Una notte con Etsuro Sotoo «Io, il genio di Gaudì

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Una notte con Etsuro Sotoo «Io, il genio di Gaudì
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LA PROVINCIA
CULTURA
S A B AT O 1 5 M A G G I O 2 0 1 0
[a Varese ]
MAGIA
Qui a destra Etsuro
Sotoo a Vedano, accolto da centinaia di
persone. Un emozionante momento di fede e di cultura
Il Cavedio premia
la nuova poesia
ricordando la Merini
Una notte con Etsuro Sotoo
«Io, il genio di Gaudì e la fede»
Il grande artista giapponese ospite alla festa di San Pancrazio a Vedano
«Lavorando per 32 anni alla Sagrada Familia ne ho incontrato l’anima»
di Elena Botter
VEDANO OLONA Etsuro Sotoo
racconta il suo Gaudì. Sullo sfondo la storia affascinante e spettacolare della Sagrada Familia. L’altra sera, per la festa di San Pancrazio, l’incontro con Etsuro Sotoo,
erede di Gaudì, e José Manuel Almuzara, suo padrino spirituale. La
pioggia battente fuori dal tendone
nel parco a fianco alla chiesa di
San Pancrazio si fa sentire. Di fronte una platea silenziosa e attenta
al racconto dello scultore giapponese, rapito dal fascino della pietra attraverso l’amore per il maestro Gaudì e fino alla sua conversione di fede.
Un percorso di conversione
raccontato nel libro «Dalla
pietra al Maestro», edito Cantagalli. Etsuro Sotoo è nato
a Fukuoka, in Giappone, nel
1953. Si è laureato nel 1977
all’università di belle arti di
Kyoto ed è stato insegnante d’Arte in Giappone. Nel
1978 ha iniziato a lavorare a Barcellona come scultore nel Tempio della Sagrada Famila, progettato da Antoni Gaudì,
realizzando centinaia
di sculture. Nel
2000 ha completato i quindici angeli della facciata
della Natività.
«A sei anni ho
perso il papà e
mia madre, con
quattro figli io
ero il più piccolo, ha dovuto lottare per mantenere la famiglia.
A 15 anni mia
madre mi disse: “Devi cercare il
tuo cammino, devi vivere da te”,
ma senza significare con questo il
fatto che me ne dovessi andare di
casa. Mia madre era una persona
allegra, che però ha dovuto lottare per vivere. E così ho cominciato a chiedermi: “Come posso vivere?”. Me lo chiedevo spesso
pensando al domani. Ho cominciato a pormi delle domande che
mi hanno portato in Europa».
Fu la passione per la pietra a portare Sotoo al vecchio continente.
«Il mio primo incontro è stato con
la pietra. Volevo un cantiere con
la pietra, gli altri materiali più facili non mi interessavano: io avevo una domanda più dura che non
potevo dimenticare. Quando lavoravo la pietra ero felice perché sentivo di fare altro. Ho cominciato a
lavorare la pietra e a imparare da
quello che facevo. E necessariamente sono arrivato in Europa dove c’è una tradizione del lavoro
della pietra. Barcellona è stata inevitabile, certo non potevo andare
al museo del Louvre a picchiare
la pietra, mi avrebbero arrestato.
Sapevo che Gaudì a Barcellona
aveva fatto qualcosa e già il primo
giorno sono andato alla Sagrada.
Nel recinto ho visto tante pietre
e così ho lavorato lì 32 anni. E lavorando la pietra ho avvicinato
Gaudì. Il grande maestro è morto
nel 1926, ma se è vero che solo chi
ama è vivo allora Gaudì è vivo. Così è iniziato il mio rapporto con
Gaudì».
Un incontro straordinario per un
uomo che veniva dal Giappone ed è finito col dare senso alla propria vita lavorando con passione tra le pietre
del grande monumento spagnolo. «In Kyoto ho inizio
a scolpire la pietra e pensavo che sarei stato io a dare
forma alla pietra realizzando l’opera. Non è facile scolpire la pietra: iniziavo a picchiare e si rompeva un angolo, e
poi un altro ancora. Ogni volta che cercavo di fare qualcosa trovavo un ostacolo e
così sono stato obbligato
ad osservare. Mi chiedevo: “perché non obbedisce a quello che dico
io? E alla fine ho capito che ero io a dover obbedire alla
pietra. Ho cominciato ad obbedire a
pietra e scalpello e
a ottenere quello
che volevo».
«E
conclude:
«Gaudì non era solo un genio architetto, ma un architetto della vita di
ogni uomo e soprattutto uomo di
fede».
VARESE Sarà dedicata ad Alda Merini (nella
foto sotto) la giornata di premiazione del concorso di poesia “In Lapis” 2010, organizzato dall’associazione culturale Il Cavedio di Varese. Il pomeriggio ad alto contenuto poetico andrà in scena domani e prevede appunto, oltre alla consegna dei premi, un momento rivolto alla grande
poetessa milanese, scomparsa lo scorso novembre.
Con una “madrina” d’eccezione, la giornata avrà
comunque per protagonisti gli autori che hanno
vinto o sono stati segnalati per il premio nazionale “In Lapis”, alla sua prima edizione nel 2010,
attraverso il quale Il Cavedio ha voluto aprire le
porte alla poesia.
«Con il concorso Il Corto Letterario e l’Illustrazione - ha spiegato infatti il presidente Fiorenzo
Croci - siamo riusciti in sette anni a raggiungere
ottimi risultati, sia come qualità di opere che come crescita del genere letterario a noi più caro,
soprattutto a Varese. Fino allo scorso anno la poesia era inserita come categoria all’interno dello
stesso concorso Il Corto, ma da quest’anno abbiamo scelto di varare un premio dedicato esclusivamente a questa forma d’arte, che merita certo un’attenzione particolare». Attenzione tradotta dunque nel premio In Lapis, che culminerà
domani con la ricca giornata di premiazione.
Come anticipato l’apertura sarà dedicata ad Alda Merini: l’omaggio alla grande poetessa milanese inizierà alle 17,30 nel salone di
VareseCorsi in piazza Motta 4, e sarà
accompagnato da una scenografia ad
hoc, con tanto di foto originale della
Merini messa a disposizione dal fotografo Daniele Ferroni. Condurrà il tutto il poeta varesino Gaetano Blaiotta
(edizioni “AltrecArte” e “Pulcinoelefante”), che ha conosciuto direttamente la Merini a Milano e leggerà alcune delle sue
opere più importanti, commentandole e impreziosendole con le sue esperienze. La giornata
proseguirà poi con lo spettacolo poetico basato
sul premio In Lapis, il cuore della premiazione.
La lettura delle opere in scaletta, 22 in tutto fra
vincitori e segnalati, si svolgerà infatti sotto forma di performance, che conterà sulla presenza
di tre attori-lettori e sulle suggestive scenografie
messe a disposizione dal negozio Creo di Varese. Lo spettacolo si articolerà intorno a tre distinti palchi dai quali i lettori declameranno, alternandosi, le varie poesie. Le stesse opere saranno inoltre inserite in cornici realizzate a mano
ed esposte nel salone Varesecorsi, diventando
parte integrante dell’allestimento. Dopo lo spettacolo toccherà al momento istituzionale di premiazione, condotto dal presidente della giuria
Enrico Brunella, pittore e poeta varesino già autore delle due raccolte “Cannibali” e “Icaro: poesie come piume” con la B&B edizioni. A chiudere la giornata “In Lapis 2010” non mancherà
il consueto aperitivo con gli autori.
Giovanni Dacò
Angelo Frattini ritorna in mostra nel "suo" liceo
L’esposizione celebra la memoria dell’artista varesino con sculture, fotografie e bozzetti
VARESE Figura di riferimento per l’ar- vincia e Comune di Varese, Associaziote varesina, Angelo Frattini ha lasciato ne Varesevive e la preziosa disponibialla città numerosi monumenti pubbli- lità da parte della famiglia Frattini, atci tra cui la fontana in piazza della Mot- traverso questa esposizione si potrà rita o il monumento ai caduti di vivere il clima culturale varesino di quaSant’Ambrogio. Un artista che sarà ri- rant’anni fa e soprattutto sarà possibile conoscere la figura di Fratcordato con la mostra «Antini, sotto il profilo artistico e
gelo Frattini, l’artista, l’artiquello umano.
stico, la città», in esposizioUn artista e un uomo della
ne da oggi (vernissage alle 12)
provincia quindi. «Nel senso
fino al 13 giugno al liceo arche non si è mai legato o futistico che porta il suo nome,
so con correnti - come scrivepresso lo Spazio Rossi, a Vava Piero Chiara nel 1966 - o
rese, con una mostra dal tigruppi dalle complicate ditolo «Angelo Frattini, l’artiUna mostra del ’99
chiarazioni programmatiche,
sta, l’artistico, la città», in ocdietro le quali sta solitamencasione dei festeggiamenti
per il quarantesimo anniversario dalla te una scarsa operosità e un’abbondanza verbale che viene sempre propinafondazione dell’istituto.
Grazie alla collaborazione del Museo ta come una nuova teoretica. Frattini
Flaminio Bertoni e il contributo di Pro- ha lavorato molto, da solo e in silenzio,
per carattere e per necessità, ma senza
estraniarsi alla vicenda artistica, o meglio estetica, del nostro tempo, nella
quale ha sostenuto con vigore la parte
di chi cammina prudentemente, senza
salti in avanti o di fianco e senza valersi dei veicoli di passaggio, cioè senza
farsi trasportare dal carro rumoroso della moda che nel tempo del suo operare ha cambiato tante volte cavallo. Rimproverargli un difetto di aggiornamento è quindi fargli una lode, riconoscere la sua coerenza e onestà, la sua modestia. Egli si distingue proprio per una
netta incapacità di assumere un tono
che non è suo, che non ha sentito venire dal profondo della sua semplice
natura. La sua insistenza quasi caparbia sui temi e sulle forme che furono il
primo ed unico decisivo acquisto della sua mente, non è segno di supina ac-
cettazione del mestiere, nel suo caso
eccellentissimo, ma di profonda sincerità»
Negli spazi del liceo saranno mostrate
opere scultoree per ripercorrere la carriera dell’artista, accanto a fotografie e
bozzetti preparatori per la realizzazione delle opere pubbliche delle zone cittadine. Al Museo Bertoni alcuni esempi scultorei di Frattini saranno relazionati con quelle del designer varesino,
oltre al confronto con grandi nomi dell’arte francese del secolo scorso. Le sue
opere in città inoltre forniscono lo spunto per un percorso guidato al Castello
di Masnago, a Villa Recalcati, al Santuario della Brunella e al Cimitero di
Giubiano, ampliando così la conoscenza dello scultore sul territorio e non soltanto nei canonici spazi espositivi.
Barbara Rizzo