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Mixed Media
A cura di Silvia Fabbri
dal 7 marzo al 6 giugno 2015
Con questa nuova mostra continua la serie di iniziative dedicate all'arte contemporanea dello Studio su alcuni temi
cardine della ricerca artistica contemporanea.
In questa occasione sono esposti una serie di artisti che, pur con poetiche e tecniche profondamente differenti, hanno
orientato il proprio lavoro sulla sperimentazione e sulla ricerca sui materiali.
Appare sempre più difficile oggi definire che cosa sia l’opera d’arte e dare risposte univoche per una pratica che ha
inevitabilmente perduto i canoni univoci di bellezza, di plasticità e di armonia, e dove alle poche tecniche un tempo
accettate come “degne” di rappresentare l’arte in ambito ufficiale (pittura a olio, acquerello, affresco, disegno, scultura) si
sono oggi aggiunti, quando non andando a sostituire i precedenti, innumerevoli linguaggi, dall’installazione alla fotografia
al video, fino alle moltissime sperimentazioni per quanto riguarda la pratica pittorica e scultorea.
Ed è proprio nel campo della speriementazione sui, e coi, materiali, che negli ultimi anni si è maggiormente giocata la
sfida più interessante dal punto di vista dell’innovazione di una pratica artistica che a volte sembrava aver perso
completamente, nella completa mancanza di regole formali, stilistiche o linguistiche, la propria funzione di
rappresentazione simbolica del reale.
Negli ultimi anni, abbiamo infatti assistito non solo a un proliferare di nuovi linguaggi e di sperimentazioni sul piano di
materiali innovativi, dalle resine alle colle alla stessa plastica fino a molte tecniche che hanno nella sperimentazione
tecnologica o digitale la loro spina dorsale, ma anche, e soprattutto, a un forte recupero di tecniche un tempo definite e
relegate nel campo dell’artiginato: dal filo di cotone al collage al legno al tessuto, si è assistito in questi ultimi anni a un
proliferare di scoperte e di riscoperte di pratiche un tempo considerate “basse”.
In tutto questo, una parte non indifferente della nuova sperimentazione tecnica ha il suo punto centrale in quella zona
grigia della pratica artistica, nella quale i vari linguaggi si intersecano tra di loro, si scambiano i ruoli e si imitano o si
citano vicendevolmente, tra quadri, sculture e installazioni che giocano con tutte le tecnologie e i riferimenti possibili, dal
design all’arredamento all’architettura, mescolando i codici e i riferimenti un tempo rigidamente divisi in categorie
differenti e tra loro non comunicabili.
Così dunque si va dalle simboliche cupole di Angela Trapani, semisfere stilizzate ed eleganti realizzate su fondi
monocromi che prendono forma in materiali diversi, come resine, tubi di plastica dalle grandi dimensioni e altro, forme
astratte che rendono omaggio a un fiabesco mondo arabeggiante, alle composizioni astratte diFaber, realizzate
assemblando e comprimendo in uno spazio geometrico stoffe e resine, che si muovono tra astrattismo e ricerca formale
e compositiva; dalle installazioni di Raffaella Formenti in cui scritte e materiale pubblicitario assemblato, piegato
ossessivamente e rielaborato fino a dare vita a strutture di varie dimensioni, creano nuovi codici e simbologie, alle opere
del giapponese Shinya Sakurai in cui stoffe e tela fanno da supporto a interventi, con rituali nipponici, di resine e colori
a creare pattern coloratissimi e astratti, con un effetto neo-pop che coniuga Oriente e Occidente, tradizione e forte
contemporaneità.
Dai coloratissimi e complicati puzzle di Massimo Sansavini realizzati con applicazioni di resine, legno e lacche
industriali, che richiamano un mondo naturale fiabesco, psichedelico, riutilizzando per alcuni aspetti il linguaggio di un
maestro del Futurismo, Fortunato Depero, alle installazioni di Marco Lodola in cui i soggetti, personaggi famosi,
ballerini, pin-uo, o simboli e icone della nostra contemporaneità vengono riprodotti in sagome colorate e luminose a
ricreare un personalissimo mondo neo-pop, e alle opere di Carla Mura, che al posto di colori e pennelli, utilizza sulla tela
un filo di cotone avvolto e annodato, per creare eleganti composizioni astratte, griglie rigorose alla Mondriand o modelli
cromatici che richiamano vedute di misteriose città riprese dall’alto.
E ancora dalle opere di Manuela Bertoli, che conduce un lavoro di riflessione, utilizzando materiali inusuali, come feltri,
sfere e dadi, sui linguaggi della nostra contempraneità, sia visivi che alfabetici, alla ricerca di nuova un’espressione
artistica e formale, alle opere di Alfred Drago Rens realizzate con vecchie fotografie di famiglia che attraversate da un
modulo sempre uguale e ripetuto, simbolica ziggurat formata da sette quadrati concentrici, sconcerta lo spettattore
suggerendo un elemento di disturbo o nascosto in un mondo altrimenti magico e lontano.
Così da Hilda Kleyn, che, con una pittura ad olio materica e densa, crea opere anche di ampie dimensioni dal forte
taglio espressivo, con tonalità calde, rossi, marroni e grigi, che ricordando la terra e la natura presentano molti strati
sottili e delicati con forti linee di astrazione che attraversano l’orizzonte in primo piano, alle opere di Vincenzo
Lipari (Bios), giovane artista che unisce pittura e pratica performativa, e che utilizzando materiali diversi per realizzare
le sue opere, come tessuti, resine, e materiale di recupero, indaga sulle problematiche e dinamiche sociali, alle scatole
della meraviglie di Chiara Passigli, minuscoleWunderkammer in miniatura, scatole di legno o teche di vetro contenti fili,
stoffe, disegni e materiali recuperati di uso quotidiano che creano mondi fantastici, piccoli e magici universi, ai paesaggi
di Nikola Prsendic in cui si mescolano e si intersecano visioni e immagini della sua terra, asfalti realizzati con olio e
bitume, che restituiscono una visionarietà notturna fantascientifica alla Blade Runner e infine alle grandi città di Daniele
Ricco che crea con il collage di carta da giornale e terre di Siena e con una pittura materica, ampie vedute di paesaggi a
metà tra astrazione e figurazione.