Resine Epossidiche: Esempi di utilizzo

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Resine Epossidiche: Esempi di utilizzo
Resine Epossidiche: Esempi di utilizzo
Scritto da Pierpaolo Masoni
Esempi di utilizzo
Di seguito verrano descritti alcuni esempi di utilizzo delle resine epossidiche nel restauro
architettonico e del mobile:
1.
2.
3.
4.
Recupero di travi ammalorate
Consolidamento solai seicenteschi della Maison La Tour - Verres AO
Consolidamento della cuspide del Campanile Chiesa di Saint Roch'Villeneuve (AO)
Le Resine epossidiche nel Restauro del mobile
Recupero di travi ammalorate
Nell'ambito del restauro ligneo, le resine epossidiche hanno principalmente due applicazioni in
incollaggi particolari e nel recupero di travature ammalorate.
Come adesivi vengono usate esclusivamente per incollaggi ove le colle tradizionali non
possano essere utilizzate se non ampliando con artifici macchinosi la superficie di aderenza,
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Scritto da Pierpaolo Masoni
modificando, cioè, a volte pesantemente, la struttura dell'oggetto. Ciò permette di risolvere molti
problemi nel campo della conservazione.
Queste resine hanno un grande potere di penetrazione nelle fibre del legno e, se usate
correttamente, permettono di ottenere incollaggi strutturali di grande resistenza.
La più importante applicazione delle resine epossidiche nel campo del restauro ligneo,
concerne il recupero di travi ammalorate.
In questo ambito le resine hanno permesso di risolvere problemi fondamentalmente di due tipi:
1. Marcescenza delle testate di travi portanti nell'inserzione nelle pareti;
2. Eccessiva flessione o debolezza di travi e travetti dovute a carico eccessivo o ad
ammaloramenti, fessurazioni o rotture. (R.E.M)
Il primo caso può essere risolto o con il rifacimento totale in resina della parte ammalorata, o
con la sua sostituzione con un segmento di trave della stessa tipologia. Il disegno riporta
sommariamente le fasi di lavoro della prima ipotesi.
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In questo caso la casseratura viene fatta usando un essenza lignea simile a quella del trave, così da ave
Altro sistema è quello della casseratura a perdere, cioè realizzata con uno strato di legno che diventerà
Una discreta visibilità dell'intervento è spesso accettabile, sia a livello filologico , sia estetico;
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comunque la resina può essere pigmentata con terre, oppure può essere colorata dopo la
catalizzazione. L' aderenza della parte ricostruita alla originaria deve essere aumentata
mediante l'inserzione di una o più anime costituite da barre cilindriche o di altra forma, che
possono essere in fibra di vetro, acciaio inox o titanio, a seconda dei casi, e del diametro adatto
allo sforzo che dovranno sopportare, possibilmente ad aderenza maggiorata mediante
zigrinatura di superficie.
Raramente la resina, in casi come questo, viene usata pura: normalmente viene mescolata con
sabbia di quarzo o con segatura della stessa essenza lignea del trave. In tal modo si ottiene un
beton resinoso dotato di maggior resistenza meccanica e vi sono meno pericoli di fuoriuscite e
colature. Questi interventi devono essere effettuati con colate successive, la seconda quando
incomincia la catalizzazione della prima, quando, cioè, la temperatura della resina incomincia
ad alzarsi, così che le colate seguenti usufruiscano di una temperatura superiore ed accelerino
la loro catalizzazione saldandosi intimamente alle precedenti. Si tenga presente che queste
resine sono termoindurenti, quindi la loro catalizzazione viene agevolata da temperature elevate
e addirittura bloccata da temperature troppo basse.
Anche in questo settore i procedimenti sono comuni soltanto nelle linee di base; ogni operatore,
con l'esperienza, sviluppa tecniche personalizzate, piccoli espedienti, trucchi atti a sveltire il
lavoro o migliorare i risultati. Per esempio, le casserature di solito vengono paraffinate per
evitare che si incollino alla resina; io preferisco usare fogli di polietilene (quello da cucina, in
rotoli e sottilissimo) poiché in questo modo non corro il rischio di ungere con la paraffina le parti
lignee da conservare, inoltre queste pellicole si posano agevolmente e aderiscono molto bene
al supporto che devono proteggere; a fine lavoro basta una spazzolata per eliminarle.
Il secondo disegno mostra una delle varie tecniche di sostituzione della testata ammalorata.
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Consolidamento solai seicenteschi della "Maison La Tour" Verres AO
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Il solaio in legno è in genere costituito da travi principali, a sezione circolare o rettangolare
collegata talvolta da una trave trasversale rompitratta, da travi rettangolari sovrapposte alle
principali, da un impalcato di tavole. Quando si rilevano solai costruiti da elementi composti, si
possono riscontrare connessioni più complesse. Per ragioni estetiche, gli appoggi sono
completamente chiuse nelle murature il che non permette l'ispezione per la verifica di eventuali
attacchi a cui legno è sottoposto. In altri casi vi è una trave che collega tutte le testate e che è
posizionata lungo la muratura. Una tipologia particolare è il solaio a cassettoni detto
anchecassettonato, ottenuto per costituire un maglia, sede spesso di decorazioni pittoriche o a
rilievo con legno e stucco.
Travi principali sottodimensionati,
Travetti secondari
con presenza
spezzati
di forti flessioni e fessurazioni
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Le sollecitazioni presenti sono il momento flettente, il taglio, modesti sforzi di torsione nelle travi
accostate ai muri. Gli sforzi normali nel caso di vincoli costituiti da appoggi scorrevoli possono
essere considerati assenti. Favorevole alla loro stabilità è il collegamento delle travi
all'impalcato superiore. Tale stabilità può essere modesta se affidata alla semplice chiodatura.
In sintesi si può affermare che le degradazioni nei solai riguardano più che altro le singole
membrature.
La parte del legno degradata può essere reintegrata con un materiale con caratteristiche il più
possibile simile a quella del legno sano. Il materiale di reintegro utilizzato è costituito da un
betoncino che impiega come inerte un composto di farina e trucioli di legno a consistenza
differenziata. In alcuni casi è utilizzato il quarzo come materiale d inerte che permette una
maggiore resistenza alle tensioni però allo stesso tempo appesantiscono il materiale.
Un conglomerato epossidico assicura un legame indissolubile con legno sano, con un ritiro da
valutare assai modesto, e inoltre ha maggiore durata nel tempo, e migliora le caratteristiche del
legno in termini di impermeabilità e di resistenza alla condensa. Può essere utilizzata accanto al
betoncino di resina una barra di vetroresina che permette una maggiore resistenza alla trazione
e migliora l'elasticità con un coefficiente di dilatazione simile al legno. Il reintegro deve essere
effettuato attraverso le seguenti operazioni:
1. vengono costruite casseformi provvisorie con le dimensioni originarie della struttura da
reintegrare;
2. nella parte interna si spalma un disarmante utile per le fasi successive;
3. si effettua il getto del betoncino con le modalità utilizzate per la preparazione delle resine
epossidiche;
4. a presa avvenuta, si asporta la casseratura.
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Questa tecnica può essere utilizzata per reintegrare una trave o un nodo, come ad esempio la
testata particolarmente soggetta all'umidità proveniente dai muri, e garantisce ottimi risultati se
strettamente collegata con la trave stessa. Infatti assorbe con facilità le sollecitazioni presenti
nella zona restaurata e isola dalla presenza dell'umidità.
Il solaio seicentesco in larice aveva gravi patologie di degrado statico sulle travi principali con
presenza di forti flessioni e fessurazioni del legno e travetti secondari fortemente ammalorati,
aggrediti da parassiti e marcescenze accentuate, ed in alcuni casi, sono spezzati.
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Scavo dell'alloggiamento Le
delle
barre
barre
inserite nelle sedi scavate
Il progetto di recupero, firmato dall'Arch. Alliod., contemplava in primo luogo il rinforzo dei travi
principali mediante inserzione di barre in vetroresina, rifacimento di parte delle teste e loro
rinforzo con barre.
In questi casi la tecnica fondamentale consiste nello scavare uno o più alloggiamenti (di solito
due, posti nella parte inferiore delle facce laterali del trave) nei quali verranno inserite delle
barre che verranno bloccate da resina epossidica pura o in beton. Il tipo e la dimensione delle
barre dovranno essere scelte in base ad accurati calcoli statici.
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La richiesta di non aumentare il carico ed avere l'ottima versatilità di accoppiamento con la
resina epossidica, ha fatto ricadere la scelta sulla vetroresina fondamentalmente usata per
evitare il collasso del trave nel caso di un eventuale cedimento; in questo caso l'apporto di
rigidità strutturale è dato soprattutto dal beton di riempimento.
Gli alloggiamenti, se a vista, possono essere mascherati mediante una striscia di copertura
della stessa essenza lignea del trave secondo il classico concetto della lastronatura.
Anche in questo caso questo è il concetto base dell'intervento, che varierà di volta in volta a
seconda delle esigenze tecniche ed estetiche. (R.E.M.)
Chiesa di Saint Roch'Villeneuve (AO)
Consolidamento della cuspide del Campanile
In questo caso i travi, sottoposti a pressioni dalla copertura e dall'asta metallica di una pesante
croce, sono stati rinforzati con barre inserite per circa cm. 60; le teste sono state ricostruite e
saldate insieme mediante una struttura in resina e segatura, in modo da diminuire le pericolose
flessioni subite.
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Chiesa di Saint
Roch
Campanile
Cuspide
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Preparazione dei fori di inserimento
Barre inserite
delle barre in vetroresina
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La cassaforme sulla cuspide
Rinforzo avvenuto
Le Resine epossidiche nel Restauro del mobile
Queste tecniche possono essere applicate anche nel restauro di mobili per migliorare incollaggi
che sarebbero, altrimenti, precari, o per rinforzare massellature esigue sottoposte a sforzi, o per
consolidare legno ammalorato per marcescenze o tarlature.
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Senzaaffidamento.
precario;
dato uned
anima
anche
in vetroresina
i vari incollaggi
inserita
sul resto
nella della
gamba,
struttura,
tale tassello
con colle
sarebbe
tradizionali,
risultato
non
troppo
avrebbero
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