i ricchi ei poveri - Consumatori

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i ricchi ei poveri - Consumatori
Tariffa R.O.C.:
“Poste Italiane s.p.a.
Spedizione in Abbonamento
Postale - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
art. 1, comma 1, DCB Bologna”
coop estense edizione modena novembre
numero 9 - 2006
consumatori
il mensile dei soci coop
i ricchi
e i poveri
I redditi degli italiani
tra evasione e diseguaglianze
6
COOP ESTENSE
Foggia, via libera. Tolti
i sigilli, il centro commerciale
ritorna alla normalità
coop estense
Le iniziative riservate
ai soci Coop Estense nel 2006
Negozio
Soci che hanno
usufruito
delle offerte
Valore dello
sconto
(in euro)
G
ennaio: sconto 50% abb. esterno, sportivo e calzature
Iper
16.462
614.500
G
ennaio: sconto 50% abb. uomo, donna, bambino
Super
2.104
53.828
G
ennaio: guanciale in lattice e copriguanciale
Super
4.500
64.310
F
ebbraio: sconto 35% pentolame antiaderente Coop
Super
5.872
43.475
 Febbraio: biciclette
Super
1.274
48.649
S
conto 40% intimo donna/uomo - marzo
Super
7.093
61.915
A
prile: polo Solidal Coop
Tutti
4.922
31.112
A
prile: affettatrice
Super
240
12.150
M
aggio: prosciutto di Parma
Tutti
23.793
1.017.755
M
aggio: macchina per sottovuoto
Super
850
29.531
G
iugno: accappatoio
Super
2886
75340
G
iugno: lettore mp3
Tutti
457
22.222
 Luglio: birra Dreher
Tutti
6.807
34.937
 Luglio: sconto 40% abbigliamento esterno e calzature
Iper
6.550
92.333
 Luglio: grigliata mista di suino
Tutti
5.411
39.858
 Luglio: pesche gialle
Tutti
8.744
17.038
 Luglio: confezione salumi
Tutti
3.479
20.712
 Agosto: sconto 15% zaini, astucci, bustine
Tutti
10.345
43.795
 Agosto/settembre: pomodori conserva
Tutti
4.252
28.542
 Settembre: sconto 15% articoli per la scuola
Tutti
30.409
91.220
 Settembre: sconto 30% uva Italia
Tutti
20.852
39.785
 Settembre: mobile stiro
Tutti
140
8.724
 Settembre: materassi e reti
Tutti
1.450
106.768
 Ottobre: jeans Carrera
Tutti
8.755
591.726
 Ottobre: calze e collant
Tutti
8.403
33.537
 Ottobre: petto di pollo e fesa di tacchino
Tutti
21.515
125.792
Negozio
Soci che hanno
usufruito
delle offerte
Valore dello
sconto
(in euro)
 Giugno: sconto 25% su un prodotto non alimentare
Tutti
49.162
2.189.954
G
iugno: sconto 10% su tutto l’assortimento
Tutti
100.475
989.727
A
gosto: sconto 10% su tutto l’assortimento
Tutti
97.058
1.052.198
O
ttobre: sconto 25% su un prodotto non alimentare
Tutti
62.450
2.926.489
Le iniziative 2006 per i soci Coop
Gli sconti non finiscono mai
Il risparmio dei soci in Emilia dall’inizio dell’anno 2006 è stato di
euro 10.576.038 (pari a lire 20.478.065.098)
6
Foggia,
via libera
consumatori
Si è chiusa con la più
completa delle assoluzioni
la vicenda giudiziaria che
aveva bloccato l’espansione
del centro commerciale.
Tutti i fatti e i commenti
Mensile della Cooperazione di Consumatori
40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16
Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908
[email protected]
Reg.Trib. Bologna 3/8/82 n. 5005
Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040
Copia singola euro 0,31
Abbonamento annuo euro 3,10
Direttore responsabile
Dario Guidi
Redazione
Piero Giovanolla (vicedirettore)
Daniela Dalpozzo, Silvia Fabbri, Paolo Mandini,
Alberto Martignone, Paola Minoliti, Andrea
Pertegato, Mauro Poletti, Gianfranco Sansalone,
Anna Somenzi, Claudio Strano.
16
Ok salute,
“crescono” i corner
Cento prodotti farmaceutici
in più e nuove linee
di parafamaco nei punti
“Coop salute” di Coop Estense
22
L’Italia
diseguale
Il 95% degli italiani dichiara un
reddito sotto i 40 mila euro, il
10% delle famiglie possiede oltre
il 40% della ricchezza
Progetto grafico
Ferro comunicazione & design
Impaginazione e grafica
Ilde Ianigro
Responsabile della pubblicità
Gabriella Zerbini
Stampa
Coptip (Modena)
Coop Editrice Consumatori
Consiglio di amministrazione:
Paolo Cattabiani (presidente)
Enrico Migliavacca (vicepresidente)
Francesco Berardini, Giuseppe Bolognesi, Claudio
Cucchiarati, Walter Dondi, Claudio Toso, Luciano
Landi, Paolo Mandini, Daniele Moltrasio
Consegnato alle poste a partire dal 11/11/2006
Il numero di ottobre è stato stampato in 2.263.454
copie
Associato a:
ANES, Associazione nazionale editoria specializzata
sommario
in primo piano
6
Foggia,
via libera
consumare
informati
vivere bene
fatti
32 Coop,
per l’ambiente
48 “Lettori”
in cattedra
di Davide Grittani
salute,
16 Ok
“crescono” i corner
di Claudio Strano
18
Progettinrete,
le scelte dei soci
di Claudio Strano
casa
36 La
col cervello
di Silvia Fabbri
Ogm
40 Ildi rischio
Aldo Bassoni
50 Bambini
d’inverno
di Giuseppe Ortolano
Drava
52 La
su due ruote
di I. Baraldi e W. Garagnani
22 L’Italia
diseguale
di Dario Guidi
prodotto Coop?
46 IlApprovato
dai soci
56 Lettere
a Consumatori
di Anna Somenzi
www.consumatori.e-coop.it
IL REGOLAMENTO DELLA RACCOLTA PUNTI E’ DISPONIBILE PRESSO TUTTI I PUNTI VENDITA COOP
2 RICARICARD
PER UN VALORE DI 40 €
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DA NOVEMBRE PER I SOCI COOP
con 1800 punti 2 ricaricard premiate
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VERSO TELEFONINI TIM E RETE FISSA.
*da utilizzare entro 12 mesi dall’attivazione
il punto di...
di Mario Zucchelli
consumatori
presidente Coop Estense
“IL FATTO NON SUSSISTE”
 Ancora una volta, un Tribunale pugliese, in
questo caso di Foggia, ha riconosciuto la
estraneità di Coop Estense, e di amministratori e
funzionari pubblici alle accuse mosse in prima
istanza dalla Magistratura Inquirente di quella
città. Assoluzione con formula piena perché “il
fatto non sussiste” dice la sentenza che chiude
“un caso” inesistente che ha trovato però ampio
spazio nei mass media e ha procurato “agli
imputati”, com’è facile immaginare, tensioni,
notti insonni, preoccupazioni di varia natura. Per
Coop Estense e per gli operatori del centro
commerciale, il danno si è presentato sotto forma
di sequestro degli spazi previsti per
l’ampliamento della galleria e dell’iper rimasti
chiusi e impraticabili per due anni. Voglio qui
ringraziare tutti coloro che da questa vicenda
sono stati a vario titolo “toccati” o hanno dovuto
interessarsene. Dal vicepresidente di Coop
Estense Tino Cesari, agli avvocati Massimo
Vellani, Giuseppe Frigo, Franco Ventarola, Nino
Matassa e Corrado Marzullo che hanno sostenuto
in dibattimento le buone ragioni della
cooperativa. A loro, e a tutti i consulenti e gli
esperti di tecnica urbanistica assolutamente
preziosi, va un grazie sentito anche perché sin
dall’inizio ci hanno trasmesso, dall’alto della loro
competenza giuridica e della loro grande
professionalità, fiducia e convinzione che tutto si
sarebbe risolto per il meglio. Ma non posso certo
trascurare che se “tutto è bene ciò che finisce
bene”, lo dobbiamo anche al sostegno che ci
hanno dato le autorità amministrative, come il
presidente della Amministrazione Provinciale
Carmine Stallone e il sindaco di Foggia, Orazio
Ciliberti, assieme ai rappresentanti di tutte le
forze politiche, sindacali e associative. A partire
dalla grande manifestazione contro il sequestro
essi hanno con noi condiviso i vari passaggi di
questa incredibile disavventura che, non va
dimenticato, all’orizzonte ipotizzava persino “la
confisca” del centro commerciale e dello
ipermercato. Quel giorno hanno sfilato con noi
per le vie della città in un memorabile corteo
composto dai dipendenti del centro commerciale,
dalle loro famiglie, da tanti soci, dai
rappresentanti di tutte le forze politiche e delle
organizzazioni sindacali, locali e nazionali. Era
un grande abbraccio, con cui rivendicare una
rapida conclusione dell’iter giudiziario ed
esprimere solidarietà e stima per ciò che la
cooperazione di consumo ha fatto in Puglia dove
ha investito e creato occupazione; offerto, con le
sue moderne strutture, servizi e convenienza ai
consumatori, nonché occasioni di crescita e
nuove opportunità a tanti produttori. Siamo grati
alla società foggiana che non ci ha mai fatto
novembre 2006
mancare solidarietà e sostegno. Così come lo
siamo al sindaco della precedente
Amministrazione, l’onorevole Paolo
Agostinacchio, con il quale avviammo il progetto
di ampliamento in un clima di dialogo e di
confronto sempre corretto e trasparente avendo a
cuore, entrambi, l’obiettivo di far crescere e
sviluppare anche nel comparto commerciale,
importanti opportunità per la comunità foggiana.
Foggia è l’ennesimo capitolo di una “via Crucis”
costellata di imprevisti e imprevedibili ostacoli
che in Puglia ci hanno durissimamente
impegnato e anche amareggiato. La nostra
presenza a Foggia, Lecce, Bari, Andria, Barletta,
Taranto ha sempre trovato ostacoli di vario tipo e
natura. Confesso che in qualche momento le
convinzioni e le motivazioni che hanno portato
Coop Estense in Puglia sono state messe a dura
prova. Non è facile programmare, investire,
volersi rendere socialmente utili tra ostilità,
qualche pregiudizio, numerose difficoltà, cavilli
interpretativi che hanno comportato chiusure,
rinvii, ricorsi, istruttorie e una frequentazione
sconcertante per le nostre coscienze, di tante
aule di tribunale.
Mai le accuse (e come potevano?) hanno
riguardato termini pesanti (e infamanti) come
potrebbero essere “corruzione” o “concussione” o
altro ancora. Siamo sempre incappati in diversità
d’interpretazioni di norme urbanistiche o di
qualche norma o procedura di carattere
amministrativo. Anche nel caso di Foggia è stata
confermata una realtà per noi scontata: che il
nostro rapporto con la politica e le istituzioni, da
chiunque dirette, è sempre stato, in ormai 16
anni di presenza in Puglia, lineare, trasparente,
corretto. Quando la politica o le istituzioni sono
state da noi interessate per le competenze
proprie, tutto si è svolto alla luce del sole e nel
pieno rispetto delle deliberazioni e delle norme
decise dai pubblici poteri. Ci ha sorretto in
questo difficile cammino, la nostra certezza di
aver sempre ben operato e quindi la forza e la
serenità che deriva dal vecchio detto popolare
“male non fare, paura non avere”. La fiducia nella
Magistratura c’è sempre stata, come la
consapevolezza che essa avrebbe prima o poi
sancito la correttezza nostra e dei nostri
interlocutori. Il verdetto di Foggia ci spinge ad
andare avanti, ancora più avanti, nel cammino
intrapreso tanti anni fa in Puglia. Intendiamo
consolidare ed estendere una presenza e una
leadership che poggia sulla forza e sui bisogni di
200 mila soci che vogliono e sanno di poter
essere un importante soggetto sociale ed
economico per contribuire al rilancio e allo
sviluppo della regione.
in primo piano
consumatori
Dissequestrato il centro
commerciale Mongolfiera,
assolti con formula piena tutti
gli imputati. Così si è chiusa una
pagina nera durata 5 anni e che
ha visto Foggia scendere in piazza
contro il “blocco” dell’immobile.
I commenti dei protagonisti
di questa vicenda
FOGGIA,
Si è conclusa
con la più
completa
delle assoluzioni
la vicenda
giudiziaria che
aveva bloccato
l’espansione
del centro
commerciale
di Foggia,
tenendolo
sotto sequestro
per due anni.
Coop Estense
ancora una
volta ne esce
a testa alta
Fotoservizio di Vincenzo Maizzi,
per gentile concessione
novembre 2006
di Davide Grittani
L’
ipercoop di Foggia cammina
nella legge. Anzi, lo ha sempre fatto. Lo ha ribadito la
prima sezione penale del Tribunale
di Foggia, che lo scorso 6 ottobre ha
assolto tutti gli imputati del cosiddetto processo “Mongolfiera 2” (tra
cui anche il vicepresidente di Coop
Estense Tino Cesari e l’ex sindaco di
Foggia Paolo Agostinacchio) con la
formula più ampia prevista dalla
legge: “per non aver commesso il
fatto”. Né falso ideologico né abuso
d’ufficio né lottizzazione abusiva. La
magistratura ha accertato la piena
legittimità degli atti amministrativi
prodotti per migliorare il centro
commerciale del capoluogo dauno.
Il Tribunale, inoltre, ha ordinato
“l’immediata e completa restituzione degli spazi sottoposti a sequestro”
da circa due anni. “Se si legge con
attenzione tra le righe di questa sentenza – commenta Orazio Ciliberti,
sindaco di Foggia – si intravede la
voglia di Coop Estense di rilanciare
il cammino intrapreso con utenti e
istituzioni, si intravede la voglia dell’azienda di portare a compimento
un progetto sano che punta unicamente allo sviluppo del territorio”.
Una vicenda cominciata nel 2001 e
terminata solo pochi giorni fa, una
pagina nera nel cui inchiostro sono
6
finite diverse aspettative e prospettive sociali, diverse aziende che attendevano l’espansione del centro per
insediarvi una attività (ma nel frattempo sono andate fallite), diverse
discutibili considerazioni sulla legalità di un’azienda come Coop Estense che alla base del suo operato ha
sempre posto il rispetto della legge e
dei suoi utenti. Una vicenda culminata nel 2004, quando la magistratura impose la chiusura del centro
per alcuni giorni sequestrandone la
parte interessata dall’ampliamento e
imboccando la via del processo (che
poi avrebbe portato all’assoluzione).
Una vicenda che, a sentenza pronunciata, ha paradossalmente ribadito a
Coop Estense la qualità del proprio
lavoro, perché mentre nelle aule
giudiziarie si dibatteva su un reato
fantasma, nelle strade della Capitanata crescevano, anziché diminuire,
la stima e la considerazione dei foggiani nei confronti della “loro” ipercoop. “Perché, in particolar modo a
Foggia, l’ipercoop ha valicato i confini del centro commerciale - prosegue il sindaco – assumendo le sembianze del punto di riferimento, del
valore aggiunto sempre e comunque
a disposizione dei cittadini. Da magistrato non posso ignorare che il
ruolo della magistratura dev’essere
svolto fino in fondo, ma da cittadino
e da foggiano ritengo si sia chiusa
consumatori
in primo piano
VIA LIBERA
nel migliore dei modi una vicenda
sociale ed economica che ha tenuto
inutilmente in ansia molta gente.
Ma non solo i dipendenti, anche gli
utenti e i frequentatori di uno dei
centri che hanno catalizzato l’attenzione dei cittadini foggiani degli
ultimi anni”.
Il sindaco Ciliberti prese parte, in
prima fila accanto al presidente di
Coop Estense Mario Zucchelli, al
corteo che sfilò per le vie di Foggia
l’1 ottobre 2004: un corteo che, oltre ai dipendenti ipercoop di Puglia,
chiamò a raccolta anche fornitori,
aziende del comparto ma soprattutto soci e consumatori dei centri foggiani. Una mobilitazione da settemila persone. “Fu la manifestazione
pubblica che fece rendere conto, forse anche alla magistratura, che andava data una risposta immediata
alle domande dei lavoratori e dei
consumatori – ricorda Ciliberti –
perché col destino dei progetti ma
soprattutto con quello delle persone
non si scherza. Difatti il mio pensiero, ad assoluzione avvenuta e a vicenda chiusa, va a quelle piccole
aziende che aspettavano di insediare
la loro attività nel nuovo centro…
ma che nel frattempo hanno subìto
fallimento perché non ce l’hanno
fatta a sopportare i costi e i tempi
della giustizia”. E quando il sindaco
puntualizza che l’ipercoop è divenucontinua a pagina 8 >
novembre 2006
Il sindaco di Foggia
Orazio Ciliberti:
“Ora c’è solo la
voglia di rilanciare
il cammino
intrapreso con
utenti e istituzioni
Il presidente della Provincia di Foggia Carmine Stallone, il sindaco Orazio Ciliberti
e il presidente di Coop Estense Mario Zucchelli alla manifestazione di due anni fa
7
in primo piano
consumatori
to un punto di riferimento sociale, si
riferisce anche al fatto che la grande
distribuzione in provincia di Foggia
è nettamente inferiore al 40%: una
presenza complice ma non invasiva,
una risorsa piuttosto che un problema. “Per questo abbiamo accolto
questa sentenza con grande sollievo
– argomenta Carmine Stallone, presidente dell’amministrazione provinciale di Foggia – perché crediamo fortemente che l’ipercoop
rappresenti un punto a favore della
cittadinanza, non uno scomodo problema col quale fare i conti di volta
in volta. Cosa penso del rinnovo e
dell’ampliamento? Che quando vedo
molti foggiani arrivare dai comuni
limitrofi per fare la spesa… mi viene
da pensare che non esistono più distanze e barriere di alcun tipo. Che
non è vero che la grande distribu-
zione uccide il commercio al dettaglio, ma al contrario lo potenzia e lo
rende qualitativamente più appetibile e migliore”. Come del resto dimostrano i dati in possesso alla Camera di commercio di Foggia, dove
dall’arrivo dell’ipercoop a Foggia
(1997) è stato registrato un costante
incremento di società e attività commerciali tra capoluogo e resto della
provincia.
Come e quando cambierà adesso
l’ipercoop? Entro Natale potrebbe
occupare i locali che erano stati sottoposti a sequestro, ampliare i propri spazi di vendita e migliorare la
qualità e la quantità dell’offerta.
“Sarebbe un bel regalo per la cittadinanza – ritiene Stallone – perché
porrebbe fine a una vicenda durata
anche troppo, al termine della quale
ci ha rimesso soltanto il popolo dei
I consumatori finalmente hanno potuto attraversare, il 1° novembre, l’ala nuova della
galleria commerciale. Nella foto in alto, l’ingresso dell’ipercoop visto dall’interno
novembre 2006
8
consumatori cui sono state sottratte
una serie di opportunità. Per fortuna, però, adesso tutto è finito. Per
fortuna adesso c’è solo da pensare al
futuro, allo sviluppo organico di una
centrale sociale che ha movimentato e differenziato la vita della città e
della provincia”.
L’ampliamento dell’ipercoop prevede la destinazione di una palazzina
uffici proprio al Comune di Foggia,
con un’ampia area che l’amministrazione sta pensando di destinare
a dei parcheggi. “È talmente integrato lo sviluppo e l’ampliamento di
questo centro all’interno del tessuto
sociale cittadino, che l’amministrazione entrerà in possesso di una palazzina uffici e della sede di una circoscrizione – spiega il sindaco – a
conferma del fatto che le cose sono
state fatte con saggezza e oculatezza, nel rispetto della legge ma soprattutto nella più consapevole considerazione dei cittadini”.
Mentre scriviamo il Suap (Sportello
unico attività produttive) del Comune di Foggia ha già rilasciato parere
favorevole all’agibilità. La galleria
commerciale ha aperto regolarmente il 1° novembre ed entro Natale è
prevista l’inaugurazione completa
di entrambe le strutture. Piena soddisfazione per la conclusione della
vicenda è stata espressa anche dai
sindacati di categoria e da Camera
di commercio e Confcommercio, rispettivamente presiedute da Luigi
Lepri e da Matteo Biancofiore, che
hanno ribadito come “il cammino
della giustizia resti un processo a
tutela dei cittadini… ma il rispetto
dei sacrifici dei commercianti e degli utenti vada tenuto quantomeno
nella stessa considerazione”.
Infine un pensiero ai lavoratori, che
dopo aver trascorso pesanti mesi di
incertezza adesso rivedono l’orizzonte della programmazione e della
serenità. A loro si aggiungeranno
altri colleghi, quelli che Coop
Estense assumerà in seguito all’ampliamento dei suoi locali. “È a loro
che dedico questa sentenza – ha
chiosato l’ex sindaco della città
Paolo Agostinacchio, che la vicenda giudiziaria aveva accusato a vario titolo e poi assolto pienamente
– la dedico a chi andrà a lavorare
nel nuovo centro, perché tutta la
nostra sofferenza almeno sia servita
a costruire il futuro di qualche ragazzo”. nnn
in primo piano
Ritardi e incertezze
Foggia è solo l’ultimo esempio
Sul “caso” Puglia a colloquio con due degli avvocati difensori
Avvocato Vellani, si è concluso
bene il processo
che
coinvolgeva l’ipercoop e il
centro commerciale di Foggia.
Un processo che,
L’avvocato
vista la sentenMassimo Vellani
za, non avrebbe
neanche mai dovuto cominciare.
È così?
“Forse è sbagliato affermare che
non doveva mai iniziare. Doveva,
invece, fermarsi prima, senza il
rinvio a giudizio, quantomeno per
l’abuso in atti d’ufficio. Ma parlare solo di Foggia potrebbe essere
limitativo. C’è un aspetto che dobbiamo considerare: chi opera in Puglia, una regione attiva e dinamica
in tanti campi, affronta comunque
una realtà assai diversa da quella
emiliana e le difformità si evidenziano immediatamente nel campo
della normativa urbanistica e della
pianificazione territoriale. Ritengo
che non sia stato facile, all’inizio,
per i dirigenti Coop introdursi in
questa realtà. Questo aspetto ha
riguardato anche la mia attività
professionale e mi sono chiesto per
molto tempo, ma forse ragionavo
troppo ‘in modenese’, come fossero possibili certe cose. Mi spiego
meglio. Nel giugno 1998, a Bari,
venne sequestrato l’ipermercato
di Santa Caterina, due mesi prima
l’inaugurazione, in quanto si riteneva che fosse stato costruito in
violazione di un vincolo paesaggistico. Tale vincolo che, comunque,
il Comune di Bari aveva escluso,
consisteva nella presenza di un
canale arido, dove da decenni non
scorreva un filo d’acqua, costruito
a monte della discarica comunale
e con inserito, al proprio interno,
uno svincolo autostradale. A Foggia, il problema centrale consisteva nella non partecipazione della
Regione Puglia alla Conferenza
dei Servizi indetta dal Comune di
Foggia per discutere l’intervento
Coop. Malgrado l’assenza, però,
successivamente la Regione, in
termini precisi, aveva approvato
l’intervento e Coop aveva atteso
due anni prima di iniziare a costruire, se non dopo aver richiesto e ottenuto tale parere. Da un
punto di vista della sostanza delle
cose, quale atto illecito così grave
era mai stato posto in essere, sia a
Bari che a Foggia, tale da bloccare interventi di questa portata e di
forte impatto occupazionale?”
È quello che ci chiediamo anche
noi...
“La Procura della Repubblica di
Foggia, ma direi tutte le Procure pugliesi, hanno, giustamente,
un’attenzione particolare per le
problematiche che riguardano il
territorio. Nel sud d’Italia più che
altrove, si vedono ancora, come lascito del passato, vere e proprie ferite inferte al territorio e questo ha
fatto nascere sospetti e una certa
qual sfiducia nelle Pubbliche Amministrazioni. Il dato oggettivo è
che, in Puglia, vi era una pianifica-
zione urbanistica vecchia, superata. Solo negli ultimi anni ha conosciuto modifiche e adeguamenti.
Soprattutto a metà e verso la fine
degli anni ’90, essa ha mostrato
tutti i suoi limiti. E infatti quasi
tutti i problemi nascono in quel
periodo. Restando a Foggia, quando si inizia a progettare il centro
commerciale e l’ipercoop, iamo
in presenza di un piano regolatore vecchissimo, addirittura degli
anni ’60. Se qualcuno va a cercare
in quel piano un’area in cui possa insediarsi un ipermercato non
la trova; non c’è perché nessuno
ci pensava, allora. Per costruire,
occorre attivare tutta una serie di
procedure e modificare delle destinazioni di aree. Procedure previste
dalla legge, ma che sono lunghissime e rischierebbero di affossare
ogni progetto o volontà di sviluppo. Prescindono dai tempi e dalle
esigenze di chi investe. Nessun imprenditore avvia una attività, investendo di suo, sapendo che prima
di 8/10 anni non potrebbe entrare
in funzione. Nel caso del centro
commerciale di Foggia è stata
L’articolo continua a pagina 10 >
La testa del corteo che il 1° ottobre 2004 sfilò contro il sequestro di Mongolfiera
novembre 2006
9
in primo piano
consumatori
attivata una procedura attuativa
della legge Bassanini che prevede espressamente che, laddove
venga presentato un progetto di
natura produttiva o commerciale
di forte impatto occupazionale, si
possano applicare delle procedure semplificate rispetto a quelle
‘normali’ di variante. Una legge
importante soprattutto per realtà, come quelle del sud, dove l’occupazione rappresenta un dramma sociale di grande rilevanza.
Spetta poi alla Pubblica Amministrazione indicare e seguire con
attenzione l’iter procedurale che,
se non rispettato, crea ovviamente dei problemi”.
Le accuse sono però sempre molto
“pesanti”, non crede?
“Ma quasi sempre a Coop Estense
viene contestato il reato di lottizzazione abusiva che è uno dei più
complessi e difficili in campo penale. Si tenga conto che esso prevede addirittura la confisca dell’immobile. La singolarità e la
pericolosità di questa imputazione
sta nel fatto che la buona fede di
chi costruisce non esclude la confisca e/o demolizione dell’immobile, qualora venga accertata la lottizzazione abusiva; termine che,
nella sostanza, sta ad indicare una
trasformazione urbanistica del
territorio. Coop Estense ha sem-
pre dimostrato la propria totale
estraneità a ipotesi collusive con la
Pubblica Amministrazione e la
correttezza assoluta nel rispettare
le condizioni che i poteri pubblici
avevano stabilito. Ma ciò non sarebbe stato sufficiente qualora il
Tribunale di Foggia avesse accertato l’attuazione di una trasformazione del territorio, sulla base di
un giudizio successivo di illegittimità degli atti amministrativi che
quell’intervento avevano consentito. A Foggia gli avvocati non hanno avuto grosse difficoltà nel dimostrare la correttezza e l’onestà
dei dirigenti di Coop Estense; il
maggior impegno è stato profuso
“Dissipata ogni possibile ombra”
Avvocato Frigo, si aspettava questo
esito del procedimento?
“Ero, fin dall’inizio, convinto della
limpidezza e della correttezza dell’iniziativa di Coop e dei suoi amministratori e operatori, che con lungimiranza
imprenditoriale
ed
entusiasmo avevamo progettato e
Il prof. avvocato cercato di attuare un programma di
Giuseppe Frigo
sviluppo nelle regione pugliese, nel
cui ambito si poneva in particolare quello di Foggia. Ero
convinto che questo programma era stato perseguito in
perfetta buona fede nel rispetto sostanziale delle pur
complesse e talora farraginose e contraddittorie normative sia statali che regionali e soprattutto senza alcun
pregiudizio per gli interessi pubblici, cui, anzi, la sua realizzazione avrebbe potuto corrispondere e ha in effetti
corrisposto. Ne era sicura prova, in primo luogo, il consenso che aveva ottenuto dalle diverse maggioranze e
opposizioni succedutesi nell’amministrazione della città.
Non mi nascondevo, tuttavia, che una visione un poco
arcaica, esasperatamente formalistica e forse anche qual-
che pregiudizio per la novità e la modernità del progetto
potevano essere all’origine di una iniziativa giudiziaria
che aveva, a mio avviso del tutto ingiustamente, gettato
un’ombra, da un lato sul progetto stesso e, dall’altro, sui
pubblici amministratori che lo avevano assecondato;
un’ombra, che si doveva dissipare e che il sereno giudizio
del Tribunale ha del tutto dissipato, pienamente recependo la ricostruzione e la valutazione dei fatti e delle prove
che noi difensori abbiamo proposto e rappresentato con
tutto l’impegno possibile. Dunque, sì, me l’aspettavo questo esito assolutamente liberatorio, perché confidavo in
tale giudizio sereno e imparziale. E sono ben lieto di avere
collaborato all’accoglimento delle nostre ragioni con
l’amico e collega avvocato Vellani, la cui impareggiabile
professionalità e dedizione lo fanno a buon diritto il primo e principale difensore della Coop”.
Qual è stato secondo lei l’elemento decisivo?
“Finché non saranno depositate le motivazioni della sentenza
(ciò avverrà entro la prima metà di gennaio, a causa del numero delle posizioni da considerare e anche della complessità dei
problemi, specialmente di diritto, risolti e dei quali dovrà essere dato conto nelle stesse motivazioni) non è oggi possibile
individuare con certezza se ci sia stato un elemento ‘decisivo’,
quale esso sia e quanto sia emerso durante la lunga fase dibattimentale di raccolta della prove. Posso azzardare una previsione, alla luce dell’esperienza per casi simili: verosimilmente non uno solo, ma più elementi coordinati tra loro sono
risultati decisivi; penso ai contributi di natura tecnica dati dai
nostri valorosissimi consulenti, esperti nelle questioni urbanistiche, ma penso anche all’emergere – attraverso le prove testimoniali – dei dati storici sui comportamenti di assoluta linearità e buona fede tenuti sia dalla parte privata (gli uomini
di Coop), sia dalla parte pubblica (gli amministratori e i funzionari comunali)”.
Qual è stato, avvocato, il momento di maggiore difficoltà?
“Qui non ho dubbi: è stato quello del giudizio intermedio
davanti alla Corte di Cassazione contro il provvedimento
novembre 2006
10
in primo piano
per dimostrare che anche tutti gli
atti amministrativi erano legittimi”.
Una situazione un po’ kafkiana,
non trova?
“Vista da fuori può dare questa sensazione. Poi le cose hanno sempre
una loro logica. Anche l’esito finale c’è l’ha. Si è arrivati alla sentenza positiva perché i giudici hanno
colto, come detto, la correttezza
degli amministratori e funzionari
pubblici, non certo in ‘combutta’
con Coop Estense che su questa
vicenda, lo voglio sottolineare, ha
saputo mantenere una serenità e
un equilibrio encomiabili, pur di
fronte a un provvedimento pesante
come era il sequestro. Mai una parola o un gesto sopra le righe. Nessuno ha mai pensato a ‘complotti’
o altro. È sempre stata espressa
fiducia piena nell’operato dei magistrati, compresi quelli della Procura. Poi il resto è spettato agli avvocati e a un gruppo valentissimo
di urbanisti che hanno dimostrato
come si forma un Prg, quali i metodi e le prassi ormai consolidate
che rendevano legittimi ed efficaci
gli atti compiuti”.
“Il fatto non sussiste”, un bel riconoscimento.
“Certamente una grande soddisfazione. Prima di tutto per coloro
del tribunale cosiddetto ‘della libertà’, che, ben prima
dell’inizio del processo, aveva respinto il nostro reclamo contro il sequestro dell’intera struttura edificata,
disposto dal giudice per le indagini preliminari in attesa
del processo. Già allora eravamo ben convinti del fondamento forte delle nostre ragioni e avevamo cercato di
ottenere un ‘segnale’ che aiutasse a non infliggere in
attesa del processo a Coop troppo gravi pregiudizi con il
perdurante blocco all’uso dell’immobile. Ma sapevamo
che era un passaggio difficilissimo, quasi impossibile. E
infatti la Corte di Cassazione non accolse il nostro ricorso, rimandandoci al processo – come noi diciamo –
‘di merito’. E, nonostante tutto, aprì una piccola luce:
‘Voi avrete forse ragione, ma non possiamo darvela noi,
qui, ora’ scrissero in sostanza i Supremi Giudici, applicando un orientamento restrittivo nell’interpretazione
della legge. Anche questo messaggio, venuto nel momento di maggiore difficoltà, quando Coop fu costretta
a tenere chiusa Mongolfiera, fu per noi di aiuto, nel momento in cui lo portammo poi davanti al tribunale nel
processo”.
Lei è bresciano e, tra l’altro, è stato fino a poco tempo fa
presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane. Che
idea ha avuto di Coop Estense e di questo processo?
“Credo che la mia idea su Coop Estense, nettamente di
apprezzamento nella gestione della sua attività e dei
suoi progetti, già risulti da quanto detto sin qui. Ma a
me piace andare a verificare ‘sul campo’ le mie opinioni
e l’ho fatto anche questa volta, andando a visitare in
incognito Mongolfiera dopo l’esito del processo, pochi
giorni or sono, essendo tornato a Foggia per partecipare ad un convegno giuridico. E quella mia opinione è
stata ampiamente confermata. Voglio solo aggiungere
che, del resto, nel lungo cammino del processo, l’atteggiamento tenuto dagli amministratori di Coop è stato
di esemplare rispetto per l’attività della Magistratura e
soprattutto di grande fiducia nella possibilità di un epilogo favorevole della vicenda. Nella mia ormai quasi
cinquantennale attività forense non molte volte ho potuto riscontrare simili comportamenti da miei assistiti.
Quanto al mio pensiero sul processo, sarei tentato di
dire che ‘tutto è bene ciò che finisce bene’, ma forse
novembre 2006
11
che sono stati rinviati a giudizio e
che hanno subito in prima persona
questa difficile situazione. Come è
stato sostenuto da un lungimirante e autorevole uomo politico, in
Italia non è sufficiente avere ragione, ma devi trovare qualcuno che
te la dia. Credo, comunque, che la
massima valga ovunque. Mi auguro che l’esperienza di Foggia sia il
segno di un vero e proprio cambiamento e che la correttezza dei dirigenti della cooperativa diventi un
punto fermo, anche in quelle vertenze, seppur meno difficoltose,
ancora pendenti in Puglia, per
l’esito delle quali sono ancora più
ottimista”.
sarebbe troppo qualunquistico. Voglio dire, piuttosto,
che i giudici, in special modo quelli che componevano il
collegio del tribunale, hanno sempre manifestato e tenuto grande attenzione verso le attività difensive, senza
mai costringerle o ridurle. In altre parole, non solo è
stato un buon processo, perché è finito bene, ma anche
perché è stato condotto bene, dai giudici e dalle parti.
Dice l’avvocato Vellani, suo codifensore, che lei è come un
rullo compressore, il cui principio è ‘non bisogna fare prigionieri’. Cosa ha da replicare in proposito?
“Potrei dire di Vellani la stessa cosa, forse anche per questo
abbiamo sempre concordato con facilità le scelte difensive.
Quando poi si è certi di avere ragione e la posta in gioco è alta
e la causa da difendere è altamente meritevole, quel principio
diventa una linea guida. Tuttavia, nel lungo cammino verso
l’epilogo del processo, ogni scelta non deve essere mai fine a
se stessa, ma funzionale al risultato che si intende perseguire. Vincere una battaglia procedurale o, peggio, anche solo
ostinarsi su essa e magari indebolire le opportunità della vittoria finale è molto disdicevole. In altre parole, bisogna prima fissare ciò che si vuole o si accetta di ottenere e poi fare
tutto per ottenerlo, ovviamente nell’ambito dei poteri e delle
facoltà che ci sono concesse dalla legge”.
il servizio continua a pagina 12 >
in primo piano
consumatori
Tino Cesari
“Noi, corretti fino in fondo”
Da imputato “eccellente” a protagonista di una assoluzione eccellente, cioè
con formula piena. Non c’era proprio
niente che non andava, ha sentenziato
la Magistratura foggiana. A Tino Cesari, vicepresidente di Coop Estense,
chiediamo allora subito un primo
commento e come ha vissuto questi
giorni in attesa della sentenza.
“Sono molto sollevato e contento, ovviamente. Vicende come queste per
persone come me abituate al lavoro e
all’etica del lavoro pesano eccome, anche perché niente dell’attività che avevamo svolto faceva pensare a tutto ciò.
Tutti gli atti compiuti nell’iter burocratico del centro commerciale di Foggia erano legittimi e perciò leciti. Non
nego che in me, e anche nei miei familiari, qualche momento di scoramento
c’è stato ma il presidente di Coop
Estense, tutto il Consiglio di amministrazione, tutti i colleghi mi sono stati
molto vicini in questi mesi. Questa stima e questo affetto dimostratimi a più
riprese sono stati di grande conforto e
mi hanno aiutato a superare i momenti difficili”.
Ogni centro commerciale Coop in Puglia ha conosciuto, o conosce, qualche “disavventura”. Come mai?
“Me lo chiedo anch’io. Se la storia di
Coop Estense si limitasse alle ‘disavventure’ giudiziarie pugliesi, come le
chiama lei, il suo gruppo dirigente dovrebbe essere composto da tanti dottor
Jekyll e mister Hyde. È mai possibile,
si chiederanno molti soci, che un
gruppo dirigente che ha dato vita a
Modena e a Ferrara a uno straordinario sviluppo della cooperativa, costruendo, innovando, accrescendosi
enormemente e senza problemi, perché ha sempre agito nel massimo della
correttezza e trasparenza, in Puglia invece cambi pelle e divenga un’altra
cosa? Gli uomini sono gli stessi. I valori e i principi anche. E infatti siamo
stati regolarmente assolti”.
novembre 2006
Con una battuta direi che uscite, intendo lei e Coop Estense, più temprati da questa ennesima ‘prova’.
“Per me , laureato in giurisprudenza,
le accuse di atti illeciti o di comportamenti non corretti pesano in modo
particolare, almeno sino a quando
qualcuno non sentenzia che non è
vero niente. Un atto normale come
quello di aprire un giornale ti dà una
tensione fortissima, preoccupato
come sei di ‘trovarti in cronaca’, descritto con i tratti dell’accusa e non
per quello che sei veramente”.
Quali sono stati i momeni più duri?
“Per la cooperativa, a parte i danni subiti, e per me stesso i momenti più
difficili sono stati due: quando a pochi
giorni dall’apertura fu sequestrato il
cantiere e, naturalmente, questi giorni finali di trepida attesa. Il durissimo
provvedimento di sequestro fu, se così
si può dire, fortunatamente ‘mitigato”
dalla straordinaria manifestazione di
unità e di solidarietà che si tenne a
Foggia. Credo che raramente di fronte
a un fatto di carattere giudiziario
un’intera città sia scesa in piazza affiancando le nostre buone ragioni e
testimoniando la nostra correttezza. Il
Presidente della Provincia, il Sindaco,
tutti i gruppi consiliari del Comune,
tutte le forze politiche, i sindacati nazionali e locali, i commercianti, le forze economiche, i nostri dipendenti, le
loro famiglie, tanti cittadini insomma
sono scesi in piazza e hanno manifestato serenamente il loro dissenso su
un atto giudiziario, come il sequestro,
che ritenevano sproporzionato e quindi ingiusto anche perché rischiava di
pregiudicare l’uso del resto del centro
commerciale. Quella manifestazione
ci rincuorò e rimarrà nella storia di
Coop Estense come uno dei momenti
più belli e significativi per un’impresa
cooperativa che ha visto attestato da
migliaia di cittadini il suo ruolo e la
sua socialità. Il secondo momento difficile ha coinciso con l’attesa della
sentenza. Le nostre buone ragioni, la
qualità e la professionalità dei nostri
legali, la fiducia nella magistratura
12
Il vicepresidente di Coop Estense
potevano essere elementi determinanti per prevedere quello che poi sarebbe
accaduto: l’assoluzione. Ma la tensione, sino a quel momento, non ti abbandona mai”.
Ora cosa succederà al centro commerciale di Foggia riconosciuto ‘legittimo’ e mondato da ombre o accuse?
“Riprendiamo il nostro lavoro. Il centro ha riaperto, si stanno allestendo gli
spazi dell’ipermercato che passerà, per
la soddisfazione dei soci e dei consumatori foggiani, da 6.000 a 10 mila
metri quadrati, verranno allestiti nuovi negozi in galleria che renderanno
ancora più bello e attraente l’intero
complesso. Coop Estense incentiverà
occasioni e opportunità per i soci, e
darà loro maggiore convenienza sempre nell’ottica cooperativa di offrire il
meglio al minor prezzo. Poi, elemento
che per Foggia è tutt’altro che trascurabile, vi saranno con l’ampliamento
occasioni di maggiore occupazione e
di veicolazione commerciale dei prodotti locali. Il centro commerciale di
Foggia è ora attrezzato ad affrontare le
sfide dei prossimi anni, ponendosi all’avanguardia per innovazione e scelte
strategiche. Ancora una volta Coop
cresce e crea sviluppo investendo i
propri utili, che è cosa ben distinta dai
profitti, in barba a chi, magari con annunci a pagamento, declama all’Italia
che Coop si sviluppa solo ‘localmente’
e perché ‘gode di protezioni politiche’.
Siamo leader in Puglia dove in pochi
anni si è costituita una cooperazione
‘tutta pugliese’. Bari, dove abbiamo
due ipercoop, è stata riconosciuta
come la città più conveniente del Mezzogiorno e tutto ciò trova conferma
nell’apprezzamento dei consumatori
pugliesi che, infatti, ci premiamo con
la loro presenza e con una base sociale
non certo politicamente catalogabile,
composta da oltre 200 mila persone”.
Le Mura e Borgogioioso
Coop Estense: “Voci insensate
non vendiamo né oggi né domani”
Coop Estense smentisce con un perentorio comunicato stampa una serie di voci che si sono diffuse
nonostante siano del tutto destituite di fondamento. “Da un po’ di tempo a questa parte si infittiscono ‘le voci’che vorrebbero Coop Estense interessata alla vendita di proprie strutture
commerciali per far posto ad un noto marchio di
mobili e arredo casa. Dopo le illazioni diffuse a
Ferrara in merito ad una ipotetica vendita dell’ipercoop Le Mura, illazioni seccamente smentite dal Consiglio di Amministrazione di Coop
Estense, ora è il turno dell’iper di Carpi Borgogioioso. Sconcerta quello che prima poteva
sembrare un semplice episodio di disinformazione e che ora assume, con il suo ripetersi, le sembianze di un ‘disegno’ volto a turbare l’attività di
Coop Estense, creando una prospettiva irrealistica attraverso la quale far passare l’idea di un distacco dalla base dei soci e dalle sue esigenze di
servizio. Anche in questo caso vale la risposta
data dal Cda della cooperativa per le Mura: Coop
Estense non è interessata a vendere, né oggi né
domani alcuna struttura. È anzi impegnata ad accrescere il suo radicamento territoriale come richiesto da tantissimi soci che vogliono usufruire
della convenienza e della qualità della loro cooperativa. Il nuovo Piano Poliennale 2007-2010
che verrà discusso a breve nelle assemblee dei
soci confermerà che sviluppo della presenza e
una profonda ed estesa riqualificazione dei negozi sia a Modena che a Ferrara saranno le linee
di lavoro e di impegno per i prossimi anni”.
L’iperccop di Carpi e, a sinistra, quello di Ferrara
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in primo piano
consumatori
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SALUTE
così “crescono” i corner di
A disposizione nei punti “Coop salute” 100 prodotti farmaceutici
in più (per un totale di 310) e nuove linee di parafarmaco per
rispondere ai bisogni più vari: dai trattamenti per i capelli, al latte
per bambini con specifici problemi, ai medicinali per diabetici
o per chi soffre di allergie. Così le vendite nei primi due mesi
di Claudio Strano
A
umenta l’offerta di medicinali
di pari passo con la presenza,
all’interno dei punti vendita
(quasi sempre vicino all’ingresso),
degli ormai noti corner “Coop Salute” di Coop Estense, le cui aperture si
succedono secondo il calendario apparso nello scorso numero della nostra rivista (entro l’anno ci sarà uno
spazio in tutti gli ipercoop e in 5 supermercati).
L’introduzione entro la fine del mese
di 100 nuovi farmaci Sop (senza obbligo di ricetta medica) e Otc (da
novembre 2006
banco), va ad arricchire l’offerta sugli scaffali portandola a 310 diverse
tipologie. Senza dubbio una buona
notizia per i tanti consumatori che
– come dimostrano i dati pubblicati
qui a fianco – hanno pensato di risparmiare acquistando nella farmacia della Coop. Risparmi mediamente compresi tra il 20 e il 30% ma che
in taluni casi, per rispondere alle politiche di prezzo delle farmacie private e quando i prezzi di costo lo
consentivano, sono saliti anche al
35% a garanzia della massima convenienza: la riprova, se ce ne fosse
bisogno, del circolo virtuoso (per noi
16
consumatori) che s’innesca ogniqualvolta un leader di mercato come
Coop abbassa i prezzi avviando una
“spirale” della convenienza.
Accanto a nuove scatole di analgesici, antinfiammatori e altre categorie
di medicinali in arrivo nei magazzini
di iper e supermercati, i farmacisti
che presidiano gli ormai noti corner
di color turchese (59 gli assunti finora da Coop Estense, 50 a tempo pieno e 9 part time, a fronte di 880 domande ricevute, 298 in Emilia e 582
in Puglia) hanno cominciato a distribuire il parafarmaco. Si tratta di
nuove linee di prodotti, non di sem-
in primo piano
Coop Estense
plici “riallocazioni” degli stessi da un
reparto all’altro del punto vendita,
che vanno a comporre quel vasto e
variegato “pianeta salute & benessere” di cui gli italiani si mostrano
sempre più innamorati. Anche in
questo caso – fanno sapere in Coop
Estense – la scelta è di far “passare” il
prodotto dalle mani dei farmacisti.
Ciò non è prescritto tassativamente
dalla circolare del ministro della Salute Livia Turco, datata 3 ottobre,
che traccia i “paletti” per l’attuazione della liberalizzazione dei farmaci
e che prevede l’obbligo della presenza (si parla di “assistenza attiva”) del
La “fotografia”
Com’è andata nei primi due mesi
(settembre e ottobre in cifre *)
Medicinali
Parafarmacia
Totale
Vendite
521.417
167.478
688.895
Scontrini
68.697
11.849
80.546
7,59
14,13
-
Spesa media
* Dati riassuntivi espressi in euro
farmacista, non della consegna diretta da parte sua dei medicinali.
Tuttavia la politica di Coop Estense,
testimoniata dalla campagna informativa in corso incentrata sul corretto uso dei farmaci, “sposa” un’idea
di servizio al consumatore di alto
contenuto professionale e dunque
richiede ai farmacisti di essere parte
attiva (e propositiva) di questo processo, trattando nello stesso modo
farmaco e parafarmaco. Curiosando
tra le diverse categorie di quest’ultimo segmento di mercato – finora
trattato soltanto parzialmente nella
rete Coop – troviamo integratori alimentari, latti artificiali per bambini
con determinate carenze, shampoo e
lozioni a scopo curativo, prodotti di
cosmesi e altri ancora dedicati a patologie particolari come il diabete, la
celiachia o le allergie. Allo studio c’è
la possibilità di allargare notevolnovembre 2006
17
mente i confini della parafarmacia
che già adesso “produce” uno scontrino medio di valore doppio rispetto
a quello dei farmaci. L’estensione si
avrebbe includendo, nell’arco di un
breve periodo di tempo, due grandi
famiglie come quelle dei prodotti
omeopatici e veterinari. L’importante – si affretta a precisare la circolare
ministeriale – è che il farmaco non
sia ovviamente confuso con le scatolette per Fido: o, più seriamente, che
ciascuno abbia un proprio spazio riconoscibile. Ma la presenza attiva dei
farmacisti, come detto, scongiura
anche questo pericolo.

Dalla Puglia all’Emilia, si succedono le
aperture dei punti “Coop salute”.
Nelle foto, i corner di Grandemilia a
Modena (sopra) e di Bari Japigia (qui
a fianco). Nell’altra foto, in primo
piano l’area del parafarmaco
nell’ipercoop Borgogioioso di Carpi
in primo piano
consumatori
PROGETTi
Modena e Modena sud:
Con i progetti scelti da questi due Distretti sociali di Coop
Estense, si conclude la nostra panoramica sul concorso
che ha coinvolto oltre 700 associazioni del territorio
sul tema della integrazione e del disagio giovanile
Modena
I soci del Comitato direttivo del Distretto di Modena hanno dovuto fare
una scelta tra gli interessanti progetti pervenuti, e l’hanno fatta pensando proprio alla città e ai suoi bisogni: “Con il sole e con la luna:
insieme nel parco XXII aprile”.
Un progetto per i giorni e le serate
nelle zone del Parco XXII aprile, per
stare insieme e mettere insieme i
colori diversi del giorno e della notte, per vivere il parco come luogo di
integrazione, confronto, crescita,
svago e divertimento. Consapevoli
del difficile contesto che caratterizza questa zona della città, i soci del
comitato hanno deciso di sostenere
l’impegno delle associazioni che da
anni operano con difficoltà proprio
in quel contesto e proporre a tutti i
soci modenesi l’opportunità di con-
novembre 2006
tribuire a sostenere un progetto che
risponde a bisogni e emergenze concrete della loro città.
Il progetto è promosso dall’associazione Alchemia, in collaborazione
con il Ceis, il Cesav, la Lega Marocchina Associazioni Emilia Romagna,
l’Arfa (Associazione residenti francofoni d’Africa), l’Associazione culturale del Marocco di Modena. Una
ricchissima rete di associazioni che
da anni opera in un quadro problematico, portando avanti iniziative e
attività mirate a favorire l’integrazione tra residenti italiani e stranieri. Questa zona della città, infatti,
dagli anni ’60 in poi ha vissuto molteplici ondate migratorie e il contesto eterogeneo di origini e culture
rende spesso difficile sviluppare il
senso di appartenenza verso il territorio in cui si vive, verso una “co-
18
munità”. Inoltre l’intera area di riferimento è da tempo interessata a
fenomeni perniciosi, in particolare
attività illegali di spaccio, ponendo
serie problematiche di sicurezza
pubblica.
Il progetto presentato ha come
obiettivo quello di realizzare attività
mirate all’integrazione, attraverso
l’educazione a una cittadinanza attiva, responsabile e partecipativa, che
riescano a consolidare legami aggregativi e di fiducia sociale, diminuendo il disagio e aumentando la percezione di sicurezza, facendo in modo
che i cittadini, stranieri o italiani, si
sentano parte della comunità. Il Parco XXII Aprile diventerà quindi il
luogo dell’incontro, rivitalizzato da
laboratori di musiche e danze rivolte agli adolescenti, incontri multietinici per conoscere il Marocco e
l’Africa attraverso le immagini, il
cibo, le tradizioni, ma anche per approfondire le problematiche dell’integrazione, con incontri a tema (dai
ricongiungimenti familiari, alle problematiche di integrazione). In questo progetto saranno numerose le
proposte per vivere il Parco, diminuendo il senso di abbandono, specie nella stagione invernale, e in
primavera portando anche i bambini
e i ragazzi delle scuole del quartiere
e le loro famiglie a far Festa nel parco, per vivere il parco come spazio di
gioco e di incontro tra generazioni,
come simbolo di integrazione positiva di culture diverse. Il contributo
in primo piano
nRETE
tra gioco e convivenza
al progetto da parte dei soci di Coop
Estense sarà un contributo alla città, a un luogo simbolico che da
emergenza deve diventare occasione
di crescita e di incontro.
Modena sud
Gli 11 progetti presentati al Distretto sociale Modena Sud, proponevano diversi percorsi di integrazione
– con la musica come elemento di
aggregazione giovanile – o attività
ludico-ricreative fra adolescenti, o
ancora momenti di incontro tra
gruppi aventi come finalità lo scambio e la sensibilizzazione interculturale. Dopo un’attenta valutazione
operata su proposte di rilevante interesse per il territorio, la scelta del
Distretto Modena Sud ha premiato
il progetto “Per gioco… ma per
davvero”, proposto dall’associazione “Momo 2003” – in rete con l’associazione del Parco Braida – che si
occupa della realizzazione di interventi di prevenzione del disagio
giovanile a Sassuolo, in collaborazione con l’associazione “La comune del Parco Braida”, che invece si
occupa di realizzare attività volte
alla riqualificazione dell’omonimo
quartiere e dell’incremento della
sicurezza.
Il progetto prevede una serie di attività all’interno di uno spazio giocoludoteca collocato proprio all’interno del Quartiere Braida di Sassuolo;
è in questo ambito che, a partire
dall’autunno 2006 fino a settembre
2007, si realizzeranno momenti di
aggregazione e condivisione di
esperienze, in un luogo accogliente
e stimolante per i bambini e, al
tempo stesso, occasione di scambio,
incontro e riflessione tra genitori
ed educatori della ludoteca. Verranno realizzate attività di laboratorio
novembre 2006
divise per fasce di età: un pomeriggio alla settimana dedicato a laboratori per bambini della fascia 6-10
anni, un pomeriggio per i bambini
della fascia 11-14, mentre il sabato
e la domenica dedicati ad attività di
gioco per tutti, nell’intento di stimolare e incentivare la costituzione
di gruppi di conoscenza attraverso
l’approccio del gioco socializzante.
Le associazioni che partecipano al
progetto saranno il principale volano per individuare i destinatari delle attività e per questo metteranno
in azione sia attività di volantinaggio che di passaparola, sia di contatto con le scuole di Sassuolo.
Il progetto è piaciuto per la sua
capacità di sviluppare la socializzazione e offrire momenti di crescita per i bambini e le loro famiglie
che, in una realtà multietnica e
complessa come quella di Sassuolo, diventano punti di riferimento
stabili in grado di promuovere il
senso di appartenenza al quartiere
e la rivalutazione dell’immagine
di una zona spesso etichettata in
maniera negativa. L’auspicio delle
associazioni coinvolte, e quello del
19
Distretto sociale Modena Sud, è di
ottenere risultati concreti di rinnovamento, di incremento della frequentazione costruttiva giovanile,
e di miglioramento dell’integrazione e dell’avvicinamento culturale
tra le famiglie che condividono gli
spazi di una città e di un quartiere,
ma che all’interno dello stesso contrappongono mondi e culture che
difficilmente si incontrano per un
interesse collettivo.

in primo piano
consumatori
Un lavoro pulito
e a prezzi “giusti”.
La nuova
convenzione siglata
da Coop Estense
assicura ai soci
una tinteggiatura
“a regola d’arte”
delle pareti domestiche
Due mani di bianco
e una di trasparenza
di Marco Ungaro
P
rima o poi capita a tutti di dover dare una mano di bianco,
anzi due per ringiovanire le
pareti di casa e mantenere nel tempo il valore oltre che la “godibilità”
dell’immobile. Capita anche che il
conto, a fine lavori, sia salato, molto
salato. E allora il buon umore, almeno per un po’, svanisce.
Per offire ai suoi soci un’occasione
di risparmio anche... dentro casa,
Coop Estense ha stipulato una convenzione che assicura un’imbiancatura di interni di abitazione “seria” e
ad un prezzo conveniente che viene
riservato, appunto, ai soci coop. Ad
erogare il servizio è una società
a
chiamata S.G.I., che tra i suoi soci
promotori annovera la cooperativa
di abitazione Unicapi, Cna e Asppi
(Associazione piccoli proprietari immobiliari) e che si propone come
garante della serietà e trasparenza
dei prezzi praticati dalle imprese
che essa stessa coordina. La nuova
società punta infatti sulla qualità e
su prezzi “giusti” con l’obiettivo di
evitare quei casi clamorosi di disservizi al limite della truffa, soprattutto
in tema di piccoli interventi, che
spesso trovano riscontro nelle cronache. La tinteggiatura in oggetto
avviene mediante classica idropittura a due mani (la cosiddetta tempera
stesa, con un ripasso per assicurare
una perfetta copertura delle imper-
fezioni) in tinte chiare e previa preparazione delle pareti. Un lavoro
dunque eseguito a regola d’arte da
operatori professionalmente esperti, che include la protezione del pavimento e del mobilio e garantisce
la consegna dei vani imbiancati nello stato originario. I prezzi concordati sono contenuti (vedi box sotto)
e comprendono il costo delle materie prime di sicura qualità. La convenzione vale per Modena e provincia e i lavori in ogni caso verranno
realizzati non oltre 30/40 giorni dalla data della richiesta. Solo in provincia di Modena, il patrimonio immobiliare
potenzialmente
interessato è di 107 mila edifici ad
uso abitativo. nnn
Prezzi e procedure
Un servizio di qualità, attivo da gennaio 2007
PREZZ0 PER I SOCI COOP:
2 euro per mq al netto di IVA
(pagamento a fine lavori direttamente alla impresa esecutrice)
PROCEDURE
• richiesta telefonica del socio
di Coop Estense a S.G.I. (tel.
059.335533) con precisazione
del numero di vani da imbiancare e ubicazione dell’alloggio;
• indicazione di nome e cognome, indirizzo e recapito telefonico;
• comunicazione da parte di S.
G.I. delle condizioni di costo e
di esecuzione;
• verifica della effettiva condinovembre 2006
zione di socio Coop Estense del
richiedente (n° carta socio);
• individuazione da parte di S.
G.I. della impresa esecutrice
convenzionata da attivare;
• contatto col socio per la fornitura del numero telefonico
della ditta al fine di poter concordare la data del sopralluogo e quella di esecuzione dei
lavori;
• nel mese successivo alla avvenuta esecuzione dei lavori il socio viene contattato da S.G.I
per verificare il gradimento sui
lavori fatti e concordare un
eventuale sopralluogo del tec-
21
nico di S.G.I. in caso di contestazioni;
• per eventuale mobilio voluminoso e particolarmente pesante
da spostare sarà concordato un
supplemento di costo con l’impresa esecutrice;
• la superficie da imbiancare
per la piena applicazione del
prezzo convenzionato deve essere di almeno 100 mq (una
cucina 3x3 senza piastrelle è
pari a circa 45 mq);
• forniture extra (quali materiale lavabile, cornici, stucchi, colori intensi, ecc.) sono da concordarsi a parte.
in primo piano
consumatori
Il 95% degli italiani dichiara un
reddito al di sotto dei 40 mila euro
e solo l’1,5% dei contribuenti sta
sopra i 75 mila. Il 10% delle
famiglie più ricche possiede oltre
il 40% della ricchezza. Andiamo
ad analizzare come è distribuita
la “torta” nel nostro paese
L’Italia disegu
di Dario Guidi
S
iamo un paese più ricco di quanto dichiari al fisco o
siamo un paese più povero di quanto pensi e che
quindi vive al di sopra delle proprie possibilità? Siamo un paese con forti disuguaglianze sociali e che si sta
davvero impoverendo oppure un paese che si lamenta ma
è poi pronto a correre a comprare l’ultimo sofisticato apparecchio elettronico? Il dibattito che ha accompagnato in
queste settimane la presentazione della legge Finanziaria
ha fatto emergere dati e cifre che toccano molti nervi sensibili degli italiani. Senza entrare nel dettaglio della Finanziaria stessa (il cui iter, al momento in cui scriviamo,
è appena iniziato e appare suscettibile di significativi cambiamenti in diversi punti), certo è che l’intenzione del governo di rimodulare le aliquote Irpef (ovvero quanto paghiamo di tasse) a vantaggio dei ceti più poveri, ha messo
al centro dell’attenzione la “fotografia” dell’Italia in base a
Fasce di reddito
% contribuenti quanto dichiara al fisco. Nel tentativo di stabilire sino a
che soglia si è poveri e dove invece cominciano i ricchi.
E qui la sorpresa, per molti, è stata di scoprire che il 95%
degli italiani (i contribuenti sono in tutto oltre 40 milioni)
dichiara un reddito inferiore ai 40 mila euro l’anno. Tra questi un 41% dei contribuenti dichiara meno di 10 mila euro,
un reddito con cui davvero è difficile campare. Guardando
in alto invece, oltre i 75 mila euro arriva appena l’1,5% delle
dichiarazioni al fisco. Andando ancor più su, in cima alla
piramide c’è uno 0,14% (cioè un elité di 55 mila individui)
che dichiara più di 200 mila euro (neanche 400 milioni delle vecchie lire).
Dunque, per la rigida legge delle statistiche, qualcuno potrebbe dire che oltre i 40 mila euro c’è il 5% dei ricchi italiani. Semplificazione brutale che non risponde in toto al vero,
visto che un reddito da 40 mila euro significa uno stipendio
Redditi dichiarati
classi di reddito
lordo annuo in euro
0,67% oltre 100.000
0,92% da 69.720 a 100.000
3,42% da 40.000 a 69.720
3,81% da 30.990 a 40.000
6,46% da 25.000 a 30.990
Dipendenti
105.190 €
da 25.000 a 30.990
33,64% da 10.330 a 20.000
25,76% da 4.000 a 10.330
15,11% da 0 a 4.000
novembre 2006
22
Magistrati
70.747 ¤
Diplomatici e prefetti
38.396 ¤
Medici ospedalieri
31.102 ¤
26.035 ¤ 10,21% dati 2004
24.950 ¤
Dipen
Poliziotti
Insegnanti di scuola media
Impiegati comunali
24.308 ¤
Impiegati metalmeccanici
20.345 ¤
operai metalmeccanici
in primo piano
“Ricchezza privata
e povertà pubblica”
ale
Luciano Gallino
docente di sociologia
Università di Torino
Dipendenti
intorno ai 2000 euro al mese: sicuramente buono, ma non
è certo da nababbi. Se dunque occorre andare oltre il rigore
delle medie matematiche e le facili etichettature, c’è però anche da riconoscere che, di qualsiasi governo si parli, per ragionare di riforma delle aliquote, non si può che partire dall’imponibile realmente dichiarato. E gli italiani, per il 95%
stanno sotto ai 40 mila euro.
Le disuguaglianze sociali
Prima di entrare nel merito di una analisi più dettagliata e
di tirare in ballo l’enorme questione dell’evasione, che ovviamente pesa tantissimo nell’allontanare la realtà da quanto c’è nelle dichiarazioni al fisco, c’è però una fondamentale
dato da mettere in campo. E cioè che l’Italia, come spiega in
un articolo su “il Mulino” Massimo Baldini, docente di
Scienza delle finanze all’Università di Modena, “è da anni
continua a pagina 24 >
Professionisti e autonomi
dati 2004
428.497 ¤
Notai
103.830 ¤ Farmacisti
63.861 ¤ Dottori commercialisti
49.450 ¤ 42.825 ¤ Avvocati
Dentisti
Professionisti
20.101 ¤
Titolari ristoranti e pizzerie
15.852 ¤ Titolari bar
11.482 ¤ Taxisti
novembre 2006
23
Pesano evasione e
rendite finanziarie.
L’equità può
essere una leva
per promuovere
lo sviluppo
A Luciano Gallino, uno dei più importanti
sociologi italiani, autore di libri di grande
interesse, chiediamo che fotografia si ricava
dalle dichiarazioni dei redditi degli italiani.
Esce la fotografia di un paese che è privatamente molto
ricco e pubblicamente molto povero. Sia chiaro in Italia
esistono i poveri ed esistono tante famiglie che hanno
redditi con cui si fatica a vivere, ma il dato eclatante, che si
è accentuato negli ultimi anni, è che esiste un 20% di
famiglie che ha accumulato redditi privati che sono ai
livelli più alti sul piano europeo. Redditi conseguiti magari
con l’evasione e l’elusione fiscale. Ma questa accumulazione di ricchezza privata lascia povero il versante pubblico.
Ricordiamoci che in Italia il 50% delle scuole non ha le
strutture a norma, abbiamo le peggiori ferrovie d’Europa e
l’elenco potrebbe continuare. In altri paesi si sono usati i
soldi pubblici per fare queste cose.
Il tema della disuguaglianza dunque esiste?
Certo, in Italia ci sono evidenti disuguaglianze. Che sono
l’effetto di cause che si cumulano. Da un lato, negli ultimi
anni, c’è stato un grande sviluppo della ricchezza
finanziaria, coi grandi stipendi ai manager, le stock option.
Tutte cose che sono andate a chi aveva accesso al mercato
azionario. E questo ha aumentato i divari. Il secondo
elemento che ha prodotto diseguaglianza è quello
dell’evasione/elusione fiscale.
Ma l’equità può essere una leva di sviluppo economico?
Ormai da anni, perfino organismi come la Banca Mondiale
e le Nazioni Unite indicano nella riduzione delle disuguaglianze e, quindi nell’equità, un fattore di sviluppo. Perché
vuol dire che anche i figli dei più poveri avranno maggiori
possibilità di andare a scuola e quindi di avere un futuro
migliore. Io aggiungerei che se anche non fosse fattore di
sviluppo l’equità sarebbe comunque un valore etico e di
giustizia sociale da perseguire.
La leva fiscale può contribuire a un processo di riequilibrio?
Occorre premettere che l’idea che tenacemente rispunta nel
dibattito italiano, e cioè che pagare le tasse sia qualcosa di
sbagliato, fa parte dell’incultura civile di questo paese. Si può
discutere sui livelli di tassazione, ma le regole occorre
rispettarle. Del resto se una strada è ben illuminata e non ci
sono delinquenti in giro o se a una scuola non cade il tetto è
perché le tasse sono state pagate. Detto questo, il fisco può
essere una leva di redistribuzione importante, come avviene
nei paesi scandinavi. Ma, ripeto, occorre che le
tasse si paghino, altrimenti si finisce col colpire
sempre e solo una parte.
in primo piano
consumatori
sionisti) e piccoli imprenditori, ma
anche da grandi imprese, dal doppio
lavoro dei dipendenti e dal lavoro di
“giovani” pensionati”. Del resto, sempre in queste settimane, hanno fatto
decisamente discutere i dati sulle dichiarazioni dei redditi di diverse categorie, da cui risulta che gioiellieri,
baristi, venditori di auto dichiarano
mediamente meno di un metalmeccanico. Ma anche i 42.825 euro dichiarati mediamente dai dentisti nel 2004 o
i 20.101 euro dei gestori di ristoranti e
pizzerie non “passano inosservati”.
uno dei paesi europei a più elevato livello di diseguaglianza”. Lo strumento usato dai tecnici per calcolare il livello di disuguaglianza è l’indice Gini,
che per l’Italia è di 10 punti superiore
rispetto ai paesi scandinavi e di 5 rispetto a Francia e Germania. Per capire cosa significa disuguaglianza, basta
guardare l’interessante libro scritto
da due ricercatori della Banca d’Italia
(“La ricchezza degli italiani” di Luigi
Cannari e Giovanni D’Alessio), dove
emerge che il 10% delle famiglie più
ricche possiede il 27% dei redditi
complessivi (e oltre il 40% della ricchezza), mentre il 10% delle famiglie
più povere percepisce il 2,6% del reddito totale (e lo 0,3% della ricchezza).
Sempre Cannari e D’Alessio evidenziano come, in base alle classifiche sui
miliardari pubblicate nel 2002 dalla
rivista “Forbes”, le 12-13 famiglie italiane più ricche possiedessero patrimoni per circa 35 miliardi di dollari,
cifra che equivale alla ricchezza prodotta dai 3,5 milioni delle famiglie più
povere. Fuori da facili demagogie, se
da un lato c’è da dire che questi squilibri sono non lontani da quelli di altri
paesi occidentali, Usa in testa, c’è anche da aggiungere che, sapere che 12
famiglie possiedono la ricchezza pari
ad altre 3 milioni e mezzo di famiglie,
fa riflettere un bel po’.
Del resto i dati sull’andamento dei
consumi di cui tante volte ci siamo
occupati su queste pagine in questi
anni, sono una evidente conferma
delle difficoltà di molte famiglie ad
arrivare a fine mese. Anche l’Istat ha
appena presentato i dati sul 2005 che
novembre 2006
confermano come l’11,1% delle famiglie, cioè 2 milioni e 585 mila nuclei
pari a 7 milioni e mezzo di individui,
siano in condizioni di povertà (cioè
hanno una spesa mensile inferiore alla
metà di quella media nazionale).
Fisco non ti conosco
Chiarito che, pur in un paese sviluppato e progredito le disuguaglianze ci
sono eccome, un altro bel capitolo riguarda il capire chi è povero davvero e
chi lo è solo per il fisco. E qui emerge
l’altro grande tema dell’evasione fiscale, piaga storica e più che mai radicata
nel nostro paese, specie dopo anni di
condoni a raffica. Sempre nel libro di
Cannari e D’Alessio si trova una stima
dell’evasione che è intorno al 10% tra i
lavoratori dipendenti, mentre tra gli
autonomi e le imprese siamo al 55%.
Altre stime proposte da due economiste come Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra, parlano di una evasione
che oscilla tra il 27 e 48% del Pil, al
punto da definire l’evasione “una delle
industrie trainanti del nostro sistema
economico negli ultimi dieci anni”.
Non c’è qui lo spazio per approfondire
l’atteggiamento culturale ed etico degli italiani rispetto all’evasione e quali
strumenti sia opportuno adottare per
combattere il fenomeno. Resta il fatto
che l’evasione c’è e, come dicono le cifre è presente soprattutto nel campo
del lavoro autonomo, anche se come
ha precisato lo stesso viceministro
(con delega alle questioni fiscali), Vincenzo Visco, “l’evasione non arriva
solo dal popolo dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, profes-
24
Le diversità territoriali
Per non cadere in giudizi affrettati,
occorre poi evidenziare un altro aspetto chiave. Che è quello delle differenze
territoriali e segnatamente tra nord e
sud. Secondo uno studio, guardando
non alle medie nazionali, ma stando
dentro ai singoli territori, il tasso di
povertà sale al nord e scende al sud.
Questo perché il costo della vita è del
tutto diverso e campare con 1000 euro
al mese in alcune città del nord è assai
più difficile che non nel meridione.
Così anche le dichiarazioni dei redditi
di una medesima categoria, evidenziano differenze incredibili tra regione e
regione.
D’altro canto è pure vero che dal 1995
ad oggi è aumentato il divario nella
suddivisione della ricchezza tra nord e
sud, a tutto vantaggio del primo (lo
scarto nel reddito equivalente è aumentato di 14 punti).
Il ceto medio non esiste?
Altro tema in discussione è quello sul
ceto medio, se sia cioè quello che sta
soffrendo di più questa fase. Per Massimo Baldini, le famiglie della classe
media, anche se in complesso non
risultano in assoluto impoverite,
“sono leggermente più vicine ai poveri e decisamente più lontane dai
ricchi rispetto a 10 anni fa”. Dato che
conferma come la percezione di povertà sia anche legata a ciò che fanno
gli altri soggetti con cui quotidianamente ci confrontiamo nella società.
E se ci pare che viaggino più spediti
di noi, allora il morale si abbassa.
C’è poi anche da dire che è la nozione
stessa di ceto medio a vacillare sotto i
colpi della realtà. L’avanzare dell’economia low-cost, riduce distanze e
modifica comportamenti e termini di
paragone. Inoltre, guardando ai dati
italiani, l’analisi di Massimo Baldini
fa emergere una sorpresa. Guardando dentro al supposto ceto medio, si
cibo e cultura
di Massimo Montanari
docente di Storia medievale e di Storia
dell’alimentazione, Università di Bologna
consumatori
scopre come nell’ultimo decennio, le
cose siano andate del tutto diversamente per le famiglie di lavoratori
dipendenti rispetto agli autonomi.
“Per impiegati e insegnanti - spiega
Baldini - dal 1995 al 2004, il reddito
reale è cresciuto del 3%, cioè meno
dello 0,5% all’anno. Del tutto diverso
il caso dei lavoratori autonomi, per i
quali invece il reddito disponibile
reale è cresciuto del 4% all’anno.
Dunque, mentre nel 1995 il reddito
medio della famiglia di un impiegato
o di un insegnante era praticamente
uguale a quello di una famiglia di lavoratori autonomi, nel 2004 esso è
sceso a solo il 77% di quest’ultimo”.
Dunque il peggioramento c’è ed è
netto.
Autonomi a chi?
In questa serie di dati e di cifre che
raccontano la fisionomia della società
italiana, c’è infine da fare un’ulteriore
raccomandazione. Ed è quella del non
generalizzare rispetto ai lavoratori autonomi, non solo per quanto riguarda
il tema evasione (perché sicuramente
tanti onesti ci sono), ma anche rispetto a chi autonomo lo è, ma per forza e
non per scelta. Alludiamo, semplificando, ai tanti giovani che, sballottati
tra i “famigerati” contratti co.co.co, le
partite Iva e altro, vorrebbero tanto
approdare al lavoro dipendente, o almeno ricevere forme di tutela (previdenziale e assistenziale) più solide, ma
non ne hanno la possibilità. E questo
pesa nella difficoltà di questi giovani a
costruire progetti di vita futura, come
il mettere su famiglia o far figli. Non a
caso i dati della Banca d’Italia evidenziano come a essersi impoveriti, tra il
1989 e il 2004, siano proprio i più giovani (cioè quelli sotto ai 30 anni),
mentre i redditi degli anziani, nel raffronto, hanno retto meglio. Ciò non
cancella il fatto che la pensione media
mensile sia intorno agli 800 euro, ma
semplicemente propone un raffronto
tra due segmenti di popolazione nell’arco degli anni.
Dopo tante cifre e dati c’è la conferma che il problema delle disuguaglianze nel nostro paese non è una
invenzione. E che, come nota Luciano Gallino nell’intervista nelle pagine precedenti, i paesi che hanno
meno disuguaglianze rispetto all’Italia alla fine sono anche quelli che
producono e innovano di più. L’equità, oltre che per il suo valore etico e
di giustizia sociale, è sicuramente
una leva dello sviluppo. 
novembre 2006
LE MILLE
MINESTRE
Il Baccanale di Imola è dedicato quest’anno (4-19 novembre) al tema delle “minestre”:
parola quasi magica, che possiede una straordinaria ampiezza di significati e copre
una gran varietà di preparazioni gastronomiche. Una “minestra” non è qualcosa che si
possa esattamente individuare
e catalogare, nei suoi ingredienti o nelle sue forme. “Minestra” è semplicemente una
vivanda liquida, più o meno
densa, che si serve col mestolo
e si porta alla bocca col cucchiaio. Sono questi gesti (e
questi strumenti di cucina e di
tavola) a definire l’identità di
una “minestra”.
Ma potremmo dire che la minestra in sé è un gesto: il gesto
di distribuire, “ministrare” (da
questa parola latina deriva il
nostro “minestra”). Il gesto di
offrire e condividere il cibo.
Accostarsi al tema delle “minestre” significa anzitutto pensare a un gesto, e con esso alla
dimensione conviviale con cui
gli uomini, da sempre, amano
condire il loro cibo quotidiano.
Tale dimensione in questo caso
è particolarmente evidente,
perché la “minestra” – a differenza delle carni – si distribuisce ma non si suddivide. Del
pollo puoi avere il petto, le cosce, l’ala: ogni pezzo è diverso
dall’altro e può assumere, al di
là dei gusti personali, importanti valori simbolici: il pezzo
“migliore” andrà agli ospiti di
maggiore riguardo. Con le
“minestre” ciò è impossibile,
25
perché l’omogeneità della vivanda consente di distribuire
di più o di meno, ma non
“pezzi migliori”.
La minestra è un cibo virtualmente democratico, e anche
per questo – non solo per il
fatto di qualificarsi come cibo
“povero” – è stato il simbolo
per eccellenza dei pranzi popolari e ugualitari: la minestra
che nel Medioevo si distribuiva ai monaci o ai pellegrini
aveva anche il compito di segnalare l’assenza di gerarchie
fra di loro; un significato diverso, politico e non religioso,
ma improntato anch’esso all’idea dell’uguaglianza, fu la
“soupe populaire” (zuppa popolare) introdotta dalla rivoluzione francese – esiste ancora
a Parigi l’istituzione che la distribuisce.
È questa la magia della minestra. Da un lato essa è capace
di rappresentare le diversità
culturali: ogni paese ha la sua,
ogni popolo riconosce le sue
(anche il Baccanale imolese
sarà ricco di confronti fra realtà culturali diverse, a sottolineare il carattere “aperto” di
questo tipo di vivanda, adattabile e modificabile praticamente all’infinito). Ma al tempo
stesso la minestra è un’idea di
grande coerenza e di significato fortemente unitario, rappresentando la solidarietà degli
uomini che si riuniscono attorno al desco per celebrare il rito
collettivo della sopravvivenza,
nel calore (spirituale e materiale) di un cibo che li affratella.
consumare informati
ambiente
di Silvia Fabbri
L’
Italia ha 65mila mq di pannelli solari fotovoltaici,
contro i 750mila della Germania. Per paradosso, i
comuni che hanno investito di più nella produzione energia solare, non sono quelli più a sud, più soleggiati cioè, ma Bolzano (con 5mila metri quadri di
pannelli) seguito da Trento (4300).
Le biomasse (derivanti dalla parte umida dei rifiuti urbani e industriali, come trucioli, segature, residui vegetali) potrebbero coprire fino al 40% del bilancio energetico mondiale; ma in Italia arriviamo sì e no al 2,5%.
Tutto questo per dire che l’approvvigionamento energetico è uno dei grandi problemi ambientali del nostro
paese. Perché continuare a usare petrolio e a consumare elettricità, che solo in minima parte viene prodotta
attraverso le cosiddette fonti rinnovabili (come vento e
sole), non solo è assai costoso per le nostre tasche e
quelle del bilancio nazionale (le nostre bollette, dal ’92
od oggi, ci sono costate circa 30 miliardi di euro, di cui
solo 6 sono andati all’energia pulita), ma quel che è
peggio aumenta l’inquinamento delle nostre città, dei
nostri fiumi dei nostri mari. Fa alzare la febbre delle
nostre città, surriscaldandole, tanto che si avviano a
passare estati che nel giro di qualche decennio potranno aumentare di 3-5 gradi. Infine, il nostro dissennato
comportamento collettivo e individuale distrugge definitivamente risorse che ci rendono colpevoli nei confronti di chi verrà dopo di noi.
Dopo l’indagine presentata sul numero scorso della nostra rivista (che presentava l’opinione di un campione
di 1505 soci Coop) torniamo dunque a parlare di amnovembre 2006
26
biente, per capire come stimolare, dopo le opinioni, i
fatti ed i comportamenti concreti e virtuosi.
La parola alle associazioni ambientaliste
“Sì – conferma Rossella Muroni, della segreteria nazionale di Legambiente – anche per noi il tema dell’energia
è tra i più urgenti. Per le sue caratteristiche ambientali e
climatiche l’Italia potrebbe essere davvero un importante
punto di riferimento per l’energia solare fotovoltaica ed
eolica. Ma in verità non si è mai investito seriamente in
continua a pagina 28 >
consumare informati
consumatori
cambiare rotta
Aria inquinata dal traffico cittadino e dalle grandi
industrie. Irrisori investimenti sulle fonti di energia
rinnovabile. “Ma reagire si può e si deve, a partire
da un modello di sviluppo alternativo a quello attuale”.
La parola alle associazioni da Legambiente a Greenpeace
Comportamenti virtuosi
Dall’elettricità all’acqua, dagli elettrodomestici all’auto
Ecco cosa fare per evitare gli sprechi e risparmiare
Fare del bene a noi e all’ambiente è
possibile. L’elettricità è uno dei fronti
più concretamente aggredibili: spegnere la luce nelle stanze vuote e utilizzare lampadine a basso consumo
può farci risparmiare circa 120 euro
all’anno. Totalmente inutile è anche
tenere accese le lucine rosse dello
stand-by degli apparecchi elettronici:
se tutti le spegnessero il consumo
elettrico nazionale si ridurrebbe sensibilmente. Basti pensare che in Italia
sarebbe possibile ridurre del 46% la
domanda di energia elettrica adottando semplici misure di contenimento
dei consumi domestici e adottando le
tecnologie più efficienti sul mercato,
cioè di classe A (dove la A sta per consumi più bassi, la G per quelli più
alti). Per intenderci: una lavatrice di
classe A consuma il 40% in meno; la
lavoastoviglie riduce i consumi di
funzionamento del 39%; un frigorifero o un congelatore arriva a una differenza, addirittura, del 65%.
novembre 2006
Una volta fatto l’acquisto giusto, ci
sono poi metodi di utilizzo imprescindibili.
Per risparmiare elettricità
• Usiamo le basse temperature, sia
per la lavastoviglie che per la lavatrice. Andare oltre i 60 gradi, è inutile,
anche perché ormai quasi tutti i detersivi in commercio funzionano benissimo anche a freddo
• Cerchiamo di far funzionare i nostri elettrodomestici di sera o di notte, e a pieno carico.
• Per quanto riguarda frigoriferi e
congelatore, sbriniamoli frequentemente, evitiamo di tenerli aperti a
lungo e non inseriamo al loro interno cibi caldi.
• Nell’aspirapolvere puliamo spesso
il filtro e teniamo sotto controllo il
sacchetto: troppo pieno può “soffocare” il motore.
Per risparmiare acqua
Per quanto riguarda la preziosissima
27
acqua, preferiamo la doccia al bagno.
Cerchiamo di realizzare piccoli ricicli: per innaffiare i vasi, ad esempio,
usiamo l’acqua in cui abbiamo lavato
frutta e verdura. Mentre ci laviamo i
denti non teniamo il rubinetto aperto. Usiamo il regolatore di flusso dello
scarico del water (fa risparmiare almeno 26mila litri l’anno).
Il dispositivo di riduzione di flusso,
che mescola acqua e aria, può dimezzare i consumi.
Auto, rifiuti e acquisti
Cerchiamo di utilizzare l’auto il meno
possibile (a tutto vantaggio anche della nostra salute), e cerchiamo di differenziare i rifiuti. Più li dividiamo, più
ricicliamo. Più ricicliamo e meno
consumiamo.
Infine, preferiamo merci prodotte o
imballate con materiali riciclati. Compriamo prodotti biologici, quando possibile, e del mercato equosolidale. Anche l’etica fa bene all’ambiente.
consumare informati
consumatori
questi ambiti. Anche perché, diciamoci la verità, in Italia
l’ambiente in generale non gode di buona salute, anche
perché non è mai stato la priorità di nessun governo.
Certo, oggi guardiamo con grande fiducia all’esecutivo di
Prodi. C’è un gran lavoro da fare: l’ambiente deve diventare trasversale a tutte le decisioni, un elemento di qualità delle scelte politiche del paese. Dobbiamo creare un
modello alternativo al bieco sfruttamento che ha sempre
contraddistinto l’Italia, e dobbiamo anche capire, una
volta per tutte, che il nostro paese ha caratteristiche ambientali uniche. Valorizzarle non è solo un dovere, ma
l’occasione per creare opportunità di lavoro e di crescita
economica”.
Il problema dell’approvvigionamento energetico è tra i
più urgenti anche per Greenpeace che su questo tema ha
incentrato una delle sue campagne, a livello italiano e
non solo: “Occorre davvero una rivoluzione culturale
energetica – spiega Giuseppe Onufrio di Greenpeace –
che riduca la nostra dipendenza dall’estero, riduca le
emissioni di gas serra e possa diventare un volano per
l’economia e l’innovazione tecnologica. Va avviata al più
presto una strategia credibile di sviluppo delle fonti rinnovabili”.
E noi, cosa possiamo fare?
Fin qui sembrerebbe che non sia affar nostro, che – in
fondo - la questione della tutela ambientale passi per
decisioni su cui poco o nulla possiamo influire. Insomma, l’ambiente è una preoccupazione assai pressante per
tutti – come denuncia l’indagine condotta tra i soci Coop
che abbiamo presentato nel numero scorso – più dell’oridine pubblico e delle guerre. Più della situazione economica e del rischio disoccupazione. Ma solo il 48,3% riesce a tradurre questa preoccupazione in azioni concrete
e anche all’interno di questo gruppo si sconta una sorta
di paralisi sul fronte delle scelte quotidiane. Per lo più (il
34,5%) si limita infatti a fare la raccolta differenziata dei
rifiuti; poi c’è un 22,8% che dichiara di aver usato meno
l’auto e un 20% che risparmia acqua.
Il sondaggio
Le associazioni ambientaliste? Secondo i soci c’è da fidarsi
Associazioni ambientaliste promosse dai soci Coop,
secondo i quali sono la fonte più attendibile sul fronte
dell’ambiente. Certo, si meritano un voto poco più
che sufficiente (ovvero di 6,87 in una scala da 1 a 10),
ma sono praticamente alla pari (6,86) con centri di
ricerca e universitari. Buono il dato di Coop che è terza con un “gradimento” di 6,61. Il 55,7% del campione sostiene che le associazioni sono obiettive nel
rappresentare la realtà, ma il 22,8% ritiene siano un
po’ troppo pessimiste. “In effetti – spiega Giuseppe
Onufrio di Greenpeace – la modalità con cui ci muoviamo è quella della drammatizzazione, perciò nella
lettura che i Soci Coop fanno di noi un fondo di verità
c’è. Però non è che esageriamo. E del resto se non
siamo noi a parlare di disastri, allora chi?”. In effetti
novembre 2006
28
sono di forte impatto, le azioni di Greenpeace, e alcune occupano prepotentemente la ribalta… “Diciamo
che noi crediamo, più che nel pessimismo, nell’ottimismo dell’azione”, conclude Onufrio.
Che la comunicazione debba passare attraverso il
concetto dell’allarme, lo sostiene anche Legambiente: “Anche se, – spiega Rossella Muroni – è un allarme
che deve essere ‘dosato’ per avvicinare le persone ai
problemi, non per provocare un distacco emotivo.
Noi poi cerchiamo anche di sfuggire alle eccessive
semplificazioni, alle banalizzazioni del messaggio. Altrimenti si corre il rischio di fornire degli alibi per il
disimpegno. Insomma, se passa il messaggio che l’effetto serra è un disatro irreversibile, allora perché darsi da fare?”
consumare informati
la vignetta di ellekappa
Dalla indagine commissionata
da Coop tra i suoi soci emerge
che l’ambiente è diventato
il tema che preoccupa di più.
Prima di guerre, conflitti
e ordine pubblico
22,8 %
56,7 %
Rispecchiano
adeguatamente
la realtà ed i problemi
Sostengono solo
chi non vuole
opere utili davanti casa
21,5 %
Peccano di eccessivo
pessimismo
Quale opinione ha sulle posizioni espresse
da gruppi e movimenti ambientalisti?
“Da una parte – commenta l’esponente di Greenpeace – è
chiaramente percepito che i luoghi delle decisioni politiche sono lontanissimi da noi. Basti pensare alla vicenda
Ogm e alla difficoltà di controllare la catena degli alimenti. Poi c‘è il tema anche della mancanza di alternative a
uno stile di vita e di consumi che è quello dominante.
Insomma, la consapevolezza delle persone – e dei soci
Coop in particolare - è già molto alta. Bisognerebbe tuttavia offrire alle persone strumenti in più, rendendo disponibili opportunità differenti tra loro”. In sostanza, abbiamo davvero la possibilità di non usare l’auto (che sarebbe
uno dei comportamenti più “virtuosi” da praticare)? Ci
vengono offerte alternative credibili?
“È vero che se si parla solo di effetto serra – spiega Rossella Muroni - sembra quasi impossibile fare qualcosa.
Invece non è così: i cittadini hanno un potere molto forte, che è anzitutto il potere di essere consumatori. Poi
sono elettori – e votare un partito o un altro non è una
cosa neutra, rispetto ai temi dell’ambiente – e infine
possono anche partecipare a manifestazioni, campagne,
mobilitazioni. Insomma, il modo per far pesare le nostre
convinzioni c’è”.
Sì, ma cosa fare di concreto, giorno per giorno? “Scegliere – prosegue Rossella Muroni - di acquistare i prodotti equosolidali e biologici; per quanto riguarda gli
elettrodomestici, spostarsi decisamente su quelli a basso
consumo. È un enorme rispermio in termini energetici
e anche per le nostre tasche: dobbiamo considerare che
se spendiamo qualcosa in più, poi ammortizziamo la
spesa nel giro di poco”. “Come Greenpeace – argomenta
Onufrio – crediamo molto nelle mobilitazioni pubblicontinua a pagina 31 >
novembre 2006
29
un pianeta da difendere
di Mario Tozzi
primo ricercatore Cnr - Igag
e conduttore televisivo
consumatori
che. Ma siamo anche convinti che la
scelta di cosa comprare valga più di
una manifestazione. Perciò occorre
investire sull’informazione, perché
i cittadini conoscano le alternative
possibili, e promuovere le etichette
che consentono di rendere chiara la
variabile ambientale”. Ovvero, che
permettano al cittadino di capire se
è meglio, in una prospettiva ecologica, comprare una marca o l’altra:
un prodotto biologico o di lotta integrata, l’aglio di casa o nostra o
quello cinese, il frigo che costa
meno ma ha una bassa classe di efficienza o quello più costoso che
però, alla lunga, ci farà risparmiare.
Ristrutturazioni in corso? Sia che
si tratti di un’unica abitazione indipendente che nel caso di un condominio, è utile informarsi presso
la propria Regione su quali incentivi sono previsti per l’installazione
di impianti solari termici per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua e anche per pannelli solari
fotovoltaici per la produzione di
elettricità.
Fare a meno dell’auto si può
E poi c’è il problema dell’auto, percepito dai soci Coop come uno dei
più gravi: per il 34,8% l’inquinamento dell’aria è tema tra i più urgenti, ma anche il problema più
difficilmente affrontabile. Il 52%
del campione pensa che le targhe
alterne siano poco utili, anche se c’è
un 24,6% che crede nella funzione
educativa del provvedimento che
almeno ci costringe a sperimentare
altri mezzi di trasporto. “Bisogna
dare il via a nuove politiche più coraggiose, anche impopolari se occorre – dice Muroni – perché le nostre città sono inquinatissime, al
collasso. A forza di parlare di diritto
alla mobilità non ci muoviamo più.
Un diritto che va esercitato con
mezzi collettivi”.
Insomma è un altro ambito in cui
provare a passare dalle parole ai fatti: organizzandosi coi colleghi di
lavoro, per far girare meno auto, o
facendo i turni tra mamme e papà
che caricano non solo il proprio
bambino ma anche gli amichetti.
“Chiediamoci come è possibile –
conclude Rossella Muroni – che in
ogni macchina ci sia solo una persona, anche in città medio-piccole.
Sono convinta che sia possibile fare
meglio di così a partire dai comportamenti quotidiani”.
nnn
novembre 2006
Ipocrisie ambientali
L’ordine pubblico, la criminalità e certamente il rischio di guerre alle
porte, oppure i servizi sociali, sono tutti aspetti che preoccupano i
lettori di questo mensile, ma – incredibile a dirsi - il primo problema
è diventato ora quello ambientale. Non solo: quasi la metà dei lettori dice di avere cambiato i propri comportamenti di vita proprio a
causa di questa preoccupazione. Chi ha cominciato a raccogliere i
rifiuti in modo differenziato, chi riduce il consumo d’acqua, chi - addirittura! - usa meno l’autovettura.
Sono senza parole, pensavo di trovarmi di fronte il Paese dei blocchi
stradali contro i rifiuti, degli inquinatori mai puniti, dei palazzinari e
dei costruttori abusivi, dei fanatici delle SUV e della caccia nei parchi
naturali. E, invece, mi trovo di fronte cittadini esemplari che si preoccupano e si danno da fare per migliorare l’ambiente. Mi dispiace ma
non ci credo. E i numeri dello sfascio ambientale e dell’arretratezza
culturale dell’Italia stanno lì a dimostrarlo.
L’Italia è ancora il regno della cementificazione del territorio che procede al ritmo forsennato di 150.000 ettari all’anno, è il regno delle
costruzioni abusive (250.000 soltanto fra il primo e il secondo condono edilizio, 1985-1995), del dissesto idrogeologico causato dall’apertura di nuove strade, della compromissione del patrimonio
naturalistico a causa dell’espansione urbana, della caccia e di un malinteso senso del turismo di massa.
Il sondaggio dice che in molti hanno abbandonato l’auto privata.
Ma dove? Quando? L’Italia è prima in Europa per numero di autovetture circolanti: ci sono 2 auto ogni 3 abitanti per un totale di quasi
35 milioni di automezzi; nel continente la media è di 43 auto ogni
100 abitanti, da noi sono oltre 53. Inoltre gli italiani percorrono su
ruota più km che qualsiasi altro europeo, visto che siamo passati dai
quasi 2.500 km all’anno del 1960 ai circa 15.000 di oggi, cosa che
conferma come più strade producano sempre e comunque un traffico maggiore. In Italia l’81% della mobilità è soddisfatto dall’auto
privata e il 76% delle merci viaggia su camion, con un incremento
spaventoso dalle 37.000 tonnellate per kilometro del 1960 alle oltre
200.000 di oggi. Tutto questo nonostante un cavallo vapore terrestre trasporti circa 150 kg su gomma (uno ferroviario 500) e uno
marino fino a 4.000: lo svantaggio energetico di trasportare, per
esempio, una tonnellata di arance da Palermo a Genova via terra
dovrebbe essere talmente evidente da scatenare una corsa al cabotaggio di cui però non si registra alcuna traccia. Però, l’Italia importa
via mare il 70% delle sue merci: così altri usano i nostri corridoi marini, mentre noi ci guardiamo bene dal farlo.
Costruire più strade per alleviare il traffico è come allentare la cintura
per curare l’obesità. Ma noi siamo il Paese delle strade: 308.000 km
di strada ufficiali, cioè 1 km lineare per ogni kmq di territorio, cosa
che si traduce nel traffico spaventoso che ben sappiamo. Infine ce ne
stiamo nelle nostre case in canottiera d’inverno e col maglioncino di
filo in estate, creando un clima artificiale che spreca e inquina. Ma di
quale Italia stiamo parlando?
31
consumatori
consumare informati
Alcune immagini del centro commerciale “I Malatesta” a Rimini, dove sono stati adottati diversi
accorgimenti per ridurre i consumi energetici
coop, fatti per
di Dario Guidi
L
’attenzione alla convenienza, alla qualità, ai prodotti
del mercato equo e solidale, a quelli biologici. Sono
tutti titoli di prima pagina nel quotidiano lavoro di
Coop rivolto ai propri soci e ai consumatori. Ma l’ambiente,
la lotta all’inquinamento, l’impegno a consumare meno
energia, a ridurre rifiuti e imballaggi a che punto sono nell’agenda Coop delle cose da fare? Tranquilli, sono anche questi in prima pagina, ed anzi l’intenzione è quella di investirci
ancor di più.
Dopo l’indagine presentata nello scorso numero di Consumatori, in cui abbiamo proposto l’opinione di 1505 soci proprio sulle tematiche ambientali, era doveroso tornare sull’argomento in maniera ampia. E oltre al parere delle
associazioni ambientaliste (ospitato nel servizio nelle pagine
precedenti), era altrettanto doveroso documentare le attività
e l’impegno Coop su un versante che tanto sta a cuore ai suoi
soci e preoccupa l’intera opinione pubblica.
“Sull’ambiente il mondo Coop lavora da anni e con importanti risultati – spiega il responsabile nazionale delle politiche sociali Loris Ferini – Ma abbiamo deciso che, per valorizzare quanto facciamo, ed anche per fare un ulteriore salto di
qualità nel nostro lavoro, era necessario un più forte coordinamento anche perchè occorre far lavorare insieme competenze diverse, a livello nazionale e nelle singole cooperative.
Così è nato il gruppo ambiente nazionale che promuoverà
gli interventi su tre fronti: il primo è quello dei punti vendita,
della loro progettazione e realizzazione, per contenere e ridurre l’impatto ambientale e i consumi energetici. Secondo
fronte è quello che riguarda le merci, la filiera ed i processi
produttivi. Qui c’è tutto quanto fa in particolare Coop Italia
per le produzioni biologiche, senza l’uso di pesticidi e Ogm,
ma anche l’impegno a ridurre imballaggi e per aumentare
l’uso di materiali riciclati. Il terzo fronte è quello di stimolare
modelli di consumo consapevole, di promuovere educazione
e campagne di sensibilizzazione. Cito da ultimo l’accordo col
Ministero per l’ambiente sul Car sharing. E proprio col Ministero stiamo definendo un accordo quadro per costruire progetti insieme e impegnarci a sperimentare soluzioni innovative. Per il 2007 promuoveremo iniziative di rilievo, che
vedranno coinvolta anche la nostra rete di vendita come luogo di promozione di sensibilizzazione e conoscenza”.
Meno imballaggi, più materiali riciclati
Se questo è il quadro generale, vediamo più nel dettaglio cosa
Coop ha fatto e sta facendo sui fronti indicati da Ferini. Cominciamo da quello degli imballaggi e dei materiali riciclati.
“Qui i risultati sono già importanti - spiega il direttore qualità
di Coop Italia Maurizio Zucchi -. Dal 2000 al 2005 sono quasi
6500 le tonnellate di materiali risparmiati”. Si va dall’eliminazione dell’involucro in prodotti come la maionese in tubo e il
dentifricio, all’introduzione delle ricariche per ammorbidenti, detergenti per la persona e prodotti per la pulizia di vetri e
altre superfici. Poi c’è l’impegno che va avanti da anni per
l’uso di plastica riciclata per detersivi vari, candeggine e ammorbidenti e l’uso della cellulosa riciclata per i contenitori di
uova biologiche e di biancheria da casa”.
Ma c’è dell’altro, sul versante delle cose già fatte. Coop, anche
qui con una scelta impegnativa e d’avanguardia, già da oltre
un anno ha introdotto le sportine degradabili, in un materiale plastico che si decompone nel giro di 18 mesi (mentre per
il normale polietilene servono decine di anni). E considerato
che nella rete Coop nel 2005 sono stati distribuiti 380 milioni
di sportine (per circa 4500 tonnellate di prodotto), le cifre
parlano da sole.
“Altra novità - aggiunge Zucchi - è quella relativa all’introduzione di prodotti in Pla: piatti e bicchieri del tutto simili alla
plastica, ma in realtà fatti con un materiale derivante dalla
fermentazione dello zucchero a sua volta derivato dal mais e
non dal petrolio. Dunque si tratta di prodotti al 100% biodegradabili. Ora il Pla viene usato anche in sacchetti dell’ortofrutta Coop di quarta gamma (quella già lavata e tagliata).
Inoltre stiamo gradualmente estendendone l’utilizzo anche
continua a pagina 35 >
novembre 2006
32
consumare informati
l’ambiente
6500 tonnellate risparmiate in 5 anni tra materiali riciclati e
minori imballaggi, energia prodotta con fonti rinnovabili e
nuovi standard per far sì che i centri commerciali consumino
meno elettricità e metano. Ecco cosa fa Coop per l’ecologia
Greenlight
A Rimini
Illuminare risparmiando
L’iper a “impatto zero”
Dal 2001 al 2005 effettuazione di 135 interventi
(88 su punti vendita nuovi e 47 di ristrutturazione di punti vendita già esistenti) destinati ad installare tecnologie di illuminazione più efficienti
da un punto di vista energetico e migliorative
della qualità dell’illuminazione stessa, con un bilancio del periodo che ha portato al risparmio di
20.481 megawattora (MWh). Sta in queste significative cifre la spiegazione del riconoscimento che Coop ha ricevuto nell’ambito di un progetto promosso dalla Commissione europea
come “Green Light partner award” 2006 cui
Coop partecipa atraverso Inres e 10 cooperative. Gli interventi sulle tecnologie di illuminazione condotti in questi 5 anni hanno riguardato l’installazione di lampade ad alta efficienza,
fluorescenti e ceramiche a ioduri, l’installazione
di reattori elettronici e di sistemi di controllo
automatico di accensione e spegnimento delle
luci ed hanno riguardato una superficie di vendita di circa 444 mila metri quadrati in negozi
delle 10 cooperatuive aderenti al programma.
A completare il panorama delle novità ambientali
offerte dal centro commerciale “I Malatesta” di Rimini (oltre a quelle citate nell’articolo principale) ci
sono anche diversi altri elementi. Per migliorare
l’isolamento termico (non far surriscaldare d’estate
e non disperdere d’inverno), una porzione dell’edificio è coperto da un tappeto erboso di circa 4 mila
metri quadrati. I posti auto dei parcheggi sono invece ombreggiati ed è stata realizzata una vasca da
700 metri cubi per recuperare acqua piovana da
riutilizzare, con una riduzione dei consumi di 3 milioni di metri cubi all’anno. Altri accorgimenti riguardano la logistica (per ridurre gli spostamenti
per il trasporto delle merci) e la raccolta differenziata dei rifiuti (circa 400 mila chili in un anno).
Il tutto contribuisce al progetto di un iper a “impatto zero” sul piano delle emissioni di ossido di carbonio (CO2). Come spiegato nell’articolo, ai minori
consumi, si unisce la scelta “politica” di Coop Adriatica, concordata col Comune di Rimini, di acquistare titoli di credito energetico secondo quanto previsto dagli accordi di Kyoto.
novembre 2006
33
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consumare informati
consumatori
per il confezionamento di prodotti di
gastronomia, latticini e salumi nei
punti vendita. Così, dalle 170 tonnellate di Pla usate nel corso del 2005, la
previsione per il 2006 è di arrivare a circa 250”.
Per completare il quadro su questo versante sono poi da citare anche tutti i
prodotti a marchio eco-label proposti
da Coop: dai detersivi ai tovaglioli, alla
carta igienica in carta riciclata al 100%.
Ci sono poi i prodotti FSC, cioè con cellulosa non proveniente da distruzione
di foreste vergini (anche qui fazzoletti,
carta casa, tovaglioli ecc) ed anche le
lampade a risparmio energetico (meno
80% di energia consumata a parità di
illuminazione rispetto alle normali
lampade ad incandescenza) e le pile ricaricabili. Inoltre vanno ricordate le
storiche attività sull’agricoltura ecocompatibile: le produzioni biologiche
(oltre 300 prodotti), le produzioni di
ortofrutta a lotta integrata, l’impegno a
garantire l’assenza di ogm.
Punti vendita pensati
per risparmiare energia
Ma l’altro grande capitolo dell’impegno
Coop è relativo ai punti vendita, alla
struttura dei grandi centri commerciali
che ospitano ogni giorno decine di migliaia di persone e che dunque consumano grandi quantità di energia. Anche
qui il mondo Coop ha operato una svolta, tesa a rendere sistematiche una serie
di innovazioni mirate a ridurre i consumi e a dare maggiore efficienza a queste
strutture, sempre in un ottica di equilibrio e compatibilità dei costi.
“Una nostra attenzione su questi temi
c’è già da diversi anni – spiega Fortunato Della Guerra, direttore di Inres (Istituto nazionale consulenza progettazione ingegneria), la società del sistema
Coop che si occupa proprio della progettazione dei punti vendita – Ma, nel
2005, con l’inaugurazione del centro
commerciale “I Malatesta” di Coop
Adriatica a Rimini abbiamo realizzato
una sorta di modello che ora è per molte cose il parametro di riferimento per
tutti gli interventi futuri. A Rimini, grazie a uno stretto lavoro col Comune, è
infatti nato un centro commerciale a
emissione zero per quanto riguarda
l’anidride carbonica”.
Elencare tutte le misure e gli accorgimenti presenti sarebbe davvero lungo e
non semplice. Sul fronte del riscaldamento (con l’uso di metano) e del condizionamento si va dall’uso delle caldaie
a condensazione, al recupero del calore
contenuto nell’aria espulsa o di quella
novembre 2006
prodotta dagli impianti di refrigerazione, a sonde che misurano la qualità
dell’aria e riducono o intensificano il
ricambio in funzione delle effettive necessità. Quanto al consumo di energia
elettrica ci sono diversi sistema di recupero dell’aria espulsa e di ottimizzazione dell’accensione degli impianti in
base alle condizioni ambientali effettive. A migliorare i consumi, ma soprattutto a indicare una volontà per il
futuro, a Rimini ci sono anche un
generatore eolico (cioè che produce
energia col vento) e un impianto fotovoltaico, che insieme producono
63.542 kilowattora all’anno.
Il complesso di questi interventi consente un abbattimento del 28,43%,
quindi quasi un terzo, sui consumi per
condizionamento e riscaldamento di un
normale ipermercato, pari a 132 tonnellate di CO2 in un anno, ovvero l’equivalente di 56 tonnellate di petrolio.
A ciò si aggiunge anche l’intervento sui
sistemi di illuminazione su cui Coop è
impegnata da anni ed ha ottenuto un
riconoscimento europeo (vedi la scheda apposita). Ovviamente tutto ciò non
basta ad azzerare le emissioni del centro commerciale. Per garantire di raggiungere l’emissioni zero subentra un passaggio “politico”
da parte di Coop Adriatica
che acquisterà ”titoli di emissione” ed energia da fonte rinnovabile secondo il meccanismo virtuoso introdotto col
protocollo di Kyoto.
“Tutte le principali misure di ottimizzazione e risparmio applicate a
Rimini – spiega Della Guerra – vengono ora introdotte in tutta la nostra
nuova rete. Cioè diventano lo standard progettuale di riferimento”
taici. Col decreto del luglio 2005 si è
attivato il Conto energia, per cui il valore dell’energia prodotta da questo tipo
di impianti viene incentivato economicamente per una durata di 20 anni. Tra
le migliaia di richieste presentate a livello nazionale, quattro di quelle Coop
sono già state ammesse. Si tratta degli
impianti del citato iper di Rimini, quella
del centro distribuzione e sede di Coop
Centro Italia, quello per la sede Inres a
Sesto Fiorentino e di un altro centro
distribuzione e sede di Unicoop Tirreno.
Per altri sei progetti (2 iper di Coop
Adriatica, 2 di Coop Estense e 2 di Unicooop Firenze) è stata presentata domanda e si è in attesa dell’esito.
A completare il quadro, davvero ampio,
delle attività Coop verso l’ambiente c’è
infine anche l’adesione ai progetti europei di Greenbuilding per la diffsione
della cultura della costruzione e gestione di edifici con modalità e tecniche che
consentano di ridurre i consumi di
energia. Ma su questo torneremo in futuro…

C’è anche il fotovoltaico
Un altro capitolo di intervento ormai
avviato è quello degli impianti fotovol-
Sopra una confezione di piatti in Pla, il materiale ricavato dal mais.
Sotto i contenitori per ammorbidenti Coop realizzati in plastica riciclata
35
consumare informati
consumatori
La casa col
Con la domotica, ovvero l’automazione domestica,
è possibile dotare gli alloggi di tecnologie che
consentono a persone con handicap fisici o cognitivi
di mantenere l’autosufficienza più a lungo.
“Ma sono dispositivi che migliorano la vita di tutti”
I
mmaginate una casa intelligente. Che ci avvisa se
dimentichiamo il gas aperto. Che regola l’apertura
delle tapparelle sulla quantità di luce che c’è all’esterno, che “sente” temperatura e tassi di umidità
per accendere o spegnere l’impianto di climatizzazione. Che al nostro passaggio fa accendere le luci. Che
capisce se i suoi abitanti stanno male e, nel caso, chiama un medico.
Fantascienza? Nient’affatto. È la domotica, altrimenti
detta automazione domestica. Che trasforma le quattro mura di casa nostra in una sorta di organismo sensibile ai nostri problemi e alle nostre esigenze, in grado
di reagire alla nostra presenza in modo interattivo.
Questa nuova modalità di progettazione abitativa si
propone come ricerca e proposta di soluzioni ai problemi delle persone con ridotte capacità motorie. Ma da lì
in avanti, ne ha fatta di strada. “Oggi la domotica –
spiega Pietro Andreotti, ingegnere e presidente dell’Icie, istituto cooperativo per l’innovazione – è per
tutti. Dotare la nostra casa, ad esempio, di un impianto
elettrico dotato di una centralina elettronica, ci permetterà un domani – in caso di necessità – di sviluppare delle funzioni che ci consentiranno di affrontare più
serenamente situazioni di difficoltà. O anche solo di
controllare la sicurezza del nostro appartamento”. Insomma di proteggerlo dai ladri o dagli incendi avvisando non solo noi, che magari siamo lontani da casa, ma
anche forze dell’ordine o vigili del fuoco. “Bisognerebbe – spiega ancora Andreotti – considerare queste dotazioni alla stregua di molte altre che diamo per scontate”. Già, perché quello che davvero sorprende è quello
che può fare la domotica per gli anziani e i disabili, ovvero renderli più autonomi. Cioè più liberi.
Qualche esempio? A Mantova, per conto del Comune,
l’Icie ha contribuito alla realizzazione di 28 alloggi destinati alle persone anziane autosufficienti. “Si tratta di
case – spiega Andreotti – progettate per forme di disabilità più cognitive che motorie. Capaci di avvisare con
allarmi qualora ci si dimentichi del gas, dell’acqua o
anche della porta del frigo aperti”. “E quando parliamo
di allarme – continua Andreotti – parliamo di sistemi di
telesoccorso collegati in remoto con chi può soccorrere l’anziano”. Ogni accensione/spegnimento è regolata
da un unico telecomando e ciascun alloggio possiede i
percorsi di illuminazione notturna, con un videocitofono e, all’aperto, con sostegni che aiutano l’anziano a
passeggiare sorreggendosi.
Lo stesso concetto del collegamento remoto consente
L’alloggio realizzato all’ospedale di Sondalo per favorire il recupero dell’autonomia dei disabili
novembre 2006
36
consumare informati
cervello
altri tipi di applicazione, che ci aiutano a comprendere
quanto la domotica può essere una soluzione a problemi quotidiani, non necessariamente legati all’età o a
una disabilità. Con un impianto elettrico collegato a
una centralina con cui possiamo metterci in contatto o
via telefono (anche cellulare) o via internet, possiamo
– stando fuori casa – avviare elettrodomestici, riprogrammare tempi e temperatura dell’impianto di climatizzazione, o chiudere le finestre in caso di pioggia.
L’allarme che “vede”
L’anziano – o comunque la persona con disabilità cognitive – può essere monitorato anche attraverso un
segnalatore (sempre in modalità di telesoccorso) che si
allarma quando nel corso della notte, dopo un etermi-
nato periodo tempo, non torna a coricarsi. Oppure –
nel caso di terapie salva-vita – grazie a un dispenser di
farmaci che, regolato sugli orari della terapia, ne segnala la mancata assunzione.
Ma quanto costa rendere domotica la propria casa?
“Ovviamente – spiega Andreotti - dipende molto dai
problemi a cui si intende dare soluzione. Però diciamo
che un dispositivo per la rilevazione di fumo, gas e acqua costa intorno ai 540 euro; il sistema di gestione
degli elettrodomestici non costa più di 350. Per gli
apparecchi illuminanti di sicurezza si potranno spendere 80 euro”. Un’ipotesi di spesa formulata dall’Icie
per un bilocale domotizzato (cioè dotato di accensione/spegnimento luci con telecomando a raggi infrarossi; pulsante con funzione di spegni-tutto collocato
continua a pagina 38 >
novembre 2006
37
consumatori
rubricag
consumare informati
Il bagno con i dispositivi per facilitare i movimenti.
Nell’immagine in alto, la cucina domotica
all’uscita dell’abitazione; un rilevatore a soffitto che
accende automaticamente le luci in caso di presenze
indesiderate e per la regolazione automatica della temperatura) costa intorno ai 2.450 euro. Se poi a questa
dotazione si aggiunge il sistema antiintrusione, la rilevazione acqua gas e fumo con relativo avvisatore acustico, spenderemo altri 2500 euro circa. Tende e tapparelle motorizzate e collegate a un anemometro per la
loro chiusura automatica in caso di necessità (pioggia,
forte vento, eccetera), ci costeranno non più di 770
euro.
Tutte queste soluzioni, ovviamente, diventano assolutamente necessarie e vitali nel caso delle persone con
disabilità motorie permanenti. “Specie quando si tratta di persone giovani”, spiega l’ingegnere. Persone che
hanno un’aspettativa di vita lunga e che non si rassegnano (e chi ci riuscirebbe?) a una perdita totale della
propria autonomia. La domotica in questi casi salva
davvero la vita. Non solo per tutti i sistemi di allarme
che segnalano difficoltà o cadute, consentendo un incontinua a pagina 39 >
Anche i calcolatori “vedono”
I computer possono riconoscere un corpo e un volto
Così fanno scattare il telesoccorso in caso di caduta
Il futuro è già qui. E si chiama visione artificiale. Si tratta di un dispositivo collegato a un computer
che non solo è in grado di rilevare
un fenomeno “misurabile” come
la presenza di fumo, ma anche riconoscere la caduta di una persona, o il suo svenimento. Un calcolatore, cioè, in grado di vedere.
“In verità – Rita Cucchiara, docente del Dipartimento di Ingegneria
dell’informazione dell’Università
di Modena Reggio Emilia – è da
circa 25 anni che cerchiamo di
poter replicare al calcolatore i processi più raffinati della visione
umana. Tra questi, quello del riconoscimento di un corpo e di un
volto”. Le applicazione della visione artificiale sono molteplici, a
partire dal monitoraggio di persone – come raccontiamo nel servizio principale - che altrimenti
avrebbero bisogno di assistenza
continua. “Anche perché la telecamera – spiega la professoressa
Cucchiara - turba. È fastidioso per
tutti sapere di essere visti senza
poter vedere, a nostra volta, chi ci
guarda. E poi mettendo un occhio
umano dietro una camera sponovembre
marzo 2006
2004
stiamo solo il problema, non lo risolviamo, perché l’allarme – in
caso di caduta o svenimento della
persona tenuta sotto controllo scatta solo se c’è qualcuno che
vede quel che accade”.
La medesima questione si pone
nel caso di un’ulteriore applicazione della visione artificiale, cioè
in quella da ambiente esterno,
per finalità legate al tema della
sicurezza urbana. “È inutile - spiega la professoressa Cucchiara –
disseminare la città di telecamere,
se poi non c’è nessuno a guardarle, dall’altra parte”. Anche in questo caso si tratta di “insegnare” al
calcolatore a riconoscere i comportamenti e a reagire a quelli
anomali. “Le applicazioni, possono riguardare ad esempio i sottopassaggi pedonali. Attraverso la
visione artificiale, anche in questo
caso, possiamo rilevare un corpo
che si ferma troppo a lungo, o
che cade”.
Ma una delle più interessanti applicazioni della visione artificiale è
stata condotta a Reggio Emilia,
con fondi della Regione Emilia-Romagna. Il progetto, in collabora-
38
zione col Comune di Reggio, è
stato battezzato Laica (Laboratorio di Ambient Intelligence per
una Città Amica): “Come Imagelab, la struttura che dirigo all’interno del Dipartimento di ingegneria informatica, abbiamo installato
alcuni prototipi di videocamere al
Parco del Popolo per inviare ai
cittadini le immagini del parco.
Lo scopo è quello di informarli in
tempo reale sulla situazione del
parco, sia dal punto di vista della
sicurezza, mostrando se ad esempio è abbastanza frequentato, o
sulle condizioni del terreno, se invece si vuole fare sport all’aperto.
Abbiamo risolto il problema della
tutela della privacy attraverso una
modalità di visione artificiale che
riconosce l’area dell’immagine di
un corpo relativa a un volto e lo
oscura”. Insomma, il calcolatore
riesce a capire che cos’è un viso, a
selezionarlo e a cancellarlo. Incredibile, ma vero. Per accertarsene
basta andare sul sito www.imagelab.ing.unimo.it che contiene una
serie di video che mostrano appunto la capacità del calcolatore
di “riconoscere” i volti.
consumare informati
consumatori
tervento immediato, ma anche perché, con la domotica, il disabile può fare da solo. Può cucinare, può lavarsi, può alzarsi o andare a dormire.
L’alloggio che rende autonomi
Un esempio concreto? L’Icie ha realizzato – in stretta
collaborazione con l’azienda sanitaria locale e col finanziamento della Comunità europea – un appartamento “di transizione”, interno all’ospedale di Sondalo che consente alla persona divenuta disabile di
mettersi alla prova, prima delle dimissioni, in un ambiente accessibile e tecnologicamente avanzato e di
conoscere e sperimentare tutte le possibili soluzioni
da trasferire presso la propria casa per incrementare
la propria autonomia. “Si tratta – spiega il presidente
dell’Icie – di un appartamento completamente domotizzato, che dimostra concretamente il concetto di
soluzione integrata dei problemi posti da una disabilità di tipo motorio. Con questa casa dimostriamo
alla persona che è possibile, con la tecnologia, risolvere i suoi problemi”.
Ma cosa c’è in questa casa? Anzitutto un telecomando
unico, che si può comandare anche con la voce e che
regola accesione e spegnimento delle luci, delle porte
(compresa quella di ingresso), delle imposte, della tv
e dello stereo. Lo stesso telecomando vocale a raggi
infrarossi regola anche l’impianto di climatizzazione.
Una centralina elettronica collegata a un computer
tiene monitorato il paziente: sia attraverso un sensore da polso – che trasmette 24 ore su 24 i dati relativi
a pressione sanguigna, battito cardiaco e temperatura corporea – che tramite segnalatori che rilevano
cadute o svenimenti del paziente. Inoltre, sempre per
consentire al paziente la massima autonomia possibile, in cucina i mobili sono strutturati a misura di carrozzina. I pensili si muovono in verticale lungo bina-
L’assenza mobili nella parte inferiore della cucina ne
consente l’utilizzo anche ai disabili
ri che consentono al disabile di avere a portata di
mano pentole e stoviglie. Anche la camera da letto è
automatizzata: il letto si muove (in verticale e orizzontale) e ruota per consentire alla persona di trasferirsi dalla carrozzina a letto. Dal letto al bagno scorre poi una sorta di teleferica (ricorda un po’ uno
skylift), cui è agganciata una imbragatura che trasporta il paziente in bagno.
nnn
In casa nostra
La domotica in casa nostra: dal termostato al telecomando
Domotica: una parola che indica tutte le forme di
automazione domestica, da quelle più semplici a
quelle più complesse.
Le più semplici, magari, le abbiamo già in casa
senza saperlo: un tradizionale impianto antifurto,
ad esempio, è una delle più banali applicazioni
della domotica. Oppure il termostato collegato
all’impianto di riscaldamento, che registra la
temperatura e si accende quando si abbassa troppo. Ma anche il telecomando per aprire il cancello a distanza, o il videocitofono…
Insomma, la domotica sembra qualcosa di futuribile, ma in realtà ci accompagna già nella vita di
tutti i giorni. Altra cosa sono invece le applicazioni
più avanzate e già ampiamente sperimentate e
praticate, come tutti gli ausili per le disabilità motorie. Dalle centraline elettroniche per il controllo di tutti gli impianti di casa (da quello elettrico a
novembre 2006
39
quello termico, fino agli elettrodomestici), ai rilevatori che fanno chiudere le imposte di casa
quando scende la notte, o piove o si alza troppo
vento. Così come le chiavi di casa a riconoscimento vocale, una specie di “apriti sesamo” contemporaneo.
Altrettanto praticati e disponibili sul mercato sono
tutti gli ausili per le disabilità cognitive, come gli
allarmi che segnalano se il gas è rimasto acceso o
la porta del frigo aperta. Con i sistemi che riconoscono i comportamenti anormali e reagiscono avvisando un operatore di telesoccorso entriamo
invece nell’ambito più recente e avanzato, ma altrettanto disponibile e non solo a livello di prototipi. Questo è il campo della visione artificiale,
cioè di un calcolatore che, a partire dall’immagine
di una videocamera, riesce a interpretarla. E reagisce se la persona monitorata cade a terra.
consumare informati
di Aldo Bassoni
T
Il rischio
utto è incominciato con il flavr savr, un pomodoro
geneticamente modificato per arrivare sulle tavole
dei consumatori rosso e sodo come il giorno in cui
è stato raccolto tanto tempo prima, in un’altra parte del
mondo. Per ottenere questo risultato bastò che gli scienziati della Calgene inserissero nel suo dna un gene che
ne ritardava l’invecchiamento. Il pomodoro poteva viaggiare per giorni e giorni senza deteriorarsi. Peccato che
quando arrivava faceva schifo e puzzava. La Calgene spese 200 milioni di dollari per migliorarlo, ma finì in crisi
e fu assorbita dalla Monsanto che abbandonò il progetto.
Da allora sono passati anni e i nuovi padroni delle biotecnologie applicate alle piante si sono dedicati ad altre
più sicure e redditizie colture come il mais, la soia, il
cotone e la colza. Di recente ci hanno provato anche con
il riso, questa volta per creare una varietà ricca di vitamina A, il famoso gold rice che avrebbe dovuto risolvere i
problemi nutrizionali delle popolazioni sottoalimentate
dell’Asia e dell’Africa. Purtroppo è venuto fuori che di vitamina A ce n’era proprio poca e che una specie di riso
rosso naturale coltivato sull’Himalaya ne contiene addirittura di più. E intanto si va avanti col mais, la soia e la
colza. Come? Come capita.
“Siamo in Iraq per spargervi i semi della democrazia in
modo che possano germogliare e propagarsi in tutta la
regione”. Quando George W. Bush pronunciò questa frase nessuno pensava che i semi ai quali alludeva fossero
quelli della Monsanto. Poi, uno dei primi atti dell’allora
governatore Paul Bremmer fu proprio quello di mettere
fuorilegge le antiche pratiche dei contadini iraqeni, abituati da millenni ad utilizzare le proprie sementi, ed obbligarli ad acquistare quelle della Monsanto, della Syngenta, della Bayer e della Dow Chemical, le maggiori
multinazionale degli ogm che creano e vendono sementi
brevettate in mezzo mondo. Mentre storicamente la costituzione iraqena proibiva la proprietà privata di risorse
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Cos’è un Ogm
La normativa in Italia
Un Ogm è un organismo nel quale, tramite operazioni di
ingegneria genetica, si riescono a innestare pezzi di dna di
un altro organismo, per creare esseri non presenti in natura
e non ottenibili tramite incroci. Nel caso delle piante, come
mais e soia, l’innesto di un gene di batterio può creare una
specie resistente a un diserbante o all’attacco di un insetto
o, ancora, al freddo. Il nuovo organismo, inoltre, è di “proprietà” della ditta che l’ha creato. È il caso, ad esempio,
della soia Roundup Ready della statunitense Monsanto, geneticamente modificata per resistere a un erbicida, anch’esso prodotto dalla multinazionale, che quindi fa affari vendendo sia le sementi che l’erbicida (Monsanto ha un giro di
2,6 miliardi di dollari nel 2000).
novembre 2006
40
La coltivazione di Ogm non è consentita in Italia. Si è in
attesa della adozione di strumenti normativi regionali idonei a garantire la coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e transgeniche ed alla individuazione di soluzioni
adeguate tra regioni confinanti per la gestione della coesistenza nelle aree contigue.
Circa le soglie di tolleranza rimane in vigore il decreto ministeriale 27 novembre 2003 che prevede l’assenza di organismi geneticamente modificati nelle sementi.
Il mancato rispetto del divieto di coltivare Ogm comporta
sanzioni in base al decreto legislativo 212 del 2001, che
prevede pene che vanno dall’arresto da 6 mesi a 3 anni o
dell’ammenda fino a 100 milioni di lire.
consumare informati
consumatori
Grandi interessi economici spingono
per l’introduzione di coltivazioni
transgeniche. Senza che però si sia
ancora data risposta a tanti dubbi
e contro il volere dei consumatori.
Ma c’è chi, come Coop, garantisce
i propri prodotti a marchio,
che sono tutti Ogm-free
ogm
“Dalla ricerca dati nuovi,
ma gli enti di controllo li ignorano”
Buiatti: “L’Autorità europea si basa su indagini superate”
Sembra calata una cappa di piombo
sugli ogm. Se ne parla solo in casi
eccezionali, come se l’argomento
fosse ormai passato di moda. Spesso
accade proprio questo nella vorticosa
fabbrica degli scandali mediatici:
tanto rumore e poi il silenzio. A meno
che non ci sia niente di nuovo da dire.
Lo abbiamo chiesto al professor
Marcello Buiatti, ordinario di genetica
presso l’Università di Firenze. «Le
novità ci sono, eccome – esordisce
Buiatti – solo che se ne parla poco,
tranne che nei convegni tra esperti e
ricercatori».
Sono passati 25 anni da quando è
iniziata l’epopea degli organismi
geneticamente modificati e il mondo
scientifico non ha mai smesso di
lavorare. Ma con quali risultati? «Il
dato che continua ad emergere
costantemente è la assoluta
imprevedibilità di un gene immesso
artificialmente nella pianta», assicura
Buiatti citando il caso della Monsanto
che ha dovuto fare un nuovo brevetto
perché il gene previsto mancava di un
pezzo e poteva provocare gravi
conseguenze innanzitutto alla pianta
stessa.
Quindi oggi è possibile capire con
più precisione cosa succede quando
si introduce un gene in una pianta di
mais o di soia o di colza?
«Succedono tante cose che qui è
complicato spiegare, ma studi recenti
hanno dimostrato che il metabolismo
della pianta modificata tende a sua
volta a cambiare e questo pone
interrogativi nuovi ai quali la scienza
deve dare una risposta prima di
sdoganare gli ogm. Succede anche,
per esempio, che intervengano
mutamenti significativi nella flora
batterica del terreno che in pratica
subisce un’alterazione».
C’è da supporre che le istituzioni
pubbliche e gli organismi di
controllo comunitari siano attenti
nel valutare questi dati.
«E si suppone, male. Il grosso
problema è che in Europa gli istituti
di controllo, quelli che danno le
autorizzazioni alle imprese, non
tengono affatto conto di questi dati
frutto delle nuove tecniche di
ricerca».
A chi si riferisce in particolare?
«Per esempio l’Aes, l’Autorità europea
per la sicurezza alimentare che ha
sede a Parma, basa le sue valutazioni
su tecniche di indagine vecchie e
ormai superate senza prendere
minimamente in considerazione i
risultati che emergono dalle nuove
analisi della pianta dopo
l’inserimento del gene. Il fatto
curioso è che anche le multinazionali
biotech sono in possesso di questi
dati, ma siccome nessuno glieli
chiede, li tengono per sé».
Insomma, la scienza non è ancora in
grado di pronunciare una parola
definitiva?
«Oggi le tecniche sviluppate nel campo
della biologia molecolare consentono
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novembre 2006
41
consumare informati
consumatori
di vedere molto meglio che cosa
succede nell’intimo di un organismo
geneticamente modificato. Pensi che
perfino la terapia genica di cui tanto si
parla per curare certe malattie
dell’uomo, presenta dei rischi tuttora
imprevedibili. Intendiamoci, la terapia
in molti casi funziona perché in
pratica la scienza ci permette oggi di
sostituire un gene “guasto” con uno
sano. Il fatto è che non si sa
esattamente dove va a finire il gene
“nuovo”, e in alcuni casi tale incognita
ha provocato l’insorgere di tumori nei
pazienti. Ora, sulle piante questo tipo
di ricerca non è ancora stata fatta».
Questo non significa che siano
pericolose.
«Infatti. Ma neanche che non lo
siano. Per ora l’unico pericolo reale,
quasi ovvio, è l’uso smodato degli
erbicidi sia come quantità che come
tempi di trattamento a cui vengono
sottoposte queste coltivazioni».
Cioè?
«Un mais geneticamente modificato
sviluppa una maggiore resistenza agli
erbicidi, quindi, per aumentarne la
resa, può venire trattato addirittura
fino a poco tempo prima della raccolta
con la conseguenza che le sostanze
chimiche non fanno in tempo a
disperdersi e così arrivano più
facilmente nel piatto del consumatore.
E noi sappiamo che i pesticidi non
fanno tanto bene alla salute».
Lei ha sempre dichiarato che le
biotecnologie non portano nessun
vantaggio per i consumatori. È
sempre di questo avviso?
«Ne sono più che mai convinto.
Specialmente i consumatori italiani
che non hanno certo bisogno di
“migliorare” la già ricca e
qualitativamente alta produzione
agroalimentare».
E i coltivatori?
«Dipende. Gli agricoltori americani
sono sovvenzionati dallo stato se
usano sementi ogm. I contadini
poveri dei paesi sottosviluppati
invece si suicidano, come accade in
India, perché rovinati dalle
coltivazioni ibride a causa delle quali
molte varietà vegetali locali sono già
scomparse. Ma questo è un altro
discorso».
Allora dove sono tutti i vantaggi
delle piante transgeniche?
«I vantaggi “teorici” sono due:
maggiore produttività e minori costi.
Solo che, dati alla mano,
biologiche, la nuova legge sui brevetti ha introdotto un
sistema di diritti monopolistici ai quali nessuno può
sfuggire. Così, in base al decreto entrato in vigore nel
2005, i contadini dell’Iraq non possono più mettere da
parte una quota del raccolto per la semina dell’anno successivo ma devono per forza comprarlo da potenti corporazioni economiche che li hanno espropriati di uno dei
loro più antichi diritti.
Gene ribelle
Quello che è stato facile imporre ad un paese occupato
militarmente passa per vie più pacifiche ma non meno
traumatiche in altre contrade del mondo, soprattutto
nelle regioni più povere e affamate, dove le stesse potenti
multinazionali stanno spingendo i contadini all’utilizzo
di sementi tutelate dal copyright. Negli ultimi dodici
anni parecchi Stati del Sud del mondo hanno adottato
leggi sui brevetti delle sementi tramite accordi bilaterali.
Mais, riso, cotone, tabacco sono alcuni dei business più
redditizi della ormai florida industria delle biotecnologie.
Ed è questa una delle ragioni che complica la vita a chi
vorrebbe qualche garanzia in più prima di introdurre nel
proprio organismo sostanze risultate dalla manipolazione genetica di piante e animali.
L’ascesa del transgenico sembra irresistibile. Spinta da
enormi interessi e dalla convinzione (o illusione) che il
futuro del cibo, il benessere dell’umanità, la vittoria sulla
fame non possa che passare dallo sviluppo delle biotecnologie. Timori salutistici e preoccupazioni economiche, si
intrecciano in un groviglio di problematiche di cui ormai
novembre 2006
42
l’incremento di produttività per il
mais gm è stato valutato nell’ordine
dell’1 per cento».
Un po’ poco per giustificare tutti gli
investimenti che sono stati fatti in
questo settore.
«Ha detto bene… che sono stati fatti,
perché le imprese non investono più
in nuovi prodotti agricoli ma tendono
ormai a concentrare i loro sforzi sulle
due o tre colture principali. In
compenso però fanno un’altra cosa
che a me personalmente, come
scienziato, preoccupa molto».
Cosa?
«Stanno provando a ricavare i
farmaci dalle piante geneticamente
modificate...»
…Il che non è certo una novità.
«Il problema è che queste piante negli
Stati Uniti sono già in produzione e,
senza bisogno di alcuna
autorizzazione, vengono coltivate in
pieno campo con gravi rischi di
contaminazione delle colture
tradizionali dalle conseguenze
imprevedibili».
si parla da anni. E mentre si parla gli ogm avanzano. Lo
fanno in tutti i modi. Soppiantando le colture tradizionali dove è possibile, inquinando le specie “naturali” in assenza di precauzioni e regole precise, invadendo i mercati di mezzo mondo esposti al condizionamento economico
e tecnologico delle potenti industrie, scorrazzando illegalmente in Europa come nel caso del riso ogm free ma
che ogm free non era, sbarcato a Rotterdam e Livorno,
poi scoperto e sequestrato prima che si aggiungesse a
chissà quante altre partite di riso transgenico venduto
sui banchi dei supermercati. «Ma non nei nostri supermercati e nei nostri prodotti a marchio – assicura Claudio Mazzini della direzione qualità di Coop Italia – dai
quali abbiamo bandito ormai da anni la presenza di ogm
e derivati. Inoltre lo abbiamo scritto anche sull’etichetta
che cosa mangiano gli animali che forniscono la nostra
carne».
È il cosiddetto principio di precauzione a cui fa da contrappunto la libertà di scelta del consumatore. «Può anche
darsi che un giorno si dimostri che gli ogm facciano diventare alti e biondi – aggiunge Mazzini – ciò non toglie che
qualcuno possa decidere di rimanere piccolo e bruno». Intanto le sperimentazioni proseguono anche nelle nostre
regioni. «Noi non siamo contrari alla sperimentazione degli ogm nel nostro Paese se impiegati a favore del progresso tecnologico e scientifico ed opportunamente normati –
dice Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori –.
Attualmente, infatti, le biotecnologie vengono utilizzate,
non solo nel comparto alimentare, ma anche in quello farmaceutico ed industriale senza che ancora si conoscano
consumare informati
bene i rischi derivanti da un’eventuale contaminazione.
Inoltre, soprattutto se parliamo di alimentazione, siamo
perché sia rispettato il divieto di introduzione nel nostro
Paese di ogm non autorizzati dalla Comunità Europea, fintanto che la ricerca scientifica non abbia dato risposte certe riguardo i rischi nel lungo periodo per la salute umana
dal loro impiego».
Ma sono proprio i risultati sul lungo termine che mancano. Per esempio quelli realitivi alle allergie. «Cosa non
facile da ottenere – osserva Marcello Buiatti, ordinario di
genetica presso l’Università di Firenze – perché non è
possibile isolare gruppi umani completamente omogenei
come stile alimentare». Quindi non resta che procedere
con estrema cautela. «Regole, controlli, informazione al
consumatore e tutela della biodiversità, sono questi gli
aspetti da approfondire», osserva Mazzini. È dal 1998 che
Coop ha chiesto garanzie ai suoi fornitori in merito al
non utilizzo di materie prime derivanti da manipolazioni
genetiche e nei prodotti a marchio Coop non sono utilizzati né mais né soia derivati o provenienti da piante geneticamente modificate.
Una linea, quella di Coop, condivisa in pieno dai suoi soci
che a stragrande maggioranza si dichiarano favorevoli al
“principio di precauzione”. Principio adottato dal nostro
governo che vieta di fatto la coltivazione di ogm fino alla
adozione degli strumenti normativi regionali in grado di
garantire la coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e transgeniche. D’altra parte sono in molti a pensare che mettere a rischio la nostra ricchezza di prodotti
tipici e le nostre migliori tradizioni agro-alimentari per
qualche pannocchia di granturco in più sarebbe un suicidio economico oltre che un rischio per la salute e l’ambiente.
Scelta di campo
Intanto ogni settimana saltano fuori nuove “contaminazioni” da ogm. Il mese scorso è toccato a un riso trasngenico di provenienza cinese trovato dagli attivisti di
GreenPeace in alcuni prodotti alimentari venduti in
Francia, Germania e Gran Bretagna.
Si tratta di un riso modificato per resistere agli insetti
grazie a una proteina che in laboratorio ha prodotto gravi reazioni allergiche nei topi. Anche questa contaminazione è cominciata da una sperimentazione quando il
riso non aveva ancora superato i test per la coltivazione
commerciale proprio a causa delle preoccupazioni sulla
sua sicurezza.
Una volta che gli ogm illegali sono entrati nella filiera alimentare rimuoverli comporta molto lavoro e molti costi.
E purtroppo questo rischio è drammaticamente reale. L’attività realizzata nel 2005 dal centro sperimentale sugli
ogm della Regione Toscana, lo ha confermato in pieno.
Sono stati coltivati tre campi di mais transgenico a San
Piero a Grado (Pisa), Alberese (Grosseto) e Cesa (Arezzo).
In tutti e tre i casi è stato confermato quanto già emerso da
precedenti sperimentazioni: “la possibilità di inquinamento da parte di una varietà marcatrice posta al centro di un
appezzamento di mais nei confronti di una varietà commerciale”, si legge nel rapporto scientifico pubblicato recentemente dall’Agenzia per lo sviluppo e l’innovazione
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novembre 2006
43
alfabeto alimentare
di Eugenio Del Toma
presidente onorario dell’Associazione
italiana di dietetica e nutrizione clinica
consumatori
del settore agricolo-forestale.
Ed è un fatto che, nella lotta per la
sopravvivenza che esiste anche nel
regno vegetale, le specie più forti
hanno il sopravvento sulle più deboli, con buona pace della biodiversità.
«Stabilire il raggio di praticabilità di
una coltura transgenica è fondamentale – dice Marcello Buiatti, – ma fare
le cosiddette “regole sulla coesistenza” non è facile poiché la maggior
parte delle aziende non superano i
due ettari». Anche secondo Claudio
Mazzini, sono ancora molti i dubbi
sulla possibilità di una reale coesistenza tra coltivazioni tradizionali e
ogm nella particolare situazione
agronomica italiana. Per questo le
norme sulla coesistenza, di fatto, ancora non ci sono. In una agricoltura
come la nostra fatta in prevalenza da
piccole aziende le contaminazioni
sono facilissime… Insomma, c’è ancora molto da fare e da studiare.
«Non basta mettere una rete fra un
campo e l’altro per evitare che le colture gm inquinino quelle tradizionali o addirittura quelle biologiche»,
precisa Mazzini. Dunque, se gli ogm
non possono né ipotecare né pregiudicare il futuro della nostra agricoltura, si pone il problema dei controlli su tutto il fronte. E in Italia i
controlli ci sono, ma non bastano.
«È necessario, innanzitutto, rendere
l’etichettatura di origine obbligatoria
su tutti i prodotti alimentari – dice
Trefiletti –. Inoltre, è importante che
venga istituita l’Agenzia nazionale
per la sicurezza alimentare in raccordo con quella europea con sede a
Parma che, ad oggi, non è ancora
operativa.» L’agenzia dovrebbe essere un ente indipendente, in grado di
dare pareri scientifici in caso di
emergenze, quali quelle derivanti
dall’impiego di ogm nelle diverse filiere alimentari. «Solo così, – precisa
Trefiletti – si riuscirebbero a coordinare i controlli su tutto il territorio
nazionale e ad avere anche i tempi
necessari per intervenire in caso di
pandemia».
Per ora comunque la guardia continua ad essere alta. Ed è meglio non
abbassarla. Almeno fino a quando
non sarà dimostrato che gli ogm
migliorino la qualità della nostra
alimentazione senza danneggiare la
salute e senza distruggere l’equilibrio di quell’enorme patrimonio
biologico su cui, in ultima analisi, si
è retta la vita della terra e dei suoi
abitanti per milioni di anni.   
novembre 2006
RISO O PASTA?
Il problema dei diabetici
Pasta o riso si contendono le preferenze degli italiani in base a
consuetudini locali, anche se la
pasta è consumata più del riso ed
in alcune zone è sinonimo di primo piatto se non di piatto unico.
Tuttavia, accade spesso che i diabetici o gli obesi, ma non solo
loro, chiedano al medico quale
scelta sia preferibile, facendo riferimento anche al diverso “indice
glicemico” dei due prodotti.
L’indice glicemico non è altro
che la diversa risposta insulinica
provocata dalla digestione di
cibi ricchi di carboidrati, pur se
ingeriti nelle proporzioni necessarie per rendere equivalente il
totale di carboidrati assunti con
ciascun alimento.
Un tempo il medico si limitava a
raccomandare ai diabetici soltanto il rispetto delle equivalenze ricavate dalle tabelle di composizione degli alimenti. Ad esempio,
si permetteva lo scambio di 100
grammi di pasta o di riso con circa 120 g di pane, oppure con
140-150 g di legumi o con 400 g
di patate. Tutto vero in laboratorio! Nelle quantità citate si ingerirebbe una quantità di carboidrati
più o meno simile (circa 75-80
grammi) ed è altrettanto vero
che dopo la digestione, qualunque sia stata la fonte alimentare,
entra nel sangue un’analoga
quantità di glucosio. Bisogna precisare, però, che gli studi più recenti (confermati dagli stessi diabetici da quando dispongono dei
“reflettometri” per verificare l’aumento della glicemia dopo i pasti), hanno dimostrato che il riso
o il pane innalzano la glicemia più
della pasta o dei legumi, pur nel
45
rispetto delle equivalenze di cui si
è detto.
La spiegazione sta nel fatto che il
tipo di amido e una serie di fattori tecnologici (ma soprattutto la
qualità e la quantità delle fibre
vegetali) rendono più rapido o
più lento il lavoro dell’esercito di
enzimi intestinali addetti alla demolizione dell’amido. Il risultato
finale è che il glucosio, derivato
dal riso, dal pane o dalle patate,
arriverà come una grande ondata nel sangue costringendo il
pancreas a produrre quantità
esagerate di insulina: ormone essenziale per l’utilizzazione e lo
stivaggio del glucosio.
Se ipotizziamo uguale a 100
l’indice glicemico del pane bianco, si è visto che per le patate
l’indice è 118, per il riso 81, per
la pasta 64, per i legumi da 37 a
49. Quindi, non solo ai diabetici
ma anche ai tanti obesi che producono quantità eccessive di
insulina, sono consigliabili gli
alimenti a più basso indice glicemico.
Tuttavia, si tratta di suggerimenti utili e non di condanne perché raramente mangiamo un
solo alimento. Inoltre, nel corso
di un pasto ricco di verdure, o
comunque di fibre, l’assorbimento viene rallentato anche
per i cibi a più alto indice glicemico. Ecco, dunque, un altro
valido motivo per accompagnare i pasti con le verdure o per
non dimenticare i legumi e il
classico minestrone; viceversa
sarà meglio che i ragazzi mangino le patate come contorno e
non in forma abituale di spuntini ipercalorici.
consumare informati
Il prodotto coop?
consumatori
Approvato dai soci
Sono centinaia i soci delle cooperative che passano al vaglio
le prestazioni dei prodotti a marchio Coop. Un investimento
da oltre un milione di euro per circa 200 test all’anno
di Anna Somenzi
S
e il prodotto Coop deve essere
il preferito, allora cosa c’è di
meglio che farlo provare, assaggiare, giudicare e quindi sostanzialmente scegliere dai soci stessi.
Approvato dai soci è di fatti il nome
del test con cui Coop sottopone alla
prova una media di 200 prodotti a
marchio, confrontandoli con i leader
di ogni mercato.
Sicurezza e garanzie di genuinità,
che sono i prerequisiti in casa Coop,
la bontà, la migliore risposta alla prestazione, la qualità percepita al consumo sono tutte verificate da questi
test. Test a tutti gli effetti preparati e
studiati perché diano dati attendibili,
con un programma per il quale si
spendono oltre un milione di euro
all’anno. Due sono i parametri fondamentali il primo è un giudizio complessivo di gradevolezza, il secondo è
la preferenza. Ogni volta sono coinvolte 400 persone, a ogni test partecipano 4 cooperative in 4 zone d’Italia.
Ogni cooperativa quindi intervista
100 soci, scelti in modo da essere
rappresentativi dell’insieme dei soci
Coop: 75% donne e 25% uomini,
novembre 2006
40% fra i 25 e i 40 anni, 60% fra i 41
e i 70. Ogni test deve avere un campione a sé stante, nessun socio può
partecipare a più prove consecutive.
Devono essere consumatori abituali
del prodotto in osservazione, nel caso
di consumatori occasionali o se il
prodotto non piacesse, i giudizi sarebbero casuali o inattendibili. La valutazione è personale e individuale. I
criteri e i metodi utilizzati per preparare, seguire e poi decodificare i dati
sono statisticamente validi.
Ogni prodotto nuovo prima di essere
messo sugli scaffali passa attraverso
Approvato dai soci e ogni due anni
circa vengono rivisti almeno quelli
più importanti.
Fino a oggi i test fatti sono stati 1.000,
i prodotti approvati l’85%. Quelli che
non superano la prova vengono riformulati seguendo l’orientamento ottenuto, poi risottoposti a verifica.
Nulla di improvvisato, quindi, e tantomeno di sola e pura immagine.
Bensì una ulteriore verifica da parte
di chi, cioè il consumatore finale, libero da responsabilità assaggia e giudica la bontà del prodotto perché sia
quello preferito.
Spiccano alcuni punteggi molto lu-
46
singhieri, seppur tutti siano messi a
confronto con il migliore competitore sul mercato.
Il panettone classico Coop senza canditi per esempio è stato preferito
dall’85% degli assaggiatori, ed era a
confronto con quanto di meglio ci sia
a disposizione. Sono andati molto
bene tutti i panettoni, i pandori, le
colombe, che viaggiano con punteggi
dal 63% di preferenze in su.
Un altro prodotto che ha ottenuto un
gratificante 68 su cento è il caffè arabica 100% .
Il punteggio minimo per essere Approvato da soci è del 55% di preferenze (57% se gli assaggiatori sono
solo 150 invece che 400), il giudizio
complessivo deve superare 3,8 in
una scala da 1 a 5 (da non mi piace
per niente a mi piace molto) rispetto
al competitore.
Qualcuno non ce la fa al primo assaggio, tra questi per esempio il sugo di
pomodoro e basilico ha avuto bisogno
di una rivisitazione per poi essere ritestato e ottenere, quindi, l’approvazione, così anche le crepes al prosciutto cotto e formaggio, il provolone
piccante e qualche altro, cioè il 15%
di tutti i prodotti verificati. n n n
consumare informati
Fiorfiore in cucina
Il meglio della tradizione culinaria a portata di
mano: fior fiore Coop la linea di specialità di
grande qualità, gustosi prodotti di pregio.
Alla fine di novembre a questi prodotti sono dedicate iniziative in tutti gli ipercoop e nei principali
supermercati, iniziative che mettono in risalto
tutte le confezioni caratterizzate dal colore viola.
Chi acquista un prodotto fior fiore riceve il ricettario Piaceri e sapori per quattro stagioni: una proposta di menu stagionali con ricette di grande
effetto.
Gli ingredienti vanno dal salmone pescato in
Alaska alla pasta di semola trafilata in bronzo, dalla cassata preparata secondo la tradizione siciliana
alla tenera carne di scottona, dal profumato riso
Basmati al preparato di pesca e maracuja di solo
frutta e niente zucchero aggiunto, dalle noci di
Sorrento alle olive Taggiasche... Per ogni ricetta
Ricetta
ingredienti per 4 persone
320 g di candele di semola fior fiore
500 g di zucca mantovana
150 g di noci di Sorrento fior fiore
150 g di crescenza fior fiore
latte
25 g di burro
2 porri
foglie di timo
sale e pepe
olio extravergine Toscano Igp fior fiore
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sono consigliati anche gli abbinamenti dei vini.
Per esempio se volete accompagnare le gallette di
riso giallo e porcini, preparate con Long&Wild,
quello con riso selvaggio nero e saporito, funghi
porcini sottolio, preparate con parmigiano reggiano e olio fiorfiore Toscano Igp (indicazione geografica protetta), dal sapore fruttato; sono consigliati due vini un rosso, un Teroldego oppure un
bianco, un Langhe Favorita tutti doc.
Fra le golosità che si trovano nella linea Fior fiore
i cantucci di mandorle e pinoli preparati secondo
l’uso toscano più antico. Dal Piemonte i tartufi di
cioccolato: praline in due gusti, nocciola e cioccolato fondente ricoperto da polvere di cacao e
cioccolato bianco con copertura di zucchero a
velo. I cuneesi con morbida crema al rhum in un
guscio di cioccolato fondente. C’è di che lasciarsi
tentare.
preparazione
Pulire la zucca e tagliarla a tocchetti. Sbucciare e
affettare il porro, farlo appassire in 4 cucchiai di olio
e aggiungere la zucca. Rosolare a fuoco vivace per
3/4 minuti, abbassare la fiamma, cospargere di
timo, salare e pepare, proseguire la cottura, coprendo, per 15 minuti. Frullare la crescenza con 3 cucchiai di latte. Versare la crema in un pentolino, aggiungere il burro e riscaldare a bagnomaria. Lessare
la pasta al dente e saltarla rapidamente in padella a
fuoco medio, con la zucca, la crema di crescenza e
i gherigli di noce sminuzzati. Pepare generosamente e servire accompagnando con un Lambrusco
mantovano doc o un Merlot del Collio.
vivere bene
“LETTORI”
Si preannuncia un altro Natale
d’alta quota per i lettori di file
audio e video. Vediamo cosa
c’è di nuovo nell’universo
degli Mp3 e nel microcosmo
dei Dvd/Divx portatili
di Claudio Strano
È
lassù in cima, tra i regali più ambiti anche del prossimo Natale. Carico di verve giovanile e di gigabyte di
memoria, il lettore Mp3 continua a scalare le vendite
(solo in Coop la crescita annuale è del 300%) ampliando la
sua fama di stregone capace di ridurre la musica “allo stato
digitale” e mettercela in tasca. Ma non solo: anche foto, video, giochi, testi (alcuni modelli). E veri e propri film (altri
modelli, con almeno 2,5 pollici di schermo) che ora si possono scaricare anche da Internet. È quest’ultima, l’iTv della
Apple, l’ennesima “rivoluzione” annunciata attesa ora all’esame del mercato. Steve Jobs garantisce che con una scatola senza cavi collegabile all’iPod si possano scaricare (in
novembre 2006
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circa mezz’ora) interi film dal sito della Apple pagandoli tra
i 10 e e 13 dollari, e che il futuro avrà questo volto. Rimanendo al presente, bisogna riconoscere che i lettori Mp3
sono già “il” futuro della musica. “Un fenomeno che durerà
e si svilupperà nel tempo”, confermano gli esperti di Coop
Italia di ritorno dall’Ifa di Berlino, la più importante fiera
dell’elettronica di consumo d’Europa. I lettori di ultima generazione – meglio sarebbe chiamarli Pmp, Portable media
player, cioè “riproduttori multimediali portatili” – sono
sempre più capaci e polivalenti, ma anche affidabili e potenti. Sono aumentati infatti gli indici di robustezza e resistenza ai colpi (i crash test equiparano la tipologia con memoria
flash, sempre più diffusa, a quella con hard-disk incorporato) ed è aumentata la capacità d’immagazzinamento dei
brani. La memoria, però, si paga ed è perciò da consumatori
intelligenti adattare a se stessi l’acquisto. Qualche esempio.
Se si ascolta musica mentre si fa jogging, sarà sufficiente un
lettore da 1 Gb che “tiene” 16 ore di canzoni. Ma se si ha
intenzione di archiviare filmati che occupano fino a 700 Mb
ciascuno, la fame di memoria aumenterà in misura esponenziale, fino agli 80 Gb dell’iPod più capiente. Un’enormità. La media dei consumi si colloca, più modestamente, tra
i 2 e gli 8 Gb dell’Apple nano ridisegnato (il più venduto in
assoluto; la casa di Cupertino, da sola, detiene il 50% del
mercato, seguita a distanza dalla Packard Bell). Ma vediamo
vivere bene
consumatori
IN CATTEDRA
Portatili
Dvd e Divx, quando i film viaggiano con noi
Sembrano figli di un dio minore, relegati come spesso
sono in qualche vetrinetta lontana dalle luci abbaglianti dei televisori al plasma o Lcd. Ma è vero l’esatto contrario. Sono molto ricercati i lettori Dvd/Divx portatili,
hanno la più alta penetrazione di mercato tra i lettori di
film, superiore a quella dei modelli tradizionali o dei
recorder che non hanno attecchito come ci si attendeva perché la gente ha poca voglia (e fegato) di registrare dalla Tv. Ottimi per un regalo, i lettori portatili hanno
dalla loro una grande versatilità che, grazie ai collegamenti al Tv, li rende alla bisogna “stanziali” o “da viaggio“. È quest’ultima la loro primaria vocazione. Consentono alla famiglia che si sposta, ma anche a
categorie professionali come tassisti o rappresentanti,
di vedere film nei formati Dvd/Divx e in altri, quando è
previsto: Xvid in testa. Leggono video musicali, foto in
jpeg e dati su Cd (ma anche file musicali) senza costringere a visioni minimaliste su schermi piccini o a noiose
perdite di tempo per trasferire le scene sui lettori Mp3.
Due i principali requisiti di un buon acquisto: dimensioni contenute e durata della batteria. Sul primo punto
l’offerta (non molto varia, a dire il vero: le marche producono un modello o poco più) è di player attorno al
chilo, con la diagonale dello schermo tra i 7 e i 10 pol-
lici. Più delicato è il discorso sull’autonomia. Le batterie al litio partono ormai da una
base di 2 ore di durata, ma
per assicurarsi la visione di tutti i
film in commercio senza perdersi il finale (anche in treno, anche in vacanza quando non è possibile
attaccarsi all’accendisigari per ricaricare), si finisce per
approdare sui modelli di punta che garantiscono fino a
4 ore di durata. Da tenere presente – nonostante la
difficoltà di appurarli senza scendere in tecnicismi – parametri di rilievo come il grado di risposta dello schermo Lcd ai movimenti rapidi (per esempio di un’automobile in marcia) e la resa per quanto concerne gli
angoli di visione, angoli che cambiano molto quando
gli spettatori sono più d’uno. Sull’auto i lettori vanno
“appesi” ai sedili dentro l’apposita borsetta oppure, se
dispongono di uno schermo ruotabile a 180 gradi, si
fissano al sedile anteriore a beneficio di chi sta seduto
dietro. I modelli più evoluti integrano anche la Tv analogica e digitale. C’è dunque un problema di concorrenza con le mini Tv? No, quelle sono per davvero figlie
di un dio minore, almeno a giudicare dai risultati commerciali. Sterili come un banale reality show...
cos’è utile sapere prima di comprare. La durata delle batterie, la dimensione e il peso del lettore sono i tre principali
elementi su cui si confronta oggi il mercato. Un quarto elemento è la velocità di trasferimento dei dati: da un computer, per esempio, o da un cellulare, se si dispone del migliore modello ci vogliono 20 secondi per trasferire 100 Mbyte
(circa 25 canzoni, considerato che 1 Mb equivale a un minuto di ascolto e ad una foto ad alta qualità), contro i 2 minuti richiesti da un lettore di qualità scadente. Quanto all’autonomia delle batterie, è molto migliorata e negli
apparecchi più recenti raggiunge le 20 ore per i file audio e
le 6,5 per i video. La tendenza attuale è di ridurre la cassa
allargando il più possibile il display, mentre sul peso la
“cura dimagrante” ha portato ad oggettini da 15 grammi
leggeri come la musica che contengono. Oltre a tutto ciò,
noi consigliamo di prestare attenzione ad un altro aspetto:
la fruibilità dei comandi (ghiera, cursori, ecc.) che devono
facilitare, e non complicare, la ricerca dei file che in taluni
casi non compaiono semplicemente perché il display non
c’è. Inoltre la “discoteca virtuale” si arricchirà più velocemente se il lettore avrà una connessione Line in che consente di trasformare in Mp3, senza altre conversioni, i brani
contenuti nei Cd audio. Da sfatare è invece la convinzione
che la qualità del sonoro dipenda dalla scelta. A fare la differenza sono piuttosto le cuffie e quelle in dotazione, in gene-
re insufficienti, vanno sostituite. Per finire una pillola di
saggezza. Nel proliferare di integrazioni e convergenze tra
beni dell’elettronica di consumo, è bene conservare un po’
di diffidenza. Non tutti i “salti” riescono, come dimostrano
i telefonini o le fotocamere che “sanno fare” i lettori Mp3
ma con risultati, almeno oggi, deludenti. A Natale vedremo
anche un nuovo lettore Mp3 (della Lg), presentato a Berlino, dotato di un’antennina che “sa prendere” la Tv digitale
terrestre. Sarà un altro salto nullo, o da podio?

novembre 2006
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Le mani sul portafoglio
• Lettore Mp3: larghissima la forbice tra i 40 e i 400 euro.
Con 40 euro si mettono le mani su 1 Gb di memoria “di primo prezzo”, con 150 euro su 2 Gb della marca più modaiola,
per 8 Gb servono 250 euro, per 30 290 e per 80 400 euro.
Di seguito una tabellina pro memoria che ci pare utile.
Memoria Capacità
256 Mb
4ore di ascolto(250 foto in archivio)
2 Gb
32ore
“
(2.000 foto
“ )
30 Gb
480ore
“ (30.000 foto “ )
• Lettore Dvd/Divx portatile: a partire dai 120 euro, che
diventano 170-180 per i modelli con la Tv integrata.
I prezzi sono soggetti alle variazioni del mercato e non tengono conto
di offerte e promozioni
consumatori
vivere bene
Bambini d’inverno
Luoghi e musei da scoprire
di Giuseppe Ortolano
A
nche in inverno si possono vincere pigrizia e
freddo per proporre ai bambini qualcosa di divertente ed insolito. Se parchi, aree verdi e giochi all’aperto sono chiusi si possono visitare alcuni
piacevoli musei con spazi e servizi a misura di piccoli
visitatori.
zoomarine.it, tel. 06-91534001), il nuovo parco acquatico nato a Torvaianica, nei pressi di Roma. La
struttura è giovane ma, sulla scia di analoghe esperienze all’estero, promette approfondimenti sulla vita
degli animali, divertimento, spettacoli e particolare
attenzione ai visitatori più piccoli.
Animali veri e fantastici
Orsi, pantere, tigri, giaguari, ocelot (un felino dell’America Centrale) e persino un misterioso Leopardo
Nebuloso sono approdati a Bassano del Grappa, a due
passi dal celebre Ponte degli Alpini. Animali meravigliosi e rari affidati al Museo Civico della cittadina
veneta dal Corpo Forestale dello Stato, che li ha sequestrati ai trafficanti di animali esotici. Fino alla
prossima estate si ammirano al Palazzo Bonaguro di
Bassano del Grappa (Vicenza), tel. 0424-522235.
La colorata mostra “Le immagini della Fantasia” affascina i bambini con 300 opere di artisti di tutto il mondo che propongono un viaggio fantastico attraverso le
fiabe, le leggende, gli animali ed i racconti africani, narrati con le parole dell’arte e della pittura. Per visitarla si
deve raggiungere il Municipio di Sarmede (Treviso), tel.
0438-959582, http://sarmedemostra.it
Ha cento anni ma non li dimostra. È poco conosciuto
anche dai milanesi ma l’Acquario Civico di Milano
(www.acquariocivico.mi.it, tel. 02-88465750), nei pressi del Castello Sforzesco, regala incontri ravvicinati
con pesci d’acqua dolce e salata e stagni, oltre a giochi
e laboratori per bambini. Per terminare la giornata si
può visitare il Museo Civico di Storia Naturale ai
Giardini di Palestro (tel. 02-88463280), gironzolando
tra dinosauri, animali imbalsamati, ricostruzioni di
ecosistemi e minerali.
Delfini, foche e leoni marini, ma anche pappagalli e
uccelli tropicali sono gli ospiti di Zoomarine (www.
Giocare con la scienza
Si chiama Immaginario Scientifico (www.immaginarioscientifico.it , tel. 040-224424) ed è il museo della
scienza interattivo e multimediale di Trieste dove si
gioca con astronomia, biologia, energia, matematica,
chimica e fisica. Spettacoli al planetario, mostre tematiche e laboratori didattici durante il fine settimana.
Alla Città dei Bambini e dei Ragazzi di Genova (www.
cittadeibambini.net, tel. 010-2475702) ci si trasforma
in piccoli scienziati scoprendo i segreti della vita delle
formiche, i misteri della fisica, e il fascino della biologia. Tutto si può toccare, usare, provare e inventare,
basta liberare la propria fantasia. Nei fine settimana itinerari e iniziative tematiche per la famiglia e nuovissimo spazio-sentierone per bimbi dai 24 ai 36 mesi.
Explora (www.mdbr.it, tel. 06-3613776) è il Museo dei
Bambini di Roma, che si propone come una piccola
città a misura di bambino, dove giocare tra supermercati, creare la propria trasmissione televisiva o capire
come funziona un impianto fotovoltaico. Fino alla fine
di febbraio ospita una mostra sui suoni da ascoltare
con gli occhi e guardare con le orecchie.
Il Parco Tematico dell’Aviazione di Rimini (www.museoaviazione.net, tel. 0541-756696) occupa un’intera
collina, dove sono esposti una quarantina di aeroplani
degli ultimi 50 anni. I piccoli visitatori possono salire
sull’aereo che fu di Clark Gable oppure ripercorrere la
storia dell’aviazione moderna, con modellini di velivoli di tutte le epoche, foto, documenti e divise. n n n
novembre 2006
50
vivere bene
Anche con la brutta stagione
ci sono tante cose da vedere
e scoperte da fare insieme
ai nostri figli: tra scienza,
animali e altro ancora...
Un mondo di giocattoli
Altri viaggi: tempo di tartufi
Dove c’è un bambino c’è un giocattolo. E per
fare conoscere ai ragazzi di oggi i balocchi di
tutti i tempi sono nati in Italia numerosi musei
dedicati al giocattolo ed ai burattini.
Il Museo del Giocattolo e del Bambino ha
oggi due sedi: una a Milano (via Pitteri 56,
tel. 02-26411585) e l’altra a Santo Stefano
Lodigiano (via Trento e Trieste 2, tel. 037765244). Espone circa 2000 balocchi originali
che guidano i bambini in un affascinante
viaggio alla scoperta dell’evoluzione del gioco nel tempo, alla luce degli eventi sociali e
culturali e delle innovazioni scientifiche e tecnologiche.
Il Museo del Giocattolo di Bagheria (www.
museodelgiocattolo.org, tel.091-943801),
nei pressi di Palermo, ospita circa 600 tra
bambole, automi, giocattoli contadini siciliani, cavalli a dondolo, auto a pedali, tricicli
e giochi meccanici.
Anche il Museo Civico di Canneto sull’Oglio
(piazza Gramsci, tel. 0376-70671) in provincia di Mantova, espone tante bambole oltre a
giocattoli in latta e in legno, costruzioni, strumenti musicali, carretti e calessi, automobiline
e camion, mobili e accessori per il gioco della
bambola, fucili e navi.
Il Castello dei Burattini di Parma (www.comune.parma.it/castellodeiburattini, tel. 0521239810) mette in mostra centinaia di marionette e burattini, accompagnando i piccoli
visitatori alla scoperta del mondo magico e
fantastico creato dai burattinai.
Novembre è il mese del tartufo e delle feste dedicate al
prezioso fungo sotterraneo.
San Miniato (tel 0571- 42745), in provincia di Pisa, celebra (l’11-12, il 18-19 e il 25-26 novembre) il Tartufo Bianco, tra tutti il più raro e prezioso. La XXXVI edizione della
Mostra Mercato è una vivace kermesse dove assaggiare ed
acquistare non solo tartufi ma anche olio, rari salumi ed
altre specialità della zona.
Le Donne del Vino sono chiamate a San Giovanni
d’Asso (tel. 0577- 280551), in provincia di Siena, per
aprire l’edizione 2006 della Mostra del Tartufo Bianco
(11-26 novembre). Le rappresentanti toscane dell’associazione curano un defilée d’assaggio delle rispettive
etichette, abbinandole a sua maestà il tartufo bianco
mentre ristoratori e contadini presentano il meglio della
loro produzione.
Anche la Valtopina (tel. 0742-361955), in provincia di
Perugia, apre (il 18-19 e il 25-26 novembre) la sua Mostra
Mercato, dove poter far scorta del saporito tartufo della
vallata e di altri prodotti pregiati, come il farro, le lenticchie e i funghi porcini.
La Fiera del Tartufo di Acqualagna (tel. 0721-797491), in
provincia di Pesaro Urbino, dura fino al 13 novembre ed
accompagna le degustazioni eno-gastronomiche con
concerti, mostre di pittura, sport ed artigianato.
La celebre Fiera del Tartufo Bianco di Alba (www.fieradeltartufo.org, tel. 0173-35833 ) chiude il 5 novembre ma,
fino all’11 novembre, apre quella di Murisengo (www.
fieradeltartufo.com, tel. 0141-993773 ), in provincia di
Alessandria, con esposizione di tartufi, stand enogastronomici, pasto tipico del “trifulau”, mercato ambulante e assegnazione del premio “Trifola d’Or” al miglior tartufo
bianco.
novembre 2006
51
vivere bene
consumatori
LA DRAVA SU
In Austria una ciclabile tra le più
frequentate attraversa la Carinzia
zigzagando lungo il fiume.
L’abbiamo provata, mescolandoci
tra cicloturisti veri e improvvisati.
Un viaggio nella grande varietà
e bellezza del paesaggio
di Ivana Baraldi e William Garagnani
T
ra le molte piste ciclabili dell’Austria, quella che
attraversa la Carinzia è forse la più facile per percorribilità e una delle più varie nel paesaggio. “Facile” è comunque termine relativo a molte variabili, perché è vero che la pista, seguendo la corsa della Drava
verso il Danubio, è in discesa, ma c’è la complicazione
delle curve, dei tratti ripidi, dell’eccesso di folla, della scivolosità dopo le piogge. Così, se Bruno Trentin qui è caduto recentemente con effetti rovinosi, è d’altra parte
vero che la pista è frequentata da una gran quantità di
ciclisti, fino ad una punta di 4.000 al giorno. Il cicloturismo è una delle principali attrazioni di San Candido, incoraggiato da un’organizzazione da grande giostra: molti ciclisti improvvisati, noleggiata una mountain bike,
partono da questa località dell’alta val Pusteria, che tocca
quasi i 1.200 metri di altitudine, seguono il fiume e, varcato in 8 Km il confine con l’Austria, scendono – ora dol-
Ponte ciclabile sulla Drava, sullo sfondo le Alpi Carniche
cemente, ora a rotta di collo – per circa 40 Km fino ai 600
metri sul livello del mare di Lienz. Qui, caricate le bici su
un apposito vagone che ne contiene alcune centinaia,
salgono sul treno e tornano al luogo di partenza. Se le
bici fossero animali, soffrirebbero ammassate a quel
modo; ma anche la loro natura meccanica ha i suoi problemi: può capitare che più d’una esca dall’ammasso col
cambio rotto. Qualcuno con sussiego potrebbe dire che a
Viaggiando... a occhi chiusi
Da San Candido, in 6 Km si raggiunge Prato a Drava,
col suo aguzzo campanile rosso, a 1 Km dal confine
austriaco. Tra Sillian e Lienz si vedono le ultime propaggini delle Dolomiti e poco dopo finisce il Tirolo
Orientale; inizia poi la Carinzia, dove la pista non è
asfaltata, se non nei centri abitati, ma uno sterrato
ben battuto. Da Feistritz a Lind c’è il percorso più faticoso, perché la pista segue solo a tratti il fiume, poi
più volte si inerpica sulle colline accanto. Spittal, primo centro che arriva ai 16.000 abitanti, imita con un
palazzo il Rinascimento italiano, ma colpisce soprattutto con gli alberi e i fiori del suo giardino. Villach è
la più abitata località del percorso, con un centro vivace e colorato, dominato dalla chiesa di San Jakob,
con una bella raccolta di pietre tombali. È notevole il
parco fluviale della città, che per 2-3 Km si snoda
lungo la Drava con grandi alberi, prati, strutture di
gioco. Dopo Rosegg la pista segue il fiume evitando i
paesi, così che solo nella piccola Glainach è possibile
trovare ristoro sotto gli ippocastani secolari di una gasthaus. La pista arriva in piano fino al lago sottostante
Volkermarkt, a cui si sale molto faticosamente (menovembre 2006
52
glio seguire la carrozzabile negli ultimi 2-3 Km, piuttosto che la ciclabile troppo erta).
La segnaletica (una targhetta verde con su scritto
R1) è molto accurata fino a Lienz, poi ha qualche
omissione, man mano che si procede. Un aiuto
per ciclisti imprevidenti si trova nelle aree di sosta,
dove un pannello offre, assicurati a catenelle, una
pompa e alcuni attrezzi (vedi foto sotto). Solo una
volta abbiamo visto la catenella pendere malinconicamente senza pompa!
Ciclisti per un giorno sul tratto S. Candido Lienz
vivere bene
DUE RUOTE
Pupazzo di fieno in un tratto rurale della pista
Lienz finisce la giostra e comincia, per i veri cicloturisti,
la pista che passando per Spittal, Villach e Volkermarkt,
porta fino al confine con la Slovenia. Come distinguere i
ciclisti occasionali da quelli di consolidata esperienza nel
turismo a due ruote? In genere i primi viaggiano leggeri,
magari con uno zainetto sulla schiena, mentre gli altri
hanno sulla ruota posteriore le loro brave borse, che
contengono l’occorrente per un viaggio di alcuni giorni.
Nei quasi 300 Km del “Drauradweg”, l’itinerario ciclabile
della Drava in territorio austriaco, non c’è modo d’annoiarsi, grazie alla grande varietà del paesaggio. La vista
passa dalle crode dolomitiche, con le tipiche pareti nette
e spigoli vivi, ai rilievi ora rocciosi ora ricoperti di boschi
delle Alpi Carniche, dai prati ondulati dedicati al pascolo,
alle rive orlate di frassini, salici e ontani del fiume che, a
causa di frequenti dighe, diventa presto imponente, fino
ad allargarsi alle dimensioni di lago, dopo la grande ansa
di Rosegg e soprattutto ai piedi di Volkermarkt. I segni
lasciati dall’uomo hanno una marcata impronta locale,
che è quella della tipologia tirolese: le case nascono di
pietra alla base, poi crescono col legno al primo piano,
nella copertura e nell’immancabile balcone, con le rituali cascate colorate di gerani. Accanto, i cumuli di legna
da ardere riescono ad essere belli, tanta è la perizia con
cui sono accatastati. Non stupisce, con tanta abbondanza
di legname, che quasi ogni paesino abbia la sua sede dei
vigili del fuoco, identificata da un dipinto murale raffigurante un gigantesco St. Florian che versa acqua sulle
fiamme delle case.
Ma non è tutto idillio tirolese, perché basta arrivare alle
prime case di Spittal per capire come tutte le periferie
moderne siano omologate, con l’unica eccezione degli
spioventi più accentuati nei tetti. Quando si deve lasciare la pista del fiume per tratti di percorso lungo la carrozzabile, si scopre che la strada, attorno alla quale
sono cresciuti i paesi, spesso è stata trasformata anche
novembre 2006
53
in lunga, rettangolare piazza e centro di vita: succede
così nei centri piccoli come Sachsenburg, o più grandi
come Villach e Volkermarckt. Capita spesso di vedere
dei castelli, o solo i ruderi che ne sono rimasti. Il complesso più grande e ben conservato si nota, alto sul fiume, appena passata Sillian, un altro sovrasta da uno
sperone la piccola Oberdrauburg; praticamente, però,
non c’è roccia che separi la Drava da un suo affluente,
che non porti, con un torrione o un muro, il segno di
un potere dominante dall’alto.
A volte, a poche centinaia di metri dal fiume, il percorso
passa tra i prati dove, specie negli incroci, non è difficile
trovare un solo, grande albero, con una panchina e, accanto, un’edicola religiosa in legno: punti di silenzio dov’è piacevole riposare. Venendo da un paese demograficamente vecchio come l’Italia, non si può non notare la
quantità dei bambini con giovani madri, insieme all’attenzione dedicata all’infanzia: quando si attraversano i
centri abitati, è varia e frequente la segnaletica che invita
ad andare piano e con riguardo per i bimbi. All’ingresso
del piccolo paese di Dellach im Drautal ci ha colpito una
scuola materna che, con la forma a imbarcazione, fronteggiata da una grande figura umana scolpita nel legno,
meritava il suo nome di “Arca di Noè”. Nei punti in cui la
valle si allarga, i terreni diventano coltivabili, ma senza
una grande varietà: distese di mais e prati per il pascolo e
il fieno, poi, vicino alle case, meli e meli… Una volta abbiamo trovato una cassetta di mele minuscole, accompagnate da un cartello che, sotto la scritta “gratis”, portava
la caricatura di un ciclista sudato e con la lingua fuori:
abbiamo approfittato, grati della gentilezza. È naturale,
quindi, che il dolce locale sia lo strudel, che ha nella
mela il suo ingrediente principale. Ne abbiamo assaggiato di tanti tipi, servito sempre caldo e con un ciuffo di
panna accanto: quasi un effetto-doping per riprendere a
pedalare! 
Raccolta punti Coop
presso le Stazioni di Servizio
•Punti Agip fai da te
1 Punto Agip
ogni litro di carburante
(massimo 100 punti al giorno, solo autovetture e motocicli).
Per ottenere punti Agip con la modalità FAI DA TE, ritira la
card di raccolta punti Agip presso una delle oltre 3.000
Stazioni di Servizio che aderiscono all’iniziativa. I punti
Agip raccolti li potrai trasformare in punti Coop e trasferirli sulla tua Carta SocioCoop in qualsiasi momento,
presentando al gestore la tua Carta SocioCoop:
ogni 4 punti Agip
riceverai 5 Punti Coop.
RACCOGLI ANCORA
I PUNTI AGIP FAI DA TE
La raccolta punti Agip FAI DA TE prosegue ed è valida
fino all’8 gennaio 2007.
I punti raccolti nel periodo 9 giugno 2006 - 30 settembre 2006 verranno
sommati a quelli accumulati nel periodo 1 ottobre 2006 - 8 gennaio 2007
e potranno essere convertiti in Punti Coop
entro il 14 gennaio 2007.
Se dal 9 giugno 2006 all’8 gennaio 2007 raccogli sulla card Agip
almeno 1.000 punti, al momento della trasformazione riceverai
400 Punti Coop in OMAGGIO!
• I punti accreditati ad ogni rifornimento devono essere registrati su un’unica card.
• I punti presenti su più card non possono essere cumulati.
• Sulla stessa card possono essere registrati al massimo 100 punti al giorno, fino al limite
massimo di 2.000 punti, raggiunto il quale la card dovrà necessariamente
essere scaricata.
• Non possono essere accreditati su un’unica Carta SociCoop
più di 5.000 punti Coop da conversione di punti Agip.
Per informazioni: Call Center - numero verde 800.101.290
vivere bene
consumatori
Un territorio
multimediale
Tra i musei innovativi e
di qualità che celebrano
il territorio, quello di
Ostellato si fa apprezzare
per suoni, colori e
immagini, ma anche
per l’accessibilità che
garantisce ai non vedenti
di Tiziano Argazzi
L
’espressione “museo del territorio” da sempre identifica
una struttura che ha un’attenzione privilegiata per la storia
locale, vocata in particolare alla riscoperta dell’identità culturale di
una comunità. Questo e tanto altro
è il Museo del Territorio di Ostellato, una struttura innovativa e di
qualità, che ha sede in un vecchio
fienile di Corte Valle – nel comune
di Ostellato, a pochi chilometri dal
Mezzano – trasformato in museo
multimediale, dove viene illustrata
l’evoluzione dell’uomo, nel contesto
universale e specifico del Delta. E
sono proprio i suoni, i colori e le immagini della tecnica multimediale,
che catturano il visitatore e lo immergono nella storia e nell’archeo-
logia. L’allestimento, concepito ad
hoc, sviluppa al piano terra il tema
dell’evoluzione della terra e dell’uomo e al primo piano la storia e
la trasformazione del territorio del
Delta. Una sezione di eccellenza è
riservata al periodo etrusco e in
particolare a Spina, a cui si è cercato di dare una “scenografia” che ne
evochi la vita quotidiana. Planimetrie, foto, video e testi raccolti nelle
quattro postazioni interattive offrono al visitatore un ulteriore strumento di approfondimento. I laboratori sperimentali di tecnologia
litica e archeozoologia, unitamente
ai giochi interattivi della sezione al
piano terra, rispondono con moderni criteri alle esigenze didattiche del pubblico più giovane e in
particolare delle scolaresche. Nell’estate del prossimo anno, il museo
ospiterà la mostra, per ipovedenti e
non vedenti, sulla storia naturale,
culturale e archeologica dell’Europa. L’iniziativa, che rientra nel progetto comunitario “To touch or not
to touch”, si pone l’obiettivo di
rendere accessibile la cultura ai
non vedenti attraverso strumenti
didattici che consentano di far “vedere l’arte”, di mettere in rete il
know-how dei diversi partner, di
costruire strumenti per una facile
accessibilità dei cittadini alla conoscenza della storia dell’uomo e infine di costituire una rete progettuale europea di lungo periodo.
Il museo rimane aperto, da marzo a
novembre, dal giovedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Da dicembre a febbraio solo il sabato dalle 10 alle 17. Infotel.
0533.681368. nnn
no”. Camminata nel bosco per
osservare, raccogliere e trasformare “pezzetti” di natura. Iniziativa per adulti e bambini dai
5 anni in su. Ritrovo presso la
biblioteca comunale alle 15,30.
Infotel 0535.29724.
Fiorano Modenese (Mo). 25
novembre e 16 dicembre.
Mercatino di scambio. Dalle 14
alle 17 presso le ex scuole elementari. Infotel 0536.833111.
Berra (Fe). 7 ed 8 dicembre. “I
oss dal maial”. La sagra, giunta alla quarta edizione, abbina
gastronomia e cultura. Nello
stand gastronomico sarà tra
l’altro possibile degustare il famoso bollito di maiale. Infotel
348.0517784.
San Possidonio (Mo). 8 dicembre. Ritorna “La Pcarìa e i Sapori
di una volta”. La manifestazione
si svolge in piazza Andreoli. Infotel 0535.417911.
Ferrara. 10 dicembre. Mercatino dei prodotti biologici. Dalle 9
alle 19,30, in piazza Trento Trieste, esposizione di prodotti naturali biologici, ecologici, erbe
aromatiche, spezie, prodotti del
sottobosco, confetture, prodotti di apicoltura, per la cura del
corpo e per la casa.
Sagre & fiere
Modena. Dal 24 al 26 novembre. “La Buona Tavola”. Salone
enogastronomico dei tesori della cucina tipica. La manifestazione si svolge presso Modena
Fiere. Infotel 059.643664.
Ostellato (Fe). Tutti i fine settimana di novembre. “Zucca
in tavola”. Molte le iniziative
in programma. Inoltre i cuochi
dei dieci ristoranti di Ostellato e
dintorni che aderiscono all’iniziativa, eseguono infinite varianti culinarie a base di zucca.
Infotel 0533.681359.
San Prospero (Mo). 25 novembre. “Passeggiata d’autunnovembre 2006
55
la posta
consumatori
Mozzarelle di bufala
e ormoni: facciamo chiarezza
Ho letto dell’ennesimo scandalo legato alle mozzarelle di bufala prodotte in Campania da animali dopati
con l’uso di ormoni. Volevo capire meglio cosa è successo e quali precauzioni adotta Coop su questo tipo
di prodotti?
Gianna Silvani - Bologna
Risponde Coop Italia:
La somatotropina (o ormone della crescita GH), è un ormone naturale secreto dalla ghiandola ipofisi ed ha la
funzione di stimolare lo sviluppo dell’organismo. È presente in tutti i mammiferi incluso l’uomo ed ha la caratteristica di essere specie specifico, cioè l’ormone umano
è efficace per l’uomo, quello bovino per i bovini ecc.
Le biotecnologie hanno permesso di produrre industrialmente questo ormone in larghe quantità e studi zootecnici hanno dimostrato che se tale ormone viene somministrato alle vacche in lattazione induce un incremento
della produzione fino al 20%.
Sulla base di queste osservazioni alcune industrie farmaceutiche hanno sviluppato prodotti ed hanno effettuato ulteriori studi di efficacia e tollerabilità e sicurezza. Tale documentazione è stata esaminata dai vari
comitati scientifici internazionali e dalle autorità sanitarie dei vari paesi, ma i pareri del mondo scientifico
non sono concordi.
Al momento l’uso in allevamento del GH è consentito in
molti paesi inclusi gli Stati Uniti, mentre fin dal 1990 la
UE ha invece sancito il divieto di uso di ormoni per incrementare le produzioni animali, per preoccupazioni sui
potenziali rischi per la salute umana e animale.
In particolare per quanto riguarda la salute animale, è
provato che la somministrazione di ormone GH provoca
I cacciatori replicano
a Mario Tozzi
Egregio direttore,
sono un socio Coop di lunga data. E ci sono rimasto
davvero male nel leggere, sullo scorso numero, l’intervento
frettoloso e pregiudiziale del vostro collaboratore Mario
Tozzi a proposito della caccia. Anche voi prendete l’onda di
certe trasmissioni tv, cacciatrici di audience con pseudonotizie anticaccia un tanto al chilo? Sia chiaro: le opinioni
diverse sono sempre legittime. I processi sommari no.
Tozzi, nella sua requisitoria, si è dimenticato ad esempio di
scrivere che la caccia è prevista negli ordinamenti civili in
tutto il mondo. In Francia ci sono più cacciatori che in
Italia. Siamo in Europa o da un’altra parte? E la storia dei
novembre 2006
56
un aumento del numero di mastiti (infezioni delle mammelle) e affezioni podali (cioè agli arti). Questo porta ad
un incremento dell’uso di antibiotici che poi passano nel
latte e che possono provocare reazioni allergiche nei
consumatori ed un aumento della resistenza agli antibiotici da parte dei microrganismi.
La somatotropina si può ritrovare in tracce nei tessuti e
nel latte, ma ciò non costituisce preoccupazione per la
salute pubblica in quanto l’ormone umano della crescita
è diverso e quindi non attivo nel nostro organismo.
Inoltre la somatotropina nel latte bovino viene inattivata
dalla pastorizzazione, non è rilevabile nel formaggio e
comunque priva di attività ormonale.
Non sono al momento disponibili evidenze che colleghino direttamente casi di cancro con assunzione di latte e
derivati provenienti da animali trattati con ormone GH.
Il caso scoperto in Campania, se da un lato ci conferma
che permangono ancora sacche di illegalità (per fortuna
limitate e circoscritte) e che non si può abbassare la
guardia, dall’altra parte ci tranquillizza sull’efficacia del
sistema dei controlli.
Pur non avendo tra le filiere a marchio Coop quella della
mozzarella di bufala, abbiamo richiesto controlli mirati a
tutti i fornitori di questa tipologia di prodotto e stiamo
approfondendo la tematica col mondo scientifico per individuare ulteriori modalità di intervento per aumentare
le garanzie.
Del resto Coop ha lanciato ormai 20 anni fa la guerra agli
ormoni ed all’abuso dei farmaci negli allevamenti ed ogni
anno effettua migliaia di analisi ed ispezioni che si vanno
a sommare agli interventi degli organi pubblici di controllo, al fine di dare un contributo concreto alla lotta
contro queste pratiche criminali.
110 milioni di animali abbattuti da dove è stata tirata
fuori? Quale è la fonte? Scommettiamo che si tratta di una
delle solite “sparate” dei protezionisti? Quando si scrive
bisognerebbe sempre dichiarare la fonte: anzi, più fonti ci
sono meglio è, se si vuol fare buona informazione. E poi è
davvero spiacevole l’equazione che Tozzi cerca di fare (in
modo surrettizio, come direbbero gli avvocati) tra
cacciatori e bracconieri. È come dire che i tifosi di calcio e
gli ultrà violenti sono la stessa cosa, che i politici sono tutti
ladri, che le cooperative fanno affari perché non pagano le
tasse: questo è qualunquismo di grana grossa. Ci sarebbero
poi molte altre contestazioni da fare (...) ma mi fermo qui.
Anche i lettori hanno diritto di replica soprattutto in un
periodico del movimento cooperativo. O no?
Con franchezza romagnola
Luciano Antonioli - Cesena
la posta
Come avevamo messo nel conto, in
redazione sono arrivate decine di
lettere a proposito delle posizioni
contrarie alla caccia espresse da
Mario Tozzi nella sua rubrica
pubblicata sul numero scorso di
Consumatori. Per la verità la
maggior parte sono di consenso, ma
numerose esprimono anche critiche
più o meno dure. Tra queste lettere
di critica, per offrire un doveroso
spazio anche a queste voci, abbiamo
deciso di pubblicare ampi stralci
della lettera che trovate qui a lato.
Una sola precisazione sul dato dei
110 milioni di animali abbattuti:
Mario Tozzi (che è un apprezzato e
autorevole collaboratore della nostra
rivista, le cui opinioni, come quelle
degli altri commentatori che
ospitiamo, non sono comunque
espressione di una posizione
ufficiale di Coop sui diversi
argomenti) ha citato una stima che
ha come fonti il Ministero
dell’Ambiente e il Wwf. Sul sito
del Wwf (www.wwf.it) sono anzi
presenti stime anche maggiori di
questo dato. Ricordiamo che i
cacciatori in Italia sono tra i 700 e
gli 800.000 e che la stagione
venatoria va indicativamente da
settembre a fine gennaio.
Prestito da soci
e Finanziaria
Ho letto sui giornali notizie circa il
fatto che la Finanziaria potrebbe
modificare la tassazione del prestito
da soci Coop. È vero?
Angela Biserni - Senigallia
Le notizie che attualmente stanno
circolando su alcuni organi di
stampa riguardo ad un presunto
>
maggior prelievo fiscale sul prestito
sociale nelle cooperative contenuto
nella Legge Finanziaria sono del
tutto premature. La legge
Finanziaria attualmente all’esame
del Governo e delle parti sociali non
contiene nessuna norma specifica
riguardante l’argomento. La
tassazione delle rendite finanziarie è
oggetto di un disegno di legge
delega, il cui decreto delegato è
ancora tutto da scrivere. Se anche
l’ipotesi di una tassazione unica al
20% per tutte le rendite finanziarie è
stata esplicitata da esponenti del
governo stesso, solo quando ci sarà il
testo di un provvedimento che
davvero riguardi anche il prestito
sociale sarà possibile esprimere
valutazioni.
Coop
e l’Aspirina
Sul numero di settembre della
rivista “Consumatori” è apparso un
articolo nel quale si riferisce di un
progetto di produzione e
commercializzazione di una
“aspirina a marchio Coop”.
Nell’interesse di Bayer Ad e di
Bayer spa richiamiamo la vostra
attenzione sul fatto che la parola
“Aspirina” è un marchio registrato
di titolarità della Bayer e non un
nome che può essere utilizzato per
indicare prodotti di altre imprese.
Avvocato Giuseppe Sena
Prendiamo senz’altro atto della
precisazione che ci viene dai legali
della Bayer. Nel contempo
confermiamo l’intenzione di Coop,
nella piena e rigorosa ottemperanza
della normativa esistente ed a tutela
della salute dei cittadini, di arrivare a
realizzare un prodotto a marchio,
contenente l’acido acetilsalicilico
come principio attivo, equivalente ai
farmaci analoghi oggi presenti in
commercio con diverse marche.
Ovviamente l’impegno di Coop,
come dimostra l’esperienza degli
spazi Coop salute sin qui aperti, è
anche quello di riuscire a proporre
prezzi estremamente convenienti, a
tutto vantaggio del portafoglio dei
consumatori italiani. Consumatori
sin qui spesso penalizzati se si fa un
raffronto, su uno stesso farmaco, tra
prezzo italiano e quello praticato in
altri paesi europei.
LA REDAZIONE
DI CONSUMATORI
ADERISCE ALLA PROTESTA
DEI GIORNALISTI
L’indirizzo per scrivere a questa rubrica è
redazione consumatori
Viale Aldo Moro, 16
40127 Bologna
fax 051 6316908
oppure
[email protected]
novembre 2006
57
La redazione di Consumatori esprime piena condivisione delle motivazioni della lotta dei giornalisti
italiani per ottenere il rinnovo di
un contratto di lavoro scaduto ormai da quasi due anni e, secondo
quanto indicato dalla Federazione
nazionale della stampa (Fnsi) per
le testate mensili, aderisce e sostiene la protesta effettuando una sottoscrizione al Fondo di solidarietà
sindacale della Fnsi stessa.
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Convenzioni
Danza
Ater danza (balletto moderno)
La convenzione prevede uno sconto ai soci
Coop sugli spettacoli dell’Ater (Associazione
Teatrale Emilia-Romagna), sconto che però
varia da teatro a teatro. Ricco e articolato il
cartellone della nuova stagione di Aterdanza,
estesa da ottobre 2006 a maggio 2007, con un
calendario in equilibrio tra grandi compagnie
straniere e storici ensemble nazionali, nuovi
nomi internazionali e giovani emergenti italiani.
Aterdanza schiera alcuni degli ensemble più
interessanti della danza moderna europea e
statunitense. Dai belgi Les Ballets C. de la B.
agli statunitensi Elisa Monte Dance e Pilobolus
Dance Theatre. Dal gruppo polacco Ocelot
al flamenco di Eva Yerbabuena. Il balletto
moderno nazionale è rappresentato dai
reggiani Aterballetto, dall’Ensemble di Micha
van Hoecke, dal Balletto Teatro di Torino, dalla
compagnia Teatro Nuovo di Torino. E poi
ancora il teatro-danza con Virgilio Sieni, Michele
Abbondanza e Antonella Bertoni, Giorgio Rossi,
Enzo Cosimi, la compagnia Naturalis Labor,
Monica Casadei e Simona Bucci.
Per informazioni più dettagliate sulla
programmazione dei vari teatri della regione
e sugli sconti praticati, rimandiamo al sito web
ater.regione.emilia-romagna.it
Teatro dialettale
Comune di Crevalcore
Comune di Sant’Agata Bolognese
Stagione del Teatro comunale:
- Sabato 10 febbraio ore 21: Compagnia
Filodrammatica Mirabellese presenta “Lassa pur
che l’mond al diga”
- Sabato 17 febbraio ore 21: Artemisia Teater presenta “Piov, neiva, tempesta a cà d’Alvise l’è seimpar festa”, due atti con la partecipazione di Antonio
Guidetti e della Compagnia Artemisia Teater
- Sabato 24 febbraio ore 21: Compagnia
Bologna Classica presenta “Pisuneint”
- Venerdì 16 Marzo 2007: Compagnia Bruno Lanzarini presenta “Un bon omen”
- Venerdì 23 Marzo 2007: Compagnia “Il Teatro
del Reno” presenta “La profezia dal megg bastacsia”
- Venerdì 30 Marzo 2007: Compagnia “La Maschera” presenta “Mariunetti sensa fil”
Biglietti: intero € 10 ridotto soci coop € 7,50
ridotto per età € 8,50 (minori di 26 e maggiori di 65)
Info: Comune di Crevalcore, Istituzione
dei servizi Culturali Paolo Borsellino, via Persicetana
226, 40014 Crevalcore (Bo).
Tel. 051.6803581; fax 051.6803580.
E-mail: prosa @comune.crevalcore.bo.it
Sito web: www.comune.crevalcore.bo.it
Info: www.teatrobibiena.it
tel. 051.6818942 (servizio cultura biglietteria)
Biglietti: intero € 10 ridotto soci coop € 7,50 ridotto
per età € 8,50 (minori di 26 e maggiori di 65)
I biglietti per tutti gli spettacoli sono in vendita dal 2
novembre tramite: la biglietteria del Teatro – ufficio cultura – aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle
12,30; acquistando on-line su sito web www.vivaticket.it; rivolgendosi ai 300 punti vendita in Italia con
diritto di prevendita pari a € 2; prenotandosi al call
center 899.666.805 (servizio a pagamento) dal lunedì
al venerdì dalle ore 8 alle 20 e il sabato dalle 8 alle 15
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anziché € 200 senza tassa d’iscrizione. Possibilità esami d’inglese con rilascio di regolare diploma riconosciuto dal Ministero e dall’Ue. Info: tel. 059.641771
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