Sperimentazione del test di Rorschach nella dipendenza

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Sperimentazione del test di Rorschach nella dipendenza
CONTRIBUTI ORIGINALI
Sperimentazione del test di Rorschach nella dipendenza da eroina
Experimental administration of the Rorschach test in heroin addiction
MARISA BOCCO1, BRUNA PRIOTTO2, ANTONIO DI FINI3, ANDREA GILARDINI4, FULVIO GOSSO3
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Psicologa borsista presso il Ser.T-ASL 10, sede di Pinerolo (TO); attualmente consulente presso il medesimo Servizio.
Psicologa borsista presso il Ser.T-ASL 10, sede di Torre Pellice (TO); Psicoterapeuta, attualmente consulente presso il
medesimo Servizio.
Psicologo psicoterapeuta presso il Ser.T-ASL 10, sede di Pinerolo (TO).
Psicologo psicoterapeuta presso il Ser.T-ASL 10, sede di Villar Perosa (TO).
Riassunto
L’articolo presenta un’indagine svolta presso il Ser.T A.S.L.10 (Piemonte, provincia di Torino) con l’obiettivo di valutare se,
al di là delle classificazioni nosografiche, si possano individuare caratteristiche di personalità comuni in soggetti dipendenti da
sostanze, confrontando i dati emersi con gli indici normativi.
È stato prevalentemente utilizzato, come strumento diagnostico, il test di Rorschach.
Vengono analizzati i tratti di personalità emersi più frequentemente: fragilità e immaturità psichica, debolezza dell’io; difficoltà nel controllo delle emozioni, con conseguenti tratti impulsivi; difficoltà nelle relazioni interpersonali; immagine di sé poco definita ed instabile; gestione disturbata dell’aggressività; aspetti depressivi; vissuti d’ansia; sentimenti di vuoto; elementi psicotici.
Parole chiave: Tossicodipendenza, Test di Rorschach, Disturbi di personalità
Abstract
This article describes a study that was conducted at the Ser.t (Public Drug Addiction Service) of the ASL 10 (Local Health
Unit 10, Piedmont-Turin) with the twofold objective of assessing if, in addition to nosographic classification, common personality traits in drug-dependent subjects can be also identified, and to compare these data with the standard indexes.
The Rorschach Test was the principal diagnostic tool utilised.
The most common personality traits that emerged were analyzed: fragility and psychic immaturity, a weak ego; difficult
emotional control and consequent impulsive traits; difficulty in developing interpersonal relationships; inconstant and weakly
defined self-image; unstable control of aggressiveness; depression; feelings of anxiety; feelings of emptiness; psychotic traits.
Keywords: Drug addiction, Rorschach Test, Personality disorders
La ricerca qui presentata è stata svolta con l’obiettivo di valutare se, al di là delle classificazioni nosografiche, si possano individuare caratteristiche di personalità comuni in soggetti dipendenti da sostanze, confrontando i dati emersi con gli indici normativi. L’indagine
testistica si è svolta nell’arco di un periodo compreso
tra giugno 1999 e giugno 2000. I soggetti del campione
sono utenti delle tre sedi del Ser.T (site in Pinerolo, Torre Pellice e Villar Perosa, provincia di Torino) che operano sul territorio dell’A.S.L.10-Piemonte, per dipendenza da eroina. La ricerca è stata possibile grazie ad
una borsa di studio promossa e finanziata dall’ASL 10 e
dal Ser.T.
dati statistici riportati nei manuali di Rorschach (vedi
bibliografia), in dettaglio ai valori medi e normativi degli indici Rorschach in un campione italiano di 736
soggetti fra i 18 e i 65 anni (13). Per ridurre al minimo
le interpretazioni soggettive ai risultati dei test, c’è stato
un costante confronto rispetto alla siglatura dei protocolli, all’analisi quantitativa e qualitativa dei test all’interno di un’équipe formata da psicologi e psicoterapeuti che operano nell’ambito delle dipendenze patologiche.
Il contesto teorico in cui si collocano la siglatura e
l’elaborazione del test si riferisce, da un lato, al modello
interpretativo costruttivista che si basa sulla teoria piagetiana (16); dall’altro alla lettura di tipo psicoanalitico
che la Scuola Francese propone del test.
Metodologia
È stato utilizzato come strumento diagnostico il test
di Rorschach, somministrato a tutti i soggetti facenti
parte del campione.
Come gruppo di controllo si è fatto riferimento ai
Descrizione del campione
Il campione considerato è composto da 42 soggetti,
33 maschi (78,6%) e 9 femmine (21,4%), di età com-
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presa tra 19 e 35 anni. Questa disparità fra maschi e
femmine rappresenta in modo significativo l’utenza dei
Ser.T, a prevalenza maschile.
Lo stato tossicologico dei soggetti al momento
della somministrazione del test era il seguente: 29
soggetti (69%) disintossicati, 5 soggetti (12%) in terapia con farmaci antagonisti (naltrexone), 8 soggetti
(19%) in trattamento con metadone (< 30 mg./die). Si
precisa come non sia stata valutata l’influenza dello
stato tossicologico dei soggetti sulla somministrazione
del test in quanto aspetto che esula dall’obiettivo
dell’indagine.
L’inquadramento diagnostico è stato inserito all’interno della fase di accoglienza e valutazione di un nuovo caso al fine di formulare un progetto individualizzato ed ha riguardato il 38% del campione.
Il rimanente 62% era venuto in contatto con il Servizio precedentemente (1987-1999) e la somministrazione dei test è stata proposta in un momento di riformulazione del progetto terapeutico.
Alcuni dei soggetti erano dunque tossicodipendenti
da un periodo relativamente breve ed erano ai primi
tentativi di disintossicazione; altri, invece, avevano una
storia più lunga di abuso di sostanze e di rapporto con i
Servizi.
Per il 55% dei soggetti inseriti nel campione il primo
contatto con il Servizio per le Dipendenze è avvenuto
in un’età compresa tra 20 e 23 anni; la percentuale di
soggetti rispetto al primo contatto diminuisce con l’aumentare dell’età.
I dati anamnestici relativi all’evoluzione del percorso tossicomanico indicano un’iniziale utilizzo di
sostanze leggere nella fascia di età compresa tra 14 e
16 anni per il 52% dei soggetti; il 48% ha sperimentato e iniziato ad usare occasionalmente sostanze pesanti tra i 19 e 20 anni; per il 52% dei soggetti l’uso
è divenuto abituale tra 19 e 21 anni. La maggior
parte degli utenti considerati si è dunque rivolto al
Servizio dopo un breve periodo di uso abituale di
sostanze pesanti.
Analisi ed elaborazione dei dati
La sperimentazione del test di Rorschach nel campione di soggetti tossicodipendenti ha permesso di individuare alcuni aspetti che, all’interno dei protocolli, ricorrono più frequentemente, pur tenendo conto delle
notevoli differenze sia individuali sia relative al livello
di gravità del disturbo psicologico che può avere condotto alla dipendenza.
I tratti di personalità emersi più costantemente che
tenteremo di definire e di approfondire attraverso dati
numerici sono i seguenti:
1) immaturità psichica e debolezza dell’io;
2) difficoltà nel controllo delle emozioni e tratti impulsivi;
3) difficoltà nelle relazioni interpersonali;
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4) immagine di sé poco definita ed instabile;
5) gestione disturbata dell’aggressività;
6) aspetti depressivi;
7) vissuti d’ansia;
8) senso di vuoto e angoscia;
9) elementi psicotici.
1. Immaturità psichica e debolezza dell’Io
Aspetti di fragilità ed immaturità psichica si rilevano
nella presenza di labilità, di reattività e di scarso ed inadeguato controllo dell’emotività; tutto ciò emerge dai
colloqui, dalla ricostruzione della storia personale ed in
particolare dalle modalità con cui viene instaurata la
relazione.
Nel Rorschach, indici di tali aspetti sono espressi da:
- Basse percentuali di risposte F (F<60 = 29% di risposte), in cui il controllo del pensiero cade di fronte
all’irrompere di aspetti ansiosi e stressogeni. La media
del gruppo di controllo è F% = 67.
- Percentuali non adeguate degli automatismi (risposte A sopra la norma) esprimenti immaturità di pensiero
ed atteggiamento stereotipato.
- Risposte dettaglio e risposte globali non combinatorie, indici di un approccio al reale superficiale e difensivo, in senso semplicistico e inibito.
- Specifici contenuti in cui si rintracciano elementi
di fragilità e debolezza dell’Io nel senso di bassa autostima, di identificazioni a livelli primitivi, di proiezioni
in contenuti poco strutturati e definiti.
- Mancanza di risposte K che denota l’incapacità, il
timore o l’inibizione rispetto all’introspezione; difficoltà
di proiezione legata ad un’immagine di sé poco strutturata e definita (vedi punto 4).
2. Difficoltà nel controllo delle emozioni e tratti impulsivi
Difficoltà nel controllo emotivo, con conseguenze
nei rapporti interpersonali (vedi punto 3) e tratti impulsivi sono quasi una costante nei soggetti tossicodipendenti esaminati. Emerge spesso, anche nella raccolta
anamnestica, una scarsa capacità progettuale, la difficoltà a mantenere e perseguire degli obiettivi, il lasciarsi andare ad azioni impulsive senza tener conto delle
possibili conseguenze.
Nel Rorschach ciò si evidenzia nei seguenti valori:
- Un basso punteggio di F% e F+%, vale a dire
un pensiero troppo debole per gestire un’affettività
disturbante e dirompente. Il 29% del campione presenta un F% inferiore a 60, il 31% dei soggetti un
F+% inferiore a 70 (Grafici 1 e 2). Nel gruppo di
controllo la media dell’F% è uguale a 67 e l’F+% è
pari a 82,7%.
- Numerose risposte suggerite dal colore (stimolo
emotivo-affettivo) che è poco (CF) o per nulla (C pu-
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Grafico 2. Distribuzione percentuale delle F+% all’interno
del campione.
Grafico 1. Distribuzione percentuale delle F% all’interno del
campione.
ro) integrato nella forma (controllo più razionale).
Nel Grafico 3 relativo alle risposte CF si evidenziano
i seguenti dati: il 2% dei soggetti ha dato un numero
di risposte CF che supera il 20% delle risposte totali;
nel 24% dei soggetti, il numero di risposte CF costituisce una percentuale compresa fra l’11 e il 20%
delle risposte. Il 14% dei soggetti, inoltre, ha fornito
risposte C pure che nei protocolli normali non ci attendiamo. Le situazioni individuali variano da casi in
cui il soggetto ha fornito esclusivamente risposte che
denotano una perdita del controllo emotivo ad altri
in cui sono presenti indici di controllo (presenza di
risposte FC, segno di una gestione adeguata dell’affettività).
Grafico 3. Percentuale del valore CF% sul totale delle risposte
nei protocolli.
Grafico 4. Percentuale del valore K% sul totale delle risposte
nei protocolli.
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Grafico 5. Tipo di Risonanza Intima primario e secondario
per n. di protocolli.
- Poche o nessuna risposta di movimento umano:
ciò indica uno scarso dinamismo di pensiero e incapacità progettuale. Il 33% dei soggetti non ha fornito neppure una risposta cinestesica umana.
- Poche risposte banali: questo aspetto rileva una
scarsa condivisione delle regole sociali e del pensiero
comune, difficoltà di adattamento e tendenza a fuggire
la realtà (basso valore dell’indice di realtà).
- Valore A% basso od elevato rispetto alla norma:
si tratta di un utilizzo inappropriato degli automatismi di pensiero che permettono l’adattamento al reale e alle convenzioni sociali. Nel primo caso (A%
basso) vi è uno scarso sviluppo di quelle forme di
pensiero più semplici ed automatizzate che consentono di conformarsi al pensiero sociale e collettivo.
Nel secondo caso, rilevando come questo dato sia
spesso associato a risposte Dbl (oppositività), a scarso
numero di banali (condivisione del pensiero comune), a risposte CF e C (impulsività) può indicare, lo
sviluppo di un pensiero rigido, stereotipato, poco dinamico e progettuale.
- TRI (Tipo di Risonanza Intima) extratensivo: tale
valore, essendo generalmente caratterizzato dalla
presenza di risposte CF e C più che da FC indica
tratti impulsivi e la tendenza ad instaurare relazioni
tendenzialmente superficiali ed instabili, piuttosto
che estroversione e investimento adeguato sulle relazioni interpersonali. Il 55% dei protocolli presenta
un TRI extratensivo e solo il 14% un TRI introversivo. Il 29% presenta un TRI coartato che può indicare un disturbo psichico abbastanza compromettente,
con un impoverimento massiccio delle capacità intellettive, progettuali e relazionali-affettive (Grafici 5,
6, 7).
Grafico 6. Distribuzione percentuale del TRI (formula primaria).
Grafico 7. Distribuzione percentuale del TRI (formula secondaria).
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3. Difficoltà nelle relazioni interpersonali
Tale aspetto, nei protocolli presi in considerazione,
si riscontra principalmente nei seguenti indici del test:
assenza di risposte K (punto precedente e Grafico 4) e
choc cinestesico alla III tavola; percentuale bassa o assenza di risposte umane, tipo di risonanza intima, risposte riflesso, contenuti che rimandano a stili anaclitici di relazione, contenuti che evidenziano difficoltà di
contatto.
La mancanza di risposte K relazionali (esseri umani
o antropomorfi visti differenziati ed in relazione), la costruzione di percetti di dettagli umani (Hd) piuttosto
che di figure umane complete rimandano in primo luogo a problematiche rispetto alla costruzione dell’identità ed in secondo luogo, come aspetto conseguente, a
modalità relazionali distorte, immature, “primitive”
(isolamento, modalità di relazione invischiate e fusionali, stili relazionali caratterizzati da confusione nei
confini tra sé e l’altro), fino a giungere alla negazione
e/o al rifiuto della relazione nell’assenza della risposta
banale alla III tavola (figure umane) e delle risposte a
carattere relazionale nelle tavole bilaterali. Il 28% dei
protocolli presenta un fenomeno di choc cinestesico alla III tavola.
I tratti impulsivi legati ad un Tipo di Risonanza
Intima generalmente extratensivo (vedi punto precedente) influiscono molto sulle relazioni interpersonali,
che possono essere anche intense, ma instabili. Nella
formula secondaria del T.R.I. (Grafici 5, 6, 7) emergono dati diversi, quasi invertiti; infatti solo il 21%
dei soggetti mantiene una tendenza extratensiva, il
19% presenta un TRI secondario ambieguale (anziché
il 2% della formula primaria) e il 31% un TRI secondario introversivo. Ciò è indicativo di un conflitto fra
una tendenza introversiva più profonda e meno sviluppata, ma anche più originaria nel soggetto, e una
tendenza extratensiva, maggiormente utilizzata a livello di comportamento perché vissuta più adeguata
e come tale ambita. In altre parole, ciò “indicherà
che il soggetto si è fatto violenza per intrattenere
rapporti extratensivi e che egli ha gravemente obliato
la sua vita interiore” (9).
Le “risposte riflesso” (II tavola “uno scimpanzè allo specchio, sdoppiato nella stessa immagine, girato
di schiena”) possono rimandare ad uno stile narcisistico di relazione: gli altri non vengono visti come
oggetto di relazione interpersonale, bensì “sono degli
specchi, che riflettono la mancanza di amore di sé e
la povertà narcisistica, proporzionale alla povertà oggettuale nella quale il soggetto è sprofondato a causa
della presenza di oggetti interni onnipotenti, persecutori e anaffettivi” (6). In riferimento all’esempio citato,
il percepire l’animale di schiena e l’individuare nel
percetto l’animale singolo piuttosto che la coppia (risposta generalmente banale alla seconda tavola) caratterizzano il timore e la chiusura rispetto alla relazione.
Per stile anaclitico di relazione si intende una relazione oggettuale caratteristica dell’organizzazione
limite (1) in cui il soggetto si appoggia all’altro ponendosi in una posizione di attesa passiva; si tratta di
una modalità relazionale precoce di forte dipendenza. Nei protocolli è possibile riscontrare tale aspetto
nella presenza del fenomeno particolare di interpretazione dell’asse centrale, che può indicare la ricerca
da parte del soggetto di sostegno e di appoggio. Tale
aspetto è esemplificato dalle seguenti risposte: “colonna vertebrale”, “un fiume” (tavola VI), “un’insenatura” (tavola VII).
Tra i contenuti che esprimono difficoltà di contatto umano ed affettivo emerge nei protocolli un numero considerevole di risposte a contenuto “maschera” (generalmente I e X tavola) che veicolano significati relativi al nascondersi dietro un ruolo, un’immagine o al recitare una parte, evidenziando nel soggetto una possibile mancanza di contatto anche rispetto
a sè.
4. Immagine di sé poco definita ed instabile
La storia di dipendenza delle sostanze contribuisce
spesso a sviluppare un’immagine di sé degradata, ma
fornisce un’identità (un’identità negativa, da “tossicodipendente”) che spesso ha la funzione di supplire ad
una immagine di sé indefinita. Infatti, emergono dai
protocolli consistenti alterazioni di identità: la percezione di sé è inconsistente, debole, confusa ed instabile, con diversi livelli di gravità.
Quando i soggetti presentano un disturbo dipendente di personalità, la mancanza di un oggetto interno
contenente-confortante porta spesso alla dipendenza
adesiva, all’instabilità dell’immagine di sé, nel tentativo
di conformarsi sempre alle aspettative dell’altro (immagine dell’altro “presa a prestito”), con bruschi passaggi
dall’idealizzazione alla svalutazione dell’altro (meccanismi di scissione).
Nel Rorschach tutto ciò trova riscontro nei seguenti
elementi:
- Alla prima tavola, che ci dà indicazioni su come il soggetto reagisce alle situazioni nuove e sulla
presentazione di sé, oltre alla costruzione delle risposte più attese (banali), sono state prodotte immagini
poco definite (visi coperti, offuscati, in ombra; “insetto-foglia che si mimetizza”), degradate (“foglia bruciata”, “farfalla che sta cadendo a pezzi”, “pezzi che
si staccano dal resto”, “mosca intrappolata in una ragnatela e mezza mangiata con il ragno sopra”) o
“maschere”, “zucche di halloween”. Alcuni soggetti
hanno costruito immagini che contengono elementi
di pericolosità, di aggressione e di minaccia (“entrata
di una montagna con occhi malefici che spaventano
chi vuole entrare”, “volpe cattiva”, “ragno mostruoso”, “ape”, “lupo incappucciato”, “faccia con sorriso
cattivo”). Si rilevano alcune risposte anatomiche e
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“radiografie”, che rimandano ad un vissuto rispetto al
proprio corpo percepito come malato, mutilato, “come oggetto alienato dall’Io anziché integrato nell’immagine globale che si ha di se stessi”(13).
- Difficoltà a proiettare figure umane (poche risposte
H), in particolare quando si presenta choc cinestesico
alla terza tavola, che più di ogni altra sollecita una risposta a contenuto umano.
- “Risposte ibride”, in cui aspetti formali umani e
animali si confondono, figure antropomorfe e fantastiche (mostri, extraterrestri, diavoli, fantasmi, ombre
che possono rimandare ad un tema di fuga dal reale). Mediamente il gruppo di controllo presenta una
percentuale di risposte a contenuto umano pari al
15,6%: è estremamente significativo che il 29% del
campione abbia fornito una percentuale di risposte
umane inferiore al 9% (Grafico 8). Tale percentuale
viene ulteriormente innalzata se si tiene conto che il
71% dei protocolli contiene risposte (H), cioè contenuti umani caratterizzati in senso antropomorfo o
fantastico. Si rileva, inoltre, come in una percentuale
significativa dei casi le risposte umane siano Hd,: la
figura umana non viene colta nella sua interezza
bensì frammentata rimandando a problematiche relative all’immagine di sé.
- Un coinvolgimento personale del soggetto nella risposta (es. “un mostro che sta per attaccarmi”) che potrebbe rappresentare nel soggetto una modalità di funzionamento mentale che utilizza meccanismi di identificazione proiettiva.
Grafico 8. Percentuale del valore H% sul totale delle risposte
nei protocolli.
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5. Gestione disturbata dell’aggressività
Indici di questo aspetto sono le tipologie di risposte
alla seconda tavola, che lasciano trasparire gli stili difensivi di fronte all’aggressività auto ed etero-diretta, il
fenomeno particolare di choc al rosso, il rifiuto della tavola, i contenuti aggressivi e deteriorati presenti nell’intero protocollo.
I fenomeni di choc al rosso e di rifiuto della II tavola
sono presenti in una percentuale altissima dei protocolli (79%).
Il rifiuto a questa tavola indica un blocco nel meccanismo di costruzione del percetto dovuto all’estremo
disturbo provocato a livello profondo; allo stesso modo,
risposte di tipo C generalmente a contenuto “sangue”
(nel 5% dei protocolli è presente una percentuale di risposte C pari a 1-10%) sono indice della completa
mancanza di controllo e gestione di questo aspetto
emotivo da parte del soggetto.
Il fenomeno di choc al rosso esprime il disturbo
che la tematica di questa tavola suscita nel soggetto
(prende tempo, allunga i tempi di reazione, apprezza
il rosso, decade formalmente) il quale, tuttavia, non
giunge al rifiuto, bensì ad una costruzione percettiva
più o meno adeguata, proiettandovi le proprie capacità e strategie di gestione dell’aggressività. Tali modalità di gestione sono rilevabili ad esempio nella seguente risposta alla II tavola: “qui non riesco a vedere proprio niente. Aspetti, qua forse sembrano due
animali che giocano, tipo orsi, o due persone. Basta
così, non vedo più altro. Due persone che lottano,
una cosa del genere”.
Anche in protocolli in cui l’affettività pare totalmente inibita, l’aggressività può emergere come unico affetto/emozione, in modo generalmente poco controllato e
poco gestibile.
Altro indice di aggressività è rappresentato dalle risposte Dbl (costruzione del percetto nel dettaglio bianco): si tratta di un’aggressività nell’accezione di oppositività e senso critico, inseribile in un contesto di tipo
adolescenziale.
I contenuti aggressivi sono presenti in modo significativo nei protocolli presi in esame come è esemplificabile dai seguenti contenuti: “bocche di coccodrillo” (tavola V), animali feroci, animali capaci di
ferire con il proprio morso (ragni, insetti) di cui i
soggetti mettono in evidenza dettagli quali i denti, le
mascelle, le pinze.
I contenuti deteriorati, ulteriore indice di forte aggressività che in questi casi diviene difficilmente contenibile e mentalizzabile dal soggetto, sono esemplificati in risposte quali “una foglia mangiata da qualche
animaletto” (tavola VII), “conchiglia schiacciata con
un mollusco che sta uscendo” (tavola IV). Appartengono a questa categoria di contenuti anche risposte
anatomiche, risposte relative ad esseri animati ed inanimati morti, schiacciati, mutilati, rotti, risposte sangue.
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6. Aspetti depressivi
Dalla raccolta anamnestica dei soggetti inseriti nel
campione emergono spesso tratti depressivi(1): il più
delle volte sono legati a profondi e cronici sentimenti di
noia, di solitudine e di vuoto (tipici delle patologie borderline e dei disturbi di personalità) piuttosto che essere
caratterizzati da sensi di colpa e autoaccusa (depressioni endogene). Spesso a questi sentimenti, di tipo depressivo, si alternano sentimenti di rabbia consci, talora
agiti, che ci orientano verso patologie borderline. In generale, emergono alcuni elementi di tipo depressivo
quali protocolli poveri nel numero di risposte, risposte
di chiaro-scuro a valenza colore (“farfalla notturna”,
“castello in rovina e abbandonato”: anche il contenuto
in queste risposte può ricordare temi depressivi), poche
risposte di movimento, un numero elevato di risposte
Dd (piccolo dettaglio), ma tali aspetti, dato un loro presentarsi sporadico, pur dando voce a sentimenti apparentemente depressivi non si collocano in protocolli tipici di una patologia disforica. Essi vanno letti, il più
delle volte, come presenza di senso di vuoto, noia,
frammentazione, connessi ad un disturbo d’identità (vedi punto 4) e al senso di mancanza che spesso ne consegue (vedi punto 8).
7. Vissuti d’ansia
Nella maggior parte dei protocolli si possono rilevare elementi indicanti la presenza di ansia. Quasi
sempre questi tratti ansiogeni (che, in base a quanto
è emerso dalle raccolte anamnestiche, talora assumono il carattere di vera e propria angoscia e crisi di
panico), sembrano correlati ad un disturbo di personalità abbastanza compromettente più che a patologie di tipo nevrotico (disturbi d’ansia, fobie, ossessioni e compulsioni). L’ansia e l’angoscia sono infatti legate ad un’immagine di sé poco definita e frammentaria, alla scarsa capacità progettuale, all’impulsività
o incapacità di controllare l’affettività (vedi punti precedenti), e come tale può connotarsi, in certi momenti, con tratti tipicamente psicotici (angoscia di
annichilimento, di perdita o frammentazione di sé,
senso di vuoto).
Gli effetti delle sostanze hanno spesso a tale proposito una funzione autoterapeutica: l’eroina, dopo l’effetto “flash”, lascia una sensazione di obnubilamento della coscienza, di benessere generale, di distacco dalla
realtà e pertanto funziona bene come ansiolitico.
La cocaina e le anfetamine hanno invece un effetto
opposto: rendono euforici, iperattivi, loquaci; chi le assume si sente potente e facilitato nelle relazioni con gli
altri. Tuttavia, quando termina l’effetto, al senso di grandiosità e potenza si sostituiscono spesso agitazione psichica, ansia ed irritabilità.
Gli elementi del Rorschach riscontrati abbastanza
frequentemente, che riportano a queste forme di ansia
o di angoscia sono:
- Risposte basate sull’interpretazione della caratteristica chiaroscurale di parte delle tavole (ad esempio,
“mostro terribile che sta per attaccarmi”); “alla base di
ogni risposta di chiaroscuro agisce uno stato d’animo
ansioso, e pertanto anche le varie interpretazioni, date
alle diverse siglature, sono sempre riconducibili al concetto di ansia” (13).
- Fenomeni particolari quali “autocritica”, “critica
alla macchia”, “risposte a forma interrogativa o negativa”, “risposte oppure”, che possono essere indici di insicurezza e ansia.
- Fenomeni di choc, fino al rifiuto quando l’angoscia
è troppo elevata per poter proiettare alcunchè.
8. Senso di vuoto e angoscia
I sentimenti di vuoto, che potrebbero rimandare ad
un disturbo borderline, si inseriscono in una cornice
depressiva che, nei soggetti affetti da tale disturbo, si
collega all’assenza dell’oggetto, una mancanza non riconosciuta in quanto rivelerebbe gli aspetti dipendenti
della personalità e sgretolerebbe l’immagine idealizzata
del sé.
Nel test di Rorschach gli indici di questo vuoto e
della profonda angoscia ad esso collegata (“angoscia
bianca”) riguardano il rifiuto della tavola, dato dall’impossibilità di giungere ad una costruzione del percetto,
e dalle interpretazioni del bianco e dei buchi (localizzazione intramaculare Dbl) che configurano un’inversione figura/sfondo.
Nel 28% dei protocolli presi in esame vengono rifiutate le tavole che per la loro configurazione possono
suscitare angoscia legata al sentimento di vuoto, quali
la tavola VII (connotata come la principale tavola materna) e la tavola IX.
Per quanto riguarda le risposte intramaculari, esse rispecchiano l’attrazione dei soggetti per il vuoto e la
mancanza che si tenta di coprire e riempire sia dando
loro colore e forma piuttosto che negandone l’esistenza, manifestando fenomeni di choc al vuoto o giungendo al rifiuto.
Il bianco, in termini di buco e di lacuna, sottenderebbe il sentimento di mancanza e di carenza nella relazione primaria che si esprime in sensi di rabbia e di
incompletezza.
A tale proposito si riportano i seguenti esempi di risposte intramaculari fornite alle tavole descritte.
- Tavola VII: un’impronta lasciata da un oggetto; acqua; la testa di un gatto o l’impronta di una testa; luce
di una lampada; sagoma di una figura, dal busto alla testa; un’isola stranissima.
- Tavola IX: la morte, un teschio trafitto; testa di un
vitello; profondità di un abisso nel mare; oggetto di cristallo; una cascata.
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9. Elementi psicotici
Gli elementi più tipicamente psicotici rilevabili nei
protocolli Rorschach sono i seguenti:
- Numero basso di risposte per la presenza di fenomeni di rifiuto (difficoltà o impossibilità di costruire immagini)(2).
- Valori F+% e G% molto bassi per la difficoltà a
percepire lo stimolo come un tutto integrato e per la
tendenza all’interpretazione di dettagli(3).
- Difficoltà a costruire oggetti reali, coerenti, condivisibili con gli altri e, per contro, costruzione di immagini
bizzarre, contaminate o astratte, che corrispondono alla
difficoltà di porre dei contorni e agganciare al presente
l’esperienza come esemplificato dalle seguenti risposte:
“due uomini, un uomo e una donna, che sembrano che
si avvicinano col cuore” alla tav. III; “sembra un papillon con la trachea, come si chiama questa qua…tiroide,
il collo sembra” alla tav. III; “di nuovo una creatura che
appoggiata a un albero si gratta; probabilmente si è addormentata; è un misto tra animale e vegetale, qui è simile alla corteccia; queste non sono le sue ali, ma parte
dell’albero; non ha proprio la testa, ho visto un film in
cui il terzo occhio era un organo sessuale: in testa ha un
organo sessuale maschile e femminile”; alla tav. IV.
- Risposte confabulatorie, con riferimenti personali,
proiezione dei deliri che invadono il pensiero, staccato
dalla realtà: “qua posso vedermi io, ho paura di quelle
schifezze che ci sono lì sotto, di quelle macchie, siccome io sono troppo buono, che scappo”, IX tav.
- Fenomeno di perseverazione (utilizzo di schemi
interpretativi rigidi e poco plastici al variare degli stimoli) fino all’illusione che tutte le tavole siano uguali: I
tavola “pipistrello”; II tavola “mi sembra la stessa figura
fatta in un altro modo, vista da un’altra parte”; IV tavola
“sembrano tutti pipistrelli, anche qui, è una bestia così
brutta”; V tavola “un altro, un altro pipistrello, mi sembra sempre di dire la stessa cosa”.
- Alcuni movimenti d’oggetto (risposte k) che indicano disgregazione, rottura di un equilibrio precario. Per
esempio,. “esplosione” alla tav.X, “vulcano in eruzione” alla tav.IX, quando prevalgono sentimenti di rabbia,
o “foglia che sta bruciando o si sta disfacendo tutta,
qua ci sono i pezzi che si stanno staccando e cadono”
alla tav.I, quando prevale la disgregazione. Risposte di
movimento di oggetto di questo genere non sono di per
sé indici psicotici, ma vanno sempre attentamente considerati tenendo conto del significato che assumono nel
complesso del protocollo.
Conclusioni
In molti dei protocolli sono state rilevate caratteristiche tipiche dei disturbi di personalità, per lo più di tipo
borderline, anche se alcuni di essi si situano maggiormente sul versante nevrotico, mentre in pochissimi casi
si rilevano importanti nuclei psicotici.
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XXVI - N. 3/2003
Per quanto riguarda i punti considerati, i primi tre
sono riferibili a tutti i soggetti esaminati; i punti successivi sono più specifici dei disturbi di personalità borderline e sono ampiamente rappresentati nei protocolli del
nostro campione; l’ultimo punto riguarda indici gravemente patologici che si sono riscontrati in pochissimi
casi(4).
In molti altri casi (circa il 50% dei protocolli) sono
stati rilevati elementi citati nell’ultimo punto, ma per lo
più limitati ad una o alcune tavole (per es. le tavole IV,
VII, IX, X), connessi quindi a nuclei profondi disturbanti, inseriti in un quadro complessivo di disturbo di personalità, di gravità variabile da soggetto a soggetto.
Queste considerazioni vanno calate in uno specifico
contesto in cui due fattori, l’accesso al Servizio con la
successiva presa in carico e l’inquadramento psicodiagnostico, ne determinano la significatività e la validità e
quindi non è possibile una loro generalizzazione alla
popolazione di tossicodipendenti.
La valutazione diagnostica cui siamo giunti rappresenta uno spaccato di una specifica porzione di soggetti
tossicodipendenti, quella che confluisce nel bacino di
utenza del Ser.T.
Nell’ambito dell’utenza del Servizio, bisogna poi
tenere conto che i soggetti meno strutturati a livello
di personalità presentano maggiori difficoltà ad accedere a percorsi di valutazione psicodiagnostica attraverso l’utilizzo di test di personalità. In alcuni casi
l’uso di sostanze può esprimere la funzione autoterapeutica di fornire un’identità in soggetti con personalità fragile; l’aggrapparsi a tale identità di tossicodipendente, seppure non accettata socialmente, evita di
calarsi e di riconoscersi in altri tipi di identità, come
quella di “matto” o di disadattato ed emarginato, percepite dal soggetto come meno dignitose. In queste
situazioni, l’incontro con una figura professionale come lo psicologo può significare, più o meno consapevolmente per il soggetto, il rischio di rompere un
equilibrio faticosamente raggiunto mediante l’uso di
sostanze e attraverso la costituzione dell’identità di
tossicodipendente. Bisogna inoltre tenere conto che il
disturbo di personalità può influire molto sulla relazione e incidere sulla possibilità di sostenere un contatto interpersonale e tanto più un percorso di valutazione psicodiagnostica.
Un’ultima considerazione riguarda la possibile influenza del periodo di tossicodipendenza dei soggetti
sui dati e i contenuti dei protocolli. A tale proposito
non ci sembra di potere evidenziare particolari differenze tra i protocolli Rorschach di soggetti con breve (<2
anni) o con lunga storia tossicomanica. Generalmente il
periodo più o meno lungo di abuso di eroina incide
sulla qualità di vita dei soggetti, sul loro inserimento sociale e sulla capacità di adeguarsi a modelli ed aspettative della cultura e della collettività in cui sono inseriti:
una situazione di dipendenza da eroina che si protrae
nel tempo produce nel soggetto che la vive effetti di
grave compromissione sui piani individuale, socio-rela-
Sperimentazione del test di Rorschach nella dipendenza da eroina
CONTRIBUTI ORIGINALI
zionale e lavorativo. In questi casi, ci confrontiamo con
un ruolo sociale, con una forma di identità personale e
di immagine di sé, con uno stile di vita da “tossicodipendente” consolidati e stabili da anni e non facilmente
modificabili.
Questi elementi visibili e riscontrabili che differenziano soggetti con breve e lunga storia tossicomanica si
discostano da quanto emerge al test di Rorschach che
delinea aspetti di base della personalità: immagine di
sé, modalità relazionali, stili difensivi, potenzialità e risorse, nuclei complessuali problematici.
I tratti di personalità individuati con maggiore frequenza nei soggetti del campione, e qui analizzati,
paiono essere aspetti comuni nei soggetti tossicodipendenti, ma, poiché non si rilevano significative differenze nei protocolli tra soggetti con un iter tossicomanico
breve piuttosto che protratto nel tempo, ci sembra di
potere escludere che i tratti di personalità emersi e presi
in considerazione possano essere stati determinati dall’uso prolungato di sostanze psicoattive e dalle modalità ed esperienze di vita ad esso conseguite. Riteniamo,
invece, più probabile che questi tratti di personalità
preesistano a problematiche di dipendenza e possano
costituirsi come fattori predisponenti e facilitanti lo sviluppo di una tossicomania da eroina e/o altre sostanze
psicoattive.
Note
(1)
(2)
(3)
(4)
Soltanto due protocolli del campione (4,7%) potevano far
pensare ad una depressione (TRI coartato, pochissime risposte, A% molto elevato, Do-dettagli oligofrenici, costruzioni povere, poche risposte globali). In entrambi si è però
rilevato, per mezzo di uno o più test intellettivi, un leggero ritardo cognitivo.
Quattro protocolli non sono stati inseriti nel campione
della ricerca perché con un numero di risposte < 10, fattore invalidante la significatività degli indici numerici.
Soltanto due soggetti non sono riusciti a fornire nessuna, o
quasi, risposta globale, ma l’impossibilità a costruire immagini intere si connette, in questi casi, ad un lieve ritardo mentale, come hanno confermato i test intellettivi.
Solo un soggetto del nostro campione presenta un protocollo in cui sono prevalse risposte di tipo psicotico. Si tratta evidentemente di un caso di comorbilità, ove la dipen-
denza da sostanze si è instaurata su di un disturbo psichiatrico, emerso in modo evidente, con tratti paranoici,
temi deliranti e distacco dal reale, quando l’individuo ha
sospeso l’uso di sostanze stupefacenti. Altri due casi presentano molti elementi psicotici, anche se il contatto con
la realtà è mantenuto: si tratta di un disturbo grave di personalità, ma non di un vero e proprio disturbo psicotico.
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