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SEZIONE “ARTICOLI”
Assistenza Domiciliare Minori: una buona prassi innovativa in provincia di Brescia
di Silvia Clementi
Si affronta qui un tema delicato per gli operatori che lavorano nel sociale: l’intervento domiciliare a
favore di minorenni. Si cercherà di declinarne le caratteristiche, le criticità e le modalità innovative
di erogazione di tale servizio a partire dall’esperienza che si sta attuando nel Comune in cui ho
lavorato come assistente sociale (Vestone, provincia di Brescia).
Vestone è un piccolo comune della Valle Sabbia (BS), situato nell’area nord della Valle; è il
comune della zona con il maggior numero di abitanti (4489 al 1° gennaio 2013, dati Istat) ed è
luogo in cui si trovano i principali servizi cui accede la popolazione dell’alta valle sabbia (Asl e
Comunità montana).
Il servizio di ADM (assistenza domiciliare minori) è un intervento svolto da educatori professionali,
presso il domicilio del minore la cui famiglia si trova in situazione di temporaneo bisogno. Lo
scopo del servizio è facilitare lo sviluppo, la crescita e l’autonomia del minore attraverso momenti
di dialogo e di supporto per i genitori, sostegno scolastico, facilitazione dell’incontro e degli scambi
con i coetanei, aiuto nella ricerca di attività per il tempo libero. Tutti gli interventi sono pensati per
soddisfare i bisogni del minore e del suo nucleo familiare.
L’accesso al servizio può avvenire con due modalità:
-
Spontanea: in questo caso vi è la richiesta spontanea del nucleo familiare. Ad es., il nucleo
familiare percepisce una situazione di difficoltà e si rivolge al servizio sociale del Comune
per chiedere aiuto;
-
Coatta: è presente un’imposizione dell’autorità giudiziaria che all’interno del decreto
prescrive l’attivazione dell’intervento domiciliare;
Il servizio può essere erogato direttamente dall’ente locale che attraverso ad es una gara d’appalto
individua la cooperativa che erogherà il servizio oppure attraverso la gestione associata in ambito
distrettuale ecc… Nel caso del Comune di Vestone, è un servizio erogato direttamente dal Comune
che è il titolare dell’intervento. E’ un servizio presente dal 2005 ed è normato da un regolamento
comunale che prevede la gratuità dell’intervento per le famiglie che accedono al servizio se
all’interno del circuito giudiziario, mentre è prevista una compartecipazione per le famiglie che
accedono in via spontanea al servizio.
Le famiglie che usufruiscono spontaneamente del servizio versano spesso in condizioni economiche
difficili, di conseguenza in nessun caso la compartecipazione della famiglia è pari al 100% del costo
orario del servizio; in media tale compartecipazione si aggira intorno al 20% della spesa totale.
In generale molti territori riscontrano un incremento di casi ADM attivati nel corso degli ultimi due
anni sia per le situazioni spontanee che coatte. Le motivazioni possono essere due. La prima è
legata alla modalità con cui viene utilizzato questo intervento: preventiva e riparativa. La seconda
alla scarsa presenza di servizi educativi alternativi all’ADM presenti sul territorio.
Pare essere l’unico intervento possibile cui ricorrere nelle situazioni di famiglie con figli minorenni
in difficoltà.
La presenza di un educatore al domicilio rassicura l’assistente sociale, poiché vi è una figura
professionale esperta che osserva, monitora e controlla la situazione. La natura preventiva
dell’intervento è implicita: se s’interviene immediatamente all’interno di una situazione
potenzialmente a rischio, si evita un possibile futuro ingresso nel circuito giudiziario (se la
situazione precipita, si dovrà segnalare alla procura minorile, ecc).
L’intervento riparativo consente al nucleo famigliare, attraverso il supporto di un esperto, di
ripristinare la propria funzione educativa nel superiore interesse del minore.
L’adm è un intervento facilmente erogabile dall’operatore, tuttavia, in alcune situazioni la presenza
di poche ore settimanali (in genere 3 o 4 ore) al domicilio non consente di raggiungere gli obiettivi
che ci si era prefissati. L’adm può aiutare i ragazzi a comprendere qual è la direzione da seguire e
può supportare i genitori in una breve porzione di quotidianità, ma di là delle ore adm cosa succede?
L’educatore nella maggior parte dei casi non è reperibile 24h/24 e i genitori si trovano comunque
adover gestire delle situazioni particolarmente difficoltose e mettere in pratica i suggerimenti
dell’educatore potrebbe non essere sufficiente.
Cosa fare allora? L’intervento adm funziona davvero? E’ sufficiente da solo a rispondere ai bisogni
delle famiglie? È il solo cui si può ricorrere in queste situazioni?
Il problema sostanziale, a mio avviso, sta nella natura stessa con la quale si considera questo
servizio come un intervento, anzi l’intervento per agire in situazioni di difficoltà del nucleo
famigliare nei confronti della gestione del figlio minorenne. E’ necessario invece, considerare le
azioni da mettere in atto per aiutare queste famiglie elevando lo sguardo e pensando ad un
approccio di lavoro che favorisca la promozione del benessere famigliare e del minore, partendo
dall’intervento tradizionalmente utilizzato e conosciuto. Allargare la visuale significa osservare tutti
i servizi formali e informali presenti sul territorio e pensare ad un approccio integrato a favore delle
famiglie con minori.
L’adm da sola non è sufficiente, è indispensabile quindi promuovere l’integrazione con le reti
formali e informali presenti in un territorio.
L’esperienza di Vestone è esemplificativa: ci si è trovati a dover ragionare sulle modalità di
razionalizzazione del servizio adm a fronte del continuo incremento delle situazioni problematiche e
si è deciso di provare ad integrare l’adm con un altro servizio presente nel territorio: l’educativa di
strada (servizio storico per il paese e che a mio avviso dovrebbe essere presente in tutti i territori). Il
principio alla base è l’idea che l’ADM potrebbe fornire più prestazioni utilizzando le risorse
presenti sul territorio comunale, in questo caso gli educatori di strada.
Gli educatori che lavorano sul territorio, intercettano un numero ampio di ragazzi minorenni che
frequentano i vari luoghi di aggregazione (oratorio, piazza, bar, campetto di calcio, ecc) e tra questi
ci sono anche alcuni ragazzi che usufruiscono del servizio ADM. Da qualche anno esiste poi il
tavolo delle politiche socio-educative di cui fanno parte: gli educatori di strada, un rappresentante
per la scuola primaria e uno per la scuola secondaria di primo grado, il parroco, l’assessore dei
servizi sociali, l’assessore allo sport, l’assessore alla cultura, l’assistente sociale del comune.
L’obiettivo del tavolo è quello di definire insieme le linee guida per stabilire quali interventi attuare
in materia di politiche della famiglia.
I servizi spesso sono presenti nei territori, il problema è semmai quello
di organizzarli
diversamente per creare un lavoro di rete territoriale che permetta di fornire un servizio
maggiormente efficiente. Nel caso specifico la presenza degli educatori di strada può fornire un
valore aggiunto al servizio ADM; una maggior interazione tra educatori che lavorano al domicilio,
educatori di strada e ragazzi potrebbe creare un servizio che a lungo termine riduce i costi (dell’adm
ma anche costi in termini sociali, cioè di ragazzi seguiti dal servizio sociale).
Concretamente accade che l’assistente sociale, durante l’incontro con il minore per l’attivazione
dell’adm, spiega alla famiglia che cosa succederà e chiede il consenso di poter informare gli
educatori di strada della situazione affinché possano attivarsi a favore del ragazzo. Durante
l’incontro l’assistente sociale spiega al ragazzo chi sono gli educatori di strada, che cosa fanno e
dove trovarli e gli propone d’incontrarli nei luoghi di aggregazione del paese; contemporaneamente
segnala agli educatori di strada il nome del ragazzo seguito dall’adm e chiede loro di intercettarlo,
di provare a coinvolgerlo nelle attività. Il contatto non è sempre facile ma la maggior parte dei
ragazzi seguiti dall’adm, anche con l’aiuto dell’educatore, aderiscono volentieri e si avvicinano, con
il tempo, all’educativa di strada.
In questo modo i ragazzi seguiti dall’ADM intercettano spontaneamente gli educatori di strada e se
decidono di partecipare agli eventi proposti dagli stessi conoscono anche altri ragazzi (non
necessariamente sono tutti seguiti dall’adm). E’ molto importante per i ragazzi poter instaurare
legami significativi con i coetanei in un contesto come quello dell’educativa di strada perché gli
consente di non sentirsi discriminati.
Alla base di tale strategia c’è l’idea che nel tempo si potrebbero così ridurre il numero delle
richieste di ADM, e tutto ciò grazie ad una prevenzione derivante dall’utilizzo appropriato e
razionale dei servizi presenti sul territorio. Il servizio sociale, utilizzando le risorse disponibili, può
offrire maggior possibilità di scelta alle famiglie, proponendo un insieme di servizi che riducono
nelle famiglie la percezione di stigma, d’incapacità genitoriale diffusa nelle famiglie che utilizzano
tale servizio. Se i ragazzi, in base ai propri bisogni e a quelli delle loro famiglie, sono supportati non
solo all’interno del domicilio ma anche all’esterno e se tale supporto non è solo individuale ma di
gruppo, i ragazzi sperimentano in misura minore sentimenti di diversità, di frustrazione; le famiglie
sostenute nelle loro capacità attraverso l’incontro con educatori domiciliari e di strada, ricevono un
accompagnamento a 360°.
Il servizio sociale in questo modo diventa in grado di rispondere maggiormente ai bisogni delle
famiglie (bisogno di un accompagnamento globale e non sporadica di qualche ora). I casi più
difficili sono seguiti meglio: si riesce a monitorarli di più e da più persone contemporaneamente (sia
all’interno del domicilio che all’esterno sul territorio);
Attraverso la costruzione di una rete tra interventi che realizza un approccio a favore delle famiglie
in difficoltà si crea sul territorio una cultura della famiglia che con la mera erogazione di un
intervento non è possibile.
Chiaramente la scelta di tale strategia ha un costo che è principalmente quello degli operatori ma il
costo che si risparmia fornendo presa in carico e prevenzione globali è maggiore del costo speso per
attuare questa strategia.
Il problema principale è determinato dalla formazione degli educatori di strada e domiciliari che
hanno per lo più una modalità di lavoro connessa a valori culturali e religiosi occidentali; valori che
la famiglia seguita dall’ADM potrebbe non condividere (senza il consenso degli esercenti la potestà
genitoriale non è possibile realizzare l’integrazione tra i due servizi).
Importante sottolineare che ad oggi la prassi di utilizzare l’educativa di strada è del tutto informale e
spontanea da parte della famiglia e del ragazzo (è il ragazzo a decidere quando e quanto frequentare
l’educativa di strada). E’ fondamentale, a mio avviso, mantenere tale spontaneità per garantire alla
famiglia e soprattutto al minore la possibilità di esplicitare la propria libertà e capacità di scelta.
Creare il lavoro di rete fra servizi è difficile ma indispensabile.
Quando l’educativa di strada s’integra con l’ADM, il rischio è che gli educatori finiscano per
concentrarsi e seguire maggiormente i ragazzi destinatari di entrambi i servizi, trascurando i ragazzi
che non sono seguiti dall’ADM. Affinché questo non accada, sono necessari un meticoloso lavoro
di squadra e un continuo confronto tra i vari operatori coinvolti.
Il servizio sociale del Comune di Vestone non ha inventato nulla di diverso ma la strategia attuata è
innovativa in quanto produce un cambiamento positivo per l’intera collettività. E’ auspicabile, oggi
più che in passato, che il servizio sociale sappia mantenere uno sguardo flessibile e creativo al
territorio al fine di favorire la costruzione di servizi in grado di rispondere alle reali esigenze delle
famiglie, guardando di là dei servizi tradizionalmente erogati.
L’esperienza di Vestone è una buona prassi operativa che eleva l’efficienza del servizio sociale e il
benessere della società.
Assistente Sociale Dr.ssa Silvia Clementi**
**Collaborare Senior Portale S.O.S. Servizi Sociali On Line