorrere infinito di chilometri e ore sono le suggestioni alle quali rimandano queste otto tracce dove i nomi di stelle e pianeti ricorrono in un gioco di riferimenti fantascientifici che sa tanto di kraut-rock e di prog. Viaggiare nello spazio è noioso, dicevano i Modest Mouse, pesantemente citati nell’unica caduta di stile, “Last Time At Alpha Centauri”. Viaggiare nello spazio è noioso ma anche avvolgente, psichedelico, e il merito degli Eveline è proprio quello di azzeccare in pieno la giusta miscela per essere credibili. I quarantacinque minuti di questo album sono infatti tutti rivolti alla ricerca dell’atmosfera, alla quale vengono asserviti tutti gli strumenti e tutti gli intenti di un gruppo fino a poco tempo fa votato solo al sacro dio del Post-Rock: l’operazione che ne viene fuori ricorda lo spiazzante doppio disco dei Julie’s Haircut di un po’ di anni fa, sebbene con meno punte di genio e qualche momento morto in più. Nonostante questo la bellezza c’è, eccome. Il disco non va sotto gli standard del già ottimo “Waking Up Before Dawn”: racchiuse fra l’apertura di “To Kaluza’s White Quasar”, che riporta immediatamente ai Calla, e gli undici visionari minuti della conclusiva “Lunar 8”, ci sono molte buone idee e poche pecche, ma soprattutto, cosa più importante, c’è la capacità di partire ed arrivare senza far calare l’attenzione e la tensione, la bellissima capacità di creare ambiente che è, sempre più spesso, un dono di pochi. http://music-on-tnt.com/recensioni/articolo.php?id_articolo=957 Tra i dischi arrivati in questo piovoso febbraio mi sento in dovere di palesare il mio raro entusiasmo per questo αω, terzo lavoro degli Eveline, project sound di un talentuoso quartetto bolognese, che, con una sorta di space concept, divergono dai sentieri passatisti, posizionandosi al di sopra di un orizzonte sonoro affinato e pregevole. Alpha omega, oltre ad apparire come una tra le stelle più luminose di questo periodo storico dell’indie music, rappresenta un’interessante co-realizzazione europea tra l’inglese Sonic Vista Recordings , la germanico-polacca Borowka Music e le nostrane Urtovox e Locomotiv Records. Quattro angoli sonori attenti ad un progetto crescente nato attorno al 2000, oggi maturato nei dintorni di una line up che si presume e si spera possa essere quella definitiva.Le otto tracce si perdono sin dal primo approccio all’interno di titoli legati da un fill rouge kubrickiano, attento a non decifrare in maniera banalizzata il lato oscuro della luna, ma al contempo prudente nel suo incedere verso territori sonori arditi. Il suono che trapela dalla tracklist è fondamentalmente una mistione di jazz e blues adeguato a tempistiche space indie e psico prog. Una serie di gradite estensioni sonore tra synth e percussioni fanno si che elementi cardine come G.C e T.O. rimangano ancorati alle idealizzazioni soniche del percorso musicale proposto da Eveline. L’ipnotica introduzione raccoglie sulla strada note diversificate, prima presentando l’ossatura portante del brano, grazie alla desolante e manifesta chitarra, poi cadenzando in modalità tonica ed anticipatoria una serie di sonorità aggiuntive, tra cui traspare la splendida e convincente voce del frontman, che, in maniera leggera e introversa, si tuffa nel racconto dopo alcuni minuti. La sezione ritmica dell’ensemble approccia, con perfezione e sicurezza tecnica, ad un’andatura che si chiude a cerchio, per poi ritrovarsi all’interno di Interstellar. La voce di D.M, che sembra ricordare alcune sfumature di Tom Yorke, immette l’aria progressive, assestata tra il sognante ed il magnetico, tra drammaticità di fondo e fluttuazione. Il disco sembra voler viaggiare tra un infinita serie di costellazione, tra citazioni colte e ispirazioni musicali. Non mancano esalazioni alt country, né effetti space che ci trascinano verso una proto psichedelia, che evolve ritmicamente verso lo intelaiatura blues dei primi Black Sabbath. Se poi è vero che la museana , She’s from Mars trova correnti direzionali del post rock, è altrettanto vero che brani come Terrible n.1 sembrano citare implicitamente un orrorismo carpenteriano, mitigato dalle corde vocali che portano ad una dispersione d’orientamento a favore di sonorità fluttuanti e a tratti onomatopeiche. Un concept che lega a sé le otto tracce in maniera armonica, attraverso un senso di dissipazione necessaria, volta a d accendere un pathos, teatralizzato e razionale. Un disco che ha in sé una concettualità ciclica della vita, definita attorno allo sviluppo acre della vocale ancipite e i parametri orbitali delle partiture; un lavoro che riesce a trasferire all’ascoltatore una concettualità musicale estesa ed estendibile, attraverso sonorità piene di silente pensiero. http://www.mpnews.it/index.php? section=articoli&category=35&id=6703/musica/alternative/Recensione:-Eveline---Alfaomega Alla Sonic Vista Recordings piacciono così, visionari oltre lo stato sciamanico di Morrison, doloranti allo spasimo dei Radiohead e schizzati come certe punte acidognole dei Pere Ubu; il quartetto bolognese degli Eveline suona rock ma con un’attitudine che travalica le regole canoniche. Il gruppo suona con una smania viscerale “dopata”, alienata che tutto travolge, sperimenta e decostruisce, inseguendo deliri, ecchimosi, buchi neri e mantra ossessivi, mai deflettendo da un’etica che rimane assolutamente psichedelica. “Alfaomega” è il terzo album della band, il terzo volume dagli inconfondibili accenti della ricerca sonica ai confini di un mondo lancinante e depresso e che sicuramente “arriva” laddove altri molti lavori di colleghi sonanti non riescono ad approdare, un otto tracce d’atmosfere scure e malsane che potrebbero essere gli inni di una “gestita pazzia” che prova a debordare anche oltre lo steccato di un prog-mood alla Area “Last time at Alpha Centauri”, e l’istinto Zappiano a rendere incomprensibile l’ordine del caos “Terrible N.1”, “Little comet”. Assolutamente genuini nel loro essere “out of control” nell’interspazio dell’underground, gli Eveline hanno la forza di uno spiritual cantato sotto acido, ascoltando a cuffie spalancate brani come “To Kaluza’s white quasar” o “Interstellar” dove sferragliate di chitarra battute a “salmo funebre” e cantati messianici, giri concentrici di basso a mantra dub sopra tremori di Hammond con Leslie stile Doorsiano, si ha la netta sensazione di decollare in frangenti gotic surreali, drogati a fine corsa da down esasperati alla Laughin Clowns e più in la da emoglobine fradice di 16 Horsepower. Credetemi, se per caso vi soffermerete sulla “lirica teatrale” della numero quattro del lotto “She’s from Mars” e rimanete impigliati tra i tasti di pianoforte oziosi e la “macchinazione tritante” chitarra e basso col finale espressionisticamente noir sepolcrale, la tensione diverrà il vostro settimo senso, e nella speranza di riuscire dall’inghippo vi tornerà in mente Ulisse e il canto delle sirene ammalianti e maledette quando “Omega” si insinuerà serpentinamente tra voi e lo stereo. Grandi gli Eveline, cantori deliranti del buio, ancora e sempre indispensabili. http://www.indieriviera.it/indie-italia/eveline-%CE%B1%CF%89-2/ La volta celeste vista dalla terra è grandiosa e musa ispiratrice delle massime cose realizzate dall’uomo. Ma trovarsi lì in mezzo d’improvviso, nel buio, nel freddo e nel silenzio assoluto non dev’essere sensazione piacevole, anzi sono abbastanza sicuro che sia terrificante. Alfa e Omega, l’inizio e la fine che si rincorrono all’infinito, è il titolo del concept album che segna l’atteso ritorno degli Eveline. Gli Eveline nascono nel 2000 a Bologna, si fanno conoscere grazie ai 2 EP autoprodotti e al full length Happy Birthday, Eveline!!!. Gli entusiastici commenti, da più parti d’Europa, che presto si affiancano al nome della band fanno sì che degli Eveline si parli come uno di quei gruppi italiani apprezzati anche (soprattutto?) all’estero. αω (marzo 2011), dopo tre anni di silenzio, è il terzo album del gruppo realizzato grazie alla sinergia tutta europea fra Sonic Vista Recordings (Uk), Urtovox (Ita), Locomotiv Records (Ita) e Borowka Music (De/Pl). Elegante, nitido e privo di sbavature, αω è uno space-sci-fi-kraut-catastrofic-movie concept (con tanto di campionature a la “Huston we have a problem“). Il sound ricercato, come sempre, spazia in modo eclettico fra elettronica, indie rock, psichedelia e post-rock (She’s From Mars), imbellito da tastiere ora vintage veloci e prog. (Interstellar) ora sognanti note leggere su paesaggi privi di gravità (Lunar 8). αω è la carezza che per inerzia vi spingerà ai confini dello spazio, provate a fermarvi ora! http://www.wumagazine.com/public/it/news.php?M=3&Y=2011&n=234 Il mistero notturno degli Eveline, italianissimo quartetto alternative dal successo internazionale di Fabrizio Corgnati Oltre che sociale, la fuga dei cervelli italici si conferma fenomeno anche musicale. Basti pensare al caso degli Eveline, quartetto "bolognesissimo" ma che ha dovuto rivolgersi all'inglese Sonic Vista Recordings per produrre gli ultimi suoi due album (a cui si aggiungono anche due EP), pur trovando una sponda nostrana nelle sempre attente Urtovox e Locomotiv Records. E non sarà un caso se i loro dischi si trovano forse con più facilità nei negozi tedeschi, austriaci, svizzeri, canadesi e inglesi che in quelli italiani. Non è solo questione di non essere profeti in patria. E' che il loro sound alternative, ricercato e sospeso, ha tutte le carte in regola per incontrare il favore di un pubblico più internazionale. A tre anni dal precedente Waking up before dawn, è appena uscito il nuovo album essenzialmente senza titolo, ma indicato dalle due lettere greche αω: l'alfa e l'omega, che poi significano più o meno tutto. Come si evince dai titoli delle otto tracce, che rimandano tutti a entità astronomiche, è un album estremamente notturno, nel senso di introspettivo, di ascolto certamente non facile, ma estremamente affascinante. I loro sono pezzi in cui l'arrangiamento è per lo più ridotto all'osso, che sa di rock da garage, tenuto su dal basso di g.c. prima ancora che dalle percussioni di t.o. e dalle chitarre di l.x., con pochi e mirati interventi di piano o tastiere (come in She's from Mars e nella bellissima Terrible N.1). http://www.discoclub65.it/rock/archivio-mainmenu-40/4148-eveline-aw.html Gli Eveline sono una di quelle realtà italiane che hanno allo stesso tempo il pregio e il difetto di non sembrare assolutamente italiani. Il pregio perché riescono ad allontanarsi dal ventre materno della musica cantautoriale più tradizionale, riuscendo così ad emanciparsi completamente da un background e una storia comunque ingombranti; il difetto perché pur proponendo ritmi e sonorità di livello, sicuramente più sostanziose e strutturate rispetto a molti loro colleghi nostrani, si perdono un po’ nel mare magnum delle continue uscite discografiche. aw è comunque un’ottima prova della maturità e della creatività del gruppo bolognese che sviluppa nove canzoni in una zona d’ombra del rock, dove dilatazione e sperimentazione attecchiscono con gran facilità. http://www.letlovegrow.it/?p=1774 Αω ; il terzo capitolo per gli Eveline, i quali continuano il loro viaggio grazie a suoni dark e psichedelici e tanta, ma davvero tanta, sperimentazione. Un gruppo italiano da sempre più apprezzato all’estero, non siamo mai riusciti a capire il perché. Ritmi ripetitivi, suoni che corrono da lontano e trafiggono la melodia; una melodia dark che crea un’atmosfera unica e stellare e che vi costringerà, prima o poi, ad ascoltare e riascoltare ancora questo album. Un disco che merita un ascolto attento ed ascoltatori pronti a lasciarsi trasportare dalla musica. Si parte con To Kaluza’s White Quasar e Interstellar, l’album comincia inizialmente con ritmi ripetitivi, dolci ed ipnotici che diventano sempre più veloci e violenti (Omega); la tensione aumenta, è ormai alle stelle, senti vibrare il tuo cervello pronto per un grande big bang finché dei colpi di tastiera non attraversano il tuo cervello (She’s From Mars). Ci sono alcuni momenti in cui nell’ascolto di un disco capisci che sei riuscito ad immergerti completamente nelle sonorità, questo è uno di quei momenti. Immerso nella vastità del buio universo parte Terrible n.1 ed è come se ti girassi ad osservare una stella: tutto sembra fermarsi, la musica rallenta dolcemente…”She’s Beautiful!” Un esplosione, tutto riparte incalzante e ipnotico come non mai. L’album è composto da pezzi che teoricamente son strumentali, ma che in realtà non lo sono. La voce va ad inondare lo sperimentalismo sonoro degli Eveline soltanto pochissime volte nel brano, ma quando lo fa lascia un’impronta incancellabile. Strumentalmente impeccabili, l’effetto finale ripaga il continuo sperimentare di questa band teoricamente italiana ma che di italiano in realtà ha davvero molto poco. Un disco interessante e sperimentale come pochi, da ascoltare. http://www.soundsblog.it/post/13503/uscite-discografiche-aprile-2011-recensioni-1-parte Eveline - “αω” : i bolognesi Eveline tornano con il terzo lavoro intitolato “αω”. Un lavoro differente dal precedente “Waking Up Before Dawn”, fatto di influenze contrastanti (psichedelia, post/math, glitch, slow) sapientemente assemblate tanto da dare a tutto il disco un filo conduttore sonoro ben udibile. “αω” è un album dalle atmosfere sospese ma allo stesso tempo ossessive al punto giusto. Sicuramente non privo di fascino, è in grado persino di non farci rimpiangere le precedenti e riuscite suggestioni alla Robert Wyatt. “Lunar 8″ semplicemente da incorniciare(z.) http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=7509 Ancora una volta è l’unione degli sforzi produttivi (particolare persistente nella storia degli Eveline) di più realtà discografiche underground a rendere possibile la pubblicazione di un disco e ciò non può che essere da esempio quando si affastellano scuse varie sulla natura della “crisi” musicale italiana/mondiale. Gli Eveline si formano nel 2005 ed esordiscono, dopo i mille cambi di line up di rito, con Happy Birthday Eveline!!! su Shyrec, poi uscito grazie all’interesse della label tedesca Sopot Int. anche in Germania, Francia, Austria e Svizzera. Tale sforzo spinge l’etichetta anglocanadese Sonic Vista Recordings a dare alle stampe nel 2008 il “sophomore album” della band, Waking Up Before Dawn. Da lì il passo verso i tour di spalla a nomi importanti è breve: festival e palchi calcati assieme a Calla, Faust, Mono e Ulan Bator. Come si puntualizzava in apertura, poi, agli sforzi della Sonic Vista Recordings per αω si sono uniti quelli di Urtovox, Locomotiv Records e Borowka Musica, a segnare anche un punto di distacco dalle sonorità e modalità compositive classiche del gruppo bolognese. Stringato ma denso di significati il titolo del disco, che rispecchia l’austera compattezza dei pezzi, all’insegna di un post-core polveroso e decadente dal grande fascino, un po’ indebolito da qualche lungaggine di troppo. Da siderale spazio krauto le coordinate fornite dalla scaletta, in realtà poi le canzoni sono legate maggiormente alla terra e a una spiritualità tutta umana. Arcigna l’apertura con “To Kaluza’s White Quasar”, tutta rimbombi nerastri, poi una maggiore dinamicità ritmica caratterizza “Interstellar”, con “Omega” all’incrocio tra le prime due, soprattutto considerandone la seconda parte, dai ritmi sostenuti dal groove fuligginoso. Pianoforte decadente e andatura tra dark e goth “She’s From Mars”, il pezzo meno riuscito del lotto, un basso spigoloso apre “Last Time At Alpha Centauri”, versione del post/math-core se lo avessero interpretato gli Area. “Terrible N.1” non sfigurerebbe in Carboniferous o in qualunque disco targato Ipecac, “Little Comet” è dotata di sfumature garage bene integrate e “camuffate” tra le sonorità espresse fino a quel punto, gli undici minuti di “Lunar 8” si aprono intimi e minimali, dagli inediti inserti elettrostatici, dallo svolgimento ambient carezzevole che apre all’unico, emozionante, cantato di tutto il disco. Mezza stella in più. http://www.osservatoriesterni.it/italiani/eveline-alfa-omega Gli Eveline sono forse la band con il sound più ricercato e atipico di tutta la penisola. "Alfa Omega" ne amplifica ulteriormente gli orizzonti, riflettendo sulle peculiarità artistico/compositive del quartetto, fuori da qualsiasi schema se consideriamo il paragone con altre realtà del medesimo territorio. Un percorso di sperimentazione e di ricerca miope e trasversale. Una sinfonia musicale raffinata e sorniona, arde e riscalda il cuore dei presenti come tizzoni da un afettuoso caminetto di campagna. Gli Eveline sono la cosa più vicina a una carezza formato musicale. Difficile da etichettare come genere, quello che prende forma da capolavori kraut-pop come "Interstellar" e "Omega" è un autentico mezzo-miracolo in musica. Pop made in Italy dal retrogusto europeo. Iperconsigliato! http://www.radionation.it/2011/05/27/eveline-%CE%B1%CF%89/ Dopo tre anni di gestazione esce finalmente l’atteso terzo album del gruppo, una speciale corealizzazione europea Sonic Vista Recordings (Uk) / Urtovox (Ita) / Locomotiv Records (Ita) / Borowka Music (De/Pl). αω, questo il titolo, presenta sonorità radicalmente differenti dai precedenti lavori del quartetto bolognese; i suoi 8 brani, di indiscutibile fascino, poggiano su suoni, testi, riflessioni, strutture ed arrangiamenti il cui fil rouge risulta essere una raffinatissima ricerca sonora. Un disco maturo e di grande ricerca sonora, che rappresenta di certo un punto di svolta nella carriera del quartetto bolognese, che propone 8 brani ispirati e coesi, in una parola raffinati. Un disco come in Italia capita raramente di sentirne e che va a colmare un vuoto all’interno di un genere, come quello del nuovo rock psichedelico che può ricordare solo altri lavori fatti da gruppi sebbene sviluppati in modo poi differente. Su tutti: “Little Comet” è dotata di sfumature garage bene integrate e camuffate tra le sonorità espresse fino a quel punto. Poi gli undici minuti di “Lunar 8” si aprono intimi e minimali, dagli inediti inserti elettrostatici, dallo svolgimento ambient carezzevole che apre all’unico, emozionante, cantato di tutto il disco. Piccola perla. L’album va a ricollegarsi proprio molto al titolo: un viaggio sonoro che parte dall’alfa terminando all’omega. http://www.liverock.it/tuttarec.php?chiave=1113&chiave2=Eveline Per il loro terzo disco i bolognesi Eveline scelgono di diluire il loro suono in tinte psichedeliche che spaziano da un certo minimalismo vicino ai Low o ai Savage Republic fino al rock più bruciato di Dead Meadow e Black Mountain. αω è il terzo disco del quartetto ed è, allo stesso tempo, rappresentazione di una terza identità stilista finora tenuta nascosta. Dietro questi otto brani si cela una band che cerca di nascondere la propria identità - i nomi dei componenti del gruppo sono indicati solo con le iniziali - insieme ai propri reali obiettivi: le differenze con il precedente disco, quel Waking up before dawn di due anni fa, sono evidenti e sembrano voler volontariamente disorientare l'ascoltatore. Giocando con questo tipo di psichedelia gli Eveline si lavano di dosso l'etichetta post-rock messa in gioco finora per descrivere la loro produzione. Qui i bolognesi si perdono in composizioni circolari dove riff ossessivi (She's from Mars) che sembrano voler confermare anche in questa sede le inclinazioni stilistiche dell'album precedente, servono in realtà a portare noi che ascoltiamo da altre parti, verso il rock robusto per quanto liquido di Omega o fino alle escursioni in territori quasi wave di Terrible n.1. Per quanto si affidi a formule note e importate, αω si segnala per la sua contemporaneità: si sa quanto questi suoni siano al centro dell'attenzione della critica e contribuiscano a costituire lo spettro musicale di questi anni ed è interessante sentire come anche in Italia si inizi ad ascoltare cose di questo genere. Gli Eveline, seppure in alcuni passaggi come in Last time in Alpha Centauri, sembrino un po' smarrire la bussola nella scelta delle direzioni da prendere, nel complesso si muovono comunque con sicurezza tra le loro stesse trame, dimostrando di saper maneggiare la materia trattata senza quell'effetto "improvvisazione" che poco ha di jazzisitico e spesso invece molto della carenza di idee. αω esce contemporaneamente in Italia per Urtovox e Locomotiv, nel Regno Unito su Sonic Vista Recordings e in Germania e Polonia per Borowka Music. http://maps.rcdc.it/archives/eveline-dallalfa-allomega/ PRESS QUOTES "αω è un esercizio di sobrietà che non esiterei a definire spirituale. Un puntare dritto dentro, alla ricerca di un cuore pulsante. Senza mai salire sopra le righe però. Con un rigore formale, e testuale, costante e testardo...Un disco di canzoni di cui felicitarsi...8/10" - Blow Up, Fabio Donalisio "Non paghi di averci abituato bene con i loro precedenti lavori, gli Eveline si prendono ora la briga di stupirci, reimmaginando la sostanza di cui si intrecciano le loro eleganti disquisizioni sonore. 8/10" - Rumore, Paolo Bertazzoni "Non capita tanto di frequente, almeno da noi, di imbattersi in gruppi così abili nel conciliare stili diversi (...) in canzoni articolate e magmatiche, dagli sviluppi fascinosi e a volte imprevedibili." - Il Mucchio Selvaggio "In qualche modo le otto tracce di αω sono riuscite a farti fare il giro di giostra. E non senza effetti speciali. 7/10" - SentireAscoltare, Stefano Solventi "αω sembra cortocircuitare Wire e Radiohead, rigore matematico e afflato romantico, sperimentazione e poesia. Notevoli davvero. 7/10" - Rockerilla, Elio Bussolino "In questi nuovi otto brani, il lavoro eseguito dagli Eveline è ancora più fascinoso ed intrigante del solito. Sono riusciti, pur mantenendo un suono sostanzialmente compatto ed unicatio, ad imprimere alle loro composizioni quella varietà di accenti e di soluzioni che fa la differenza...Consigliato. 3,5/5" - Buscadero, Lino Brunetti "Alphaomega aggiunge un altro pregevole tassello al complesso mosaico stilistico di una band mai scontata. Qualità da esportazione.” - ondarock, Simone Coacci Il disco più melodico tra gli anti-melodici. Una prova più che convincente. All'estero se ne sono accorti praticamente tutti, noi ci mettiamo un po' di più. Ma arriviamo." - rockit, Sara Scheggia "...questo "interstellar trip", a suon di Can, Faust, Pink Floyd, Ghost, Shellac, con retrogusto indeciso fra post-rock canadese e spigolature matematiche, rende l'intero αω un pianeta affascinante su cui atterrare, la cui glabra superficie è resa splendente da un cielo che non ne vuol sapere di rimanere incolore. Neanche per qualche minuto. 3,5/5" - storiadellamusica.it, Stefano Fasti "Una band che non lascia indifferenti e che sprigiona con le sue note uno spirito intimo, lunare, etereo, metafisico." - nerdsattack, Andrea Rocca "Il merito degli Eveline è proprio quello di azzeccare in pieno la giusta miscela per essere credibili (...). Racchiuse fra l’apertura di “To Kaluza’s White Quasar” (...) e gli undici visionari minuti della conclusiva “Lunar 8”, ci sono molte buone idee e poche pecche, ma soprattutto, cosa più importante, c’è la capacità di partire ed arrivare senza far calare l’attenzione e la tensione, la bellissima capacità di creare ambiente che è, sempre più spesso, un dono di pochi." - outune.it, Francesca Stella Riva "Quando si parla di fuga di cervelli, ogni tanto per fortuna ritornano...Bravi Eveline, un ritorno gradito." - HateTV "Un disco maturo e di grande ricerca sonora, che rappresenta di certo un punto di svolta nella carriera del quartetto bolognese, che propone 8 brani ispirati e coesi, in una parola raffinati." indieforbunnies, Gianluca Ciucci "αω, terzo album del gruppo bolognese in uscita a fine marzo, è la conferma dell’internazionalità di questi quattro talentuosi musicisti (...). αω veicola sonorità completamente diverse rispetto all’album precedente: il lavoro svolto dalla band sui suoni li ha resi più gravi e articolati, la sperimentazione li ha spinti a dare alla musica un ruolo ancora più importante, quello di mezzo principe per comunicare un messaggio." - rockshock.it, Simona Fusetta "αω è la carezza che per inerzia vi spingerà ai confini dello spazio, provate a fermarvi ora!" indieriviera "Tra i dischi arrivati in questo piovoso febbraio mi sento in dovere di palesare il mio raro entusiasmo per questo αω, terzo lavoro degli Eveline, project sound di un talentuoso quartetto bolognese che, con una sorta di space concept, divergono dai sentieri passatisti, posizionandosi al di sopra di un orizzonte sonoro affinato e pregevole." - musicontnt, Loris Gualdi "E solo quando siamo convinti di non poterne davvero più ci rendiamo conto che invece questo album ci è entrato dentro, lo sentiamo sotto la pelle, nella testa e nelle viscere. E allora si che ci rendiamo conto che gli Eveline hanno creato qualcosa di incredibile." - loudvision "Il loro sound alternative, ricercato e sospeso, ha tutte le carte in regola per incontrare il favore di un pubblico più internazionale." - wumagazine, Fabrizio Corgnati "Grandi gli Eveline, cantori deliranti del buio, ancora e sempre indispensabili." - mpnews, Massimo Sannella "Un’ottima prova della maturità e della creatività del gruppo bolognese che sviluppa nove canzoni in una zona d’ombra del rock, dove dilatazione e sperimentazione attecchiscono con gran facilità." - discoclub65, Giovanni Besio “Strumentalmente impeccabili, l’effetto finale ripaga il continuo sperimentare di questa band teoricamente italiana ma che di italiano in realtà ha davvero molto poco. Un disco interessante e sperimentale come pochi, da ascoltare.” - letlovegrow, Alessandro Caiazzo “αω” è un album dalle atmosfere sospese ma allo stesso tempo ossessive al punto giusto. Sicuramente non privo di fascino, è in grado persino di non farci rimpiangere le precedenti e riuscite suggestioni alla Robert Wyatt. “Lunar 8″ semplicemente da incorniciare.” - soundzblog "Stringato ma denso di significati il titolo del disco, che rispecchia l’austera compattezza dei pezzi, all’insegna di un post-core polveroso e decadente dal grande fascino..." - audiodrome, Giampaolo Cristofaro “Difficile da etichettare come genere, quello che prende forma da capolavori kraut-pop come "Interstellar" e "Omega" è un autentico mezzo-miracolo in musica. Pop made in Italy dal retrogusto europeo. Iperconsigliato!” - osservatoriesterni.it “Un disco maturo e di grande ricerca sonora, che rappresenta di certo un punto di svolta nella carriera del quartetto bolognese, che propone 8 brani ispirati e coesi, in una parola raffinati. Un disco come in Italia capita raramente di sentirne e che va a colmare un vuoto...” - radionation.it "Gli Eveline (…) si muovono con sicurezza tra le loro stesse trame, dimostrando di saper maneggiare la materia trattata." - liverock.it, Philip di Salvo NEWS http://www.italianembassy.it/uscite-eveline-%CE%B1%CF%89-urtovoxlocomotiv/ http://www.rockol.it/news-197720/E'-'--945---969-'-il-nuovo-album-degli-Eveline-in-uscita-amarzo http://www.audiocoop.it/news/?id_news=17173 http://www.saltinaria.it/news/cd-in-uscita/9899-eveline-cd.html http://www.artistsandbands.org/ita/modules/news/article.php?storyid=6490 http://www.spaziorock.it/news.php?&id=3009 http://www.iloveserradifalco.com/wp/?p=210802 http://www.pjazza.it/articoloInterno.asp?Id=13108&IndiceArray=4 http://www.lascena.it/nuovo/news.php?id=1002 http://www.newspettacolo.com/dischi/28703_nuovo-album-per-gli-eveline.html?pag=20 http://www.musicaoltranza.net/index.php? option=com_content&view=article&id=8634&catid=156&Itemid=460 http://musicreviews2p0.altervista.org/?p=3126 http://www.newmediamagazine.it/11-01-2011/musica/16630/nuovo-album-per-gli-eveline/ http://www.musicclub.it/band/11318030964150/eveline http://www.notelibere.net/2011/01/18/eveline-nuovo-cd-in-uscita-a-marzo/ STAMPA STRANIERA (Germania) ACOUSTICSHOCK http://acousticshock.de/4587eveline-alpha-omega Reise durch die Galaxie. Die Protagonisten von Eveline wollen in der Öffentlichkeit unerkannt bleiben und damit den Fokus auf die Musik setzen. Die wenigen Information, die uns zugänglich gemacht wurden, daher vorab. Die Band stammt aus Bologna, Italien. Die Discography weist zwei Vorgängeralben auf:„Happy Birthday, Eveline“ (2005) und „waking up before dawn“ (2008). Eine Regel sticht ins Auge: alle drei Jahre wird ein Longplayer auf dem Markt platziert. Die Namen der Bandmitglieder werden nur in Form ihrer Initialen bekannt gegeben. Die Informationsbasis damit bereits erschöpft. Werfen wir unseren Blick also auf die Musik.Angepriesen wird die Formation als elektrisierende, alternative Indie-Gruppe. „Alpha Omega“ stellt thematisch eine Reise durch die Galaxie an. Die Frau vom Mars und ein Besuch auf Alpha Centauri stehen uns bevor. Ob es sich hierbei um einen kometenhaften Aufstieg oder den Sturz eines Meteoriten handelt – finden wir gleich heraus. Die ersten Gitarrenklänge erklingen und halten stetig die selben drei Akkorde. Allein der spärliche Leadgesang gesellt sich zaghaft hinzu. Die Monotonie des Instrumentariums kommt dem entgegen. Beim ersten Hören wirkt „To Kaluza’s White Quasar“ sehr statisch, wird gegen Ende mit Einsatz der Drums aber abgerundet. Diffus geht es weiter: Auffällig ist, dass zu Beginn jedes Stückes, klare Klänge und eindeutige Abfolgen vorgegeben sind. Zu diesen vorgegebenen Rhythmen, die sich über einige Sekunden einstimmen dürfen, werden nach und nach neue Parameter hinzugefügt. Stets langsam und bedacht. Jeder Handgriff scheint lang überlegt. So auch der Einsatz der Leadstimme, die sich zwischen Bestimmtheit und Zerbrechlichkeit bewegt. Eins der wichtigen Elemente des Sounds ist aber auf jeden Fall der Synthesizer. Die elektronischen Verwebungen werden spürbar genutzt und ziehen den roten Faden durch das Album. Die Gesamtheit der acht Songs ist schwer zu fassen, da sie sehr speziell und erst beim wiederholten Hören zu greifen sind. Die Musik ist eine wahrliche Komposition, auf die man sich einlassen muss, um ihre Breite zu erfahren. Betritt man diese Schwelle erfährt man eine Darbietung, die erfrischend anders ist. Wer sich davon live überzeugen möchte, erhält hierzu im April auf gleich sechs Konzerten in Deutschland die Gelegenheit. Anspieltipps: She’s From Mars, Little Comet, Last Time At Alpha Centauri OH FANCY http://www.ohfancy.de/-Reviews/Eveline---alpha-omega/ (8/10) Die Identitäten der vier Protagonisten bleiben weitgehend im Dunkeln", heißt es im Pressetext und das trieb mich erstmal dazu an, selbst nach Informationen über Eveline zu suchen. Allerdings gab es nach einem langen und erbitterlichen Kampf tatsächlich nur die wenigen Dinge auf Ihrer MySpace mit Angaben zur Heimat Italien in Bologna und der Diskographie der drei Platten. Ernüchternd an dieser Stelle. Das aktuelle Werk hört übrigens auf den Namen ' alpha omega ' und erscheint über Urtovox. Weiter ging es zur offiziellen Homepage, auf der man zumindest einmal die vier Protagonisten sehen und hören durfte. Zugleich strömte ein neuer hoffnungsvoller Schimmer durch meinen Körper der ausschweifende Ergründungen über die heimischen Grenzen anstrebte. Kurz gesagt, auch dort gab es außer wenigen Details über die Erlebnisse der letzten Jahre nichts was eine Erwähnung rechtfertigen würde. Was will man also machen. Eveline sind, um ein kurzes Fazit zu streuen, eine Band deren Drang auf Öffentlichkeit leicht unterentwickelt ist. Es kann Schüchternheit sein, aber es kann (und das scheint wahrscheinlicher) natürlich auch alles eine wohlwollende Strategie sein, die auf Sicht der letzten Jahre gesehen, unglaublich gut gegriffen hat. Die neue Platte der Band besticht erstmal durch eine kurze Tracklist von acht Songs und offenbart im Inneren dann sehr plötzlich eine faszinierende Offenheit, deren Effekt ein aufwachendes und fixierendes Interesse ist. Man will mehr hören und am Besten nicht nur einmal. ' To Kaluza's White Quasar ' greift als Opener bereits aktiv in das zu Anfang ergründete Bewusstsein von Eveline ein und spielt mit dem formbaren Charakter, dessen Gesetze einer freien Umlaufbahn ausgesetzt scheinen. Hinzu gesellen sich im weiteren Verlauf viele verschiedene Identitäten und verwirrende Richtungswechsel. Einer davon versteckt sich im Stück ' She's From Mars ' und bricht die herumlaufenden Rhythmen nach 62 Sekunden auseinander. Es folgt der Neuaufbau. Behutsam erklingen die Tasten des Klaviers, rufen vorsichtig nach Überlebenden und im ersten Moment kaum merklich, bewegt sich dort drüben leise der Bass während die Gitarren, kaum beschadet durch den Sturz, hektisch nach einem Ausgang suchen. Aber mit dem Ende des Songs stirbt auch die Hoffnung, denn die traurigen letzten Töne sprechen die Sprache des Abschieds, die Erlösung zieht wie ein warmer Schatten über das Haupt und ermöglicht auf diesem Wege zugleich ' Last Time At Alpha Centauri ' eine blütenhafte Geburt. Es folgen Trommelwirbel im Stück ' Terrible n.1 ', hackende Gitarren in ' Little Comet ' und klanglicher Minimalismus durch fremde Welten in ' Lunar 8 '. Und hier fällt es unvermittelt in meine Gedanken: Will man Eveline in die Augen blicken, bleibt der einzige Weg die Reise über das Album anzutreten. Denn hier im Verborgenen trifft man diese Band, deren Identitäten endlich feste Formen annehmen und uns mit offenen Armen und lächelnden Gesichtern gegenübertreten. SCHALLGRENZEN http://www.schallgrenzen.de/the-review-eveline-alpha-omega/ Diese Musiker lassen die Hose nicht herunter. Wenig Infos, die Biografie ist karg wie mein Bankkonto und Bilder der vier Menschen hinter Eveline sind rar wie Vitamine im Fertigfutter. Hier sehen wir t.o (Schlagzeug), l.x.(Gitarre, Electronics), g.c.(Bass) und d.m (Piano, Gesang & Synthesizer) auf einen der seltene Fotografien im Kreise Ihrer Lieben. Die Diskographie nennt drei Alben, die Band stammt aus Bologna, Italien. Das war es im Grunde. Hier geht es nicht um Selbstdarstellung und eitle Posen, sondern nur um Musik. Im Popbusiness undenkbar, in der alternativen Musikszene kein seltenes Phänomen. Das aktuelle Album der Italiener heißt “Alpha Omega” und ist bei dem Label Urtovox erschienen. Das war es mit den Fakten. Musikalisch ist “Alpha Omega” wesentlich ergiebiger. Weltraum, unendliche Weiten, Gitarrenriffs wie Feuerschweif, progressiver Kometenflug. Psychedelischer Indie-Rock, schwerer, wuchtiger Stoner-Rock, Alternative mit fetten Riffs, pluckerner Bass und Slow-Core mit leisesten Momenten, frickeliger Art-Rock und mathematisch austarierte Prog-RockSchweinereien. Die unbekannten Italiener werden Radiohead auf dem Radarschirm haben, womöglich auch Secret Machine und King Crimson, Brian Eno und Pink Floyd. Übrigens, toller Gesang. Zwischen leise, schluchzend, fordernd und flüsternd werden uns große Töne um die Ohren gehauen. Auf “Terrible N.1″ klingt d.m. zum Beispiel wie Jim Morrison von den Doors und die Orgel wimmert dazu. Ich möchte behaupten, das Album ist einer der besten Veröffentlichungen in diesem Jahr und lässt sich noch gar nicht gebührend einordnen. Ich vermute hohe Langzeitwirkung und bin beeindruckt, sehr beeindruckt. Frohe Botschaft für Interessiete: Eveline sind auf Tournee dutch deutsche Lande. Und zwar Anfang April. Zum Beispiel bei mir um die Ecke, am 11. April im Cafe Glocksee im schönen Hannover. Weiter Termine auf der Homepage der Band. ALTERNATIVE NATION http://www.alternativenation.de/tontraeger/review/eveline-alpha-omega Was wäre eine Reise in fremde Sphären, ohne die passende musikalische Untermalung? Eine interstellare Konstellation hier, ein Asteroiden-Regen dort, ohne Klänge zum Abheben? Das wäre ja mal ganz und gar nichts. So dachten auch Eveline und produzierten mit ihrem dritten Album Alpha Omega den Soundtrack zu einer sphärischen Odyssee ins All. Der Trip der Italiener beginnt feierlich getragen mit einem schweren, sich wiederholenden Gitarren-Riff, das langsam von monotonen Drums und epischen Gesang untermalt wird. Gesanglich erinnert die Reise zu diesem Zeitpunkt an Thom Yorke von Radiohead, später meint man, Jim Morrison von den Doors zu hören. Progressiv steigern sich die Songs in ihrer Intensität, ohne allerdings die Schwere und Monotonie zu verlieren. Das macht aber gar nichts, denn zu diesem Zeitpunkt haben sich Eveline schon mit ihrer Mischung aus Progressive-Rock, Elektro, Jazz und Indie in den Gehirnwindungen des Hörers festgesetzt. Wenngleich das Album sehr schwer und düster scheint, überzeugt es durchaus durch seinen bizarren, ätherischen Sound. Stoner-Riffs, Synthesizer und psychedelische Orgeln sorgen für die nötige Abwechslung. Leicht und beschwingt mit einem zarten Piano schließlich klingt das Album aus – die Reise ins All verlief erfolgreich, Eveline haben eine neue Galaxie entdeckt und ihren instellaren Frieden gefunden. MUSIKREVIEWS http://www.musikreviews.de/reviews/2011/Eveline/Alpha-Omega/ Eveline hat wieder Geburtstag. Ihr Geschenk ist diesmal eine Reise ins All. Gleich die erste Station führt sie zu einem weißen Zwergstern, der Alternative zum altbekannten Schwarzen Loch. Ein simples Riff aus drei Anschlägen begleitet sie dorthin. Es wiederholt sich permanent. EVELINE kommt bereits das Wort "langweilig" in den Sinn. Was sie aber zunächst als Monotonie einstuft, wird mit der Zeit immer spannender, immer essenzieller. Als EVELINE kurz ihren Blick vom weißen Zwerg abwendet, um durch das Rückfenster zu schauen, nimmt sie die erschreckende Winzigkeit der Erdkugel wahr. Sie umgreift das dumme blaue Rund mit ihren Händchen. In diesem Moment wird ihr blitzartig das Leitthema ihres dritten Geburtstages klar: αὦ ist letztendlich nichts Geringeres als die vollkommene Zusammenfassung sämtlicher Materie auf höchster Ebene. Alles von α bis ὦ steckt in einer Hülle, ganz egal, wie unverträglich die Elemente untereinander sind. Metaphysischer als EVELINE hat in diesem Jahr vielleicht noch niemand musiziert. Der Griff zu den Sternen folgt einem klassischen Stilmittel diverser Horror- und Trashfilmreihen: wenn es auf der Erde nichts mehr zu tun gibt, kann immer noch das All erkundet werden. Die Critters taten es, Jason Voorhees tat es, EVELINE nun auch. Humor bringen sie also mit, die Italiener. Die Subversion indes liegt darin, dass man ihren Humor auf Anhieb nicht erkennt; ebenso wenig, welchem Genre sie sich verschrieben haben. Findige Rezensenten müssen zu ihrem letzten Strohhalm, der diffusen "Fusion"-Schublade greifen, um zumindest eine halbwegs gültige Kategorisierung vorzunehmen, doch nicht einmal hier fühlen sich EVELINE wirklich wohl. Sie kehren ihre Mixtur nicht als "progressiv" heraus, selbst die Geheimniskrämerei möchte man nicht so recht als Marketinggag abwinken. Von ihren Weirdo-Schubladennachbarn unterscheidet sie, dass Stilbrüche nicht herausgebürstet und als gewollter Kontrast präsentiert werden, sondern dass ihre Natürlichkeit betont wird – sofern überhaupt irgendwas betont wird. Da überrascht es kaum, dass αὦ im Grunde seines Herzens ein Spacerock-Album ist, ohne jedoch sonderlich viele relevante Charakteristika zu erfüllen, die man dem Spacerock zuschreiben würde. Eher schon entdeckt man, wenn man möchte, Stoner-Elemente, Psychedelic-Rock-Orgeln, Jazzkonstruktionen, Indie- und Artpop-Gesten, Industrial-Konturen und Elektronika, und doch findet sich im Ganzen etwas derart Formloses wieder, dass man es weder Rock noch Pop noch Jazz nennen möchte. Dazu fehlt schlichtweg die Dominanz spezieller Herausstellungsmerkmale. Nicht einmal die männliche Gesangsstimme erhebt für sich den Anspruch, führend zu sein. Die Bescheidenheit seiner Teile könnte αὦ als Ganzem zum Verhängnis werden, denn "großartig" oder "überwältigend" wirkt oberflächlich gesehen nichts an der Alpha-OmegaSternenreise. Zwar werden per Kopfstimmgesang der Zeile "She's From Mars" Emotionen angeregt, während ein Piano den Himmel "noir" streicht, bevor "Last Time At Alpha Centauri" die Rhythmik für sich entdeckt und der Sänger sich sogar zu einem ekstatischen Aufschrei hinreißen lässt. Durch die Übersicht eines Panoramablicks betrachtet, präsentiert sich dem lauschenden Ohr allerdings eher ein Äquivalent zum Mars: eine staubige, gleichmäßige, rote Ebene. Dafür aber wird mit jedem Umlauf deutlicher, dass αὦ dichter ist als ein weißer Zwerg. Was man zunächst als höhepunktloses Vor-sich-hin-musizieren entlarvt haben will, erweist sich im Nachhinein als undurchdringliche Fläche, deren Kern bei weitem nicht so schnell freigelegt ist wie anfangs vermutet. Die blecherne Produktion mag zu der Täuschung auch ihren Teil beitragen. Dabei sind die Hinweise auf das wahre Gewicht greifbar. Dass der deutsche Physiker Theodor Kaluza die Tracklist mit seiner Anwesenheit beehrt, ist jedenfalls kein Zufall: Sein Beitrag zur einheitlichen Feldtheorie lädt das Album mit omnipotenter Bedeutung auf. Das All ist in seiner unermesslichen Größe für EVELINE kaum mehr als eine ironisch gebrochene Metapher, ein Spiel mit dem "Universum in der Nussschale", respektive im CD-Case – Alpha und Omega und alles dazwischen, komprimiert auf knapp 50 Minuten und enthalten auf diesem Datenträger. Wer angesichts dessen noch nach einer Bezeichnung für die Musikrichtung sucht, der muss dastehen wie ein Harlekin mit heruntergelassenen Hosen. FAZIT: Wenn Progression immer da stattfindet, wo sie nicht forciert wird, dann haben EVELINE eines der progressivsten Alben der letzten Jahre aufgenommen. Wie kaum einer zweiten Band gelingt es ihnen, dem Prog-Paradox vom Fortschritt um des Fortschritts willen ein Schnippchen zu schlagen, denn in der Lesart als Genrebezeichnung sind EVELINE weder als progressiv noch anderweitig zu verbuchen. Sie prägen keinen Stil, sondern fusionieren mit gemächlicher und fast geisterhafter Gelassenheit Elemente. Dabei kopieren sie jedoch nicht bekannte Stile, sondern brechen Dutzende musikalischer Basics auf die Wurzel herunter. Dies alles betten sie ausgerechnet in das Bild vom Weltall, der Metaebene schlechthin, dem Buckel für alles Postmoderne und Selbstreflexive. Das mag ja alles dazu führen, dass die Musik etwas unscheinbar klingt, aber wer EVELINE irgendwo zwischen α und ὦ nicht beim Lachen hört, der hat einfach nicht lange und deutlich genug zugehört. STAMPA STRANIERA (Polonia) D-W http://www.d-w.pl/muzyka/szlachetny-minimalizm.html (4/5) Eveline to przedstawiciele włoskiej alternatywy, którzy mają na koncie dwie płyty. "AlphaOmega" to ich trzecie dzieło, które tym razem pojawiło się także w Polsce. Trzeci album grupy to dzieło eklektyczne, choć bazujące na rockowym fundamencie. Osią kompozycji jest zwykle wyeksponowana, motoryczna gra sekcji rytmicznej. Szlachetny minimalizm służy zresztą muzyce Eveline - tak jest chociażby w otwierającym album "To Kaluza's white quasar". Kolejny na liście, transowy "Interstellar" przypomina nieco Joy Division (charakterystyczna praca perkusji i basu), może tez wczesne dokonania Pink Floyd, kiedy grupie ton nadawał Syd Barret. Możemy oczywiście doszukiwać się kolejnych tropów i nawiązań do starszych stażem kolegów z branży (w "She's from Mars" jest Radioheadowy klimat), co nie zmieni faktu, że włoska Ewelina podąża własną ścieżką i już teraz ma unikatowy styl. Warto poznać ostatnie dzieło Eveline - to muzyka, która zyskuje z każdym przesłuchaniem, co, jak wiemy, cechuje grupy wybitne. KULTURATA http://kulturatka.pl/muzyka/recenzje/10052-eveline-zespol-alpha-omega Eveline to w Polsce jak na razie jeszcze raczej mało znana grupa. Jest jednak szansa, aby się z nią zapoznać, a to za sprawą serii koncertów, jakie zespół niedługo zagra w naszym kraju. Dodatkowo nakładem Borówka Music/Locomotiv Records/Sonic Vista Eveline wydaje właśnie swój trzeci album "Alpha - Omega" (premiera: 08.03.2011). Gdyby ktoś wahał się czy sięgać po ten najnowszy krążek i czy warto wybrać się na koncert, postaram się rozwiać jego wątpliwości krótką recenzją. Z włoską sceną kojarzą się raczej zespoły progresywne i metalowe. Eveline to jednak szeroko pojęty rock alternatywy, którego do tej pory we włoskim wykonaniu nie słyszałem. Przede wszystkim muzyki Eveline celowo nie nazwałem "indie rockiem", gdyż to pojęcie kojarzy mi się bardziej z chłopcami w plastikowych okularach, przydługich grzywkach i kolorowych trampkach, którzy słuchają The Strokes, Razorlight czy czegoś w tym stylu. Tymczasem Włosi już od pierwszych dźwięków zaskakują. "To Kaluza's white quasar" to niemal czysta "neo-psychodelia" w stylu Spaceman 3. Jedynie wokal nawiązuje do barwy Thoma Yorka, frontmana Radiohead. Poza tym mamy monotonne rytmy, przesterowane gitary i lekko senną atmosferą. W tym samym stylu utrzymany jest drugi numer - "Interstellar". Chyba jeszcze lepszy niż pierwszy, ze śpiewem a'la Glenn Danzig. Dodatkowo muzycy wprowadzają klawisze, co z jednej strony przypomina The Dolly Rocker Movement z drugiej zaś Mazzy Star. Utwór "Omega" podobnie jak poprzednik snuje się leniwie, wprowadza w klimat transu. Ma coś ze space rocka a gdy nieco przyspiesza robi się nieco stonerowy, trochę jak Queens Of The Stone Age czy Orange Goblin. Z tym, że Eveline nie stosuje tak intensywnie gitar. Cała płyta jest mocno osadzona w psychodelii, czy też "neo-psychodelii". Co ciekawe, utwory na płycie są świetnie zaaranżowane. Daleko im od indie rockowego "plumkania", nie czuje się w nich inspiracji pop punkiem spod znaku The Adicts, nie ma również zbyt wileu garażowych brzmień. Czasami pojawia się tylko wyraźna inspiracja sceną islandzką - słychać ją szczególnie w końcówce czwartego utworu "She's from Mars", który wyraźne nawiązanie do Sigur Rós, oraz przez cały zamykający płytę "Lunar 8" (ten numer mógłby znaleźć się spokojnie na którejś z płyt múm). Słuchając Eveline dochodzę do wniosku, że panowie świetnie się bawili własna muzyką. Prym wśród nich wiedzie jednak wokalista, który przechodzi na całym albumie przez różne style śpiewania. Thom York, Glenn Danzig, Jonsi a nawet manieryzmy spod znaku Gaby Kulki każdy z tych stylów jest do odnalezienia na krążku. Może zabrzmi to dziwnie po tylu pochwałach, ale ja się bardzo cieszę, że na albumie jest tylko 8 utworów i trwa około 45 minut. Tak powinno właśnie być. Nie jest za długi, zmieści się na winylu i przykuje uwagę słuchacza na pewno na dłużej niż wiele innych wypchanych po brzegi albumów. "Alpha-Omega" to album niezwykle oryginalny, wybijający sie ponad rockową średnią. Stanowi on doskonałą propozycję dla wszystkich słuchaczy o otwartych umysłach, którzy z jednej strony doceniają oszczędne formy minimalizmu, a równocześnie wymagają by tworzyły one cudownie wciągającą strukturę. Ja ze swojej strony zachęcam i polecam. http://www.uwolnijmuzyke.pl/wydaje-album-w-polsce-i-przyjezdza-na-trase-koncertowa http://muzyka.gery.pl/cms/index.php/443011/Gwiazdy,w %C5%82oskiej,i,polskiej,alternatywy,w,Ostrzeszowie http://www.muzoteka.pl/2011/03/24/gwiazdy-wloskiej-i-polskiej-alternatywy-wostrzeszowie.html http://www.epoznan.pl/rozrywka-wydarzenie-35186-Eveline http://www.katowice.totutam.pl/wydarzenia/koncerty/4d7d6aa0605059196600047e/Eveline http://www.aktivist.pl/wydarzenie/eventId,637715,eveline-wydarzenie.html http://www.repertuar.beskidia.pl/4472_czechowice-dziedzice_koncerty_koncert_eveline.html http://www.mdk.czechowice-dziedzice.pl/strona-gowna/40-koncerty/290-koncert-eveline http://czdz.pl/index.php?str=new_news_one&group=new_news&news_id=4909 http://www.coolturalnyradom.pl/kultura-sztuka-kalendarz-imprez/show_photo/470