Intervista a Martina Frigerio

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Qualche mese fa mi contatta Martina Frigerio per delle informazioni su alcuni tiri che aveva salito in
alcune falesie e rimango colpito dalla sua capacità di trasmettere un frizzante entusiasmo, attraverso le
poche righe di qualche email. Poi la conosco in occasione delle riprese del film “Prese libere” di Nicoletta
Favaron (per il C.A.I. Lecco – Monti Sorgenti 2015), trovando conferma della prima impressione. Allora
mi viene una gran voglia di spingerla a raccontarsi ……
Partecipa all’intervista Serena Ponti di Lecco
Carta di identità verticale di Martina Frigerio
-Giovane (Classe 1991)
-Scalatrice
-Local (non è campanilismo, oppure sì…. A mio parere le
eccellenze del territorio vanno mostrate!)
-Entusiasta
-Simpatica e “fresca”
-Forte: la seconda “under 18” italiana a realizzare un 8a:
Andromeda a Gajum nel 2008
- Nome, cognome, età, di dove sei
Martina Frigerio, classe 1991, sono di San Giovanni, ma i miei nonni erano di Rancio.
Parlando tra lecchesi non dice “sono di Lecco”, ma indica i Rioni; un attaccamento molto presente nel
territorio. Rancio, una delle frazioni “alte” di Lecco, sulla strada per la Valsassina, è un grappolo di case
spaparanzate sulle terrazze soleggiate dominate dalla severa parete della Corna di Medale, in magnifica
posizione panoramica sul lago. Infatti uno dei nuclei della frazione è detto “Paradiso” (un altro è
“Brogno”, sede di prestigiosa Università…. Ma questa è un’altra storia). Rancio ha avuto un ruolo
particolarissimo nella storia dell’alpinismo lecchese e la leggenda narra che alcuni ragazzini del paese,
visto che non c’era modo di giocare al pallone mancando gli spazi in piano, si fossero appassionati a tal
punto alla scalata da diventare formidabili rocciatori. Alcuni dei quali, tra l’altro, parteciparono alla
fondazione del Gruppo Ragni della Grignetta nel 1946. In realtà si tratta di una normale (per modo di
dire) storia di lavori agricoli ad integrazione dei salari delle fabbriche cittadine. Lavori che consistevano
nel taglio del fieno magro sui prati ripidissimi cha morivano contro le prime rocce della Medale, da cui
era un attimo salire ancora qualche decina dimetri in arrampicata per tagliare qualche bel tronco
sospeso, oppure per prendere mazzi di erba ruta da rivendere in farmacia. I più ardimentosi, novelli
kamikaze, addirittura si avventuravano in piena parete (calandosi “alla marinara” senza alcuna sicurezza
- sulla vicina Parete Rossa del San Martino, verticale e strapiombante per 300 metri) per acchiappare le
nidiate di passeri solitari smerciati come animali da guardia. Sì; proprio da guardia. Anche questa è
un’altra storia.
- Prima divagazione: conosci il Giovanni Ratti (classe 1924, uno dei famosi ragazzini che diventarono
scalatori e poi Ragni di Lecco)?
Il Giovanni mi ha vista crescere e quando ha saputo che scalavo, ho dovuto raccontargli tutto nei minimi
dettagli. E non ti sei mai fatta raccontare la sua storia? Ci ho provato un sacco di volte, ma finisce
sempre per “svicolare” e continuare a chiedere di me.
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- Professione
Ho studiato da maestra di asilo (i bambini mi piacciono un sacco) ma poi
ho preferito dare una mano a papà Antonio nella sua ditta di
falegnameria, andando con lui nei cantieri a montare porte e finestre.
Anche quello è allenamento (ride)
- Mi racconti i tuoi primi approcci con l’arrampicata?
Un giorno, giocando con gli amici in un cortile di San Giovanni (quartiere
confinante con Rancio e sede del dopolavoro Nuova Italia. Altro luogo –
chiave dell’alpinismo lecchese), ci cade la palla in un locale col portone
aperto. Anche se ero la più piccola è toccato a me andare a recuperarla,
così vedo dei ragazzi grandi e grossi che fanno evoluzioni su una
capannuccia di legno (il pannello di alcuni giovani “ragni”). Mi chiedono
se la pallina è mia, rispondo di sì con un filo di voce, l’acchiappo e
schizzo via… correndo dal papà a chiedergli se mi riportava subito giù a
dare una occhiata. Era da 4 anni che facevo ginnastica artistica e mi piaceva stare appesa agli attrezzi.
Quindi quello che avevo visto mi aveva incuriosito.
I ragazzi mi chiedono se volevo provare (uno era Fabio Gobbi – con cui ho fatto il mio primo 8a, un altro
era il Marco Vago, che adesso dice che sono la sua pupilla) e, vincendo la vergogna, provo. Mi piace un
sacco e ogni giorno alle due del pomeriggio, trascurando un po’ i compiti, mi presentavo al pannello. Poi
ho chiesto al papà, che arrampica anche lui, di portarmi a scalare. E’ iniziato così, a 8 anni, in modo
istintivo, alle Placchette del San Martino, a Introbio … e al pannello!
- Quando hai deciso che l’arrampicata era il tuo sport?
Il movimento della scalata mi piaceva e, soprattutto, mi affascinava l’idea di fare quella attività all’aria
aperta. Non mi vedevo più chiusa in una palestra rumorosa…. Quindi ho scelto quasi subito
l’arrampicata, abbandonando la ginnastica artistica. Amo troppo stare nella natura.
Nel 2000 sono entrata nella squadra agonistica dei Ragni, alternando la falesia alle gare amatoriali del
“Promorock”, dove andavo sempre bene (ride). Sono anche stata campionessa italiana per due anni.
Questo fino al 2008, poi basta gare!
- Boulder e/o corda? Falesia e/o montagna?
Corda e falesia. Ho provato anche a fare qualcosa a spit in montagna con Valerio (Corti, il mio “moroso”)
e mi piace molto.
- Come programmi le tue uscite in falesia? Pianifichi i tuoi obiettivi?
(Ride) Nessun programma, nessun obiettivo. Si decide la sera prima: un’occhiata alla guida e via. Mi
piace scalare, più che posso, anche su gradi ben al di sotto del mio limite. Poi ogni tanto scatta qualcosa
e mi metto sul tiro duro. Come a Scilano, dove il “Dema” (Andrea Demartini) mi dice “dai che proviamo
‘sto 8a” (Compulsory Clip): mi è venuto al secondo giro.
Non mi è mai capitato di assediare un tiro. Massimo 5 giri! Unica eccezione: Cherubino alla Stoppani (6
giri) perché è proprio bello. Il grado mi interessa, ma non ne faccio una malattia.
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- Quanto tempo dedichi all’allenamento? Come ti alleni? Segui schemi e tabelle?
Quando facevo le gare avevo l’allenatore. Prima Paolo Cattaneo di
Bergamo, poi Tito Pozzoli, che mi mandava le schede con gli esercizi.
Però ho perso in fretta la motivazione a seguire le tabelle; non mi vedevo
passare ore a fare pesi e addominali. Dall’inizio dell’anno ho fatto
quattro 8a senza allenarmi “seriamente” (a parte scalare tanto). Quindi
vuol dire che per ora va bene così (ride).
Adesso vengo qui (nella palestra della Comunità Montana Lario Orientale
Valle San Martino, gestione Ragni di Lecco) un paio di giorni alla
settimana e mi metto a girare per un paio d’ore insieme a Valerio,
Giovanna Pozzoli, Davide “Neno” Tavola e altri… Seguo anche i corsi per i
bambini in qualità di aiuto – istruttore. Poi scalo sabato e domenica e
qualche sera dopo il lavoro.
- Quindi è probabile che tu abbia grandi potenzialità inespresse. Se ti
dovessi mettere ad allenarti seriamente, non pensi che potresti
ottenere risultati molto più alti?
Me lo dicono in tanti, ma penso che a mettermi con schemi e tabelle perderei lo stimolo. Abbiamo (Vale
ed io) un trave a casa, ma l’avremo usato 5 volte in due anni. E poi mi faccio un po’ di problemi a
mettermi su tiri più duri. Ho paura siano troppo difficili per me; sono una che si agita!
- Livello a vista? 7b/c E lavorato? 8a
- Dai importanza allo “stile”?
Certo! Il massimo è l’”a-vista” mettendo le coppie e rinviando la catena. Mi piace poter dire di aver
salito una via solo se l’ho fatta “pulita”, senza usare zanche o deviazioni che non c’entrano. E’ anche
giusto distinguere se il tiro è “pre-moschettonato” o no. Spesso infatti il moschettonaggio mi costa
parecchia fatica in più, perché sono piccola (ride).
- Hai visitato tante falesie? Ti piacciono quelle lecchesi e lo “stile lecchese” (muro leggermente
strapiombante a tacchette, di resistenza e movimento, spesso “da capire”)?
Vado in giro tanto e ho visitato posti splendidi (Margalef, Rodellar, Oliana, Siurana, Kalymnos, il Verdon,
il Brianconnaise, Ceuse, Bioux, ovviamente Arco, Finale, Albenga. Sono stata anche a San Vito). Le nostre
falesie mi piacciono molto: i diversi tipi di roccia ti obbligano a confrontarti con stili diversi, ci sono
bellissimi tiri e le chiodature, soprattutto in riferimento ai “moschettonaggi”, sono generalmente molto
buone. Se devo segnalare un difetto, mettendomi nei panni degli scalatori che vengono da fuori, è la
carenza di informazioni per raggiungere le falesie e i settori Càspita, vuol dire che devo impegnarmi più
sul sito larioclimb …...
- Quali sono le falesie lecchesi che preferisci?
La Stoppani (Pizzo d’Erna), i Campelli (sopra Abbadia Lariana), il Nibbio (Piani dei Resinelli). Certo, ad
Arco trovi di tutto e di più, dalla placca facile allo strapiombo, mentre da noi non ci sono molti
strapiombi. Quindi ti mancano gli strapiombi? Noooooooo (ride).
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- E i tiri preferiti (sempre restando nel lecchese e dintorni)?
Andromeda a Gajum (il mio primo 8a, ne sono innamorata!), Password, Erezioni a Catena, Supercanna ai
Campelli, Cherubino in Stoppani, Pigazzo, Penna Gialla e Super Pinciroli al Nibbio (dove non ho ancora
fatto Mc Kinley… ride)
- Dall’inizio del 2015 hai messo in fila quattro “8a”, tra l’altro in “prima femminile”: come ti sono
sembrati, anche rispetto alla difficoltà?
Il 1 febbraio Cherubino alla Parete Stoppani: grande soddisfazione. E’ un tiro molto bello, completo,
tipico dello stile lecchese. Ho trovato particolarmente difficile l’ultima sezione, oltre il bucone della
vecchia catena, dove sono caduta per quattro giri di fila. Le prese erano troppo distanti e ho fatto fatica
ad arrivare alla “goccia” finale.
Il 1 marzo Lo specchio del Grifone all’Angelone: è quello dove ho patito di meno, poi, il 22 aprile ho fatto
Cellini all’Occhiolo (Onno). Un “bastone” su prese piccolissime e dolorose. Facevo fatica a tenerle anche
con queste manine (ride). Anche Cherubino alla Stoppani l’ho trovato “duro” rispetto al suo grado. A
maggio infine Compulsory Clip a Scilano (nel Chiavennasco).
- A proposito di gradi duri o meno duri (io li chiamo “turistici”) nel
conto degli 8a devo mettere anche Il Pigazzo in decadenza al Nibbio?
Come l’hai trovato?
Titubante….
- E’ 8a sì o no?
No (ride). E’ vero, ora su alcune guide lo danno 8a, ma è sempre stato un
7c “duro”. Io però l’ho segnato come 8a (ride forte. Poi leggo il
curriculum e invece vedo che è stata onesta).
- Qualche altro tiro che ti attira (….) sulle nostre falesie che non hai
ancora salito?
Mi piacerebbe chiudere Danza Verticale a Erna Sorprese (Versasio), che è
un po’ il mio genere. Infatti mi manca un solo passo. Poi Martina prendi l’aspirina al Galeotto (settore
nuovo del Vale Corti sotto i Campelli – Abbadia Lariana), entrambi di 8a.
- Vedi possibilità di chiodare falesie nuove nel lecchese?
Penso proprio di sì, però tra quelli che conosco mi sembra che nessuno abbia voglia di camminare per
andare a scoprire falesie “scomode”, mentre quelle a portata di mano sono già state sviluppate.
D’altronde, non vedo nemmeno una gran voglia di chiodare. A me invece piacerebbe; infatti sono molto
fiera di aver chiodato un 6b al Galeotto (ride).
Se penso al Delfino (Formenti) e al cxxo che si è fatto per farci scalare… A proposito del Delfo, quando
sono scesa da Cherubino dopo averlo “chiuso” è arrivato lui e mi ha bofonchiato uno sbrigativo “brava”.
Come ci sono rimasta maleeeee! Poi però mi ha mandato un CD pieno di foto del tiro; mi ha fatto molto
piacere! Troppo forte (ridiamo tutti). Un “grazie” anche all’Ale Ronchi.
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- Come vedi il rapporto tra l’arrampicata sulla plastica nelle sale indoor e la falesia?
I ragazzi, anche giovanissimi, che “nascono” sulla plastica e magari hanno anche chi li allena, quando
escono sulla roccia fanno cose fuori dal normale, ripetendo a vista o in pochi giri tiri che fanno dannare
tanti adulti forti. Comunque in genere vedo che i ragazzini danno spesso priorità al risultato, al “grado”,
rispetto al semplice piacere di scalare.
- Noti un aumento di frequenza in falesia in queste ultime stagioni? Secondo te c’è consapevolezza
della necessità di avere cura della roccia?
Senz’altro c’è un sacco di gente che va anche in falesia; moltissimi sul facile (6a/b), ma è pure aumentata
la frequenza sui gradi più alti. Per quanto riguarda la cura della roccia, quando finisco il tiro ho
l’abitudine di pulire le prese con lo spazzolino, perché mi dà fastidio scalare su certe prese tutte
impastate di magnesio. Cerco di pulire anche sui tiri facili, non fa niente se “perdo” un quarto d’ora.
Piuttosto faccio un tiro in meno.
- Quali sono, se ne hai, i tuoi personaggi di riferimento in arrampicata?
Non ho riferimenti particolari, però, guardando i “nostri”, mi piace un sacco lo stile del Marco Ballerini,
che quando scala sembra stia danzando…. E poi il Tono Cassin e lo Stefano Alippi. Il Tono in particolare
mi ha dato un sacco di consigli. Comunque, il Ballera e il Tono sono dei miti perché sono stati capaci di
passare dall’alpinismo all’arrampicata sportiva ad alto livello.
Mi è sembrato bello a questo punto riportare paripari un pensiero di Martina dedicato allo Stefano
Stefano Alippi, beh, sì, un gran bel personaggio!
Con quel suo fare da "big"
Da quello che se la tira...senza esagerare! Ed ha tutte le ragioni di tirarsela!!!! ;)
Da quello che mi stampa profondo rozzo (alla Bastionata del lago) in scarpe da ginnastica...
Da quello che mi controllava dal tiro vicino e remava contro mentre ero sul giro buono del Pigazzo in
decadenza!
Da quello che fa i complimenti ma senza esagerare!
Da quello che mi prende in giro dicendo che ormai sono "vecchia" ahahahahah e ho "un piede nella
fossa" ahahaha
Da quello che con le sue battute belle o brutte mi stimola a far sempre meglio!
Beh cosa dire...
Il Pigazzo, l'Alippi, lo Ste...
Lo chiamo in tanti altri modi...
Ma in qualunque modo lo chiamo, per me rimane sempre un grande da rispettare e ammirare!!!
Per chiudere, una bella definizione di “arrampicata” da una lettera autografa di Martina
L'arrampicata...
quello che amo di più nell'arrampicata
è quella semplice voglia di salire, di scalare e di sentir danzare il mio corpo su quelle prese...
penso che sia la mia più intensa passione che provo!
Adoro arrampicare in falesia perché mi piace salire in alto, fino a cercare di toccare il cielo, e
soprattutto sei li su quel tiro da sola,
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tu, il tuo corpo, la tua testa, la forza nelle tue braccia...
e devi essere capace di risolvere il “problema” ...
devi essere capace di capire qual è il tuo limite mentale e fisico.
Nessuno può dirti niente...è tutto nelle tue mani!
I Boulder mi piace farli in compagnia...in palestra diciamoci la verità, non ho neanche lo stimolo
adatto!
I Giri invece mi piace farli in compagnia ma anche da sola però deve sempre esserci la musica ad
alto volume...come dico io “la musica mi carica a bomba!”
Alla fine di tutto questo vorrei ringraziare due persone
mio papà Antonio per avermi fatto scoprire questo splendido sport e
il fidanzato (Valerio) per condividere con me al 100% questa passione che ci unisce...
Gli sponsor per aiutarmi nel mio cammino...
SPONSOR TECNICI
CAMP
CASSIN
CRAZY IDEA
FIVE TEN
Lecco, 3 Giugno 2015
Pietro Corti
Notizia fresca di ieri: il quinto 8a di quest’anno per Martina con “Bianconiglio" a Villa d'Almè.
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