1. Finalità della disciplina

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1. Finalità della disciplina
Istituto di Istruzione “La Rosa Bianca” - Cavalese
Piani di studio di istituto
Filosofia (secondo biennio)
1. Finalità della disciplina
L’insegnamento della Filosofia deve promuovere negli studenti la capacità di uso autonomo e critico del
pensiero, capacità di comprensione e di valutazione di idee, giudizi, opinioni, fatti, capacità di riflessione critica
sui saperi sia dell’area umanistica sia dell’area scientifica, sulle loro condizioni di possibilità e sul loro senso.
L’insegnamento della Filosofia deve, inoltre, promuovere capacità di ragionamento, l'esercizio del controllo del
discorso parlato e scritto, attraverso l'uso di strategie argomentative e di procedure logiche, la capacità di
problematizzare conoscenze, idee e credenze, di progettazione razionale e responsabile del futuro.
L’insegnamento della Filosofia, infine, “valorizza il vissuto dello studente; favorisce il dialogo; sviluppa il senso
dell’apertura ad una prospettiva più ampia della realtà, alla sua complessità, alla pluralità dei suoi significati,
alla ricerca del senso di sé e del mondo” (Linee guida – Filosofia).
Si tratta di finalità formative fondamentali che sono coerenti con le tre finalità generali del PECUP previsto a
conclusione del secondo ciclo (Allegato A al D. lgs. 17 ottobre 2005, n. 226):

la crescita educativa, culturale e professionale dei giovani indicando, come compito specifico del
secondo ciclo, quello di “trasformare la molteplicità dei saperi in un sapere unitario, dotato di senso,
ricco di motivazioni e di fini”, in sostanza un percorso che porti a un sapere significativo strutturato in
quadri di conoscenze in cui collocare i futuri apprendimenti;

lo sviluppo dell’autonoma capacità di giudizio, che si concretizza, in particolare, nell’acquisizione del
metodo di studio, nella capacità di progettazione e di problem solving, nella conquista della
percezione estetica, nello spirito di esplorazione e di indagine, nella consapevolezza e responsabilità
morale, in sostanza a ciò che si può ricondurre alle abilità operative da promuovere e sviluppare;

l’esercizio della responsabilità personale e sociale, che si propone di promuovere la maturazione della
capacità di decidere consapevolmente le proprie azioni in rapporto a sé e al mondo civile, sociale ,
economico e religioso di cui fa parte e all’interno del quale vive; di gestirsi in autonomia; di “prendere
posizione” e di “farsi carico” delle conseguenze delle proprie scelte; in sostanza a ciò che si può
ricondurre all’autonomia e alla responsabilità del diventare adulto.
Le finalità formative dell’insegnamento della Filosofia sono, inoltre, in accordo con il PECUP del sistema dei licei
che si sostanzia nella finalità generale di fornire agli studenti “gli strumenti culturali e metodologici per una
comprensione approfondita della realtà, affinché [lo studente] si ponga, con atteggiamento razionale,
creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze,
abilità e competenze coerenti con le capacità e le scelte personali e adeguate al proseguimento degli studi di
ordine superiore, all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro” (Regolamento dei licei, articolo 2,
comma 2).
2. Contenuti e Metodi
Il problema dei contenuti del curricolo di Filosofia è strettamente intrecciato con quello dei metodi. È chiaro,
infatti, che la scelta del metodo (che segue naturalmente dalle finalità formative che l’insegnamento della
Filosofia deve avere) determina il tipo di contenuti e il modo in cui essi vengono presentati. A partire dalla fine
degli anni Ottanta, si è aperta una vivace discussione fra i sostenitori del cosiddetto metodo storico e quelli del
cosiddetto metodo per problemi.
Nel primo caso, la Filosofia insegnata si riduce a storia della Filosofia, intesa come esposizione di dottrine in
ordine cronologico e presentazione di una galleria di filosofi ritenuti rilevanti e attuali (ma la cui rilevanza e
attualità è tutta da provare).
Il metodo storico dà un’immagine della Filosofia come di un sapere statico nel suo divenire: non esiste crescita
del sapere in Filosofia, tutte le dottrine, l’una contro l’altra, hanno la stessa dignità e la stessa rilevanza o quasi.
La conseguenza ultima di questo approccio è spesso la disaffezione degli studenti nei confronti della Filosofia,
la loro demotivazione, la loro noia.
Il metodo per problemi parte dall’idea che la Filosofia è ricerca di soluzioni a problemi specifici; che i ragazzi
hanno nella loro testa risposte, più o meno criticamente fondate, ad almeno ad alcuni di questi problemi; che
essi saranno interessati a difendere o a verificare criticamente la validità delle loro risposte.
Si tratta di un metodo che rinuncia all’approccio storico e privilegia la dimensione tematica. La struttura dei
percorsi ruota attorno ad un tema o problema-chiave che può avere origine o nella storia della Filosofia o che
nasce da un bisogno sentito dai ragazzi: Che cos’è la verità?; Che cos’è la giustizia?; Che cos’è l’amore; Che cos’è
lo Stato? La storia ha un senso? Siamo liberi? E che cos’è la libertà? Questi sono alcuni problemi attorno a cui si
raggruppano le risposte più significative (o ritenute tali) date dai filosofi (o in un periodo storico dato; oppure in
un percorso che attraversa tutta la storia della Filosofia) e “ancor oggi rilevanti”. Esistono già manuali per i licei
che presentano questa impostazione, pur all’interno della tradizionale scansione cronologica.
In questo approccio coerentemente applicato si perde la dimensione storica, mentre il riferimento all’autore
della tesi o della dottrina studiata è del tutto irrilevante: ciò che conta è la soluzione data e le ragioni che la
supportano (l’argomentazione).
Esiste un terzo modello, quello indicato dai piani di studio nazionali, che unisce i due metodi in uno solo, il
metodo storico-problematico.
I nuovi programmi nazionali, seguendo le indicazioni dei cosiddetti Programmi Brocca, indicano gli autori (o le
tradizioni) da trattare, mentre si lascia all’insegnante la scelta sui temi o problemi da trattare, con alcuni
limitati vincoli. Rimane l’indicazione di contestualizzare storicamente autori e temi trattati.
Nella costruzione del nostro curricolo per il secondo biennio abbiamo scelto l’approccio storico-problematico,
facendo alcune scelte:

posto che gli argomenti del curricolo di Filosofia (Autori e Temi) non possono coprire l’intera storia
della Filosofia, abbiamo selezionato una serie di Autori e temi essenziali, e una serie di Problemi
che abbracciano i principali settori di ricerca del pensiero filosofico e che riteniamo affrontino le
principali domande di senso a cui la Filosofia ha cercato di rispondere nella sua storia: cosa posso
sapere? Che cosa devo fare? Cosa posso sperare?. Nella scelta ci siamo affidati alle Indicazioni per i
piani di studio nazionali;

riteniamo importante trattare i nodi problematici o temi (questioni di verità, di valore e di senso)
analizzandoli dal punto di vista dei problemi, delle soluzioni e delle argomentazioni prodotte, così
come indicato dalle Linee guida provinciali

Riteniamo opportuno non tralasciare la contestualizzazione storica di autori e problemi, pena il
rischio di presentare problemi in astratto, avulsi dalla situazione storico-culturale concreta in cui i
diversi filosofi si sono mossi e in cui i problemi sono emersi.
La centralità del testo
Un ruolo importante ha, come sottolineato dalle linee guida provinciali, la lettura e l’analisi dei testi
filosofici.
Sembra ormai opinione comune che "la centralità dei testi dei filosofi, nel laboratorio della pratica
didattica quotidiana" consente di evitare la "filastrocca d'opinioni" del tradizionale insegnamento
(pseudo) storicistico e insieme i pericoli dell'approccio "puro" per problemi che ha "il grave svantaggio
dell'astrazione del problema (l'etica, la logica, la metafisica ecc.) dal contesto storico".
Tuttavia, noi crediamo che la lettura dei testi dei filosofi non deve essere fine a se stessa, bensì
funzionale al perseguimento di obiettivi di vario tipo: dalla conoscenza “dall’interno del pensiero di un
filosofo” (obiettivi contenutistici), al padroneggiamento degli strumenti del ragionamento filosofico e
delle diverse procedure argomentative (obiettivi di competenza).
3. Competenze
A nostro avviso per raggiungere le finalità formative della Filosofia, promuovere l’educazione al pensare critico,
mettendo al centro dell’attenzione non la disciplina ma l’alunno, occorre distillare il “pensare filosoficamente”
nei suoi componenti essenziali, e utilizzare strategie specifiche e organizzate per promuoverle negli studenti
quali attività di pensiero, quali strategie, quali metodi caratterizzano l’attività filosofica, è un compito
preliminare all’insegnamento di queste attività.
Ci si può chiedere cosa fanno i filosofi nella loro attività? e la risposta è in parte semplice, in parte più
complessa. E’ chiaro che i filosofi si pongono domande, riflettono, leggono per informarsi delle risposte date
dagli altri filosofi, le interpretano, le valutano, le fanno proprie, le confutano, ecc. Ma se cerchiamo di
analizzare le operazioni mentali, che stanno dietro alcune di queste attività le cose si complicano
notevolmente. D’altra parte per insegnare a riprodurle si dovranno pur conoscere. Dal dibattito sulle
competenze “filosofiche” è emerso un certo accordo intorno ad un nucleo di competenze e abilità che si ritiene
caratterizzino l’attività filosofica e che, con qualche differenza, essa condivide con tutte le attività di ricerca e
indagine:
Problematizzare. Il processo di problematizzazione consiste nella progressiva messa a fuoco di un problema o
di una domanda che abbiano una specificità filosofica. Si tratta di comprendere una precisa domanda filosofica,
identificandola e distinguendola da problemi affini o collegati, di analizzare gli aspetti del problema
suddividendolo in parti, di scoprirne aspetti non considerati inizialmente, di comprenderne la portata generale
e le conseguenze operative.
Gli spunti per la problematizzazione filosofica sono molteplici: un fatto, un’affermazione di principio, una
convinzione diffusa, un caso problematico (che, cioè, solleva un problema filosofico).
La competenza filosofica è, anzitutto, capacità di porre in discussione ciò che solitamente non consideriamo
problematico, oppure di mettere in dubbio le soluzioni consuete per un dato problema.
Argomentare. L’argomentazione rappresenta la procedura di controllo caratteristica del discorso filosofico.
Sebbene forme di argomentazione siano presenti in svariati settori della cultura e delle scienza (sia in quella
passata che in quella presente), è proprio nella riflessione filosofica che essa assume una posizione centrale e
predominante.
Lo sviluppo della competenza argomentativa è uno dei vantaggi formativi che la Filosofia può offrire, purché
(sottolineano i sostenitori della didattica per competenze) l’insegnante ne faccia un contenuto esplicito e
consapevole della sua attività.
Senza limitarsi ad illustrare una tipologia di forme argomentative, di generi, o di modelli storicamente
determinati, ma puntando ad un vero e proprio tirocinio dell’argomentazione razionale. Non è, infatti, la
tipologia degli strumenti argomentativi a disposizione che più interessa, quanto l’utilizzo degli strumenti nella
pratica argomentativa, in modo produttivo e via via più complesso.
Selezionare informazioni rilevanti. L’abilità nel reperire e selezionare dati significativi per la soluzione di un
problema è fondamentale in molti campi del sapere.
Nel caso della Filosofia, si tratta di acquisire competenza nel determinare quali basi di informazioni abbiano
una rilevanza e pertinenza per le questioni filosofiche; di saperle riconoscere, se già date, o di saperle cercare e
individuare se non disponibili.
Occorre, poi, saper valutare l’attendibilità delle informazioni.
Concettualizzare. Concettualizzare, può essere inteso come “lo sviluppo o costruzione di idee astratte
dall’esperienza: la nostra comprensione cosciente (non necessariamente vera) del mondo”. Intendiamo
indicare con questo termine la competenza nella costruzione o nella manipolazione di strumenti concettuali
adatti per la discussione filosofica.
Dal punto di vista didattico si tratta di strutturare le categorie fondamentali del pensiero filosofico, a partire
calla concezione ingenua del mondo propria di ognuno di noi. – rispetto ad un’area specifica di interesse – e di
articolarle progressivamente (Giustizia, Bene, Essere, Diritto, Legge, Natura, Felicità ecc.).
La concettualizzazione è collegata ad abilità induttive, deduttive e applicative; a capacità di comprensione dei
linguaggi e di definizione dei termini.
Il campo della concettualizzazione comprende, in un certo senso, l’intera tradizione filosofica. In essa, infatti, è
depositato un ricco patrimonio di strumenti concettuali, di categorie e di metodi; alcuni apparentemente più
desueti, altri ancora efficienti e in buono stato.
Interpretare. Una competenza particolarmente significativa, per la Filosofia, è la capacità di interpretare in
modi alternativi sistemi complessi di dati.
In questo caso vengono messe in azione abilità come la flessibilità e la fluidità ideative, l’abilità nel passare dal
piano astratto a quello concreto e nel passare da situazioni note a situazioni problematiche nuove
(parzialmente o totalmente).
In queste trasformazioni sono sollecitate abilità fondamentali: valutare opzioni alternative per organizzare i
dati, per analizzarli o per risolvere difficoltà interpretative.
Come si è detto, è nello “studio di casi” che si evidenzia maggiormente questa capacità ideativa e costruttiva
del pensiero.
L’approccio a casi concreti (solitamente indicato come “Filosofia applicata”) sollecita le abilità consistenti
nell’applicare, trasferire e adattare modelli esplicativi noti a situazioni (parzialmente) nuove.
Per mezzo di tali operazioni:
A.
il problema viene analizzato in maniera più specifica ed articolata;
B.
le conseguenze operative e concrete di ciascuna impostazione filosofica possono essere
esplorate con maggiore precisione;
C.
le ipotesi e le soluzioni alternative possono essere apprezzate e valutate nelle loro conclusioni
e nelle conseguenti decisioni.
Selezionare e valutare le fonti. Posto che le fonti del pensare filosofico non stanno necessariamente dentro
alla Filosofia (ma anche nelle scienze naturali, nella psicologia, nella medicina, nella biologia, nel Diritto, ecc.) la
Filosofia si caratterizza per la capacità di esplorare alla ricerca di elementi e informazioni utili per la riflessione.
Queste circostanze risultano rilevanti, dal punto di vista formativo. L’attività filosofica tende a sollecitare una
specifica macrocompetenza, stimolata proprio dall’incessante andirivieni che lo studioso (o lo studente) è
costretto a compiere nelle sue esplorazioni tra arte, scienza, letteratura e sapere comune (tra i contemporanei
o nei testi del passato). Si tratta della capacità di selezionare le fonti (storiografiche, scientifiche e culturali in
senso lato) pertinenti alle questioni di cui ci si occupa e di stimarne il grado di autorevolezza e rilevanza.
Ragionare correttamente e ricostruire e valutare argomentazioni. L’ultima e fondamentale area di
competenza si riferisce alla capacità di svolgere operazioni di ragionamento volte a fornire risposte fondate
(controllate dal punto di vista logico) ai problemi posti e la capacità di riconoscere o costruire strategie
argomentative/critiche complesse, in modo consapevole e controllato.
Questa capacità presuppone anzitutto la consapevolezza della differenza tra schemi logici e strutture
argomentative (in particolare, la ricorrenza continua di entimemi nelle argomentazioni).
Secondariamente, presuppone la conoscenza di strutture argomentative tipiche, schematizzabili e classificabili.
In terzo luogo, comporta la padronanza di criteri razionali per esprimere una valutazione sul grado di forza
razionale di una struttura argomentativa rispetto alle interpretazioni alternative.
Si tratta di abilità complesse, ma fondamentali per la formazione razionale al dialogo. Senza di esse la
formazione dialogica rimane esclusa dal campo delle metodologie razionali.
La didattica per competenze pone l’esigenza di mettere al centro dell’insegnamento proprio “l’apprendimento
dei processi fondamentali del pensiero filosofico”. Essa pone al centro ciò che uno studente dovrebbe imparare
a fare piuttosto che una lista di contenuti da acquisire passivamente; sposta l’attenzione dalla sequenza di
contenuti e metodi (che resta affidata all’autonomia del singolo insegnante) ai traguardi formativi, alle
competenze appunto, che lo studente dovrebbe acquisire al termine di una certa fase di studio.
Va da sé che lo sviluppo delle competenze non è un obiettivo che possa essere conseguito in un’unità di
apprendimento e nemmeno in un anno scolastico: le competenze, come giustamente sottolineato nelle Linee
guida per l’insegnamento della Filosofia, si sviluppano per tutto l’arco del triennio ad un livello crescente di
padronanza e presuppongono perciò un piano degli apprendimenti graduale.
Fare esperienze filosofiche
In accordo con le conclusioni della Premessa generale alle linee guida del secondo ciclo d’istruzione noi
riteniamo che il raggiungimento di una padronanza non può che avvenire attraverso un insieme di attività
(chiaramente coerenti con la disciplina) progettate ad hoc, che vanno da esercitazioni mirate alla proposta di
“contesti reali o realistici” in cui mettere alla prova le competenze maturate o da far maturare.
Nell’insegnamento della Filosofia questo si traduce nel dare spazio al “fare esperienze filosofiche”.
Il primo presupposto, fondamentale, di questo approccio alla didattica della Filosofia è che il pensiero
filosofico fornisce “le categorie e i concetti per riflettere criticamente e consapevolmente sulla propria
esperienza e sul mondo contemporaneo”.
Settori in cui la riflessione filosofica applicata all’attualità risulta più facilmente attualizzabile e più
coinvolgente per gli studenti sono, p.e, l’etica, la politica.
Un secondo presupposto di questo approccio è che le competenze, come si diceva sopra, si sviluppano
applicandole.
È chiaro, altresì, che queste attività necessitano una radicale innovazione didattica:

La tradizionale lezione viene meno.

Occorre abbandonare il tradizionale “tempo scandito dal programma, dagli argomenti da
trattare, dalla lezione e dalle interrogazioni”.

Il docente deve rinunciare a un ruolo di trasmissione del sapere per diventare un “tutor”:
- aiuta gli studenti a esplicitare gli “interessi legati all’esperienza di ciascuno e alla
individuazione dei problemi in cui quegli interessi possono trovare una prima
sollecitazione”;
- predispone materiali;
- suggerisce piste di ricerca, si confronta ecc.

La didattica deve basarsi sulla lettura dei testi (classici e non) e sul lavoro sui
testi.

La classe deve configurarsi come “comunità di ricerca”.
Rimane il problema, ancora non risolto, di come questo modello didattico possa trovare applicazione
all’interno di un’organizzazione curricolare e oraria quale quella prevista dagli attuali piani di studio.
Esistono tre modelli di lezione che non sono alternativi e non si escludono a vicenda. In realtà, non
escludono neanche il modello tradizionale della lezione frontale. La scelta di privilegiare un modello
didattico piuttosto che un altro dipende dalla competenza o set di abilità che si vogliono perseguire in
una determinata fase del corso di Filosofia. Se il nostro obiettivo è in quella fase, quello di insegnare a
leggere e comprendere un testo argomentativo, si privilegerà la didattica centrata sul testo e le sue
metodiche; se in un secondo momento il nostro obiettivo di apprendimento diventa quello di insegnare
ad argomentare o ad analizzare la struttura argomentativa di un testo si privilegerà la didattica per
competenze e le sue metodiche; se si vogliono trasmettere conoscenze si privilegerà la lezione frontale;
se, invece, si vuole far fare un’esperienza di Filosofia per mettere in situazione le competenze acquisite,
si farà riferimento alla didattica centrata sul “fare esperienze di Filosofia”.
Questo naturalmente presuppone che l’insegnante abbia chiaro in mente il traguardo da raggiungere:
cosa vuole che il suo studente-modello sappia, sappia fare e come sappia atteggiarsi nei confronti del
mondo alla fine del percorso triennale di studio della Filosofia. Senza questa chiarezza di fondo è
impossibile non solo procedere in modo organizzato e razionale nello strutturare i percorsi di studio e
formazione filosofica, ma anche controllare e valutare i risultati.
Competenze da promuovere e articolazione delle abilità e conoscenze.
Competenze
Abilità
Conoscenze
1. Interpretare il passato e il
Al termine del secondo biennio
l’alunno è in grado di:
presente alla luce della
comprensione delle teorie filosofiche
1. Esporre i tratti essenziali del
Lo studente comprende che le teorie
pensiero di un Autore e /o di
filosofiche (conosciute
ciascuna teoria filosofica.
preferibilmente attraverso i testi dei
2. Collocare la teoria filosofica
filosofi, anche di opere integrali) sono
nel contesto del pensiero
gli elementi costitutivi di uno sviluppo
complessivo dell’Autore o
storico, del quale egli sa evidenziare
del tema che affrontato,
aspetti di continuità o di discontinuità,
richiamando i termini in cui
cogliendo analogie e differenze nelle
il tema è stato affrontato
risposte dei filosofi al medesimo
prima di essa.
problema.
3. Confrontare e
contestualizzare le differenti
risposte dei filosofi allo
stesso problema.
4. Individuare affinità e
differenze fra teorie come
risposte diverse al medesimo
problema.
5. Costruire tavole sinottiche
riassuntive.
6. Leggere un testo filosofico
sapendone giudicare
l’impianto argomentativo
Lettura e Analisi del testo:
7. analizzare testi di autori
filosoficamente rilevanti,
anche di diversa tipologia e
differenti registri linguistici
(dal dialogo al trattato
scientifico, alle
“confessioni”, agli aforismi).
8. compiere, nella lettura del
testo, le seguenti operazioni:
a. definire e
comprendere termini
e concetti;
b. enucleare le idee
centrali;
c. riassumere, in forma
sia orale che scritta,
le tesi fondamentali;
d. ricondurre le tesi
individuate al
pensiero
complessivo
dell’autore;
e. individuare i
rapporti che
collegano il testo sia
al contesto storico di
cui è documento, sia
alla tradizione
Terzo anno
L’alunno conosce:
Autori:
le principali articolazioni del pensiero
di Socrate, Platone, Aristotele,
Agostino d’Ippona, Tommaso
d’Aquino
Temi:
le essenziali linee di sviluppo storico
della Filosofia antica:
Il mito.
La Filosofia naturalistica.
Il problema antropologico e il
problema morale.
La scoperta della metafisica.
Le filosofie dell’età ellenistica
La Filosofia cristiana.
Quarto anno
Autori:
le principali articolazioni del pensiero
di Bacone, Cartesio, Galilei, Hume,
Kant, Hegel
Temi:
le essenziali linee di sviluppo storico
della Filosofia moderna:
La scienza moderna (umanesimo,
neoplatonismo e naturalismo
rinascimentali, magia, rivoluzione
astronomica).
Il pensiero politico e giuridico
moderno.
Il pensiero religioso della
modernità.
Razionalismo ed Empirismo fra
‘600 e ‘700
L’illuminismo.
Kant come sintesi del pensiero
moderno.
La prima crisi del “moderno”: il
Romanticismo, l’Idealismo.
f.
storica nel suo
complesso;
dati due testi di
argomento affine,
individuarne
analogie e
differenze.
9.
2. Esercitare l’arte del domandare
come arte del pensare
(Lo studente individua, comprende e
sottopone a critica i problemi che la
filosofia ha affrontato e affronta in
diversi ambiti di realtà, di esistenza e
di conoscenza, e le soluzioni che essa
elabora secondo la sua forma
peculiare di razionalità e di
argomentazione)
Saper compiere nella lettura
di un testo filosofico le
seguenti operazioni di analisi
argomentativa:
10. riassumere la tesi sostenuta
nel testo argomentativo
11. individuare la tipologia
argomentativa del testo
12. scomporre
l’argomentazione nella sua
struttura (schema
argomentazione complessiva
e per singolo argomento);
13. individuare lo scopo del
testo
14. ricostruire la strategia
argomentativa seguita dal
filosofo;
15. verificare se le
argomentazioni rispetto alla
L’alunno conosce l’articolazione delle
tesi siano o no pertinenti;
16. accertare se la conclusione domande e le principali risposte che la
riflessione filosofica si è posta e ha
è coerente;
dato nel corso dei secoli intorno ai
seguenti temi:
Al termine del secondo biennio
l’alunno è in grado di:
1.Il linguaggio e la logica.
1.
Ricostruire l’articolazione
razionale dei problemi
filosofici.
2.
Ricostruire la sequenza
argomentativa delle teorie.
3.
4.
Distinguere l’articolazione
razionale di problemi e teorie
filosofiche da suggestioni,
opinioni, interrogativi
estemporanei, provocazioni,
ecc...
Riconoscere i modi di
procedere della razionalità
filosofica rispetto a quelli di
altre forme di razionalità,
propri di ambiti disciplinari
2.La conoscenza: che cosa posso
sapere e a che cosa assomiglia il
mondo?
3.La conoscenza scientifica: come
funziona il mondo?
4.Libertà e potere: il pensiero
politico antico e moderno
5.La filosofia della religione: che
cos’altro c’è?
6.Mente e corpo: che cosa sono io?
7.Il problema morale: essere e
dover essere
diversi.
3. Argomentare secondo la logica e
il linguaggio della filosofia
Lo studente formula le proprie idee su
determinati temi in forma filosofica,
avendo sullo sfondo le teorie
filosofiche con le quali si è
confrontato e utilizzando i modi
argomentativi e il lessico peculiari
della disciplina.
5.
Comprendere una precisa
domanda filosofica,
identificandola e
distinguendola da problemi
affini o collegati .
6.
Confrontare espressioni,
concezioni, metodi, linguaggi
diversi (anche di altre
discipline) con cui si pone e
si affronta il medesimo
problema, e le rispettive
giustificazioni
7.
Individuare anche nella
L’alunno conosce:
propria esperienza di vita i
problemi oggetto delle teorie
- il significato delle principali
filosofiche.
parole-chiavi del lessico filosofico
(natura, spirito, anima, dialettica,
causa, ragione, principio,
Riconoscere e utilizzare il lessico atto-potenza,
specifico della disciplina e le predicazione/categoria,
fondamento, idea, forma, a priori, a
categorie essenziali della
posteriori, materia, essere, divenire,
tradizione filosofica.
esperienza, scienza, diritto, dovere,
individuo, persona, società, Stato
Utilizzare il linguaggio specifico
della filosofia nel ricostruire ecc.)
ed esporre le teorie
filosofiche.
L’alunno conosce:
elementi di logica enunciativa e
predicativa (negazione,
Criticare le teorie filosofiche
congiunzione, disgiunzione,
secondo le regole
implicazione materiale ecc.)
dell’argomentazione
e di logica
filosofica, assumendo come
aristotelico-medievale
(inferenze, immediate, teoria
modello le critiche degli
sillogistica, dimostrazione
stessi filosofi.
per assurdo)
i principali schemi argomentativi
Svolgere operazioni di
(argomento di
ragionamento volte a fornire
incompatibilità, Ritorsione,
risposte fondate (controllate
Dilemma, Direzione,
dal punto di vista logico) ai
induzione, argomenti causali
problemi posti.
ecc.
le principali tipologie di fallacie
Riconoscere o costruire strategie
(di definizione, strutturali,
argomentative/critiche
deduttive, causali ecc.)
complesse, in modo
consapevole e controllato.
Riconoscere la differenza tra
schemi logici e strutture
argomentative.
Riconoscere e usare le principali
strutture argomentative
proprie dell’argomentazione
razionale (argomento per
assurdo; argomento di
incompatibilità, argomento
pragmatico, ecc.).
Valutare la forza argomentativa e
la pertinenza e/o rilevanza di
un argomento in rapporto
alla tesi proposta.
Comporre brevi testi
argomentativi di carattere
filosofico, utilizzando il
linguaggio specifico della
filosofia e rispettando le
regole dell’argomentazione
filosofica, assumendo come
modello le critiche degli
stessi filosofi.
Affrontare una disputa filosofica
utilizzando il linguaggio
specifico della filosofia e
rispettando le regole
dell’argomentazione
filosofica.
Rapportare le teorie filosofiche
all’esperienza di sé e del
mondo.