la nereide - Il Corriere delle Donne

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la nereide - Il Corriere delle Donne
il Corriere delle Donne INVERNO 2014/2015 | n. 89
Edizioni LARaffaella
NEREIDE
Mauceri
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TRIBUNALE DI SIRACUSA - REGISTRAZIONE N. 16 DEL 07/09/92 - P. IVA 00959430893
MARCHIO DEPOSITATO UFFICIO MINISTERIALE BREVETTI E MARCHI N° 0001075124 06/11/2007
Dai forza a questo giornale!
Dai forza alle donne!
Sommario
Nasce il Corriere Blog/Online www.ilcorrieredelledonne.com . . . . . . . . 3
Concorso letterario internazionale “Inchiostro e Anima” . . . . . . . . . 5
Lettere delle corsiste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
CDS In tutta l’isola l’insurrezione pacifica delle donne . . . . . . . . . . 10
25 Novembre a Siracusa Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne . 11
Basta al sessismo nella lingua italiana . . . . . . . . . . . . . . . . 13
La 194 a Siracusa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
Posta per le Nereidi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
direttora responsabile
Raffaella MAUCERI
IN QUESTO NUMERO LE FIRME DI:
Simona AMICO
Silvana BARACCHI
Aurora DI VITA
Guendalina GIUSTO
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via Acquaviva Platani, 12
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Tel. 0931 492383
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Mirabella V.le Teracati, 68 Tel. 0931 412846
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Regina Via A. Specchi, 71 Tel. 0931 782907
Romano V.le Algeri pres. n. 71
Rubino V.le S. Panagia, 100 Tel. 339.1351179
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Salerno Largo Servi di Maria, 1 Tel. 0931 1850230
Sava V.le Zecchino,115 Tel. 0931 32060
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Rizzo V.le S. Panagia, 204 - Tel. 0931 758044
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Tisia via Tisia, 56 Tel. 0931 33020
Turco via Monteforte, 11 - Tel. 0931 701933
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Nasce il Corriere
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Non certo in una grotta e men che meno scaldato da un bue e un asinello, ma nasce proprio adesso, sotto Natale, il quotidiano blog/online, versione multimediale
de “il Corriere delle Donne”.
E nasce da un mix di competenze, fantasia, professionalità, poesia, creatività, bellezza,
entusiasmo, cultura, sentimento, sorellanza e tutto quello che le donne riescono magicamente a coniugare con grande disinvoltura da… da quando? Da sempre!
Nato nel 1992 (e con tanto di marchio depositato “La Nereide”) il nostro Corriere
è l’unica testata edita da una donna e a conduzione interamente femminile che adesso
si presenta in due versioni: il periodico stampato e il quotidiano online il quale ultimo,
avendo infiniti spazi, si occupa di mille cose: Cultura, Politica, Attualità, Costume, Opinioni, Provocazioni… il tutto secondo l’ottica delle donne. Ovviamente!
Ed è così che ci mettiamo al passo con i tempi dell’informazione d’oggi: lanciandoci fra
le stelle!
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Ed ecco la Redazione:
La Direttora responsabile Raffaella Mauceri
La redazione Augura
Buone Feste
La Caporedattrice Nadia Germano
La Redattrice Silvana Baracchi
La Collaboratrice Guendalina Giusto
La Collaboratrice Angela Adamo
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Inverno 2014-2015
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il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Primavera 2014
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Concorso letterario internazionale
“Inchiostro e Anima”
cultura
Quando la poesia dice
NO alla violenza
sulle donne
DI GUENDA GIUSTO
L’anima, quintessenza e leit motiv della II Edizione del Concorso letterario internazionale “Inchiostro e anima”, che magistralmente ha coniugato l’arte dello scrivere
alla sensibilità per un fine sociale: condividere la lotta alla violenza di genere. Ed è proprio
dall’incontro di tre anime che nasce l’idea di dar vita a questo concorso. Tre anime e un
solo intento: Giusy Cancemi Di Maria, Pamela Li Manni e Gianluca Pipitò, cioè
“La Carovana degli Artisti”, associazione culturale che ha ideato, curato ed organizzato
l’evento.
Dedicata a Franca Viola la prima donna siciliana ad essersi rifiutata di sposare il suo stupratore e sottomettersi alla logica perversa del cosiddetto “matrimonio riparatore” che
infliggeva un’ulteriore violenza alla dignità calpestata della vittima di stupro. Una donna
coraggiosa, dunque, che sfidò la mafia e che con la sua scelta e il suo esempio è diventata
un’icona contro la violenza di genere.
Presidente di giuria un’altra grande donna: Raffaella Mauceri, giornalista, editrice, fondatrice e responsabile regionale del Coordinamento Donne Siciliane contro la violenza, femminista storica in prima linea sin dagli anni 70 che con la sua lunga e ininterrotta militanza,
ha partecipato alla creazione e alla nascita dei Centri antiviolenza in Italia, nonché pioniera
indiscussa della cultura contro la violenza di genere a Siracusa. Esperta di women’s studies
e autrice di numerosi libri, la scelta di nominarla Presidente di giuria, non poteva che
cadere su di lei
Il concorso “Inchiostro e anima” si articola in tre sezioni: Poesia singola a tema libero, Poesia singola sul tema “Io donna, sono mia” e Testo narrativo a tema libero, oppure contro
la violenza sulle donne. Tanti i partecipanti, da ogni regione d’Italia, uniti dalla passione per
la scrittura e dalla volontà di dare un segnale forte contro la violenza sulle donne.
“Ho sempre pensato che la poesia – dice Giusy Cancemi ideatrice e presidente del concorso - è la voce dell’anima per arrivare al vero del sentire. Ed è per questo che crediamo
alla forza dell’arte e della cultura per fini sociali. E i risultati ci danno ragione. Le opere
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sono arrivate da tutte le regioni d’Italia
e non esagero nel dire che sono tutte
meritevoli. Un lavoro ingrato per la giuria che ha dovuto selezionare soltanto 10
finalisti. Ma voglio che si sappia che per
noi non ci sono stati né vincitori né vinti
perché hanno vinto tutti sul piano dell’impegno profuso nel raggiungimento del
fine comune: diffondere e incrementare
la sensibilità dell’opinione pubblica circa
questa piaga sociale che è il femminicidio.
“I centri antiviolenza sono l’avamposto
naturale contro il femminicidio perché
gestiti da donne per le donne. E quelli fondati e diretti da Raffaella Mauceri
sono un esempio di alta affidabilità, come
testimoniato da un encomiabile staff di
professioniste, dalla profonda motivazione che le anima e dalla loro specchiata
reputazione. A chi dunque potevamo
devolvere il ricavato dell’evento se non
alla Rete antiviolenza di Raffaella Mauceri
che ogni giorno, a viso aperto, combatte
questa piaga battendosi ininterrottamente sin dagli anni 70 per la cultura della non
violenza e il rispetto delle differenze? Una
scelta pericolosa che porta avanti con
coraggio e determinazione mettendoci
l’inchiostro e l’anima. Appunto.
“È l’arte a scegliere l’artista, - dice Pamela
Li Manni presidente della Carovana degli
artisti - che una volta designato diventa
uno strumento che attraverso l’anima riesce ad emozionare.
Il coinvolgimento è stato sentito e appas-
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cultura
sionato da parte di tutti. Serafina Ignoto, autrice della rappresentazione teatrale di scena la sera dell’evento, appena ha saputo che i proventi sarebbero
andati alla Rete antiviolenza di Raffaella Mauceri non ha voluto alcun compenso. E, con nostro grande onore, ha accettato di presenziare all’evento la
stessa signora Viola cui conferiremo un premio-ricordo”.
Il gran galà della cerimonia di premiazione ha avuto luogo il 22 Novembre a
Palermo nella splendida cornice del teatro Crystal. Il conferimento dei premi
è stato intermezzato non solo dalle performance del gruppo musicale Terrarsa che si è esibito con canzoni ispirate al repertorio di Rosa Balistreri,
ma anche alle interpretazioni teatrali ispirate alle opere prime classificate e
alla vita di Rita Atria e Felicia Impastato, scritte e dirette da Serafina Ignoto.
Le opere dei concorrenti sono state raccolte in una splendida antologia che
porta un prezzo simbolico, soltanto 10 euro destinati alla tutela di donne e
minori vittime di violenza, alla prevenzione degli abusi, dei maltrattamenti e
del femminicidio, alla diffusione della solidarietà femminile e alla sua forza
rivoluzionaria ed unica.
Una serata di emozioni all’insegna dell’anima e dell’arte intesa come “atto
umanitario che deve essere in qualche modo in grado di influenzare l’umanità per
rendere il mondo un posto migliore” (Jeef Koons).
Un compito arduo ma al tempo stesso affascinante la selezione delle opere
in concorso per la giuria che così si è espressa:
Sezione A:
1° classificato: Angela Dipasquale, con ‘Ritratti di famiglia’;
2° classificato: Lorella Elle, con ‘Ciò che m’imponi’ - in exequo: Carla Colombo, con ‘Alchimia dei sensi’;
3° classificato: Bartolomeo Errera, con ‘Nel silenzio le parole’.
…………
Le nostre finaliste siracusane Silvana Baracchi e Michela Firenze
Sezione B:
1° classificato: Lucia Bonanni, con ‘Corpo di cariatide’ - in exequo: Manuela
Magi, con ‘Falena’ - in exequo: Gaetano Cuffari, con ‘Febbraio 2013’;
2° classificato: Carla Colombo, con ‘Non uccidere’ - in exequo: Giuseppa Crifasi, con
‘Estranea’;
3° classificato: Ivan Vidori, con ‘Lividi’ - in exequo: Elena Rapisarda, con ‘Rivelarsi’ - in exequo: Giovanna Fileccia, con ‘Mizuke’.
Sezione C:
1° classificato: Carla Colombo, con ‘Cappottino rosso’;
2° classificato: Therry Ferrari, con ‘Pensieri in libertà’;
3° classificato: Corrada Spataro, con ‘Il tempo delle attese’ - in exequo: Maria Lucia Riccioli,
con ‘Un paio di scarpe rosse’ - in exequo: Maria Caudarella, con ‘La ciequa’.
Tra le autrici che hanno ricevuto la pergamena di merito per essere rientrate tra le finaliste e precisamente al 4° posto delle sezioni B e C, le siracusane, Silvana Baracchi e Michela
Firenze, che hanno degnamente rappresentato con la loro estrema sensibilità e passione
per la poesia la Rete Centri Antiviolenza di Siracusa, essendone volontarie e sostenitrici.
“Beati coloro che scrivono perché di essi sarà il regno dei cieli” - scrive di rimando la Mauceri ai concorrenti - Questa beatitudine me la sono inventata io, lo so, ma concedetemi
la licenza perché senza la penna (o il pc) io morirei e, come me, rischierebbero di morire
milioni di persone che nella scrittura trovano un’irrinunciabile forma di vita: una di quelle
che meritano di essere vissute.
Sapete, sempre più spesso, mi capita di leggere che l’unica cosa che ci differenzia dagli
animali è la crudeltà, giacché nessun essere vivente riesce ad eguagliare la violenza e la
crudeltà dell’uomo. E, in coscienza, non è facile dimostrare il contrario. Ma, per fortuna,
oltre alla crudeltà c’è qualcos’altro che ci differenzia dagli animali: la scrittura. Un impalpabile strumento cerebrale, una stupefacente propaggine delle dita, una versione unica
e sopraffina del suono della nostra voce che ci consegna alla storia, alla discendenza e,
a volte, all’eternità. Non si pretende nulla di tanto trascendentale da chi partecipa ad
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un concorso di prosa e poesia ma l’obbiettivo è ben altro che una corona d’alloro. L’obbiettivo è quello di arginare lo
scempio della nostra lingua meravigliosa,
di fermare lo sterminio dei sentimenti, di
incoraggiare l’arte dei sogni e i voli della fantasia. L’obiettivo è di tenere in vita
la cultura con l’inchiostro e con l’anima,
Perché dove la cultura arretra, dove viene
ignorata, repressa, mistificata, l’umanità si
abbrutisce e torna alla clava.
E voi, miei cari amici di penna, lo avete
capito. Per questo scrivete. Perché scrivere ci salva dalla pazzia, dalla brutalità,
dalla solitudine, dalla noia, dalla violenza.
Perché scrivere ci premia comunque,
sempre”.
Grazie di cuore agli autori e alle autrici per
aver fatto volare in alto Inchiostro e Anima
con le vostre opere. Grazie a tutti i componenti della giuria e a tutti coloro che hanno
contribuito alla realizzazione di questo sogno. Grazie a tutti per aver lasciato la vostra
impronta solidale e per aver manifestato il
vostro dissenso alla violenza. Grazie per le
tante emozioni che ci avete regalato!
Giusy Cancemi Di Maria
Corso di formazione per
operatrici dei centri antiviolenza
cultura
Le corsiste
scrivono…
Le donne che interiorizzano il sessismo maschile, si riconoscono da una pratica
comune, quella di gettare fango sulle altre donne.
La violenza psicologica/morale tra donne, infatti, è parte della mentalità provinciale e
dell’ignoranza stereotipata femminile, aggravata dal danno educativo se sono madri. Costoro sono potenti alleate degli uomini che possono continuare così a dividerci, classificarci e giudicarci alla stregua di galline.
Ne consegue che le donne muoiono ammazzate perché non hanno credibilità presso le
istituzioni né il potere contrattuale che hanno gli uomini.
Non a caso, il nostro paese ai cui vertici ci sono quasi soltanto uomini, ha il primato
europeo dei femminicidi.
Fermare il processo d’involuzione dell’umanità è l’obiettivo fondamentale del femminismo dove la solidarietà femminile è un concetto empatico ed etico valoriale per superare gli stereotipi imposti dalla diversità e dalla disuguaglianza. Senza solidarietà non c’è
accoglienza ma soltanto sopraffazione.
Le donne, come gruppo sociale e come genere, non devono pensarsi più come sesso deConfesso che mi aspettavo
un corso intensivo incentrato sulla figura dell’operatrice.
Invece mi sono ritrovata davanti alla presidente Raffaella
Mauceri completamente impreparata al suo stile provocatorio e alle sue analisi
fenomenologiche di cui ho
colto la valenza dopo aver letto i criteri d’ammissione al corso
stesso. Poi ho capito che essere femministe non significa avercela con tutti gli uomini o professare la superiorità delle donne
sugli uomini… c’è una parte sana del genere maschile che non
ne può più della spaventosa violenza maschile, sono uomini che
stimano le donne intelligenti e che non si alleano con le donne
imbecilli. E così mi sono riconciliata con me stessa. Ho apprezzato quello che ho appreso in questo corso, e sono consapevole che il cambiamento è possibile e che, come sostengo da sempre, gli stereotipi e i luoghi comuni sono la causa di ogni male. In particolare ho potuto apprezzare tantissimo la parte legale del corso sia perché ben strutturata sia per la chiarezza
espositiva dell’avvocata La Runa.
Il corso mi ha portato a vedere spazi nuovi e nuovi orizzonti
perché non è stato soltanto una dotta e articolata discussione teorica, è stato concretamente formativo perché ho
capito come funziona un centro territoriale e quali sono le
competenze richieste. Spero di riuscire anch’io a diventare
una buona operatrice perché come dice la presidente Raffaella “le donne che fanno di questo volontariato una scelta
bole: la donna offesa e maltrattata deve
essere sostenuta dalla solidarietà delle
altre a prescindere da ogni tipologia di
appartenenza, classe sociale, razza o religione, condividendo una visione laica ed
innovativa della solidarietà.
Ognuna di noi può essere portatrice di
cambiamento e deve riconoscersi vittima tra le vittime, praticando e diffondendo la sorellanza simboleggiata dalle ninfe
Nereidi, le quali rappresentano l’intelligenza, la sensibilità e il coraggio.
Le donne incarnano l’amorevolezza e la
lealtà della sorellanza e in esse si riconoscono le tante volontarie della grande
Rete antiviolenza di Siracusa che ha come
capostipite delle ninfe marine, la donna
affettuosamente detta “Signora Nereide”.
Al conflitto tra donne dobbiamo contrapporre la sorellanza tra donne trasformando in potenzialità di cambiamento positivo il confliggere tra donne
che possono essere avversarie ma mai
nemiche.
esistenziale hanno la precisa volontà di vivere e non di vegetare”. Posso affermare che nessuno è mai riuscito a plagiarmi
nemmeno con le botte. Con convinzione posso orgogliosamente affermare “sono una femminista”. Grazie a tutte voi
docenti per quello che mi avete dato. Con affetto
Aurora Di Vita Non nascondo, nei confronti
del termine “femminismo”, il
mio iniziale scetticismo frutto
di pregiudizi, idee stereotipate e mancata conoscenza del
fenomeno. Grazie all’incontro con una donna brillante
che stimo moltissimo, la mitica Raffaella Mauceri e tutto il
suo staff di formatrici, le mie idee sono radicalmente cambiate. Anch’io adesso mi definisco una femminista orgogliosa di
esserlo perché ho capito che essere femminista non significa
mancare di rispetto agli uomini. Essere femministe significa
far fronte comune contro l’organizzazione maschiocentrica
della nostra società di cui noi donne siamo vittime. Giacché di
fatto la presunta parità tra i sessi, stessi diritti e stessi doveri, è ben lontana dall’essere raggiunta. Per tutti questi motivi
dobbiamo continuare a lottare e avremo ancora bisogno del
femminismo per divenire soggetti nell’ambito di sistemi plasmati nei secoli dal potere maschile in cui esercitare la nostra
autodeterminazione.
Simona Amico
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L’insurrezione
pacifica delle
donne siciliane
Coordinamento
Donne
Siciliane
“Vita Nuova” - Agrigento (Premio EnelCuore) “LA CLESSIDRA” - 13 comuni nel messinese
“DORIDE” - Avola / Noto
“GALATEA” - Caltanissetta
“Galatea” - Catania
“LA CASA DI VENERE” - Marsala
“Calipso” - Biancavilla
“GRUPPO D +” - Comiso
“Sportello Antiviolenza” - Priolo Gargallo
Gagliardetto
per le scuole
“NESEA” - Augusta
NOTO
“STOP VIOLENZA” - Palizzolo/Valderice/Buseto “Fiore di Loto” - Trapani
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25 Novembre a Siracusa
Giornata Internazionale contro la violenza alle Donne
Ore 10,00 - Il corteo parte dal Tribunale, dove la presidente Raffaella Mauceri, legge un documento ufficiale, (riportato qui di seguito) prosegue per
viale S. Panagia, viale Teracati e corso
Gelone sbarrando il traffico ai semafori, fa sosta davanti all’ospedale Umberto 1 con lo slogan: “Violenza sulle
donne crimine di stato! non vogliamo
essere il corpo del reato!”. Ultima
sosta al Santuario per rendere onore
ad un’illustre vittima di femminicidio,
Santa Lucia.
“Dieci anni fa l’Onu istituiva la Giornata Internazionale contro la violenza
alle donne, da allora la violenza è cresciuta inarrestabilmente assumendo i
connotati di una autentica mattanza,
di una implacabile e sistematica strage. 179 le vittime assassinate solo nel
2013. È in atto un’altra caccia alle streghe, un altro olocausto!
E in questo eccidio di massa, l’Italia ha
il vergognoso primato europeo. Perché l’Italia ha una storia bimillenaria
di disprezzo, discriminazione, sottomissione, ingiustizia e violenza sulle
donne. E oziosamente, ipocritamente,
disonestamente ci si continua a chiedere perché mai ci sono uomini che le
uccidono!
Siamo le volontarie della Rete antiviolenza di Siracusa. Da vent’anni lottiamo per tutelare i diritti e l’integrità, il
rispetto per le donne. E siamo stanche
di assistere all’indifferenza, all’inefficienza, all’ignoranza, alla demenza di
enormi pezzi delle istituzioni che giocano con la vita delle donne, dimenticando che sono le donne a dare la vita!
Dimenticando che le donne hanno
dato la vita anche a chi questa vita glie-
la rende un inferno, anche a chi gliela
nega e a chi gliela spezza!
“L’ha uccisa perché era geloso… L’ha
uccisa perché voleva lasciarlo… L’ha uccisa perché era deluso…”.
Basta! Non vogliamo più sentire queste oscenità. D’ora in poi su tutti i
giornali vogliamo leggere: “L’ha uccisa perché si credeva il suo padrone!
L’ha uccisa ed è stato condannato a
30 anni senza patteggiamenti e senza
sconti!”. Sappiamo bene che portare
un cambiamento radicale nella cultura
della violenza di genere sulla quale si
regge l’ordinamento patriarcale, è una
sfida e una fatica immane. Ma noi non
ci arrendiamo e siamo di nuovo qui
per gridare il nostro dolore e la nostra
infinita rabbia. Siamo qui per dire alle
donne che possono contare su di noi,
sulla nostra solidarietà, sulla nostra
serietà e la nostra volontà di vivere al
di là della violenza maschile e dell’ingiustizia istituzionale che subiamo da
duemila anni!
Diciamo NO alla violenza.
Diciamo basta! basta basta!
Foto by Michela Zampogna
La Rete mette a segno due straordinarie
manifestazioni: la mattina corteo e flash
mob, con tanto di angeli blu (i vigili urbani) che proteggevano le manifestanti
dal traffico e scrosci di applausi per la
strada, e il pomeriggio un incontro a Villa
Reimann con la prof. Priulla, sociologa
della comunicazione.
Tribunale
Sbarramento ai semafori
Ore 16,00 - Tutte a Villa Reimann per
il seminario “Parole tossiche”.
Perché ad un uomo che ti sorpassa
a destra si dice “cornuto”? che cosa
c’entra sua moglie? e perché ad una
donna che ti sorpassa a destra si dice
“puttana”? che cosa c’entra la sua
reputazione sessuale? È soltanto un
esempio per capire quanto sessista sia
la lingua italiana e come ultimamente la volgarità e la cafoneria, sempre
e soprattutto a detrimento del genere
femminile, siano state sdoganate a tutti i livelli, ivi inclusi i luoghi della politica. “Noi siamo le parole che usiamo
- dice la prof. - Alla volgarità delle parole corrisponde la volgarità del pensiero”. E, deliziando l’uditorio che gremiva la sala, è andata avanti snocciolando con magistrale ironia, il comune
turpiloquio quotidiano mai udito dalle
sbalordite pareti di villa Reimann. Un
seminario arricchente, dissacrante, divertente. Un epilogo perfetto alla giornata del 25 novembre.
Sosta all’ospedale
Davanti al Santuario
La Prof.ssa Priulla
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Richiamata l’attenzione dall’associazione
di giornaliste GiULiA
cultura
Basta al sessismo
nella lingua
italiana
«La presidenza va al marito dell’assessore», oppure «Il sindaco di Cosenza: aspetto un figlio! Il segretario Ds: Il padre sono io». E ancora «Marianna Madia, il ministro è incinta». Suscitano ilarità e sconcerto questi accostamenti linguistici nei media
che non tengono conto del genere. Salvo trasformarsi repentinamente in scelte grammaticali ineccepibili quando la connotazione è ironica: ecco che
spunta la giudice licenziata in tronco perché si era tolta i vestiti nel
suo ufficio per prendere il sole. Oppure c’è la aspirante sindaca nel
pezzo che deride Nathalie Kosciusko-Morizet fotografata mentre
fuma insieme ad alcuni clochard. Sono esempi significativi tratti dal
manuale “Donne, grammatica e media”, fortemente voluto dall’associazione di giornaliste GiULiA. Così sappiamo che è corretto
dire ingegnera e chirurga, architetta e ministra, senatrice e prefetta. E avvocata è preferibile ad avvocatessa, mentre professoressa resta in auge come studentessa e dottoressa, ormai entrate
nell’uso comune. A delineare il nuovo dizionario italiano declinato
secondo il genere è Cecilia Robustelli, docente di linguistica italiana all’Università di Modena. Che con voce autorevole fa una serie
di proposte operative per superare ogni perplessità circa l’adozione del genere femminile per nomi professionali e istituzionali “alti”,
suggerendo soluzioni di facile applicazione, come nota Nicoletta
Maraschio presidente onoraria dell’Accademia della Crusca.
Ci aveva provato quasi trent’anni fa Alma Sabatini con le sue “Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana”. «Alcune erano proposte lessicali e sintattiche difficili da accettare, andavano fin troppo contro la tradizione e la grammatica – nota Cecilia
Robustelli – per esempio in presenza di nomi maschili e femminili,
si concordava al femminile se nella frase le femmine erano più dei
maschi».
«Era una riflessione molto complessa per i tempi, anche l’assoluta condanna verso la desinenza in “essa” vista come dispregiativa oggi appare
superata. Probabilmente risuonavano all’orecchio di Alma Sabatini le
definizioni piene di scherno di inizio ‘900, le “pettorute deputatesse” di
Alfredo Panzini».
Così la stampa si scaglia contro il suo lavoro, ridicolizzandolo. “Ah, ah, dovremmo
scrivere professora!”. E per quasi trent’anni le riflessioni sul linguaggio sessista restano
in soffitta. L’incertezza e le continue oscillazioni sono coltivate dalle stesse istituzioni.
«Se arriva un comunicato da Palazzo Chigi che parla del ministro Roberta Pinotti, è facile
che la “o” resti tale. Anche in passato a voler essere chiamata senatrice è stata soltanto
Franca Falcucci nel 1974, una mosca bianca!» prosegue Cecilia Robustelli. «Mi fa sorridere la ministra Maria Elena Boschi, che interrogata da Daria Bignardi risponde “preferisco essere
chiamata ministro”. Ma non esistono due opzioni, il genere è un parametro fisso come lo è un
numero, è un meccanismo regolatore della nostra lingua».
Le proposte sono ispirate a gradualità e buon senso. Per esempio viene ammessa
“un’abitudine innocua” come quella di definire il nome proprio femminile con l’articolo,
come la Merkel, la Mogherini, in quanto sottintenderebbe un “la famosa” e peraltro
appartiene alla tradizione linguistica fiorentina. E se la parola “recensora” appare troppo
audace, si può sempre usare la perifrasi colei che fa la recensione. Ma com’è nata l’idea
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di questa guida? Risponde Maria Teresa
Manuelli, che ha progettato e curato il
volume: «Venivamo spesso interpellate
dai colleghi “ma qual è il femminile di
fabbro?”, “si può dire rettrice?”… Così,
confrontandoci durante l’assemblea nazionale di GiULia è emersa l’esigenza di
chiamare le cose con il loro nome. Anche perché gli errori e i dubbi spesso non
nascevano da un atteggiamento sessista
o da cattiva volontà, bensì da semplice
ignoranza. Ma è solo l’inizio, non siamo
entrate nel merito di dissimmetrie se-
mantiche fondate su stereotipi, la donna
svenevole, fragile o isterica, la mogliettina, la stellina, il dottor Rossi e signora
e via di questo passo». Soltanto da noi,
fa notare Lepri, le forme femminili non
sono accettate. In Francia si dice regolarmente “la ministre”, “la présidente”,
“la juge”, “la conseillère”; in Germania
Angela Merkel è “kanzlerin”, la ministra
è “ministerin”.
Quanto alla Spagna, hanno addirittura “la presidenta”, “la profesora”, con
l’autorità che viene dalla Real Academia
Española…
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sanità
Legge 194: perché
la donna abbia
il diritto di scegliere
E a Siracusa?
Sentiamo alcune testimonianze
La scelta di Maria
Maria, sposata, tre figli, ha scelto. Non l’ha
fatto a cuor leggero. Non è stato subito,
non è stato facile, ma ha deciso sul suo
corpo e sulla sua famiglia. Il ginecologo le
ha detto con freddezza di essere obiettore di coscienza e che a Siracusa c’erano lunghe code quindi si
sarebbe dovuta
rivolgere al
presidio
DI silvana baracchi e guenda giusto
Risultato di una grande mobilitazione laica e soprattutto del Movimento delle
donne, nel 1978 nasce la legge 194 perché la donna abbia il diritto di
scegliere se, quando e con chi avere figli. Nasce per fermare la strage delle infelici che abortivano clandestinamente. Nasce per incrementare
la cultura della prevenzione e quindi della contraccezione. Nasce
per stroncare il fenomeno delle madri-bambine. Ma nasce altresì
con un “tarlo” incorporato: la facoltà per ginecologi, anestesisti e infermieri di dichiararsi obbiettori di coscienza. Operatori il cui numero è cresciuto a dismisura svuotando la legge
e negando alle donne il diritto che la legge avrebbe dovuto
garantire: il diritto all’autodeterminazione.
Questo è quanto ci fanno sapere i ginecologi della Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della
legge 194), motivo per il quale l’Italia si è presa l’ennesima
lavata di capo dal Consiglio d’Europa. Il risultato di questo
dato è che, nonostante la legge non ammetta l’obiezione di
coscienza per le strutture sanitarie, molti ospedali non sono
più in grado di garantire l’accesso all’Ivg.
ospeL’obiezione di coscienza, insomma, sta riportando il paese indietro
daliero
di 40 anni, giacché le donne italiane sono tornate a ricorrere all’abordi Noto.
to clandestino in cambio di un congruo numero di euro rigorosamente
Alla
pesantezza
versati subito e in contanti, prima di tutti proprio a quei medici che si erano
del
momento
si agdichiarati obiettori. Ma questa altro non è che una delle tante violenze che il nostro
giungeva
altra
pesantezza:
dover
Bel Paese “talibano” riserva alle sue donne.
conciliare orari, lavoro, marito, bambiLa Sicilia, poi, è fra le regioni più colpite dai medici “affetti” da questo tipo di obiezione
ni… Il problema le stringe la gola come
che hanno superato addirittura l’80% del totale e che, grazie alla irrilevante cultura della
una tenaglia, oggi mentre ci racconta la
prevenzione, annovera i dati più alti di madri bambine e madri adolescenti.
sua storia, tal quale come ieri quando quel
Eppure così recita l’articolo 9 della legge 194: “Gli
enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare gli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità
previste dagli articoli 5, 7 e 8”. Ma tant’è.
E così a causa dell’altissima presenza di medici
obiettori, negli ospedali abbiamo:
- lunghe liste di attesa per le donne, che spesso
arrivano al limite dei novanta giorni;
- sovraccarico di lavoro dei medici non obiettori,
che assorbiti dalle interruzioni di gravidanza non
possono esercitare la professione nella sua interezza;
- trascuratezza del servizio prestato (spazi insufficienti e degradati; lunghe ore di attesa; assenza di
mediazione linguistica; tempi concitati…)
- aumento degli aborti nelle strutture private e
Un corteo degli anni ‘70 in difesa della 194
quindi un’evidente discriminazione economica.
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legge 194
sanità
problema doveva risolverlo lei e soltanto lei. All’ambulatorio sguardi gelidi, non una
parola gentile, non un’espressione. E il cuore le si stringe vieppiù. Maria ha già tre figli e
un marito disoccupato non è arrivata là senza aver riflettuto a lungo provando rimorsi,
paura, sconforto, solitudine. Perché la guardano come un’assassina? Ricorda i neon del
corridoio che la porta alla sala per l’intervento, una luce asettica, sinistra, intervallata
da ombre e un silenzio carico di accuse… “Che volete da me?” grida con gli occhi.
L’opinione dell’infermiera
“…Noi propendiamo sempre per la scelta della vita” così l’infermiera di turno presso
l’Ambulatorio dell’ospedale Umberto I risponde alla mia domanda di informazioni circa
la prassi da seguire per praticare un’IVG, ossia l’interruzione volontaria di gravidanza.
Un’affermazione non richiesta, arbitraria, inopportuna, colpevolizzante. Un’affermazione grave soprattutto perché pronunciata da una persona preposta ad un servizio
pubblico che non deve prendere posizione alcuna. Una persona che deve garantire
una corretta e umana accoglienza e la sicurezza per la salute della paziente. E basta. La
donna che chiede di abortire nel pieno e scrupoloso rispetto di una legge conquistata
con sangue, lacrime e sudore, si fa carico dell’irresponsabilità di chi l’ha ingravidata, di
una società ostile e retrograda e di un servizio sanitario carente, lacunoso e inadeguato.
Non va giudicata, va sostenuta. E basta.
Codice rosa: chi è costui?
Anche oggi Nunziata ha preso un sacco di botte. È sera inoltrata quando arriva al pronto
soccorso accompagnata da un’amica.
Dicono che a Siracusa sia stato attivato il Codice Rosa, ma nonostante i segni del pestaggio (tutti la guardano mettendola in imbarazzo), la donna non ha diritto ad una corsia né
preferenziale né differenziata. Come di rado accade, lei è ben decisa a sporgere denuncia, ma il posto di polizia la sera chiude, quindi niente da fare. “È stato mio marito – dice
lei – e non è la prima volta”. E siccome, dopo ogni pestaggio, lui la violenta, la donna teme
anche di essere incinta. Sul referto annotano che si tratta di violenza fisica. Nunziata
dunque potrebbe rivolgersi ad un centro antiviolenza dove trovare assistenza a 360° e a
costo zero. Ma nessuno le dà un numero di telefono, un indirizzo. Nulla.
Narciso: se lo conosci lo eviti
Vademecum per salvarti in due mosse
Come fare per evitare
di rimanere impantanati in una relazione
con un narciso? Prima
mossa: imparare a riconoscere questo tipo
di uomo. Seconda mossa: darsela a gambe. Ed
ecco un piccolo vademecum in cinque punti.
1.I narcisisti sono attratti da persone che servono ai
loro interessi e che danno loro la massima attenzione. Quindi, se sei una persona con la sindrome della
crocerossina (io ti salverò) attenzione, sei la compagna ideale per un narcisista. 2.Se sentiamo che non possiamo fare a meno di salvare qualcuno o di dedicare il nostro tempo a qualcosa,
evitiamo di indirizzarci verso un uomo! Gli animali
randagi, i senzatetto, le opere di carità... ci sono tantissimi modi per aiutare il mondo! 3.Impariamo a riconoscere gli uomini che ci stanno
manipolando per il loro tornaconto personale. Non
Ginecologia - Ospedale Umberto I
si deve MAI entrare in relazione con un uomo che
sostiene di avere bisogno di noi solo per ottenere
qualcosa! Dobbiamo intrecciare relazioni solo con
uomini emotivamente stabili, che ci piacciono e che
vogliono stare con noi ma senza avere bisogno di noi
per sopravvivere.
4.Attenzione a chi cerca di farti sentire in colpa! La
colpa è l’arma principale del narcisista. Lo userà per
avere la nostra attenzione, per tenerci in gioco e per
ottenere ciò che vogliono che noi facciamo.
5.Attenzione a chi cerca di farci credere che i suoi
problemi sono più grandi dei nostri e quindi non
hanno tempo per capire quelli degli altri. Questo è
uno degli strumenti con cui i narcisi cercano di mantenere una mistica di se stessi, come se essi fossero
profondi e misteriosi. È menzogna ed è manipolazione. Non abboccate. In un rapporto reale, il nostro
partner non ci tratterà come se lui fosse più importante, o più magnanimo di te.
Un narcisista non è mai realmente in cerca di amore.
Cerca soltanto qualcuno che appaghi i suoi bisogni. E
per ottenere che tu li appaghi, è pronto ad instaurare
un rapporto violento. Ripeti a te stessa che meriti di
meglio.
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