Amore tutto ciò che ci manca . Parola di Platone.
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Amore tutto ciò che ci manca . Parola di Platone.
Amore tutto ciò che ci manca . Parola di Platone. - “... In noi uomini è innato il desiderio d’amore gli uni per gli altri, per riformare l’unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: solo così potrà guarire la natura dell’uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell’essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste quindi un’altra che le è complementare, perché quell’unico essere è stato tagliato in due. E’ per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua metà. L’eros è forza cosmica indomabile e potenza primordiale, temibile talvolta: è lo scatenarsi di sfrenate passioni, non dominate dalla ragione e, pertanto, non sottoponibili a manovre o a controllo alcuno. E’ la stessa forza che domina l'uomo conducendolo dove vuole, anche in rovina alle volte. Nessuno però può resistere né può sottrarre se stesso al vortice impetuoso dell’amore, rifugiandosi dietro la maschera impassibile dell’atarassia, né tantomeno dell’apatia. L’eros è come il destino da questo punto di vista, se qualcuno ci crede in esso: resistergli è impossibile. Credere di poter resistere all’eros sarebbe come raggirare, negare la propria condizione di essere umano e cadere nelle grinfie del compromesso che, com’è risaputo, realizza una condizione di felicità marcia, scadente, una mezza felicità. Per tentare di raggiungere la cima della felicità terrena dobbiamo innanzitutto spogliarci della paura di cadere e farci male e abbandonarci al potere benefico dell’eros per poi sperare di riuscire a trasformare il nostro amore in idea suprema del bene, innalzandoci e oltrepassando in volo la realtà tangibile per inoltrarci nel mondo delle idee. … Possedere ciò che è buono fa la felicità delle persone. Così non abbiamo più bisogno di domandarci che cosa vuole chi vuole essere felice, perché parlando della felicità abbiamo già toccato il fine ultimo del desiderio.” Ma allora, noi uomini desideriamo necessariamente ciò che è bello e buono? In un certo senso si. Eros è infatti un demone, non un dio come è solito pensare. E per questo motivo non possiede egli stesso bellezza e bontà. Ma se non è bello e buono non è necessariamente brutto e cattivo: vaga nel “mezzo”. Egli si pone infatti a metà fra la saggezza e l'ignoranza, tra la mortalità e l'immortalità. Perché tutto ciò? Eros nasce da Penìa e Poros e quindi dalla dea della povertà e da un dio virile, risoluto, ardente e desideroso; mancando di qualcosa a causa della sua vita trascorsa nella povertà, egli desidera questa mancanza seguendo le orme da cacciatore di suo padre. Allora, fanciulli, cosa ne pensate voi?” - “ Io non credo che l’amore renda l’uomo felice. L’amore è essenzialmente dolente perché è un sentimento che ottenebra la lucidità e fa perdere il controllo e può portare a conseguenze estreme, come la follia, la miseria, il suicidio. Adele Hugo per esempio. Ella è stata una di quelle temerarie che abbandonandosi al desiderio e alle passioni, ha lottato con tutte le forze possibili ed immaginabili per raggiungere l’Amore. La sua determinazione non ha conosciuto flessioni e mai è scesa a patti con il reale. Adele ha subito continue umiliazioni a causa del perpetuo rifiuto del suo amato, autoingannandosi e cercando di proseguire sulla sua strada per raggiungere l’ovattata meta della felicità . Nemmeno di fronte alla visione del proprio amato, abbandonato nelle braccia di un’altra donna, smette di sperare in un suo ritorno e continua ad illudersi. E in questo Adele è simile a Orlando, l’Orlando furioso. Quand’egli scopre che Angelica è caduta vittima dell’amore, per un misero scudiero, innesca il meccanismo dell’autoinganno: la ragione, sotto l’impulso della passione, vuole negarsi ciò che essa stessa ha inequivocabilmente scoperto. Ma tanto più uno vuole auto illudersi, tanto più finisce in bocca a una verità che conosce ma che vuole nascondere . E così accade quando Orlando si allontana dal luogo in cui il tradimento di Angelica gli si è manifestato e cerca un ambiente naturale, sorridente e rasserenante, in cui seppellire l’ingombrante rovello dell’amore perduto. Ma incontra l’esatto contrario: un masso che diventa la lapide della sua ragione che è colta in un cortocircuito perché non vuole sapere ciò che sa e vede ciò che non vuole vedere. Come Adele, anche Orlando passa poi alla fase d’inesprimibilità del dolore che sfocia in una terribile follia. La follia furiosa è la stessa vita, privata però di un ideale da raggiungere. Orlando e Adele sono prigionieri del desiderio e non riescono ad immaginare un altro tipo di vita. E’ proprio per questo che quando perdono il sogno da inseguire, smarriscono anche se stessi. Anche se il prezzo da pagare per Adele è stato altissimo, viste le continue umiliazioni e la degradazione progressiva, la giovane donna ha perseverato nel suo obiettivo e non s’è sottratta alla sottomissione da parte dell’oggetto del desiderio. Ma la follia, come per Orlando, non tarda ad arrivare e come un virus letale s’impossessa di lei. Adele che vuole amore a tutti i costi, rinunciando anche alla sicurezza di un matrimonio combinato voluto dal padre, si perde nei labirintici sentieri di un mondo impenetrabile al desiderio. “Tutto questo è abbastanza chiaro: il desiderio dimentica i nomi, travolge l'inutile presunzione dell'identità che si dissemina, attraversa nel nomadismo la storia e gli oceani, sino a raggiungere le desolate, liberatorie spiagge della follia”. La follia soffocherà Adele ponendola in una condizione che mai più la riporterà alla realtà e la indirizzerà ad imboccare il vicolo cieco di un’agonia irreversibile che ha per fine la morte. E come lei tante morirono a causa della patologia dell’amore, non sapendo come estirparla. Eco, infiammatasi d’amore , dopo aver scorto Narciso vagare tra i campi, fu bruscamente rifiutata dal bellissimo giovine che, per sfortuna sua, era già innamorato follemente di se stesso. Lei era pronta ad abbandonarsi a lui, ma lui non la volle. La disgraziata, rossa in volto per la vergogna si ritirò in una caverna dove il suo amore crebbe ancora di più per il dolore del rifiuto. La pena amorosa la lacerò, eliminandola. Di lei solo la voce rimase e le ossa presero la forma di pietra. Tutto questo dovrebbe riuscire a far passar la voglia di amare a chiunque, non pensa?” - “ No, non penso. Ritengo che le tue argomentazioni non siano del tutto sufficienti per portare alla rinuncia e all’abolizione dell’eros. Pensa alla tua origine, alla forza che ti ha generato, e che ti ha consentito oggi , in questo momento di trovarti qui, di fronte a me e d’intrattenere questo dialogo. Non è forse quella forza l’Eros? Non credi?” - “Si , professore!” - “ Affermando ciò, hai riconosciuto di essere un frutto dell’eros, sebbene ti ostini a tentare di estirparlo dalla tua vita, giusto?” - “ Giusto!” - “ E questo è preoccupante ma tipico delle nuove generazioni di Narcisi che riescono a provare solo emozioni fredde e morte, rinchiusi nel loro mondo di finzioni multimediali, internet e facebook, assuefatti come non mai dalla loro immagine . Questa è la drammatica visione dell’amore e di una società allo specchio. Vuoi diventare una moderna Armida, che si guarda allo specchio sola, vivendo nella triste illusione dell’autarchia affettiva, e nulla di buono e bello produce? Vuoi inabissarti anche tu nella solitudine?” - “ .....” (silenzio perplesso) - “Qui non mi avvalgo del detto “chi tace acconsente” e , se consenti, procedo. Pensa un po’ al miracolo della vita e al suo circolo virtuoso. Non è forse che ciò che è mortale partecipa dell’immortalità, nel suo corpo e in tutto il resto? - “Sì, forse. Sarebbe bello se così fosse.” - “ Per risponderti mi avvalgo delle parole della saggia Diotima “ Non meravigliarti se ciascun essere è dominato dall’amore e si preoccupa tanto dei propri figli, perché questo è nella natura dei viventi: è al servizio dell’immortalità!” In tutti noi è presente una scintilla d’immortalità: è la fecondità dei sessi, è la capacità di generare nuovi esseri viventi.” - “.....” - “Leggo stupore sul tuo sguardo, ma non mi sembri ancora del tutto convinta, o sbaglio?” - “Non sbaglia per niente. Sto pensando alle coppie omosessuali che non sono al servizio dell’immortalità, visto che il loro amore non genera nuove creature viventi. Il loro è amore?” - “Certo che sì. “Amare, sia per il corpo che per l’anima significa creare nella bellezza.” Gli omosessuali non sono fecondi nel corpo e non riescono a generare figli , ma sono fecondi nell’anima: “c’è infatti una fecondità nello spirito che è superiore a quella del corpo. Ecco qual è: è la forza creativa della saggezza e delle altre virtù in cui il nostro spirito eccelle”. Or dunque, dimmi un po’, vuoi precluderti la strada dell’immortalità per la sola paura di ferirti, amando e amando ancora?” - “No. Non più!” - “ Ricorda una cosa: la paura è una cicatrice che sigilla l’anima. Non permetterle di impadronirsi di te.” - “No. Non più!” Battocchio Cristina, Grandesso Alberto, Husdup Claudia, Longo Giulia, Trento Edoardo.