ideambiente dicembre 2006-gennaio 2007
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ideambiente dicembre 2006-gennaio 2007
ideambiente MENSILE DI INFORMAZIONE AMBIENTALE • DICEMBRE 2006 - GENNAIO 2007 APAT Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici Intervista a GiancarloViglione APAT:Annuario dei dati Ambientali Ambiente e Religioni: la difesa del creato Speciale Ecomondo 2006 Confindustria: intervista a M. Beretta Pubblica Amministrazione amica dei cittadini Rinnovabili: dove puntare le proprie “energie” Il Consiglio federale delle Agenzie ambientali Desert Nights, International Film Festival Conferenza EuroMediterranea: salvare il Mare Nostrum 12ı06-01ı07 SCIA: Primo Rapporto sul clima rio a m A NNO 3 • NUMERO 29 D ICEMBRE 2006 - G ENNAIO 2007 DIRETTORE RESPONSABILE Renata Montesanti REDAZIONE Cristina Pacciani (Coordinatore), Lorena Cecchini, Alberta Franchi, Stefania Fusani, Ornella Notargiacomo COLLABORATORI Alessandra Lasco, Fabrizio Felici,Anna Rita Pescetelli, Pietro Maria Testaì PROGETTO GRAFICO Elena Porrazzo FOTOGRAFIE Luciano Gagliardi, Paolo Moretti,Alfredo Ricciardi Tenore Per le fotografie di copertina:Adnkronos Infophoto SEGRETERIA DI REDAZIONE Lucia Fattori HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Federica Alighieri, Laura Bertollo, Patrizia Chiatti, Domenica Gaudioso, Giuliana Giardi, Marilena Insolubile, Roberto Mezzanotte, Beti Piotto,Anna Laura Saso, Nadia Sbreglia CONSULENZA EDITORIALE Mila Verboschi DISTRIBUZIONE E RAPPORTI CON LA TIPOGRAFIA Olimpia Girolamo, Michela Porcarelli Si ringraziano per la collaborazione Dott.ssa Rita Calicchia, APAT ARPA Piemonte STAMPATO DA IGER srl V.le C.T. Odescalchi, 67/A 00147 Roma Registrazione Tribunale Civile di Roma n. 84/2004 del 5 marzo 2004 L’editoriale dell’Avv. Giancarlo Viglione 2 Intervista a Giancarlo Viglione 4 Conoscenza a tutti i livelli, interventi e monitoraggio dei risultati 7 La difesa del creato costruisce l’unità dei Cristiani 10 Una voce dalla Polonia: il Card. Jozef Glemp Arcivescovo di Varsavia 14 L’esperienza di un centro della Diocesi di Treviso nell’educazione al rispetto della natura 15 Intervista al Card. Paul Poupard 16 Intervista a John J. De Gioia 17 Speciale Ecomondo 18 Forum P.A. 2007: una pubblica amministrazione amica del cittadino 27 Rinnovabili, efficienza emissioni inquinanti: dove portare le proprie “energia” 28 SCIA ha fornito il Primo Rapporto sul clima 31 Biblioteca APAT 32 Sistema gestione qualità APAT: l’approccio per processi conferisce valore aggiunto 33 Sauro Turroni al Consiglio Federale delle Agenzie ambientali 34 Il rapporto sullo stato dell’ambiente in Piemonte 36 Avvenimenti 40 A Roma un festival internazionale per celebrare l’anno dei deserti 43 Un accordo Euro-Mediterraneo per salvare il Mare Nostrum 46 L’accesso all’informazione ambientale nel Mediterraneo 37 Spazio Internazionale 49 12ı06-01ı07 Som Editoriale Il nuovo anno conferirà un nuovo volto all’Agenzia per la protezione dell’ambiente Sono trascorsi circa cinque mesi dal mio insediamento all’APAT in qualità di Direttore Generale - ora Commissario Straordinario dell’Agenzia. Più precisamente: appena 90 giornate lavorative. In occasione del primo incontro con il personale dell’Agenzia, ho dichiarato di voler perseguire, con priorità, il raggiungimento di tre obiettivi, tra i molti che mi erano di fronte: riforma dell’APAT; soluzione del problema contrattuale, affinché tutto il personale avesse un unico contratto lavorativo; gestione della complessa e variegata situazione dei lavoratori precari. Oggi posso affermare che, grazie in modo particolare alla sensibilità con cui il Ministro Pecoraro Scanio e il Governo tutto hanno accolto le mie istanze, gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti, fatta eccezione per la stabilizzazione del precariato che, attualmente, è soltanto parziale, a causa della forte dipendenza della materia con ambiti a essa esterni. Per essere totale, necessita di successivi aggiustamenti che, verosimilmente, potranno essere resi disponibili nei prossimi mesi. Mi sia consentito passare in rassegna ciascuno, sia pure con brevità. Riforma dell’APAT. Questo obiettivo, che interessa il fronte esterno dell’Agenzia, è stato raggiunto alla fine dello scorso novembre con l’approvazione del decreto legge collegato alla legge Finanziaria per il 2007, poi trasformato in legge. In base a tale provvedimento, l’Agenzia riacquista personalità giuridica e autonomia di gestione.Vi sarà un Consiglio di Amministrazione, con un Presidente – nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare – e quattro 2 Consiglieri, nominati con decreto del Ministro, di cui due espressi dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. È stato così effettuato il recupero di corretti rapporti di indipendenza e dignità istituzionale, principalmente con il Ministero dell’ambiente che oggi vede nell’APAT, con la cooperazione delle Agenzie territoriali, il proprio interlocutore tecnico, nel quale troveranno adeguato spazio anche le autonomie locali. In tale contesto si colloca la trasformazione della nomina da me ricevuta da Direttore Generale a Commissario Straordinario, in quanto, nelle more dell’emanazione delle norme necessarie, sono riassunte in un unico soggetto le funzioni del Consiglio di Amministrazione e del Direttore Generale. E ancora: conferimento di dignità al ruolo dell’APAT e delle Agenzie Ambientali.A ciò infatti conduce il coinvolgimento del Sistema agenziale nel processo di revisione della 152/2006 (Testo Unico Ambientale), come primo atto di riconoscimento del suo ruolo. Infine, la missione di cooperazione governativa in Libano, con il coordinamento di APAT, nonché della partecipazione alla gestione emergenziale dei rifiuti a Napoli. Di tutto ciò è già possibile cogliere qualche eco nel rilancio dell’immagine dell’APAT, con un potenziamento delle capacità di comunicazione. Come primo esempio, l’evento di presentazione dell’Annuario dei dati ambientali 2006, che ha ricevuto consenso unanime. Da ultimo, ma soltanto rispetto a un ordine temporale, deve essere ricordato che l’APAT e l’intero Sistema agenziale sono stati esclusi dai tagli del Bilancio di previsione 2007, risultando così tutelate le risorse a loro disposizione (per APAT, si tratta di un risparmio dell’ordine di 6-7 milioni di euro). stione delle stesse. È stato posto impegno al ripristino della correttezza di gestione, sulla base dei rilievi della Corte dei Conti nell’indagine sulla gestione dell’APAT per gli anni 2002-2005. Il 27 ottobre u.s. è stata presentata alla Sezione Centrale di controllo della Corte dei Conti, a esito dell’indagine sull’APAT, la Relazione programmatica 2007. Il documento è stato accolto con favore, essendo state recepite tutte le osservazioni ricevute. Si è infine proceduto alla predisposizione delle linee di indirizzo per l’attività dell’APAT, sia in una fase intermedia che nel lungo termine. Sono contenute nella relazione programmatica di accompagnamento al bilancio di previsione 2007. Avv. Giancarlo Viglione Commissario Straordinario 12ı06-01ı07 Sul fronte dei problemi interni, il secondo obiettivo che avevo dichiarato di voler raggiungere prioritariamente – la soluzione del problema contrattuale – è stato centrato con la sigla dell’accordo sindacale (con CGIL, CISL, UIL, ANPRI) per l’inquadramento del personale ex DSTN. Era atteso da anni, e vi si è pervenuti in poche settimane, anche in virtù di rinnovate e corrette relazioni sindacali. Attualmente si sta procedendo al completamento di atti propedeutici all’applicazione di quanto sottoscritto dalle parti. Particolarmente delicata era, e in parte lo è tuttora, la gestione del personale precario, il terzo obiettivo che mi ero prefissato di raggiungere prioritariamente. Ho prestato particolare attenzione affinché fossero poste in atto tutte le provvidenze consentite dalle norme vigenti – e anche da quelle in approvazione, come nel caso della finanziaria – a favore della massima tutela del personale APAT così classificato (circa 600 unità su un totale a regime di circa 1200 dipendenti a tempo indeterminato). Ho così disposto che venissero promossi contratti a tempo determinato per favorire possibili processi di stabilizzazione. Complessivamente: 296 tecnici + 35 amministrativi + 74 diplomati. Il totale passa da 300 a 394 unità, con un incremento del 25%. Risorse aggiuntive per i rinnovi dei contratti che riguardano il personale più debole (co.co.co) sono state reperite, come accennato in precedenza, a seguito dell’esclusione dell’APAT dal novero degli enti passibili di tagli nel Bilancio di previsione 2007. Contemporaneamente al lavoro svolto perché fossero conseguiti gli obiettivi prioritari, ci si è impegnati in altri temi importanti e urgenti. È stato consolidato, nei tempi previsti, il bilancio di previsione dell’Agenzia per il 2007 ed è stata elaborata la relazione programmatica di accompagnamento che individua le priorità per il medesimo anno. È stato fatto un ampio utilizzo dei rilievi fatti dalla Corte dei Conti a valle dell’indagine sulla gestione dell’APAT per gli anni 2002-2005. Il documento contiene la visione sul futuro dell’APAT nonché l’identificazione delle criticità attese e alcune linee di indirizzo per la ge- 3 UN’AGENZIA APERTA AL MONDO DELLE REGIONI A GARANZIA DI PLURALISMO E DIALETTICA INTERNA APAT: un’indipendenza politica tutta a favore a t s i v r del cittadino e t L’in Viglione: rafforzare il legame APAT-ARPA-APPA è solo il primo passo di una riforma più ampia Rinnovare per migliorare. Questo l’obiettivo della riforma dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i Servizi Tecnici. In realtà non si può parlare di una vera e propria innovazione, ma di un ritorno alle origini e più precisamente ai tempi dell’ANPA. Un passaggio fondamentale per fornire all’Agenzia autorevolezza ed indipendenza, requisiti essenziali per “regalare” all’Italia “un sistema di controlli rigoroso in grado di funzionare tenendo strettamente separata la politica”. Ne abbiamo parlato con il Commissario straordinario dell’APAT, Giancarlo Viglione. 4 Commissario, è esatto affermare che più di una vera e propria innovazione si tratta di un ritorno alle origini? In un cer to senso sì, ma solo in par te. Certamente la nuova APAT, nata dalla riforma introdotta dal decreto-legge 262/2006 collegato alla finanziaria e confermata dalla legge di conversione, la n. 286/2006, come la vecchia ANPA, istituita nel 1994, è dotata di un presidente e di un consiglio di amministrazione, oltre che di un direttore generale. Si tratta di un provvedimento che ha corretto la scelta effettuata con il decreto legislativo n. 300 del 1999, L’intervista Quali principi hanno ispirato la riforma dell’Agenzia? Un primo punto fondamentale sta nell’aver riprodotto anche all’interno dell’Agenzia quella distinzione che, secondo i principi oggi più consolidati dalla dottrina, deve stare alla base dell’organizzazione dello Stato, la distinzione, cioè, tra le funzioni di indirizzo e quelle di gestione.Tali funzioni sono ora affidate nell’APAT a due soggetti diversi, le prime al consiglio di amministrazione, le seconde al direttore generale. L’istituzione di un organo interno di indirizzo e l’attribuzione di personalità giuridica fanno ora dell’APAT un ente autonomo, e l’autonomia è l’altra questione nodale della riforma. L’autonomia è infatti una caratteristica essenziale per un agenzia ambientale, tra le cui funzioni vi è certo quella di dare supporto, soprattutto attraverso la raccolta e la diffusione dei dati sull’ambiente, a chi ha la responsabilità di definire le politiche ambientali, ma vi è anche quella di verificare l’efficacia di tali politiche e degli interventi effettuati, e l’oggettività di quelle verifiche deve essere garantita dall’indipendenza di chi le effettua rispetto a chi ha as- sunto le decisioni. Va quindi dato merito al Governo, ed in par ticolare al Ministro dell’Ambiente, per avere avuto la lungimiranza necessaria per rinunciare ad un controllo più forte e diretto sull’Agenzia, a vantaggio della reale efficacia della sua azione. L’autonomia sembra quindi essere il priincipio cardine della riforma. L’indipendenza, come dichiarato dal Ministro dell’Ambiente, è conse-guenza dell’autorevolezza e di un’adeguata conoscenza delle elevate competenze tecnico scientificche dell’APAT. I cambiamenti prodotti dalla riforma in che modo contribuiranno a far sì che finallmente l’APAT diventi sinonimo di tutela dell’ambiente/controlli ambientali e punto di riferimentto primario del settore? Non c’è dubbio che l’effettiva autonomia, al pari dell’autorevolezza, può discendere unicamente da una profonda competenza tecnicoscientifica e non c’è dubbio che l’APAT disponga di competenze e di professionalità di prim’ordine, da tutti riconosciute. È grazie ad esse che l’Agenzia ha potuto mantenere autorevolezza e margini di indipendenza anche quando legge, statuto e condizioni generali non erano in tal senso le più favorevoli. È però altrettanto vero che, in assenza di un assetto legislativo che riconosca un adeguato livello di indipendenza, difficilmente un’agenzia ambientale può espletare appieno tutte le funzioni che dovrebbero caratterizzarla. Penso ad esempio a una caratteristica fondamentale per un’agenzia come l’APAT, la multireferenzialità, la possibilità cioè di interfacciarsi con un’ampia serie di soggetti diversi, caratteristica evidentemente connessa all’autonomia. Per comprendere l’importanza di questa caratteristica è necessario riflettere sul fatto che le decisioni potenzialmente capaci di incidere sulla qualità dell’ambiente non attengono ad una sola amministrazione, cioè a quella istituzionalmente preposta alla sua protezione; al contrario, è difficile pensare ad un ente o a un’amministrazione la cui attività non abbia riflessi di natura ambientale più o meno diretti o più o meno importanti. Si pensi alle competenze in materia di energia, di infrastrutture, di trasporti, di assetto del territorio, di agricoltura, solo per citarne alcune. Ecco dunque la necessità che tutte quelle amministrazioni possano trovare nell’APAT un punto di riferimento ed ecco dunque, anche in questo senso, l’importanza della riforma. Ha già accennato, in una precedente intervi- 12ı06-01ı07 che aveva trasformato l’Agenzia per l’ambiente in una delle tante agenzie ministeriali che quel decreto legislativo istituiva per la prima volta, prevedendo per loro un solo organo di tipo monocratico, il direttore generale, e senza attribuire ad esse personalità giuridica; una scelta che - l’esperienza di questi anni lo ha dimostrato - non aveva tenuto conto di tutte le specificità di un’agenzia ambientale e di tutte le esigenze cui quel tipo di organismo deve far fronte. È stata invece confermata l’altra scelta di fondo del decreto legislativo 300, l’unificazione, cioè, in un solo organismo delle funzioni della protezione dell’ambiente, già proprie dell’ANPA, con quelle di tutela del territorio, ben presenti nei Servizi tecnici nazionali, confluiti nell’APAT, insieme all’ANPA. Per contro, la nuova riforma introduce notevoli correttivi anche rispetto all’esperienza dell’organizzazione della vecchia ANPA: un consiglio di amministrazione ancora contenuto nel numero di componenti (quattro, oltre al presidente), ma più ampio di quello dell’ANPA e aperto al mondo delle regioni, e quindi con maggiori possibilità di pluralismo e di dialettica interna; un direttore generale nominato dallo stesso consiglio di amministrazione e non più dal Governo, ad evitare quelle difficoltà incontrate dall’ANPA, connesse all’esistenza di due organi di pari livello. 5 L’intervista sta, alla necessità di maggiore coesione tra l’APAT e le Agenzia regionali e delle province autonoome. Tale rafforzamento, quali effetti positivi porterebbe al cittadino, cardine di tutte le attivvità istituzionali? Bisogna ricordare che le agenzie ambientali nascono nel nostro paese a seguito del referendum tenuto nella primavera del 1993, con la quale il popolo italiano ha deciso, a larghissima maggioranza, di abrogare le norme di legge che attribuivano i controlli sull’ambiente agli organi del Servizio sanitario nazionale, al fine di rendere tali controlli autonomi, affidandoli a soggetti specificamente dedicati ad essi. È così che la legge n. 61 del 1994 ha istituito un’Agenzia per la protezione dell’ambiente a livello nazionale, l’ANPA appunto, e ha previsto che ogni regione e le province autonome di Trento e di Bolzano istituissero delle loro agenzie, le ARPA o APPA. È nato, insomma, per svolgere quei controlli, un insieme di agenzie ambientali. Si è trattato poi di trasformare quell’insieme in un sistema di agenzie, cioè in un insieme organico e coordinato, attraverso il quale i controlli vengano effettuati secondo gli stessi criteri e con gli stessi metodi validati. In questa direzione, che la legge del 1994 ha indicato, senza però prevedere strumenti specifici, le agenzie ambientali hanno proceduto su base volontaria, soprattutto nei primi anni di vita, sino a dar luogo ad un riconoscibile “sistema agenziale”. Ma c’è ancora molta strada da fare, e per questo è necessaria una riforma più ampia, anticipata solo in parte dalla recente riorganizzazione dell’APAT, che già contiene tuttavia un’importante premessa della più generale riforma dell’intero sistema agenziale. Nella riorganizzazione è infatti previsto, come ho già accennato, che due dei quattro componenti del consiglio di amministrazione siano designati dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome. È evidente il rafforzamento del legame operativo tra APAT e ARPA-APPA che in tal modo potrà realizzarsi, come è evidente la ricaduta che da un forte rilancio dell’intero sistema agenziale discenderebbe sull’efficacia dei controlli ambientali, che costituisce, in ultima analisi, il motivo di interesse per ogni cittadino. Per questo, ritengo che il disegno di legge di riforma generale del sistema delle agenzie ambientali, già presentato in Parlamento, frutto dell’esperienza di quanti all’interno delle agenzie, ed in par ticolare dell’APAT, hanno a lungo operato, possa costituire un’eccellente base di discussione. All’interno del Sistema delle Agenzie ambien- 6 tali esistono diversi livelli di professionalità. Varie le motivazioni: dalla recente istituzione di alcune Agenzie, a problemi di orrganizzazione interna e di competenza di altre. La riforma riuscirà, ed eventualmente in che modoo, a portare tutte le Agenzie regionali e delle province autonome allo stesso livello di efficienza? Più che di diversi livelli di professionalità, che attengono a caratteristiche dei singoli che operano all’interno delle agenzie e che raggiungono normalmente standard molto buoni indipendentemente da considerazioni geografiche, parlerei di differenze nelle condizioni organizzative, nelle disponibilità di mezzi, nelle complessive potenzialità. In questo senso “fare sistema” è sicuramente un modo, forse il più efficace, per ridurre le differenze. Ricordo a questo proposito che una delle più importanti iniziative avviate, su base volontaria, all’indomani della costituzione della vecchia ANPA e delle prime agenzie regionali è stata quella dei cosiddetti “gemellaggi”, dove, con il finanziamento dell’Agenzia nazionale, ciascuna delle agenzie già costituite e più esperte dava supporto ad un’altra, in via di formazione. Per il futuro si potrebbe prevedere, ad esempio, la definizione di livelli essenziali di prestazione, una definizione da effettuare nell’ambito del coordinamento tra le agenzie, tenendo conto delle diverse pressioni che operano nelle differenti realtà locali e associando a tale definizione opportune forme di finanziamento che tengano conto degli impegni richiesti a ciascuna agenzia. Sarebbe questo un modo per promuovere le singole agenzie verso quel livello di efficienza che le singole realtà territoriali richiedono. Va da sé che un’ipotesi di questo genere dipenderà da quell’ampia riforma dell’intero sistema agenziale alla quale ho prima accennato, che richiederà certamente un lavoro paziente, ma sulla quale saremo tutti impegnati sin dai prossimi giorni. (Alessandra Lasco) PRESENTATO A PALAZZO ROSPIGLIOSI IN ROMA, L’ANNUARIO DEI DATI AMBIENTALI 2006 Conoscenza a tutti livelli, interventi e monitoraggio dei risultati “Riuscire a riportare l’attenzione sui dati, in un Paese dove spesso vengono poco utilizzati e ancora meno valorizzati, è un grande sforzo necessario per far comprendere che l’azione che si svolge è a tutela non solo della salute e della qualità della vita dei cittadini, ma anche del futuro del nostro sistema economico, imprenditoriale e aziendale. Il Ministero dell’Ambiente lavorerà affinché questa presentazione non rimanga solo un appuntamento rituale, ma sia riprodotta in sede parlamentare, regionale, comunale e comunitaria”. Con queste parole il Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio è intervenuto alla presentazione dell’Annuario dei dati ambientali 2006, edito dall’APAT in collaborazione con le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente. “Interventi, conoscenza a tutti i livelli e monitoraggio dei risultati” rappresentano, secondo il Ministro, gli step fondamentali per realizzare, attraverso una conoscenza condivisa, un’efficace politica ambientale nel nostro Paese. Senza la condivisione, infatti, ogni iniziativa rischia di essere un accanimento fine a se stesso, privo di partecipazione e quindi di risultati. “Tutto questo – ha spiegato il vertice del Dicastero ambientale – deve essere unito ad una maggiore rigidità nei controlli”. Attenzione particolare, testimoniata anche dall’inserimento di un apposito emendamento in finanziaria, è stata data anche al settore rifiuti.“Non è possibile permettere – ha spiegato Pecoraro Scanio - che camion, treni e navi circolino sul nostro territorio, senza che si verifichi a monte, il carico trasportato”. Quella della severità dei controlli è una necessità ribadita anche dal Capo della protezione civile e Commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, Guido Bertolaso, che durante il suo intervento ha posto l’accento sull’esigenza di maggiori investimenti nel settore della prevenzione.“ L’annuario dei dati ambientali rappresenta una sorta di cartella clinica dello stato di salute del nostro Paese, grazie alla quale è possibile attuare una politica di prevenzione da un lato e li- mitare i danni dall’altro”. L’annuario dei dati ambientali disegna, dunque, un quadro della situazione ambientale del nostro Paese in base al quale improntare strategie e definire priorità.“Potremmo definire l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, l’Istat dei dati ambientali” ha dichiarato Giancarlo Viglione, Commissario straordinario dell’APAT,“la cui attività è indispensabile per orientare politiche e stili di vita dei cittadini”. Queste le dichiarazioni di alcune delle autorità intervenute alla presentazione dell’Annuario dei dati ambientali, ospitata all’interno di Palazzo Rospigliosi a Roma che, per la sua quinta edizione, si presenta in una versione ampliata da venti indicatori e da nuovi capitoli. “L’esposizione dei bambini agli inquinanti e ad alcune variabili della laguna di Venezia ed il capitolo relativo alle spese ambientali, sono solo alcuni esempi delle particolarità inserite nel volume 2006. Ecco l’istantanea scattata dall’Annuario dei dati ambientali nel corso del 2005: -Aumenta la produzione totale dei rifiuti.Tra il 1997 e il 2003, si è registrata una crescita di quasi il 50% della produzione totale; i rifiuti urbani ed i derivanti da attività produttive e di servizi passano da circa 87,5 milioni di tonnellate del 1997, a poco più di 130 milioni di tonnellate nel 2003. Il tasso medio annuo di crescita si attesta intorno al 7%, e l’ultimo dato disponibile non si discosta dalla media, aggirandosi intorno al 7,2%. Anche i rifiuti urbani, dopo un lieve rallentamento, tornano a crescere (+3,7% rispetto all’anno 2003), raggiungendo una quantità totale di circa 31 milioni di tonnellate e segnando un livello decisamente superiore al tasso medio di incremento del precedente quadriennio 2000-2003 (1,2%). La crescita più elevata si riscontra al Centro + 5,4%, mentre al Nord e al Sud si attesta, rispettivamente, al 3,3% e al 3,1%. La raccolta differenziata, nel 2004 registra il valore di 7,1 milioni di tonnellate, pari al 22,7% della produzione totale dei rifiuti urbani. Nonostante nel biennio 2003-2004 sia cresciuta con una quota 12ı06-01ı07 Bertolaso: investire nella prevenzione e limitare i danni è possibile grazie al lavoro dell’APAT 7 percentuale di 1,6 punti, che in termini assoluti è pari a circa 700 mila tonnellate, questo valore è ben lontano dagli obiettivi a suo tempo fissati dal decreto Ronchi (15% entro il 1999, 25% entro il 2001; 35% entro il 2003), oggi sostituiti da quelli previsti dal decreto legislativo 152/2006. Mentre il Nord, con un tasso di raccolta pari al 35,5%, raggiunge, con un solo anno di ritardo, l’obiettivo fissato il 2003, il Centro e il Sud con percentuali pari al 18,3% e all’8,1%, risultano ancora decisamente lontani, non solo da tale traguardo, ma anche da quello relativo al 2001. Riguardo alla gestione dei rifiuti urbani, quella in discarica si conferma forma di smaltimento più utilizzata. In aumento anche i valori relativi alle sorgenti di campo elettromagnetico che segnano, tra il 2004 e il 2005 per gli impianti ad alta frequenza, un aumento della densità di circa il 13% e di circa il 14% della loro potenza complessiva. Lievissima, invece, la variazione in positivo della lunghezza delle linee elettriche relative agli impianti a bassa frequenza. Inoltre tra il 2002 e il 2005, circa il 13% dei controlli effettuati su impianti RTV ha mostrato un superamento dei limiti di legge, mentre per gli impianti SRB e quelli a bassa frequenza, la percentuale dei controlli, che ha documentato tale superamento, si attesta intorno all’ 1%. Un simile quadro si riscontra anche in relazione all’inquinamento atmosferico, dove Ozono, PM10, NO2, continuano ad essere i principali inquinanti. Dai dati emersi, il 58% delle stazioni di monitoraggio di PM10 e circa il 70% delle zone in cui è sud- 8 diviso il territorio del nostro Paese, supera il valore limite giornaliero . A luglio 2006, l’ozono, nel 40% circa delle stazioni di monitoraggio ha oltrepassato la soglia di 180 µg/m3.ed il 40% delle centraline ha riscontrato, anche per il Biossido di azoto, un superamento del valore di 40 µg/m3(obiettivo limite al 2010). Nel 2004 risulta imputabile al settore dei trasporti il 54% dell’inquinamento da NOx, il 34% da particolato (PM10) e il 42% da Composti Organici Volatili. Nel periodo compreso tra il 1990 ed il 2004, le emissioni tenderebbero ad aumentare a causa della continua crescita del parco veicolare e delle percorrenze, ma diminuiscono come valore complessivo per il rinnovo del parco stesso, grazie ai continui miglioramenti tecnologici dei veicoli. L’inquinamento acustico continua ad essere considerato tra le prime 5 cause ambientali, oggetto di preoccupazione per i cittadini. Dalle analisi effettuate in alcune città italiane è stata stimata una percentuale di popolazione esposta a livelli di rumore superiori ai 65 dB(A) durante il giorno, maggiore del 20%, con punte anche dell’80%. In particolare, il traffico stradale, ferroviario e aereo, registra, con distinzioni relative alle singole sorgenti, un generale incremento dei volumi; i dati relativi al traffico aeroportuale, infatti, mettono in luce, nel 2004, una variazione percentuale di +0,8% rispetto al 2003, mentre quello veicolare sulle autostrade, tra il 1990 e il 2004, ha presentato una variazione positiva di circa il 52%.Aumento contenuto, inoltre, per il trasporto passeggeri nel traffico ferroviario, con una lieve diminuzione per il traffico merci. Si è mantenuta pressoché costante, negli ultimi cinque anni, la qualità delle Acque marino costiere, per quanto riguarda le caratteristiche trofiche, responsabili dei ben noti fenomeni delle mucillagini e del bloom algale. Circa il 60% delle acque è stata giudicata di qualità elevata, il 30% buona, il restante 10% fra il mediocre e lo scadente. Le aree più critiche si trovano in corrispondenza delle foci fluviali dell’Alto Adriatico e del Tirreno. L’Emilia Romagna è la regione che presenta condizioni di più elevata trofia mentre la Campania, in corrispondenza della Foce del Sarno, della Foce del Volturno e di Portici, presenta una qualità mediocre, riscontrata anche nel Lazio in corrispondenza di Fiumicino per la provincia di Roma e nei pressi del comune di Minturno in provincia di Latina.Tra ottima e sufficiente, nel 79% dei punti presi in esame, la qualità delle acque interne ed in particolare dei fiumi. Il rimanente 21%, invece, è ben lontano dagli obiettivi di qualità previsti dalla normativa. I dati relativi ai laghi, infine, disegnano un quadro complessivamente discreto, in cui il 70% delle aree si trova in uno stato di qualità ecologica compreso fra sufficiente e elevato. In l’Italia, le stime più recenti indicano, nell’ambito dei cambiamenti climatici, un riscaldamento medio di 0,96°C dal 1961 al 2004, e di 1,58°C dal (degrado dei suoli, erosione, desertificazione). Le maggiori minacce sono legate ad attività umane come la diffusione della caccia (nell’83% del territorio si può cacciare) e la concentrazione della pesca. I maggiori impatti ambientali dell’agricoltura derivano dai fertilizzanti (in aumento di oltre il 3%) e dai fitosanitari (in diminuzione del 7,6%). Ad oggi, il 9,7% del territorio è occupato da aree terrestri protette ed il 30% delle acque costiere da aree marine protette. Oltre l’11% del territorio nazionale è ZPS ( Zone di Protezione Speciale) e quasi il 15% da SIC (Siti di Impor tanza Comunitaria). L’agricoltura biologica, altro intervento in atto, (attualmente 1.100.000 ettari e oltre 56.000 aziende) è cresciuta in Italia a un ritmo notevole, soprattutto al Sud. (Alessandra Lasco) 12ı06-01ı07 1981 al 2004, con differenze poco significative tra diverse aree del territorio nazionale, a conferma che le variazioni sono determinate principalmente da fattori climatici a grande scala. Il numero medio di notti tropicali (cioè con temperatura minima maggiore o uguale a 20 °C) in un anno è passato da 24,3 (1961) a 15,8 (1981, punto di inversione) a 36,7 nel 2004. La produzione di energia da fonti rinnovabili, risulta ancora avere un peso relativo piuttosto limitato (8,4% nel 2004 rispetto al totale dell’offerta interna lorda), anche se il dato è in aumento (+71,2% nel periodo 1991-2004). Negli ultimi anni è stato però particolarmente evidente l’incremento della produzione di elettricità dal vento (da 26 a 406 ktep nel periodo 19972003), dai rifiuti (da 144 a 1305 ktep nello stesso periodo) e dalle biomasse (da 2.171 a 3.915 ktep nello stesso periodo, comprendendo legna e assimilati, biocombustibili e biogas). Situazione diversa nel campo del dissesto idrogeologico, dove nonostante i recenti eventi calamitosi si segnala, nel complesso, una diminuzione dei danni e delle vittime nell’ultimo ventennio. Per il periodo 2001 – 2005, la stima economica del danno dovuto ad eventi alluvionali si aggira su un valore complessivo non inferiore a 4 miliardi di euro. Ad ottobre 2006 i fenomeni franosi censiti attraverso IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) sono 460.000, che interessano una superficie complessiva di circa 20.000 km2, pari al 6,5% del territorio nazionale. Infine, per ciò che concerne il patrimonio naturale del nostro Paese, i dati emersi mostrano una situazione in cui risulta minacciato oltre il 45% degli animali vertebrati su 1.265 specie presenti sul nostro territorio, il 15% delle piante superiori, il 40% delle piante inferiori ed il 30% dei principali ambienti naturali. L’86% degli habitat più vulnerabili e degradati sono quelli legati agli ambienti umidi (paludosi, costieri, riparali), fondamentali per la diversità biologica (biodiversità), in quanto aree di sosta o svernamento per milioni di uccelli migratori (WWF, 2005). Anche la superficie agricola del territorio nazionale, è diminuita di oltre il 12%, dal 1990 al 2000, dando luogo ad effetti positivi (naturalizzazione) e negativi 9 La difesa del creato costruisce l’unità & e dei cristiani t i n ie igion Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI b Am rel 10 delle differenze, secondo quanto scrisse Giovanni XXIII nel suo testamento spirituale “Cercate più quello che unisce, piuttosto che ciò che divide”. Mettendo al centro della vita del cristiano la questione ecologica, Papa Ratzinger ha colto un punto comune sul quale Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente possono confrontarsi e dialogare. Richiamarsi all’ambiente come base di impegno comune è un punto che Benedetto XVI ha ripreso nei più recenti incontri ecumenici. Soprattutto nelle dichiarazioni comuni, redatte dal Pontefice con le più alte cariche delle Chiese cristiane. Così è accaduto in occasione della recente visita a Roma dell’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana, con il quale Papa Benedetto ha sottoscritto un documento nel quale si afferma che ci sono molte aree di testimonianza e servizio in cui possiamo unirci e che chiedono una più stretta collaborazione fra di noi, citando fra queste proprio la cura del creato e dell’ambiente. Uguale sottolineatura troviamo anche nella dichiarazione sottoscritta poche settimane fa dal Papa e da S. B. Christodoulos,Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia:“È importante non abusare della creazione, che è opera di Dio. Ci 12ı06-01ı07 Negli ultimi 30 anni le questioni relative all’ambiente rappresentano una parte significativa del magistero della Chiesa. L’ambiente, il lavoro, addirittura l’economia, possono sembrare temi lontani dalla vita della Chiesa, in quanto esulano dalla sfera propriamente spirituale. Ma questo non è vero, perchè i cristiani vivono nel mondo, sono chiamati a relazionarsi con la realtà che li circonda e a trasformarla. Da Leone XIII in poi, con l’enciclica “Rerum novarum” del 1891, la dottrina sciale della Chiesa è rivolta prprio a questi temi. Il nostro pianeta punta allo sviluppo senza tener conto delle conseguenze sociali e ambientali che esso comporta; c’è lo squilibrio di 1/5 della popolazione mondiale che detiene l'80% delle risorse economiche complessive; si verificano eventi climatici estremi (dei quali anche l’uomo è responsabile) che producono povertà e distruzione. Davanti a ciò la Chiesa Cattolica sente il dovere di fare qualcosa, partendo da uno stile di vita personale più “sostenibile”. Durante il suo lungo pontificato, Giovanni Paolo II è stato particolarmente attento ai temi sociali - tra i quali l’ambiente - e alle nuove sfide della globalizzazione. La cura dei beni della terra viene da più lontano, da Giovanni XXIII, che nell’enciclica “Pacem in terris” del 1963 definiva la creazione un ‘bene comune universale’ da proteggere, nel contesto di un pianeta che diveniva sempre più interdipendente e globale. Ma è sicuramente con Papa Wojtyla che il richiamo alla responsabilità per la salvaguardia del creato diventa più insistente, come parte fondamentale del cammino di fede di ogni cristiano. Benedetto XVI si è inserito nella particolare attenzione all’ambiente del suo predecessore. L’ha ripresa e sottolineata in molti discorsi, ma non solo. Ha fatto della salvaguardia del creato uno dei temi centrali dell’ecumenismo, ovvero del cammino che porta all’unità fra i cristiani delle diverse confessioni. Certo, il percorso che condurrà cattolici, ortodossi, protestanti e anglicani all’unità in un’unica Chiesa è ancora lungo, eppure la protezione del creato è uno degli elementi che uniscono tutti cristiani, aldilà 11 appelliamo alle persone che hanno la responsabilità della società e a tutti gli uomini di buona volontà, affinché operino una gestione ragionata e rispettosa della creazione […] per lasciare alle generazioni future una terra che sia vivibile per tutti”. Infine, va ricordato il viaggio apostolico di Papa Ratzinger in Turchia che ha segnato un punto molto importante del dialogo ecumenico e interreligioso, dopo le tante polemiche seguite al discorso di Ratisbona. Anche qui è stato preparato un testo comune con il Patriarcato di Costantinopoli in cui si legge: “Nell’epoca attuale, davanti ai grandi pericoli per l’ambiente naturale, vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per le conseguenze negative che possono derivare per l’umanità e per tutta la creazione da un progresso economico e tecnologico che non riconosce i propri limiti. Come capi religiosi, consideriamo come uno dei nostri doveri incoraggiare e sostenere gli sforzi compiuti per proteggere la creazione di Dio e per lasciare alle generazioni future una terra sulla quale potranno vivere”. Nel 1989 era stato il Patriarca della Chiesa di Costantinopoli Dimitrios ha istituire una “Giornata di preghiera per la creazione”, da celebrarsi il 1° settembre, con l’inizio dell’anno liturgico ortodosso. E nel 2006 anche i vescovi italiani della Chiesa di Roma hanno voluto dedicare la data del 1° settembre alla tutela dell’ambiente, la “Giornata per la salvaguardia e la difesa del creato”, da celebrare in comunione con tutte le Chiese cristiane. Facendo una breve carrellata delle dichiarazioni ecumeniche in cui emerge la questione ambientale, vanno citate le conclusioni dell’Assemblea ecumenica di Graz del 1997, dove erano presenti i delegati delle Chiese protestanti, anglicane, ortodosse e cattoliche, oltre a rappresentanti di organizzazioni e movimenti ecclesiali ed ecumenici. Le conclusioni dell’incontro raccomandano l’adozione di una “nuova prassi di responsabilità ecologica” e ricordano alle Chiese di “considerare e promuovere la salvaguardia del creato quale parte integrante della vita della Chiesa a tutti i suoi livelli”. La centralità dell’ambiente è stata, inoltre, espressa nel 2001 dalla Char ta Oecumenica di Strasburgo, firmata dalla Chiese già sottoscrittrici del documento di Graz. Nel capitolo dal titolo “Salvaguardare il creato” le Conferenze rinnovano la gratitudine per il dono di esso, ma guardano “con apprensione al fatto che i beni della terra vengono sfruttati senza tener conto del valore intrinseco, 12 Ambiente & religioni ne dell'essere umano al centro dell'attenzione per l'ambiente è, in realtà, la maniera più sicura per salvaguardare la creazione; in tal modo, infatti, viene stimolata la responsabilità di ciascuno nei confronti delle risorse naturali e del loro giudizioso utilizzo”. Nell’anno del Giubileo Giovanni Paolo II richiamò nuovamente i cristiani ad “interrogarsi su quel crescente disagio che molti studiosi e operatori economici avvertono, al giorno d'oggi, di fronte ai problemi che emergono sul versante della povertà, della pace, dell'ecologia, del futuro dei giovani, soprattutto quando riflettono sul ruolo del mercato…”. È soprattutto con Giovanni Paolo II che il magistero della Chiesa si è arricchito di un nuovo impegno per tutti gli uomini, particolarmente urgente per i cristiani. Benedetto XVI lo ha ripreso e in molte occasioni ne ha fatto un elemento di base per il lavoro ecumenico. La Veglia di Pentecoste di giugno 2006 con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità è stata l’occasione in cui Papa Ratzinger ha meglio interpretato il ‘timore reverenziale’ dell’uomo davanti al mondo ‘opera della dello Spirito creatore di Dio’. Nonostante ciò “la creazione buona di Dio, nel corso della storia degli uomini, è stata ricoperta con uno strato massiccio di sporcizia che rende, se non impossibile, comunque difficile riconoscere in essa il riflesso del Creatore”. Chi, come cristiano, crede nello Spirito Creatore, non può usare ed abusare del mondo e della materia come semplice materiale nelle nostre mani e conclude i Papa con delle parole che possono rappresentare un programma non solo chi crede per tutti gli uomini:“La creazione è un dono, affidatoci non per la distruzione ma perché diventi il giardino di Dio e così un giardino dell'uomo”. (Anna Rita Pescetelli) 12ı06-01ı07 senza considerazione per la loro limitatezza e senza riguardo per il bene delle generazioni future”. Anche nella prossima Terza Assemblea Ecumenica Europea (Sibiu 2007) il tema dell’ambiente avrà un’importanza determinante. Tornando a Giovanni Paolo II, che forse è stato il primo Papa a guardare con particolare attenzione ai problemi del degrado ambientale planetario, è interessante notare come amasse legare la tutela del creato alla difesa della pace. Nel mancato rispetto verso i beni della terra e nel disordinato sfruttamento delle sue risorse è insita una minaccia alla pace globale, pericolosa tanto quanto gli armamenti e i conflitti regionali. Esaminando i messaggi che ogni 1° gennaio Papa Wojtyla rivolgeva ai fedeli in piazza San Pietro in occasione della giornata dedicata alla pace emerge come la difesa del creato fosse spesso presente, non nei termini di rispetto della natura, ma per i gravi risvolti sociali e di giustizia che essa implica. Nel discorso del 1° gennaio 1990 Giovanni Paolo II disse affacciandosi dalla finestra del suo studio:“La pace esige una particolare responsabilità dell’uomo per l’intero creato”. Ricordando il comandamento dato da Dio all’uomo, il Papa richiamò il diritto ad un ambiente sostenibile:“Non uccidere, distruggendo in diversi modi il tuo ambiente naturale! Questo ambiente appartiene pure alla comune eredità di tutti gli uomini, non soltanto alle generazioni passate e contemporanee, ma anche a quelle future. Sii fautore, non distruttore della vita!”. Per Papa Wojtyla è una “crisi ecologica dall’evidente carattere morale”, specialmente quando i progressi fatti dall’uomo nella tecnologia e nell’industria non hanno portato benefici per l’umanità bensì in egual misura conseguenze negative. In un altro messaggio, quello del 1999, il Papa dedicò una parte importante del suo discorso all’urgenza di salvaguardare il creato, parlando sia della responsabilità dei politici che dettano le norme a tutela dell’ambiente, sia del ruolo personale di ciascun uomo a sua protezione. Partendo dal concetto di ‘diritto ad un ambiente sano’ come elemento imprescindibile per la promozione della dignità umana, Papa Wojtyla sottolineava:“Le misure giuridiche, tuttavia, non bastano da sole”, perché il pericolo di gravi danni all’ecosistema “richiede un cambiamento profondo nello stile di vita tipico della moderna civiltà dei consumi, particolarmente nei Paesi più ricchi”. E concludeva:“Il presente ed il futuro del mondo dipendono dalla salvaguardia del creato […] Porre il be- 13 Una voce dalla Polonia & e t i n n e i b ligio m A re Il Cardinale Jozef Glemp, Arcivescovo di Varsavia Nato nel 1929 a Inowroc_aw, città industriale della Polonia settentrionale, è stato nominato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1983. Come arcivescovo di Varsavia, primate di Polonia e connazionale dell’amato Papa, Glemp ha conosciuto da vicino Karol Wojtyla sin da giovane e ha continuato ad accompagnarlo nei lunghi anni del suo pontificato. “Siamo in un tempo in cui comincia a svilupparsi una certa attenzione verso il creato, che aiuta ad avvicinarsi a quello che possiamo chiamare il grande dono di Dio: la natura e tutta la ricchezza della terra” ha sottolineato il cardinale parlando di salvaguardia del creato. Riferendosi al suo paese, la Polonia, ha aggiunto:“Posso dire che c’è molta attenzione verso i parchi nazionali. Sono quasi 14 20 e sono molto curati. Anch’io ho imparato tante cose osservando il modo in cui si custodiscono queste zone. Mi piace molto vedere gli studenti che vengono a visitarli: sono attenti a rispettare la natura e in essa si vede veramente Dio”. Tornando a Giovanni Paolo II, un pontefice amante della natura non solo nelle idee ma anche nel senso “fisico” del termine, il card. Glemp ha ricordato gli incontri avvenuti in Polonia in molte occasioni. “Da sacerdote mi ricordo il Pontefice quando, ancora cardinale di Cracovia, amava sciare e giocare a pallone. Sono note anche le sue gite in kayak e i tanti viaggi. Una volta, durante le vacanze, venne in visita dal cardinal Wyszynski, primate della Chiesa polacca durante gli anni del comunismo e del quale sono stato segretario per 15 anni. C’era un gruppo di giovani che faceva una partita a basket nell’oratorio e Karol Wojtyla si mise a giocare con loro”. L’amore di Giovanni Paolo II per la natura era veramente grande. Avere una sguardo attento al creato, ai fiumi e alla montagna faceva parte della sua spiritualità, perché per papa Wojtyla sono elementi che parlano di Dio agli uomini.“Ci sono dei tratti di strada e dei sentieri di montagna che sono stati dedicati al Santo Padre; in molti si recano in quei posti proprio per il grande amore verso il compianto Pontefice”. L’esperienza di un centro della Diocesi di Treviso nell’educazione al rispetto della Natura “Occorre imparare a guardare alla natura con occhi nuovi. Ebbene chi può fare ciò meglio del cristiano…? Sole e stelle, acqua e aria, piante e animali sono doni con cui Dio ha reso confortevole e bella la dimora che nel suo amore ha preparato all’uomo sulla terra..”(dal discorso di Giovanni Paolo II ai giovani, 27/5/1984). È proprio questo atteggiamento che distingue - già da trent’anni - chi opera al Centro don Paolo Chiavacci di Crespano del Grappa (TV), nella pedemontana trevigiana a 600 metri di altitudine, attraverso proposte di educazione ambientale rivolte agli studenti, convegni, soggiorni ed escursioni. Il fondatore, don Chiavacci, morto nel 1982, era persuaso che la Natura costituisce la più valida sorgente della scienza, così come della vita; la più ordinaria, se non la sola, ispiratrice di ogni arte; la prima parola con cui Dio parla all’uomo. E con questa convinzione ha iniziato a pro- muovere, tra adulti e giovani, la conoscenza della natura, invitandoli a guardarsi attorno, a mettersi in ascolto e in contatto diretto con il sasso che sbadatamente si calcia, con il fiore che si coglie, con l’acqua che ci disseta, l’animale che ci incuriosisce, il cielo e le stelle che ci meravigliano. Tutto ciò per risalire a Colui che le ha avviate all’esistenza e per sviluppare una sensibilità ecologica. Migliaia di ragazzi l’anno frequentano il Centro, ognuno con le proprie culture religiose ma tutti con un unico obiettivo: mettersi in ascolto e fare silenzio per lasciar parlare la natura nella sua straordinaria diversità. Dovrebbe essere dovere di ogni cristiano – così come di ogni individuo - rispettare ciò che ci circonda e condividere con gli altri e con le generazioni che verranno, perché, di tutto questo, noi siamo solamente i custodi. (Laura Bertollo, Curatrice attività didattiche del Centro Don Paolo Chiavacci) 12ı06-01ı07 “Io, che della salvaguardia dell’ambiente ho fatto uno degli scopi della mia esistenza, in uno dei momenti più importanti della vita ho incontrato sulla mia strada (in questo caso, un treno) chi ha risposto alle mie critiche alla Chiesa, per lo scarso impegno nell’educazione all’amore per la Madre Terra, nonostante il forte potere di comunicazione”. (Federica Aldighieri) 15 “Cambiare comportamento per proteggere l’ambiente” a t s i rv e t n i L’ Intervista a Card. Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e per il Dialogo Interreligioso Francese, è nato a Bouzillé, nella regione della Loira, il 30 agosto 1930. Nel 1979 fu eletto vescovo titolare di Usula e nominato nel contempo ausiliare dell’Arcivescovo di Parigi. Creato cardinale da Giovanni Paolo II, è stato, prima, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo con i non Credenti e dall’‘88 del dicastero della Cultura. Benedetto XVI, al fine di favorire un dialogo più intenso fra gli uomini di cultura e gli esponenti delle varie religioni, ha unito la presidenza del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso a quella della Cultura e ha nominato il card.Paul Poupard Presidente del nuovo Pontificio Consiglio. Recentemente ha preso parte all’incontro a Goa dei Centri culturali cattolici in India (20-23 novembre 2006) sul tema:“Le risorse culturali per vivere la fede cristiana in dialogo con le culture tradizionali, nel contesto dell’evoluzione delle culture”. Riguardo al dialogo con le altre religioni e i non credenti, secondo il card. Poupard esso dovrebbe essere basato soprattutto “sul senso della vita e della morte, la libertà dell’uomo, i problemi umani che hanno una dimensione religiosa, e anche la fede stessa”. Ma riguardare anche “aspetti seri della vita sociale: i giovani, la povertà, la solidarietà, la creazione di relazioni nelle società multiculturali, i valori e i diritti umani, il pluralismo culturale e religioso, il bene comune, l’etica nell’economia e nella politica, la bellezza, l’ecologia, le biotecnologie e la bioetica, la pace”. Cardinal Poupard, Papa Benedetto XVI è molto impegnato nel dialogo ecumenico e interreligioso. Il tema della difesa del creato può contribuire al dialogo e all’unità dei cristiani? Certo, perché noi adoriamo il Buon Dio creatore del cielo e della terra, che vuol dire nel nostro linguaggio “di tutte le creature”. Questo si impone specialmente ad Assisi, ricordando la predica del nostro Santo Francesco agli uccelli, così come la preghiera del nostro Santo a “fratello sole, sorella luna”. Oggi si parla di ambiente e di ecologia. Penso che abbiamo molto da fare per educare insieme al rispetto di questi elementi. Si è discusso molto, e a ragione, dell’interpretazione della Bibbia. Dobbiamo insegnare alle generazioni future che quando il Buon Dio nel primo capitolo della Genesi chiede all’uomo di essere il suo “tenente” sulla terra non dice di essere un maestro totalitario, bensì gli 16 affida, ed è ben altra cosa, la terra. Noi dobbiamo educare, a partire anche dalla Bibbia, a questo grande rispetto, pensando che abbiamo un compito meraviglioso: essere gli “intendenti” per curare la terra. Quando dico la terra dico l’intero regno vegetale e tutto ciò che è stato creato da Dio. Il tema dell’ambiente è molto caro a Papa Benedetto XVI.Durante la veglia di Pentecoste 2006 ha detto “gli uomini hanno ricoperto con uno strato di sporcizia il mondo”. L’ambiente non dovrebbe essere più al centro della vita di tutti noi? Diciamo che questa tematica si impone un po’ dappertutto e dobbiamo essere capaci di integrarla in modo responsabile e pedagogico.Voglio dire che è inutile fare dei pronunciamenti.Quello che conta è prendere coscienza di ciò e trovare i mezzi pedagogici adatti, in modo che l’opinione pubblica e gli uomini politici siano “naturalmente” condotti a cambiare comportamento. Quando dico cambiare comportamento non penso che siano sempre gli altri a farlo,ma penso a me stesso in prima persona e tutti quanti noi. (Anna Rita Pescetelli) L’intervista Tutti hanno dirittto allo sviluppo, ma in nome dell’ambiente Intervista a John J. De Gioia, rettore della Georgetown University di Washington Dal 2001 è il 48esimo rettore della Georgetown University di Washington, una delle più antiche università americane. Il prof. De Gioia è il primo laico a dirigere un’università cattolica della Compagnia di Gesù negli Stati Uniti, la Georgetown University, fondata nel 1789 dal gesuita padre John Carrol S.I., che ha sviluppato la sua tradizione educativa sulla base della pedagogia ignaziana. Particolarmente attento a formare studenti che ricoprano ruoli di leadership nella moderna società globale,De Gioia è molto attento al dialogo interreligioso e fra le culture,facendosi promotore di eventi di rilievo internazionale. È membro della Commissione nazionale USA per l’UNESCO. Il 22 aprile si celebra l’“Earth day” La “Giornata della Terra” fu istituita negli Stati Uniti il 22 aprile del 1970, in un tempo caldo di contestazioni sociali giovanili.Alla grande manifestazione in difesa del pianeta presero parte ben 20 milioni di persone, sfilando per le strade con la richiesta di mettere la difesa dell’ambiente in cime alle priorità dei policy makers. In quegli anni le città americane erano gravate da enormi problemi di inquinamento dell’aria e dei fiumi. Da allora - e ogni 22 aprile - si organizzano numerosi eventi in molte parti del mondo. Il lancio dell’ Earth day rappresentò la nascita del movimento ambientalista americano e indicò la protezione dell’ambiente come priorità dell’agenda nazionale. I promotori furono Gaylord Nelson, senatore del Wisconsin e Denis Hayes, che ancora oggi è a capo dell’Earth Day Network. Dopo 20 anni da quel primo appuntamento, nel 1990 la Giornata della Terra è divenuta un evento non solo americano ma internazionale, che ha raccolto 200 milioni di partecipanti in 141 paesi del mondo, uniti nel lavoro si sensibilizzazione verso le tematiche dell’ambiente. molti dei paesi industrializzati siano in grado di realizzare forme di sviluppo che tengano conto dell’ambiente; un aspetto che oggi capiamo essere un’assoluta necessità. Non possiamo impedire ad altri di avere il loro sviluppo, ma dobbiamo riconoscere il bisogno di crescita di tutte le nazioni. Non possiamo fermare il loro sviluppo con la scusa dell’ambiente.Allo stesso tempo dobbiamo riconoscere la nostra responsabilità nell’assicurarci che tutti insieme muoviamo i nostri sforzi e la nostra crescita economica in modo che sia veramente rispettosa dei limiti del pianeta. Si è divisi fra due tendenze,quella di presentare l’ambiente in modo catastrofico e quella più cauta.Pensando ai disastri naturali,come è giusto porsi davanti a queste notizie? Anche in questo caso credo sia importante capire le complesse dinamiche dello sviluppo sull’ambiente. Questo aspetto è stato colto nel modo migliore nel corso degli ultimi 25-30 anni e circa 10 anni fa ha avuto un riconoscimento in campo internazionale nella forma dello sviluppo sostenibile. I disastri naturali sono stati terribili a causa del misero impegno con cui abbiamo affrontato le questioni ambientali. Dobbiamo allora fare un passo indietro e prenderci le nostre responsabilità. Sono sicuro che ci stiamo muovendo bene nel costruire un futuro in cui non dipenderemo più dalla forza dirompente degli imprevedibili disastri ambientali,che sono stati resi ancora peggiori dalla noncuranza con cui trattiamo la terra. 12ı06-01ı07 La giornata del 1° settembre è stata dedicata da Papa Benedetto XVI alla difesa del creato… Negli Stati Uniti è stato istituito 35 anni fa un giorno dedicato all’ambiente che noi chiamiamo “Earth day”, la “Giornata della Terra”. Accogliamo positivamente l’idea di Papa Benedetto XVI di dedicare un momento dell’anno a celebrare l’ambiente e focalizzare l’attenzione su di esso, rafforzando il nostro senso di responsabilità. Lo ringrazio anche perché è assolutamente necessario che ci sia un legame solido fra la cura del nostro pianeta e gli sforzi per affrontare la questione della povertà nel mondo. Ciò rappresenta una delle sfide più significative,affinché 17 Ecomondo 2006, istruzioni per l’uso dell’ambiente Inaugurata dal Ministro Pecoraro Scanio la decima edizione della manifestazione dedicata al riciclo (e non solo) “Ecomondo è un’ambizione planetaria, occorre avere la capacità di arrivare ad una prospettiva “0 waste”, - 0 rifiuti - e soprattutto comprendere qual è l’impegno vero di una comunità sia a livello nazionale che internazionale: tutto ciò che consideriamo rifiuto deve essere raccolto in modo differenziato e soprattutto riutilizzato. Questo l’obiettivo da raggiungere in tutta Italia”: così il Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha inaugurato Ecomondo 2006, che si “laurea” per usare le parole di Luciano Morselli, Coordinatore del comitato scientifico di ECOMONDO - dopo dieci anni di impegno per l’ambiente, continuando un percorso che ha contribuito a costruire la cultura e le tecnologie ambientali in Italia. Quest’anno a Ecomondo non si è trattato solo dei problemi legati ai rifiuti e alla loro raccolta; la manifestazione nel corso degli anni si è trasformata, affrontando temi quali le energie alternative, la qualità dell’aria nelle metropoli, l’inquinamento acustico, le attività produttive, i servizi, la formazione e l’educazione ambientale; 170 eventi tra conferenze e workshop, circa 1000 relatori, 150 tra enti e istituzioni, 7000 studenti hanno visitato la fiera di Rimini. “In qualità di Assessore allo sviluppo sostenibile io non parlerei di possibilità ma di obbligo della sostenibilità per il nostro sistema economico”, ha affermato Lino Zanichelli, 20 Assessore all’Ambiente e sviluppo sostenibile della Regione Emilia Romagna, sottolineando che senza equilibrio con l’ambiente non è possibile uno sviluppo della nostra economia. Economia “ecologica” auspicata anche dal Ministro Pecoraro Scanio, che ha ribadito come sia necessario incentivare tutta quella nuova imprenditoria che già fa e produce ambiente e che rappresenta “il futuro dell’Italia e del pianeta….dobbiamo rilanciare con forza quella che ormai è una consapevolezza: l’economia del futuro o è ecologica o non ha futuro”. Lo slogan scelto quest’anno per la manifestazione è stato “Noi ci siamo per Kyoto 2006”. Pecoraro Scanio, alla domanda “Quanto costa Kyoto?”, risponde che Kyoto costa poco, rispetto al costo dell’aumento della temperatura e dell’aumento dell’acqua e del livello del mare in tutto il pianeta.“Ridurre gli impatti rappresenta la vera sfida che siamo tutti chiamati ad affrontare, e bruciare i rifiuti non è coerente al protocollo di Kyoto”, ha affermato lo stesso Ministro:“invece di discutere annosamente sugli inceneritori, dobbiamo puntare a ridurre le emissioni di co2 nell’atmosfera e per fare questo è evidente che tutte le tecnologie che non bruciano sono da privilegiare rispetto a quelle che bruciano”. (Cristina Pacciani) Il fardello normativo non gravi sulla parte sana del Paese Il Convegno di apertura di Ecomondo 2006 sulla normativa ambientale “Il mestiere della raccolta differenziata spetta ai gestori delle aziende, non al CONAI. E bisogna tener conto del fatto che da Roma in giù non esiste niente a livello di gestori dei rifiuti”. Con queste parole Giancarlo Longhi, Direttore del CONAI, ha aperto il Convegno di apertura di Ecomondo dal titolo “La normativa ambientale: evoluzione e prospettive”, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio. vincolano le imprese nel nostro Paese (circa 150,000) e la conseguente difficoltà nel gestirle ed osservarle tutte:“quanto più abbiamo regole semplici e trasparenti, tanto più è facile ottenerne il rispetto: il fardello non deve gravare sulla parte sana del Paese”. Il Ministro ha replicato rassicurando le imprese che il Codice varato dal Consiglio dei Ministri non contiene norme vessatorie e che ci si riferisce a metri cubi di rifiuti, non a piccole quantità.“Ecomondo dimostra quanto valore ci sia nel riutilizzo e nel recupero dei rifiuti. L’obiettivo del Decreto ambientale”, ha affermato il Ministro,“è quello di semplificare la vita a chi lavora e complicarla a chi delinque”, esprimendo un segnale di apertura alle imprese.“Creare una normativa condivisa ed efficace non rappresenta soltanto una nostra volontà, ma un dovere istituzionale, indispensabile per giungere a quella che, anche in altri Paesi, viene definita “un’evoluzione ecologica dell’economia”. (Cristina Pacciani) 12ı06-01ı07 Qual è il punto di vista delle imprese? Secondo il Direttore Generale di Confindustria Maurizio Beretta, si avverte la necessità di uscire da questo momento di incertezza, ma senza complicare la vita alle imprese:“un meccanismo che effettua professioni di fede nei confronti dell’Europa e nello stesso tempo reinterpreta le direttive comunitarie in modo più severo, non funziona”, ha detto Beretta, prendendo ad esempio il decreto correttivo del Codice ambientale: per lo smaltimento dei rifiuti il testo iniziale prevedeva un anno di tempo, mentre quello attuale è arrivato a 0 giorni; questo è un modello che ci impedisce di essere competitivi.Ancora, è stato citato il caso delle bonifiche, per il cui risanamento esiste un meccanismo normativo complesso e generalizzato che tenta di coprire tutto allo stesso modo: il risultato, è che in Italia abbiamo troppi siti inquinati. Infine, Beretta ha ricordato che il principio della gara può aprire la strada alla concorrenza: perché è stato eliminato dal nuovo Codice ambientale? Ne abbiamo forse paura? Il Direttore di Confindustria ha anche sottolineato l’assurdità del numero di norme che 21 Regole semplici e chiare per le imprese Intervista a Maurizio Beretta, Direttore Generale di Confindustria, intervenuto al Convegno di apertura di Ecomondo “La normativa ambientale: evoluzione e prospettive”. Fonte: AdnInfo photo Com’è possibile, a Suo avviso, rilanciare la crescita industriale nel nostro Paese, nel pieno rispetto dell’ambiente? L’importante è porre tutte le premesse perché ci sia possibilità di crescere in termini economici. Siamo convinti che la crescita non sia in contrasto con la tutela ambientale, a condizione che il rispetto per l’ambiente sia portato avanti non caricando le imprese o pensando che sia solo un loro problema, ma ponendo delle regole semplici e chiare, in modo che le aziende le possano rispettare. Queste norme devono essere condivise, prima di essere varate, con il sistema delle imprese e soprattutto va abbandonata la cattiva abitudine - che spesso abbiamo nel nostro Paese - di fare grandi tributi all’Europa e di pensare poi che si debba realizzare qualcosa di diverso. Ci sono delle direttive europee: applichiamole in maniera semplice, così come avviene negli altri Paesi, senza pensare di renderle più severe, più complicate e più difficili, perché questo rappresenta una penalizzazione competitiva per il sistema i m prenditoriale italiano. A proposito di direttive comunitarie, ritiene che siano ben applicate nel nostro Paese? Come è possibile intervenire per modificare il meccanismo normativo? Direi tendenzialmente di no, proprio perché si cerca sempre di costruire un meccanismo peculiare, quasi sempre più severo; ne consegue che la conversione in legge sia spesso complicata, passano tempi più lunghi; in qualche caso si generano meccanismi che sono presupposti per procedure d’infrazione, per cui si corre ai ripari all’ultimo minuto e, in termini di urgenza, si legifera male, sempre con la logica che bisogna essere più severi, complicati e burocratici rispetto all’Europa. Recepire in maniera singolare e “non europea”, ci porta nella direzione sbagliata, creando un’assimetria competitiva a nostro danno. Il Ministro Pecoraro Scanio ha parlato di “ecologia dell’economia” e si è dimostrato disponibile a modificare il decreto ambientale laddove gli obiettivi delle imprese siano condivisibili e non mirati esclusivamente ad interessi industriali. Come interpreta l’apertura del Ministro? Ritengo che questo sia un passo importante di cui prendiamo atto con favore. Abbiamo avuto, nei mesi scorsi, dei confronti molto duri, rispettosi ma fermi perché riteniamo che il decreto correttivo, così come presentato, non vada bene nell’ottica di creare delle condizioni per la crescita economica. Si è trattato di un atto di ostilità nei confronti del sistema delle imprese perché carica di responsabilità gli imprenditori, genera una moltiplicazione di adempimenti e di costi ed è inutilmente più severo e in qualche caso anche stravagante rispetto alle norme europee. L’opportunità di lavorare insieme per correggerlo in maniera significativa credo sia da cogliere in maniera costruttiva. Beretta:“Rendiamo meno severe Siamo sempre stati disponibili al le direttive europee” confronto, a condizione di tenere dei punti fermi: l’attenzione alla crescita, il non creare asimmetrie competitive e un’azione compatibile con lo sviluppo e fatta su norme semplici, chiare e facili da applicare. A proposito di meccanismo normativo non funzionante, nel Suo intervento, ha citato, a titolo di esempio, le bonifiche. Perché proprio queste? Ci sono altri casi che vuole sottolineare? Ho parlato delle bonifiche perché, in questo ambito, non si privilegia un meccanismo mirato sito per sito, destinazione per destinazione, ma si segue una vecchia impostazione con tabelle generiche, peraltro severissime, a prescindere da quale sia l’uso che si deve fare dei siti bonificati. Questo comporta un allungamento dei tempi e una moltiplicazione dei costi. Occorre valutare sito per sito con valutazioni di merito finalizzate per ottenere un risultato più utile, serio ed efficace. Un altro meccanismo assolutamente inaccettabile come logica e come risultato è quello relativo allo smaltimento dei rifiuti. La direttiva europea prevede un anno di tempo per le imprese… Quindi, per usare le parole del Ministro, un orco per chi delinque e la fata per la normativa? Onestamente non credo né alle fate né agli orchi. Credo invece che si debba agire in maniera concreta, con buona volontà e guardare verso un obiettivo reale che è quello dello sviluppo economico, utile a tutto il Paese e che moltiplichi le opportunità per tutti. (Cristina Pacciani) 12ı06-01ı07 Siamo arrivati a 0 giorni… Infatti ciò non ha senso; dovremmo ricorrere a qualche intervento soprannaturale che fa scomparire i rifiuti, oppure qualcuno pensa che si debbano costruire delle aziende ad hoc nell’azienda medesima per smaltire i rifiuti. Anche in questo caso abbiamo dei riferimenti europei, li avevamo già resi più severi sia col decreto Ronchi che con il codice Matteoli; se noi guardassimo a cosa fanno gli altri e ci allineassimo ad essi, avremmo un atteggiamento responsabile e probabilmente dei risultati. 23 Le Agenzie per la Protezione dell’Ambiente, dopo il tradimento del decreto 152/06, attendono il giusto riconoscimento “La riforma della normativa ambientale ed il Sistema Agenziale di controllo”. E’ il titolo di una tavola rotonda tenutasi ad Ecomondo, organizzata a cura di ARPA Marche ed alla quale sono intervenuti diversi Direttori Generali delle rispettive Agenzie Regionali di Protezione dell’Ambiente.Tra questi, Gisberto Paoloni (ARPA Marche), Sonia Cantoni (ARPA Toscana), Svedo Piccioni (ARPA Umbria), Gaetano Basti (ARTA Abruzzo). Al centro degli interventi l’ormai nota insoddisfazione per gli obiettivi mancati dal Testo Unico sulla normativa ambientale. Una serie di problemi aperti che aspettano una soluzione in linea con le esigenze imprescindibili delle Agenzie per la protezione dell’Ambiente, che devono essere messe in grado di espletare la loro attività di controllo, monitoraggio, vigilanza e quant’altro è nelle loro finalità istituzionali, in completa efficienza e certezza di diritto. Sembra difficile avere un quadro chiaro di quali siano le prospettive del costituendo sistema agenziale. Quello di sistema, sembra un termine finora abusato per descrivere la rete agenziale, visto che – è stato detto – non c’è traccia, in questo senso, di un vero e proprio riferimento normativo; dal momento che non c’è uniformità di competenze, non esiste ancora un identico rapporto dialettico e non c’è unicità tra le Agenzie ed i riferimenti istituzionali. C’è però la volontà di dialogare, anche se in assenza di un preciso strumento giuridico, ma piuttosto sulla base di un atto “volontaristico” di collaborazione, come dimostrano i gemellaggi. E’ compito delle ARPA, in questo momento, riconfigurare tutto il sistema ambiente, battersi per uscire da un concezione arcaica di divisione settoriale, da sconsi- 24 gliare anche a livello nazionale. Lo sforzo deve essere quello di riformare le Agenzie in Autorithy e trasformarle in autentiche referenti ambientali. E’ comunque positivo che le istanze presentate dalle Agenzie Regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente siano state prese in dovuta considerazione dal Ministro Alfonso Pecoraro Scanio, che ha incaricato un’apposita commissione per procedere ad una sostanziale revisione del Testo Unico. E’ stata inoltre presentata una proposta di legge sul sistema delle Agenzie, per rendere più efficace il loro operato riguardo ai controlli, la conoscenza e il monitoraggio ambientale. La volontà politica di mettere in posizione centrale il ruolo delle Agenzie e la ristrutturazione dell’APAT è un fondamentale segnale di dinamismo – è stato detto durante il seminario a Rimini – e visto che le Agenzie rientrano a più livelli nel decreto 152/06, è importante che la loro voce abbia un ruolo privilegiato. Su questo punto anche il Commissario Staordinario dell’APAT, Giancarlo Viglione è più volte intervenuto in diverse occasioni, ribadendo la necessità di un ruolo più incisivo del sistema riguardo ai controlli. Ma sulla definizione di “controllo” in passato ci sono state interpretazioni non troppo esatte - è stato ricordato durante la discussione – ; è infatti da ritenersi superato il vecchio giudizio basato sulla filosofia del comando e controllo, perché le Agenzie oggi sono diverse, il loro ruolo è più marcato e la loro funzione deve essere più esplicita. La riscrittura del decreto 152 è quindi un’occasione in cui da parte delle ARPA/APPA ci si aspetta di vedere riconosciute le proprie funzioni specifiche, come, ad esempio, nel caso del mo- Sempre durante l’incontro, che ha assunto un tono un po’ accademico, si è sottolineato come questo sia sicuramente un momento storico di transizione del Sistema, e in generale di modificazione degli interessi sull’ambiente, anche economici, ma soprattutto quelli connessi alla prevenzione dei danni sulla salute. In questo scenario sta infatti cambiando anche il punto di vista dei cittadini, che da semplici spettatori mostrano sempre più il desiderio di partecipazione. Su questo aspetto gioca un ruolo determinante l’offerta di modelli par tecipativi da par te del Governo, come dimostra Agenda 21. In questa evoluzione le Agenzie per l’Ambiente rappresentano un segmento importante della comunicazione e dell’informazione, da un lato fornendo i dati e dall’altro garantendo il rispetto delle leggi a garanzia del diritto dei cittadini, ripristinando un ruolo di supporto alle decisioni e all’attuazione delle normative. Ogni decisione in campo ambientale dà necessariamente origine ad un impatto e l’attività di controllo, monitoraggio, ispezione ecc., assume quindi il ruolo privilegiato di prevenzione. Controllo/conoscenza, dunque è ciò che rende sempre più accessibile - e quindi più democratica e trasparente - l’informazione. Da qui la critica più aspra al Testo Unico, che riservando scarsa attenzione al sistema dei controlli, dando un’imprecisa caratterizzazione al termine, non aiuta a definire il ruolo delle ARPA e tutto ciò indebolisce il Sistema ambientale. Dall’ARPA Toscana l’esempio, in merito alla discussione sul ruolo delle ARPA, di aver privilegiato l’aspetto dell’integrazione tra l’ambiente e la salute: un terreno comune in cui c’è necessità di collaborazione. Per l’ARPAT l’impegno è stato quello di riconoscere dei LETA che facessero riferimento a quelli della Sanità. “La democrazia si declina sul ruolo del rispetto dei cittadini” – è stato giustamente detto sul finire della tavola rotonda, ma - è stato aggiunto – in tutto il decreto 152 non esiste il termine “prevenzione”. Dalle ARPA giunge la chiara disponibilità a proporsi come autentico Sistema, che contempli al suo interno anche un corrispondente della parola ricerca, che possa farsi interprete a sua volta della parola scienza e far giungere alla conclusione che: prevenzione, scienza e conoscenza, insieme, possono far prevedere e prevenire il futuro, anche quello ambientale. (Lorena Cecchini) 12ı06-01ı07 nitoraggio: è bene che questo comprenda anche la possibilità di monitorare l’efficacia dei provvedimenti. 25 Ecomondo Energia: i primi bilanci della seconda fase dell’Emissions Trading Nell’ambito della manifestazione “Ecomondo Energia”, che a partire da quest’anno si affianca alle altre iniziative di Ecomondo, si è svolta l’8 novembre 2006 una tavola rotonda dal titolo “EMISSIONS TRADING: primi bilanci e impostazione della seconda fase 2008-12”, organizzata dal Kyoto Club. La tavola rotonda ha rappresentato un’occasione per uno scambio di esperienze e di valutazioni sul primo anno di funzionamento del sistema e per un confronto sui criteri per la definizione del Piano di allocazione delle quote di emissione relative al secondo periodo (2008-2012) di funzionamento della direttiva europea 2003/87/CE. Nel corso del dibattito, il dr. Fabrizio Fabbri, capo della segreteria tecnica del Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, ha presentato gli aspetti fondamentali del Piano 2008-2012, sulla base dell’accordo raggiunto con il Ministero dello Sviluppo Economico; il documento, che è stato poi approvato in via definitiva il 1° dicembre 2006, prevede una riduzione del numero di quote complessivamente disponibili rispetto al primo periodo, al fine di garantire che anche le industrie “energy-intensive” contribuiscano al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas-serra definito dal Protocollo di Kyoto. A questo intervento, ha fatto seguito una serie di presentazioni da parte di diversi operatori coinvolti, a diverso titolo, nelle attività del sistema: rappresentanti di aziende elettriche, società di consulenza e di formazione, certificatori accreditati ad operare per la verifica delle emissioni dagli impianti, società di ingegneria impegnate nelle attività progettuali previste dai meccanismi di Kyoto, istituti bancari impegnati nel credito ai progetti in materia di efficienza energetica e di fonti rinnovabili. 26 In forma diversa, tutti questi interventi hanno contribuito a mettere in evidenza come la direttiva europea sull’emissions trading sta rappresentando un’occasione concreta per l’avvio di programmi operativi, in linea con gli obiettivi del Protocollo di Kyoto. L’APAT, che ha gestito nel corso del 2006, per conto del Ministero dell’Ambiente, il registro nazionale delle quote di emissione e delle emissioni, ha presentato una prima analisi dei dati comunicati al registro dagli operatori degli impianti inclusi nel sistema. In particolare, è stato evidenziato come, sulla base dei dati di emissione verificati relativi al 2005, la disponibilità di quote per le aziende italiane appartenenti al sistema sia stata inferiore di 9, 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica rispetto alle emissioni verificate per il 2005, un gap molto più ampio di quello reso noto dal registro europeo in data 15 maggio 2006 (6,1 milioni di tonnellate). Le emissioni verificate sono state superiori alle quote allocate per gli impianti di combustione (9,8 milioni di tonnellate), quelli per la produzione di calce e cemento (1,4 milioni di tonnellate) e, in misura inferiore, quelli per la produzione di carta e polpa di carta (0,2 milioni di tonnellate). Gli operatori le cui emissioni sono risultate superiori alle quote allocate, hanno fatto ricorso all’acquisto di quote sul registro italiano per il 66%, all’acquisto di quote su registri esteri per il 16%, mentre per il 18% hanno utilizzato in anticipo le quote disponibili per il 2006. Dal bilancio delle quote acquistate, vendute e prese in prestito dal 2006 risulta comunque evidente che una certa quantità di quote è stata accantonata nel sistema, a disposizione degli operatori per le necessità future. (Domenico Gaudioso) FORUM PA 2007: una Pubblica Amministrazione amica del cittadino Forum PA diventa maggiorenne; a 18 anni dalla sua prima edizione, si “diploma” Forum delle novità, a cominciare dalla nuova collocazione presso la neonata Fiera di Roma - a pochi chilometri dalla capitale - “finalmente una Fiera degna di una capitale europea” e “l’unica Fiera che, in più, ha Roma”, per sottolineare l’obiettivo di far vivere la città con mostre ed eventi che hanno risvolti nuovi anche rispetto al pubblico che vi partecipa. Dopo che la Pubblica Amministrazione era rimasta bloccata per alcuni anni e sembrava destinata a “rimanere nei cassetti”, è tornata ad essere in primo piano e questo porta ad interrogarsi sull’esigenza di una svolta: occorre cioè ripensarla “ab ovo” e inserire il cambiamento al suo interno. Il nuovo Governo sta investendo molto sull’innovazione tecnologica ed organizzativa - come sottolineato dal Ministro Nicolais - per “reinventare” una Pubblica Amministrazione più snella e al servizio del cittadino. “Ripensare i processi per migliorare i servizi”, non è uno slogan, ma il progetto che Forum PA 2007 vuole promuovere, quello in cui non si affianchi il vecchio al nuovo, ma si ripensino i processi sulla base dell’innovazione tecnologica e sull’utilizzo ottimale delle risorse. Parola d’ordine, dunque, sarà cambiamento profondo e rivoluzionario delle amministrazioni, da sfruttare con l’inizio della nuova legislatura, di pari passo con il rinnovamento del disegno dei processi organizzativi e strutturali. Si viaggerà tra i 120 e i 140 appuntamenti, oltre 600 sono state le richieste di partecipazione e d’intervento al prossimo Forum PA 2007 e si assisterà ad un incremento di circa il 15% della superficie espositiva. In particolare, per la Pubblica Amministrazione centrale, che ospiterà, tra le altre, l’area tematica dedicata all’ambiente, si prevede un 10% di spazio in più rispetto alle passate edizioni. (Cristina Pacciani) 12ı06-01ı07 “E’ mia intenzione mettere al centro del Forum PA 2007 la necessità di un cambiamento profondo delle amministrazioni pubbliche e di una reingegnerizzazione dei processi di servizio, fondata sul pieno utilizzo dell’innovazione organizzativa e tecnologica, quali fattori di sviluppo e garanzia dei diritti… Si dovrà mostrare una Pubblica Amministrazione leggera, amica, capace di accompagnare cittadini ed imprese nella realizzazione dei propri obiettivi”. Queste le parole del Ministro per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica Amministrazione, Luigi Nicolais, fatte pervenire al Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Forum PA 2007 – che si terrà dal 21 al 25 maggio 2007 - e lette nel corso della presentazione del Forum stesso, tenutasi lo scorso 23 novembre presso la nuova Fiera di Roma. 27 RINNOVABILI, EFFICIENZA ED EMISSIONI INQUINANTI Dove puntare le proprie “energie”? La campagna sull’energia della Commissione Nazionale Italiana UNESCO 6-12 novembre 2006 Johannesburg, agosto 2002: leader e rappresentanti dei governi di tutto il mondo rinnovano il loro impegno a favore dello sviluppo sostenibile del pianeta. All’indomani del Ver tice, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite scelse di proclamare ufficialmente un “Decennio” di attività ed eventi per sensibilizzare alla necessità di un futuro più equo ed armonioso.Il compito di coordinare questi dieci anni di iniziative è stato affidato all’UNESCO: 2005-2014, un Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS) per educare i giovani nelle scuole, lanciare campagne informative rivolte al grande pubblico,formare operatori dell’ambiente. Il secondo appuntamento italiano di questa decade di sostenibilità è stato destinato dall’UNESCO ad uno dei temi più discussi e cruciali degli ultimi anni:l’energia. Per l’Italia l’approvvigionamento energetico è un problema assai serio. Un paese che non ha petrolio o metano e dipende quasi totalmente da approvvigionamenti esterni, ha bisogno di investire in soluzioni alternative.Il discorso sull’energia è strettamente legato ai cambiamenti del clima, in base ad un nesso dimostrato da tante autorevoli voci in campo scientifico. Sino a non molto tempo fa si dubitava – almeno nel nostro Paese – del fatto che la crescita dei livelli di CO2 prodotta da industrie,trasporti e usi domestici potesse influire sui livelli di gas serra. Oggi le incertezze al riguardo sono ben poche.Per questo motivo nella “Settimana dell’educazione all’energia sostenibile”si è parlato molto di energie rinnovabili,di clima e di Kyoto; le oltre 250 iniziative promosse dalla Commissione Nazionale Italiana UNESCO hanno dimostrano l’interesse che esiste verso tali tematiche. Uno dei momenti più importanti della Settimana promossa dalle Nazioni Unite 28 è stata la Conferenza organizzata presso l’Università Roma Tre, coordinata da nomi noti dell’ambientalismo italiano - Gianni Mattioli, Massimo Scalia,Aurelio Angelini – e presieduta da Giovanni Puglisi,Rettore dell’Università IULM di Milano, che del Comitato UNESCO è il presidente. Cosa ha aggiunto questo dibattito ai tanti incontri sullo sviluppo sostenibile e l’energia? Oltre a fornire un’utile panoramica sulle tesi che dimostrano l’esistenza dei cambiamenti climatici, è stato soprattutto messo in luce quale sia il miglior investimento energetico per il nostro Paese: parliamo dell’efficienza o,in termini più accessibili, del risparmio dell’energia. L’Italia si presenta all’obiettivo di Kyoto con un pessimo bilancio di emissioni di CO2, uno scarso utilizzo delle rinnovabili e una limitata efficienza energetica.Quest’ultima, in particolare, è stata per anni un cavallo di battaglia del nostro Paese, che fino al 2000 si poneva davanti all’Europa con uno dei migliori livelli di intensità energetica primaria (il rapporto tra consumi lordi e PIL).Dal 2004 si è verificata una totale inversione di tendenza e siamo scesi a punte inferiori alla media europea.Da potenziali esportatori di modelli di efficienza energetica siamo diventati la pecora nera del vecchio continente. Per non parlare delle emissioni di CO2, strettamente legate al discorso energetico. Se l’Europa a 15 le ha ridotte, seppur sensibilmente, l’Italia le ha viste aumentare del 15%,quando gli accordi presi con Kyoto ci chiedevano di ridurle del 6,5% entro il 2012.Ciò significa che, oltre a non aver ottemperato alla riduzione prevista, ci troviamo oggi a dover tagliare di oltre il 20% le nostre emissioni. La situazione è cruciale e impone ai policy maker di prendere misure urgenti. “Lavorerò per convocare nel 2007 una grande Conferenza nazionale sul clima” Cambiamenti climatici: evidenze e proposte Nonostante le evidenze scientifiche che supportano le preoccupazioni relative al climate change,non mancano ancora oggi i tentativi di ridurre la questione a semplice fenomeno ciclico della storia del Pianeta.Da tempo le associazioni ambientaliste si battono contro Gianfranco Bologna, direttore scientifico e culturale del WWF Italia, citando i quattro Programmi mondiali non-governativi di ricerca Scientifica,ha offerto una panoramica dei principali studi che concordano nel dimostrare il cambiamento climatico dellaTerra:Diversitas,IGBP (International Geosphere-Biosphere Programme),IHDP (International Human Dimensions Programme on Global Environmental Change) e WCRP (Wor ld Climate Research Programme). Ma l’elenco potrebbe continuare con la recente “Dichiarazione sullo stato globale del clima 2006” dalla WMO, l’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata in meteorologia mondiale, la quale ha registrato in quest’ultimo anno un aumento della temperatura globale media della superficie terrestre pari a + 0,42° C rispetto ai livelli annuali del periodo 1961-1990.Si stima che il 2006 sarà il sesto anno più caldo dell’era moderna (1861). Sono state avanzate delle proposte per ridurre le emissioni e invertire la tendenza del clima. Come quella dello studio di Steve Pacala,direttore dell’Environmental Institute dell’Università di Princeton, e Robert Socolow, che individua 7 steps operativi per tagliare le emissioni di CO2 ed evitare che raddoppino rispetto ai livelli dell’era preindustriale. I due studiosi dimostrano su “Science” l’esistenza di un metodo per risolvere i problemi climatici nei prossimi 50 anni facendo uso delle attuali tecnologie a disposizione. Ma esistono anche interessanti studi della Cambridge University o lo schema “Contraction and Convergence” (CC), proposto dal Global Commons Institute, che prevede una contrazione dei consumi energetici per i paesi sviluppati e una convergenza su livelli minimi di sostenibilità da parte dei PVS. A Nairobi è riemersa la posizione degli USA, contraria al Protocollo di Kyoto e supportata in tale contrarietà dall’Australia. Gli Stati Uniti hanno assunto per lungo tempo una posizione negazionista rispetto al fenomeno climatico ed è tristemente noto come l’amministrazione Bush, fino a non molto tempo fa,cancellasse con il bianchetto le parti non gradite dei rapporti ambientali inviati alla Casa Bianca. Per il clima bisogna agire in fretta. E conviiene a tutti: produttori e consumatori Bisogna spingere subito sull’urgenza di misure che contrastino i cambiamenti climatici,comunicando che le conseguenze non le pagheremo solo in un lontano futuro ma sono visibili già nell’oggi.In questo sen- 12ı06-01ı07 ha annunciato il Ministro Pecoraro Scanio dopo il vertice di Nairobi, sottolineando come l’Italia sia fra i primi Paesi ad affrontare il problema dei gas serra in sede nazionale.Ma l’annuncio di un appuntamento nazionale per parlare di clima era già stato dato il 7 novembre scorso proprio in occasione della due giorni dell’UNESCO a Roma.Prima di partire per il vertice mondiale in Kenya,il Ministro aveva posto l’accento su alcune priorità. Primo passo, avviare un confronto sull’energia di profilo internazionale e istituzionale,coinvolgendo Parlamento,enti locali,mondo economico e associativo.Secondo,discutere non solo del taglio delle emissioni di CO2 e della mitigazione, ma soprattutto dell’adattamento alle modificazioni climatiche, ormai evidenti,che producono effetti quali siccità o eventi estremi. “Parlare di sensibilità ai problemi dell’ambiente non ci basta più”ha affermato con decisione il Ministro “ora si deve parlare di priorità. E se politici pragmatici come Blair o Gordon Brown hanno lanciato l’allarme con il rapporto Stern, ciò significa che dobbiamo affrontare con urgenza i problemi del clima e dell’energia”.Via libera quindi nel 2007 ad una conferenza sul clima e anche alla definizione di un piano nazionale o “strategia”sull’energia.Del rapporto di Nicholas Stern si è parlato molto sui giornali e durante il dibattito. Secondo il prof. Luigi Paganetto, Commissario straordinario dell’ENEA,va colto soprattutto il valore di introdurre nelle valutazioni ambientali un principio di precauzione.In altre parole,non investire un 1% del PIL globale oggi può voler dire impiegarne un 20% domani per riparare i danni all’ecosistema. 29 so qualche mea culpa viene anche dall’ambientalismo italiano,come afferma Roberto della Seta di Legambiente:“Abbiamo sbagliato nel mandare messaggi che privilegiavano scenari futuri,mentre già ora stanno accadendo cose gravi”. Keynes diceva che in economia non ha senso fare previsioni a lungo a termine, perché non rappresentano un movente sufficiente a prendere decisioni nell’immediato. Monito rilanciato anche in tempi recenti da Elisabeth Colbert,giornalista di “The NewYorker”: togliamo i cambiamenti climatici dalle disquisizioni futuribili e piazziamolo con i piedi per terra.Tutto concorre,quindi,a prendere in mano la situazione e programmare subito strategie per l’ambiente. Forse le conseguenze dei cambiamenti climatici si percepiscono meno nitidamente alle nostre latitudini,eppure ci sono aree della sfera terrestre che pagano pesantemente l’aumento della temperatura globale. Basti pensare all’accelerazione dei ritmi di desertificazione e al conseguente movimento migratorio dei contadini,che un tempo lavoravano terre ora divenute improduttive. C’è chi li chiama profughi ambientali, ma si fa largo la nuova definizione di profughi “climatici”. Il Ministro lo ha ripetuto in molteplici occasioni: “Faremo una riforma ecologista dell’economia”.Gli interessi industriali non cozzano necessariamente con le priorità ambientali. La rivista “Altroconsumo” ha realizzato inchieste su prodotti ecologici. Il direttore Paolo Martinelli ha ricordato l’indagine fatta nel 2005 sugli elettrodomestici a basso consumo: le vendite di lavatrici dotate di etichettatura energetica sono state un grande successo economico per le industrie produttrici.Altre indagini hanno riguardato i costi per l’isolamento termico delle case e la convenienza fra GPL e metano; è interessante rilevare che le tariffe biorarie per la bolletta - metodo di fatturazione attraverso il quale l'utente paga due tariffe diverse a seconda dell'ora o del giorno in cui usa l'energia elettrica – sono ancora poco conosciute e scarsamente usate. Gli esempi positivi in tema di rinnovabili Sul solare termico Legambiente ha chiesto di seguire esempi di città virtuose come Barcellona,dove l’Ordenanza Solar del 2000 obbliga l’installazione di pannelli termici in tutti gli edifici di nuova costruzione. Attualmente in Italia è Bolzano il co- 30 mune con il maggior numero di pannelli solari, che rappresentano addirittura la metà di tutti quelli presenti sul nostro territorio. Come mai questa sproporzione? Sicuramente per le politiche adottate dalle province autonome di Bolzano eTrento, che prevedono finanziamenti continui e non incentivi discontinui; ma c’è anche la vicinanza geografica e culturale a paesi come la Germania, dove l’energia solare è una realtà già importante e ampiamente utilizzata. Da un anno anche la Giunta di Roma ha approvato una delibera che si ispira a quella catalana, secondo la quale ogni edificio privato dovrà essere alimentato in percentuale fissa da fonti rinnovabili.Una norma che dalla capitale si allargherà a tutta Italia e sarà prevista nella Finanziaria 2007 per affrontare strategicamente il tema dei consumi e dell’incremento dell’efficienza energetica del nostro Paese,come ha avuto modo di annunciare Gianni Silvestrini, consigliere per le tematiche ambientali ed energetiche del Ministro per lo Sviluppo Economico. Greenpeace Italia ha deciso di sostenere le rinnovabili dando un deciso appoggio a chi le produce e ogni anno l’associazione ambientalista presenta un rapporto insieme alle imprese legate all’eolico e al fotovoltaico.Si possono fare previsioni molto positive sull’energia del vento, basandosi su proiezioni che parlano della possibilità di arrivare al 34% dell'energia mondiale fornita dal tale fonte entro il 2050. Per il fotovoltaico, invece, si registra una crescita della potenza installata superiore alle aspettative: nel 2005 ha raggiunto i 5mila Megawatt, con una crescita di circa il 40 per cento in più rispetto al 2004, superiore alle stime che erano state presentate. Ultima voce quella del Presidente del CNR Fabio Pastella.L’Istituto sta lavorando per le rinnovabili e sviluppando ricerche sull’edilizia intelligente, sulle pompe di calore, sulla trigenerazione diffusa e molto altro. In tanti ne attendono i risultati. (Anna Rita Pescetelli) Lo SCIA ha fornito il primo Rapporto sul Clima L’APAT, ha elaborato quest’anno per la prima volta, gli indicatori climatici disponibili attraverso il Sistema Nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione dei dati Climatologici di Interesse Ambientale (SCIA, www.scia.sinanet.apat.it). Si tratta di un lavoro realizzato in collaborazione e con i dati dalle principali reti di osservazione meteorologica presenti sul territorio nazionale: il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica, l’Ufficio Centrale di Ecologia Agraria e numerose Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA). I dati ottenuti e messi a confronto con i valori climatologici normali e con quelli degli anni più recenti, hanno fornito delle stime e permesso una relazione – che da quest’anno sarà periodica - sullo stato del clima italiano e delle sue tendenze. I valori più significativi hanno fatto rilevare che in Italia l’aumento della temperatura negli ultimi 45 anni (circa 1 °C) è stato superiore alla media globale e nello stesso periodo il numero medio di notti tropicali (temperatura minima >20 °C) è aumentato di circa il 50% e il numero medio di giorni estivi (temperatura massima > 25 °C) è aumentato del 14%. Sintesi dei dati A fronte di un generale aumento di temperatura, in particolare si osserva che le anomalie di temperatura superficiale osservate sull’Atlantico Centrale, sono tra le cause della stagione estremamente intensa di cicloni tropicali, che traggono energia dal mare e la loro formazione e alimentazione è favorita dalla presenza di temperature particolarmente elevate della superficie del mare. In Italia, per quanto riguarda le precipitazioni e il bilancio idrico, il 2005 è stato caratterizzato da valori inferiori alla media sull’Italia nord-occidentale, in modo particolare nei mesi invernali, mentre al Centro, al Sud e sulle Isole la precipitazione annua è stata lievemente superiore alla norma. Al Sud la disponibilità idrica annuale è stata mediamente più elevata rispetto alla norma, soprattutto in virtù del surplus idrico accumulato nei mesi invernali. Sul fronte delle temperature, complessivamente il 2005 risulta essere il 14° anno consecutivo con anomalia della temperatura positiva, anche se di entità più modesta rispetto a quella rilevata negli ultimi 8 anni. Il 2005 si colloca al penultimo posto, ordinando i valori degli ultimi dieci anni dal più caldo al più freddo. Mentre il valore medio annuale della temperatura si è mantenuto abbastanza vicino alla media di lungo periodo, il 2005 è stato caratterizzato da numerosi eventi di caldo e (soprattutto) di freddo intenso. I valori di anomalia termica (cioè della differenza tra la temperatura media del 2005 e la temperatura media di riferimento nel periodo 1961-1990) non presenta significative differenze tra diverse aree geografiche, a conferma che il loro andamento dipende soprattutto da fattori e tendenze del clima a grande scala. Per quanto riguarda la media dell’insolazione, l’eliofania nel 2005 è stata leggermente inferiore al valore medio degli ultimi 10 anni, senza distinzioni tra Nord, Centro e Sud. I dati elaborati in 118 stazioni dell’Italia settentrionale, di cui 90 nel Veneto, hanno evidenziato che la radiazione globale media nel 2005 risulta quasi coincidente con la media degli ultimi 10 anni, facendo seguito ad un 2003 che ha registrato il valore medio più elevato del decennio e ad un 2004 con un valore poco al di sotto della media. il Rapporto contiene anche grafici e mappe corredati da brevi testi di commento che conferiscono alla pubblicazione tecnico-scientifica l’attitudine ad una informazione rivolta non solo alle istituzioni. Il volume è disponibile a richiesta del pubblico presso il Servizio Editoria dell’APAT. (Lorena Cecchini) 12ı06-01ı07 La connotazione del 2005 riguardo all’umidità, segue la tendenza delle precipitazioni diversificandosi tra Nord, Centro, Sud e Isole.Al Nord e al Centro il 2005 il più “secco” degli ultimi 10 anni dopo il 2003. Inoltre al Nord il 2005 è stato il terzo anno consecutivo caratterizzato da valori di umidità relativa media inferiori alla media degli ultimi 10 anni. Al Sud e sulle Isole l’umidità relativa media del 2005 è leggermente più elevata della media del decennio. 31 Sedi ed orari Via Curtatone, n. 3 00185 Roma Orario di apertura: Lunedì - Venerdì: 9.000 - 13.30; 14.30 - 17.00 La Biblioteca dell’APAT Via Brancati, n. 48 00144 Roma Orario di apertura: aperr tura: Lunedì - Venerdì: 9.00 - 12. . 30; 14.00 - 15.30 12.30; 32 La Biblioteca APAT e il Sistema di Gestione per la Qualità secondo la norma UNI EN ISO 9001:2000 Il 28 novembre il Ser vizio Biblioteca e Documentazione (BIB-DOC) ha superato con esito favorevole la verifica ispettiva esterna da parte dell’Organismo di certificazione CSQ,accreditato SINCERT, in seguito alla quale otterrà la certificazione UNI EN ISO 9001:2000, risultato raggiunto dopo un percorso avviato nei primi mesi del 2006. Il Dipartimento per le attività bibliotecarie, documentali e per l’informazione (BIB) ha accolto con entusiasmo il coinvolgimento nel Sistema Gestione Qualità del Servizio BIB-DOC e del personale amministrativo di supporto del Dipartimento. Preliminarmente sono state individuate le figure di riferimento,il Responsabile di Processo (RP), Emi Morroni, e il Referente Qualità (RQ),Anna Laura Saso,che svolgono un ruolo di organizzazione, gestione e coordinamento nell’ambito del SGQ interno. In linea con la promozione dell’approccio per processi richiesto dalla norma UNI EN ISO 9001:2000,è stata effettuata una mappatura dei macroprocessi del Dipartimento BIB, a partire dall’esame delle attività assegnate. In questa fase iniziale si è ritenuto più opportuno partire dalla Biblioteca, sia perché fornisce servizi all’utenza interna ed esterna debitamente regolamentati, in locali peraltro recentemente messi a norma, sia perché per lo svolgimento delle attività di catalogazione, indicizzazione e prestito il personale bibliotecario si attiene scrupolosamente a standard biblioteconomici nazionali e internazionali. Grazie al lavoro di supervisione e guida svolto dal Referente Qualità,il personale bibliotecario e dell’amministrazione coinvolto nel SGQ è riuscito, nonostante le difficoltà iniziali, a razionalizzare le proprie attività, armonizzandosi con gli adempimenti previsti dal sistema centrale dell’Agenzia e soddisfacendo la richiesta di sviluppo di specifiche procedure ed istruzioni operative interne. In tal modo è stato innanzitutto determinato il flusso delle attività principali e di supporto per consentirne il monitoraggio. Il passo successivo è consistito nell’individuazione delle figure responsabili del loro svolgimento,il che, in modo consequenziale,ha contribuito a garantire il miglioramento delle prestazioni erogate.Nel far ciò,ci si è avvalsi di opportuni strumenti di monitoraggio rivolti all’individuazione di indicatori di prestazione,necessari ad identificare il livello di performance dei servizi offerti.Tale attività di monitoraggio,lungi dall’esaurire la propria funzionalità nella mappatura delle tempistiche, funzione peraltro indispensabile,ha come scopo ultimo la definizione e poi il raggiungimento di obiettivi volti all’erogazione di servizi sempre più efficaci ed efficienti, ragion d’essere di una biblioteca scientifica,luogo di raccolta e diffusione dell’informazione.Perseguire un miglioramento in progress dei servizi quale quello richiesto dal SGQ presuppone, chiaramente,un processo di formazione permanente del personale e un dialogo ininterrotto ed efficace con i destinatari diretti,gli utenti. (Anna Laura Saso, Marilena Insolvibile, Nadia Sbreglia) L’approccio per processi conferisce valore aggiunto Il sistema di gestione per la Qualità, che rappresenta uno dei molteplici strumenti operativi dell’Agenzia, ha assunto un ruolo dinamico nella strategia dell’organizzazione, in quanto ha permesso di controllare, nel suo divenire, il miglioramento continuo dei processi secondo obiettivi annunciati e stabiliti nella strategia dell’Alta Direzione ed espressi nella Politica della qualità. Un sistema di Gestione per la Qualità va ben oltre il concetto espresso nell’ambito di un rapporto unidirezionale in cui La Direzione è l’unico gestore e controllore della qualità; esso si esprime attraverso l’interazione di ogni singola risorsa coinvolta nella realizzazione delle attività proprie dei processi APAT. Ciò consente di capire che, attraverso la costruzione di sinergie, si può realizzare una delle preminenti finalità della Qualità, che è - e deve essere - inserita in una rete di comunicazione evoluta, al fine di porre le premesse per riunire i vari “attori” – direzione,struttura, personale, e cliente - verso un approccio comune indirizzato al miglioramento dei processi. Il percorso evolutivo del SGQ ha avuto il suo inizio già nel 2004 e ha condotto, come di seguito verrà illustrato, ad una vera e propria rimodulazione. L’ambizioso progetto consiste in obiettivi condivisi, cultura della qualità diffusa e corretto interfaccia tra le parti. I primi risultati concreti sono giunti nel 2005 con il raggiungimento della prima fase di certificazione, nella quale sono stati contemplati i principali processi trasversali ed alcuni processi di servizio. Le premesse poste dalla nuova amministrazione dell’Agenzia fanno ben presumere la volontà e gli intenti in termini di risorse umane e finanziarie, al fine di valorizzare il lavoro già avviato, non disperdendo l’esperienza metodologica adottata con successo e il conseguente bagaglio di informazioni acquisito nel corso degli anni. L’APAT, come PA, ha cercato di cogliere l’aspetto vincente dell’approccio per processi; il termine più osannato degli ultimi periodi è, per l’appunto, “processo”, che per molti induce ad un atteggiamento di diffidenza e chiusura, mentre per l’APAT, e più specificamente per il servizio Garanzia della Qualità, si è dimostrato vincente. Nell’ applicare la ISO 9001 si è apprezzata l’utilità dell’approccio per processi, elemento fondamentale della famiglia delle ISO 9000:2000, senza alcun dubbio un utile strumento di crescita che trasforma metodologie consolidate in procedure scritte. La definizione di processo è trasformazione degli input in output con valore aggiunto. Applicare la ISO 9001 ha consentito di “fare ordine” nelle attività svolte quotidianamente ed in alcune realtà ha permesso di individuare che inconsapevolmente veniva già adottata una logica di gestione. Lo sforzo maggiore è stato cercare di diffondere la cultura di base univoca, promovendo momenti formativi organizzati in team tra il processo qualità ed il processo formazione, per far sì che il tema della qualità sia compreso e applicato ma soprattutto avvicinato il più possibile al vissuto lavorativo dell’Agenzia. L’accento è stato posto, oltre che sulle attività, anche sugli artefici che operano ed interagiscono nei processi generando ed apportando valore aggiunto. I soggetti/oggetti chiave del sistema di Gestione per la Qualità in APAT sono: le risorse umane coinvolte e artefici; le attività svolte e soprattutto i flussi comunicativi. Il tutto proteso al raggiungimento degli obiettivi, alla soddisfazione del “cliente” interno ed esterno. Si può dire di aver raggiunto uno dei tanti traguardi prefissati: sapere, saper fare, saper comunicare. Ogni risorsa all’interno dei processi portati in certificazione ha le conoscenze per svolgere l’attività che è prerogativa del suo campo di lavoro; laddove vi fossero dei gap da colmare, il sistema qualità prevede dei percorsi di crescita di competenze professionali favorendo, dove possibile, la polifunzionalità; ogni risorsa sa applicare tutto ciò che sa in modo congruente e corretto in relazione alla propria attività; ogni risorsa cerca al meglio di comunicare e di interfacciarsi con i colleghi. Il rispetto e il mantenimento delle condizioni appena citate permetterà di raggiungere il traguardo ottimale che vede le risorse umane attive e non vincolate a subire dall’alto l’applicazione sterile della logica e della standardizzazione, ma artefici principali del processo. I significativi risultati fin qui raggiunti rappresentano il frutto di una importante crescita culturale che, evidenziando le professionalità esistenti nell’Agenzia, ha posto le basi per l’avvio di un sistema di gestione che favorisce, stimola ed assicura l’interazione sociale. Ci si augura, quindi, che questa esperienza possa contribuire a fornire utili elementi per coloro che si accostano alle ISO, orientandoli sempre più verso una cultura della qualità ed efficacia-efficienza. (Giuliana Giardi) 12ı06-01ı07 Il sistema di gestione di qualità dell’APAT 33 Sauro Turroni al Consiglio federale delle Agenzie ambientali Il Presidente della Commissione per la riforma del Codice ambientale al Consiglio federale del 26 ottobre 2006 Il 26 ottobre scorso si è tenuto, nella sede APAT di Via Curtatone a Roma, il Consiglio federale delle Agenzie per la protezione dell’ambiente. Ha presieduto il Commissario Straordinario dell’APAT,Avv. Giancarlo Viglione. Diversi gli argomenti all’ordine del giorno: piano di attività ONOG, contributi del Sistema agenziale alla revisione del Decreto legislativo n. 152/2006, regolamento del Consiglio federale, riforma dell’APAT, missione ambientale in Libano, piano operativo per la ricerca sui campi elettromagnetici, programmazione degli eventi agenziali, approvazione dello schema di convenzione sul riuso degli applicativi nel Sistema agenziale. Il Senatore Sauro Turroni, Presidente della Commissione per la riforma del Codice ambientale, ha informato sullo stato attuale dei lavori posti in essere per la revisione del Decreto legislativo n. 152/2006, che hanno visto la consegna al Consiglio dei Ministri del primo e del secondo correttivo, in linea con le indicazioni fornite dal Parlamento stesso: il rispetto delle Direttive comunitarie e la necessità di superare le sentenze di condanna comminate. Dal verbale di Commissione che il Senatore riporta, risulta che si sono recepite alcune istanze presentate dal Sistema agenziale, in par ticolare il ripristino del Modello Unico di Dichiarazione Ambientale. Il modus operandi della Commissione è quello di dividere i contenuti della “delega ambientale” in argomenti omogenei. Su ogni argomento si delinea un documento di indirizzi che viene sottoposto alla valutazione del Ministro, per passare poi ad un confronto con tutti i soggetti interessati (imprese, OOSS, le associazioni dei consumatori e le associazioni ambientaliste); su questa base, si formula un articolato sul quale iniziano i confronti istituzionali definiti dalla legge. Prossimo impegno della Commissione sarà relativo a ciò che concerne VIA-VAS-IPPC, che entrerà in vigore il 31 gennaio 2007. A tal proposito, Turroni ha ricordato che la 34 Commissione ha ricevuto un contributo concreto da parte di APAT e del gruppo di lavoro costituito. Opinione condivisa è che le attività di ONOG siano utili strumenti di gestione a livello di Direzioni delle Agenzie e che è necessario riconsiderare una strategia nella selezione sia delle attività che dei prodotti di ONOG nella sua funzione originaria di osservatorio, per meglio qualificare e rendere più validati i dati forniti e più tempestiva l’informazione che ONOG è in grado di rendere alle Agenzie. Altro punto in discussione è stata la ristrutturazione dell’Agenzia, in seguito alla volontà del Governo di separare indirizzo e gestione nell’ambito dell’organizzazione degli organismi pubblici. A tal proposito, l’art. 20 del Decreto legge n. 262/2006 si muove su 2 direttrici: l’una volta a rendere l’Agenzia Ente pubblico con personalità giuridica e, in termini operativi, con rappresentanza e autonomia; l’altra punta a una suddivisione delle funzioni tra il Presidente, il Consiglio di Amministrazione (composto da 5 membri di cui uno è il Presidente e 2 su proposta della Conferenza delle Regioni e Province autonome) e il Direttore Generale. Questa struttura garantisce una dialettica interna e una forte rappresentanza territoriale. Ciò va di pari passo alle modifiche statutarie, tra cui le funzioni del Consiglio federale stesso quale sede di coordinamento del Sistema agenziale. La risposta di APAT e del Sistema agenziale, unitamente alla Guardia Costiera, nell’ambito della missione della task force italiana in Libano, ha riguardato la questione del disinquinamento del tratto di mare davanti alla centrale il cui parco serbatoi è stato bombardato; il Sistema agenziale ha fornito un notevole supporto tecnico-scientifico alle attività eseguite principalmente da CASTALIA-Ecolmar, anche nella valutazione delle conseguenza nell’arcipelago delle Palm Islands e nella predisposizione di linee guida e di manuali operativi per il perso- ENEA e ASL RME e Università di Torino. Il programma prevede 2 linee di attività, da portare avanti in stretto rapporto con le strutture sanitarie territoriali: la ricerca epidemiologica/ cancerogenesi e il popolamento del catasto delle sorgenti di campo elettromagnetico su una base temporale di 3 anni. Il piano particolareggiato richiesto dal MATTM sarà oggetto del primo mese di lavoro del Sistema delle Agenzie e, in seguito alla sua approvazione, potrebbe dar seguito a un ulteriore Decreto dirigenziale finalizzato al relativo finanziamento. Attività intensa è prevista per i gruppi di lavoro, al fine sia di rispondere all’esigenza di rivedere modalità e contenuti delle iniziative di comunicazione del Sistema agenziale, per un sempre maggiore “ritorno” in termini di visibilità, sia per il riuso degli applicativi nel Sistema stesso, come sviluppo della convenzione capace di garantire aggiornamento, manutenzione e studi di fattibilità economica per ciò che riguarda i software. (Ornella Notargiacomo, Patrizia Chiatti) 12ı06-01ı07 nale impiegato nelle opere di risanamento. Di particolare rilievo la partecipazione ai lavori del Centro di coordinamento presso il Ministero dell’Ambiente libanese e la collaborazione con l’Università Americana di Beirut per le ricerche di laboratorio. Si è avviata un’ipotesi di attività di monitoraggio assieme a IFREMER, Università di Cipro e ICRAM, da svolgere con operatori libanesi e, in prospettiva, si pensa di produrre un rapporto di valutazione sulla situazione in Libano e di proporre un seminario in cui valutare le conseguenze organizzative per il Sistema delle Agenzie nelle situazioni menzionate nella Convenzione di Barcellona, per il supporto ai paesi mediterranei che versano in una situazione di emergenza. E’ stato infine presentato il piano operativo per la ricerca sui campi elettromagnetici, prodotto dal gruppo di lavoro composto da APAT, ARPA Marche, ARPA Toscana, ARPA Emilia Romagna,ARPA Piemonte,ARPA Puglia,ARPA Lombardia, Istituto Superione della Sanità, 35 Il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Piemonte A P P /A PA R A Nel corso della Decima Conferenza Regionale di Arpa Piemonte, il 20 novembre è stato presentato a Torino, il settimo “Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Piemonte”. Anche in questa edizione il rapporto evidenzia situazioni positive, come l’aumento della raccolta differenziata, e degli acquisti pubblici ecologici ed altre ancora negative. In conclusione si può affermare che La molteplicità degli argomenti e dei temi trattati testimonia come criticità riguardanti un singolo settore non limitino la loro influenza solo a quest’ultimo, ma coinvolga svariati campi anche di tipo economico e sociale. Per questo, sempre più, si rende indispensabile la collaborazione tra i singoli ricercatori e gli Enti pubblici e un continuo coordinamento in senso orizzontale e verticale dei vari soggetti. La qualità dell’ambiente in Piemonte Gli aspetti positivi Rifiuti urbani - Dopo un lungo periodo di crescita, la produzione di rifiuti urbani sembra che si sia assestata. Il quantitativo di rifiuti urbani prodotti nel 2005 in Piemonte è aumentato rispetto al 2004 solo dello 0,2%, con una produzione pro capite di rifiuti leggermente in diminuzione (- 0.1%) pari a 514 kg per abitante, risultando inferiore sia al valore nazionale (533 kg/abitante nel 2004) che a quello europeo (577 kg/abitante nel 2003). La percentuale regionale di raccolta differenziata è aumentata e si è attestata nel 2005 al 37,2%. Risulta, pertanto, superato l’obiettivo del 35% stabilito dal DLgs 152/06, da raggiungere entro il 2006.A livello provinciale, le province di Asti, Cuneo, Novara,Torino e Verbania hanno superato l’obiettivo del 35%. Acqua superficiale - Dal confronto dei dati relativi al monitoraggio regionale del 2005 dei corsi d’acqua superficiali con i consistenti dati storici a partire dal 2000, non emergono sostanziali variazioni, si evidenzia comunque un aumento di punti corrispondenti a Stato Ambientale buono. 36 Acquisti pubblici ecologici - Sta aumentando il volume di spesa che rispetta i criteri ambientali degli Enti pubblici aderenti al Protocollo APE - Acquisti Pubblici Ecologici (tra gli Enti aderenti si ricordano Arpa, Provincia di Torino, Comune di Torino). In pratica su 10 milioni di spesa, 7 milioni sono effettuati nel rispetto dei criteri ambientali condivisi. Ecolabel strutture turistiche - Un importante impulso alla diffusione dell’Ecolabel Europeo in Piemonte è arrivato dal settore della ricettività turistica. Sono 13 le strutture turistiche piemontesi (21 a livello nazionale e 48 a livello europeo) che fanno guadagnare al Piemonte il primato di prima regione europea per numero di certificazioni ambientali turistiche. Altre situazioni in miglioramento sono legate principalmente all’aumento delle conoscenze nei diversi settori. Perché soltanto una conoscenza completa di un argomento consente di intraprendere i passi opportuni per eventuali risanamenti. In particolare ci si riferisce alla conoscenza dei valori naturali e dei profili di vulnerabilità (Carta Natura), all’estensione e alla distribuzione dei fenomeni franosi noti (progetto nazionale “IFFI”), ma anche alla maggiore completezza dell’Anagrafe dei siti contaminati oppure del Catasto degli impianti di telecomunicazione. Particolarmente importanti inoltre sono i monitoraggi sulle matrici ambientali quali aria, acqua, suolo. È attualmente operativa, in versione sperimentale e unico esempio in Italia, una catena modellistica prognostica, in grado di fornire quotidianamente i campi orari di concentrazione dei principali inquinanti in atmosfera previsti per le 48 ore. Gli aspetti negativi Aria - Persistono le condizioni di criticità già riscontrate negli anni precedenti nelle aree urbane per ciò che riguarda gli Ossidi di Azoto, il Pm10 e l’Ozono. Suolo e Siti contaminati - Si riscontra sul terri- ARPA/APPA I livelli di campo rilevati in prossimità di impianti radiotelevisivi presentano valori elevati. Le situazioni non a norma corrispondono generalmente a siti collinari nei quali si concentrano diverse emittenti con potenze di trasmissione elevate. Radiazioni ionizzanti - Il Piemonte presenta attualmente la quantità più ingente di rifiuti radioattivi a livello nazionale in quanto sul territorio regionale sono presenti tre siti nucleari. Le maggiori criticità si registrano presso il sito di Saluggia a causa della presenza di ingenti quantità di rifiuti radioattivi liquidi e della parziale perdita di contenimento della piscina di stoccaggio del combustibile irraggiato dell’impianto Eurex. Da sottolineare comunque che la dose annuale alla popolazione è dovuta principalmente alla radioattività di origine naturale, in primo luogo all’inalazione di gas radon. Infatti la dose dovuta alla radioattività artificiale è solo 1% della dose totale, mentre la dose da radon rappresenta il 39% della dose totale. In Piemonte è stata istituita la rete Geiger di allerta per il monitoraggio in tempo reale della radioattività. Agricoltura - In Piemonte è il secondo anno consecutivo in cui si assiste ad una riduzione del numero di aziende che operano nell’ambito dell’agricoltura biologica (-35%). Nell’estate del 2005 la comparsa di numerosi individui di cavallette ha destato preoccupazione tra gli agricoltori per i danni procurati alle colture.Allarme anche nelle aree metropolitane. Il fenomeno ha interessato una zona principalmente compresa nelle aree di pianura del centro Piemonte, per un totale di 114 comuni. Pollini allergenici - Le problematiche allergologiche interessano una parte significativa della popolazione regionale. Uno dei fenomeni allergici segnalati di recente è quello legato al polline dell’Ambrosia artemisifolia, una pianta arborea infestante ad alto potere allergenico, che si sta diffondendo rapidamente nella pianura piemontese. A cura di ARPA Piemonte A#/.&%2%.:! 2%')/.!,% 0RESENTAZIONEDEL 2APPORTOSULLO3TATO DELL!MBIENTE NOVEMBRE #%.42/).#/.42) 2%')/.%0)%-/.4% CORSO3TATI5NITI4ORINO CONILPATROCINIODI 12ı06-01ı07 torio regionale una diffusione della contaminazione organica. In particolare, il contenuto il diossine e furani, pur sempre al di sotto del limite di legge, è rilevabile nella pressoché totalità dei campioni esaminati. Si evidenzia ancora un numero elevato di Siti Contaminati. I siti ufficialmente inseriti nell’“Anagrafe regionale dei Siti Contaminati”, con aggiornamento a marzo 2006, sono 760, di cui 52 già bonificati e 153 per i quali non risulta necessario eseguire alcun intervento di bonifica. Per molti di questi siti infatti gli interventi di messa in sicurezza di emergenza si sono dimostrati risolutivi. Gli eventi causa della contaminazione sono dovuti in prevalenza alla cattiva gestione di impianti e strutture, seguiti dalla scorretta gestione di rifiuti, da eventi accidentali di diversa natura e infine da contaminazioni conseguenti ad incidenti lungo le vie di comunicazione. Acque sotterranee e laghi - Le Acque sotterranee presentano in molti punti di monitoraggio presenza di nitrati ( prevalentemente in provincia di Alessandria), prodotti fitosanitari (in provincia di Vercelli Asti e Biella) e solventi clorurati in provincia di Asti e Torino. Nelle acque del Lago Maggiore si è riscontrata negli anni 2005-2006 la fioritura di cianobatteri, potenzialmente tossici, appartenenti alla specie Anabaena lemmermannii. Gli accertamenti microscopici e tossicologici hanno evidenziato assenza di tossine. Cambiamenti climatici - La media delle temperature massime del 2005 risulta più elevata della media climatologica in tutte le province.Al contrario, in tutti i capoluoghi di provincia, le precipitazioni sono state inferiori sia in termini di quantità totale di pioggia caduta, sia in termini di numero di giorni piovosi.Anche le nevicate sono risultate piuttosto ridotte per numero di giorni nevosi e quantitativi di neve fresca, rispetto alla media stagionale dell’ultimo quarantennio. Rumore - Rappresenta uno dei fattori di degrado della qualità della vita. Le nuove infrastrutture dei trasporti e i veicoli di nuova generazione vengono progettati e realizzati con sempre maggiore attenzione alle emissioni sonore, ma il continuo incremento delle richiesta di mobilità ha vanificato il miglioramento specifico mantenendo elevati i livelli di inquinamento globale. Radiazioni non ionizzanti - Si rileva un aumento costante negli anni della densità di impianti per telecomunicazione, quindi anche un incremento della potenza complessiva degli impianti. 37 A P P /A RPA A a s i Ale d cura dra san co Las ARPA Basilicata L’ARPA Basilicata è stata premiata, in occasione della seconda edizione del concorso nazionale “La PA che si vede- La Tv che parla con te”, organizzato dal FORMEZ in collaborazione con l’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale e TelePA. L’Agenzia regionale ha presentato il “Video Promozionale” sui servizi dell’Ente, realizzato in forma di spot breve e curato dal Servizio Informazione e Comunicazione. La premiazione si è svolta a Bologna in occasione del COM-PA 2006, il Salone Europeo della Comunicazione Pubblica. Lo spot, che si snoda in un mix di immagini, testi a video e voci narranti che rendono poetica la visione dell’ambiente intessuto di rappresentazioni e fotografie proprie del territorio lucano, mira, attraverso la limpidezza del messaggio e l’immediatezza delle immagini, a condurre il telespettatore attraverso le aree tematiche di competenza dell’Agenzia (Aria, acqua, suolo, etc), sottolineando l’impegno e la volontà di tutti gli operatori dell’Ente nello svolgimento delle attività istituzionali. ARPA Campania Non è stata trovata alcuna traccia di polonio nel Tribunale di Ischia e nella scuola dei figli di Scaramella. L’Arpac ha eseguito alcuni rilievi nella scuola elementare di Bagnoli, l’istituto Madonna Assunta, frequentato dai bambini di Mario Scaramella, l’ex consulente della Commissione Mitrokhin monitorato a Londra per una contaminazione da Polonio 210. Molte famiglie avevano protestato a Bagnoli, ritenendo che non fosse 38 sicuro per i propri figli continuare a svolgere le lezioni senza prove certe sulle condizioni sanitarie dell’istituto. Un allarme ingiustificato, secondo le strutture sanitarie competenti; tuttavia oggi l’unità di crisi istituita presso l’assessorato regionale della Sanità campana, ha disposto che si procedesse in via precauzionale a un controllo anche sull’edificio scolastico. Intanto, sono pronti anche i risultati dei rilievi fatti nel Tribunale di Ischia, dove l’ex consulente della Mitrokhin, aveva tenuto un’udienza lo scorso 27 novembre, in veste di giudice onorario. Dagli esiti dei rilievi effettuati dall’Arpac nella struttura del Tribunale di Ischia, non è stata rilevata alcuna contaminazione. ARPA Calabria “Emas ed Ecolabel: quali opportunità per la Calabria che guarda al futuro”. Di questo si è parlato, il 4 dicembre al Villaggio Guglielmo di Copanello di Stalettì di Catanzaro, durante il convegno regionale organizzato dall’Arpacal per fare il punto della sullo stato di diffusione delle certificazioni ambientali Emas ed Ecolabel in Calabria. In Italia, la rete delle Agenzie Ambientali svolge un ruolo fondamentale nella diffusione di questi strumenti volontari di politica ambientale. Anche in Calabria, la legge istitutiva dell’Arpacal, attribuisce all’Agenzia ambientale calabrese il compito di “favorire attività di ecogestione in imprese pubbliche e private attraverso accordi di programma con le Associazioni di categoria che le rappresentano, al fine di promuovere comuni iniziative di analisi degli impatti di singoli comparti produttivi, sperimentazioni sia a livello impiantistico che organizzativo ed attività di formazione”. In attuazione di tale disposto normativo, l’Arpacal è nodo regionale della rete EMAS/Ecolabel Calabria il cui compito è favorire la diffusione di una informazione sui Regolamenti EMAS ed Ecolabel che sia il più possibile puntuale ed uniforme su tutto il territorio regionale oltre che supportare le realtà imprenditoriali che desiderano ottenere il marchio Ecolabel o registrarsi EMAS, mettendo a loro disposizione il proprio know-how oltre che i dati ambientali fondamentali per la conoscenza del territorio in cui operano. L’Arpacal, inoltre, supporta l’APAT nell’iter istruttorio per il rilascio delle registrazioni EMAS o del marchio Ecolabel mediante l’effettuazione dei controlli di conformità legislativa necessari ad appurare il rispetto della normativa ambientale da parte delle organizzazioni richiedenti. Hanno relazionato all’evento, tra gli altri, anche esperti dell’APAT, presentando casi di eccellenza, al fine di promuovere ulteriormente le registrazioni Emas ed Ecolabel, oltre ai casi di studio ed approfondimenti. ARPA Lombardia È on line, sul sito di ARPA Lombardia (www.arpalombardia.it/ema), una nuova sezione dedicata al sistema di gestione ambientale EMAS. L’iniziativa, finalizzata a rendere disponibili dati ed elaborazioni grafiche sul tema, nasce nell’ambito del Progetto “Traghettare da ISO14001 ad EMAS”, attivato con l’APAT e rappresenta uno dei ARPA/APPA ARPA Toscana Lo sviluppo delle risorse umane attraverso l’educazione e la formazione è considerato unanimemente uno dei valori fondamentali per la società sia in termini di equità, di giustizia, e di partecipazione sociale, sia in termini di responsabilità e di pari opportunità. Con questo presupposto l’ARPAT, ha organizzato il 7 dicembre, al Palazzo Orlandini del Beccuto di Firenze, un seminario sulle Pratiche riflessive per sviluppare le nuove competenze della P.A. Questo seminario ha avuto come obiettivo principale, quello di presentare e discutere l’esperienza formativa di un’organizzazione pubblica, tra l’altro riportata nel volume, edito dall’Agenzia regionale, “Continuando a cambiare: pratiche riflessive per generare e valorizzare le competenze nelle organizzazioni”. Il seminario è stata anche l’occasione per promuovere una riflessione sui percorsi di interazione tra ambiente e salute, a partire dal ruolo strategico che può avere la formazione, vista come processo di miglioramento continuo, al fine di rispondere efficacemente alle problematiche legate al rapporto tra questi due elementi. ARPA Liguria “S.o.S.: l’aria in gioco” per insegnare che i singoli comportamenti incidono sul risultato finale. Attraverso un gioco web sulla sostenibilità, nato da un’idea dell’ARPA Liguria attraverso il Centro Regionale di Educazione Ambientale, cittadini e giovani studenti delle scuole medie superiori e dell’Università, potranno scoprire la complessa interdipendenza fra le questioni ambientali e scoprire se i comportamenti quotidiani adottati contribuiscono o no alla tutela dell’ambiente. Queste le regole del gioco: in un immaginario mondo (il pianeta Solaris,), suddiviso in diversi Stati, è possibile verificare in prima persona se i nostri comportamenti quotidiani sono compatibili con l’ambiente che ci circonda. Ma attenzione: prima di cominciare, un test psicologico permetterà di tracciare il profilo del giocatore; le scelte che verranno effettuate durante la gara dovranno essere “credibili” e quindi in accordo con il profilo psicologico iniziale. Una volta “iscritti”, si diventerà cittadini di uno Stato e l’obiettivo sarà farlo migliorare economicamente, socialmente ed ambientalmente, anche insieme agli altri giocatori. Vincerà chi avrà raggiunto il punteggio individuale più alto e chi avrà fatto maggiormente crescere la propria nazione. In palio premi sostenibili, come biciclette, scooter elettrici, abbonamenti bus. Il progetto, già in fase di attuazione, si completa con una serie di iniziative ed eventi di educazione e comunicazione ambientale preparati dalla rete dei Centri di Educazione Ambientale del Sistema Ligure di Educazione Ambientale, tra cui la Provincia ed il Comune di Genova ed il Comune di Savona. Nuovo direttore ARPA Basilicata Dal 15 novembre 2006 Vincenzo Sigillito è il nuovo Direttore dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata. Nato a Potenza il 5 aprile 195 e laureato in geologia, il neo direttore ha sempre lavorato in ambito ambientale. Diversi gli incarichi ricoperti negli ultimi cinque anni: Direttore Generale dell’Ambiente della Regione Basilicata dal 2002 al 2005, responsabile della direzione dell’Autorità Ambientale dal 2005 al 2006 e segretario generale dell’Autorità di Bacino dei fiumi interregionali e regionali della Basilicata. dal 1997 al 2000. 12ı06-01ı07 momenti di promozione di EMAS a livello regionale. In particolare, la sezione contiene informazioni sui referenti lombardi e nazionali, sulla rete lombarda di diffusione di EMAS e sui progetti attivati con APAT per la promozione del sistema di gestione ambientale. Dal sito è possibile scaricare tutta la documentazione normativa di riferimento, alcuni strumenti per facilitare il percorso di registrazione, le iniziative di ARPA Lombardia per la promozione di EMAS ed i “casi studio” lombardi, nazionali ed internazionali da cui trarre spunto e stimolo per il miglioramento ambientale. La volontà dell’Agenzia, testimoniata da questa iniziativa, è di veicolare un sempre maggior numero di soggetti verso l’eccellenza ambientale ed il suo pubblico riconoscimento (la registrazione EMAS), consolidando il ruolo di primo piano che le attuali 80 registrazioni EMAS già conferiscono alla Lombardia. 39 Roma, 5 dicembre Fonti energetiche rinnovabili. Quali prospettive per i rifiuti, il CDR e le biomasse? Il Convegno ha affrontato, con un approccio interdisciplinare (giuridico, tecnico ed economico), il tema della disciplina delle fonti energetiche rinnovabili, con particolare riguardo ai rifiuti, al CDR e ali c eli io F le biomasse, allo scopo di cogliere quali z i r b i Fa d siano le prospettive del settore. a r a cu i t n e m i n e v v A Modena, 5 dicembre Presentazione Annuario dati Ambientali Emilia-Romagna I decisori politici e i cittadini esprimono da sempre la necessità di poter disporre di informazioni ambientali affidabili, ma anche chiare e sintetizzate. Da qui nasce l´esigenza di avere un numero limitato di indicatori, in grado però di descrivere in modo sufficientemente esaustivo le problematiche ambientali ritenute prioritarie e di fornire supporto alle politiche di sviluppo sostenibile. L´Annuario regionale dei dati ambientali di Arpa EmiliaRomagna ha origine da un progetto che aveva fra i suoi obiettivi la facilitazione della diffusione delle informazioni sullo stato dei "beni comuni". Con la sua Edizione 2006, si consolida un´esperienza reporti- stica, iniziata nel 2003 e scandita da successive e puntuali edizioni annuali. Roma, 13 dicembre Lo stato e le tendenze del clima in Italia: gli indicatori del 2005 (vedi art. pag. 31) Palermo, 13 dicembre Il ruolo dell’informazione ambientale e dei sistemi informativi nei processi decisionali - L’Annuario dei Dati Ambientali 2005 Il convegno ha rappresentato un’importante occasione per discutere sul ruolo dell’informazione ambientale e dei sistemi informativi nei processi decisionali. Durante l’iniziativa è stato presentato l’Annuario dei Dati Ambientali 2005 – Sicilia 2005. Roma, 14 dicembre Presentazione dell’Annuario dei dati ambientali edizione 2005-2006. Lo stato di salute del nostro ambiente (vedi art. pag. 7) Viterbo, 14 dicembre La geologia della città di Viterbo Lo studio di dettaglio dei caratteri geologici, geomorfologici, idrogeologici, geo- Tavola rotonda APAT • 1° dicembre 2006 “La conservazione delle risorse genetiche delle specie spontanee” Da quasi un secolo, per le piante coltivate, si pratica la conservazione delle risorse genetiche al di fuori dall’ambiente naturale (orti botanici, banche del seme, ecc.), anche nell’ambito di reti organizzate a livello globale. La necessità di conservare piante per uso alimentare ed industriale è stata vissuta come priorità nei confronti delle specie non addomesticate, ma queste sono altrettanto importanti per garantire i servizi derivanti dal buon funzionamento degli ecosistemi che si traducono in benessere per tutti i viventi compreso l’uomo. In data 1° dicembre 2006, l’APAT ha organizzato una Tavola rotonda di aggiornamento sullo stato attuale della conservazione delle risorse genetiche delle specie spontanee, cui hanno partecipato, tra gli altri, rappresentanti della Società Botanica Italiana, della Rete Italiana delle Banche del Germoplasma, del Millenium Bank (Royal Botanic Gardens Kew) e del Centro per la conservazione della biodiversità forestale (Corpo Forestale dello Stato). Nella stessa giornata sono stati presentati due volumi a cura dell’APAT: • “Individuazione di aree forestali geneticamente omogenee per la produzione di seme di elevata qualità: il frassino maggiore”, in cui sono presentati i risultati di un lavoro interdisciplinare stimolato da APAT e dal BIOFORV * (gruppo interregionale per la biodiversità e la vivaistica forestale), con l’obiettivo di fornire gli elementi essenziali per la definizione delle Regioni di Provenienza di una delle più importanti specie forestali, come il frassino maggiore; • “Manuale per la raccolta, studio, conservazione e gestione ex situ del germoplasma”, strumento utile a quanti operano nello specifico settore della conservazione e gestione del germoplasma, in particolare delle specie spontanee del Mediterraneo. La sostenibilità e l’evoluzione naturale degli ecosistemi si aiutano anche così. (Beti Piotto) Avvenimenti Ravenna, 15 dicembre Trasporti e clima: strategie per una mobilità sostenibile Il convegno si è svolto a conclusione del Corso di Alta Formazione “Cooperazione ambientale e politiche di sviluppo sostenibile - Ambiente, Energia,Trasporti”, organizzato dall'Università di Bologna nell'anno accademico 2005/2006. L’incontro ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di una pianificazione efficiente del territorio e di una migliore gestione della mobilità e della logistica dei trasporti, attraverso azioni volte a garantire il trasferimento di una considerevole quota del trasporto a modalità più sostenibili, nonché di un miglioramento delle prestazioni di tutte le modalità di trasporto, al fine di creare un sistema di trasporto efficiente sotto il profilo energetico mediante avanzamenti tecnici ed operativi. Roma, 18 dicembre Reti di sorveglianza nazionale per il controllo sulla radioattività ambientale Nell’ambito delle funzioni di coordinamento tecnico sui rilevamenti, prelievi e misure della radioattività ambientale nazionale affidate all’APAT dall’articolo 104 del D.Lgs. 230/95 e s.m.i., si è svolta, come ogni anno, la riunione delle reti di sorveglianza nazionale per il controllo sulla radioattività ambientale. L’incontro di quest’anno ha affrontato i seguenti temi: stato delle reti nazionali, reti locali e prospettive 2007; stato dell’arte sulla revisione della Direttiva 29/96 Euratom sulla radioattività naturale; informativa sull’aggiornamento del Manuale Operativo del CEVaD; banca dati nazionale della ra- dioattività e interscambio dei dati. Bari, 18 dicembre Stati Generali ARPA Puglia La Ia Conferenza Organizzativa di ARPA Puglia ha rappresentato un momento di incontro e confronto tra le istituzioni territoriali, gli operatori dell’ambiente, le università e i centri di ricerca, le associazioni, i sindacati e tutti i soggetti portatori di interesse sulla mission e i nuovi compiti istituzionali dell’ARPA. Roma, 19 dicembre Presentazione e discussione dei risultati del I° interconfronto nazionale sulla misura di concentrazione di attività di radon con metodi passivi Nell’ambito delle attività istituzionali sull’affidabilità dei laboratori di misura della radioattività l’APAT ha organizzato il primo interconfronto nazionale sulle misure della concentrazione di attività di radon. L’Interconfronto è stato realizzato con il contributo dell’Istituto Nazionale di Metrologia delle Radiazioni Ionizzanti INMRI dell’ENEA, che ha fornito i campioni con riferibilità a campioni primari. All’interconfronto hanno partecipato 29 laboratori sottoponendo 39 diversi dispositivi di misura. Durante l’incontro saranno presentati i risultati dell’interconfronto con una discussione sulla definizione dei criteri di riconoscimento dei laboratori ai sensi dell’art. 107 del D.Lvo 230/95 e s.m.i. Rastignano (BO), 19 dicembre La politica integrata di prodotto: gli strumenti e le sinergie per la tutela ambientale L’iniziativa si colloca nell’ambito delle attività di promozione e diffusione sugli strumenti volontari in campo ambientale svolte dal Nodo regionale della Rete territoriale di diffusione EMAS/SGA Ecolabel /SGP dell´Emilia Romagna. Il seminario, organizzato dall’Arpa Emilia Romagna si è articolato in due sessioni: la prima sugli strumenti di gestione ambientale orientati ai processi (EMAS, ISO 14001), la seconda sugli strumenti più innovativi, ma che comunque stanno assumendo sempre più significatività a livello di regione Emilia Romagna. LA COMUNICAZIO NE PUBBLICA AL COMPA 2006 Il sondaggio dell’Adnkronos tra i pubblici comunicatori Per il 99% degli oltre 70 comunicatori pubblici intervistati, una comunicazione articolata ed efficace è fondamentale (71%) o influisce molto (28%) sull’uso di un servizio e sulla soddisfazione dell’utente; la comunicazione si attua prevalentemente utilizzando i media tradizionali – radio, tv e stampa - per il 79% degli interpellati, mentre strumenti meno utilizzati restano gli stampati (39%) e le sponsorizzazioni (28%). Sono solo alcuni risultati - pubblicati sul sito dell’ADNKRONOS (www.adnkronos.it) - di un sondaggio, condotto dall’Agenzia di stampa nell’ambito del COMPA, rivolto ai comunicatori pubblici sulla comunicazione istituzionale. Come si misura l’efficacia delle iniziative promosse? Gli operatori si rivolgono prevalentemente al contatto diretto col pubblico (79%) ed in seconda analisi alla rassegna stampa (67%) e ai contatti sul sito Internet dell’Ente di appartenenza (43%). Poco meno della metà degli addetti ai lavori ha segnalato carenze rilevanti, quali la scarsità di figure professionali adeguate o la mancanza di strumenti fondamentali per questo tipo di attività. Emerge inoltre una mancanza di coordinamento tra le diverse amministrazioni nelle attività di comunicazione,che viene gestita per lo più in modo autonomo (62%);solo in casi di particolari eventi si agisce in sinergia con altre realtà. Quante risorse finanziarie vengono destinate alla PA per fare comunicazione? Solo il 33% ritiene che il budget messo a disposizione sia proporzionato alle esigenze, mentre il 67% dispone di scarse possibilità. (Cristina Pacciani) 12ı06-01ı07 pedologici, geotecnici, climatologici, costituisce una base di dati indispensabili al fine di valutare e prevenire il “rischio geologico”. Lo studio sull’area urbana di Viterbo è il frutto del “Progetto Città di Viterbo” che si è sviluppato mediante la collaborazione tra: la Facoltà di Agraria e la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali della Università della Tuscia, la Facoltà di Farmacia della Università di Roma “La Sapienza”, la Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze, il Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali - Servizio Geologico (ora APAT), l’Istituto di Fisica dell’Atmosfera del CNR, il Comune di Viterbo e la Provincia di Viterbo. 41 energetico, consolidando, quindi, uno spazio nuovo di confronto sulle tecnologie più innovative. Torino, 14-16 marzo V° Congresso Italiano Metrologia & Qualità Il Congresso dedicato alle misure ed al controllo qualità porterà in vetrina a Torino il mondo delle Misure e del Controllo Qualità, attraverso le molte sfaccettature della sua proposta formativa, che racchiude assieme, durante le tre giornate di svolgimento, un Congresso scientifico con oltre 100 relazioni orali originali, una mostra di strumenti e servizi per le misure ed il laboratorio, oltre 40 brevi seminari pratici a tema. Roma, 18 gennaio Presentazione III Rapporto APAT Qualità dell’ambiente urbano Alla presenza del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sarà presentato il III Rapporto APAT sulla qualità dell’ambiente urbano. Il Convegno prevede la partecipazione attiva dei rappresentanti delle autorità locali e dei Direttori Generali delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente e interventi tecnici di approfondimento dei contenuti del Rapporto. L’edizione 2006 del Rapporto APAT sulla qualità dell’ambiente urbano, che nella sua realizzazione ha visto un coinvolgimento dei soggetti locali più diretto rispetto alle edizioni precedenti, estende l’analisi a tutti i capoluoghi di provincia con popolazione superiore a 150.000 abitanti. Napoli, 8-10 marzo EnergyMed 2007 - Mostra Convegno sulle Fonti Rinnovabili e l’Efficienza Energetica nei Paesi del Mediterraneo L’accelerazione delle norme in materia energetica, la crescita del costo del petrolio e le problematiche di approvvigionamento del gas confermano la necessità di un utilizzo sempre più ampio di fonti rinnovabili e di tecnologie ad alta efficienza. Dopo il successo del 2005, EnergyMed si afferma come "evento biennale" dedicato alle energie rinnovabili e al risparmio 42 DESERT NIGHTS: RACCONTI DAL DESERTO “Desert Nights: Tales from the Desert” International Film Festival è l’evento cinematografico (e non solo) promosso dal segretariato della Convenzione delle Nazione Unite per la lotta alla Desertificazione (UNCCD), a conclusione dell’Anno Internazionale dei Deserti e della Desertificazione, che dà voce all’appello lanciato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan “Bisogna fermare il degrado delle terre produttive per proteggere l’esistenza di oltre un miliardo di persone”. Quale mezzo migliore del grande schermo, quindi, per catturare l’attenzione del pubblico? Nel corso del Festival, che si è svolto alla Casa del Cinema, sotto la direzione artistica di Irene Bignardi, sono stati presentati più di 80 tra film e video provenienti da 37 paesi, lungometraggi, classici della storia del cinema e documentari da tut- to il mondo, soprattutto dai paesi maggiormente colpiti dal problema della desertificazione. Il pubblico romano ha partecipato numeroso agli eventi presentati ed anche studenti di licei ed università hanno assistito alle quattro interessanti tavole rotonde organizzate nel corso della settimana, con l’intervento di rappresentanti della FAO e dei Ministeri dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare e degli Affari Esteri. Particolarmente interessante la tavola rotonda “Il Miraggio dell’acqua” che ci ha fatto conoscere, con due splendidi documentari, la storia di quelli che fino al secolo scorso erano due grandi laghi: l’Aral e il Ciad. Il lago d’Aral, uno dei laghi più grandi del mondo ed enorme riserva di pesca che dava sostentamento a milioni di persone, a causa di un dissennato progetto dell’Unione Sovietica di diversione delle 12ı06-01ı07 A Roma un Festival Internazionale per celebrare o i z Spanale l’Anno dei Deserti io z a rn e e della Desertificazione t n i 43 acque a scopo irriguo per la produzione di cotone sulle sponde dei fiumi che lo alimentavano, è oggi praticamente scomparso, lasciando il posto a chilometri di steppa desertica che producono tempeste di sabbia, a loro volta causa di cambiamenti climatici.Anche il lago Ciad sta sparendo a causa della diminuzione delle piogge monsoniche dovute al cambiamento del clima, ed alla conseguente crescente desertificazione delle regioni limitrofe, in una zona dove vivono 11 milioni di persone, in Camerun, Nigeria, Ciad e Niger, tra le più povere del mondo. Intorno al lago Ciad viene raccolta e commercializzata dalle donne ciadiane l’alga spirulina, un’alga blu, ricchissima di vitamine, sali 44 minerali e proteine, ed è per la promozione della conservazione e dell’uso sostenibile di piante come queste, per garantire a tutti un’alimentazione adeguata, che l’International Treaty of Plant Genetic Resources for Food and Agricolture è stato adottato dalla FAO nel 2001 e ratificato anche dall’Italia nel 2004. L’affascinante ed efficace progetto della Banca Mondiale di riabilitazione del bacino idrografico del fiume Giallo nell’altopiano Loess, in Cina, è stato raccontato nel documentario “The Loess Plateau”: un’area di circa 640.000 kmq, un tempo molto fertile, altamente sfruttata con pratiche di agricoltura non sostenibile che hanno portato al collasso del sistema ecologico. Il progetto, iniziato nel 1994, ha restituito, in dieci anni, alle popolazioni la loro terra, grazie anche alla loro collaborazione ed istruzione a pratiche di agricoltura sostenibile. Il coinvolgimento delle popolazioni e delle comunità di base, per il successo di questi interventi ed anche per la sensibilizzazione ad un uso sostenibile del suolo e dell’acqua, è stato messo in luce dalla europarlamentare Adriana Poli Bortone, che ha indicato come tra le cause di desertificazione via sia non solo la povertà, intesa come scarsa conoscenza delle pratiche sostenibili, ma anche la ricchezza, che induce ad uno sfruttamento dissennato delle risorse. L’operato delle ONG, in questi contesti, è di particolare importanza per la loro presenza sul territorio e la loro capacità di permeare il tessuto sociale: come ricordato anche dal sottosegretario all’ambiente, Bruno Dettori, è necessario un “restauro delle coscienze”, un lavoro sulla persona, quasi una rivoluzione culturale, affinché vi sia una maggiore consapevolezza da parte di tutti, della necessità di tutelare le risorse naturali: anche in Italia, oggi, 1/5 delle terre pugliesi ed altre regioni, quali Sicilia e Sardegna soffrono della desertificazione. (Stefania Fusani) Spazio internazionale “Bisogna fermare il degrado delle terre produttive per proteggere l’esistenza di oltre un miliardo di persone. Difficile pensare ad un mezzo migliore del grande schermo per catturare l’attenzione del pubblico. Il cinema ci invita da entrare nel mondo degli altri e a vedere, anche se solo per un istante, attraverso i loro occhi.” Kofi Annan Segretario Generale delle Nazioni Unite “Il Festival Internazionale Desert Nights, al quale siamo lieti di aver dato il nostro sostegno, serve da monito per non dimenticarci di una realtà troppo spesso trascurata. Le immagini parlano al cuore delle persone più di ogni discorso e vi invito ad analizzarle con la massima attenzione ed a metterne a frutto gli insegnamenti” Alfonso Pecoraro Scanio Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare “Un ettaro di terreno abbandonato, una foresta degradata o una fonte prosciugata sono come una parte del nostro territorio che si perde, anche se distanti migliaia di miglia dal nostro paese. Per tali motivi vi invito tutti a riflettere sulle immagini, a volte grandiose ed a volte crudeli, che il Festival vi propone” Patrizia Sentinelli “Risvegliare l’attenzione su di un problema ambientale maggiore quale la desertificazione, è da sempre una sfida del Segretariato della UNCCD. È una scelta strategica, dettata dalla necessità di colmare una mancanza strutturale di informazione… Il sensazionalismo utilizzato nella comunicazione di massa ha portato ad una percezione distorta o parziale della realtà… ci si preoccupa che i nostri grattacieli possano essere sommersi per via dello scioglimento delle calotte polari, e si perde di vista la sabbia che invade già i nostri giardini.” Massimo Candelori Segretariato dell’UNCCD 12ı06-01ı07 Viceministro per gli Affari Esteri con delega alla Cooperazione 45 TERZA CONFERENZA MINISTERIALE EURO-MEDITERRANEA PER L’AMBIENTE Un Accordo Euro-Mediterraneo per salvare il Mare Nostrum Il Cairo, 20 novembre 2006 È stato firmato al Cairo, nell’ambito della Terza Conferenza Ministeriale Euro-Mediterranea per l’Ambiente, l’accordo Horizon 2020, iniziativa già concordata dal vertice Euro-Mediterraneo per l’Ambiente nel novembre 2005 a Barcellona e poi proposta dalla Commissione Europea, con la Comunicazione n. 475 al Consiglio ed al Parlamento Europeo del 5 settembre 2006, con l’istituzione di una Strategia Ambientale per il Mediterraneo. La conferenza, alla quale hanno partecipato i ministri e i delegati di tutti i paesi europei e nordafricani, è stata aperta dal Ministro dell'Ambiente egiziano Maged George e presieduta dal Commissario Europeo all'Ambiente Stavros Dimas e dal Ministro dell’Ambiente della Finlandia, Jan-Erik Enestam, come presidenza di turno dell’UE. L'intesa, per l'Italia firmata dal Ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, contiene l’impegno di tutti i paesi della regione ad accrescere i loro sforzi per una riduzione sostanziale dell’inquinamento del mar Mediterraneo da fonti terrestri entro il 2020, stabilendo un piano d'azione a breve, medio e lungo termine. La differenza, rispetto ad accordi precedenti, è che Horizon 2020 è corredata da una consistente dotazione finanziaria e da una maggiore consapevolezza politica europea riguardo alla necessità di ridurre l'inquinamento marino, anche con il contributo finanziario di paesi lontani dal Mediterraneo come, ad esempio, la Germania e la Finlandia. Quest’intervento può quindi essere considerato come un’azione di cooperazione ambientale ed economica dei paesi UE nei confronti di quelli nordafricani, destinatari di interventi di difesa ambientale, ma anche di creazione di posti di lavoro e di sviluppo tecnologico e industriale. Il programma Horizon 2020 prevede, infatti, che nei paesi del Mediterraneo del sud siano costruiti impianti di depurazione, controllati e monitorati gli scarichi delle aziende industriali, completate o risanate le reti fognarie delle maggiori città costiere, verificati gli scarichi dei fiumi in mare, con un monitoraggio continuo dello stato di salute delle acque marine. I Paesi firmatari dovranno presentare entro il prossimo anno, i piani nazionali per avere accesso ai finanziamenti che saranno erogati soprattutto dalla Banca Europea 46 degli Investimenti. “Sul mare c'è ancora molto da fare, ma anche da sapere”, così si è espresso il Ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio in una conferenza stampa a margine della firma dell'accordo euromediterraneo.“In Italia non è mai stato fatto uno studio organico sullo stato di salute del mare, anche per questo ho voluto uno stanziamento in Finanziaria per poter avviare una conoscenza approfondita della situazione. Finora ci sono stati tanti studi su singole questioni o fenomeni ma non un lavoro organico. Bisogna mettere insieme, fra gli altri, anche i dati delle strutture militari.” Pecoraro Scanio ha, inoltre, sottolineato i rischi gravissimi per la salute umana dovuta alle sostanze tossiche che, scaricate in mare, vengono assorbite dai pesci che poi finiscono sulle nostre tavole, rimarcando la necessità di prevedere "un controllo rigorosissimo del traffico delle navi commerciali, aumentato moltissimo sotto la spinta dei commerci indiani e cinesi, che attraversano lo stretto di Suez e passano per Gibilterra.Vanno previsti i doppi scafi, previsto l'uso dei biocarburanti, controllati i lavaggi cisterna, verificato il transito delle navi con rifiuti tossici. Il Mediterraneo oggi registra la presenza di una quantità di catrame pelagico superiore a quella del Giappone e del golfo del Messico. E anche sulle navi da diporto va perseguita una politica di mobilità sostenibile". Con l’adozione della “Dichiarazione del Cairo” a conclusione della Conferenza, i ministri euro-mediterranei dell’ambiente hanno affidato alla Commissione Europea il compito di coordinare il partenariato dell’iniziativa Horizon 2020 attraverso la creazione di un efficace meccanismo istituzionale di indirizzo, che assicuri il collegamento con altre iniziative connesse, in par ticolare con il Programma di Azione Strategico per la lotta all’inquinamento originato da fonti terrestri (SAPMED) del Piano d’Azione per il Mediterraneo dell’UNEP. http://ec.europa.eu/environment/enlarg/med/horizon_2020_en.htm (Stefania Fusani) Spazio internazionale L’accesso all’informazione ambientale nel Mediterraneo Ampia partecipazione a Roma il 30 e 31 ottobre, presso la sede dell’APAT di via Curtatone, al Workshop finale del Progetto SMAP RMSU1, copresieduto dall’APAT e dalla CE, per discutere sulle lezioni apprese dall’iniziativa SMAP Clearing House (cfr. IdeAmbiente n. 27 di ottobre 2006) ed identificare i futuri passi per una sua integrazione all’interno dei Sistemi Informativi Regionali del Mediterraneo. Oltre al network di esperti dei Ministeri dell’Ambiente e delle Istituzioni ambientali dei Paesi del bacino Mediterraneo2 coinvolti nel progetto, hanno portato il loro essenziale contributo anche importanti rappresentanti delle Istituzioni UE, dall’Ufficio per la Cooperazione EuropeAid, alla delegazione della CE in Egitto, dall’Ufficio EUROSTAT all’Agenzia Europea per l’Ambiente. Dal confronto scaturito tutti hanno potuto apprendere qualcosa in più: in tutti i paesi l’iniziativa Clearing House (CH) ha innescato e fornito un impulso aggiuntivo al lavoro tra diverse istituzioni nazionali e locali per condivide- re a livello nazionale informazioni e rapporti relativi all’ambiente; ogni paese MEDA è, oggi, più pronto a lavorare in iniziative ambientali più ampie e programmi internazionali come Horizon 2020 e le Convenzioni ambientali delle NU, contribuendo allo sviluppo dell’INFO/MAP. La creazione della CH ha fornito le basi alle istituzioni ambientali e di sviluppo sostenibile, anche dei paesi coinvolti, per spingere ad una maggiore cooperazione, in ogni paese, per la condivisione delle informazioni a livello regionale. Per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo è stato costituito un iniziale Team di Focal Point per la CH, interagenti con la RMSU dello SMAP ed in seguito anche tra loro. Ma cos’è realmente la SMAP Clearing-House? È una porta di ingresso a fonti ambientali multilivello e multiutilizzatori, basata sul web, progettata come un sistema informativo per facilitare l’accesso all’informazione ambientale esistente. La CH, anche definita “EuroMediterranean Network for Info Exchange”, 12ı06-01ı07 La “Clearing House” del Programma Euro-Mediterraneo per l’ambiente (SMAP): sfide e successi 47 è strutturata per fornire informazioni sui principali attori ambientali nella regione Mediterranea e nei paesi che la compongono; esempi degli strumenti utilizzati per affrontare i problemi ambientali nella regione; informazioni sulle prospettive ambientali per la regione in termini di politiche nazionali e regionali, piani e strategie. Essenziale per lo sviluppo della CH è la continuità nei flussi dei dati, il controllo di qualità, la manutenzione della struttura, la promozione continua di questo meccanismo a livello nazionale e regionale, anche attraverso la diffusione della newsletter, la pagina web del sito SMAP, ed infine l’integrazione con altri sistemi informativi. Gli esperti riuniti a Roma, a conclusione delle due giornate di confronto, giudicate un successo sia per la cospicua partecipazione che per il miglioramento nella conoscenza delle reciproche potenzialità e delle difficoltà da superare, hanno espresso la loro visione in merito alla possibilità di un futuro sviluppo del portale CH e del gruppo di lavoro. In particolare è stato definito uno scenario per la continuazione dell’iniziativa in un contesto più ampio, coinvolgendo l’Agenzia Europea per l’Ambiente per la consulenza strategica sul popolamento del contenuto informativo, la Commissione Europea per il finanziamento attraverso lo strumento ENPI3, l’INFO/RAC con la creazione di una “finestra” alla SMAP CH all’interno del sistema INFO/MAP e, infine, il CEDARE4 per la realizzazione della versione in arabo. Infine, la SMAP RMSU assicurerà un periodo di transizione, anche con la collaborazione del Progetto “SMAP III Technical Assistance”, verso una prospettiva istituzionale di lungo periodo della CH. È importante tener presente, come ricordato dall’esperto della AEA nel suo intervento, che la CH rappresenta l’evoluzione dell’informazione dalla base di dati su carta degli anni ’80, ai CD Rom degli anni ’90 ed infine, ai siti web di base dati: la conoscenza messa a disposizione dei decisori e di un pubblico più ampio possibile è quindi base essenziale per elaborare soluzioni concrete. A conclusione del workshop di Roma si è aperta una positiva prospettiva di continuità per la SMAP Clearing House, grazie anche al costruttivo lavoro del team progettuale dell’APAT e del SYKE (Istituto Finlandese per l’Ambiente). La Clearing House è consultabile all’indirizzo: http://smap.ewindows.eu.org. (Stefania Fusani) 1 Regional Management and Support Unit - Regional Euro-Mediterranean Programme for the Environment 2 Algeria, Egitto, Giordania, Israel, Italia, Libano, Marocco, Siria,Tunisia,Turchia. 3 Regolamento ENPI - Strumento europeo di vicinato e partenariato. 4 Center for Environment and Development for the Arab Region and Europe. 5 F. Mauro & F. Beone (Enea),“Clearing House Mechanism Centri di scambio per l’informazione e la cooperazione: il possibile contributo italiano”. COSA SIGNIFICA “CLEARING-HOUSE”? Il termine “Clearing-House” si riferisce originariamente ad un’istituzione finanziaria in cui assegni e banconote sono scambiati tra le banche che ne fanno parte, in modo che solo i saldi netti debbano essere regolati per contanti. Oggi il suo significato si è esteso fino ad includere ogni agenzia che raggruppa tutti coloro che ricercano e forniscono beni, servizi o informazioni, conciliando quindi la domanda con l’offerta. In ambito internazionale, il Clearing-House Mechanism (CHM), previsto all’interno della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica (CDB), costituisce lo strumento essenziale per l’attuazione degli obiettivi della Convenzione stessa. Il significato del termine CHM è stato comunemente tradotto, in italiano, come “centro di scambi per promuovere e agevolare l’informazione e la cooperazione”, ma in genere si preferisce mantenere la terminologia inglese. È obiettivo prioritario del CHM favorire il processo decisionale da parte delle autorità (fino a quelle locali), la partecipazione di tutti gli stake-holders, la promozione della cooperazione, il coinvolgimento del pubblico e della società). La Clearing-House può, dunque, essere definita come un meccanismo a rete per la raccolta, e la diffusione dell’informazione necessaria a promuovere e facilitare la cooperazione (scientifica, tecnica, socio-economica, ecc.)5. 48 Spazio internazionale rn cura di St e t n a i e Roma, 1-7 dicembre 2006 Desert Nights:Tales from the Desert La Casa del Cinema a Villa Borghese ospita l’unica edizione del festival Desert Nights:Tales from the Desert, una manifestazione organizzata dalle Nazioni Unite in occasione dell’Anno Internazionale dei Deserti e della Desertificazione, sotto la direzione artistica di Irene Bignardi. L’obiettivo della Convenzione per la Lotta alla Desertificazione delle Nazioni Unite (UNCCD) è infatti quello di porre l’attenzione dei media e addetti ai lavori sulle problematiche del deserto. Due piani convivono nel festival: da un lato la fragile bellezza e il ricco patrimonio culturale dei deserti del mondo da mostrare in tutti i loro aspetti, dall’altro i problemi della desertificazione che coinvolgono 250 milioni di persone ed un miliardo sono a rischio.A corollario della manifestazione cinematografica sono stati organizzati 4 panel di taglio culturale con l’inter vento di rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e degli Affari Esteri sulle tematiche della risorsa acqua e dell’architettura sostenibile. http://www.desertnightsfestival.org/ (vedi articolo a pag. 46) Parigi (Francia), 4-6 dicembre 2006 Man and River Systems II Interactions among Rivers, their Watershed and the Sociosystem Fin dal primo convegno “l’Uomo ed i Sistemi fluviali” del 1998, la nostra conoscenza sul funzionamento dei grandi sistemi fluviali è aumentata significativamente. Mentre inizialmente i progetti di ricerca in questo settore era- Noordwijk (Olanda), 5-6 dicembre 2006 Advanced RF Sensors for Earth Observation 2006 Workshop on RF and Microwave Systems, Instruments & SubSystems Gli strumenti spaziali per il telerilevamento forniscono una visone globale del nostro pianeta che contribuisce significativamente ad accrescere la nostra conoscenza dell’ambiente. Radar attivi ed anche altri tipi di strumenti passivi come i radiometri, hanno già dato prova della loro efficacia in fase di sperimentazione e sono ora operativi o quasi. La prossima generazione di strumenti con prestazioni migliorate e nuove modalità operative sono sia in fase di progettazione o ancora in fase di sviluppo. Questo seminario, organizzato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) presso lo European Space & Technology Centre, presenta le nuove idee ed i risultati ottenuti dagli strumenti di telerilevamento avanzato con l’utilizzo dello spettro elettromagnetico, dalle Radio Frequenze alle onde mm, inclusi sottosistemi e tecnolo- 12ı06-01ı07 io z a Sp nale ni a azio fania Fus no rari e all’avanguardia, oggi i progetti su scala regionale per i bacini imbriferi sono molto numerosi. Scopo di questa nuova edizione del simposio è quello di discutere sulle nuove sfide per una migliore comprensione e gestione delle complesse interazioni tra ecosistemi acquatici ed attività umane nei bacini imbriferi. A differenza dal primo, nel quale il tema principale erano le interazioni tra i processi chimici, fisici e biologici su diverse scala all’interno del bacino imbrifero, l’attuale obiettivo di questo seminario è di promuovere l’interdisciplinarietà tra le scienze naturali e sociali. Le cinque sessioni plenarie sono ar ticolate sulle seguenti tematiche: Integrazione dei processi fisici, geochimici e microbiologici all’interno degli ecosistemi fluviali; Interazione tra i sistemi acquatici e terrestri: fonti diffuse e assorbimenti; Funzionamento ecologico della scala di bacino: possiamo definire un buono stato ecologico?;Valutazione di politiche pubbliche e strumenti tecnici per la gestione dei bacini idrografici; Sfide per il futuro. http://www.sisyphe.upmc.fr/internet/piren/mr2/mr2_frame.html 49 gie applicati a questi tipi di strumenti. http://www.congrex.nl/06c33/ Bariloche (Argentina), 12-14 dicembre 2006 The Ravage Of The Planet 1° International Conference on the Management of Natural Resources, Sustainable Development and Ecological Hazards Lo stato del nostro pianeta continua a deteriorarsi ad un ritmo allarmante, è necessario quindi trovare soluzioni urgenti prima che si arrivi ad un punto di non ritorno. L’incessante consumo di risorse naturali conduce ad una continua ricerca di ulteriori fonti di energia e materie prime. L’aggressività di questo processo è tale che il futuro del nostro pianeta è in pericolo ed il problema è aggravato dai danni provocati dal conseguente inquinamento. Scopo della conferenza organizzata dal Wessex Institute, in collaborazione con l’Università di Siena, è un confronto transdisciplinare finalizzato alla ricerca di soluzioni sostenibili che coinvolgano collaborazioni attraverso una vasta gamma di discipline. Le tematiche, quali acqua, aria, suolo, biodiversità, rischi per la salute, energia, pianificazione e sviluppo, problematiche politiche e sociali, sicurezza, saranno affrontate dal punto di vista della gestione di tali risorse, dell’uso sostenibile, del monitoraggio, dei rischi ambientali, della conservazione, della legislazione, ed infine si parlerà anche di nuove tecnologie, tecnologie per il risparmio energetico, soluzioni dalla natura e prevenzione dei disastri. http://www.wessex.ac.uk/conferences/2006/planet06/index.html Algeri (Algeria), 13-20 dicembre 2006 3éme Festival des Cultures et Civilisations des Peuples des Déserts. Il Ministero della Pianificazione del Territorio e dell’Ambiente dell’Algeria ed il Ministero Italiano dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare organizzano ad Algeri il Festival delle Culture e Civiltà dei Popoli dei Deserti, il terzo del genere dopo quello di Timimoun (Algeria) del 2003 e quello di Dubai (Emirati Arabi) del 2005. Se la proclamazione dell’Anno 2006,Anno Internazionale dei Deserti e della Desertificazione ha permesso di sottolineare la responsabilità dell’insieme dei paesi nei confronti del fenomeno 50 della desertificazione che necessita di soluzioni internazionali e della preservazione dell’ambiente dei deserti, essa ricorda anche che le culture e le tradizioni dei popoli del deserto sono riconosciute come patrimonio universale che deve essere conservato. Questo festival, con un taglio prettamente folcloristico, chiuderà le manifestazioni che si sono svolte nel corso del 2006, Anno Internazionale dei Deserti e della Desertificazione, con una serie di esposizioni di prodotti tipici dell’arte e dell’artigianato, spettacoli, degustazioni, seminari congressi e proiezioni di filmati. Ginevra (Svizzera), 10 gennaio 2007 Armonizzazione di regole, codici e norme sui carburanti gassosi e sui veicoli che li utilizzano Organizzata in occasione della 53esima sessione dell’UNECE, la tavola rotonda organizzata dall’International Organization for Standardization (ISO) presenta all'ordine del giorno l'armonizzazione globale delle norme tecniche per l’idrogeno e il gas naturale come nuovi combustibili, le sfide future e l’uso di questi carburanti nei veicoli su strada e fuori strada. Oltre a questi temi, verrà fatto il punto sul collegamento tra le norme tecniche e le necessità emergenti del settore. Obiettivo principale dell’iniziativa, è quello di identificare le sfide e le necessità in materia di armonizzazione di tutte le parti interessate: governi, organizzazioni governative e non governative, industria automobilistica ed energetica, fornitori di carburante, costruttori di infrastrutture per combustibili gassosi, la Divisione Trasporti e energie rinnovabili della Commissione Economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE), i comitati tecnici coinvolti ISO e IEC. http://www.uni.com/uni/controller/it/formazione/eventi_internazionali/2007/gaseousfuels_jan07.htm Bruxelles (Belgio), 15 gennaio 2007 Earth Observation under priority 6 Environment Giornata informativa nell’ambito del 7° Programma Quadro RTD L’unità per la “Gestione delle risorse naturali” nell’ambito del Programma Specifico di Collaborazione, sotto-attività “Sistemi di Osservazione della Terra e degli Oceani e metodi di monitoraggio Spazio internazionale Amburgo (Germania),17-19 gennaio 2007 6th International Electronics Recycling Congress IERC 2007 “Come può l’industria dell’elettronica chiudere il cerchio del riciclo e quali sono le sfide del sistema del “prendere indietro” e dell’industria del riciclaggio?” è a queste domande che il 6° Congresso Internazionale del Riciclaggio Elettronico (IERC) cercherà di dare risposte. Durante la Conferenza saranno discussi i primi risultati e le lezioni apprese dall’attuazione delle direttive WEEE, sui rifiuti elettrici e le strumentazioni elettroniche, e RoHS, sulla restrizione dell'uso di determinate sostanze pericolose nelle attrezzature elettriche ed elettroniche, così come la revisione delle direttive da par te della Commissione. Al di là di questi aspetti normativi, il mercato del riuso e del riciclo è in continua evoluzione e sta diventando sempre più d’interesse globale: le nuove tecnologie di riuso e riciclaggio aprono, infatti, nuove prospettive. Tutti i portatori d’interesse sono impegnati nella riduzione costi, nel miglioramento dell’efficienza e nel garantire alti standard di r iciclaggio.Il Congresso IERC si concentrerà sul riciclaggio elettronico senza trascurare i nuovi aspetti connessi, come le direttive EuP, sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia, RoHS e REACH, sulla Registrazione, valutazione, Autorizzazione per le sostanze chimiche. Costituirà, inoltre, una piattaforma per lo scambio di informazioni tra amministrazioni, aziende, università e società, per incontrare i propri partner in affari e per incontrare nuovi potenziali clienti. http://www.icm.ch/brochure_electronic_07.htm Atene (Grecia), 18-19 gennaio 2007 Fist HYDROCARE Conference Si tratta della prima Conferenza del progetto europeo HYDROCARE – Hydrological Cycle of the CADSES Regions (Ciclo Idrologico delle Regioni dello Spazio Europeo Centr ale , Adriatico, Danubiano e Sud Orientale) del programma INTERREG III B CADSES, che vede la partecipazione di sei nazioni, Italia, Germania, Grecia, Polonia, Romania e Slovacchia, attraverso 11 istituzioni, tr a cui l’APAT con il Dipartimento Acque Interne e Marine. Gli obiettivi del progetto sono inerenti alla disponibilità della risorsa acqua per lo sviluppo territoriale e ai rischi legati agli eventi idro-meteorologici sull’area CADSES. La Conferenza, che è organizzata dalla National Technical University (NTUA) di Atene in collaborazione con il leader del progetto, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Fisica delle Atmosfere ed Idrosfere (CINFAI), prevede un’assemblea dei par tner, una presentazione pubblica del progetto, e una conferenza stampa. La Conferenza ospita inoltre un workshop organizzato dal Servizio 12ı06-01ı07 per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile” organizza una giornata informativa nella quale sarà lanciata la prima “Call for Proposal”. Gli argomenti che saranno affrontati sono: l’integrazione delle attività Europee nel Global Earth Observation (GEO), le attività di ricerca trasversali rilevanti per il GEO, le attività di osservazione della Terra in aree emergenti e lo sviluppo di attività di capacity building nel settore dell’osservazione della Terra nei paesi in via di sviluppo. L’obiettivo dell’Information Day è di presentare l’attività in oggetto ai vari gruppi di portatori d’interesse e chiarire il suo contenuto attraverso un dibattito con i partecipanti. L’attività “Sistemi di Osservazione della Terra e degli Oceani e metodi di monitoraggio per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile” identificata col n. 6.4.1, introduce un nuovo campo di ricerca nell’ambito del Programma FP7 già annunciato nell’FP6.Anche per questo progetto è un pre-requisito il coinvolgimento di partner internazionali e pertanto questa giornata fornirà l’occasione per proficui contatti e scambi di informazione tra tutti i potenziali partecipanti internazionali del settore. Saranno presentate anche altre attività relative all’Osservazione della Terra da parte dei servizi della Commissione quali il Global Monitoring for Environment and Security (GMES), il Suppor t to Research Infrastructure, l’INFSO e l’ INSPIRE, in modo da chiarire le complementarietà tra queste e l’attività oggetto dell’Info Day. http://cordis.europa.eu/sustdev/environment/ev20061117.htm 51 Spazio internazionale per il Supporto delle Attività relative ai Fondi Comunitari dell’APAT dal titolo “Drought and Water Scarcity: discussion in the frame of EU Initiatives”. Il workshop è suddiviso in una sezione dedicata alle presentazioni dei progetti EU dedicati al tema “Drought and Water Scarcity” ed una tavola rotonda sulle priorità da segnalare per i prossimi programmi comunitari, focalizzando l'attenzione sulle lacune ancora esistenti in ambito operativo e di ricerca. http://www.hydrocare-cadses.net/ Nairobi (Kenia), 20–25 gennaio 2007 World Social Forum (WSF) Nairobi 2007 Il 7° Forum Sociale Mondiale, movimento nato nel 2001 a Porto Alegre (Brasile), il primo a svolgersi in Africa, focalizzerà su tutti quei problemi che questo grande continente deve affrontare: il debito pubblico, gli accordi commerciali con l’Europa, il WTO, i migranti, i conflitti, la questione del lavoro degno, lo sviluppo sostenibile e l’ambiente, il sostegno alla società civile e alle forme di partecipazione democratica. Il forum di Nairobi, però, riguarda da vicino anche l’Europa e l’Italia: rappresenta infatti un’occasione per porre al centro della nostra agenda l’Africa, paradigma del fallimento delle politiche globali di questi anni e cartina di tornasole delle contraddizioni mondiali. Al Forum 2007, organizzato dall’Eastern Africa Organizing Commettee (EAOC), parteciperanno attivisti da tutto il modo, dei movimenti sociali, forze progressiste, coalizioni, istituzioni, ONG, governi e associazioni umanitarie. Una delegazione di Legambiente International, parteciperà con un workshop organizzato insieme ai partner della società civile italiana e africana. Il WFS sarà organizzato anche con il contributo del governo italiano, con uno finanziamento stanziato dal ministero degli Affari Esteri, che sarà destinato alla realizzazione di attività quali: sito web, documentazione audiovisiva, pubblicità e interazione con i media, training per i giornalisti africani, pubblicazione di una newsletter e centri d’informazione. http://wsf2007.org 52 Bruxelles (Belgio), 29 gennaio 2 febbraio 2007 Take a Week to Change Tomorrow Prima Settimana Europea per l’Energia Sostenibile (EUSEW) e Conferenza Europea sulle Politiche energetiche rinnovabili Nell’ambito della Campagna Europea per l’Energia Sostenibile (SEE), la Direzione Generale per l’Energia e i Trasporti della Commissione Europea, le istituzioni europee ed i principali portatori d’interesse hanno organizzato la prima Settimana Europea per l’Energia Sostenibile (EUSEW). Questa settimana tende a diventare il punto di riferimento annuale per i problemi sull’energia sostenibile in Europa. Gli eventi previsti copriranno le tematiche chiave dello sviluppo dell’energia sostenibile, mettendone in risalto la natura multi settoriale e sottolineando la necessità di tutti di lavorare insieme verso un comune obiettivo. EUSEW rispecchia, inoltre, la cooperazione attiva tra diverse iniziative europee gestite dalla Commissione Europea, quali Concerto Plus, Civitas Forum, ManagEnergy, EPBD Building Platform, il Programma Europeo Energia Intelligente, la Campagna Europea per l’Energia Sostenibile, la Piattaforma Tecnologica Europea per l’energia eolica, fotovoltaica e solare termica. Dal 29 al 31 gennaio, si svolgerà anche la Conferenza “2007 European Renewable Energy Policy Conference”, che mira ad essere il luogo d’incontro per i rappresentanti delle industrie europee per le Energie Rinnovabili e per i decisori politici europei e internazionali. Questa Conferenza fornisce una piattaforma per lo scambio di idee, discutere i concetti e la formulazione di raccomandazioni per una strategia futura verso la fornitura di energia sostenibile. http://www.erecrenewables.org/events/20 07PolicyConference/default.htm a I DE A MBIENTE A NNO 3 • NUMERO 29 DICEMBRE 2006 - GENNAIO 2007 Registrazione Tribunale Civile di Roma n. 84/2004 del 5 marzo 2004 APAT Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici