1 “Eucarestia :passione di Dio per l`uomo” di don Paolo Gentili

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1 “Eucarestia :passione di Dio per l`uomo” di don Paolo Gentili
“Eucarestia :passione di Dio per l’uomo”
di don Paolo Gentili
Innanzitutto avverto nel cuore l'esigenza di dire un grazie particolare al Comitato per il
Congresso Eucaristico per lo spazio decisivo dato all'uomo in rapporto all'Eucarestia, e
quindi alla sottolineatura che è stata fatta delle bellezza delle famiglie che in Italia si
radunano attorno all'Eucarestia.
Fin dalla Chiesa delle origini c'è sempre stato un legame particolarmente intenso fra
Eucarestia e Matrimonio.
Inizialmente, infatti, l'Eucarestia era celebrata nella “domus”, cioè nella casa dove viveva
una coppia di sposi cristiani, ed era facile percepire il rapporto fecondo fra la mensa
familiare e la mensa eucaristica, e fra il “divin sacrificio” ed i vari sacrifici quotidiani che
illuminano la vita familiare.
Talvolta lo stesso luogo dove trovava nutrimento la famiglia ospitava l'Altare per la
celebrazione della S. Messa.
Da sempre poi, il matrimonio cristiano è stato preferibilmente celebrato all'interno della
Messa e, ancora oggi, anche per chi da tempo non è assiduo all'Eucarestia, fatica ad
entrare l'uso proposto nel secondo capitolo del Nuovo Rito del matrimonio, delle nozze
vissute all'interno della Celebrazione della Parola.
Intendo dire che, anche per chi da tempo è lontano dalla Chiesa c'è la percezione chiara
che l'Eucarestia è la fonte stessa del matrimonio cristiano. Lo aveva espresso
sapientemente Giovanni Paolo II in Familiaris Consortio n. 57 :
L'Eucaristia è la fonte stessa del matrimonio cristiano. Il sacrificio eucaristico, infatti,
ripresenta l'alleanza di amore di Cristo con la Chiesa, in quanto sigillata con il sangue della
sua Croce (cfr. Gv 19,34). E' in questo sacrificio della Nuova ed Eterna Alleanza che i coniugi
cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente
vivificata la loro alleanza coniugale.
In quanto ripresentazione del sacrificio d'amore di Cristo per la Chiesa, l'Eucaristia è
sorgente di carità. E nel dono eucaristico della carità la famiglia cristiana trova il
fondamento e l'anima della sua «comunione» e della sua «missione»: il Pane eucaristico fa
dei diversi membri della comunità familiare un unico corpo (FC n. 57)
Proviamo allora a immaginare di seguire il percorso fatto dal Pane eucaristico per divenire
tale.
Germogli di grano : dai primi amori all’Amore
Prima di tutto, dopo il lungo lavoro dell'agricoltore, vengono innanzitutto raccolti i semi, i
germogli di grano, che poi vanno liberati della pula, cioè delle scorie inutili.
Potremmo dire che nella coppia questa fase rappresenta il passaggio dai primi amori
adolescenziali ad un amore più pieno, elettivo, unico, che risplende della brezza del
Paradiso e riproduce in un certo modo il “principio” della creazione.
È il momento in cui il primo Adamo ri-conosce la donna come sposa.
Lo ascoltiamo così come è descritto in Gen 2,23-24 :
23 Allora l'uomo disse:
"Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
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La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta".
24Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno
un'unica carne. (Gen 2, 23-24)
In ebraico c’è un gioco di parole per cui si stabilisce una correlazione tra i due vocaboli
che indicano uomo e donna: ish = uomo, ishshà = donna. Conoscendo i due vocaboli è
facile capire la dinamica del maschile e femminile fra identità e differenza.
C'è infatti un'unica radice ed allo stesso tempo una profonda diversità. Identità e
differenza, insieme, creano lo spazio di una reciprocità fra i due generi. È proprio l'unione
uomo-donna che esprime la pienezza della umanità.
Questo orizzonte della crescita affettiva indirizzato all’acquisizione dell’identità di genere,
credo che oggi, nella con-fusione che talvolta si vive nelle giovani generazioni, vada
sottolineato nella giornata del 5 settembre, in modo particolare.
Così, scegliendosi l'uno con l'altra, inizia un tempo di fidanzamento in cui l'uomo e la
donna si lasciano tritare, lavorare da due mani sapienti, quella di Dio e quella della Chiesa,
e prendono forma insieme. Nello stesso modo il grano si lascia macinare e diviene farina
che deve essere a lungo impastata.
Va messa l'acqua sulla farina, cioè va riscoperto il Battesimo in chiave sponsale, e occorre
farsi lavorare dalla Grazia di Dio e dalla sapienza della comunità cristiana.
È necessario che le due candeline consegnate il giorno del Battesimo si preparino a
divenire un'unica luce, o meglio, a far luce insieme.
Oggi , talvolta assistiamo a coppie di fidanzati che si presentano a chiedere il sacramento
del matrimonio, senza però avere più una piena consapevolezza di ciò che questo
richiede.
È necessario allora riscoprire quel battesimo a partire dalla chiamata sponsale, ben
sapendo che il sacramento del matrimonio è destinato ad adulti, e richiede un'umanità
piena e una crescita affettiva compiuta, capace di scelte definitive nel dono totale di sé.
Il Forno per la cottura : la consacrazione dello Spirito
Dopo che la farina è stata impastata occorre mettere il pane nel forno. È il segno del fuoco
dello Spirito che consacra.
Il fuoco bruciando toglie tutte le impurità, come la Grazia di Dio agisce sull'amore umano
ridonandogli la somiglianza con il divino.
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Sappiamo tutti che l'oro non si trova puro in natura, ma nel fuoco va liberato di tutti i metalli
meno nobili.
Questo, per la coppia è il momento delle nozze, dove il “si” dello sposo e della sposa
ricevono il sigillo, le fedi nuziali dorate, unendosi al “si” di Cristo alla Chiesa.
Questa Grazia permette agli sposi di vedere il loro amore trasformato, come il pane
eucaristico. Non è più solo il loro amore, ma è l’Amore stesso di Dio presente nel loro
amarsi.
Tra le molte caratteristiche del pane consacrato credo che, in questi tempi, vada
sottolineata una in particolare : quella della stabilità.
Cioè, il fatto che dopo la consacrazione nessuno può cambiare la sostanza di quella
presenza.
Ecco perché, analogamente, la Chiesa non ha alcun potere di annullare un matrimonio
validamente celebrato e consumato, ma può solo dichiaralo nullo, cioè che, non essendoci
le ragioni perché si celebrasse, quel matrimonio non c'è mai stato.
Il giorno delle nozze infatti, l'amore umano dei due sposi è divenuto sacramento, cioè
“segno efficace di salvezza”, ed è una presenza permanente finché gli sposi sono in vita.
È soprattutto una Grazia che permette loro di donarsi reciprocamente fra di loro, ai loro
figli, alla Chiesa e alla società. Il “divin sacrificio” diviene allora fonte e culmine dei vari
piccoli sacrifici fatti all'interno delle relazioni familiari, fra i coniugi, fra genitori e figli, da
parte dei nonni.
L'Eucarestia rinnova in ogni coppia di sposi, di domenica in domenica, la forza di potersi
amare come Cristo ama la Chiesa sua Sposa.
Occorre oggi, dinanzi all'insinuarsi di forme fragili di convivenza, riaffermare la solidità
delle famiglia fondata sul matrimonio, e la Grazia del sacramento.
Quella Grazia rinasce dall'ascolto della Parola, dalla comunione con i fratelli nella Famiglia
di famiglie che è la comunità, e soprattutto, dal Corpo di Cristo ricevuto in dono nel Pane
Eucaristico.
Non possiamo dimenticare che l'Eucarestia, come è descritta nel Vangelo di Giovanni,
corrisponde a Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli, e li invita a vivere questo dono e
perdono reciproco, cioè a lavarsi i piedi gli uni, gli altri.
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A questo sono chiamati gli sposi ogni giorno fra loro e nei confronti dei propri figli, nei
luoghi della vita quotidiana (lavoro, suocera, condominio). Come potrebbero farlo senza la
forza dell'Eucarestia ?
Infatti :
“Gli sposi sono il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla croce” (cfr. FC
n.13)
Come potrebbero allora vivere quotidianamente il talamo nuziale della croce,
l'apertura piena alla vita nascente, la paternità e maternità responsabile, senza
nutrirsi del Pane eucaristico ?
Ce lo ricordava il nostro Cardinale Presidente, Sua Eminenza Angelo Bagnasco, in
una recente lettera indirizzata ai fedeli della sua diocesi di Genova, intitolata
““Eucarestia e Famiglia alla scuola dell'Amore”:
Con la croce Gesù ci ha fatti rinascere alla vita di figli di Dio. Non c’è amore vero senza
fecondità, cioè senza che altri nascano alla vita grazie al nostro amore e al nostro sacrificio.
Non si tratta solo della grande grazia dei figli per chi è sposato. Si tratta di mettersi a servizio
con serietà e generosità di intelletto e di cuore.
A servizio di chi ha bisogno: dei figli propri o altrui, degli anziani e dei malati, dei deboli e
dei poveri, della comunità cristiana. Sapendo che quanto più doniamo amore attorno a noi,
tanto più si accende la speranza. È la vita! E ricordando che Gesù ha reso gli sposi segno
visibile dell’amore indissolubile e fecondo di Dio per l’umanità.
(dalla Lettera Pastorale ai fedeli della Diocesi di Genova 2008-2009 del Cardinale Angelo
Bagnasco “Eucarestia e Famiglia alla scuola dell'Amore”)
Ecco allora che la vita sponsale diventa vita eucaristica e si apre alla testimonianza,
come riflesso della potente luce del tabernacolo.
È la fecondità dell'Eucarestia che entra nelle case, nei palazzi, nelle nostre città,
attraverso le famiglie dei credenti e gli sposi cristiani.
Oggi la sfida educativa è davvero seria e talvolta gli stessi genitori sembrano
impotenti dinanzi a cambiamenti generazionali così repentini.
Talvolta sembra che ad un notevole progresso tecnologico non sia corrisposto un
autentico progresso antropologico, cioè della qualità delle relazioni umane.
Ecco perché è importante dedicare una giornata del programma all'ambito della vita
affettiva.
Capita infatti, che le giovani generazioni siano, in genere, particolarmente abili a
navigare nel mondo del web, ma poi le troviamo sovente impacciate nelle relazioni
con il prossimo che gli passa accanto, o incapaci di superare un rifiuto da parte della
ragazza di cui si innamorano, o di un fallimento nell'iter scolastico.
L'Eucarestia ci dice chiaramente che il compimento della persona umana è nel dono
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totale di sé e ci offre l'orizzonte antropologico dello sviluppo affettivo da percorrere.
L'Eucarestia lega poi nell'unica comunione la diversità dei carismi .
Ecco perché siamo molto contenti dell'incontro che si terrà sabato 10 settembre con
tutta la vitalità dei movimenti e dell'associazionismo familiare, e con la partecipazione
di numerose famiglie che vivono nelle proprie parrocchie e diocesi dei cammini per
coppie di sposi e per famiglie, coordinati dalle varie iniziative degli Uffici di pastorale
familiare.
Inoltre l'Eucarestia lega insieme le due vocazioni per la missione : Ordine e
Matrimonio.
Siamo allora particolarmente felici se, come sembra, il Santo Padre incontrerà
sacerdoti e sposi.
Le due vocazioni hanno necessità per la loro efficacia l'una dell'altra e insieme
sostengono la fecondità educativa della comunità cristiana.
Infine c'è bisogno di incoraggiare e sostenere chi si avvicina alla Chiesa per chiedere
il sacramento delle nozze.
Accogliamo allora con profonda gioia la possibilità che il Santo Padre incontri nel
pomeriggio di Domenica 11 settembre i giovani fidanzati.
Riteniamo, infine, che una vera ondata di Grazia possa scaturire dalla ricchezza di
questi incontri per l'intera Chiesa Italiana, perché possa essere autenticamente, nella
varietà delle vocazioni che la compongono, una vera “Famiglia di famiglie”.
Il pane della santità
Vorrei allora concludere con un episodio specifico sull'arte dell'educazione, visto che
siamo entrati, come Chiesa Italiana, nel decennio dedicato alla “sfida educativa”.
Si tratta di un episodio che qualche mese fa rivivevamo insieme con Enrichetta,
l’unica figlia tuttora vivente dei coniugi Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi proclamati
Beati semplicemente per aver vissuto in modo straordinario la quotidianità della vita
familiare.
Fra l’altro loro avevano acquisito l’abitudine di iniziare la loro giornata con l’Eucarestia
celebrata a Roma, a poche decine di metri dalla loro casa, nella Basilica di S. Maria
Maggiore.
Avevano anche fatto un patto : di non iniziare a parlare, qualsiasi problema ci fosse
da affrontare, se non dopo essere usciti dalla S. Messa, con ancora nella il gusto
della comunione eucaristica.
L’episodio a cui vorrei far riferimento è accaduto nei primi anni di matrimonio, mentre
i figli erano in crescita.
Siamo nella casa di famiglia e a tavola c'è la buona abitudine che non si deve
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sprecare nulla. In particolare il pane è sacro, perché è il segno visibile della Santa
Comunione.
Ma Paolino, che è il solito birbante, si è accorto, arrivato al dolce, che gli è rimasto
ancora un pezzo di pane. Così, prova a nasconderlo sotto il piatto.
Luigi se ne accorge e in silenzio si avvicina, scosta il piatto, e mangia quel pezzo di
pane. L'educazione non è un fatto di parole, ma talvolta di silenzi, di sguardi e di
gesta.
Qui c'è stato uno sguardo di padre in cui si sono incontrate, come dice spesso
Benedetto XVI, in modo splendido, Carità e Verità. Infatti Luigi ha mostrato l'errore,
ma ha pagato lui per il figlio, come sempre fa per noi Dio Padre.
Paolino non dimenticherà mai quell'episodio, e non lo dimenticheranno gli altri figli
presenti.
Così, il futuro dell'educazione è in una famiglia che cammina, nella luce
dell’Eucarestia,a verso la santità.
Si tratta di una santità fatta di esperienza quotidiana di lacrime e di gioie incontenibili,
nell’esperienza di essere fragili, ma amati e amanti.
È la fragilità la vera via della comunione che può trasformarsi in annuncio, all’interno
della famiglia, ma anche all’esterno, facendola diventare il cuore di ogni vocazione
umana, profumo buono di pane, riflesso della luce del tabernacolo per l'umanità.
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