YouTube e Fandom studies, un approccio di ricerca integrato Luca

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YouTube e Fandom studies, un approccio di ricerca integrato Luca
WARM2011 – II° Workshop on Advanced Research Methods
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YouTube e Fandom studies, un approccio di ricerca integrato Luca Rossi – Università di Urbino Carlo Bo Agnese Vellar – Università di Torino Il grande successo dei Social Network Sites anche all’interno delle fan communities pone nuovi interrogativi alla ricerca sui fan tanto da portare alla definizione del concetto di networked collectivism (Baym 2007) proprio per cercare di cogliere l’unione tra le pratiche proprie dei fan e le dinamiche tipiche dei SNS. YouTube, nel suo essere ad un tempo luogo d’elezione per le pratiche legate ai prodotti audiovisivi ed avendo la struttura propria di un SNS pare essere il luogo privilegiato per esplorare queste forme emergenti. Se da un lato la dimensione propria di YouTube come ambiente culturale è stata oggetto di studi approfonditi ( Burgess & Green 2009) dall’altro la sua capacità di essere luogo per le pratiche dei fan è ancora largamente inesplorata. In questa direzione è possibile identificare una serie di domande di ricerca volte ad indagare questo nuovo scenario: ‐ che tipologia di relazioni sociali emerge a partire dai video di YouTube? ‐ Quale relazione esiste tra i video ufficiali di uno specifico prodotto mediale e quelli generati o caricati dagli utenti quando entrambi sono presenti nella rete di YouTube? ‐ Che tipo di interazione esiste tra i fan a partire dai video ufficiali e da quelli generati dagli utenti? Per rispondere a queste domande abbiamo utilizzato un approccio innovativo che integra l’analisi quanti‐qualitativa dei video e dei commenti ai video con la Social Network Analysis degli utenti di YouTube. Se gli approcci di SNA sono stati recentemente usati per lo studio dei contenuti generati dagli utenti (Bruns et al. 2010) ancora nulla è stato fatto per applicarli ad una realtà complessa come quella di YouTube. La ricerca, partendo dai 100 video più visti relativi alla Serie TV americana Glee ha identificato 4 tipologie di utenti che condividono i contenuti della serie e su questi ha analizzato quanti‐qualitativamente i commenti e ricostruito, per una categoria di questi, il network degli utenti. Durante la presentazione verrà spiegato il metodo nel dettaglio e presentati i risultati relativi alle diverse risposte che generano diverse tipologie di video un’analisi del network degli utenti fan di Glee che – pur non essendo contatti diretti – sembrano appartenere ad una più larga fandom dispersa. References: Baym, N. K., 2007. The new shape of online community: The example of Swedish independent music fandom. First Monday, [Online]. 12 (8) Burgess, J. & Green, J., 2009. YouTube: Online Video and Participatory Culture, Polity. Bruns A., Burgess J., Highfield T., Kirchhoff L., and Nicolai T., “Mapping the Australian Networked Public Sphere.” Paper presented at the International Communication Association conference, Singapore, 25 June 2010." WARM2011 – II° Workshop on Advanced Research Methods
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Royal Wedding on Twitter Fabio Celli, Università di Trento "There was a very large posting activity on Twitter about the Royal Wedding on April 29th 2011. Exploiting automatic personality annotation I studied the users that joined the public discussion about the Wedding. I collected a corpus of more that 300000 twits from April 28th to May 2nd, and I annotated it with personality models. It is a non trivial challenge to extract personality models from twitter posts since they are very short. The system for personality recognition is based on 11 cross‐linguistic features (such as punctuation, emoticons and the like, see Mairesse 2007 for details) that have a high correlation with 5 personality traits, namely extraversion, stability, agreebleness, precision and openness to experience (see Goldberg 1992 and Norman 1963). From the evaluation of personality models, that is possible only for the users that have more than one post, resulted that the mean accuracy for the models produced is 63.7\%. I examined a sample of about 500 posts of users that mentioned the royal wedding in English. Results show that the most frequent personality type that posted about royal wedding is an introvert, secure and open to experience user, that is also the most frequent model type in the corpus. Unprecise users tend to post less and to retwit more than other users. Goldberg, L., R. 1992. The Development of Markers for the Big Five factor Structure. In Psychological Assessment, 4(1). Mairesse, F., Walker, M. A., Mehl, M. R., Moore, R, K. 2007. Using Linguistic Cues for the Automatic Recognition of Personality in Conversation and Text. In ournal of Artificial intelligence Research, 30. Norman, W., T. 1963. Toward an adequate taxonomy of personality attributes: Replicated factor structure in peer nomination personality rating. In Journal of Abnormal and Social Psychology, 66." WARM2011 – II° Workshop on Advanced Research Methods
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Coolhunting goes online: i trend emergenti alla convergenza tra digital e street culture Alessio Morena – co­fondatore di iCoolhunt Luca Morena – co­fondatore di iCoolhunt/Laboratorio di Ontologia (Università di Torino) Agnese Vellar – Università di Torino "Nel contesto mediale contemporaneo le forme di cooperazione di massa mediata dalla rete (Shirky 2008) si intrecciano con la diffusione di pratiche di comunicazione multimediale e con l’avvento di una nuove generazione di social network «location based». A partire da tali tendenze emerge un processo di «de‐localizzazione» (boyd 2008): i device mobili abilitano una partecipazione in rete indipendente dal contesto, al contempo le informazioni condivise online possono essere geolocalizzate. Attraverso servizi di photobookmarking (e.g., Weheartit) e di photosharing (e.g., Instagram) gli utenti partecipano alla costruzione di una base di dati fotografica in cui le culture digitali convergono con le street culture offline. Selezionando e taggando le immagini di luoghi, oggetti e persone, gli utenti fungono da «coolhunter» (Pedroni, 2010), ovvero intercettano i trend emergenti. L’applicazione multipiattaforma iCoolhunt (http://www.icoolhunt.com/) è stata progettata come un tool di coolhunting online e offline. Gli utenti condividono «immagini cool» con l’obiettivo di diventare i «guru» di iCoolhunt. Da una prospettiva sociologia, iCoolhunt è dunque un campo interessante in cui osservare l’emergere di «culture del gusto» (Thornton, 1996), che, da una prospettiva di marketing, si traduce nell’opportunità di identificare trend emergenti. Analizzando un campione di 700 immagini condivise all’interno di iCoolhunt durante il mese di febbraio 2011, è stato possibile identificare 5 macro‐trend: Tech re‐creation (domesticazione dei device tecnologici); Playground at home (ricreazione ludica delle abitazioni metropolitane); Return to nature (romanticizzazione dei simboli dell’Età Moderna); Don’t waste (riutilizzare creativo di materiali di scarto); Multidentity (ibridazione dei generi femminile e maschile). I macro‐trend consentono dunque di descrivere l’emergere di una cultura del gusto che si caratterizza per la conciliazione ironica di tendenze opposte (tecnologia/natura, consumismo/crisi economica, femminile/maschile). Inoltre, all’interno dei macro‐trend è possibile identificare temi, figure e beni di consumo trasversali (e.g., baffi, volo, biciclette, dolciumi…) che rappresentano i trend emergenti all’incontro tra digitali e street culture. " WARM2011 – II° Workshop on Advanced Research Methods
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Investigating cyber­voyeurism: private tragedies in semi­public spaces Alessandra Micalizzi, IULM La Rete ha aperto nuovi scenari nelle pratiche di partecipazione alla vita sociale, determinando il definirsi di una prossemica virtuale, un modo nuovo di gestire le distanze comunicative dagli altri attori sociali e dai fatti che li riguardano. Nel paper desidero presentare i risultati di una ricerca empirica sul voyeurismo digitale, ovvero sulla pratica dell’osservare, seguire e partecipare, attraverso la Rete, a fatti privati, giunti alla ribalta mediale. La ricerca riguarda il movimento narrativo e conversazionale generatosi attorno al video dedicato a Sarah Scazzi e postato su Youtube nelle ore immediatamente successive alla sua scomparsa. Lo studio si propone di delineare i tratti distintivi di questa nuova pratica sociale, partendo da: le motivazioni implicite ed esplicite della partecipazione degli utenti alla conversazione; le caratteristiche narrative degli scambi digitali; gli aspetti cross mediali emergenti dalle tracce conversazionali. La ricerca si basa sull’analisi qualitativa del contenuto dei post pubblicati degli utenti di Youtube – accostata ai risultati più quantitativi ottenuti tramite l’impiego di un software dedicato alla sentiment‐analysis; sulla social network analysis di alcuni scambi conversazionali; sulla conduzione di interviste via mail con alcuni netuser che hanno commentato il video. Il lavoro di analisi, tutt’ora in corso, sembra permettere di identificare alcuni trend del voyeurismo digitale. Esso è una forma di osservazione: partecipata, nella misura in cui è condivisa con altri net‐user, pur essendo indipendente dai protagonisti della vicenda; pubblica, perché praticata in spazi abitati della Rete (public keyhole syndrome); semanticamente trans‐mediale, poiché eredita dalle fiction e da altri tipi di contenuto un linguaggio preciso (giornalistico, investigativo, processuale); proattiva e manipolativa, dato che non si limita all’atto osservativo, ma attiva, attraverso i commenti, lo scambio di informazioni aggiuntive, di foto e documenti specifici connessi alla vicenda." WARM2011 – II° Workshop on Advanced Research Methods
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Effetto YouTube Marco Orioles, Università di Udine L’ intervento intende descrivere un caso di “effetto YouTube” originato dalla pubblicazione su YouTube nel maggio 2007 di un video da parte di un anonimo utente del sito. Il video ritrae l’ex presidente dell’Iran Mohammed Khatami mentre, al termine di una conferenza pubblica tenuta a Udine, stringe le mani a cinque donne del pubblico: un gesto proibito nella Repubblica islamica. Il video, passato pressoché inosservato per lunghi giorni, è stato intercettato un mese dopo da alcuni blogger iraniani che hanno immediatamente aperto una infiammata discussione sui fatti udinesi, discussione dilatatasi in ampie porzioni della blogosfera iraniana, con centinaia di commenti e la riproduzione delle istantanee più salienti del video, quando non del video stesso, più volte clonato. Nell’arco di pochi giorni, il dibattito virtuale ha trovato eco nella stampa iraniana, dove è stata ampiamente riferita la notizia dell’atto di Khatami e diversi commentatori – alla stregua dei blogger ‐ si sono pronunciati sulla illegittimità o la liceità del gesto dell’ex presidente. Il giorno stesso in cui la stampa iraniana apriva le porte al dibattito sulle strette di mano di Khatami, le principali agenzie di stampa internazionali hanno riferito l’accaduto nei propri comunicati;così, a partire dal giorno successivo, numerose testate internazionali, radio e telegiornali hanno ripreso i lanci d’agenzia, innescando un ampio dibattito che si è subito riverberato nella blogosfera mondiale. Numerosi blogger, dal Brasile alla Turchia, hanno infatti scritto dei post sull’argomento, presto riccamente corredati da commenti più o meno sarcastici e con sfumature prevalenti di condanna dell’oscurantismo degli avversari di Khatami. Il dibattito è proseguito per diverso tempo, in parallelo alle evoluzioni della discussione in Iran, allungatasi fino al mese di agosto nell’ambito di una opinione pubblica divisa tra la condanna di Khatami e l’approvazione di un atto ritenuto in sintonia con lo spirito riformista dell’ex presidente. WARM2011 – II° Workshop on Advanced Research Methods
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Attori Eccezionali sui Social Network. Un’analisi per settore economico. Ivana Pais, Università di Brescia Un terzo degli italiani è iscritto a un social network e molti li utilizzano (o li vorrebbero utilizzare) per scopi professionali. Il web relazionale, da un lato, viene presentato come possibile soluzione a molte disfunzioni del mercato: uno spazio virtuale dove la reputazione prevale sulla raccomandazione, il merito sulla lealtà, la competenza sul ruolo. D’altro canto, c’è chi parla di taylorismo digitale e dei lavoratori come schiavi inconsapevoli dei monopolisti della Rete. Le argomentazioni portate a supporto di queste posizioni sono spesso basate su approcci ideologici oppure sui ‘piccoli mondi’ accessibili agli studiosi. A oggi, non disponiamo di una sufficiente base descrittiva su cui fondare un solido apparato interpretativo. Per poter tracciare le traiettorie del cambiamento è utile analizzare gli ‘attori eccezionali’: coloro che producono più contenuti, li veicolano a numerosi contatti, attraverso più social network. La ricerca (in corso di realizzazione) si propone due obiettivi: 1. Individuare una metodologia per la selezione dei business influencer sui social media. Per ogni gruppo professionale, viene realizzata (tramite UberVU) una ricerca semantica sulla blogosfera e nelle pagine pubbliche dei social network per l’individuazione degli attori attivi in Italia. Tra tutte le persone individuate, vengono selezionati i professionisti più attivi per quantità di relazioni e qualità dei contenuti prodotti sui social media. 2. Analizzare le caratteristiche, le esperienze e le opinioni degli influencer selezionati, attraverso un questionario online e applicazioni che consentono l’estrazione di dati relazionali da Facebook e LinkedIN (poi trattati attraverso social network analysis). " WARM2011 – II° Workshop on Advanced Research Methods
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Il concetto di influenza nella blogosfera italiana Elisabetta Locatelli, Università Cattolica del Sacro Cuore ­ Milano Dal punto di vista sociologico, le strategie di social media marketing che fanno uso di opinion leader si basano sull’implicita esistenza degli stessi e di un flusso di comunicazione a due stadi (Katz, Lazarsfeld 1955). Le ricerche empiriche disponibili cercano di individuare i parametri per cui si possa definire opinion leader della rete un soggetto, giungendo talvolta a sfatare luoghi comuni, come la correlazione fra notorietà e numero di contatti (Cha, Haddadi, Benvenuto, Gummadi 2010; Avnit, 2009; Cha, Mislove, Gummadi 2009; Leavitt, Burchard, Fisher, Gilbert 2009; Watts, Dodds 2007). I processi di diffusione delle informazioni potrebbero seguire, inoltre, percorsi differenti, come la valorizzazione di legami deboli (Granovetter 1973). Il progetto di ricerca presentato mira mettere in discussione il concetto di influenza nella blogosfera italiana e in alcuni social network facendo dialogare metodologie qualitative e quantitative di raccolta dei dati. Una prima fase verificherà la rilevanza di 50 blogger tradizionalmente ritenuti opinion leader attraverso il monitoraggio di una serie di indicatori (raccolti in un database ad hoc) relativi al blog e ai loro profili su Twitter e Facebook (privacy permettendo). Con venti soggetti saranno condotte interviste in profondità finalizzate a comprendere l’autopercezione del ruolo di opinion leader e i circuiti di relazione attorno alle attività online. La seconda fase cercherà di ricostruire i percorsi di diffusione dei link in rete mappando in fieri la diffusione di 5 notizie rilevanti e di diversa tipologia. La raccolta delle informazioni verrà effettuata monitorando i 50 blogger e individuando coloro che hanno ripostato sul proprio blog e su Twitter e Facebook la notizia raccogliendo i dati in un database. A monitoraggio ultimato si invierà un questionario a tutti coloro che hanno diffuso la notizia al fine di comprenderne i motivi e i circuiti di relazione. " WARM2011 – II° Workshop on Advanced Research Methods
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UGC e forme di partecipazione sociale e politica. Elisabetta Risi, IULM Negli ultimi anni, le riflessioni sull’utilizzo dei media nelle mobilitazioni hanno aperto ampi dibattiti sul ruolo della Rete quale ambiente di interazione sociale e possibile terreno di nuovi conflitti (Castells, 2006). Il carattere processuale delle trasformazioni in atto permette però di cogliere, nel medio periodo, tendenze contrastanti sull’opportunità di produrre e condividere contenuti online generati dal basso: partecipare socialmente (e politicamente) attraverso forme dialogiche online sembra dipendere ancora fortemente dal possesso di risorse socio‐
culturali (1). Se oggi in Italia i fenomeni di mobilitazione e protesta che integrano le pratiche face to face (di cui la piazza è il luogo privilegiato) e online sono relativi a esperienze specifiche, non per questo assumono valenza meno significativa. L’utilizzo dei cosiddetti social media e delle logiche di UGCs sta divenendo un elemento centrale, un ambito “imprescindibile”, all’interno di un diversificato repertorio di azione. Diviene però importante non solo analizzare la grande mole di contenuti generati e condivisi degli utenti per l’organizzazione e la comunicazione delle mobilitazioni, ma anche studiare le motivazioni che spingono gli individui a queste pratiche. Il contributo che verrà presentato, sintetizza le principali considerazioni di una ricerca empirica, che si è concentrata su due recenti manifestazioni tenutesi nel 2011: “Se non ora quando” e “Il nostro tempo è adesso” (2) . La ricerca ha avuto come obiettivi principali quelli di analizzare non tanto i contenuti veicolati e condivisi (cosa), bensì le pratiche d’uso degli ambienti social e il loro intreccio con le dinamiche organizzative della manifestazione di piazza (come), il tipo di consapevolezza dell’azione e le motivazioni di fondo (perché). L’oggetto della ricerca è costituito quindi in primo luogo dai messaggi sintetici e istantanei della protesta postati sia dagli attivisti, sia da coloro che hanno partecipato e interagito negli ambienti creati intorno a queste due manifestazioni. Dall’analisi effettuata, i micro (pre)testi che si sono susseguiti attraverso le pagine di Facebook e di Twitter (3) e la produzione e condivisione di video sulle mobilitazioni di piazza (alimentando la copertura di notizie sulle proteste da parte dei media generalisti), si possono considerare esperienze in cui l’atto comunicativo è diventato in sé una forma di partecipazione sociale e politica. La caratteristica che ha accomunato queste due giornate di protesta e le pratiche comunicative con le quali si sono raccontate è stato il flusso di narrazioni in Rete su ogni singola azione (resa pubblica) dei soggetti o dei gruppi che vi hanno partecipato, nella cornice temporale di un “adesso” costantemente ribadito e che invita all’hic‐et‐nunc dell’azione. La ricerca si è svolta, in una fase parallela, attraverso interviste qualitative con 12 partecipanti reclutati durante le manifestazioni (4). Nelle interviste emergono in particolare le motivazioni d’uso di queste forme dialogiche online e il legame con la partecipazione “fisica” in piazza: non sempre si è spinti all’argomentare o raccontare in modi logici o coerenti le ragioni (disancorando l’immagine di una “nuova” sfera pubblica razionale online), ma l’atto comunicativo emerge come forma espressiva dell’emozione, come oggettivazione del malessere che trova in Rete un terreno accessibile di “sfogo” e condivisione. Si rileva da un lato l’uso riflessivo e strategico dell’attivismo (che si auto‐organizza attraverso il social networking online) per dare visibilità e copertura (in un rapporto ambivalente rispetto ai media generalisti); dall’altro una spinta emozionale all’aderire a forme di protesta in maniera spesso poco consapevole, la pratica del metterci la faccia (che segue gli status WARM2011 – II° Workshop on Advanced Research Methods
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update di Facebook, dove l’orizzonte temporale è quello del mood odierno, attuale, senza riflessione sulle conseguenze future), seguendo l’urgenza di un’indignazione pubblica che d’altro canto si confronta con processi di responsabilizzazione spesso sporadica e con una partecipazione legata a singole azioni comunicative individuali(stiche) e disorganizzate. ‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐ 1* Alcune ricerche empiriche hanno evidenziato che la Rete e l’accesso ad ambienti online non abbia uno stimolo particolare alla mobilitazione, ad esempio, di fasce giovanili che non siano già politicamente attivi e digitalmente competenti (Freschi, 2009). Sono questi ultimi ad essere in grado di cogliere come i media digitali come strumenti per mobilitarsi e partecipare (Della Porta, Mosca, 2006; Mascio, 2008). 2* Due mobilitazioni che, come verrà illustrato, presentano tratti specifici, ma alcune ricorrenze che sembrano caratterizzare le forme di protesta imperniate su un certo uso della Rete e delle logiche di UGCs. 3* Aggregati attraverso gli hashtag #senonoraquando e #iltempoadesso. 4* Sei soggetti per ognuna delle mobilitazioni, intervistando complessivamente quattro attivisti e otto partecipanti: gli intervistati sono stati scelti in quanto hanno dichiarato di avere utilizzato attivamente (attraverso UGCs) gli ambienti online creati intorno alla protesta. "