Regeni, il video del tradimento

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Regeni, il video del tradimento
-8
Mercoledì 1° febbraio
l’assemblea dei soci
della Unità srl deciderà
la ricapitalizzazione o la messa
in liquidazione
del nostro quotidiano.
Fondata da
Antonio Gramsci
nel 1924
Questo giornale
ha rinunciato
al finanziamento
pubblico
l
€1,40
Anno 94 n. 17
Martedì, 24 Gennaio 2017
unita.tv
La redazione e il direttore
aspettano una risposta
alla richiesta di un incontro
con il Segretario del partito
di riferimento del giornale
Le lettere a P. 10
Regeni, il video del tradimento
l Alla tv egiziana le immagini del colloquio fra Giulio e il falso sindacalista che lo denunciò alla polizia
l Poi la schedatura, il sequestro, le torture, la morte. Gli inquirenti italiani da mesi hanno quel filmato P. 9
Due strade
d’Italia
I
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Andrea Di Consoli
ntitolare una strada di Milano a
Bettino Craxi? Bel problema. Cosa
può rispondere a questa domanda
un politico italiano riformista? Dire
quello che pensa (Craxi è stato un
grande e coraggioso leader
riformista, capro espiatorio di un
giustizialismo isterico) oppure dire quello che
pensa il popolo (è stato un ladro e non merita
nessuna riabilitazione)? Detto in altri termini:
il politico può avere idee sue proprie, oppure
il suo compito è solo quello di essere
megafono e supino passacarte delle idee e
degli umori dominanti a livello popolare?
Ci vuole coraggio, oggi, a fare politica
laica e riformista, perché significa
camminare controvento, spesso con
addosso il sospetto di essere “venduti” a un
oscuro sistema di potere. Parlare
positivamente di Bettino Craxi (sia pure
distanti da agiografie) significa essere
sommersi da insulti e accuse.
Qualcuno ha provato a buttarla in
“caciara”, creando l’ennesima tifoseria,
l’ennesima semplicistica e disonesta
contrapposizione tra bene e male. Anziché
intitolare una strada a Craxi, dice qualcuno,
intitoliamola a Dario Fo. Io penso che il
famigerato establishment non avrebbe nulla
in contrario a intitolare una strada al grande
giullare meneghino, pur essendo sempre
stato, Dario Fo, un ideologico nemico di
ogni forma di potere, anche quello a fin di
bene. Cosa impedisce però al nostro Paese
di riconoscere una eguale grandezza
(artistica e civile l’una, politica l’altra) a
Dario Fo e a Bettino Craxi? Perché viviamo
questi due momenti della nostra storia
come oppositivi e inconciliabili? Non sono
forse essi due modi diversi e complementari
di pensare all’Italia appena uscita dalle
macerie della seconda guerra mondiale?
Perché anziché ragionare con il segno più
(prendiamo il meglio da entrambi) si cede
alla tentazione del segno meno, della
damnatio memoriae, della purga
moralistica?
Anche Dario Fo, per un riformista o un
moderato, ha momenti critici e
problematici (si pensi al ruolo di Soccorso
Rosso), ma questo non impedisce a una
persona intellettualmente onesta di
riconoscergli meriti e genialità.
Personalmente, sarei felice se a Milano
fossero intitolate strade a entrambi, poiché
entrambi sono tra i figli migliori della
grande e irripetibile Milano del dopoguerra.
Rimane però aperto il tema
dell’inagibilità politica dei riformisti
nell’Italia di oggi, anche perché i riformisti,
in un simile clima da caccia all’untore,
tendono a chiudersi e a tacere, mentre il
popolo urla e condanna via web, creando un
effetto ottico di egemonia, che non è affatto
dimostrata. Io posso dirlo, perché non ho
cariche elettive, ma non è affatto vero che il
popolo ha sempre ragione (così come non è
vero che l’establishment è solo rapacità,
privilegio e ladrocinio).
Intitoliamo dunque con coraggio una
strada a Bettino Craxi e un’altra a Dario Fo.
Alla faccia di chi soffia sul fuoco delle
divisioni, dell’odio e del falso mito delle
“due Italie”, ovvero della guerra civile
permanente.
SOGNI PROIBITI
Unioni civili con adozione
OGGI LA CONSULTA DECIDE
Amarcord
dell’Ulivo
Roberto Roscani
L’
ultima volta che il
simbolo dell’Ulivo è
comparso su una
scheda delle elezioni
politiche era il 2001, sedici anni
fa. Sono molti, specie per il tempo
della politica. Sono molto
affezionato a quella esperienza,
anche perché con quel simbolo
per la prima volta nel 1996 il
centrosinistra aveva vinto le
elezioni e nei primi anni di
governo aveva impresso un
cambiamento serio all’Italia.
Segue a pag. 4
INTERVISTA A GIORGIO TONINI
«Il rischio
è la Grosse
Koalition»
Il senatore Pd: «Ma un
tasso di proporzionale è
inevitabile». Zegarelli P. 4
L’Italia degli analfabeti: il 20%
non ha mai aperto un libro
Ben tredici milioni di italiani non hanno
accesso a una libreria e uno su cinque
non ha aperto un libro nell’ultimo anno.
Lo dicono i dati Istat. Nella classifica dei
lettori siamo terzultimi nel mondo. La
Corea del Sud investe in istruzione e cultura il 3% del Pil, molto più di noi, e il risultato si vede anche nell’economia. E Achille Mauri, il presidente della Scuola
per librai, ricorda che «in un paese senza
cultura la democrazia è a rischio».
Scateni P. 12-13
INTERVISTA A GUCCINI
Neve o acqua
I morti di un
Paese indifeso
«Canto ancora
Auschwitz:
serve farlo»
Ancora in migliaia senza
luce. Le polemiche
sui soccorsi tardivi. P. 2-3
Visita al campo di sterminio
50 anni dopo la canzone:
il documentario in tv. P. 14
LA LETTERA
M
i chiamo Giorgio Cocconi
e abito a Parma.
Acquisto l’Unità tutti i giorni e
non vorrei che... morisse.
Come potrei fare per sostenerla
economicamente anche con una cifra
relativamente modesta (ad esempio 1000
euro)?
Grato se mi darete qualche consiglio.
Giorgio Cocconi
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Naturalmente ti ringrazio molto per la
stima e l’affetto che ci dimostri e, se ti fa
piacere, vorrei mandarti in dono un mio
acquerello originale.
Un abbraccio, Sergio Staino
Radar Dai tweet del Papa al nuovo sito dei Musei Vaticani, la Santa Sede è in missione sul web Miliani P. 15