I grandi carnivori e le diverse culture

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I grandi carnivori e le diverse culture
1° CORSO DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI
I GRANDI CARNIVORI IN
FRIULI VENEZIA GIULIA
CENTRO VISITE “Il Villaggio degli Orsi”
Stupizza - Settembre 2007
Il presente intervento fa parte delle le note dei relatori del corso di formazione per insegnanti
tenutoso presso il Centro Visite del Villaggio degli Orsi di Stupizza, comune di Pulfero, tenutosi in
data 1° settembre 2007 e replicato il 6 settembre dello stesso anno. Il corso è stato organizzato del
Dipartimento di Scienze Animali, con la collaborazione del comune di Pulfero, nell’ambito del
progetto “Il Villaggio degli Orsi” e delle attività afferenti al progetto "Gestione sostenibile
transfrontaliera delle risorse faunistiche" finanziato dal programma di iniziativa comunitaria
Interreg III A Italia - Slovenia Interreg e coordinato dal Regione FVG.
Come cambia l’immagine dei
grandi carnivori nei tempi e nelle diverse culture:
evoluzione storico-culturale dei rapporti
tra grandi carnivori e l’uomo
di Daniela Castellani
scrittrice, allevatrice ed addestratrice di cani, esperta di rapporti tra animali e uomo
Fattoria Didattica ERSA - Casali Campeis 9, 33034 Fagagna
Tel. 0432/810705
I grandi carnivori presi in esame in questa sede sono fondamentalmente il lupo, l’orso, la lince
e il puma, vale a dire quelli che sicuramente hanno avuto maggior impatto sull’uomo.
Ho volutamente trascurato tutti i predatori delle aree “calde” del pianeta e cioè leoni, ghepardi,
giaguari eccetera.
I popoli che ho considerato in questa sede sono i Nativi americani, le popolazioni del Nord
dell’Europa (in particolare i Celti) e dell’Asia in contrapposizione alle società moderne.
In Europa, un periodo molto buio per quel che riguarda il rapporto con i grandi predatori è
stato senza dubbio il Medioevo e nel corso della trattazione cercherò di spiegarne i motivi.
La trasformazione dell’uomo da cacciatore-raccoglitore ad agricoltore-allevatore è stata la
prima causa del profondissimo cambiamento nel modo di valutare i grandi predatori.
All’alba dei tempi lupi e cacciatori del Neolitico si somigliavano in qualità di predatori non per
un’imitazione consapevole ma per effetto di un’evoluzione convergente, un modo efficace per
sopravvivere.
Più tardi ci fu l’identificazione consapevole in particolare tra gli Indiani delle Grandi Pianure e
divenne in un certo modo anche mistico - religiosa.
Uno dei grandi problemi che si presenta sposando una visione più ampia del mondo animale è
che gran parte di noi si è concettualmente esclusa da esso.
Noi non pensiamo a noi stessi come parte del Regno animale. I popoli che noi consideriamo
primitivi invece si.
Questi popoli si sentivano vicini ai grandi predatori non perché non percepissero le ovvie
differenze, ma perché si occupavano soprattutto delle somiglianze.
E’ importante capire che il “loro” lupo, il “loro” orso non sono uguali al “nostro” lupo, al
“nostro” orso perché il nostro modo di osservare e studiare un animale è profondamente
diverso dal modo di un nativo americano, un Gold siberiano o un Inuit.
L’intima conoscenza dei territori, i sensi più affinati, l’immersione totale nella natura guidati da
un istinto che noi abbiamo perduto, permette a questi ultimi di percepire indizi e segnali che
sfuggono agli occhi della maggior parte dei ricercatori moderni.
Nelle culture di cacciatori-raccoglitori il Lupo, l’Orso, la Lince erano i maestri, per sopravvivere
gli uomini dovevano imitarli.
Specialmente per quel che riguarda il lupo (e sono proprio le similitudini fra le strutture sociali
di quest’animale e dell’uomo primitivo che hanno dato origine al nostro più grande alleato: il
cane) l’uomo primitivo aveva modo di sentire molte cose che li rendevano affini.
Organizzazione familiare, uso degli stessi territori per gli stessi scopi, uso di erbe e fanghi
curativi, grandi legami inter-personali eccetera rendevano lupo e uomo davvero più uguali che
diversi.
Nessun popolo tra quelli presi in considerazione classificava gli animali secondo un rango: tutti
erano importanti, tutti erano rispettati. Tuttavia alcuni avevano un maggior influsso: ed erano
appunto i grandi carnivori.
In particolare lupi ed orsi.
Il nativo americano o il siberiano voleva essere ben integrato nell’ambiente dove viveva come
vedeva esserlo il lupo per esempio.
L’uomo bianco non poteva comprendere questa profonda connessione tra nativi e animali.
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Come poteva un uomo bianco capire che un indiano, indossando una pelle di lupo, muovendosi
fluido nel suo ambiente, appellandosi alla volontà di essere “come” un lupo, poteva partecipare
allo spirito dell’animale tanto da essere in definitiva proprio “come” un lupo.
Gli uomini bianchi vedevano solo i riti esteriori come dovevano sembrare ai loro occhi: sciocchi
e infantili giochi di magia..
Non potevano percepire la profonda e spirituale connessione tra indiano e
animale - totem, la sua effettiva capacità di passare da una personalità (quella umana) a
un’altra (quella animale).
I bianchi distrussero i lupi e questo è un fatto. Ma perché? Era davvero necessario? Furono
davvero solo spinti da effettiva necessità o qualcosa di più profondo potrebbe spiegare le stragi
perpetrate?
Alcuni cacciatori di lupi erano persone che realmente avevano subito danni da parte dei
predatori. Altri invece no.
Cercherò di spiegare i motivi che spinsero molte persone, istituzioni e governi a distruggere
migliaia e migliaia di animali.
I lupi, in particolare, non vennero semplicemente uccisi, ma furono oggetto di perversione,
alcuni erano bruciati vivi, ad altri venivano strappate le mascelle o tagliati i tendini d’Achille per
poi liberarli e farli inseguire dai cani. Li avvelenarono con stricnina e cianuro su scala così vasta
che milioni di altri piccoli carnivori morirono con loro.
Per non parlare di lacci e trappole.
Questo non è controllo dei predatori. Questa è teratofobia.
Cercherò di spiegare cosa si intende per teratofobia in psicoanalisi.
Teratofobia è la paura delle bestie come creature irrazionali, violente e insaziabili. La paura
della proiezione della bestia che è in noi.
Al cuore della teratofobia vi è la paura della propria naturalità.
Nella sua manifestazione più acuta la teratofobia è proiettata su un solo animale che deve
essere annichilito. In questo caso il lupo.
Questo odio verso la Bestia affonda le sue radici nella religione cattolica.
Lupi e orsi erano manifestazioni del demonio. La natura selvaggia andava addomesticata.
Nella Bibbia, la wilderness è definita come luogo senza dio, un deserto sterile.
E nella tetra wilderness si aggiravano lupi, orsi e linci.
Nell’America del XVIII secolo i puritani predicavano contro la natura incontaminata,
dipingendola come un insulto a Dio che uomini avevano il compito di domare.
Questo concetto non ha mai mollato la presa.
Il lupo in quanto creatura vivente era totalmente sconosciuto. Nulla si sapeva né per nulla
interessava la sua etologia e le sue abitudini.
Il folklore fece del lupo una creatura diabolica.
E come Achab, l’uomo inseguì quella balena bianca sulla quale proiettare la sua avidità e
violenza.
Molte di queste idee prendevano origine dal Medioevo e contribuirono a far credere che
uccidere lupi e orsi fosse moralmente corretto.
Nella mentalità popolare vi era una netta differenza fra animali come la pecora e il cane che
servivano l’uomo e altri come la donnola e la lontra che arrecavano perdite.
Si discriminava tre bestes dulces e bestes puantes (bestie fetide).
L’idea era che gli animali fossero stati posti sulla terra per servire l’Uomo.
Era pagano pensare che gli animali avessero un’anima come la nostra (visione sciamanica).
Quindi l’uomo poteva sterminarli senza restrizioni morali.
Il cacciatore di lupi del 1600 uccideva 20 o 30 lupi nell’arco della sua vita,quello del tardo ’800
poteva ucciderne 4 o 5000 in dieci anni.
Altra visione occidentale è che lupi, puma, linci e orsi fossero “crudeli” perché uccidevano
creature “mitiche” come il cervo.
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Per fare un esempio, nella cultura dei nativi americani il lupo è descritto come “medicina” data
all’uomo da dio per curare le renne in soprannumero.
Nell’Europa dal ‘400 al ‘600 alcuni lupi che si pensava avessero ucciso alcuni pastorelli furono
considerati reincarnazioni di uomini brutali da poco scomparsi e furono catturati e uccisi per
impiccagione dopo averli crudelmente derisi travestendoli con panni umani.
Molti testi antichi consideravano i grandi carnivori con grande interesse; la Divina Commedia, i
libri dei Santi, i bestiari medievali, l’Historis naturalis di Plinio (dove si legge un resoconto sui
lupi mannari), il Malleus maleficarum, il testo di cui si serviva l’inquisizione per condannare al
rogo centinaia di persone tacciate di stregoneria, le favole di Esopo e Fedro, Cappuccetto
Rosso eccetera.
Dovremo arrivare al 1973 a New York e a Los Angeles per trovare finalmente dei sostenitori
del lupo che riuscirono a far promulgare leggi per la sua protezione.
Il lupo e l’orso come Archetipi.
Abbiamo considerato il lupo da vari punti di vista: quello del cacciatore-raccoglitore, quello del
nativo americano e del gold siberiano, quello dell’allevatore bianco, quello del religioso.
Tutti questi punti di vista creano immagini diverse dello stesso animale che rimane tuttavia
ancora perlopiù sconosciuto.
Esso è stato costantemente IMMAGINATO.
Lupi e orsi sono fenomeni complessi.
Essi esercitano un grande fascino e hanno un enorme potere ancora su tutti noi.
Lupi e orsi SONO ancora dentro di noi.
Personalmente non posso accettare di veder sterminare creature così importanti come i grandi
carnivori anche se mi rendo perfettamente conto che cercare di riportarli sui loro vecchi
territori non è cosa banale.
Convincere un pastore ad amare un orso non è facile come convincere un cittadino a fare la
stessa cosa.
Ci vuole un grosso impegno da parte di tutti affinché animali così complessi e interessanti
possano convivere con noi in territori ormai molto antropizzati.
Lascio a studiosi e naturalisti il compito di cercare di conoscere in modo sempre più profondo
comportamenti ed ecologia dei grandi predatori.
A me basta cercare di essere partecipe del loro spirito: si possono imparare molte cose da lupi,
orsi e linci, molte cose utili per noi e su di noi come esseri umani.
I nostri ragazzi hanno bisogno di loro.
Ci stiamo distaccando troppo dalla Natura, tanto da non sentirla più reale.
Non è sufficiente che i nostri figli guardino i documentari, dobbiamo guidarli sulla pista degli
orsi affinché percepiscano la magia di questi animali.
L’importanza di questo progetto dell’Università sta, secondo me, anche nel fatto che
addentrarsi in uno di questi boschi con la possibilità di incontrare i nostri archetipi più profondi
può essere davvero importante per la formazione mentale di un giovane umano.
Facciamo in modo che l’iniziazione di un ragazzino avvenga in una foresta con l’ipotesi di
incontrare il vecchio maestro orso e non sia invece l’incontro con “bestie” moderne ben più
pericolose e subdole.
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