Guglielmo Marconi, l`inventore della telecomunicazione senza fili
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Guglielmo Marconi, l`inventore della telecomunicazione senza fili
discipline Vito Volterra e Tullio Levi-Civita. Guglielmo Marconi l’inventore della telecomunicazione senza fili Francesco Fabris A egregie cose il forte animo accendono L’urne dei forti... on questa citazione dai Sepolcri, che facciamo volentieri nostra, inizia il discorso dell’on. prof. Gustavo Colonnetti, l’allora Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in occasione delle solenni celebrazioni per il «Cinquantenario della scoperta Marconiana della radio» (Roma, 28 Settembre-5 Ottobre 1947). La figura di Marconi viene indicata dal Presidente come incitamento agli italiani, nel momento delicato dell’immediato dopoguerra, ad abbracciare «una concezione della vita che, dalle più concrete ed immediate esigenze pratiche cerchi il compimento attraverso le più alte, ed apparentemente più remote, esigenze dello spirito». C Lagrange, Weierstrass, e numerosi altri grandi matematici) sono una pietra miliare. Ma anche Meccanica Analitica, Elasticità, Fluidodinamica, Elettromagnetismo, Ingegneria, oltre ovviamente alla Geometria, entrano nell’inesauribile interesse scientifico di Levi-Civita e dei suoi allievi (molti dei quali, a dire il vero, cessano di produrre lavori importanti dopo il loro distacco da Levi-Civita, a testimonianza della vera paternità di molte loro idee). UNO SCIENZIATO ANTI-SCIENZIATO A più di cento anni dalle sue scoperte straordinarie, le sue eccezionali doti di ricercatore sperimentale, severo e caparbio, impegnato a dimostrare sul campo la fondatezza delle proprie brillanti intuizioni, Negli anni successivi al 1920, Levi-Civita ottiene il costituiscono un esempio ancora attuale per i moderni meritato riconoscimento internazionale, sotto forma di uomini di scienza; costoro, ispirandosi all’esortazione numerosissimi premi e lauree honoris causa, e diviene il foscoliana, dovrebbero veder acceso nel loro «forte matematico italiano più noto internazionalmente animo» il fuoco di Eraclito della ricerca delle verità assieme a Vito Volterra. scientifiche con le quali la Natura tesse le sue trame. La fine di Tullio Levi-Civita è triste: nel 1938 è Guglielmo Marconi esercita un fascino speciale non solo allontanato in quanto ebreo dall’Università in seguito per le profonde intuizioni e per le scoperte che fece, ma alle leggi razziali, e morirà a Roma nel dicembre 1941 anche per la dimensione straordinaria del suo percorso nel suo appartamento a seguito di un infarto. di scienziato sperimentale che ci viene restituita dall’analisi storica degli eventi connessi con la sua vita e Alfredo Marzocchi le sue opere. Università Cattolica del S. Cuore, Brescia Marconi è una figura originale di scienziato antiscienziato, che iniziò i suoi studi da autodidatta, rifuggendo la logica di una preparazione ufficiale, cattedrattica e curricolare. Nella prima fase della sua Bibliografia giovinezza egli si affidò interamente alle lezioni private impartite dal suo illuminato maestro, il prof. Vincenzo AA.VV., Tullio Levi-Civita. Convegno celebrativo del centenario Rosa, docente di Fisica e Matematica presso il Liceo della nascita, Acc. Lincei, Roma 1975. Classico Niccolini di Livorno. Il prof. Rosa era un didatta C. Cattani, «Levi-Civita e la nascita della scuola italiana di raffinato, ma era anche un eccellente sperimentatore, e Relatività», in Cento anni di Matematica 1895-1995, Fratelli fu proprio la perizia acquisita in questo periodo che Palombi editori, Roma 1996, pp. 213–229. consentì al giovane Guglielmo di intraprendere tutti F. Pastrone, «Fisica Matematica e Meccanica Razionale», in quegli esperimenti che costituiscono l’ossatura portante AA.VV., La matematica dopo l’Unità (1998), Marcos y Marcos, dei suoi successi scientifici. Milano 1998, pp. 381-504. Nel suo discorso in occasione dell’attribuzione del Premio Nuova Secondaria - n. 8 2011 - Anno XXVIII 21 Il tempo in cui la scienza era considerata come un lusso e una soddisfazione dello spirito è passato per sempre. Mai come ora la ricerca scientifica è divenuta necessaria per l’economia, per la vita sociale, per la difesa del Paese. (G. Marconi) Nobel per la Fisica nel 1909, ebbe a dire: «In sketching the history of my association with Radio Telegraphy, I might mention that I never studied Physics or electrotechnics in the regular manner, although as a boy I was deeply interested in those subjects. I did however attend one course of lectures on Physics under the late Professor Rosa at Livorno»1. In un certo senso Marconi compì un percorso simile alla pratica di bottega che formò i grandi pittori, scultori e liutai rinascimentali, nella quale le abilità sperimentali del Maestro vengono assorbite dal giovane praticante; l’aspetto originale è tuttavia che egli rappresentò contemporaneamente anche uno dei primi esempi di fisico (di successo) dell’era moderna che di fatto segue un percorso di alta specializzazione disciplinare, lontano dall’approccio onnisciente della Fisica Generale in auge fino ai suoi tempi. Anche se la matematica conosciuta da Marconi, per quel che è dato sapere, non gli consentì di trarre vantaggio per i suoi esperimenti dall’incantevole intelaiatura astratta e formale delle Equazioni di Maxwell (pubblicate nel trattato «A Treatise on Electricity and Magnetism» nel 1873), egli ebbe il grande merito di intravvedere e intuire, prima di ogni altro, un’applicazione pratica dei primi successi sperimentali che successivamente Heinrich Rudolph Hertz ottenne sulla base delle anticipazioni teoriche di James Clerk Maxwell, che erano invece frutto di una pura speculazione astratta. Hertz dimostrò, col suo oscillatore, l’esistenza delle onde elettromagnetiche preconizzate da Maxwell; nel corso di questi esperimenti egli verificò sperimentalmente la possibilità di una trasmissione a distanza delle onde Hertziane, realizzando una trasmissione senza fili tra un dispositivo generatore di onde elettromagnetiche ad elevatissima frequenza e un dispositivo ricevitore posto a breve distanza dal primo, all’interno dello stesso laboratorio. È opportuno però ricordare che egli non fu in grado di controllare la distanza di queste trasmissioni, che si pensava non potesse superare gli spazi di un laboratorio, e men che meno gli eventuali ostacoli frapposti tra 22 trasmettitore e ricevitore. Il profondo significato fisico delle equazioni di Maxwell venne però interiorizzato da Marconi, che comprese la portata innovativa della visione maxwelliana delle onde Hertziane, la quale stabilisce la sostanziale identità tra fenomeni ondulatori elettromagnetici e fenomeni luminosi. La sua sagacia sperimentale, galvanizzata dai successi di Hertz, gli consentì di stabilire le prime trasmissioni a distanze significative (esperimenti fatti a Villa Griffone), utilizzando come trasmettitore un dispositivo basato sull’oscillatore di Augusto Righi (simile a quello di Hertz, ma funzionante a frequenze più elevate) e come ricevitore il coesore, introdotto da Temistocle Calzecchi-Onesti e successivamente perfezionato da Edouard Branly. Ma il vero successo fu soprattutto quello di mettere in contatto trasmissivo due punti che non erano in contatto ottico, la qual cosa era considerata semplicemente impossibile dagli scienziati dell’epoca, proprio sulla base dell’interpretazione ottica nel comportamento delle onde elettromagnetiche, che si potevano propagare, come i raggi di luce, solo in linea retta. È ragionevole immaginare che il famoso colpo di fucile che Marconi udì come prova dell’avvenuta trasmissione oltre la collina dei Celestini, lo abbia dotato della forza d’animo e della fede incrollabile necessari per poter organizzare e condurre qualche anno più tardi, nello scetticismo più generale degli scienziati più accreditati del tempo (quali ad esempio Lord Rayleigh e Henri Poincaré) l’esperimento che lo fece entrare definitivamente nella storia come l’inventore della telegrafia senza fili, e cioè la trasmissione transoceanica di tre punti (una s nell’alfabeto Morse), avvenuta il 12 dicembre del 1901 tra la stazione trasmittente di Poldhu, in Inghilterra, e la stazione ricevente di St. John’s, situata nell’isola canadese di Newfoundland. LA TRASMISSIONE TRANSOCEANICA Analizzando la questione a posteriori si può affermare che il suo clamoroso successo si basò su due elementi oggettivi: il primo fu la sua fiducia nella possibilità di superare gli ostacoli, e quindi anche la curvatura terrestere, con le onde elettromagnetiche; ciò era suffragato dal buon esito dei primi esperimenti di trasmissione in mancanza di visibilità ottica. Il secondo elemento fu che Marconi, nella sua corsa verso la copertura di distanze sempre maggiori, riscontrò sperimentalmente la prima legge empirica che consentiva di fare una previsione sulla distanza raggiunta dalla trasmissione, la cosiddetta Legge di Marconi, che mette in proporzione detta distanza con il quadrato 1. Nel delineare la storia del mio interesse per la Radio-telegrafia, potrei dire che non ho mai studiato fisica o elettrotecnica in modo regolare, anche se da ragazzo mi ha profondamente interessato a questi argomenti. Ho avuto modo comunque di frequentare un corso di lezioni sulla Fisica tenuto dal compianto Prof. Rosa a Livorno. Nuova Secondaria - n. 8 2011 - Anno XXVIII dell’altezza del dispositivo trasmittente da lui chiamato «antenna». Anche se l’antenna dipolare era già stata introdotta da Rudolph Hertz durante i suoi esperimenti, Marconi la modificò realizzando la popolare antenna Marconiana in quarto d’onda (il conduttore metallico teso a mezza’aria e collegato con l’ingresso del ricevitore), e seppe soprattutto renderla operativa, stabilendo una legge quantitativa che gli consentisse di fare previsioni affidabili sulla portata delle trasmissioni. Se dunque Maxwell introdusse in forma astratta il campo delle onde elettromagnetiche, ed Hertz ne verificò sperimentalmente l’esistenza, Marconi riuscì nell’impresa di imbrigliarle e dominarle, trovando il modo di imprimere in esse un contenuto informazionale che potesse essere trasmesso oltre ogni oceano. La trasmissione di un segnale elettromagnetico a 3400 km di distanza costituiva però un vero rompicapo per gli scienziati dell’epoca, sciolto in parte solo dall’ingegno dell’illustre fisico tedesco Arnold Sommerfeld, il quale dimostrò che la propagazione di un’onda elettromagnetica poteva essere guidata da un conduttore. Successivamente Jonathan Zenneck, applicando alla superficie terrestere le caratteristiche di conducibilità elettrica che le sono tipiche, teorizzò l’esistenza dell’onda superficiale terrestre. Secondo questo modello la crosta terrestre si comporta similmente a un conduttore, convogliando un’onda di superficie che può raggiungere anche ragguardevoli distanze se la frequenza è sufficientemente bassa (onde lunghe). Tuttavia sembra oggi assodato che la trasmissione transoceanica del dicembre del 1901 non fu realizzata su onde lunghe, ma sfruttò un fenomeno all’epoca ignoto, cioè la riflessione ionosferica ipotizzata nel 1902 da Arthur Kennelly e Oliver Heaviside; essa venne definitivamente dimostrata solo nel 1924 da Edward Appleton, che per questo motivo conseguì il premio Nobel nel 1947. Poiché le innovazioni portate da Marconi furono veramente eclatanti, soprattutto se si pensa che realizzò la storica trasmissione transoceanica a 27 anni, con una preparazione da autodidatta e nello scetticismo più totale delle menti più raffinate di allora, la lezione più importante che ci insegna il giovane Guglielmo è che talvolta le facoltà intuitive della mente possono anticipare le verità scientifiche che con l’astrazione e il ragionamento matematico si ottengono solo in un secondo momento. Ovviamente l’idea innovativa deve essere sostenuta da un adeguato riscontro teorico, altrimenti si sconfina in un empirismo alchimista, mentre la successiva verifica sperimentale conclude il percorso obbligato che porta a ogni progresso dottrinale. Considerato il momento critico e di svolta per la Scuola e l’Università italiane, può essere utile ricordare le parole di Marconi sull’impatto della scienza nella nostra società: «Il tempo in cui la scienza era considerata come un lusso Nuova Secondaria - n. 8 2011 - Anno XXVIII Guglielmo Marconi (Bologna, 25 aprile 1874 - Roma, 20 luglio 1937). e una soddisfazione dello spirito è passato per sempre. Mai come ora la ricerca scientifica è divenuta necessaria per l’economia, per la vita sociale, per la difesa del Paese». LA STATURA MORALE Non meno importante è peraltro la statura morale di Marconi, che nel discorso pronunciato durante il banchetto organizzato in suo onore a New York, per festaggiare la prima trasmissione transoceanica, parlando delle sue scoperte usò, a detta del New York Times, «parole così modeste, così spoglie da qualsiasi esagerazione volta a fini commerciali, così generose nel riconoscere il debito verso gli scienziati pionieri della ricerca lungo tracce da lui seguite, così franche nel rendere merito ai vivi e ai morti, e tuttavia così caute nel preannunciare quali saranno gli sviluppi dell’opera che sta conducendo...». D’altra parte non va dimenticato che la spinta alla sua ricerca ossessiva di una trasmissione che potesse superare la curvatura terrestere era data dall’idea di poter, con questa sua tecnologia innovativa, portare un giorno soccorso ai numerosi naviganti che solcavano le rotte transoceaniche. Cosa che del resto avvenne effettivamente in occasione del naufragio dei piroscafi Republic e Titanic. Intervistato in occasione del recupero dei 705 superstiti del Titanic ebbe a dire «Valeva veramente la pena di lavorare e di soffrire perché questi uomini potessero essere strappati alla morte». In tal senso Marconi coglie pienamente lo spirito del monito di Jacques-Bénigne Bossuet: «Malheur à la science qui ne se tourne pas à aimer»2. Francesco Fabris - Università di Trieste 2. Guai alla scienza che non si volge ad amare! 23