ideambiente dicembre 2006-gennaio 2007

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ideambiente dicembre 2006-gennaio 2007
ideambiente
MENSILE
DI INFORMAZIONE AMBIENTALE
• DICEMBRE 2006 - GENNAIO 2007
APAT
Agenzia per la protezione
dell’ambiente e per i servizi tecnici
Intervista a
GiancarloViglione
APAT:Annuario
dei dati Ambientali
Ambiente e Religioni:
la difesa del creato
Speciale Ecomondo 2006
Confindustria:
intervista a M. Beretta
Pubblica Amministrazione
amica dei cittadini
Rinnovabili: dove puntare
le proprie “energie”
Il Consiglio federale delle
Agenzie ambientali
Desert Nights,
International Film Festival
Conferenza EuroMediterranea: salvare il
Mare Nostrum
12ı06-01ı07
SCIA: Primo Rapporto
sul clima
rio
a
m
A NNO 3 • NUMERO 29
D ICEMBRE 2006 - G ENNAIO 2007
DIRETTORE RESPONSABILE
Renata Montesanti
REDAZIONE
Cristina Pacciani (Coordinatore),
Lorena Cecchini,
Alberta Franchi,
Stefania Fusani,
Ornella Notargiacomo
COLLABORATORI
Alessandra Lasco, Fabrizio Felici,Anna Rita
Pescetelli, Pietro Maria Testaì
PROGETTO GRAFICO
Elena Porrazzo
FOTOGRAFIE
Luciano Gagliardi, Paolo Moretti,Alfredo
Ricciardi Tenore
Per le fotografie di copertina:Adnkronos Infophoto
SEGRETERIA DI REDAZIONE
Lucia Fattori
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Federica Alighieri, Laura Bertollo, Patrizia
Chiatti, Domenica Gaudioso, Giuliana Giardi,
Marilena Insolubile, Roberto Mezzanotte,
Beti Piotto,Anna Laura Saso, Nadia Sbreglia
CONSULENZA EDITORIALE
Mila Verboschi
DISTRIBUZIONE E RAPPORTI CON LA TIPOGRAFIA
Olimpia Girolamo, Michela Porcarelli
Si ringraziano per la collaborazione
Dott.ssa Rita Calicchia, APAT
ARPA Piemonte
STAMPATO DA
IGER srl
V.le C.T. Odescalchi, 67/A
00147 Roma
Registrazione
Tribunale Civile di Roma
n. 84/2004 del 5 marzo 2004
L’editoriale dell’Avv. Giancarlo Viglione
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Intervista a Giancarlo Viglione
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Conoscenza a tutti i livelli, interventi
e monitoraggio dei risultati
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La difesa del creato costruisce l’unità dei Cristiani
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Una voce dalla Polonia: il Card. Jozef Glemp
Arcivescovo di Varsavia
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L’esperienza di un centro della Diocesi di Treviso
nell’educazione al rispetto della natura
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Intervista al Card. Paul Poupard
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Intervista a John J. De Gioia
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Speciale Ecomondo
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Forum P.A. 2007: una pubblica amministrazione
amica del cittadino
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Rinnovabili, efficienza emissioni inquinanti:
dove portare le proprie “energia”
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SCIA ha fornito il Primo Rapporto sul clima
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Biblioteca APAT
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Sistema gestione qualità APAT: l’approccio
per processi conferisce valore aggiunto
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Sauro Turroni al Consiglio Federale
delle Agenzie ambientali
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Il rapporto sullo stato dell’ambiente in Piemonte
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Avvenimenti
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A Roma un festival internazionale
per celebrare l’anno dei deserti
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Un accordo Euro-Mediterraneo
per salvare il Mare Nostrum
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L’accesso all’informazione ambientale
nel Mediterraneo
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Spazio Internazionale
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Som
Editoriale
Il nuovo anno conferirà un
nuovo volto all’Agenzia per la
protezione dell’ambiente
Sono trascorsi circa cinque mesi dal mio insediamento all’APAT in qualità di Direttore
Generale - ora Commissario Straordinario
dell’Agenzia. Più precisamente: appena 90
giornate lavorative.
In occasione del primo incontro con il personale dell’Agenzia, ho dichiarato di voler perseguire, con priorità, il raggiungimento di tre
obiettivi, tra i molti che mi erano di fronte: riforma dell’APAT; soluzione del problema contrattuale, affinché tutto il personale avesse un
unico contratto lavorativo; gestione della complessa e variegata situazione dei lavoratori
precari.
Oggi posso affermare che, grazie in modo particolare alla sensibilità con cui il Ministro
Pecoraro Scanio e il Governo tutto hanno accolto le mie istanze, gli obiettivi sono stati
pienamente raggiunti, fatta eccezione per la
stabilizzazione del precariato che, attualmente, è soltanto parziale, a causa della forte dipendenza della materia con ambiti a essa esterni.
Per essere totale, necessita di successivi aggiustamenti che, verosimilmente, potranno essere resi disponibili nei prossimi mesi.
Mi sia consentito passare in rassegna ciascuno,
sia pure con brevità.
Riforma dell’APAT. Questo obiettivo, che interessa il fronte esterno dell’Agenzia, è stato raggiunto alla fine dello scorso novembre con l’approvazione del decreto legge collegato alla legge Finanziaria per il 2007, poi trasformato in
legge.
In base a tale provvedimento, l’Agenzia riacquista personalità giuridica e autonomia di gestione.Vi sarà un Consiglio di Amministrazione,
con un Presidente – nominato con decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare – e quattro
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Consiglieri, nominati con decreto del Ministro,
di cui due espressi dalla Conferenza delle
Regioni e delle Province autonome.
È stato così effettuato il recupero di corretti
rapporti di indipendenza e dignità istituzionale, principalmente con il Ministero dell’ambiente che oggi vede nell’APAT, con la cooperazione delle Agenzie territoriali, il proprio interlocutore tecnico, nel quale troveranno adeguato spazio anche le autonomie locali.
In tale contesto si colloca la trasformazione
della nomina da me ricevuta da Direttore
Generale a Commissario Straordinario, in
quanto, nelle more dell’emanazione delle norme necessarie, sono riassunte in un unico
soggetto le funzioni del Consiglio di Amministrazione e del Direttore Generale.
E ancora: conferimento di dignità al ruolo
dell’APAT e delle Agenzie Ambientali.A ciò infatti conduce il coinvolgimento del Sistema
agenziale nel processo di revisione della
152/2006 (Testo Unico Ambientale), come primo atto di riconoscimento del suo ruolo.
Infine, la missione di cooperazione governativa in Libano, con il coordinamento di APAT,
nonché della partecipazione alla gestione
emergenziale dei rifiuti a Napoli.
Di tutto ciò è già possibile cogliere qualche eco
nel rilancio dell’immagine dell’APAT, con un potenziamento delle capacità di comunicazione.
Come primo esempio, l’evento di presentazione dell’Annuario dei dati ambientali 2006,
che ha ricevuto consenso unanime.
Da ultimo, ma soltanto rispetto a un ordine
temporale, deve essere ricordato che l’APAT
e l’intero Sistema agenziale sono stati esclusi
dai tagli del Bilancio di previsione 2007, risultando così tutelate le risorse a loro disposizione (per APAT, si tratta di un risparmio dell’ordine di 6-7 milioni di euro).
stione delle stesse.
È stato posto impegno al ripristino della correttezza di gestione, sulla base dei rilievi della Corte dei Conti nell’indagine sulla gestione
dell’APAT per gli anni 2002-2005.
Il 27 ottobre u.s. è stata presentata alla Sezione
Centrale di controllo della Corte dei Conti, a
esito dell’indagine sull’APAT, la Relazione programmatica 2007. Il documento è stato accolto con favore, essendo state recepite tutte le
osservazioni ricevute.
Si è infine proceduto alla predisposizione delle linee di indirizzo per l’attività dell’APAT, sia
in una fase intermedia che nel lungo termine.
Sono contenute nella relazione programmatica di accompagnamento al bilancio di previsione 2007.
Avv. Giancarlo Viglione
Commissario Straordinario
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Sul fronte dei problemi interni, il secondo
obiettivo che avevo dichiarato di voler raggiungere prioritariamente – la soluzione del
problema contrattuale – è stato centrato
con la sigla dell’accordo sindacale (con CGIL,
CISL, UIL, ANPRI) per l’inquadramento del
personale ex DSTN. Era atteso da anni, e vi
si è pervenuti in poche settimane, anche in virtù di rinnovate e corrette relazioni sindacali.
Attualmente si sta procedendo al completamento di atti propedeutici all’applicazione di
quanto sottoscritto dalle parti.
Particolarmente delicata era, e in parte lo è
tuttora, la gestione del personale precario, il
terzo obiettivo che mi ero prefissato di raggiungere prioritariamente.
Ho prestato particolare attenzione affinché
fossero poste in atto tutte le provvidenze
consentite dalle norme vigenti – e anche da
quelle in approvazione, come nel caso della finanziaria – a favore della massima tutela del
personale APAT così classificato (circa 600 unità su un totale a regime di circa 1200 dipendenti a tempo indeterminato).
Ho così disposto che venissero promossi
contratti a tempo determinato per favorire
possibili processi di stabilizzazione.
Complessivamente: 296 tecnici + 35 amministrativi + 74 diplomati. Il totale passa da 300
a 394 unità, con un incremento del 25%.
Risorse aggiuntive per i rinnovi dei contratti
che riguardano il personale più debole
(co.co.co) sono state reperite, come accennato in precedenza, a seguito dell’esclusione
dell’APAT dal novero degli enti passibili di tagli nel Bilancio di previsione 2007.
Contemporaneamente al lavoro svolto perché
fossero conseguiti gli obiettivi prioritari, ci si è
impegnati in altri temi importanti e urgenti. È
stato consolidato, nei tempi previsti, il bilancio
di previsione dell’Agenzia per il 2007 ed è stata elaborata la relazione programmatica di accompagnamento che individua le priorità per
il medesimo anno. È stato fatto un ampio utilizzo dei rilievi fatti dalla Corte dei Conti a valle dell’indagine sulla gestione dell’APAT per gli
anni 2002-2005.
Il documento contiene la visione sul futuro
dell’APAT nonché l’identificazione delle criticità attese e alcune linee di indirizzo per la ge-
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UN’AGENZIA APERTA AL
MONDO DELLE
REGIONI A
GARANZIA
DI PLURALISMO E DIALETTICA INTERNA
APAT: un’indipendenza
politica tutta a favore
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del
cittadino
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L’in
Viglione: rafforzare il legame APAT-ARPA-APPA è solo il primo
passo di una riforma più ampia
Rinnovare per migliorare. Questo l’obiettivo
della riforma dell’Agenzia per la protezione
dell’ambiente e per i Servizi Tecnici. In realtà
non si può parlare di una vera e propria innovazione, ma di un ritorno alle origini e più precisamente ai tempi dell’ANPA. Un passaggio
fondamentale per fornire all’Agenzia autorevolezza ed indipendenza, requisiti essenziali per
“regalare” all’Italia “un sistema di controlli rigoroso in grado di funzionare tenendo strettamente separata la politica”. Ne abbiamo parlato con il Commissario straordinario
dell’APAT, Giancarlo Viglione.
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Commissario, è esatto affermare che più di
una vera e propria innovazione si tratta di un
ritorno alle origini?
In un cer to senso sì, ma solo in par te.
Certamente la nuova APAT, nata dalla riforma
introdotta dal decreto-legge 262/2006 collegato alla finanziaria e confermata dalla legge di
conversione, la n. 286/2006, come la vecchia
ANPA, istituita nel 1994, è dotata di un presidente e di un consiglio di amministrazione, oltre che di un direttore generale. Si tratta di un
provvedimento che ha corretto la scelta effettuata con il decreto legislativo n. 300 del 1999,
L’intervista
Quali principi hanno ispirato la riforma
dell’Agenzia?
Un primo punto fondamentale sta nell’aver riprodotto anche all’interno dell’Agenzia quella distinzione che, secondo i principi oggi più
consolidati dalla dottrina, deve stare alla base
dell’organizzazione dello Stato, la distinzione,
cioè, tra le funzioni di indirizzo e quelle di gestione.Tali funzioni sono ora affidate nell’APAT
a due soggetti diversi, le prime al consiglio di
amministrazione, le seconde al direttore generale.
L’istituzione di un organo interno di indirizzo
e l’attribuzione di personalità giuridica fanno
ora dell’APAT un ente autonomo, e l’autonomia è l’altra questione nodale della riforma.
L’autonomia è infatti una caratteristica essenziale per un agenzia ambientale, tra le cui funzioni vi è certo quella di dare supporto, soprattutto attraverso la raccolta e la diffusione dei
dati sull’ambiente, a chi ha la responsabilità di
definire le politiche ambientali, ma vi è anche
quella di verificare l’efficacia di tali politiche e
degli interventi effettuati, e l’oggettività di
quelle verifiche deve essere garantita dall’indipendenza di chi le effettua rispetto a chi ha as-
sunto le decisioni. Va quindi dato merito al
Governo, ed in par ticolare al Ministro
dell’Ambiente, per avere avuto la lungimiranza necessaria per rinunciare ad un controllo più
forte e diretto sull’Agenzia, a vantaggio della
reale efficacia della sua azione.
L’autonomia sembra quindi essere il priincipio
cardine della riforma. L’indipendenza, come dichiarato dal Ministro dell’Ambiente, è conse-guenza dell’autorevolezza e di un’adeguata
conoscenza delle elevate competenze tecnico scientificche dell’APAT. I cambiamenti prodotti dalla riforma in che modo contribuiranno a far sì che finallmente l’APAT diventi sinonimo di tutela dell’ambiente/controlli ambientali e punto di riferimentto primario del settore?
Non c’è dubbio che l’effettiva autonomia, al pari dell’autorevolezza, può discendere unicamente da una profonda competenza tecnicoscientifica e non c’è dubbio che l’APAT disponga di competenze e di professionalità di prim’ordine, da tutti riconosciute. È grazie ad esse che l’Agenzia ha potuto mantenere autorevolezza e margini di indipendenza anche
quando legge, statuto e condizioni generali non
erano in tal senso le più favorevoli. È però altrettanto vero che, in assenza di un assetto legislativo che riconosca un adeguato livello di
indipendenza, difficilmente un’agenzia ambientale può espletare appieno tutte le funzioni che
dovrebbero caratterizzarla.
Penso ad esempio a una caratteristica fondamentale per un’agenzia come l’APAT, la multireferenzialità, la possibilità cioè di interfacciarsi con un’ampia serie di soggetti diversi, caratteristica evidentemente connessa all’autonomia. Per comprendere l’importanza di questa
caratteristica è necessario riflettere sul fatto
che le decisioni potenzialmente capaci di incidere sulla qualità dell’ambiente non attengono ad una sola amministrazione, cioè a quella istituzionalmente preposta alla sua protezione; al contrario, è difficile pensare ad un ente
o a un’amministrazione la cui attività non abbia riflessi di natura ambientale più o meno diretti o più o meno importanti. Si pensi alle
competenze in materia di energia, di infrastrutture, di trasporti, di assetto del territorio, di
agricoltura, solo per citarne alcune. Ecco dunque la necessità che tutte quelle amministrazioni possano trovare nell’APAT un punto di
riferimento ed ecco dunque, anche in questo
senso, l’importanza della riforma.
Ha già accennato, in una precedente intervi-
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che aveva trasformato l’Agenzia per l’ambiente in una delle tante agenzie ministeriali che
quel decreto legislativo istituiva per la prima
volta, prevedendo per loro un solo organo di
tipo monocratico, il direttore generale, e senza attribuire ad esse personalità giuridica; una
scelta che - l’esperienza di questi anni lo ha dimostrato - non aveva tenuto conto di tutte le
specificità di un’agenzia ambientale e di tutte
le esigenze cui quel tipo di organismo deve far
fronte. È stata invece confermata l’altra scelta
di fondo del decreto legislativo 300, l’unificazione, cioè, in un solo organismo delle funzioni della protezione dell’ambiente, già proprie
dell’ANPA, con quelle di tutela del territorio,
ben presenti nei Servizi tecnici nazionali, confluiti nell’APAT, insieme all’ANPA. Per contro,
la nuova riforma introduce notevoli correttivi anche rispetto all’esperienza dell’organizzazione della vecchia ANPA: un consiglio di amministrazione ancora contenuto nel numero
di componenti (quattro, oltre al presidente),
ma più ampio di quello dell’ANPA e aperto al
mondo delle regioni, e quindi con maggiori
possibilità di pluralismo e di dialettica interna;
un direttore generale nominato dallo stesso
consiglio di amministrazione e non più dal
Governo, ad evitare quelle difficoltà incontrate dall’ANPA, connesse all’esistenza di due organi di pari livello.
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L’intervista
sta, alla necessità di maggiore coesione tra
l’APAT e le Agenzia regionali e delle province autonoome. Tale rafforzamento, quali effetti positivi porterebbe al cittadino, cardine di
tutte le attivvità istituzionali?
Bisogna ricordare che le agenzie ambientali nascono nel nostro paese a seguito del referendum tenuto nella primavera del 1993, con la
quale il popolo italiano ha deciso, a larghissima
maggioranza, di abrogare le norme di legge che
attribuivano i controlli sull’ambiente agli organi del Servizio sanitario nazionale, al fine di rendere tali controlli autonomi, affidandoli a soggetti specificamente dedicati ad essi. È così che
la legge n. 61 del 1994 ha istituito un’Agenzia
per la protezione dell’ambiente a livello nazionale, l’ANPA appunto, e ha previsto che ogni
regione e le province autonome di Trento e di
Bolzano istituissero delle loro agenzie, le ARPA o APPA. È nato, insomma, per svolgere quei
controlli, un insieme di agenzie ambientali. Si è
trattato poi di trasformare quell’insieme in un
sistema di agenzie, cioè in un insieme organico e coordinato, attraverso il quale i controlli vengano effettuati secondo gli stessi criteri
e con gli stessi metodi validati. In questa direzione, che la legge del 1994 ha indicato, senza però prevedere strumenti specifici, le agenzie ambientali hanno proceduto su base volontaria, soprattutto nei primi anni di vita, sino a
dar luogo ad un riconoscibile “sistema agenziale”. Ma c’è ancora molta strada da fare, e per
questo è necessaria una riforma più ampia, anticipata solo in parte dalla recente riorganizzazione dell’APAT, che già contiene tuttavia
un’importante premessa della più generale riforma dell’intero sistema agenziale. Nella riorganizzazione è infatti previsto, come ho già accennato, che due dei quattro componenti del
consiglio di amministrazione siano designati
dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome. È evidente il rafforzamento del
legame operativo tra APAT e ARPA-APPA
che in tal modo potrà realizzarsi, come è evidente la ricaduta che da un forte rilancio dell’intero sistema agenziale discenderebbe sull’efficacia dei controlli ambientali, che costituisce, in ultima analisi, il motivo di interesse per
ogni cittadino. Per questo, ritengo che il disegno di legge di riforma generale del sistema
delle agenzie ambientali, già presentato in
Parlamento, frutto dell’esperienza di quanti all’interno delle agenzie, ed in par ticolare
dell’APAT, hanno a lungo operato, possa costituire un’eccellente base di discussione.
All’interno del Sistema delle Agenzie ambien-
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tali esistono diversi livelli di professionalità.
Varie le motivazioni: dalla recente istituzione
di alcune Agenzie, a problemi di orrganizzazione interna e di competenza di altre. La riforma riuscirà, ed eventualmente in che modoo, a
portare tutte le Agenzie regionali e delle province autonome allo stesso livello di efficienza?
Più che di diversi livelli di professionalità, che
attengono a caratteristiche dei singoli che
operano all’interno delle agenzie e che raggiungono normalmente standard molto buoni indipendentemente da considerazioni geografiche, parlerei di differenze nelle condizioni organizzative, nelle disponibilità di mezzi, nelle complessive potenzialità. In questo senso “fare sistema” è sicuramente un modo, forse il più
efficace, per ridurre le differenze. Ricordo a
questo proposito che una delle più importanti iniziative avviate, su base volontaria, all’indomani della costituzione della vecchia ANPA e
delle prime agenzie regionali è stata quella dei
cosiddetti “gemellaggi”, dove, con il finanziamento dell’Agenzia nazionale, ciascuna delle
agenzie già costituite e più esperte dava supporto ad un’altra, in via di formazione.
Per il futuro si potrebbe prevedere, ad esempio, la definizione di livelli essenziali di prestazione, una definizione da effettuare nell’ambito del coordinamento tra le agenzie, tenendo
conto delle diverse pressioni che operano
nelle differenti realtà locali e associando a tale definizione opportune forme di finanziamento che tengano conto degli impegni richiesti a
ciascuna agenzia. Sarebbe questo un modo per
promuovere le singole agenzie verso quel livello di efficienza che le singole realtà territoriali richiedono. Va da sé che un’ipotesi di
questo genere dipenderà da quell’ampia riforma dell’intero sistema agenziale alla quale ho
prima accennato, che richiederà certamente
un lavoro paziente, ma sulla quale saremo
tutti impegnati sin dai prossimi giorni.
(Alessandra Lasco)
PRESENTATO A PALAZZO ROSPIGLIOSI IN ROMA,
L’ANNUARIO DEI DATI AMBIENTALI 2006
Conoscenza a tutti livelli,
interventi e monitoraggio
dei risultati
“Riuscire a riportare l’attenzione sui dati, in un
Paese dove spesso vengono poco utilizzati e ancora meno valorizzati, è un grande sforzo necessario per far comprendere che l’azione che si
svolge è a tutela non solo della salute e della qualità della vita dei cittadini, ma anche del futuro del
nostro sistema economico, imprenditoriale e
aziendale. Il Ministero dell’Ambiente lavorerà affinché questa presentazione non rimanga solo
un appuntamento rituale, ma sia riprodotta in
sede parlamentare, regionale, comunale e comunitaria”.
Con queste parole il Ministro dell’Ambiente
Pecoraro Scanio è intervenuto alla presentazione
dell’Annuario dei dati ambientali 2006, edito
dall’APAT in collaborazione con le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente.
“Interventi, conoscenza a tutti i livelli e monitoraggio dei risultati” rappresentano, secondo il Ministro,
gli step fondamentali per realizzare, attraverso
una conoscenza condivisa, un’efficace politica ambientale nel nostro Paese. Senza la condivisione,
infatti, ogni iniziativa rischia di essere un accanimento fine a se stesso, privo di partecipazione e quindi di risultati.
“Tutto questo – ha spiegato il vertice del Dicastero
ambientale – deve essere unito ad una maggiore
rigidità nei controlli”.
Attenzione particolare, testimoniata anche dall’inserimento di un apposito emendamento in finanziaria, è stata data anche al settore rifiuti.“Non
è possibile permettere – ha spiegato Pecoraro
Scanio - che camion, treni e navi circolino sul nostro territorio, senza che si verifichi a monte, il carico trasportato”. Quella della severità dei controlli è una necessità ribadita anche dal Capo della
protezione civile e Commissario per l’emergenza
rifiuti in Campania, Guido Bertolaso, che durante
il suo intervento ha posto l’accento sull’esigenza
di maggiori investimenti nel settore della prevenzione.“ L’annuario dei dati ambientali rappresenta una sorta di cartella clinica dello stato di salute del nostro Paese, grazie alla quale è possibile attuare una politica di prevenzione da un lato e li-
mitare i danni dall’altro”.
L’annuario dei dati ambientali disegna, dunque, un
quadro della situazione ambientale del nostro
Paese in base al quale improntare strategie e definire priorità.“Potremmo definire l’Agenzia per la
protezione dell’ambiente, l’Istat dei dati ambientali” ha dichiarato Giancarlo Viglione, Commissario
straordinario dell’APAT,“la cui attività è indispensabile per orientare politiche e stili di vita dei cittadini”.
Queste le dichiarazioni di alcune delle autorità intervenute alla presentazione dell’Annuario dei
dati ambientali, ospitata all’interno di Palazzo
Rospigliosi a Roma che, per la sua quinta edizione, si presenta in una versione ampliata da venti
indicatori e da nuovi capitoli. “L’esposizione dei
bambini agli inquinanti e ad alcune variabili della
laguna di Venezia ed il capitolo relativo alle spese
ambientali, sono solo alcuni esempi delle particolarità inserite nel volume 2006.
Ecco l’istantanea scattata dall’Annuario dei dati ambientali nel corso del 2005:
-Aumenta la produzione totale dei rifiuti.Tra il 1997
e il 2003, si è registrata una crescita di quasi il 50%
della produzione totale; i rifiuti urbani ed i derivanti da attività produttive e di servizi passano da circa 87,5 milioni di tonnellate del 1997, a poco più
di 130 milioni di tonnellate nel 2003. Il tasso medio annuo di crescita si attesta intorno al 7%, e l’ultimo dato disponibile non si discosta dalla media,
aggirandosi intorno al 7,2%. Anche i rifiuti urbani,
dopo un lieve rallentamento, tornano a crescere
(+3,7% rispetto all’anno 2003), raggiungendo una
quantità totale di circa 31 milioni di tonnellate e
segnando un livello decisamente superiore al tasso medio di incremento del precedente quadriennio 2000-2003 (1,2%). La crescita più elevata si riscontra al Centro + 5,4%, mentre al Nord
e al Sud si attesta, rispettivamente, al 3,3% e al
3,1%.
La raccolta differenziata, nel 2004 registra il valore di 7,1 milioni di tonnellate, pari al 22,7% della
produzione totale dei rifiuti urbani. Nonostante nel
biennio 2003-2004 sia cresciuta con una quota
12ı06-01ı07
Bertolaso: investire nella prevenzione e limitare
i danni è possibile grazie al lavoro dell’APAT
7
percentuale di 1,6 punti, che in termini assoluti è
pari a circa 700 mila tonnellate, questo valore è
ben lontano dagli obiettivi a suo tempo fissati dal
decreto Ronchi (15% entro il 1999, 25% entro il
2001; 35% entro il 2003), oggi sostituiti da quelli
previsti dal decreto legislativo 152/2006. Mentre
il Nord, con un tasso di raccolta pari al 35,5%, raggiunge, con un solo anno di ritardo, l’obiettivo fissato il 2003, il Centro e il Sud con percentuali pari al 18,3% e all’8,1%, risultano ancora decisamente lontani, non solo da tale traguardo, ma anche da quello relativo al 2001.
Riguardo alla gestione dei rifiuti urbani, quella in discarica si conferma forma di smaltimento più utilizzata.
In aumento anche i valori relativi alle sorgenti di
campo elettromagnetico che segnano, tra il 2004
e il 2005 per gli impianti ad alta frequenza, un aumento della densità di circa il 13% e di circa il
14% della loro potenza complessiva.
Lievissima, invece, la variazione in positivo della lunghezza delle linee elettriche relative agli impianti a bassa
frequenza. Inoltre tra il 2002 e il
2005, circa il 13% dei controlli effettuati su impianti RTV ha mostrato un superamento dei limiti di legge, mentre per gli impianti SRB e quelli a bassa frequenza, la percentuale dei controlli, che ha documentato tale superamento, si attesta intorno all’ 1%.
Un simile quadro si riscontra anche
in relazione all’inquinamento atmosferico, dove Ozono, PM10, NO2, continuano ad essere i principali inquinanti.
Dai dati emersi, il 58% delle stazioni di
monitoraggio di PM10 e circa il
70% delle zone in cui è
sud-
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diviso il territorio del nostro Paese, supera il valore limite giornaliero . A luglio 2006, l’ozono, nel
40% circa delle stazioni di monitoraggio ha oltrepassato la soglia di 180 µg/m3.ed il 40% delle
centraline ha riscontrato, anche per il Biossido di
azoto, un superamento del valore di 40
µg/m3(obiettivo limite al 2010). Nel 2004 risulta
imputabile al settore dei trasporti il 54% dell’inquinamento da NOx, il 34% da particolato (PM10) e
il 42% da Composti Organici Volatili. Nel periodo
compreso tra il 1990 ed il 2004, le emissioni tenderebbero ad aumentare a causa della continua
crescita del parco veicolare e delle percorrenze,
ma diminuiscono come valore complessivo per il
rinnovo del parco stesso, grazie ai continui miglioramenti tecnologici dei veicoli.
L’inquinamento acustico continua ad essere considerato tra le prime 5 cause ambientali, oggetto
di preoccupazione per i cittadini. Dalle analisi effettuate in alcune città italiane è stata stimata una
percentuale di popolazione esposta a livelli di rumore superiori ai 65 dB(A) durante il giorno, maggiore del 20%, con punte anche dell’80%. In particolare, il traffico stradale, ferroviario e aereo, registra, con distinzioni relative alle singole sorgenti, un generale incremento dei volumi; i dati relativi al traffico aeroportuale, infatti, mettono in luce, nel 2004, una variazione percentuale di +0,8%
rispetto al 2003, mentre quello veicolare sulle autostrade, tra il 1990 e il 2004, ha presentato una
variazione positiva di circa il 52%.Aumento contenuto, inoltre, per il trasporto passeggeri nel
traffico ferroviario, con una lieve diminuzione
per il traffico merci.
Si è mantenuta pressoché costante, negli ultimi cinque anni, la qualità delle Acque marino costiere,
per quanto riguarda le caratteristiche trofiche,
responsabili dei ben noti fenomeni delle mucillagini e del bloom algale. Circa il 60% delle acque è
stata giudicata di qualità elevata, il 30% buona, il restante 10% fra il mediocre e lo scadente. Le aree
più critiche si trovano in corrispondenza delle foci fluviali dell’Alto Adriatico e del Tirreno. L’Emilia
Romagna è la regione che presenta condizioni di
più elevata trofia mentre la Campania, in corrispondenza della Foce del Sarno, della Foce del Volturno
e di Portici, presenta una qualità mediocre, riscontrata anche nel Lazio in corrispondenza di
Fiumicino per la provincia di Roma e nei pressi del
comune di Minturno in provincia di Latina.Tra ottima e sufficiente, nel 79% dei punti presi in esame, la qualità delle acque interne ed in particolare
dei fiumi. Il rimanente 21%, invece, è ben lontano
dagli obiettivi di qualità previsti dalla normativa. I
dati relativi ai laghi, infine, disegnano un quadro
complessivamente discreto, in cui il 70% delle
aree si trova in uno stato di qualità ecologica
compreso fra sufficiente e elevato.
In l’Italia, le stime più recenti indicano, nell’ambito
dei cambiamenti climatici, un riscaldamento medio di 0,96°C dal 1961 al 2004, e di 1,58°C dal
(degrado dei suoli, erosione, desertificazione). Le
maggiori minacce sono legate ad attività umane
come la diffusione della caccia (nell’83% del territorio si può cacciare) e la concentrazione della
pesca. I maggiori impatti ambientali dell’agricoltura derivano dai fertilizzanti (in aumento di oltre il
3%) e dai fitosanitari (in diminuzione del 7,6%).
Ad oggi, il 9,7% del territorio è occupato da aree
terrestri protette ed il 30% delle acque costiere da
aree marine protette. Oltre l’11% del territorio nazionale è ZPS ( Zone di Protezione Speciale) e
quasi il 15% da SIC (Siti di Impor tanza
Comunitaria). L’agricoltura biologica, altro intervento in atto, (attualmente 1.100.000 ettari e oltre 56.000 aziende) è cresciuta in Italia a un ritmo
notevole, soprattutto al Sud.
(Alessandra Lasco)
12ı06-01ı07
1981 al 2004, con differenze poco significative tra
diverse aree del territorio nazionale, a conferma
che le variazioni sono determinate principalmente da fattori climatici a grande scala. Il numero medio di notti tropicali (cioè con temperatura minima maggiore o uguale a 20 °C) in un anno è passato da 24,3 (1961) a 15,8 (1981, punto di inversione) a 36,7 nel 2004. La produzione di energia da
fonti rinnovabili, risulta ancora avere un peso relativo piuttosto limitato (8,4% nel 2004 rispetto al
totale dell’offerta interna lorda), anche se il dato
è in aumento (+71,2% nel periodo 1991-2004).
Negli ultimi anni è stato però particolarmente evidente l’incremento della produzione di elettricità
dal vento (da 26 a 406 ktep nel periodo 19972003), dai rifiuti (da 144 a 1305 ktep nello stesso
periodo) e dalle biomasse (da 2.171 a 3.915 ktep
nello stesso periodo, comprendendo legna e assimilati, biocombustibili e biogas).
Situazione diversa nel campo del dissesto idrogeologico, dove nonostante i recenti eventi calamitosi si segnala, nel complesso, una diminuzione dei
danni e delle vittime nell’ultimo ventennio.
Per il periodo 2001 – 2005, la stima economica del
danno dovuto ad eventi alluvionali si aggira su un
valore complessivo non inferiore a 4 miliardi di euro. Ad ottobre 2006 i fenomeni franosi censiti attraverso IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in
Italia) sono 460.000, che interessano una superficie complessiva di circa 20.000 km2, pari al 6,5%
del territorio nazionale.
Infine, per ciò che concerne il patrimonio naturale del nostro Paese, i dati emersi mostrano una situazione in cui risulta minacciato oltre il 45% degli animali vertebrati su 1.265 specie presenti sul
nostro territorio, il 15% delle piante superiori, il
40% delle piante inferiori ed il 30% dei principali
ambienti naturali. L’86% degli habitat più vulnerabili e degradati sono quelli legati agli ambienti
umidi (paludosi, costieri, riparali), fondamentali
per la diversità biologica (biodiversità), in quanto
aree di sosta o svernamento per milioni di uccelli migratori (WWF, 2005).
Anche la superficie agricola del territorio nazionale, è diminuita di oltre il 12%, dal
1990 al 2000, dando luogo
ad effetti positivi (naturalizzazione)
e negativi
9
La difesa
del creato costruisce l’unità
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dei
cristiani
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ie igion Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI
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Am rel
10
delle differenze, secondo quanto scrisse
Giovanni XXIII nel suo testamento spirituale
“Cercate più quello che unisce, piuttosto che
ciò che divide”. Mettendo al centro della vita
del cristiano la questione ecologica, Papa
Ratzinger ha colto un punto comune sul quale Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente
possono confrontarsi e dialogare. Richiamarsi
all’ambiente come base di impegno comune
è un punto che Benedetto XVI ha ripreso nei
più recenti incontri ecumenici. Soprattutto
nelle dichiarazioni comuni, redatte dal Pontefice
con le più alte cariche delle Chiese cristiane.
Così è accaduto in occasione della recente visita a Roma dell’Arcivescovo di Canterbury
Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana, con il quale Papa Benedetto ha sottoscritto un documento nel quale si afferma che
ci sono molte aree di testimonianza e servizio
in cui possiamo unirci e che chiedono una più
stretta collaborazione fra di noi, citando fra
queste proprio la cura del creato e dell’ambiente.
Uguale sottolineatura troviamo anche nella dichiarazione sottoscritta poche settimane fa dal
Papa e da S. B. Christodoulos,Arcivescovo di
Atene e di tutta la Grecia:“È importante non
abusare della creazione, che è opera di Dio. Ci
12ı06-01ı07
Negli ultimi 30 anni le questioni relative all’ambiente rappresentano una parte significativa del
magistero della Chiesa. L’ambiente, il lavoro, addirittura l’economia, possono sembrare temi
lontani dalla vita della Chiesa, in quanto esulano dalla sfera propriamente spirituale. Ma
questo non è vero, perchè i cristiani vivono nel
mondo, sono chiamati a relazionarsi con la
realtà che li circonda e a trasformarla. Da
Leone XIII in poi, con l’enciclica “Rerum novarum” del 1891, la dottrina sciale della Chiesa
è rivolta prprio a questi temi. Il nostro pianeta punta allo sviluppo senza tener conto delle conseguenze sociali e ambientali che esso
comporta; c’è lo squilibrio di 1/5 della popolazione mondiale che detiene l'80% delle risorse economiche complessive; si verificano eventi climatici estremi (dei quali anche l’uomo è
responsabile) che producono povertà e distruzione. Davanti a ciò la Chiesa Cattolica sente
il dovere di fare qualcosa, partendo da uno stile di vita personale più “sostenibile”.
Durante il suo lungo pontificato, Giovanni
Paolo II è stato particolarmente attento ai temi sociali - tra i quali l’ambiente - e alle nuove sfide della globalizzazione. La cura dei beni della terra viene da più lontano, da Giovanni
XXIII, che nell’enciclica “Pacem in terris” del
1963 definiva la creazione un
‘bene comune universale’ da
proteggere, nel contesto di un
pianeta che diveniva sempre
più interdipendente e globale.
Ma è sicuramente con Papa
Wojtyla che il richiamo alla responsabilità per la salvaguardia del creato diventa più insistente, come parte fondamentale del cammino di fede di
ogni cristiano.
Benedetto XVI si è inserito
nella particolare attenzione all’ambiente del suo predecessore. L’ha ripresa e sottolineata in
molti discorsi, ma non solo. Ha
fatto della salvaguardia del creato uno dei temi centrali dell’ecumenismo, ovvero del cammino che porta all’unità fra i cristiani delle diverse confessioni.
Certo, il percorso che condurrà cattolici, ortodossi, protestanti e anglicani all’unità in
un’unica Chiesa è ancora lungo,
eppure la protezione del creato è uno degli elementi che
uniscono tutti cristiani, aldilà
11
appelliamo alle persone che hanno la responsabilità della società e a tutti gli uomini di
buona volontà, affinché operino una gestione
ragionata e rispettosa della creazione […]
per lasciare alle generazioni future una terra
che sia vivibile per tutti”.
Infine, va ricordato il viaggio apostolico di
Papa Ratzinger in Turchia che ha segnato un
punto molto importante del dialogo ecumenico e interreligioso, dopo le tante polemiche
seguite al discorso di Ratisbona. Anche qui è
stato preparato un testo comune con il
Patriarcato di Costantinopoli in cui si legge:
“Nell’epoca attuale, davanti ai grandi pericoli
per l’ambiente naturale, vogliamo esprimere la
nostra preoccupazione per le conseguenze negative che possono derivare per l’umanità e
per tutta la creazione da un progresso economico e tecnologico che non riconosce i propri limiti. Come capi religiosi, consideriamo come uno dei nostri doveri incoraggiare e sostenere gli sforzi compiuti per proteggere la
creazione di Dio e per lasciare alle generazioni future una terra sulla quale potranno vivere”.
Nel 1989 era stato il Patriarca della Chiesa di
Costantinopoli Dimitrios ha istituire una
“Giornata di preghiera per la creazione”, da celebrarsi il 1° settembre, con l’inizio dell’anno
liturgico ortodosso. E nel 2006 anche i vescovi italiani della Chiesa di Roma hanno voluto
dedicare la data del 1° settembre alla tutela
dell’ambiente, la “Giornata per la salvaguardia
e la difesa del creato”, da celebrare in comunione con tutte le Chiese cristiane.
Facendo una breve carrellata delle dichiarazioni ecumeniche in cui emerge la questione
ambientale, vanno citate le conclusioni
dell’Assemblea ecumenica di Graz del 1997,
dove erano presenti i delegati delle Chiese
protestanti, anglicane, ortodosse e cattoliche,
oltre a rappresentanti di organizzazioni e movimenti ecclesiali ed ecumenici. Le conclusioni dell’incontro raccomandano l’adozione di
una “nuova prassi di responsabilità ecologica”
e ricordano alle Chiese di “considerare e promuovere la salvaguardia del creato quale parte integrante della vita della Chiesa a tutti i suoi
livelli”. La centralità dell’ambiente è stata, inoltre, espressa nel 2001 dalla Char ta
Oecumenica di Strasburgo, firmata dalla Chiese
già sottoscrittrici del documento di Graz. Nel
capitolo dal titolo “Salvaguardare il creato” le
Conferenze rinnovano la gratitudine per il
dono di esso, ma guardano “con apprensione
al fatto che i beni della terra vengono sfruttati senza tener conto del valore intrinseco,
12
Ambiente & religioni
ne dell'essere umano al centro dell'attenzione per l'ambiente è, in realtà, la maniera più sicura per salvaguardare la creazione; in tal modo, infatti, viene stimolata la responsabilità di
ciascuno nei confronti delle risorse naturali e
del loro giudizioso utilizzo”.
Nell’anno del Giubileo Giovanni Paolo II richiamò nuovamente i cristiani ad “interrogarsi su
quel crescente disagio che molti studiosi e
operatori economici avvertono, al giorno
d'oggi, di fronte ai problemi che emergono sul
versante della povertà, della pace, dell'ecologia, del futuro dei giovani, soprattutto quando
riflettono sul ruolo del mercato…”.
È soprattutto con Giovanni Paolo II che il
magistero della Chiesa si è arricchito di un
nuovo impegno per tutti gli uomini, particolarmente urgente per i cristiani. Benedetto XVI
lo ha ripreso e in molte occasioni ne ha fatto
un elemento di base per il lavoro ecumenico.
La Veglia di Pentecoste di giugno 2006 con i
movimenti ecclesiali e le nuove comunità è stata l’occasione in cui Papa Ratzinger ha meglio
interpretato il ‘timore reverenziale’ dell’uomo davanti al mondo ‘opera della dello Spirito
creatore di Dio’. Nonostante ciò “la creazione buona di Dio, nel corso della storia degli uomini, è stata ricoperta con uno strato massiccio di sporcizia che rende, se non impossibile, comunque difficile riconoscere in essa il riflesso del Creatore”. Chi, come cristiano, crede nello Spirito Creatore, non può usare ed
abusare del mondo e della materia come
semplice materiale nelle nostre mani e conclude i Papa con delle parole che possono rappresentare un programma non solo chi crede
per tutti gli uomini:“La creazione è un dono,
affidatoci non per la distruzione ma perché diventi il giardino di Dio e così un giardino dell'uomo”.
(Anna Rita Pescetelli)
12ı06-01ı07
senza considerazione per la loro limitatezza e
senza riguardo per il bene delle generazioni future”. Anche nella prossima Terza Assemblea
Ecumenica Europea (Sibiu 2007) il tema dell’ambiente avrà un’importanza determinante.
Tornando a Giovanni Paolo II, che forse è
stato il primo Papa a guardare con particolare attenzione ai problemi del degrado ambientale planetario, è interessante notare come
amasse legare la tutela del creato alla difesa
della pace. Nel mancato rispetto verso i beni
della terra e nel disordinato sfruttamento
delle sue risorse è insita una minaccia alla pace globale, pericolosa tanto quanto gli armamenti e i conflitti regionali.
Esaminando i messaggi che ogni 1° gennaio
Papa Wojtyla rivolgeva ai fedeli in piazza San
Pietro in occasione della giornata dedicata
alla pace emerge come la difesa del creato fosse spesso presente, non nei termini di rispetto della natura, ma per i gravi risvolti sociali e
di giustizia che essa implica.
Nel discorso del 1° gennaio 1990 Giovanni
Paolo II disse affacciandosi dalla finestra del suo
studio:“La pace esige una particolare responsabilità dell’uomo per l’intero creato”.
Ricordando il comandamento dato da Dio all’uomo, il Papa richiamò il diritto ad un ambiente sostenibile:“Non uccidere, distruggendo in
diversi modi il tuo ambiente naturale! Questo
ambiente appartiene pure alla comune eredità di tutti gli uomini, non soltanto alle generazioni passate e contemporanee, ma anche a
quelle future. Sii fautore, non distruttore della vita!”. Per Papa Wojtyla è una “crisi ecologica dall’evidente carattere morale”, specialmente quando i progressi fatti dall’uomo nella tecnologia e nell’industria non hanno portato benefici per l’umanità bensì in egual misura conseguenze negative.
In un altro messaggio, quello del 1999, il Papa
dedicò una parte importante del suo discorso all’urgenza di salvaguardare il creato, parlando sia della responsabilità dei politici che dettano le norme a tutela dell’ambiente, sia del
ruolo personale di ciascun uomo a sua protezione. Partendo dal concetto di ‘diritto ad un
ambiente sano’ come elemento imprescindibile per la promozione della dignità umana,
Papa Wojtyla sottolineava:“Le misure giuridiche, tuttavia, non bastano da sole”, perché il pericolo di gravi danni all’ecosistema “richiede un
cambiamento profondo nello stile di vita tipico della moderna civiltà dei consumi, particolarmente nei Paesi più ricchi”. E concludeva:“Il
presente ed il futuro del mondo dipendono
dalla salvaguardia del creato […] Porre il be-
13
Una voce
dalla Polonia
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A re
Il Cardinale Jozef Glemp,
Arcivescovo di Varsavia
Nato nel 1929 a Inowroc_aw,
città industriale della Polonia
settentrionale, è stato nominato cardinale da Giovanni Paolo
II nel 1983. Come arcivescovo
di Varsavia, primate di Polonia e
connazionale dell’amato Papa,
Glemp ha conosciuto da vicino
Karol Wojtyla sin da giovane e
ha continuato ad accompagnarlo nei lunghi anni del suo pontificato.
“Siamo in un tempo in cui comincia a svilupparsi una certa attenzione verso il creato, che aiuta ad
avvicinarsi a quello che possiamo
chiamare il grande dono di Dio:
la natura e tutta la ricchezza della terra” ha sottolineato il cardinale parlando di salvaguardia del
creato. Riferendosi al suo paese,
la Polonia, ha aggiunto:“Posso dire che c’è molta attenzione verso i parchi nazionali. Sono quasi
14
20 e sono molto curati. Anch’io
ho imparato tante cose osservando il modo in cui si custodiscono
queste zone. Mi piace molto vedere gli studenti che vengono a
visitarli: sono attenti a rispettare
la natura e in essa si vede veramente Dio”.
Tornando a Giovanni Paolo II, un
pontefice amante della natura
non solo nelle idee ma anche
nel senso “fisico” del termine, il
card. Glemp ha ricordato gli incontri avvenuti in Polonia in molte occasioni. “Da sacerdote mi
ricordo il Pontefice quando, ancora cardinale di Cracovia, amava
sciare e giocare a pallone. Sono
note anche le sue gite in kayak e
i tanti viaggi. Una volta, durante le
vacanze, venne in visita dal cardinal Wyszynski, primate della
Chiesa polacca durante gli anni
del comunismo e del quale sono
stato segretario per 15 anni. C’era
un gruppo di giovani che faceva
una partita a basket nell’oratorio
e Karol Wojtyla si mise a giocare
con loro”. L’amore di Giovanni
Paolo II per la natura era veramente grande. Avere una sguardo attento al creato, ai fiumi e alla montagna faceva parte della
sua spiritualità, perché per papa
Wojtyla sono elementi che parlano di Dio agli uomini.“Ci sono
dei tratti di strada e dei sentieri di
montagna che sono stati dedicati al Santo Padre; in molti si recano in quei posti proprio per il
grande amore verso il compianto Pontefice”.
L’esperienza di un centro
della Diocesi di Treviso
nell’educazione al rispetto della Natura
“Occorre imparare a guardare alla natura con
occhi nuovi. Ebbene chi può fare ciò meglio del
cristiano…? Sole e stelle, acqua e aria, piante e
animali sono doni con cui Dio ha reso confortevole e bella la dimora che nel suo amore ha
preparato all’uomo sulla terra..”(dal discorso di
Giovanni Paolo II ai giovani, 27/5/1984).
È proprio questo atteggiamento che distingue
- già da trent’anni - chi opera al Centro don
Paolo Chiavacci di Crespano del Grappa (TV),
nella pedemontana trevigiana a 600 metri di
altitudine, attraverso proposte di educazione
ambientale rivolte agli studenti, convegni, soggiorni ed escursioni.
Il fondatore, don Chiavacci, morto nel 1982,
era persuaso che la Natura costituisce la più
valida sorgente della scienza, così come della
vita; la più ordinaria, se non la sola, ispiratrice
di ogni arte; la prima parola con cui Dio parla all’uomo.
E con questa convinzione ha iniziato a pro-
muovere, tra adulti e giovani, la conoscenza
della natura, invitandoli a guardarsi attorno, a
mettersi in ascolto e in contatto diretto con
il sasso che sbadatamente si calcia, con il fiore che si coglie, con l’acqua che ci disseta, l’animale che ci incuriosisce, il cielo e le stelle che
ci meravigliano. Tutto ciò per risalire a Colui
che le ha avviate all’esistenza e per sviluppare una sensibilità ecologica.
Migliaia di ragazzi l’anno frequentano il Centro,
ognuno con le proprie culture religiose ma tutti con un unico obiettivo: mettersi in ascolto
e fare silenzio per lasciar parlare la natura nella sua straordinaria diversità.
Dovrebbe essere dovere di ogni cristiano – così come di ogni individuo - rispettare ciò che
ci circonda e condividere con gli altri e con le
generazioni che verranno, perché, di tutto
questo, noi siamo solamente i custodi.
(Laura Bertollo, Curatrice attività didattiche del
Centro Don Paolo Chiavacci)
12ı06-01ı07
“Io, che della salvaguardia dell’ambiente ho fatto uno degli scopi della mia esistenza, in uno
dei momenti più importanti della vita ho incontrato sulla mia strada (in questo caso, un treno) chi ha risposto alle mie critiche alla Chiesa, per lo scarso impegno nell’educazione all’amore per la Madre Terra, nonostante il forte potere di comunicazione”.
(Federica Aldighieri)
15
“Cambiare comportamento
per proteggere l’ambiente”
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L’
Intervista a Card. Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura e per il Dialogo Interreligioso
Francese, è nato a Bouzillé, nella regione della Loira, il 30 agosto 1930. Nel 1979 fu eletto vescovo titolare di Usula e nominato nel contempo ausiliare dell’Arcivescovo di Parigi. Creato
cardinale da Giovanni Paolo II, è stato, prima, presidente del Pontificio Consiglio per il
Dialogo con i non Credenti e dall’‘88 del dicastero della Cultura.
Benedetto XVI, al fine di favorire un dialogo più intenso fra gli uomini di cultura e gli esponenti delle varie religioni, ha unito la presidenza del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso
a quella della Cultura e ha nominato il card.Paul Poupard Presidente del nuovo Pontificio Consiglio.
Recentemente ha preso parte all’incontro a Goa dei Centri culturali cattolici in India (20-23 novembre 2006) sul tema:“Le risorse culturali per vivere la fede cristiana in dialogo con le culture tradizionali, nel contesto dell’evoluzione delle culture”. Riguardo al dialogo con le altre religioni e i non credenti, secondo il card. Poupard esso dovrebbe essere basato soprattutto “sul
senso della vita e della morte, la libertà dell’uomo, i problemi umani che hanno una dimensione religiosa, e anche la fede stessa”. Ma riguardare anche “aspetti seri della vita sociale: i giovani, la povertà, la solidarietà, la creazione di relazioni nelle società multiculturali, i valori e i diritti
umani, il pluralismo culturale e religioso, il bene comune, l’etica nell’economia e nella politica, la
bellezza, l’ecologia, le biotecnologie e la bioetica, la pace”.
Cardinal Poupard, Papa
Benedetto XVI è molto
impegnato nel dialogo ecumenico e interreligioso. Il
tema della difesa del creato può contribuire al dialogo e all’unità dei cristiani?
Certo, perché noi adoriamo il
Buon Dio creatore del cielo e
della terra, che vuol dire nel
nostro linguaggio “di tutte le
creature”. Questo si impone
specialmente ad Assisi, ricordando la predica del nostro
Santo Francesco agli uccelli,
così come la preghiera del
nostro Santo a “fratello sole,
sorella luna”.
Oggi si parla di ambiente e di
ecologia. Penso che abbiamo
molto da fare per educare insieme al rispetto di questi elementi. Si è discusso molto, e a ragione, dell’interpretazione della Bibbia. Dobbiamo insegnare alle generazioni future che quando il Buon
Dio nel primo capitolo della Genesi chiede all’uomo di essere il suo “tenente” sulla terra non
dice di essere un maestro totalitario, bensì gli
16
affida, ed è ben altra cosa, la terra. Noi dobbiamo educare, a partire anche dalla Bibbia, a questo grande rispetto, pensando che abbiamo un
compito meraviglioso: essere gli “intendenti”
per curare la terra. Quando dico la terra dico
l’intero regno vegetale e tutto ciò che è stato creato da Dio.
Il tema dell’ambiente è molto caro a
Papa Benedetto XVI.Durante la veglia di
Pentecoste 2006 ha detto “gli uomini
hanno ricoperto con uno strato di sporcizia il mondo”. L’ambiente non dovrebbe essere più al centro della vita di tutti noi?
Diciamo che questa tematica si impone un po’
dappertutto e dobbiamo essere capaci di integrarla in modo responsabile e pedagogico.Voglio
dire che è inutile fare dei pronunciamenti.Quello
che conta è prendere coscienza di ciò e trovare i mezzi pedagogici adatti, in modo che l’opinione pubblica e gli uomini politici siano “naturalmente” condotti a cambiare comportamento.
Quando dico cambiare comportamento non
penso che siano sempre gli altri a farlo,ma penso a me stesso in prima persona e tutti quanti noi.
(Anna Rita Pescetelli)
L’intervista
Tutti hanno dirittto
allo sviluppo, ma in nome
dell’ambiente
Intervista a John J. De Gioia,
rettore della Georgetown University di Washington
Dal 2001 è il 48esimo rettore della Georgetown University di Washington, una delle più antiche università americane. Il prof. De Gioia è il primo laico a dirigere un’università cattolica
della Compagnia di Gesù negli Stati Uniti, la Georgetown University, fondata nel 1789 dal gesuita padre John Carrol S.I., che ha sviluppato la sua tradizione educativa sulla base della pedagogia ignaziana.
Particolarmente attento a formare studenti che ricoprano ruoli di leadership nella moderna società globale,De Gioia è molto attento al dialogo interreligioso e fra le culture,facendosi promotore
di eventi di rilievo internazionale. È membro della Commissione nazionale USA per l’UNESCO.
Il 22 aprile si celebra l’“Earth day”
La “Giornata della Terra” fu istituita negli Stati Uniti il 22 aprile del 1970, in
un tempo caldo di contestazioni sociali giovanili.Alla grande manifestazione
in difesa del pianeta presero parte ben 20 milioni di persone, sfilando per
le strade con la richiesta di mettere la difesa dell’ambiente in cime alle priorità dei policy makers. In quegli anni le città americane erano gravate da enormi problemi di inquinamento dell’aria e dei fiumi. Da allora - e ogni 22 aprile - si organizzano numerosi eventi in molte parti del mondo. Il lancio dell’
Earth day rappresentò la nascita del movimento ambientalista americano e
indicò la protezione dell’ambiente come priorità dell’agenda nazionale. I promotori furono Gaylord Nelson, senatore del Wisconsin e Denis Hayes, che
ancora oggi è a capo dell’Earth Day Network. Dopo 20 anni da quel primo
appuntamento, nel 1990 la Giornata della Terra è divenuta un evento non
solo americano ma internazionale, che ha raccolto 200 milioni di partecipanti in 141 paesi del mondo, uniti nel lavoro si sensibilizzazione verso le tematiche dell’ambiente.
molti dei paesi industrializzati siano in grado di
realizzare forme di sviluppo che tengano conto dell’ambiente; un aspetto che oggi capiamo
essere un’assoluta necessità.
Non possiamo impedire ad altri di avere il loro sviluppo, ma dobbiamo riconoscere il bisogno di crescita di tutte le nazioni. Non possiamo fermare il loro sviluppo con la scusa dell’ambiente.Allo stesso tempo dobbiamo riconoscere la nostra responsabilità nell’assicurarci che tutti insieme muoviamo i nostri sforzi e la nostra
crescita economica in modo che sia veramente rispettosa dei limiti del pianeta.
Si è divisi fra due tendenze,quella di presentare l’ambiente in modo catastrofico
e quella più cauta.Pensando ai disastri naturali,come è giusto porsi davanti a queste notizie?
Anche in questo caso credo sia importante capire le complesse dinamiche dello sviluppo
sull’ambiente. Questo aspetto è stato colto
nel modo migliore nel corso degli ultimi 25-30
anni e circa 10 anni fa ha avuto un riconoscimento in campo internazionale nella forma
dello sviluppo sostenibile. I disastri naturali sono stati terribili a causa del misero impegno con
cui abbiamo affrontato le questioni ambientali. Dobbiamo allora fare un passo indietro e
prenderci le nostre responsabilità. Sono sicuro
che ci stiamo muovendo bene nel costruire un
futuro in cui non dipenderemo più dalla forza
dirompente degli imprevedibili disastri ambientali,che sono stati resi ancora peggiori dalla noncuranza con cui trattiamo la terra.
12ı06-01ı07
La giornata del 1° settembre è stata dedicata da Papa Benedetto XVI alla difesa
del creato…
Negli Stati Uniti è stato istituito 35 anni fa un
giorno dedicato all’ambiente che noi chiamiamo “Earth day”, la “Giornata della Terra”.
Accogliamo positivamente l’idea di Papa
Benedetto XVI di dedicare un momento dell’anno a celebrare l’ambiente e focalizzare l’attenzione su di esso, rafforzando il nostro senso di responsabilità.
Lo ringrazio anche perché è assolutamente
necessario che ci sia un legame solido fra la cura del nostro pianeta e gli sforzi per affrontare
la questione della povertà nel mondo. Ciò rappresenta una delle sfide più significative,affinché
17
Ecomondo 2006,
istruzioni per l’uso
dell’ambiente
Inaugurata dal Ministro Pecoraro Scanio la decima edizione
della manifestazione dedicata al riciclo (e non solo)
“Ecomondo è un’ambizione planetaria, occorre avere la capacità di arrivare ad una prospettiva “0 waste”, - 0 rifiuti - e soprattutto
comprendere qual è l’impegno vero di una comunità sia a livello nazionale che internazionale: tutto ciò che consideriamo rifiuto deve
essere raccolto in modo differenziato e soprattutto riutilizzato. Questo l’obiettivo da raggiungere in tutta Italia”: così il Ministro
dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha
inaugurato Ecomondo 2006, che si “laurea” per usare le parole di Luciano Morselli,
Coordinatore del comitato scientifico di ECOMONDO - dopo dieci anni di impegno per
l’ambiente, continuando un percorso che ha
contribuito a costruire la cultura e le tecnologie ambientali in Italia.
Quest’anno a Ecomondo non si è trattato solo dei problemi legati ai rifiuti e alla loro raccolta; la manifestazione nel corso degli anni si
è trasformata, affrontando temi quali le energie alternative, la qualità dell’aria nelle metropoli, l’inquinamento acustico, le attività produttive, i servizi, la formazione e l’educazione ambientale; 170 eventi tra conferenze e workshop, circa 1000 relatori, 150 tra enti e istituzioni, 7000 studenti hanno visitato la fiera di
Rimini.
“In qualità di Assessore allo sviluppo sostenibile io non parlerei di possibilità ma di obbligo della sostenibilità per il nostro sistema
economico”, ha affermato Lino Zanichelli,
20
Assessore all’Ambiente e sviluppo sostenibile della Regione Emilia Romagna, sottolineando che senza equilibrio con l’ambiente non è
possibile uno sviluppo della nostra economia.
Economia “ecologica” auspicata anche dal
Ministro Pecoraro Scanio, che ha ribadito come sia necessario incentivare tutta quella
nuova imprenditoria che già fa e produce
ambiente e che rappresenta “il futuro dell’Italia
e del pianeta….dobbiamo rilanciare con forza quella che ormai è una consapevolezza: l’economia del futuro o è ecologica o non ha futuro”.
Lo slogan scelto quest’anno per la manifestazione è stato “Noi ci siamo per Kyoto 2006”.
Pecoraro Scanio, alla domanda “Quanto costa
Kyoto?”, risponde che Kyoto costa poco, rispetto al costo dell’aumento della temperatura e
dell’aumento dell’acqua e del livello del mare
in tutto il pianeta.“Ridurre gli impatti rappresenta la vera sfida che siamo tutti chiamati ad
affrontare, e bruciare i rifiuti non è coerente
al protocollo di Kyoto”, ha affermato lo stesso Ministro:“invece di discutere annosamente sugli inceneritori, dobbiamo puntare a ridurre le emissioni di co2 nell’atmosfera e per fare questo è evidente che tutte le tecnologie
che non bruciano sono da privilegiare rispetto a quelle che bruciano”.
(Cristina Pacciani)
Il fardello normativo
non gravi sulla parte sana
del Paese
Il Convegno di apertura di Ecomondo 2006
sulla normativa ambientale
“Il mestiere della raccolta differenziata spetta ai gestori delle aziende, non al CONAI. E bisogna tener conto del fatto che da Roma in giù non esiste niente a livello di gestori dei rifiuti”. Con queste parole Giancarlo Longhi, Direttore del CONAI, ha aperto il Convegno di
apertura di Ecomondo dal titolo “La normativa ambientale: evoluzione e prospettive”, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio.
vincolano le imprese nel nostro Paese (circa
150,000) e la conseguente difficoltà nel gestirle ed osservarle tutte:“quanto più abbiamo regole semplici e trasparenti, tanto più è facile ottenerne il rispetto: il fardello non deve gravare sulla parte sana del Paese”.
Il Ministro ha replicato rassicurando le imprese che il Codice varato dal Consiglio dei
Ministri non contiene norme vessatorie e che
ci si riferisce a metri cubi di rifiuti, non a piccole quantità.“Ecomondo dimostra quanto valore ci sia nel riutilizzo e nel recupero dei rifiuti. L’obiettivo del Decreto ambientale”, ha affermato il Ministro,“è quello di semplificare la
vita a chi lavora e complicarla a chi delinque”, esprimendo un segnale di apertura alle
imprese.“Creare una normativa condivisa ed
efficace non rappresenta soltanto una nostra
volontà, ma un dovere istituzionale, indispensabile per giungere a quella che, anche in altri
Paesi, viene definita “un’evoluzione ecologica
dell’economia”.
(Cristina Pacciani)
12ı06-01ı07
Qual è il punto di vista delle imprese? Secondo
il Direttore Generale di Confindustria Maurizio
Beretta, si avverte la necessità di uscire da questo momento di incertezza, ma senza complicare la vita alle imprese:“un meccanismo che
effettua professioni di fede nei confronti
dell’Europa e nello stesso tempo reinterpreta le direttive comunitarie in modo più severo, non funziona”, ha detto Beretta, prendendo ad esempio il decreto correttivo del
Codice ambientale: per lo smaltimento dei rifiuti il testo iniziale prevedeva un anno di
tempo, mentre quello attuale è arrivato a 0
giorni; questo è un modello che ci impedisce
di essere competitivi.Ancora, è stato citato il
caso delle bonifiche, per il cui risanamento esiste un meccanismo normativo complesso e
generalizzato che tenta di coprire tutto allo
stesso modo: il risultato, è che in Italia abbiamo troppi siti inquinati.
Infine, Beretta ha ricordato che il principio della gara può aprire la strada alla concorrenza:
perché è stato eliminato dal nuovo Codice
ambientale? Ne abbiamo forse paura?
Il Direttore di Confindustria ha anche sottolineato l’assurdità del numero di norme che
21
Regole semplici e chiare
per le imprese
Intervista a Maurizio Beretta, Direttore Generale di Confindustria,
intervenuto al Convegno di apertura di Ecomondo
“La normativa ambientale: evoluzione e prospettive”.
Fonte: AdnInfo photo
Com’è possibile, a Suo avviso, rilanciare
la crescita industriale nel nostro Paese,
nel pieno rispetto dell’ambiente?
L’importante è porre tutte le premesse perché ci sia possibilità di crescere in termini
economici. Siamo convinti che la crescita non
sia in contrasto con la tutela ambientale, a condizione che il rispetto per l’ambiente sia portato avanti non caricando le imprese o pensando che sia solo un loro problema, ma ponendo delle regole semplici e chiare, in modo
che le aziende le possano rispettare.
Queste norme devono essere condivise, prima di essere varate, con
il sistema delle imprese e soprattutto va abbandonata la cattiva
abitudine - che spesso abbiamo
nel nostro Paese - di fare grandi
tributi all’Europa e di pensare poi
che si debba realizzare qualcosa
di diverso. Ci sono delle direttive
europee: applichiamole in maniera
semplice, così come avviene negli altri Paesi, senza pensare di renderle più
severe, più complicate e più difficili, perché questo rappresenta una penalizzazione competitiva per il
sistema
i m prenditoriale
italiano.
A proposito di direttive comunitarie, ritiene che siano ben applicate nel nostro
Paese? Come è possibile intervenire per
modificare il meccanismo normativo?
Direi tendenzialmente di no, proprio perché
si cerca sempre di costruire un meccanismo
peculiare, quasi sempre più severo; ne consegue che la conversione in legge sia spesso
complicata, passano tempi più lunghi; in qualche caso si generano meccanismi che sono
presupposti per procedure d’infrazione, per cui
si corre ai ripari all’ultimo minuto e, in termini di urgenza, si legifera male, sempre con la logica che bisogna essere più severi, complicati
e burocratici rispetto all’Europa. Recepire in
maniera singolare e “non europea”, ci porta
nella direzione sbagliata, creando un’assimetria
competitiva a nostro danno.
Il Ministro Pecoraro Scanio ha parlato di
“ecologia dell’economia” e si è dimostrato disponibile a modificare il decreto
ambientale laddove gli obiettivi delle
imprese siano condivisibili e non mirati
esclusivamente ad interessi industriali.
Come interpreta l’apertura del Ministro?
Ritengo che questo sia un passo importante
di cui prendiamo atto con favore. Abbiamo
avuto, nei mesi scorsi, dei confronti molto
duri, rispettosi ma fermi perché riteniamo
che il decreto correttivo, così come presentato, non vada bene nell’ottica di creare delle
condizioni per la crescita economica. Si è trattato di un atto di ostilità nei confronti del sistema delle imprese perché carica di responsabilità gli imprenditori, genera una moltiplicazione di adempimenti e di costi ed è inutilmente più severo e in qualche caso anche stravagante rispetto alle norme europee.
L’opportunità di lavorare insieme per correggerlo in maniera significativa credo sia da
cogliere in maniera costruttiva.
Beretta:“Rendiamo meno severe
Siamo sempre
stati disponibili al
le direttive europee”
confronto, a
condizione di tenere dei punti fermi: l’attenzione alla crescita, il non creare asimmetrie competitive e un’azione compatibile con lo sviluppo e fatta su norme semplici, chiare e facili da
applicare.
A proposito di meccanismo normativo
non funzionante, nel Suo intervento, ha
citato, a titolo di esempio, le bonifiche.
Perché proprio queste? Ci sono altri casi che vuole sottolineare?
Ho parlato delle bonifiche perché, in questo
ambito, non si privilegia un meccanismo mirato sito per sito, destinazione per destinazione,
ma si segue una vecchia impostazione con tabelle generiche, peraltro severissime, a prescindere da quale sia l’uso che si deve fare dei siti bonificati. Questo comporta un allungamento dei tempi e una moltiplicazione dei costi. Occorre valutare sito per sito con valutazioni di merito finalizzate per ottenere un risultato più utile, serio ed efficace.
Un altro meccanismo assolutamente inaccettabile come logica e come risultato è quello
relativo allo smaltimento dei rifiuti. La direttiva europea prevede un anno di tempo per le
imprese…
Quindi, per usare le parole del Ministro,
un orco per chi delinque e la fata per la
normativa?
Onestamente non credo né alle fate né agli orchi. Credo invece che si debba agire in maniera concreta, con buona volontà e guardare verso un obiettivo reale che è quello dello sviluppo economico, utile a tutto il Paese e che moltiplichi le opportunità per tutti.
(Cristina Pacciani)
12ı06-01ı07
Siamo arrivati a 0 giorni…
Infatti ciò non ha senso; dovremmo ricorrere
a qualche intervento soprannaturale che fa
scomparire i rifiuti, oppure qualcuno pensa che
si debbano costruire delle aziende ad hoc
nell’azienda medesima per smaltire i rifiuti.
Anche in questo caso abbiamo dei riferimenti europei, li avevamo già resi più severi sia col
decreto Ronchi che con il codice Matteoli; se
noi guardassimo a cosa fanno gli altri e ci allineassimo ad essi, avremmo un atteggiamento
responsabile e probabilmente dei risultati.
23
Le Agenzie per la Protezione
dell’Ambiente, dopo il
tradimento del decreto
152/06, attendono il giusto
riconoscimento
“La riforma della normativa ambientale ed
il Sistema Agenziale di controllo”.
E’ il titolo di una tavola rotonda tenutasi
ad Ecomondo, organizzata a cura di ARPA Marche ed alla quale sono intervenuti diversi Direttori Generali delle rispettive Agenzie Regionali di Protezione
dell’Ambiente.Tra questi, Gisberto Paoloni
(ARPA Marche), Sonia Cantoni (ARPA
Toscana), Svedo Piccioni (ARPA Umbria),
Gaetano Basti (ARTA Abruzzo).
Al centro degli interventi l’ormai nota
insoddisfazione per gli obiettivi mancati dal
Testo Unico sulla normativa ambientale.
Una serie di problemi aperti che aspettano una soluzione in linea con le esigenze
imprescindibili delle Agenzie per la protezione dell’Ambiente, che devono essere
messe in grado di espletare la loro attività di controllo, monitoraggio, vigilanza e
quant’altro è nelle loro finalità istituzionali, in completa efficienza e certezza di diritto.
Sembra difficile avere un quadro chiaro di
quali siano le prospettive del costituendo
sistema agenziale. Quello di sistema, sembra un termine finora abusato per descrivere la rete agenziale, visto che – è stato
detto – non c’è traccia, in questo senso,
di un vero e proprio riferimento normativo; dal momento che non c’è uniformità di competenze, non esiste ancora un
identico rapporto dialettico e non c’è
unicità tra le Agenzie ed i riferimenti istituzionali. C’è però la volontà di dialogare,
anche se in assenza di un preciso strumento giuridico, ma piuttosto sulla base
di un atto “volontaristico” di collaborazione, come dimostrano i gemellaggi. E’ compito delle ARPA, in questo momento, riconfigurare tutto il sistema ambiente,
battersi per uscire da un concezione arcaica di divisione settoriale, da sconsi-
24
gliare anche a livello nazionale. Lo sforzo
deve essere quello di riformare le Agenzie
in Autorithy e trasformarle in autentiche
referenti ambientali.
E’ comunque positivo che le istanze presentate dalle Agenzie Regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente siano state prese in dovuta considerazione
dal Ministro Alfonso Pecoraro Scanio,
che ha incaricato un’apposita commissione per procedere ad una sostanziale revisione del Testo Unico. E’ stata inoltre presentata una proposta di legge sul sistema
delle Agenzie, per rendere più efficace il
loro operato riguardo ai controlli, la conoscenza e il monitoraggio ambientale. La
volontà politica di mettere in posizione
centrale il ruolo delle Agenzie e la ristrutturazione dell’APAT è un fondamentale
segnale di dinamismo – è stato detto
durante il seminario a Rimini – e visto che
le Agenzie rientrano a più livelli nel decreto 152/06, è importante che la loro voce
abbia un ruolo privilegiato. Su questo
punto anche il Commissario Staordinario
dell’APAT, Giancarlo Viglione è più volte
intervenuto in diverse occasioni, ribadendo la necessità di un ruolo più incisivo del sistema riguardo ai controlli. Ma sulla definizione di “controllo” in passato ci
sono state interpretazioni non troppo
esatte - è stato ricordato durante la discussione – ; è infatti da ritenersi superato il vecchio giudizio basato sulla filosofia
del comando e controllo, perché le
Agenzie oggi sono diverse, il loro ruolo è
più marcato e la loro funzione deve essere più esplicita. La riscrittura del decreto
152 è quindi un’occasione in cui da parte delle ARPA/APPA ci si aspetta di vedere riconosciute le proprie funzioni specifiche, come, ad esempio, nel caso del mo-
Sempre durante l’incontro, che ha assunto un tono un po’ accademico, si è sottolineato come questo sia sicuramente un
momento storico di transizione del
Sistema, e in generale di modificazione degli interessi sull’ambiente, anche economici, ma soprattutto quelli connessi alla
prevenzione dei danni sulla salute. In questo scenario sta infatti cambiando anche
il punto di vista dei cittadini, che da semplici spettatori mostrano sempre più il desiderio di partecipazione. Su questo aspetto gioca un ruolo determinante l’offerta
di modelli par tecipativi da par te del
Governo, come dimostra Agenda 21.
In questa evoluzione le Agenzie per
l’Ambiente rappresentano un segmento
importante della comunicazione e dell’informazione, da un lato fornendo i dati e
dall’altro garantendo il rispetto delle leggi a garanzia del diritto dei cittadini, ripristinando un ruolo di supporto alle decisioni e all’attuazione delle normative.
Ogni decisione in campo ambientale dà
necessariamente origine ad un impatto e
l’attività di controllo, monitoraggio, ispezione ecc., assume quindi il ruolo privilegiato di prevenzione. Controllo/conoscenza, dunque è ciò che rende sempre più
accessibile - e quindi più democratica e
trasparente - l’informazione. Da qui la
critica più aspra al Testo Unico, che riservando scarsa attenzione al sistema dei
controlli, dando un’imprecisa caratterizzazione al termine, non aiuta a definire il
ruolo delle ARPA e tutto ciò indebolisce
il Sistema ambientale.
Dall’ARPA Toscana l’esempio, in merito alla discussione sul ruolo delle ARPA, di aver
privilegiato l’aspetto dell’integrazione tra
l’ambiente e la salute: un terreno comune in cui c’è necessità di collaborazione.
Per l’ARPAT l’impegno è stato quello di riconoscere dei LETA che facessero riferimento a quelli della Sanità.
“La democrazia si declina sul ruolo del rispetto dei cittadini” – è stato giustamente detto sul finire della tavola rotonda, ma
- è stato aggiunto – in tutto il decreto 152
non esiste il termine “prevenzione”. Dalle
ARPA giunge la chiara disponibilità a proporsi come autentico Sistema, che contempli al suo interno anche un corrispondente della parola ricerca, che possa
farsi interprete a sua volta della parola
scienza e far giungere alla conclusione
che: prevenzione, scienza e conoscenza,
insieme, possono far prevedere e prevenire il futuro, anche quello ambientale.
(Lorena Cecchini)
12ı06-01ı07
nitoraggio: è bene che questo comprenda anche la possibilità di monitorare l’efficacia dei provvedimenti.
25
Ecomondo Energia:
i primi bilanci
della seconda fase
dell’Emissions Trading
Nell’ambito della manifestazione “Ecomondo
Energia”, che a partire da quest’anno si affianca alle altre iniziative di Ecomondo, si è svolta l’8 novembre 2006 una tavola rotonda dal
titolo “EMISSIONS TRADING: primi bilanci e
impostazione della seconda fase 2008-12”, organizzata dal Kyoto Club.
La tavola rotonda ha rappresentato un’occasione per uno scambio di esperienze e di valutazioni sul primo anno di funzionamento
del sistema e per un confronto sui criteri per
la definizione del Piano di allocazione delle
quote di emissione relative al secondo periodo (2008-2012) di funzionamento della direttiva europea 2003/87/CE.
Nel corso del dibattito, il dr. Fabrizio Fabbri, capo della segreteria tecnica del Ministro
dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del
Mare, ha presentato gli aspetti fondamentali del
Piano 2008-2012, sulla base dell’accordo raggiunto con il Ministero dello Sviluppo
Economico; il documento, che è stato poi approvato in via definitiva il 1° dicembre 2006,
prevede una riduzione del numero di quote
complessivamente disponibili rispetto al primo
periodo, al fine di garantire che anche le industrie “energy-intensive” contribuiscano al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle
emissioni di gas-serra definito dal Protocollo
di Kyoto.
A questo intervento, ha fatto seguito una serie di presentazioni da parte di diversi operatori coinvolti, a diverso titolo, nelle attività del sistema: rappresentanti di aziende
elettriche, società di consulenza e di formazione, certificatori accreditati ad operare
per la verifica delle emissioni dagli impianti,
società di ingegneria impegnate nelle attività progettuali previste dai meccanismi di
Kyoto, istituti bancari impegnati nel credito
ai progetti in materia di efficienza energetica e di fonti rinnovabili.
26
In forma diversa, tutti questi interventi hanno
contribuito a mettere in evidenza come la direttiva europea sull’emissions trading sta rappresentando un’occasione concreta per l’avvio di programmi operativi, in linea con gli
obiettivi del Protocollo di Kyoto.
L’APAT, che ha gestito nel corso del 2006, per
conto del Ministero dell’Ambiente, il registro
nazionale delle quote di emissione e delle
emissioni, ha presentato una prima analisi dei
dati comunicati al registro dagli operatori degli impianti inclusi nel sistema.
In particolare, è stato evidenziato come, sulla base dei dati di emissione verificati relativi
al 2005, la disponibilità di quote per le aziende italiane appartenenti al sistema sia stata inferiore di 9, 2 milioni di tonnellate di anidride
carbonica rispetto alle emissioni verificate
per il 2005, un gap molto più ampio di quello reso noto dal registro europeo in data 15
maggio 2006 (6,1 milioni di tonnellate). Le
emissioni verificate sono state superiori alle
quote allocate per gli impianti di combustione (9,8 milioni di tonnellate), quelli per la
produzione di calce e cemento (1,4 milioni di
tonnellate) e, in misura inferiore, quelli per la
produzione di carta e polpa di carta (0,2
milioni di tonnellate).
Gli operatori le cui emissioni sono risultate
superiori alle quote allocate, hanno fatto
ricorso all’acquisto di quote sul registro italiano per il 66%, all’acquisto di quote su registri esteri per il 16%, mentre per il 18% hanno utilizzato in anticipo le quote disponibili
per il 2006. Dal bilancio delle quote acquistate, vendute e prese in prestito dal 2006 risulta comunque evidente che una certa
quantità di quote è stata accantonata nel sistema, a disposizione degli operatori per le
necessità future.
(Domenico Gaudioso)
FORUM PA 2007:
una Pubblica Amministrazione
amica del cittadino
Forum PA diventa maggiorenne; a 18 anni
dalla sua prima edizione, si “diploma” Forum
delle novità, a cominciare dalla nuova collocazione presso la neonata Fiera di Roma - a pochi chilometri dalla capitale - “finalmente una
Fiera degna di una capitale europea” e “l’unica Fiera che, in più, ha Roma”, per sottolineare l’obiettivo di far vivere la città con mostre
ed eventi che hanno risvolti nuovi anche rispetto al pubblico che vi partecipa.
Dopo che la Pubblica Amministrazione era rimasta bloccata per alcuni anni e sembrava destinata a “rimanere nei cassetti”, è tornata ad
essere in primo piano e questo porta ad interrogarsi sull’esigenza di una svolta: occorre
cioè ripensarla “ab ovo” e inserire il cambiamento al suo interno. Il nuovo Governo sta investendo molto sull’innovazione tecnologica
ed organizzativa - come sottolineato dal
Ministro Nicolais - per “reinventare” una
Pubblica Amministrazione più snella e al servizio del cittadino.
“Ripensare i processi per migliorare i servizi”,
non è uno slogan, ma il progetto che Forum
PA 2007 vuole promuovere, quello in cui non
si affianchi il vecchio al nuovo, ma si ripensino
i processi sulla base dell’innovazione tecnologica e sull’utilizzo ottimale delle risorse.
Parola d’ordine, dunque, sarà cambiamento
profondo e rivoluzionario delle amministrazioni, da sfruttare con l’inizio della nuova legislatura, di pari passo con il rinnovamento del disegno dei processi organizzativi e strutturali.
Si viaggerà tra i 120 e i 140 appuntamenti, oltre 600 sono state le richieste di partecipazione e d’intervento al prossimo Forum PA 2007
e si assisterà ad un incremento di circa il 15%
della superficie espositiva. In particolare, per la
Pubblica Amministrazione centrale, che ospiterà, tra le altre, l’area tematica dedicata all’ambiente, si prevede un 10% di spazio in più rispetto alle passate edizioni.
(Cristina Pacciani)
12ı06-01ı07
“E’ mia intenzione mettere al centro del Forum
PA 2007 la necessità di un cambiamento profondo delle amministrazioni pubbliche e di una
reingegnerizzazione dei processi di servizio,
fondata sul pieno utilizzo dell’innovazione organizzativa e tecnologica, quali fattori di sviluppo e garanzia dei diritti… Si dovrà mostrare
una Pubblica Amministrazione leggera, amica,
capace di accompagnare cittadini ed imprese
nella realizzazione dei propri obiettivi”. Queste
le parole del Ministro per le Riforme e
l’Innovazione nella Pubblica Amministrazione,
Luigi Nicolais, fatte pervenire al Responsabile
dell’Ufficio Tecnico del Forum PA 2007 – che
si terrà dal 21 al 25 maggio 2007 - e lette nel
corso della presentazione del Forum stesso,
tenutasi lo scorso 23 novembre presso la
nuova Fiera di Roma.
27
RINNOVABILI, EFFICIENZA ED EMISSIONI INQUINANTI
Dove puntare le proprie
“energie”?
La campagna sull’energia
della Commissione Nazionale Italiana
UNESCO 6-12 novembre 2006
Johannesburg, agosto 2002: leader e rappresentanti dei governi di tutto il mondo
rinnovano il loro impegno a favore dello
sviluppo sostenibile del pianeta.
All’indomani del Ver tice, l’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite scelse di
proclamare ufficialmente un “Decennio”
di attività ed eventi per sensibilizzare alla
necessità di un futuro più equo ed armonioso.Il compito di coordinare questi dieci anni di iniziative è stato affidato
all’UNESCO: 2005-2014, un Decennio
dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile
(DESS) per educare i giovani nelle scuole, lanciare campagne informative rivolte
al grande pubblico,formare operatori dell’ambiente. Il secondo appuntamento italiano di questa decade di sostenibilità è stato destinato dall’UNESCO ad uno dei temi più discussi e cruciali degli ultimi anni:l’energia.
Per l’Italia l’approvvigionamento energetico è un problema assai serio. Un paese
che non ha petrolio o metano e dipende
quasi totalmente da approvvigionamenti
esterni, ha bisogno di investire in soluzioni alternative.Il discorso sull’energia è strettamente legato ai cambiamenti del clima,
in base ad un nesso dimostrato da tante
autorevoli voci in campo scientifico. Sino
a non molto tempo fa si dubitava – almeno nel nostro Paese – del fatto che la crescita dei livelli di CO2 prodotta da industrie,trasporti e usi domestici potesse influire sui livelli di gas serra. Oggi le incertezze al riguardo sono ben poche.Per questo motivo nella “Settimana dell’educazione all’energia sostenibile”si è parlato molto di energie rinnovabili,di clima e di Kyoto;
le oltre 250 iniziative promosse dalla
Commissione Nazionale Italiana UNESCO hanno dimostrano l’interesse che
esiste verso tali tematiche.
Uno dei momenti più importanti della
Settimana promossa dalle Nazioni Unite
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è stata la Conferenza organizzata presso
l’Università Roma Tre, coordinata da nomi noti dell’ambientalismo italiano - Gianni
Mattioli, Massimo Scalia,Aurelio Angelini
– e presieduta da Giovanni Puglisi,Rettore
dell’Università IULM di Milano, che del
Comitato UNESCO è il presidente.
Cosa ha aggiunto questo dibattito ai tanti incontri sullo sviluppo sostenibile e l’energia? Oltre a fornire un’utile panoramica sulle tesi che dimostrano l’esistenza dei
cambiamenti climatici, è stato soprattutto messo in luce quale sia il miglior investimento energetico per il nostro Paese:
parliamo dell’efficienza o,in termini più accessibili, del risparmio dell’energia.
L’Italia si presenta all’obiettivo di Kyoto con
un pessimo bilancio di emissioni di CO2,
uno scarso utilizzo delle rinnovabili e una
limitata efficienza energetica.Quest’ultima,
in particolare, è stata per anni un cavallo
di battaglia del nostro Paese, che fino al
2000 si poneva davanti all’Europa con uno
dei migliori livelli di intensità energetica
primaria (il rapporto tra consumi lordi e
PIL).Dal 2004 si è verificata una totale inversione di tendenza e siamo scesi a punte inferiori alla media europea.Da potenziali esportatori di modelli di efficienza
energetica siamo diventati la pecora nera del vecchio continente. Per non parlare delle emissioni di CO2, strettamente
legate al discorso energetico. Se l’Europa
a 15 le ha ridotte, seppur sensibilmente,
l’Italia le ha viste aumentare del 15%,quando gli accordi presi con Kyoto ci chiedevano di ridurle del 6,5% entro il 2012.Ciò
significa che, oltre a non aver ottemperato alla riduzione prevista, ci troviamo oggi a dover tagliare di oltre il 20% le nostre
emissioni.
La situazione è cruciale e impone ai policy
maker di prendere misure urgenti.
“Lavorerò per convocare nel 2007 una
grande Conferenza nazionale sul clima”
Cambiamenti climatici: evidenze e proposte
Nonostante le evidenze scientifiche che
supportano le preoccupazioni relative al
climate change,non mancano ancora oggi i tentativi di ridurre la questione a semplice fenomeno ciclico della storia del
Pianeta.Da tempo le associazioni ambientaliste si battono contro Gianfranco
Bologna, direttore scientifico e culturale
del WWF Italia, citando i quattro
Programmi mondiali non-governativi di
ricerca Scientifica,ha offerto una panoramica dei principali studi che concordano
nel dimostrare il cambiamento climatico
dellaTerra:Diversitas,IGBP (International
Geosphere-Biosphere Programme),IHDP
(International Human Dimensions
Programme on Global Environmental
Change) e WCRP (Wor ld Climate
Research Programme).
Ma l’elenco potrebbe continuare con la
recente “Dichiarazione sullo stato globale del clima 2006” dalla WMO, l’Agenzia
delle Nazioni Unite specializzata in meteorologia mondiale, la quale ha registrato in
quest’ultimo anno un aumento della temperatura globale media della superficie terrestre pari a + 0,42° C rispetto ai livelli annuali del periodo 1961-1990.Si stima che
il 2006 sarà il sesto anno più caldo dell’era moderna (1861).
Sono state avanzate delle proposte per
ridurre le emissioni e invertire la tendenza del clima. Come quella dello studio di
Steve Pacala,direttore dell’Environmental
Institute dell’Università di Princeton, e
Robert Socolow, che individua 7 steps
operativi per tagliare le emissioni di CO2
ed evitare che raddoppino rispetto ai livelli dell’era preindustriale. I due studiosi
dimostrano su “Science” l’esistenza di un
metodo per risolvere i problemi climatici
nei prossimi 50 anni facendo uso delle attuali tecnologie a disposizione.
Ma esistono anche interessanti studi della Cambridge University o lo schema
“Contraction and Convergence” (CC),
proposto dal Global Commons Institute,
che prevede una contrazione dei consumi energetici per i paesi sviluppati e una
convergenza su livelli minimi di sostenibilità da parte dei PVS.
A Nairobi è riemersa la posizione degli
USA, contraria al Protocollo di Kyoto e
supportata in tale contrarietà dall’Australia.
Gli Stati Uniti hanno assunto per lungo
tempo una posizione negazionista rispetto al fenomeno climatico ed è tristemente noto come l’amministrazione Bush, fino a non molto tempo fa,cancellasse con
il bianchetto le parti non gradite dei rapporti ambientali inviati alla Casa Bianca.
Per il clima bisogna agire in fretta. E conviiene a tutti: produttori e consumatori
Bisogna spingere subito sull’urgenza di misure che contrastino i cambiamenti climatici,comunicando che le conseguenze non
le pagheremo solo in un lontano futuro
ma sono visibili già nell’oggi.In questo sen-
12ı06-01ı07
ha annunciato il Ministro Pecoraro Scanio
dopo il vertice di Nairobi, sottolineando
come l’Italia sia fra i primi Paesi ad affrontare il problema dei gas serra in sede nazionale.Ma l’annuncio di un appuntamento nazionale per parlare di clima era già
stato dato il 7 novembre scorso proprio
in occasione della due giorni dell’UNESCO
a Roma.Prima di partire per il vertice mondiale in Kenya,il Ministro aveva posto l’accento su alcune priorità. Primo passo, avviare un confronto sull’energia di profilo
internazionale e istituzionale,coinvolgendo Parlamento,enti locali,mondo economico e associativo.Secondo,discutere non
solo del taglio delle emissioni di CO2 e
della mitigazione, ma soprattutto dell’adattamento alle modificazioni climatiche,
ormai evidenti,che producono effetti quali siccità o eventi estremi.
“Parlare di sensibilità ai problemi dell’ambiente non ci basta più”ha affermato con
decisione il Ministro “ora si deve parlare
di priorità. E se politici pragmatici come
Blair o Gordon Brown hanno lanciato l’allarme con il rapporto Stern, ciò significa
che dobbiamo affrontare con urgenza i
problemi del clima e dell’energia”.Via libera quindi nel 2007 ad una conferenza
sul clima e anche alla definizione di un piano nazionale o “strategia”sull’energia.Del
rapporto di Nicholas Stern si è parlato
molto sui giornali e durante il dibattito.
Secondo il prof. Luigi Paganetto,
Commissario straordinario dell’ENEA,va
colto soprattutto il valore di introdurre
nelle valutazioni ambientali un principio di
precauzione.In altre parole,non investire
un 1% del PIL globale oggi può voler dire
impiegarne un 20% domani per riparare
i danni all’ecosistema.
29
so qualche mea culpa viene anche dall’ambientalismo italiano,come afferma Roberto
della Seta di Legambiente:“Abbiamo sbagliato nel mandare messaggi che privilegiavano scenari futuri,mentre già ora stanno accadendo cose gravi”. Keynes diceva
che in economia non ha senso fare previsioni a lungo a termine, perché non rappresentano un movente sufficiente a prendere decisioni nell’immediato. Monito rilanciato anche in tempi recenti da Elisabeth
Colbert,giornalista di “The NewYorker”:
togliamo i cambiamenti climatici dalle disquisizioni futuribili e piazziamolo con i piedi per terra.Tutto concorre,quindi,a prendere in mano la situazione e programmare subito strategie per l’ambiente.
Forse le conseguenze dei cambiamenti climatici si percepiscono meno nitidamente alle nostre latitudini,eppure ci sono aree
della sfera terrestre che pagano pesantemente l’aumento della temperatura globale. Basti pensare all’accelerazione dei
ritmi di desertificazione e al conseguente
movimento migratorio dei contadini,che
un tempo lavoravano terre ora divenute
improduttive. C’è chi li chiama profughi
ambientali, ma si fa largo la nuova definizione di profughi “climatici”.
Il Ministro lo ha ripetuto in molteplici occasioni: “Faremo una riforma ecologista
dell’economia”.Gli interessi industriali non
cozzano necessariamente con le priorità
ambientali. La rivista “Altroconsumo” ha
realizzato inchieste su prodotti ecologici.
Il direttore Paolo Martinelli ha ricordato
l’indagine fatta nel 2005 sugli elettrodomestici a basso consumo: le vendite di lavatrici dotate di etichettatura energetica
sono state un grande successo economico per le industrie produttrici.Altre indagini hanno riguardato i costi per l’isolamento termico delle case e la convenienza fra GPL e metano; è interessante rilevare che le tariffe biorarie per la bolletta
- metodo di fatturazione attraverso il quale l'utente paga due tariffe diverse a seconda dell'ora o del giorno in cui usa l'energia elettrica – sono ancora poco conosciute e scarsamente usate.
Gli esempi positivi in tema di rinnovabili
Sul solare termico Legambiente ha chiesto di seguire esempi di città virtuose come Barcellona,dove l’Ordenanza Solar del
2000 obbliga l’installazione di pannelli termici in tutti gli edifici di nuova costruzione. Attualmente in Italia è Bolzano il co-
30
mune con il maggior numero di pannelli
solari, che rappresentano addirittura la
metà di tutti quelli presenti sul nostro territorio. Come mai questa sproporzione?
Sicuramente per le politiche adottate dalle province autonome di Bolzano eTrento,
che prevedono finanziamenti continui e
non incentivi discontinui; ma c’è anche la
vicinanza geografica e culturale a paesi come la Germania, dove l’energia solare è
una realtà già importante e ampiamente
utilizzata.
Da un anno anche la Giunta di Roma ha
approvato una delibera che si ispira a quella catalana, secondo la quale ogni edificio
privato dovrà essere alimentato in percentuale fissa da fonti rinnovabili.Una norma che dalla capitale si allargherà a tutta
Italia e sarà prevista nella Finanziaria 2007
per affrontare strategicamente il tema dei
consumi e dell’incremento dell’efficienza
energetica del nostro Paese,come ha avuto modo di annunciare Gianni Silvestrini,
consigliere per le tematiche ambientali ed
energetiche del Ministro per lo Sviluppo
Economico.
Greenpeace Italia ha deciso di sostenere
le rinnovabili dando un deciso appoggio
a chi le produce e ogni anno l’associazione ambientalista presenta un rapporto insieme alle imprese legate all’eolico e al fotovoltaico.Si possono fare previsioni molto positive sull’energia del vento, basandosi su proiezioni che parlano della possibilità di arrivare al 34% dell'energia mondiale fornita dal tale fonte entro il 2050.
Per il fotovoltaico, invece, si registra una
crescita della potenza installata superiore
alle aspettative: nel 2005 ha raggiunto i
5mila Megawatt, con una crescita di circa
il 40 per cento in più rispetto al 2004, superiore alle stime che erano state presentate.
Ultima voce quella del Presidente del CNR
Fabio Pastella.L’Istituto sta lavorando per
le rinnovabili e sviluppando ricerche sull’edilizia intelligente, sulle pompe di calore, sulla trigenerazione diffusa e molto altro. In tanti ne attendono i risultati.
(Anna Rita Pescetelli)
Lo SCIA ha fornito il primo
Rapporto sul Clima
L’APAT, ha elaborato quest’anno per la prima volta, gli indicatori climatici disponibili attraverso il Sistema Nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione dei dati Climatologici
di Interesse Ambientale (SCIA, www.scia.sinanet.apat.it). Si tratta di un lavoro realizzato in
collaborazione e con i dati dalle principali reti di osservazione meteorologica presenti sul territorio nazionale: il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica, l’Ufficio Centrale di Ecologia Agraria
e numerose Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA).
I dati ottenuti e messi a confronto con i valori climatologici normali e con quelli degli anni più
recenti, hanno fornito delle stime e permesso una relazione – che da quest’anno sarà periodica
- sullo stato del clima italiano e delle sue tendenze. I valori più significativi hanno fatto rilevare che
in Italia l’aumento della temperatura negli ultimi 45 anni (circa 1 °C) è stato superiore alla media globale e nello stesso periodo il numero medio di notti tropicali (temperatura minima >20 °C) è aumentato di circa il 50% e il numero medio di giorni estivi (temperatura massima > 25 °C) è aumentato del 14%.
Sintesi dei dati
A fronte di un generale aumento di temperatura, in particolare si osserva che le anomalie di temperatura superficiale osservate sull’Atlantico Centrale, sono tra le cause della stagione estremamente intensa di cicloni tropicali, che traggono energia dal mare e la loro formazione e alimentazione è favorita dalla presenza di temperature particolarmente elevate della superficie del mare.
In Italia, per quanto riguarda le precipitazioni e il bilancio idrico, il 2005 è stato caratterizzato da valori inferiori alla media sull’Italia nord-occidentale, in modo particolare nei mesi invernali, mentre al Centro, al
Sud e sulle Isole la precipitazione annua è stata lievemente superiore alla norma. Al Sud la disponibilità
idrica annuale è stata mediamente più elevata rispetto alla norma, soprattutto in virtù del surplus idrico
accumulato nei mesi invernali.
Sul fronte delle temperature, complessivamente il 2005 risulta essere il 14° anno consecutivo con anomalia della temperatura positiva, anche se di entità più modesta rispetto a quella rilevata negli ultimi 8 anni. Il 2005 si colloca al penultimo posto, ordinando i valori degli ultimi dieci anni dal più caldo al più freddo. Mentre il valore medio annuale della temperatura si è mantenuto abbastanza vicino alla media di lungo periodo, il 2005 è stato caratterizzato da numerosi eventi di caldo e (soprattutto) di freddo intenso. I valori di anomalia termica (cioè della differenza tra la temperatura media del 2005 e la temperatura media di riferimento nel periodo 1961-1990) non presenta significative differenze tra diverse aree geografiche, a conferma che il loro andamento dipende soprattutto da fattori e tendenze del clima a grande scala.
Per quanto riguarda la media dell’insolazione, l’eliofania nel 2005 è stata leggermente inferiore al valore
medio degli ultimi 10 anni, senza distinzioni tra Nord, Centro e Sud.
I dati elaborati in 118 stazioni dell’Italia settentrionale, di cui 90 nel Veneto, hanno evidenziato che la radiazione globale media nel 2005 risulta quasi coincidente con la media degli ultimi 10 anni, facendo seguito ad un 2003 che ha registrato il valore medio più elevato del decennio e ad un 2004 con un valore poco al di sotto della media.
il Rapporto contiene anche grafici e mappe corredati da brevi testi di commento che conferiscono alla pubblicazione tecnico-scientifica l’attitudine ad una informazione rivolta non solo alle istituzioni. Il volume è disponibile a richiesta del pubblico presso il Servizio Editoria dell’APAT.
(Lorena Cecchini)
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La connotazione del 2005 riguardo all’umidità, segue la tendenza delle precipitazioni diversificandosi tra
Nord, Centro, Sud e Isole.Al Nord e al Centro il 2005 il più “secco” degli ultimi 10 anni dopo il 2003. Inoltre
al Nord il 2005 è stato il terzo anno consecutivo caratterizzato da valori di umidità relativa media inferiori alla media degli ultimi 10 anni. Al Sud e sulle Isole l’umidità relativa media del 2005 è leggermente
più elevata della media del decennio.
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Sedi ed orari
Via Curtatone, n. 3
00185 Roma
Orario di apertura:
Lunedì - Venerdì:
9.000 - 13.30; 14.30 - 17.00
La Biblioteca dell’APAT
Via Brancati, n. 48
00144 Roma
Orario di apertura:
aperr tura:
Lunedì - Venerdì:
9.00 - 12.
. 30; 14.00 - 15.30
12.30;
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La Biblioteca APAT e il Sistema di Gestione per la
Qualità secondo la norma UNI EN ISO 9001:2000
Il 28 novembre il Ser vizio Biblioteca e
Documentazione (BIB-DOC) ha superato con
esito favorevole la verifica ispettiva esterna da
parte dell’Organismo di certificazione CSQ,accreditato SINCERT, in seguito alla quale otterrà la certificazione UNI EN ISO 9001:2000, risultato raggiunto dopo un percorso avviato nei
primi mesi del 2006.
Il Dipartimento per le attività bibliotecarie, documentali e per l’informazione (BIB) ha accolto con entusiasmo il coinvolgimento nel Sistema
Gestione Qualità del Servizio BIB-DOC e del
personale amministrativo di supporto del
Dipartimento. Preliminarmente sono state individuate le figure di riferimento,il Responsabile
di Processo (RP), Emi Morroni, e il Referente
Qualità (RQ),Anna Laura Saso,che svolgono un
ruolo di organizzazione, gestione e coordinamento nell’ambito del SGQ interno.
In linea con la promozione dell’approccio per
processi richiesto dalla norma UNI EN ISO
9001:2000,è stata effettuata una mappatura dei
macroprocessi del Dipartimento BIB, a partire
dall’esame delle attività assegnate. In questa
fase iniziale si è ritenuto più opportuno partire dalla Biblioteca, sia perché fornisce servizi all’utenza interna ed esterna debitamente regolamentati, in locali peraltro recentemente messi a norma, sia perché per lo svolgimento delle attività di catalogazione, indicizzazione e prestito il personale bibliotecario si attiene scrupolosamente a standard biblioteconomici nazionali e internazionali.
Grazie al lavoro di supervisione e guida svolto dal
Referente Qualità,il personale bibliotecario e dell’amministrazione coinvolto nel SGQ è riuscito,
nonostante le difficoltà iniziali, a razionalizzare le
proprie attività, armonizzandosi con gli adempimenti previsti dal sistema centrale dell’Agenzia e
soddisfacendo la richiesta di sviluppo di specifiche
procedure ed istruzioni operative interne. In tal
modo è stato innanzitutto determinato il flusso
delle attività principali e di supporto per consentirne il monitoraggio.
Il passo successivo è consistito nell’individuazione
delle figure responsabili del loro svolgimento,il che,
in modo consequenziale,ha contribuito a garantire il miglioramento delle prestazioni erogate.Nel
far ciò,ci si è avvalsi di opportuni strumenti di monitoraggio rivolti all’individuazione di indicatori di
prestazione,necessari ad identificare il livello di performance dei servizi offerti.Tale attività di monitoraggio,lungi dall’esaurire la propria funzionalità nella mappatura delle tempistiche, funzione peraltro
indispensabile,ha come scopo ultimo la definizione e poi il raggiungimento di obiettivi volti all’erogazione di servizi sempre più efficaci ed efficienti,
ragion d’essere di una biblioteca scientifica,luogo
di raccolta e diffusione dell’informazione.Perseguire
un miglioramento in progress dei servizi quale
quello richiesto dal SGQ presuppone, chiaramente,un processo di formazione permanente del
personale e un dialogo ininterrotto ed efficace con
i destinatari diretti,gli utenti.
(Anna Laura Saso, Marilena Insolvibile,
Nadia Sbreglia)
L’approccio per processi
conferisce valore aggiunto
Il sistema di gestione per la Qualità, che rappresenta uno dei molteplici strumenti operativi
dell’Agenzia, ha assunto un ruolo dinamico nella
strategia dell’organizzazione, in quanto ha permesso di controllare, nel suo divenire, il miglioramento continuo dei processi secondo obiettivi annunciati e stabiliti nella strategia dell’Alta Direzione
ed espressi nella Politica della qualità.
Un sistema di Gestione per la Qualità va ben oltre il concetto espresso nell’ambito di un rapporto unidirezionale in cui La Direzione è l’unico gestore e controllore della qualità; esso si esprime attraverso l’interazione di ogni singola risorsa coinvolta nella realizzazione delle attività proprie dei
processi APAT. Ciò consente di capire che, attraverso la costruzione di sinergie, si può realizzare una
delle preminenti finalità della Qualità, che è - e deve essere - inserita in una rete di comunicazione
evoluta, al fine di porre le premesse per riunire i vari “attori” – direzione,struttura, personale, e cliente - verso un approccio comune indirizzato al miglioramento dei processi.
Il percorso evolutivo del SGQ ha avuto il suo inizio già nel 2004 e ha condotto, come di seguito verrà illustrato, ad una vera e propria rimodulazione.
L’ambizioso progetto consiste in obiettivi condivisi, cultura della qualità diffusa e corretto interfaccia tra le parti. I primi risultati concreti sono giunti nel 2005 con il raggiungimento della prima fase
di certificazione, nella quale sono stati contemplati i principali processi trasversali ed alcuni processi di servizio.
Le premesse poste dalla nuova amministrazione
dell’Agenzia fanno ben presumere la volontà e gli
intenti in termini di risorse umane e finanziarie, al
fine di valorizzare il lavoro già avviato, non disperdendo l’esperienza metodologica adottata con
successo e il conseguente bagaglio di informazioni acquisito nel corso degli anni. L’APAT, come PA,
ha cercato di cogliere l’aspetto vincente dell’approccio per processi; il termine più osannato degli ultimi periodi è, per l’appunto, “processo”, che per
molti induce ad un atteggiamento di diffidenza e
chiusura, mentre per l’APAT, e più specificamente
per il servizio Garanzia della Qualità, si è dimostrato vincente.
Nell’ applicare la ISO 9001 si è apprezzata l’utilità
dell’approccio per processi, elemento fondamentale della famiglia delle ISO 9000:2000, senza alcun
dubbio un utile strumento di crescita che trasforma metodologie consolidate in procedure scritte.
La definizione di processo è trasformazione degli
input in output con valore aggiunto. Applicare la
ISO 9001 ha consentito di “fare ordine” nelle attività svolte quotidianamente ed in alcune realtà ha
permesso di individuare che inconsapevolmente
veniva già adottata una logica di gestione. Lo sforzo maggiore è stato cercare di diffondere la cultura di base univoca, promovendo momenti formativi organizzati in team tra il processo qualità ed il
processo formazione, per far sì che il tema della
qualità sia compreso e applicato ma soprattutto avvicinato il più possibile al vissuto lavorativo
dell’Agenzia.
L’accento è stato posto, oltre che sulle attività, anche sugli artefici che operano ed interagiscono nei
processi generando ed apportando valore aggiunto. I soggetti/oggetti chiave del sistema di
Gestione per la Qualità in APAT sono: le risorse
umane coinvolte e artefici; le attività svolte e soprattutto i flussi comunicativi. Il tutto proteso al raggiungimento degli obiettivi, alla soddisfazione del “cliente” interno ed esterno. Si può dire di aver raggiunto uno dei tanti traguardi prefissati: sapere, saper
fare, saper comunicare. Ogni risorsa all’interno
dei processi portati in certificazione ha le conoscenze per svolgere l’attività che è prerogativa del suo
campo di lavoro; laddove vi fossero dei gap da colmare, il sistema qualità prevede dei percorsi di crescita di competenze professionali favorendo, dove
possibile, la polifunzionalità; ogni risorsa sa applicare tutto ciò che sa in modo congruente e corretto in relazione alla propria attività; ogni risorsa cerca al meglio di comunicare e di interfacciarsi con
i colleghi. Il rispetto e il mantenimento delle condizioni appena citate permetterà di raggiungere il
traguardo ottimale che vede le risorse umane attive e non vincolate a subire dall’alto l’applicazione sterile della logica e della standardizzazione, ma
artefici principali del processo.
I significativi risultati fin qui raggiunti rappresentano il frutto di una importante crescita culturale che,
evidenziando le professionalità esistenti nell’Agenzia,
ha posto le basi per l’avvio di un sistema di gestione che favorisce, stimola ed assicura l’interazione
sociale.
Ci si augura, quindi, che questa esperienza possa
contribuire a fornire utili elementi per coloro che
si accostano alle ISO, orientandoli sempre più verso una cultura della qualità ed efficacia-efficienza.
(Giuliana Giardi)
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Il sistema di gestione di qualità dell’APAT
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Sauro Turroni
al Consiglio federale
delle Agenzie ambientali
Il Presidente della Commissione per la riforma del Codice
ambientale al Consiglio federale del 26 ottobre 2006
Il 26 ottobre scorso si è tenuto, nella sede
APAT di Via Curtatone a Roma, il Consiglio federale delle Agenzie per la protezione dell’ambiente. Ha presieduto il Commissario
Straordinario dell’APAT,Avv. Giancarlo Viglione.
Diversi gli argomenti all’ordine del giorno:
piano di attività ONOG, contributi del Sistema
agenziale alla revisione del Decreto legislativo
n. 152/2006, regolamento del Consiglio federale, riforma dell’APAT, missione ambientale in
Libano, piano operativo per la ricerca sui campi elettromagnetici, programmazione degli
eventi agenziali, approvazione dello schema di
convenzione sul riuso degli applicativi nel
Sistema agenziale.
Il Senatore Sauro Turroni, Presidente della
Commissione per la riforma del Codice ambientale, ha informato sullo stato attuale dei
lavori posti in essere per la revisione del
Decreto legislativo n. 152/2006, che hanno
visto la consegna al Consiglio dei Ministri del
primo e del secondo correttivo, in linea con
le indicazioni fornite dal Parlamento stesso:
il rispetto delle Direttive comunitarie e la necessità di superare le sentenze di condanna
comminate. Dal verbale di Commissione
che il Senatore riporta, risulta che si sono recepite alcune istanze presentate dal Sistema
agenziale, in par ticolare il ripristino del
Modello Unico di Dichiarazione Ambientale.
Il modus operandi della Commissione è
quello di dividere i contenuti della “delega
ambientale” in argomenti omogenei. Su ogni
argomento si delinea un documento di indirizzi che viene sottoposto alla valutazione del
Ministro, per passare poi ad un confronto
con tutti i soggetti interessati (imprese,
OOSS, le associazioni dei consumatori e le
associazioni ambientaliste); su questa base, si
formula un articolato sul quale iniziano i
confronti istituzionali definiti dalla legge.
Prossimo impegno della Commissione sarà
relativo a ciò che concerne VIA-VAS-IPPC,
che entrerà in vigore il 31 gennaio 2007. A
tal proposito, Turroni ha ricordato che la
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Commissione ha ricevuto un contributo
concreto da parte di APAT e del gruppo di
lavoro costituito.
Opinione condivisa è che le attività di ONOG
siano utili strumenti di gestione a livello di
Direzioni delle Agenzie e che è necessario riconsiderare una strategia nella selezione sia
delle attività che dei prodotti di ONOG nella sua funzione originaria di osservatorio, per
meglio qualificare e rendere più validati i dati
forniti e più tempestiva l’informazione che
ONOG è in grado di rendere alle Agenzie.
Altro punto in discussione è stata la ristrutturazione dell’Agenzia, in seguito alla volontà del Governo di separare indirizzo e gestione nell’ambito dell’organizzazione degli organismi pubblici. A tal proposito, l’art. 20
del Decreto legge n. 262/2006 si muove su
2 direttrici: l’una volta a rendere l’Agenzia
Ente pubblico con personalità giuridica e, in
termini operativi, con rappresentanza e autonomia; l’altra punta a una suddivisione
delle funzioni tra il Presidente, il Consiglio di
Amministrazione (composto da 5 membri di
cui uno è il Presidente e 2 su proposta della Conferenza delle Regioni e Province autonome) e il Direttore Generale. Questa
struttura garantisce una dialettica interna e
una forte rappresentanza territoriale. Ciò va
di pari passo alle modifiche statutarie, tra cui
le funzioni del Consiglio federale stesso quale sede di coordinamento del Sistema agenziale.
La risposta di APAT e del Sistema agenziale,
unitamente alla Guardia Costiera, nell’ambito
della missione della task force italiana in Libano,
ha riguardato la questione del disinquinamento del tratto di mare davanti alla centrale il cui
parco serbatoi è stato bombardato; il Sistema
agenziale ha fornito un notevole supporto tecnico-scientifico alle attività eseguite principalmente da CASTALIA-Ecolmar, anche nella
valutazione delle conseguenza nell’arcipelago
delle Palm Islands e nella predisposizione di linee guida e di manuali operativi per il perso-
ENEA e ASL RME e Università di Torino. Il programma prevede 2 linee di attività, da portare avanti in stretto rapporto con le strutture
sanitarie territoriali: la ricerca epidemiologica/
cancerogenesi e il popolamento del catasto
delle sorgenti di campo elettromagnetico su
una base temporale di 3 anni. Il piano particolareggiato richiesto dal MATTM sarà oggetto
del primo mese di lavoro del Sistema delle
Agenzie e, in seguito alla sua approvazione, potrebbe dar seguito a un ulteriore Decreto dirigenziale finalizzato al relativo finanziamento.
Attività intensa è prevista per i gruppi di lavoro, al fine sia di rispondere all’esigenza di rivedere modalità e contenuti delle iniziative di comunicazione del Sistema agenziale, per un
sempre maggiore “ritorno” in termini di visibilità, sia per il riuso degli applicativi nel Sistema
stesso, come sviluppo della convenzione capace di garantire aggiornamento, manutenzione
e studi di fattibilità economica per ciò che riguarda i software.
(Ornella Notargiacomo, Patrizia Chiatti)
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nale impiegato nelle opere di risanamento.
Di particolare rilievo la partecipazione ai lavori del Centro di coordinamento presso il
Ministero dell’Ambiente libanese e la collaborazione con l’Università Americana di Beirut
per le ricerche di laboratorio. Si è avviata
un’ipotesi di attività di monitoraggio assieme
a IFREMER, Università di Cipro e ICRAM, da
svolgere con operatori libanesi e, in prospettiva, si pensa di produrre un rapporto di valutazione sulla situazione in Libano e di proporre un seminario in cui valutare le conseguenze organizzative per il Sistema delle Agenzie
nelle situazioni menzionate nella Convenzione
di Barcellona, per il supporto ai paesi mediterranei che versano in una situazione di emergenza.
E’ stato infine presentato il piano operativo per
la ricerca sui campi elettromagnetici, prodotto dal gruppo di lavoro composto da APAT,
ARPA Marche, ARPA Toscana, ARPA Emilia
Romagna,ARPA Piemonte,ARPA Puglia,ARPA Lombardia, Istituto Superione della Sanità,
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Il Rapporto sullo Stato
dell’Ambiente in Piemonte
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Nel corso della Decima Conferenza Regionale
di Arpa Piemonte, il 20 novembre è stato
presentato a Torino, il settimo “Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Piemonte”. Anche
in questa edizione il rapporto evidenzia situazioni positive, come l’aumento della raccolta
differenziata, e degli acquisti pubblici ecologici ed altre ancora negative. In conclusione si
può affermare che La molteplicità degli argomenti e dei temi trattati testimonia come criticità riguardanti un singolo settore non limitino la loro influenza solo a quest’ultimo, ma
coinvolga svariati campi anche di tipo economico e sociale. Per questo, sempre più, si rende indispensabile la collaborazione tra i singoli ricercatori e gli Enti pubblici e un continuo
coordinamento in senso orizzontale e verticale dei vari soggetti.
La qualità dell’ambiente in Piemonte
Gli aspetti positivi
Rifiuti urbani - Dopo un lungo periodo di crescita, la produzione di rifiuti urbani sembra che
si sia assestata. Il quantitativo di rifiuti urbani
prodotti nel 2005 in Piemonte è aumentato
rispetto al 2004 solo dello 0,2%, con una produzione pro capite di rifiuti leggermente in diminuzione (- 0.1%) pari a 514 kg per abitante, risultando inferiore sia al valore nazionale
(533 kg/abitante nel 2004) che a quello europeo (577 kg/abitante nel 2003). La percentuale regionale di raccolta differenziata è aumentata e si è attestata nel 2005 al 37,2%. Risulta,
pertanto, superato l’obiettivo del 35% stabilito dal DLgs 152/06, da raggiungere entro il
2006.A livello provinciale, le province di Asti,
Cuneo, Novara,Torino e Verbania hanno superato l’obiettivo del 35%.
Acqua superficiale - Dal confronto dei dati relativi al monitoraggio regionale del 2005 dei
corsi d’acqua superficiali con i consistenti dati storici a partire dal 2000, non emergono sostanziali variazioni, si evidenzia comunque un
aumento di punti corrispondenti a Stato
Ambientale buono.
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Acquisti pubblici ecologici - Sta aumentando il volume di spesa che rispetta i criteri ambientali degli Enti pubblici aderenti al Protocollo
APE - Acquisti Pubblici Ecologici (tra gli Enti
aderenti si ricordano Arpa, Provincia di Torino,
Comune di Torino). In pratica su 10 milioni di
spesa, 7 milioni sono effettuati nel rispetto dei
criteri ambientali condivisi.
Ecolabel strutture turistiche - Un importante impulso alla diffusione dell’Ecolabel Europeo in
Piemonte è arrivato dal settore della ricettività turistica. Sono 13 le strutture turistiche
piemontesi (21 a livello nazionale e 48 a livello europeo) che fanno guadagnare al
Piemonte il primato di prima regione europea
per numero di certificazioni ambientali turistiche.
Altre situazioni in miglioramento sono legate
principalmente all’aumento delle conoscenze
nei diversi settori. Perché soltanto una conoscenza completa di un argomento consente di
intraprendere i passi opportuni per eventuali risanamenti.
In particolare ci si riferisce alla conoscenza dei
valori naturali e dei profili di vulnerabilità
(Carta Natura), all’estensione e alla distribuzione dei fenomeni franosi noti (progetto nazionale “IFFI”), ma anche alla maggiore completezza dell’Anagrafe dei siti contaminati oppure del Catasto degli impianti di telecomunicazione. Particolarmente importanti inoltre sono i monitoraggi sulle matrici ambientali quali aria, acqua, suolo.
È attualmente operativa, in versione sperimentale e unico esempio in Italia, una catena
modellistica prognostica, in grado di fornire
quotidianamente i campi orari di concentrazione dei principali inquinanti in atmosfera
previsti per le 48 ore.
Gli aspetti negativi
Aria - Persistono le condizioni di criticità già riscontrate negli anni precedenti nelle aree urbane per ciò che riguarda gli Ossidi di Azoto,
il Pm10 e l’Ozono.
Suolo e Siti contaminati - Si riscontra sul terri-
ARPA/APPA
I livelli di campo rilevati in prossimità di impianti radiotelevisivi presentano valori elevati. Le situazioni non a norma corrispondono generalmente a siti collinari nei quali si concentrano
diverse emittenti con potenze di trasmissione
elevate.
Radiazioni ionizzanti - Il Piemonte presenta attualmente la quantità più ingente di rifiuti radioattivi a livello nazionale in quanto sul territorio regionale sono presenti tre siti nucleari.
Le maggiori criticità si registrano presso il sito di Saluggia a causa della presenza di ingenti quantità di rifiuti radioattivi liquidi e della parziale perdita di contenimento della piscina di
stoccaggio del combustibile irraggiato dell’impianto Eurex.
Da sottolineare comunque che la dose annuale alla popolazione è dovuta principalmente alla radioattività di origine naturale, in primo luogo all’inalazione di gas radon. Infatti la dose dovuta alla radioattività artificiale è solo 1% della dose totale, mentre la dose da radon rappresenta il 39% della dose totale. In Piemonte
è stata istituita la rete Geiger di allerta per il
monitoraggio in tempo reale della radioattività.
Agricoltura - In Piemonte è il secondo anno
consecutivo in cui si assiste ad una riduzione
del numero di aziende che operano nell’ambito dell’agricoltura biologica (-35%).
Nell’estate del 2005 la comparsa di numerosi individui di cavallette ha destato preoccupazione tra gli agricoltori per i danni procurati alle colture.Allarme anche nelle aree metropolitane. Il fenomeno ha interessato una zona
principalmente compresa nelle aree di pianura del centro Piemonte, per un totale di
114 comuni.
Pollini allergenici - Le problematiche allergologiche interessano una parte significativa della popolazione regionale.
Uno dei fenomeni allergici segnalati di
recente è quello legato al polline
dell’Ambrosia artemisifolia, una pianta
arborea infestante ad alto potere allergenico, che si sta diffondendo rapidamente nella pianura piemontese.
A cura di ARPA Piemonte
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torio regionale una diffusione della contaminazione organica. In particolare, il contenuto
il diossine e furani, pur sempre al di sotto del
limite di legge, è rilevabile nella pressoché totalità dei campioni esaminati.
Si evidenzia ancora un numero elevato di Siti
Contaminati. I siti ufficialmente inseriti
nell’“Anagrafe regionale dei Siti Contaminati”,
con aggiornamento a marzo 2006, sono 760,
di cui 52 già bonificati e 153 per i quali non risulta necessario eseguire alcun intervento di
bonifica. Per molti di questi siti infatti gli interventi di messa in sicurezza di emergenza si sono dimostrati risolutivi.
Gli eventi causa della contaminazione sono dovuti in prevalenza alla cattiva gestione di impianti e strutture, seguiti dalla scorretta gestione di rifiuti, da eventi accidentali di diversa natura e infine da contaminazioni conseguenti ad
incidenti lungo le vie di comunicazione.
Acque sotterranee e laghi - Le Acque sotterranee presentano in molti punti di monitoraggio presenza di nitrati ( prevalentemente in
provincia di Alessandria), prodotti fitosanitari
(in provincia di Vercelli Asti e Biella) e solventi clorurati in provincia di Asti e Torino.
Nelle acque del Lago Maggiore si è riscontrata negli anni 2005-2006 la fioritura di cianobatteri, potenzialmente tossici, appartenenti alla
specie Anabaena lemmermannii. Gli accertamenti microscopici e tossicologici hanno evidenziato assenza di tossine.
Cambiamenti climatici - La media delle temperature massime del 2005 risulta più elevata della media climatologica in tutte le province.Al
contrario, in tutti i capoluoghi di provincia, le
precipitazioni sono state inferiori sia in termini di quantità totale di pioggia caduta, sia in termini di numero di giorni piovosi.Anche le nevicate sono risultate piuttosto ridotte per numero di giorni nevosi e quantitativi di neve fresca, rispetto alla media stagionale dell’ultimo
quarantennio.
Rumore - Rappresenta uno dei fattori di degrado della qualità della vita. Le nuove infrastrutture dei trasporti e i veicoli di nuova generazione vengono progettati e realizzati con sempre maggiore attenzione alle emissioni sonore, ma il continuo incremento delle richiesta di
mobilità ha vanificato il miglioramento specifico mantenendo elevati i livelli di inquinamento globale.
Radiazioni non ionizzanti - Si rileva un aumento costante negli anni della densità di impianti per telecomunicazione, quindi anche un incremento della potenza complessiva degli
impianti.
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ARPA Basilicata
L’ARPA Basilicata è stata
premiata, in occasione della
seconda edizione del
concorso nazionale “La PA
che si vede- La Tv che parla
con te”, organizzato dal
FORMEZ in collaborazione
con l’Associazione Italiana
della Comunicazione
Pubblica e Istituzionale e
TelePA. L’Agenzia regionale
ha presentato il “Video
Promozionale” sui servizi
dell’Ente, realizzato in forma
di spot breve e curato dal
Servizio Informazione e
Comunicazione.
La premiazione si è svolta a
Bologna in occasione del
COM-PA 2006, il Salone
Europeo della
Comunicazione Pubblica.
Lo spot, che si snoda in un
mix di immagini, testi a video
e voci narranti che rendono
poetica la visione
dell’ambiente intessuto di
rappresentazioni e fotografie
proprie del territorio lucano,
mira, attraverso la limpidezza
del messaggio e
l’immediatezza delle
immagini, a condurre il
telespettatore attraverso le
aree tematiche di
competenza dell’Agenzia
(Aria, acqua, suolo, etc),
sottolineando l’impegno e la
volontà di tutti gli operatori
dell’Ente nello svolgimento
delle attività istituzionali.
ARPA Campania
Non è stata trovata alcuna
traccia di polonio nel
Tribunale di Ischia e nella
scuola dei figli di Scaramella.
L’Arpac ha eseguito alcuni
rilievi nella scuola
elementare di Bagnoli,
l’istituto Madonna Assunta,
frequentato dai bambini di
Mario Scaramella, l’ex
consulente della
Commissione Mitrokhin
monitorato a Londra per
una contaminazione da
Polonio 210.
Molte famiglie avevano
protestato a Bagnoli,
ritenendo che non fosse
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sicuro per i propri figli
continuare a svolgere le
lezioni senza prove certe
sulle condizioni sanitarie
dell’istituto.
Un allarme ingiustificato,
secondo le strutture
sanitarie competenti; tuttavia
oggi l’unità di crisi istituita
presso l’assessorato
regionale della Sanità
campana, ha disposto che si
procedesse in via
precauzionale a un controllo
anche sull’edificio scolastico.
Intanto, sono pronti anche i
risultati dei rilievi fatti nel
Tribunale di Ischia, dove l’ex
consulente della Mitrokhin,
aveva tenuto un’udienza lo
scorso 27 novembre, in
veste di giudice onorario.
Dagli esiti dei rilievi
effettuati dall’Arpac nella
struttura del Tribunale di
Ischia, non è stata rilevata
alcuna contaminazione.
ARPA Calabria
“Emas ed Ecolabel: quali
opportunità per la Calabria
che guarda al futuro”. Di
questo si è parlato, il 4
dicembre al Villaggio
Guglielmo di Copanello di
Stalettì di Catanzaro,
durante il convegno
regionale organizzato
dall’Arpacal per fare il punto
della sullo stato di diffusione
delle certificazioni ambientali
Emas ed Ecolabel in
Calabria.
In Italia, la rete delle Agenzie
Ambientali svolge un ruolo
fondamentale nella
diffusione di questi strumenti
volontari di politica
ambientale. Anche in
Calabria, la legge istitutiva
dell’Arpacal, attribuisce
all’Agenzia ambientale
calabrese il compito di
“favorire attività di
ecogestione in imprese
pubbliche e private
attraverso accordi di
programma con le
Associazioni di categoria che
le rappresentano, al fine di
promuovere comuni
iniziative di analisi degli
impatti di singoli comparti
produttivi, sperimentazioni
sia a livello impiantistico che
organizzativo ed attività di
formazione”. In attuazione di
tale disposto normativo,
l’Arpacal è nodo regionale
della rete EMAS/Ecolabel
Calabria il cui compito è
favorire la diffusione di una
informazione sui
Regolamenti EMAS ed
Ecolabel che sia il più
possibile puntuale ed
uniforme su tutto il
territorio regionale oltre che
supportare le realtà
imprenditoriali che
desiderano ottenere il
marchio Ecolabel o
registrarsi EMAS, mettendo
a loro disposizione il proprio
know-how oltre che i dati
ambientali fondamentali per
la conoscenza del territorio
in cui operano. L’Arpacal,
inoltre, supporta l’APAT
nell’iter istruttorio per il
rilascio delle registrazioni
EMAS o del marchio
Ecolabel mediante
l’effettuazione dei controlli di
conformità legislativa
necessari ad appurare il
rispetto della normativa
ambientale da parte delle
organizzazioni richiedenti.
Hanno relazionato
all’evento, tra gli altri, anche
esperti dell’APAT,
presentando casi di
eccellenza, al fine di
promuovere ulteriormente
le registrazioni Emas ed
Ecolabel, oltre ai casi di
studio ed approfondimenti.
ARPA Lombardia
È on line, sul sito di ARPA
Lombardia
(www.arpalombardia.it/ema),
una nuova sezione dedicata
al sistema di gestione
ambientale EMAS. L’iniziativa,
finalizzata a rendere
disponibili dati ed
elaborazioni grafiche sul
tema, nasce nell’ambito del
Progetto “Traghettare da
ISO14001 ad EMAS”,
attivato con l’APAT e
rappresenta uno dei
ARPA/APPA
ARPA Toscana
Lo sviluppo delle risorse
umane attraverso
l’educazione e la formazione
è considerato
unanimemente uno dei
valori fondamentali per la
società sia in termini di
equità, di giustizia, e di
partecipazione sociale, sia in
termini di responsabilità e di
pari opportunità. Con
questo presupposto
l’ARPAT, ha organizzato il 7
dicembre, al Palazzo
Orlandini del Beccuto di
Firenze, un seminario sulle
Pratiche riflessive per
sviluppare le nuove
competenze della P.A.
Questo seminario ha avuto
come obiettivo principale,
quello di presentare e
discutere l’esperienza
formativa di
un’organizzazione pubblica,
tra l’altro riportata nel
volume, edito dall’Agenzia
regionale, “Continuando a
cambiare: pratiche riflessive
per generare e valorizzare le
competenze nelle
organizzazioni”. Il seminario
è stata anche l’occasione per
promuovere una riflessione
sui percorsi di interazione
tra ambiente e salute, a
partire dal ruolo strategico
che può avere la
formazione, vista come
processo di miglioramento
continuo, al fine di
rispondere efficacemente
alle problematiche legate al
rapporto tra questi due
elementi.
ARPA Liguria
“S.o.S.: l’aria in gioco” per
insegnare che i singoli
comportamenti incidono sul
risultato finale.
Attraverso un gioco web
sulla sostenibilità, nato da
un’idea dell’ARPA Liguria
attraverso il Centro
Regionale di Educazione
Ambientale, cittadini e
giovani studenti delle scuole
medie superiori e
dell’Università, potranno
scoprire la complessa
interdipendenza fra le
questioni ambientali e
scoprire se i comportamenti
quotidiani adottati
contribuiscono o no alla
tutela dell’ambiente.
Queste le regole del gioco:
in un immaginario mondo (il
pianeta Solaris,), suddiviso in
diversi Stati, è possibile
verificare in prima persona
se i nostri comportamenti
quotidiani sono compatibili
con l’ambiente che ci
circonda. Ma attenzione:
prima di cominciare, un test
psicologico permetterà di
tracciare il profilo del
giocatore; le scelte che
verranno effettuate durante
la gara dovranno essere
“credibili” e quindi in
accordo con il profilo
psicologico iniziale. Una volta
“iscritti”, si diventerà cittadini
di uno Stato e l’obiettivo
sarà farlo migliorare
economicamente,
socialmente ed
ambientalmente, anche
insieme agli altri giocatori.
Vincerà chi avrà raggiunto il
punteggio individuale più
alto e chi avrà fatto
maggiormente crescere la
propria nazione. In palio
premi sostenibili, come
biciclette, scooter elettrici,
abbonamenti bus.
Il progetto, già in fase di
attuazione, si completa con
una serie di iniziative ed
eventi di educazione e
comunicazione ambientale
preparati dalla rete dei
Centri di Educazione
Ambientale del Sistema
Ligure di Educazione
Ambientale, tra cui la
Provincia ed il Comune di
Genova ed il Comune di
Savona.
Nuovo direttore ARPA
Basilicata
Dal 15
novembre
2006
Vincenzo
Sigillito è il
nuovo
Direttore
dell’Agenzia per la
Protezione dell’Ambiente
della Basilicata.
Nato a Potenza il 5 aprile
195 e laureato in geologia, il
neo direttore ha sempre
lavorato in ambito
ambientale. Diversi gli
incarichi ricoperti negli ultimi
cinque anni: Direttore
Generale dell’Ambiente della
Regione Basilicata dal 2002 al
2005, responsabile della
direzione dell’Autorità
Ambientale dal 2005 al 2006
e segretario generale
dell’Autorità di Bacino dei
fiumi interregionali e regionali
della Basilicata. dal 1997 al
2000.
12ı06-01ı07
momenti di promozione di
EMAS a livello regionale. In
particolare, la sezione
contiene informazioni sui
referenti lombardi e
nazionali, sulla rete lombarda
di diffusione di EMAS e sui
progetti attivati con APAT
per la promozione del
sistema di gestione
ambientale. Dal sito è
possibile scaricare tutta la
documentazione normativa
di riferimento, alcuni
strumenti per facilitare il
percorso di registrazione, le
iniziative di ARPA Lombardia
per la promozione di EMAS
ed i “casi studio” lombardi,
nazionali ed internazionali da
cui trarre spunto e stimolo
per il miglioramento
ambientale.
La volontà dell’Agenzia,
testimoniata da questa
iniziativa, è di veicolare un
sempre maggior numero di
soggetti verso l’eccellenza
ambientale ed il suo
pubblico riconoscimento (la
registrazione EMAS),
consolidando il ruolo di
primo piano che le attuali
80 registrazioni EMAS già
conferiscono alla Lombardia.
39
Roma, 5 dicembre
Fonti energetiche rinnovabili. Quali
prospettive per i rifiuti, il CDR e le
biomasse?
Il Convegno ha affrontato, con un approccio interdisciplinare (giuridico, tecnico ed economico), il tema della disciplina
delle fonti energetiche rinnovabili, con
particolare riguardo ai rifiuti, al CDR e ali
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le biomasse, allo scopo di cogliere quali
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siano le prospettive del settore.
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A
Modena, 5 dicembre
Presentazione Annuario dati Ambientali
Emilia-Romagna
I decisori politici e i cittadini esprimono da
sempre la necessità di poter disporre di
informazioni ambientali affidabili, ma anche chiare e sintetizzate. Da qui nasce
l´esigenza di avere un numero limitato di
indicatori, in grado però di descrivere in
modo sufficientemente esaustivo le problematiche ambientali ritenute prioritarie
e di fornire supporto alle politiche di sviluppo sostenibile. L´Annuario regionale
dei dati ambientali di Arpa EmiliaRomagna ha origine da un progetto che
aveva fra i suoi obiettivi la facilitazione della diffusione delle informazioni sullo stato dei "beni comuni". Con la sua Edizione
2006, si consolida un´esperienza reporti-
stica, iniziata nel 2003 e scandita da successive e puntuali edizioni annuali.
Roma, 13 dicembre
Lo stato e le tendenze del clima in
Italia: gli indicatori del 2005 (vedi art.
pag. 31)
Palermo, 13 dicembre
Il ruolo dell’informazione ambientale e
dei sistemi informativi nei processi
decisionali - L’Annuario dei Dati
Ambientali 2005
Il convegno ha rappresentato un’importante occasione per discutere sul ruolo
dell’informazione ambientale e dei sistemi informativi nei processi decisionali.
Durante l’iniziativa è stato presentato
l’Annuario dei Dati Ambientali 2005 –
Sicilia 2005.
Roma, 14 dicembre
Presentazione dell’Annuario dei dati
ambientali edizione 2005-2006. Lo stato
di salute del nostro ambiente (vedi art.
pag. 7)
Viterbo, 14 dicembre
La geologia della città di Viterbo
Lo studio di dettaglio dei caratteri geologici, geomorfologici, idrogeologici, geo-
Tavola rotonda APAT • 1° dicembre 2006
“La conservazione delle risorse genetiche delle specie spontanee”
Da quasi un secolo, per le piante coltivate, si pratica la conservazione delle risorse genetiche al di fuori dall’ambiente naturale (orti botanici, banche del seme, ecc.), anche nell’ambito di reti organizzate a livello globale. La necessità di conservare piante per uso alimentare ed industriale è stata vissuta come priorità nei confronti delle specie non addomesticate,
ma queste sono altrettanto importanti per garantire i servizi derivanti dal buon funzionamento degli ecosistemi che si traducono in benessere per tutti i viventi compreso l’uomo.
In data 1° dicembre 2006, l’APAT ha organizzato una Tavola rotonda di aggiornamento sullo stato attuale della conservazione delle risorse genetiche delle specie spontanee, cui hanno partecipato, tra gli altri, rappresentanti della Società Botanica
Italiana, della Rete Italiana delle Banche del Germoplasma, del Millenium Bank (Royal Botanic Gardens Kew) e del Centro
per la conservazione della biodiversità forestale (Corpo Forestale dello Stato).
Nella stessa giornata sono stati presentati due volumi a cura dell’APAT:
• “Individuazione di aree forestali geneticamente omogenee per la produzione di seme di elevata qualità: il frassino maggiore”, in cui sono presentati i risultati di un lavoro interdisciplinare stimolato da APAT e dal BIOFORV * (gruppo interregionale per la biodiversità e la vivaistica forestale), con l’obiettivo di fornire gli elementi essenziali per la definizione delle Regioni di Provenienza di una delle più importanti specie forestali, come il frassino maggiore;
• “Manuale per la raccolta, studio, conservazione e gestione ex situ del germoplasma”, strumento utile a quanti operano
nello specifico settore della conservazione e gestione del germoplasma, in particolare delle specie spontanee del
Mediterraneo.
La sostenibilità e l’evoluzione naturale degli ecosistemi si aiutano anche così.
(Beti Piotto)
Avvenimenti
Ravenna, 15 dicembre
Trasporti e clima: strategie per una
mobilità sostenibile
Il convegno si è svolto a conclusione del
Corso di Alta Formazione “Cooperazione
ambientale e politiche di sviluppo sostenibile - Ambiente, Energia,Trasporti”, organizzato dall'Università di Bologna nell'anno accademico 2005/2006.
L’incontro ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di una pianificazione efficiente del territorio e di una migliore gestione della mobilità e della logistica dei trasporti, attraverso azioni volte a garantire
il trasferimento di una considerevole quota del trasporto a modalità più sostenibili, nonché di un miglioramento delle prestazioni di tutte le modalità di trasporto,
al fine di creare un sistema di trasporto efficiente sotto il profilo energetico mediante avanzamenti tecnici ed operativi.
Roma, 18 dicembre
Reti di sorveglianza nazionale per il
controllo sulla radioattività ambientale
Nell’ambito delle funzioni di coordinamento tecnico sui rilevamenti, prelievi e
misure della radioattività ambientale nazionale affidate all’APAT dall’articolo 104
del D.Lgs. 230/95 e s.m.i., si è svolta, come
ogni anno, la riunione delle reti di sorveglianza nazionale per il controllo sulla radioattività ambientale. L’incontro di quest’anno ha affrontato i seguenti temi: stato delle reti nazionali, reti locali e prospettive 2007; stato dell’arte sulla revisione
della Direttiva 29/96 Euratom sulla radioattività naturale; informativa sull’aggiornamento del Manuale Operativo del
CEVaD; banca dati nazionale della ra-
dioattività e interscambio dei dati.
Bari, 18 dicembre
Stati Generali ARPA Puglia
La Ia Conferenza Organizzativa di ARPA
Puglia ha rappresentato un momento di
incontro e confronto tra le istituzioni territoriali, gli operatori dell’ambiente, le università e i centri di ricerca, le associazioni, i sindacati e tutti i soggetti portatori di
interesse sulla mission e i nuovi compiti
istituzionali dell’ARPA.
Roma, 19 dicembre
Presentazione e discussione dei risultati
del I° interconfronto nazionale sulla
misura di concentrazione di attività di
radon con metodi passivi
Nell’ambito delle attività istituzionali sull’affidabilità dei laboratori di misura della
radioattività l’APAT ha organizzato il primo interconfronto nazionale sulle misure della concentrazione di attività di radon.
L’Interconfronto è stato realizzato con il
contributo dell’Istituto Nazionale di
Metrologia delle Radiazioni Ionizzanti INMRI dell’ENEA, che ha fornito i campioni con riferibilità a campioni primari.
All’interconfronto hanno partecipato 29
laboratori sottoponendo 39 diversi dispositivi di misura. Durante l’incontro saranno presentati i risultati dell’interconfronto con una discussione sulla definizione dei
criteri di riconoscimento dei laboratori ai
sensi dell’art. 107 del D.Lvo 230/95 e
s.m.i.
Rastignano (BO), 19 dicembre
La politica integrata di prodotto: gli
strumenti e le sinergie per la tutela
ambientale
L’iniziativa si colloca nell’ambito delle attività di promozione e diffusione sugli
strumenti volontari in campo ambientale svolte dal Nodo regionale della Rete
territoriale di diffusione EMAS/SGA Ecolabel /SGP dell´Emilia Romagna. Il seminario, organizzato dall’Arpa Emilia
Romagna si è articolato in due sessioni: la
prima sugli strumenti di gestione ambientale orientati ai processi (EMAS, ISO
14001), la seconda sugli strumenti più
innovativi, ma che comunque stanno assumendo sempre più significatività a livello di regione Emilia Romagna.
LA
COMUNICAZIO
NE PUBBLICA
AL COMPA 2006
Il sondaggio
dell’Adnkronos tra i
pubblici comunicatori
Per il 99% degli oltre 70 comunicatori pubblici intervistati, una comunicazione articolata ed efficace è fondamentale (71%) o influisce
molto (28%) sull’uso di un
servizio e sulla soddisfazione
dell’utente; la comunicazione
si attua prevalentemente utilizzando i media tradizionali
– radio, tv e stampa - per il
79% degli interpellati, mentre strumenti meno utilizzati
restano gli stampati (39%) e
le sponsorizzazioni (28%).
Sono solo alcuni risultati - pubblicati
sul
sito
dell’ADNKRONOS
(www.adnkronos.it) - di un
sondaggio, condotto dall’Agenzia di stampa nell’ambito del COMPA, rivolto ai comunicatori pubblici sulla comunicazione istituzionale.
Come si misura l’efficacia delle iniziative promosse? Gli operatori si rivolgono prevalentemente al contatto diretto col
pubblico (79%) ed in seconda
analisi alla rassegna stampa
(67%) e ai contatti sul sito
Internet dell’Ente di appartenenza (43%). Poco meno della metà degli addetti ai lavori
ha segnalato carenze rilevanti, quali la scarsità di figure professionali adeguate o la mancanza di strumenti fondamentali per questo tipo di attività.
Emerge inoltre una mancanza
di coordinamento tra le diverse amministrazioni nelle attività di comunicazione,che viene
gestita per lo più in modo autonomo (62%);solo in casi di particolari eventi si agisce in sinergia con altre realtà.
Quante risorse finanziarie vengono destinate alla PA per fare comunicazione? Solo il 33%
ritiene che il budget messo a
disposizione sia proporzionato alle esigenze, mentre il 67%
dispone di scarse possibilità.
(Cristina Pacciani)
12ı06-01ı07
pedologici, geotecnici, climatologici, costituisce una base di dati indispensabili al fine di valutare e prevenire il “rischio geologico”. Lo studio sull’area urbana di
Viterbo è il frutto del “Progetto Città di
Viterbo” che si è sviluppato mediante la
collaborazione tra: la Facoltà di Agraria e
la Facoltà di Conservazione dei Beni
Culturali della Università della Tuscia, la
Facoltà di Farmacia della Università di
Roma “La Sapienza”, la Facoltà di Agraria
dell’Università di Firenze, il Dipartimento
per i Servizi Tecnici Nazionali - Servizio
Geologico (ora APAT), l’Istituto di Fisica
dell’Atmosfera del CNR, il Comune di
Viterbo e la Provincia di Viterbo.
41
energetico, consolidando, quindi, uno spazio nuovo di confronto sulle tecnologie
più innovative.
Torino, 14-16 marzo
V° Congresso Italiano Metrologia &
Qualità
Il Congresso dedicato alle misure ed al
controllo qualità porterà in vetrina a
Torino il mondo delle Misure e del
Controllo Qualità, attraverso le molte
sfaccettature della sua proposta formativa, che racchiude assieme, durante le tre
giornate di svolgimento, un Congresso
scientifico con oltre 100 relazioni orali originali, una mostra di strumenti e servizi per
le misure ed il laboratorio, oltre 40 brevi seminari pratici a tema.
Roma, 18 gennaio
Presentazione III Rapporto APAT
Qualità dell’ambiente urbano
Alla presenza del Ministro dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare, sarà presentato il III Rapporto APAT sulla
qualità dell’ambiente urbano. Il Convegno
prevede la partecipazione attiva dei rappresentanti delle autorità locali e dei
Direttori Generali delle Agenzie Regionali
per la Protezione dell’Ambiente e interventi tecnici di approfondimento dei contenuti del Rapporto. L’edizione 2006 del
Rapporto APAT sulla qualità dell’ambiente urbano, che nella sua realizzazione ha
visto un coinvolgimento dei soggetti locali più diretto rispetto alle edizioni precedenti, estende l’analisi a tutti i capoluoghi
di provincia con popolazione superiore a
150.000 abitanti.
Napoli, 8-10 marzo
EnergyMed 2007 - Mostra Convegno
sulle Fonti Rinnovabili e l’Efficienza
Energetica nei Paesi del
Mediterraneo
L’accelerazione delle norme in materia
energetica, la crescita del costo del petrolio e le problematiche di approvvigionamento del gas confermano la necessità di
un utilizzo sempre più ampio di fonti rinnovabili e di tecnologie ad alta efficienza.
Dopo il successo del 2005, EnergyMed si
afferma come "evento biennale" dedicato alle energie rinnovabili e al risparmio
42
DESERT NIGHTS: RACCONTI DAL DESERTO
“Desert Nights: Tales from the Desert”
International Film Festival è l’evento cinematografico (e non solo) promosso dal
segretariato della Convenzione delle
Nazione Unite per la lotta alla Desertificazione (UNCCD), a conclusione
dell’Anno Internazionale dei Deserti e
della Desertificazione, che dà voce all’appello lanciato dal Segretario Generale
delle Nazioni Unite Kofi Annan “Bisogna
fermare il degrado delle terre produttive
per proteggere l’esistenza di oltre un miliardo di persone”. Quale mezzo migliore del grande schermo, quindi, per catturare l’attenzione del pubblico?
Nel corso del Festival, che si è svolto alla Casa del Cinema, sotto la direzione artistica di Irene Bignardi, sono stati presentati più di 80 tra film e video provenienti da 37 paesi, lungometraggi, classici della storia del cinema e documentari da tut-
to il mondo, soprattutto dai paesi maggiormente colpiti dal problema della desertificazione. Il pubblico romano ha partecipato numeroso agli eventi presentati ed anche studenti di licei ed università
hanno assistito alle quattro interessanti tavole rotonde organizzate nel corso della settimana, con l’intervento di rappresentanti della FAO e dei Ministeri dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del
Mare e degli Affari Esteri. Particolarmente interessante la tavola rotonda “Il
Miraggio dell’acqua” che ci ha fatto conoscere, con due splendidi documentari, la
storia di quelli che fino al secolo scorso
erano due grandi laghi: l’Aral e il Ciad. Il lago d’Aral, uno dei laghi più grandi del
mondo ed enorme riserva di pesca che
dava sostentamento a milioni di persone,
a causa di un dissennato progetto
dell’Unione Sovietica di diversione delle
12ı06-01ı07
A Roma un Festival
Internazionale
per
celebrare
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Spanale l’Anno dei Deserti
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e della Desertificazione
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43
acque a scopo irriguo per la produzione
di cotone sulle sponde dei fiumi che lo alimentavano, è oggi praticamente scomparso, lasciando il posto a chilometri di steppa desertica che producono tempeste di
sabbia, a loro volta causa di cambiamenti climatici.Anche il lago Ciad sta sparendo a causa della diminuzione delle piogge monsoniche dovute al cambiamento
del clima, ed alla conseguente crescente
desertificazione delle regioni limitrofe, in
una zona dove vivono 11 milioni di persone, in Camerun, Nigeria, Ciad e Niger,
tra le più povere del mondo. Intorno al lago Ciad viene raccolta e commercializzata dalle donne ciadiane l’alga spirulina,
un’alga blu, ricchissima di vitamine, sali
44
minerali e proteine, ed è per la promozione della conservazione e dell’uso sostenibile di piante come queste, per garantire a tutti un’alimentazione adeguata,
che l’International Treaty of Plant Genetic
Resources for Food and Agricolture è stato adottato dalla FAO nel 2001 e ratificato anche dall’Italia nel 2004.
L’affascinante ed efficace progetto della
Banca Mondiale di riabilitazione del bacino idrografico del fiume Giallo nell’altopiano Loess, in Cina, è stato raccontato nel
documentario “The Loess Plateau”: un’area di circa 640.000 kmq, un tempo molto fertile, altamente sfruttata con pratiche di agricoltura non sostenibile che
hanno portato al collasso del sistema
ecologico. Il progetto, iniziato nel 1994, ha
restituito, in dieci anni, alle popolazioni la
loro terra, grazie anche alla loro collaborazione ed istruzione a pratiche di agricoltura sostenibile. Il coinvolgimento delle
popolazioni e delle comunità di base, per
il successo di questi interventi ed anche
per la sensibilizzazione ad un uso sostenibile del suolo e dell’acqua, è stato messo in luce dalla europarlamentare Adriana
Poli Bortone, che ha indicato come tra le
cause di desertificazione via sia non solo
la povertà, intesa come scarsa conoscenza delle pratiche sostenibili, ma anche la
ricchezza, che induce ad uno sfruttamento dissennato delle risorse. L’operato delle ONG, in questi contesti, è di particolare importanza per la loro presenza sul
territorio e la loro capacità di permeare
il tessuto sociale: come ricordato anche
dal sottosegretario all’ambiente, Bruno
Dettori, è necessario un “restauro delle
coscienze”, un lavoro sulla persona, quasi una rivoluzione culturale, affinché vi sia
una maggiore consapevolezza da parte di
tutti, della necessità di tutelare le risorse
naturali: anche in Italia, oggi, 1/5 delle terre pugliesi ed altre regioni, quali Sicilia e
Sardegna soffrono della desertificazione.
(Stefania Fusani)
Spazio internazionale
“Bisogna fermare il degrado delle terre
produttive per proteggere l’esistenza di oltre un miliardo di persone. Difficile pensare ad un mezzo migliore del grande schermo per catturare l’attenzione del pubblico. Il cinema ci invita da entrare nel mondo degli altri e a vedere, anche se solo per
un istante, attraverso i loro occhi.”
Kofi Annan
Segretario Generale delle Nazioni Unite
“Il Festival Internazionale Desert Nights,
al quale siamo lieti di aver dato il nostro
sostegno, serve da monito per non dimenticarci di una realtà troppo spesso trascurata. Le immagini parlano al cuore delle
persone più di ogni discorso e vi invito ad
analizzarle con la massima attenzione ed
a metterne a frutto gli insegnamenti”
Alfonso Pecoraro Scanio
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare
“Un ettaro di terreno abbandonato, una
foresta degradata o una fonte prosciugata sono come una parte del nostro territorio che si perde, anche se distanti migliaia di miglia dal nostro paese. Per tali
motivi vi invito tutti a riflettere sulle immagini, a volte grandiose ed a volte crudeli, che
il Festival vi propone”
Patrizia Sentinelli
“Risvegliare l’attenzione su di un problema ambientale maggiore quale la desertificazione, è da sempre una sfida del
Segretariato della UNCCD. È una scelta
strategica, dettata dalla necessità di colmare una mancanza strutturale di informazione… Il sensazionalismo utilizzato
nella comunicazione di massa ha portato ad una percezione distorta o parziale
della realtà… ci si preoccupa che i nostri
grattacieli possano essere sommersi per
via dello scioglimento delle calotte polari, e si perde di vista la sabbia che invade
già i nostri giardini.”
Massimo Candelori
Segretariato dell’UNCCD
12ı06-01ı07
Viceministro per gli Affari Esteri con delega
alla Cooperazione
45
TERZA CONFERENZA MINISTERIALE EURO-MEDITERRANEA PER L’AMBIENTE
Un Accordo
Euro-Mediterraneo per salvare
il Mare Nostrum
Il Cairo, 20 novembre 2006
È stato firmato al Cairo, nell’ambito della Terza
Conferenza Ministeriale Euro-Mediterranea per
l’Ambiente, l’accordo Horizon 2020, iniziativa già
concordata dal vertice Euro-Mediterraneo per
l’Ambiente nel novembre 2005 a Barcellona e
poi proposta dalla Commissione Europea, con la
Comunicazione n. 475 al Consiglio ed al
Parlamento Europeo del 5 settembre 2006, con l’istituzione di una Strategia Ambientale per il
Mediterraneo. La conferenza, alla quale hanno
partecipato i ministri e i delegati di tutti i paesi europei e nordafricani, è stata aperta dal Ministro
dell'Ambiente egiziano Maged George e presieduta dal Commissario Europeo all'Ambiente Stavros
Dimas e dal Ministro dell’Ambiente della Finlandia,
Jan-Erik Enestam, come presidenza di turno dell’UE.
L'intesa, per l'Italia firmata dal Ministro
dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, contiene
l’impegno di tutti i paesi della regione ad accrescere i loro sforzi per una riduzione sostanziale dell’inquinamento del mar Mediterraneo da fonti terrestri entro il 2020, stabilendo un piano d'azione a
breve, medio e lungo termine. La differenza, rispetto ad accordi precedenti, è che Horizon 2020 è
corredata da una consistente dotazione finanziaria e da una maggiore consapevolezza politica europea riguardo alla necessità di ridurre l'inquinamento marino, anche con il contributo finanziario
di paesi lontani dal Mediterraneo come, ad esempio, la Germania e la Finlandia. Quest’intervento
può quindi essere considerato come un’azione di
cooperazione ambientale ed economica dei paesi UE nei confronti di quelli nordafricani, destinatari di interventi di difesa ambientale, ma anche di
creazione di posti di lavoro e di sviluppo tecnologico e industriale. Il programma Horizon 2020
prevede, infatti, che nei paesi del Mediterraneo del
sud siano costruiti impianti di depurazione, controllati e monitorati gli scarichi delle aziende industriali, completate o risanate le reti fognarie delle maggiori città costiere, verificati gli scarichi dei fiumi in
mare, con un monitoraggio continuo dello stato di
salute delle acque marine. I Paesi firmatari dovranno presentare entro il prossimo anno, i piani
nazionali per avere accesso ai finanziamenti che saranno erogati soprattutto dalla Banca Europea
46
degli Investimenti.
“Sul mare c'è ancora molto da fare, ma anche da
sapere”, così si è espresso il Ministro dell'Ambiente
Alfonso Pecoraro Scanio in una conferenza stampa a margine della firma dell'accordo euromediterraneo.“In Italia non è mai stato fatto uno studio organico sullo stato di salute del mare, anche per questo ho voluto uno stanziamento in Finanziaria per
poter avviare una conoscenza approfondita della
situazione. Finora ci sono stati tanti studi su singole questioni o fenomeni ma non un lavoro organico. Bisogna mettere insieme, fra gli altri, anche i dati delle strutture militari.” Pecoraro Scanio ha, inoltre, sottolineato i rischi gravissimi per la salute
umana dovuta alle sostanze tossiche che, scaricate in mare, vengono assorbite dai pesci che poi finiscono sulle nostre tavole, rimarcando la necessità di prevedere "un controllo rigorosissimo del
traffico delle navi commerciali, aumentato moltissimo sotto la spinta dei commerci indiani e cinesi, che attraversano lo stretto di Suez e passano per
Gibilterra.Vanno previsti i doppi scafi, previsto l'uso dei biocarburanti, controllati i lavaggi cisterna, verificato il transito delle navi con rifiuti tossici. Il
Mediterraneo oggi registra la presenza di una
quantità di catrame pelagico superiore a quella del
Giappone e del golfo del Messico. E anche sulle navi da diporto va perseguita una politica di mobilità sostenibile".
Con l’adozione della “Dichiarazione del Cairo” a
conclusione della Conferenza, i ministri euro-mediterranei dell’ambiente hanno affidato alla
Commissione Europea il compito di coordinare il
partenariato dell’iniziativa Horizon 2020 attraverso la creazione di un efficace meccanismo istituzionale di indirizzo, che assicuri il collegamento con altre iniziative connesse, in par ticolare con il
Programma di Azione Strategico per la lotta all’inquinamento originato da fonti terrestri (SAPMED) del Piano d’Azione per il Mediterraneo
dell’UNEP.
http://ec.europa.eu/environment/enlarg/med/horizon_2020_en.htm
(Stefania Fusani)
Spazio internazionale
L’accesso all’informazione
ambientale nel Mediterraneo
Ampia partecipazione a Roma il 30 e 31 ottobre, presso la sede dell’APAT di via
Curtatone, al Workshop finale del Progetto
SMAP RMSU1, copresieduto dall’APAT e dalla CE, per discutere sulle lezioni apprese dall’iniziativa SMAP Clearing House (cfr.
IdeAmbiente n. 27 di ottobre 2006) ed identificare i futuri passi per una sua integrazione
all’interno dei Sistemi Informativi Regionali
del Mediterraneo. Oltre al network di esperti dei Ministeri dell’Ambiente e delle Istituzioni
ambientali dei Paesi del bacino Mediterraneo2
coinvolti nel progetto, hanno portato il loro essenziale contributo anche importanti rappresentanti delle Istituzioni UE, dall’Ufficio per la
Cooperazione EuropeAid, alla delegazione
della CE in Egitto, dall’Ufficio EUROSTAT
all’Agenzia Europea per l’Ambiente.
Dal confronto scaturito tutti hanno potuto apprendere qualcosa in più: in tutti i paesi l’iniziativa Clearing House (CH) ha innescato e fornito un impulso aggiuntivo al lavoro tra diverse istituzioni nazionali e locali per condivide-
re a livello nazionale informazioni e rapporti
relativi all’ambiente; ogni paese MEDA è, oggi, più pronto a lavorare in iniziative ambientali più ampie e programmi internazionali come Horizon 2020 e le Convenzioni ambientali delle NU, contribuendo allo sviluppo
dell’INFO/MAP.
La creazione della CH ha fornito le basi alle istituzioni ambientali e di sviluppo sostenibile, anche dei paesi coinvolti, per spingere ad una
maggiore cooperazione, in ogni paese, per la
condivisione delle informazioni a livello regionale. Per facilitare il raggiungimento di questo
obiettivo è stato costituito un iniziale Team di
Focal Point per la CH, interagenti con la RMSU
dello SMAP ed in seguito anche tra loro.
Ma cos’è realmente la SMAP Clearing-House?
È una porta di ingresso a fonti ambientali multilivello e multiutilizzatori, basata sul web, progettata come un sistema informativo per facilitare l’accesso all’informazione ambientale
esistente. La CH, anche definita “EuroMediterranean Network for Info Exchange”,
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La “Clearing House” del Programma Euro-Mediterraneo
per l’ambiente (SMAP): sfide e successi
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è strutturata per fornire informazioni sui principali attori ambientali nella regione
Mediterranea e nei paesi che la compongono;
esempi degli strumenti utilizzati per affrontare i problemi ambientali nella regione; informazioni sulle prospettive ambientali per la regione in termini di politiche nazionali e regionali, piani e strategie.
Essenziale per lo sviluppo della CH è la continuità nei flussi dei dati, il controllo di qualità,
la manutenzione della struttura, la promozione continua di questo meccanismo a livello nazionale e regionale, anche attraverso la diffusione della newsletter, la pagina web del sito SMAP, ed infine l’integrazione con altri sistemi informativi.
Gli esperti riuniti a Roma, a conclusione delle due giornate di confronto, giudicate un
successo sia per la cospicua partecipazione che
per il miglioramento nella conoscenza delle reciproche potenzialità e delle difficoltà da superare, hanno espresso la loro visione in merito
alla possibilità di un futuro sviluppo del portale CH e del gruppo di lavoro. In particolare è
stato definito uno scenario per la continuazione dell’iniziativa in un contesto più ampio,
coinvolgendo l’Agenzia Europea per
l’Ambiente per la consulenza strategica sul popolamento del contenuto informativo, la
Commissione Europea per il finanziamento attraverso lo strumento ENPI3, l’INFO/RAC
con la creazione di una “finestra” alla SMAP
CH all’interno del sistema INFO/MAP e, infine, il CEDARE4 per la realizzazione della versione in arabo.
Infine, la SMAP RMSU assicurerà un periodo
di transizione, anche con la collaborazione
del Progetto “SMAP III Technical Assistance”,
verso una prospettiva istituzionale di lungo periodo della CH.
È importante tener presente, come ricordato dall’esperto della AEA nel suo intervento,
che la CH rappresenta l’evoluzione dell’informazione dalla base di dati su carta degli anni
’80, ai CD Rom degli anni ’90 ed infine, ai siti
web di base dati: la conoscenza messa a disposizione dei decisori e di un pubblico più ampio possibile è quindi base essenziale per elaborare soluzioni concrete.
A conclusione del workshop di Roma si è
aperta una positiva prospettiva di continuità
per la SMAP Clearing House, grazie anche al
costruttivo lavoro del team progettuale
dell’APAT e del SYKE (Istituto Finlandese per
l’Ambiente). La Clearing House è consultabile all’indirizzo: http://smap.ewindows.eu.org.
(Stefania Fusani)
1 Regional Management and Support Unit - Regional
Euro-Mediterranean Programme for the Environment
2 Algeria, Egitto, Giordania, Israel, Italia, Libano,
Marocco, Siria,Tunisia,Turchia.
3 Regolamento ENPI - Strumento europeo di vicinato
e partenariato.
4 Center for Environment and Development for the
Arab Region and Europe.
5 F. Mauro & F. Beone (Enea),“Clearing House
Mechanism Centri di scambio per l’informazione e la
cooperazione: il possibile contributo italiano”.
COSA SIGNIFICA “CLEARING-HOUSE”?
Il termine “Clearing-House” si riferisce originariamente ad un’istituzione finanziaria in cui assegni e banconote sono scambiati tra le banche che ne fanno parte, in modo che solo i saldi netti debbano essere regolati per contanti. Oggi il suo significato si è esteso fino ad includere ogni agenzia che raggruppa tutti coloro che ricercano e forniscono beni, servizi o informazioni, conciliando quindi la domanda con l’offerta.
In ambito internazionale, il Clearing-House Mechanism (CHM), previsto all’interno della
Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica (CDB), costituisce lo strumento
essenziale per l’attuazione degli obiettivi della Convenzione stessa.
Il significato del termine CHM è stato comunemente tradotto, in italiano, come “centro di scambi per promuovere e agevolare l’informazione e la cooperazione”, ma in genere si preferisce mantenere la terminologia inglese. È obiettivo prioritario del CHM favorire il processo
decisionale da parte delle autorità (fino a quelle locali), la partecipazione di tutti gli stake-holders, la promozione della cooperazione, il coinvolgimento del pubblico e della società). La
Clearing-House può, dunque, essere definita come un meccanismo a rete per la raccolta, e
la diffusione dell’informazione necessaria a promuovere e facilitare la cooperazione (scientifica, tecnica, socio-economica, ecc.)5.
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Spazio internazionale
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Roma, 1-7 dicembre 2006
Desert Nights:Tales from the Desert
La Casa del Cinema a Villa Borghese ospita l’unica edizione del festival Desert
Nights:Tales from the Desert, una manifestazione organizzata dalle Nazioni Unite
in occasione dell’Anno Internazionale dei
Deserti e della Desertificazione, sotto la
direzione artistica di Irene Bignardi.
L’obiettivo della Convenzione per la Lotta
alla Desertificazione delle Nazioni Unite
(UNCCD) è infatti quello di porre l’attenzione dei media e addetti ai lavori sulle
problematiche del deserto.
Due piani convivono nel festival: da un lato la fragile bellezza e il ricco patrimonio
culturale dei deserti del mondo da mostrare in tutti i loro aspetti, dall’altro i
problemi della desertificazione che coinvolgono 250 milioni di persone ed un miliardo sono a rischio.A corollario della manifestazione cinematografica sono stati
organizzati 4 panel di taglio culturale con
l’inter vento di rappresentanti del
Ministero dell’Ambiente e degli Affari
Esteri sulle tematiche della risorsa acqua
e dell’architettura sostenibile.
http://www.desertnightsfestival.org/
(vedi articolo a pag. 46)
Parigi (Francia), 4-6 dicembre 2006
Man and River Systems II Interactions
among Rivers, their Watershed and the
Sociosystem
Fin dal primo convegno “l’Uomo ed i
Sistemi fluviali” del 1998, la nostra conoscenza sul funzionamento dei grandi sistemi fluviali è aumentata significativamente. Mentre inizialmente i progetti di ricerca in questo settore era-
Noordwijk (Olanda), 5-6 dicembre 2006
Advanced RF Sensors for Earth
Observation 2006 Workshop on RF and
Microwave Systems, Instruments & SubSystems
Gli strumenti spaziali per il telerilevamento forniscono una visone globale del
nostro pianeta che contribuisce significativamente ad accrescere la nostra conoscenza dell’ambiente. Radar attivi ed anche altri tipi di strumenti passivi come i radiometri, hanno già dato prova della loro
efficacia in fase di sperimentazione e sono ora operativi o quasi.
La prossima generazione di strumenti
con prestazioni migliorate e nuove modalità operative sono sia in fase di progettazione o ancora in fase di sviluppo. Questo
seminario, organizzato dall’Agenzia
Spaziale Europea (ESA) presso lo
European Space & Technology Centre,
presenta le nuove idee ed i risultati ottenuti dagli strumenti di telerilevamento
avanzato con l’utilizzo dello spettro elettromagnetico, dalle Radio Frequenze alle
onde mm, inclusi sottosistemi e tecnolo-
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io
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Sp nale ni
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azio fania Fus
no rari e all’avanguardia, oggi i progetti su scala regionale per i bacini imbriferi sono molto numerosi. Scopo di
questa nuova edizione del simposio è
quello di discutere sulle nuove sfide
per una migliore comprensione e gestione delle complesse interazioni tra
ecosistemi acquatici ed attività umane
nei bacini imbriferi. A differenza dal
primo, nel quale il tema principale erano le interazioni tra i processi chimici,
fisici e biologici su diverse scala all’interno del bacino imbrifero, l’attuale
obiettivo di questo seminario è di promuovere l’interdisciplinarietà tra le
scienze naturali e sociali. Le cinque
sessioni plenarie sono ar ticolate sulle
seguenti tematiche: Integrazione dei
processi fisici, geochimici e microbiologici all’interno degli ecosistemi fluviali; Interazione tra i sistemi acquatici e
terrestri: fonti diffuse e assorbimenti;
Funzionamento ecologico della scala di
bacino: possiamo definire un buono
stato ecologico?;Valutazione di politiche pubbliche e strumenti tecnici per
la gestione dei bacini idrografici; Sfide
per il futuro.
http://www.sisyphe.upmc.fr/internet/piren/mr2/mr2_frame.html
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gie applicati a questi tipi di strumenti.
http://www.congrex.nl/06c33/
Bariloche (Argentina), 12-14 dicembre
2006
The Ravage Of The Planet
1° International Conference on the
Management of Natural Resources,
Sustainable Development and
Ecological Hazards
Lo stato del nostro pianeta continua a deteriorarsi ad un ritmo allarmante, è necessario quindi trovare soluzioni urgenti prima che si arrivi ad un punto di non ritorno. L’incessante consumo di risorse naturali conduce ad una continua ricerca di ulteriori fonti di energia e materie prime.
L’aggressività di questo processo è tale che
il futuro del nostro pianeta è in pericolo
ed il problema è aggravato dai danni provocati dal conseguente inquinamento.
Scopo della conferenza organizzata dal
Wessex Institute, in collaborazione con
l’Università di Siena, è un confronto transdisciplinare finalizzato alla ricerca di soluzioni sostenibili che coinvolgano collaborazioni attraverso una vasta gamma
di discipline. Le tematiche, quali acqua, aria,
suolo, biodiversità, rischi per la salute,
energia, pianificazione e sviluppo, problematiche politiche e sociali, sicurezza, saranno affrontate dal punto di vista della gestione di tali risorse, dell’uso sostenibile,
del monitoraggio, dei rischi ambientali,
della conservazione, della legislazione, ed
infine si parlerà anche di nuove tecnologie, tecnologie per il risparmio energetico, soluzioni dalla natura e prevenzione
dei disastri. http://www.wessex.ac.uk/conferences/2006/planet06/index.html
Algeri (Algeria), 13-20 dicembre 2006
3éme Festival des Cultures et
Civilisations des Peuples des Déserts.
Il Ministero della Pianificazione del
Territorio e dell’Ambiente dell’Algeria
ed il Ministero Italiano dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare organizzano ad Algeri il Festival delle Culture
e Civiltà dei Popoli dei Deserti, il terzo del
genere dopo quello di Timimoun (Algeria)
del 2003 e quello di Dubai (Emirati Arabi)
del 2005. Se la proclamazione dell’Anno
2006,Anno Internazionale dei Deserti e
della Desertificazione ha permesso di
sottolineare la responsabilità dell’insieme dei paesi nei confronti del fenomeno
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della desertificazione che necessita di soluzioni internazionali e della preservazione dell’ambiente dei deserti, essa ricorda
anche che le culture e le tradizioni dei popoli del deserto sono riconosciute come
patrimonio universale che deve essere
conservato.
Questo festival, con un taglio prettamente folcloristico, chiuderà le manifestazioni che si sono svolte nel corso del 2006,
Anno Internazionale dei Deserti e della
Desertificazione, con una serie di esposizioni di prodotti tipici dell’arte e dell’artigianato, spettacoli, degustazioni, seminari
congressi e proiezioni di filmati.
Ginevra (Svizzera), 10 gennaio 2007
Armonizzazione di regole, codici e
norme sui carburanti gassosi e sui
veicoli che li utilizzano
Organizzata in occasione della 53esima
sessione dell’UNECE, la tavola rotonda organizzata dall’International Organization
for Standardization (ISO) presenta all'ordine del giorno l'armonizzazione globale delle norme tecniche per l’idrogeno
e il gas naturale come nuovi combustibili, le sfide future e l’uso di questi carburanti nei veicoli su strada e fuori strada. Oltre
a questi temi, verrà fatto il punto sul collegamento tra le norme tecniche e le
necessità emergenti del settore. Obiettivo
principale dell’iniziativa, è quello di identificare le sfide e le necessità in materia di
armonizzazione di tutte le parti interessate: governi, organizzazioni governative e
non governative, industria automobilistica ed energetica, fornitori di carburante,
costruttori di infrastrutture per combustibili gassosi, la Divisione Trasporti e energie rinnovabili della Commissione
Economica per l'Europa delle Nazioni
Unite (UNECE), i comitati tecnici coinvolti ISO e IEC. http://www.uni.com/uni/controller/it/formazione/eventi_internazionali/2007/gaseousfuels_jan07.htm
Bruxelles (Belgio), 15 gennaio 2007
Earth Observation under priority 6
Environment
Giornata informativa nell’ambito del 7°
Programma Quadro RTD
L’unità per la “Gestione delle risorse naturali” nell’ambito del Programma
Specifico di Collaborazione, sotto-attività “Sistemi di Osservazione della Terra e
degli Oceani e metodi di monitoraggio
Spazio internazionale
Amburgo (Germania),17-19 gennaio 2007
6th International Electronics Recycling
Congress IERC 2007
“Come può l’industria dell’elettronica
chiudere il cerchio del riciclo e quali sono le sfide del sistema del “prendere indietro” e dell’industria del riciclaggio?”
è a queste domande che il 6°
Congresso Internazionale del Riciclaggio
Elettronico (IERC) cercherà di dare risposte. Durante la Conferenza saranno
discussi i primi risultati e le lezioni apprese dall’attuazione delle direttive
WEEE, sui rifiuti elettrici e le strumentazioni elettroniche, e RoHS, sulla restrizione dell'uso di determinate sostanze
pericolose nelle attrezzature elettriche
ed elettroniche, così come la revisione
delle direttive da par te della
Commissione. Al di là di questi aspetti
normativi, il mercato del riuso e del riciclo è in continua evoluzione e sta diventando sempre più d’interesse globale: le nuove tecnologie di riuso e riciclaggio aprono, infatti, nuove prospettive. Tutti i portatori d’interesse sono
impegnati nella riduzione costi, nel miglioramento dell’efficienza e nel garantire alti standard di r iciclaggio.Il
Congresso IERC si concentrerà sul riciclaggio elettronico senza trascurare i
nuovi aspetti connessi, come le direttive EuP, sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia, RoHS e REACH, sulla Registrazione,
valutazione, Autorizzazione per le sostanze chimiche. Costituirà, inoltre, una
piattaforma per lo scambio di informazioni tra amministrazioni, aziende, università e società, per incontrare i propri partner in affari e per incontrare
nuovi potenziali clienti.
http://www.icm.ch/brochure_electronic_07.htm
Atene (Grecia), 18-19 gennaio 2007
Fist HYDROCARE Conference
Si tratta della prima Conferenza del
progetto europeo HYDROCARE –
Hydrological Cycle of the CADSES
Regions (Ciclo Idrologico delle Regioni
dello Spazio Europeo Centr ale ,
Adriatico, Danubiano e Sud Orientale)
del programma INTERREG III B CADSES, che vede la partecipazione di sei
nazioni, Italia, Germania, Grecia, Polonia,
Romania e Slovacchia, attraverso 11
istituzioni, tr a cui l’APAT con il
Dipartimento Acque Interne e Marine.
Gli obiettivi del progetto sono inerenti alla disponibilità della risorsa acqua
per lo sviluppo territoriale e ai rischi legati agli eventi idro-meteorologici sull’area CADSES. La Conferenza, che è organizzata dalla National Technical
University (NTUA) di Atene in collaborazione con il leader del progetto, il
Consorzio Interuniversitario Nazionale
per la Fisica delle Atmosfere ed
Idrosfere (CINFAI), prevede un’assemblea dei par tner, una presentazione
pubblica del progetto, e una conferenza stampa. La Conferenza ospita inoltre
un workshop organizzato dal Servizio
12ı06-01ı07
per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile”
organizza una giornata informativa nella
quale sarà lanciata la prima “Call for
Proposal”. Gli argomenti che saranno affrontati sono: l’integrazione delle attività
Europee nel Global Earth Observation
(GEO), le attività di ricerca trasversali rilevanti per il GEO, le attività di osservazione della Terra in aree emergenti e lo sviluppo di attività di capacity building nel settore dell’osservazione della Terra nei paesi in via di sviluppo. L’obiettivo
dell’Information Day è di presentare l’attività in oggetto ai vari gruppi di portatori d’interesse e chiarire il suo contenuto
attraverso un dibattito con i partecipanti. L’attività “Sistemi di Osservazione della Terra e degli Oceani e metodi di monitoraggio per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile” identificata col n. 6.4.1, introduce un nuovo campo di ricerca nell’ambito del Programma FP7 già annunciato
nell’FP6.Anche per questo progetto è un
pre-requisito il coinvolgimento di partner
internazionali e pertanto questa giornata fornirà l’occasione per proficui contatti e scambi di informazione tra tutti i potenziali partecipanti internazionali del settore. Saranno presentate anche altre attività relative all’Osservazione della Terra
da parte dei servizi della Commissione
quali il Global Monitoring for Environment
and Security (GMES), il Suppor t to
Research Infrastructure, l’INFSO e l’ INSPIRE, in modo da chiarire le complementarietà tra queste e l’attività oggetto dell’Info
Day.
http://cordis.europa.eu/sustdev/environment/ev20061117.htm
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Spazio internazionale
per il Supporto delle Attività relative ai
Fondi Comunitari dell’APAT dal titolo
“Drought and Water Scarcity: discussion
in the frame of EU Initiatives”. Il workshop è suddiviso in una sezione dedicata alle presentazioni dei progetti EU
dedicati al tema “Drought and Water
Scarcity” ed una tavola rotonda sulle
priorità da segnalare per i prossimi programmi comunitari, focalizzando l'attenzione sulle lacune ancora esistenti in
ambito operativo e di ricerca.
http://www.hydrocare-cadses.net/
Nairobi (Kenia), 20–25 gennaio 2007
World Social Forum (WSF) Nairobi
2007
Il 7° Forum Sociale Mondiale, movimento nato nel 2001 a Porto Alegre (Brasile),
il primo a svolgersi in Africa, focalizzerà su
tutti quei problemi che questo grande
continente deve affrontare: il debito pubblico, gli accordi commerciali con l’Europa,
il WTO, i migranti, i conflitti, la questione
del lavoro degno, lo sviluppo sostenibile
e l’ambiente, il sostegno alla società civile e alle forme di partecipazione democratica. Il forum di Nairobi, però, riguarda
da vicino anche l’Europa e l’Italia: rappresenta infatti un’occasione per porre al
centro della nostra agenda l’Africa, paradigma del fallimento delle politiche globali di questi anni e cartina di tornasole
delle contraddizioni mondiali.
Al Forum 2007, organizzato dall’Eastern
Africa Organizing Commettee (EAOC),
parteciperanno attivisti da tutto il modo,
dei movimenti sociali, forze progressiste,
coalizioni, istituzioni, ONG, governi e associazioni umanitarie. Una delegazione
di Legambiente International, parteciperà con un workshop organizzato insieme
ai partner della società civile italiana e africana. Il WFS sarà organizzato anche con
il contributo del governo italiano, con
uno finanziamento stanziato dal ministero degli Affari Esteri, che sarà destinato alla realizzazione di attività quali: sito web,
documentazione audiovisiva, pubblicità e
interazione con i media, training per i
giornalisti africani, pubblicazione di una
newsletter e centri d’informazione.
http://wsf2007.org
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Bruxelles (Belgio), 29 gennaio 2 febbraio
2007
Take a Week to Change Tomorrow
Prima Settimana Europea per l’Energia
Sostenibile (EUSEW) e Conferenza
Europea sulle Politiche energetiche
rinnovabili
Nell’ambito della Campagna Europea per
l’Energia Sostenibile (SEE), la Direzione
Generale per l’Energia e i Trasporti della
Commissione Europea, le istituzioni europee ed i principali portatori d’interesse
hanno organizzato la prima Settimana
Europea per l’Energia Sostenibile (EUSEW). Questa settimana tende a diventare il punto di riferimento annuale per i
problemi sull’energia sostenibile in Europa.
Gli eventi previsti copriranno le tematiche
chiave dello sviluppo dell’energia sostenibile, mettendone in risalto la natura multi settoriale e sottolineando la necessità di
tutti di lavorare insieme verso un comune obiettivo. EUSEW rispecchia, inoltre, la
cooperazione attiva tra diverse iniziative
europee gestite dalla Commissione
Europea, quali Concerto Plus, Civitas
Forum, ManagEnergy, EPBD Building
Platform, il Programma Europeo Energia
Intelligente, la Campagna Europea per
l’Energia Sostenibile, la Piattaforma
Tecnologica Europea per l’energia eolica,
fotovoltaica e solare termica.
Dal 29 al 31 gennaio, si svolgerà anche la
Conferenza “2007 European Renewable
Energy Policy Conference”, che mira ad
essere il luogo d’incontro per i rappresentanti delle industrie europee per le
Energie Rinnovabili e per i decisori politici europei e internazionali. Questa
Conferenza fornisce una piattaforma per
lo scambio di idee, discutere i concetti e
la formulazione di raccomandazioni per
una strategia futura verso la fornitura di
energia sostenibile.
http://www.erecrenewables.org/events/20
07PolicyConference/default.htm
a
I DE A MBIENTE
A NNO 3 • NUMERO 29
DICEMBRE 2006 - GENNAIO 2007
Registrazione Tribunale
Civile di Roma
n. 84/2004
del 5 marzo 2004
APAT
Agenzia per la protezione
dell’ambiente e per i servizi tecnici