This wall is a designated graffiti area

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This wall is a designated graffiti area
This wall is a designated graffiti area*
Banksy si presenta al mondo dell’arte, durante una festa per Damien Hirst, con la scritta You lie (Tu
menti), con i tratti di uno dei tanti topi da lui scelti come segno di riconoscimento e simbolo
dell’ambiente urbano, specchio degli individui costretti a vivere ai confini della società, ma
considerati gli unici animali in grado di sopravvivere nel caso di gravi emergenze esistenziali.
Bansky, Rat/You lie
Sappiamo tutti che Banksy, la cui identità e la cui biografia sono ancora impossibili da definire con
certezza, alla galleria preferisce il muro, fin da quando le sue opere hanno iniziato a invadere le
strade di Bristol, sua città natale diventata nel 1998 capitale europea del graffito grazie al festival
Walls on Fire organizzato dallo stesso Banksy, dove street artists arrivati da tutta Europa
disegnarono su una palizzata lunga 365 metri nei pressi della zona portuale di Harbourside. Prima di
trasferirsi a Londra all’inizio del nuovo millennio, gli fu commissionata dal proprietario la
realizzazione di un pezzo sul muro del negozio di dischi Subway Records: Mild Mild West, diventato
il simbolo di Bristol, rappresenta ancora oggi Teddy Bear pronto a scagliare una molotov contro tre
poliziotti. Banksy punta così a distruggere il sistema, è contro la guerra, le forze dell’ordine, i
rappresentanti del potere, la religione, le multinazionali, il consumismo. I suoi graffiti riempiono
muri e altri supporti urbani di messaggi provocatori, che si manifestano, ad esempio, con i gesti del
ragazzo che fa scoppiare una busta per spaventare un cecchino che prende la mira o della bambina
che perquisisce un soldato, e con i giochi dei bambini che fanno il girotondo attorno al fungo
atomico o stringono missili tra le braccia. Banksy ridicolizza la regina Elisabetta ritraendola con i
tratti di uno scimpanzé e rappresenta la Madonna mentre dà al Bambino un biberon al veleno;
ancora bambini assistono all’alzabandiera della busta della Tesco, catena di supermercati inglese, o
vengono rapiti da Ronald McDonald, come durante l’happening durato nove ore a Piccadilly Circus,
in cui Banksy, travestito dal famoso personaggio, ha attaccato il manichino di un bambino a un
grande palloncino con il logo della multinazionale facendolo alzare in volo. Le azioni di Banksy sono i
manifesti della sua Guerrilla Art, che prende forma quando si vogliono conquistare gli spazi per
decontestualizzarli ai fini di un messaggio, disorientando l’osservatore. L’appagamento di Banksy sta
nel non seguire le regole e nell’infrangere i divieti, dunque l’artista è costretto a lavorare di notte,
arrampicandosi in luoghi scomodi, pronto ad accettare gli imprevisti, a nascondersi e a scappare.
Grazie alle mascherine, la tecnica dello stencil gli permette, oltre che di riprodurre in serie le
proprie immagini, di agire con rapidità, realizzando successivamente solo i dettagli a mano libera e
le sfumature con la bomboletta spray. Banksy, per collocare il lavoro giusto nei luoghi e nei momenti
opportuni, fino ad oggi ha ingannato la sorveglianza di spazi come zoo, musei e parchi di
divertimento: dalla parte dei diritti degli animali, è entrato nei recinti di pinguini, elefanti e scimmie
apponendo cartelli come Help me. Nobody will let me home oppure I’m a celebrity. Get me out of
there;per dimostrare come sia possibile piegare l’arte al proprio servizio, si è introdotto travestito
nei più grandi musei del mondo come il Louvre e il MOMA, estraendo i propri quadri dalle buste che
aveva con sé e appendendo alle pareti opere come la Gioconda con il volto da smile e la lattina di
Campbell Soup trasformata in una zuppa della Tesco. In California, come azione di denuncia nei
confronti di torture e pena di morte, ha piazzato nel recinto delle montagne russe di Disneyland una
bambola gonfiabile vestita da prigioniero di Guantanamo, con la testa coperta da un sacco nero, le
manette e la tuta arancione: l’artista è così riuscito a denunciare le contraddizioni degli Stati Uniti
con un’azione nel loro primo grande parco di divertimenti, a poca distanza dalla loro prigione più
crudele. Prima dell’azione contro Guantanamo, Banksy aveva già avviato nel 2005 il progetto Santa’s
Ghetto, a favore di quella che egli considerava la più grande prigione all’aperto del mondo, la
Palestina, isolata dal Muro di separazione israeliano, sul quale quattordici artisti di strada
provenienti da tutto il mondo, si impegnarono a lasciare disegni e messaggi di speranza.
Bansky, Very little helps
Banksy si impegna affinché i suoi disegni, dalla bambina con i palloncini ad altri bambini che
giocano con il secchiello per la sabbia, rappresentino una forma di evasione per il popolo palestinese,
oppresso di fronte al conflitto con Israele; nello stesso tempo l’artista si sofferma sulla negazione di
umanità e sull’umiliazione causate dalla divisione, dai posti di blocco e dalle perquisizioni quotidiane:
un lavoro emblematico, non accolto però benevolmente dal popolo locale, è quello in cui un soldato
controlla i documenti a un asino; mentre il disegno di due topi armati di fionda è stato cancellato e
distrutto poiché i palestinesi non hanno compreso e quindi accettato il paragone. La cancellazione è
infatti il destino in cui incorrono molti stencil di Banksy: la strada è un mondo in rapido
cambiamento, dunque a causa di ristrutturazioni, demolizioni di palazzi, invidia, rivalità con i writers
(Banksy contro Robbo), furti e logorio dovuto alla pioggia e all’umidità, spesso i lavori sopravvivono
soltanto grazie alle testimonianze fotografiche, come a Londra nel caso di due lavori molto originali,
la cameriera che scosta il muro come se fosse una tenda dietro cui nascondere la polvere, e la scena
di Pulp Fiction in cui John Travolta e Samuel L. Jackson puntano la pistola travestiti da banane.
Intanto la curiosità attorno alla figura di Banksy aumenta, mentre il suo piano, per ora, non fa una
piega.
*Questo muro è un’area riservata per i graffiti (da uno stencil di Banksy che ingannava molti writers
che disegnavano sul muro pensando fosse un’area di graffiti legali)
Valentina Tovaglia
D’ARS year 52/nr 209/spring 2012