interno L`ANGELO PASQUA 200705

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interno L`ANGELO PASQUA 200705
L’ANGELO
DI
FORNI DI SOPRA
N. 61 - Pasqua 2007
Bollettino Parrocchiale
Spedizione in abbonamento postale, art. 2,
comma 20, lettera c, Legge n. 662/96 filiale
33100 Udine
TAXE PERÇUE - TASSA RISCOSSA
UDINE - ITALIA
PASQUA 2007
Carissimi,
a Pasqua ritorna puntualmente la
domenica dopo il plenilunio della
Luna di marzo. Quest’anno poi con
un tempo che è andato fuori di ogni vecchia tradizione meteorologica. E su questo
fatto da tanti di loro, si sono dette molte
cose. D’accordo che il clima è stato alterato anche dalla “mano dell’uomo”; ma a
me piace anche credere che il tempo presente e futuro è “nelle mani di Dio”.
Desidererei tanto che in occasione
della Pasqua ci fosse da tutti noi un
momento di riflessione e nello stesso
tempo, di alzare lo sguardo, verso la bellezza dei nostri monti; la sera poi, verso il
cielo stellato e di conseguenza contemplassimo quello che Dio ha creato e perché nella bellezza e magnificenza di questo creato, riconoscessimo la Sua immagine, la Sua presenza.
La Pasqua di quest’anno arriva
ancora una volta in un clima non del tutto
propizio alla pacifica convivenza tra i vari
popoli. Troppe divisioni, troppe tensioni,
troppe guerre, troppi odi, troppe povertà e
miserie che affliggono e lacerano il tessuto di questa grande convivenza umana.
Le soluzioni ci sarebbero se ci fosse
veramente il desiderio da parte dei governanti e degli individui di rispettare l’inviolabilità di ogni persona. Questo è difficile, si
dirà, e lo è nella realtà pratica. Ma tutto
potrebbe prendere una soluzione in positivo se ci accettasse la nostra dipendenza
da Dio. Domenica 18 marzo, Papa
Benedetto andando a visitare i giovani
reclusi nell’Istituto penale minorile romano
di Casal del Marmo, disse che “una vita
senza Dio non funziona”.
A me sembra che Benedetto XVI
con i suoi ripetuti interventi in vari momen-
L
ti del suo magistero, ci dia la possibilità di
riflettere e ci dia anche l’imput di avere
coraggio per agire in forza della nostra
fede; il cristiano non può rimanere con “le
mani in mano”. Qualcosa dobbiamo fare.
Il 15 agosto del 2005, nell’omelia
della messa in occasione della solennità
dell’Assunta, disse tra l’altro: “Prima si
pensava e si credeva che, accantonando Dio ed essendo noi autonomi,
seguendo solo le nostre idee, la nostra
volontà, saremmo divenuti realmente
liberi, potendo fare quanto volevamo
senza che nessun altro potesse darci
alcun ordine. Ma dove scompare Dio,
l’uomo non diventa più grande; perde
anzi la dignità divina, perde lo splendore di Dio sul suo volto. Alla fine risulta
solo il prodotto di un’evoluzione cieca,
e, come tale, può essere usato e abusato. È proprio quanto l’esperienza di
questa nostra epoca ha confermato.
Solo se Dio è grande anche l’uomo è
grande”.
Nessuno mette in dubbio le difficoltà e le incertezze nel cammino di fede
volendo seguire da vicino il Signore.
Quando poi si pensa che volendo essergli vicino, tantissime
volte ci troviamo a remare contro
corrente perché non siamo compresi, anzi cordialmente osteggiati, vorremmo lasciare tutto e
dire: ‘ma perché devo perdere il
mio tempo?”.
Papa Ratzinger ci aiuta
ancora una volta, con un suo
‘passaggio’ del discorso detto
durante l’Angelus del 12 marzo
dello scorso anno: “L’esistenza
umana è un cammino di fede e,
come tale, procede più nella
penombra che in piena luce,
non senza momenti di oscurità e anche
di buio fitto. Finché siamo quaggiù, il
nostro rapporto con Dio avviene più
nell’ascolto che nella visione; e la stessa contemplazione si attua, per così
dire, ad occhi chiusi, grazie alla luce
interiore accesa in noi dalla Parola di
Dio”.
La foto scelta per metterla in questa
prima pagina, penso che possa aiutarci a
capire la nostra riflessione. Dietro la grande nube nera che si staglia nel cielo sopra
i nostri monti di Forni, c’è una luce vivissima che mette in maggior risalto il colore
oscuro. Questo nero potrebbe significare
la nostra vita, ma dietro c’è la luce sfolgorante che potrebbe essere interpretata
come la “Risurrezione” di Cristo Gesù
che dice a ciascuno di noi: “Coraggio. Non
aver paura. Va avanti. Io ho vinto il mondo!
Io sarò con te e con voi fino alla fine dei
tempi!”
Fratelli e sorelle fornesi, vicini e lontani e a tutti gli amici della nostra
Comunità di Forni, Buine Pasche!
Padre Renzo
IL NOSTRO CREDO NELLA PREGHIERA
omenica 4 marzo, prima della preghiera dell’Angelus in piazza San
Pietro, Papa Benedetto ha fatto una
riflessione sulla preghiera. Eccola:
D
“Nell’odierna seconda domenica di
Quaresima, l’evangelista Luca sottolinea che
Gesù salì sul monte ‘a pregare’ (9,28) insieme
agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni e,
‘mentre pregava’ (9,29), si verificò il luminoso
mistero della sua trasfigurazione. Salire sulla
montagna per i tre Apostoli ha perciò voluto
dire essere coinvolti nella preghiera di Gesù,
che si ritirava spesso in orazione, specialmente all’alba e dopo il tramonto, e talvolta
per tutta la notte. Solo però quella volta, sulla
montagna, Egli volle manifestare ai suoi amici
la luce interiore che lo ricolmava quando pregava da solo: il suo volto – leggiamo nel
Vangelo – s’illuminò e le sue vesti lasciarono
trasparire lo splendore della Persona divina
del Verbo incarnato (cfr 9,29).
[…..] …Gesù ascolta la Legge e i
Profeti che gli parlano della sua morte e risurrezione. Nel suo dialogo nel mondo, anche se
sa che per arrivare alla gloria dovrà passare
attraverso la Croce. Anzi, Cristo entra più
profondamente in questa missione, aderendo con tutto se stesso alla volontà del Padre,
e ci mostra che la vera preghiera consiste
proprio nell’unire la nostra volontà a quella di
Dio. Per un cristiano, pertanto, pregare non è
evadere dalla realtà e dalle responsabilità che
essa comporta, ma assumerle fino in fondo,
confidando nell’amore fedele e inesauribile
del Signore. Per questo, la verifica della trasfigurazione è, paradossalmente, l’agonia del
Getsemani (cfr Lc 22,39-46). Nell’imminenza
della passione, Gesù ne sperimenterà l’angoscia mortale e si affiderà alla volontà divina; in
quel momento la sua preghiera sarà pegno di
salvezza per tutti noi. Cristo, infatti, supplicherà il Padre celeste di ‘liberarlo dalla morte’
e, come scrive l’autore della lettera agli Ebrei,
‘fu esaudito per la sua pietà’ (5,7). Di tale
esaurimento è prova la risurrezione.
Cari fratelli e sorelle, la preghiera non è
un accessorio, un optional, ma è questione di
vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi
si affida a Dio con amore filiale, può entrare
nella vita eterna, che è Dio stesso. Durante
questo tempo di Quaresima, chiediamo a
Maria, Madre del Verbo incarnato e Maestra
di vita spirituale, di insegnarci a pregare come
faceva il suo Figlio, perché la nostra esistenza sia trasformata dalla luce della sua presenza”.
A questa riflessione di Papa Benedetto,
potremmo concludere con la nostra
riflessione/preghiera:
Credo che la preghiera non è tutto,
ma che tutto deve cominciare dalla
preghiera: perché l’intelligenza umana
è troppo corta e la volontà dell’uomo
è troppo debole;
perché l’uomo che agisce senza Dio
non dà mai il meglio di se stesso.
Credo che Gesù Cristo,
Credo che non sapremo mai
con esattezza se la nostra è preghiera
o non lo è.
Ma esiste un test infallibile
della preghiera:
se cresciamo nell’amore,
se cresciamo nel distacco dal male,
se cresciamo nella fedeltà
alla volontà di Dio.
dandoci il “Padre nostro”,
ci ha voluto insegnare che la preghiera
è amore.
Credo che impara a pregare
Credo che la preghiera non ha bisogno di
Credo che impara a pregare
parole perché l’amore non ha bisogno di
parole.
solo chi impara a resistere
al silenzio di Dio.
Credo che si può pregare
Credo che tutti giorni
tacendo, soffrendo, lavorando,
ma il silenzio è preghiera solo se si ama,
la sofferenza è preghiera solo se si ama,
il lavoro è preghiera solo se si ama.
dobbiamo chiedere al Signore
il dono della preghiera,
perché chi impara a pregare
impara a vivere.
solo chi impara a tacere davanti a Dio.
IL 50° DI MESSA DEL NOSTRO ARCIVESCOVO, MONS PIETRO BROLLO
on possiamo non ricordare, anche dal nostro “foglio parrocchiale”, il nostro Arcivescovo, nel suo 50° anniversario di Ordinazione
sacerdotale. Prima di tutto perché è il nostro Pastore; poi perché
è della nostra terra e poi anche perché ha ancora nel cuore gli anni
passati ad Ampezzo quando fu il nostro Vicario Foraneo. A dir il vero
ha veramente a cuore la Forania dell’Alta Valle del Tagliamento.
Noi non diremo grandi cose perché in questi giorni passati, soprattutto in Cattedrale a Udine, la domenica 18 marzo, c’è stata la possibilità
di capire come l’Arcivescovo sia ben voluto dalla sua gente e posso
dire, non vorrei sbagliarmi, anche dai suoi preti. C’erano molti, domenica sera, in Duomo. Mi limito solo a pubblicare la lettera di auguri che
Papa Benedetto gli ha inviato in occasione del 50° di Sacerdozio, lettera che Lui stesso, il Papa, ha firmato. Eccola:
N
Al Venerabile fratello Pietro Brollo, arcivescovo metropolita di
Udine.
“Che cosa darò in cambio al Signore di tutte quelle cose
che Egli mi ha dato? Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore” (Ps. 116, 12-13).
2
Riteniamo che tu debba ripetere queste parole del salmista,
venerabile fratello, che nel vicinissimo mese di marzo, facendoti questo
dono il Signore benignissimo, celebrerai felicemente le tue nozze d’oro
sacerdotali.
E, cogliendo con esultanza
questa fausta occasione, scriviamo
a te questa lettera con fraterno
affetto per esprimerti i migliori auguri e per ricordare insieme con te i
principali momenti del tuo ministero
sacro.
Fatto sacerdote nella nativa
Arcidiocesi di Udine, hai sostenuto
con perizia e diligenza alcuni compiti, tra i quali il ruolo di professore e
di rettore del Seminario, e di parroco. Nell’anno 1985 Giovanni Paolo
II, nostro predecessore di piissima
memoria, volgendo lo sguardo alle
tue comprovate doti, ti nominò
Vescovo ausiliare della tua stessa
Arcidiocesi. Poi sei stato dato come
Pastore alla Diocesi di Belluno –
Feltre e infine sei stato trasferito alla
menzionata Chiesa Metropolitana di
Udine, che ora reggi.
Prestando la tua opera a un
ministero episcopale assai pesante,
Pastore buono e Padre saggio, hai
cercato con tutte le tue forze che i
fedeli a te affidati crescessero “nella
grazia e nella conoscenza del
Signore nostro e Salvatore Gesù
Cristo” (cfr 2Pt 3,18). E li hai esortati a cercare ogni giorno quelle cose
che stanno in alto e di assaporarne
sapientemente (cfr Col 3, 2-3), con
una sollecitudine particolare per le
vocazioni sacerdotali, per la cura
pastorale della famiglia e anche per
la promozione umana e sociale dei
cittadini, pronto sempre a dialogare
col clero e col popolo.
Per cui, nel gioioso evento
della tua vita, accogli, venerabile
fratello, tutti i più felici auguri uniti
alla preghiere con le quali chiediamo
sentitamente a Cristo nostro redentore che per l’intercessione della
gloriosa sempre Vergine Maria, Egli
colmi la tua vita di beni e ti custodisca nel suo amore e ti sia propizio e
ti doni la gioia con i suoi doni superni.
E comunicazione di tutto questo e garanzia e attestazione del
vicendevole affetto nostro sia l’apostolica benedizione nostra, che
impartiamo nel Signore a te, venerabile fratello, e per mezzo di te alla
carissima comunità ecclesiale di
Udine, ricordandoti da questa Sede
del beato Pietro.
Dai Palazzi Vaticani, nel giorno
14 del mese di febbraio, nell’anno
2007, secondo del nostro pontificato.
Benedetto XVI
UNA RIFLESSIONE
ramai siamo a Pasqua, ma penso che
non faccia male un ulteriore “sguardo
a Colui che è stato trafitto”! Perché
questo Crocifisso non Lo possiamo “guardare” in croce solamente durate la
Quaresima!
O
Solo chi ama davvero sa cos’è il
sacrificio. E sa cos’è pentirsi. Chi non ama
niente, nessuno, non sa davvero queste
cose. E pensa che il sacrificio sia fatto di
privazioni senza senso. O che la penitenza
sia un rimediuccio da rimbambiti. Mentre
chi ama davvero sa che il sacrificio è l’offerta di sé, ed è la terra dove cresce l’amore. E la penitenza è arrendersi a ciò che
si ama.
Comincia con il mercoledì detto
delle Ceneri il tempo di Quaresima. È una
notizia che non troverete su nessun giornale, eppure interessa un sacco di
gente. Che è interessata alla vita e
all’amore. Molta
più di quella che
si pensa. E che
oggi andrà in
Chiesa, chinerà la
testa di fronte al
prete che pronuncerà una formula
vera e semplice:
eri polvere, polvere ritornerai.
Questa polvere,
ricorda il Papa, ha
meritato che Dio
si facesse trafiggere sul Calvario.
Per tener viva la
memoria di questo evento d’amore straordinario, d’esser creature finite amate
da
Cristo,
si
faranno dei fioretti.
Li faranno i grandi e i piccoli. Come punti
di memoria, come piccoli sacrifici per
prendere parte al grande sacrificio del
Trafitto.
La Quaresima è una strana festa
dell’amore. Per questo il Papa nel suo
messaggio prende le mosse dall’enciclica
che ha dedicato al tema. Arrivando a parlare della croce come segno di Eros e di
Agape di Dio verso l’uomo. Toccando uno
dei vertici della sua riflessione e della sua
proposta. In questi quaranta giorni i cristiani si ricorderanno dell’amore di Dio.
Molti diranno: i cristiani sono gente strana,
con la storia dei fioretti, e della penitenza.
Diranno: cose anacronistiche. Ma a guardar bene, siamo in una società che, con
un sorriso un po’ ebete sulle labbra, impo-
ne sacrifici di ogni genere – vite nel traffico, stress di vario tipo, non far figli, lavorare allo stremo, amicizie ridotte, poco
tempo, morti assurde. E non per ricambiare l’amore di Dio, ma per andar bene al
capo, o non uscire dai luoghi comuni. O
per il breve sogno del potere o del lusso.
Una società, a ben vedere, che in fatto di
penitenze, berline pubbliche, gogne, sfruttamento dei sensi di colpa, non scherza
per niente. Anzi, su queste cose ha
costruito laicissimi monumenti e grandi
business.
Invece il gesto semplice, sapente
delle Ceneri e il tempo della Quaresima
sono proposti alla libertà dei cristiani non
come obbligo sociale. E nemmeno come
periodo in cui mettersi a posto la coscienza. Infatti, è un tempo in cui imparare qualcosa che vale sempre. Diverso dai grandi
momenti di purificazione tipici di tante
religioni. No, ora si
tratta di imparare,
di educarsi, come
s o t t o l i n e a
Benedetto XVI, a
guardare Colui che
abbiamo trafitto.
Si tratta di imparare a vivere nel più
drammatico
ed
entusiasmante
‘teatro’
della
libertà. Ci volgeremo a guardare
l’Amato trafitto, in
segno estremo del
suo amore per noi.
Ai
piedi
della
Croce metteremo
a fuoco le domanda circa il senso
che stiamo imprimendo alla nostra
esistenza. E a
vederlo trafitto dal
male che noi Gli
abbiamo fatto.
Scena d’amore come nessun’altra,
vertice di Eros e di Agape. E però anche
saremo liberi di non guardare. Di coprirci
gli occhi con le mani. In Quaresima ogni
persona, di molta o di poca fede, di grande moralità o di ferite profonde può trovare il tempo per accedere al teatro profondo della propria vita. E della propria
coscienza, che per il cristiano non è una
specie di piazza disabitata, dove si è da
soli a giudicare astrattamente ciò che è
giusto o no: ma è il luogo ai piedi della
croce d’amore di Dio, dove si sta a guardare come Giovanni, Maria e Maddalena,
inizio della Chiesa.
Davide Rondoni
da “Avvenire” 21/02/2007
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“LOURDES: IL CIELO SI AFFACCIA SULLA TERRA”
“Bernadette n’était qu’une
pauvre idiote!”
ueste parole sarcastiche furono pronunciate da Emile Zola, un razionalista
che combatté la verità di Lourdes in
modo vergognosamente irrazionale fino a
mistificare i fatti e ad offrire denaro, affinché
alcuni dessero false testimonianze !
René Laurentin, in venti anni di ricerca
meticolosa, ha puntualmente ricostruito la
vicenda di Lourdes e l’ha raccontata in tredici grossi volumi: chi vuole, può consultarli e
documentarsi, rendendosi conto dell’onestà
dell’affermazione del vescovo di TarbesLourdes, Mons. Pierre-Marie Théas:
“Lourdes non ha bisogno che di verità!”.
Seguendo il resoconto quasi giornalistico di René Laurentin, riviviamo l’emozione
dei fatti accaduti a Lourdes a partire dall’11
febbraio 1858. Quel giorno, 11 febbraio
1858, era giovedì grasso e a Lourdes, come
altrove, ci si preparava ad una serata di
divertimento.
Ma nella casa dei Soubirous non si
respirava aria di festa: c’era freddo, fame,
malattia … e il fuoco nel focolare era inesorabilmente spento per mancanza di legna.
Bernadette, sofferente di asma, esce
di casa intorno alle 11 e, insieme alla sorella
Antoniette e ad un’amica, si reca nel bosco
lungo il Gave per cercare legna da ardere:
per dare un po’ di tepore all’unica stanza
nella quale abitavano sei persone: babbo,
mamma e quattro figli!
Nessuno avrebbe mai immaginato
che quell’11 febbraio 1858 sarebbe entrato
nella storia e avrebbe trasformato Lourdes
nella capitale mondiale dei pellegrinaggi.
Chi era Bernadette? Perché la
Madonna ha posato il suo sguardo su questa
sconosciuta fanciulla di una sperduta cittadina dei Pirenei?
È necessario ricostruire le vicende della sua famiglia per cogliere tutto il profumo di Vangelo, che emana dalla scelta
Q
4
della Madonna.
Bernadette Soubirous nel 1858 aveva
quattordici anni: era nata il 7 gennaio 1844.
Quando nacque, fu accolta con tanta gioia
perché era la primogenita di una coppia di
sposi felici e coronava una storia d’amore
nata da una disgrazia. Infatti il nonno materno di Bernadette, Giustino Castérot, era
morto il 1 luglio 1841, travolto da un carro
agricolo sulla via di Pouyferré, lasciando
sulle spalle della moglie Clara il mulino e sei
orfani. Perso tragicamente il marito, la povera Clara pensò di maritare una figlia, affinché
l’uomo prendesse in mano le redini del mulino: e così Francesco Soubirous, di anni 34,
sposa Luisa Castérot, di anni 17.
Le nozze furono celebrate il 9 gennaio
1843 e l’anno dopo nacque Bernadette fra la
gioia di tutti. Ma, una sera di novembre del
1844, la madre di Bernadette è vicino al
fuoco per riscaldarsi. D’improvviso la candela di resina, appoggiata sul ripiano del camino, le cade addosso e i vestiti si incendiano
e restano ustionati anche i seni, che perdono
latte. Bernadette allora viene affidata a Maria
Lagues di Bartrés, alla quale è appena morto
il bambino di 18 giorni: sarà il primo sfratto di
Bernanette e tanti altri ne seguiranno… a
causa delle disgrazie continue della sua
sventurata famiglia.
Intanto papà Francesco, mentre batte
la macina con il martello per renderla rugosa,
ad un tratto lancia un grido: una scheggia gli
ha colpito l’occhio sinistro e l’ha privato per
sempre di un occhio. Bernadette, nel frattempo, è tornata a casa, perché la nutrice è
in attesa di un nuovo bambino, mentre la
mamma ha partorito un fratellino che vivrà
soltanto due mesi. Però gli affari del mulino
Boly vanno male: i coniugi Soubirous sono
troppo buoni, si fidano della gente, rimandano i pagamenti…e così finiscono che si trovano pieni di debiti e sono costretti a trasferirisi in casa Laborde. Bernadette ha 10 anni.
Francesco Soubirous va a fare il bracciante per sfamare la sua numerosa famiglia:
nel frattempo, infatti, sono nati Antoniette nel
1846, Giovanni Maria nel 1851 e Giustino nel
1855. Intanto scoppia il colera. Anche
Bernadette è colpita dal male: sopravvive,
ma le resta una tremenda asma, che l’accompagnerà per tutta la vita.
Muore la nonna Clara e lascia una
buona eredità ai Soubirous. Essi affittano un
nuovo mulino, ma il contratto è un vergognoso imbroglio: Francesco, che è analfabeta,
se ne accorge soltanto alla scadenza dell’anno, quando deve pagare una cifra enorme. Non ha i soldi e si ritrova ancora una
volta in mezzo alla strada.
Per avere una “bocca in meno da sfamare”, i Soubirous si rassegnano ad affidare
Bernadette alla zia Bernarda e poi di nuovo
all’arcigna balia Maria Lagues, di Bartrés:
Bernadette si sentirà come un pacco passato da una mano all’altra e ne soffrirà tantissimo. Intanto la sua famiglia non riesce a
pagare l’affitto e viene sfrattata anche dal
nuovo alloggio.
Finiscono per andare a vivere nel
CRONACA PARROCCHIALE
“Cachot” che era una celle di una prigione
abbandonata! Ma per i Soubirous era un’ancora di salvezza, messa a disposizione del
cugino André Sajous, che ebbe compassione di loro. Racconta lo stesso Sojous: “La
camera era scura e per niente sana. Nel cortile, dove si affacciava la finestra, c’erano le
latrine che debordavano e rendevano il
luogo veramente infetto: ci tenevano il letame!”
Francesco Soubirous venne a chiedere la stanza a mio zio e insieme dicemmo:
“Dal momento che sono in mezzo alla strada
bisogna alloggiarli!. Erano miserabili: due
poveri letti, uno a destra entrando e l’altro
sullo stesso lato più vicino al camino. Mia
moglie prestò loro qualche camicia: erano
pieni di pidocchi! Spesso davo loro un po’ di
pane, ma i piccoli non lo chiedevano mai:
piuttosto sarebbero morti di fame”.
Nonostante la disgrazia, i Soubirous
avevano conservato una grande dignità e un
grande amore, continuamente alimentato
dalla preghiera. Racconta ancora il cugino,
che abitava nel piano superiore della casa:
“Quando giungeva la sera noi sentivamo che
i Soubirous dicevano il Santo Rosario: pregavano tutti insieme, spesso senza aver mangiato, e la voce dei bambini si univa a quella
dei genitori. Provavamo tanta emozione nel
sentirli pregare così!”
Intanto gli amici del mugnaio fallito
prendono le distanze dal bracciante alla
giornata: la povertà spesso cammina con
l’umiliazione! E il 27 marzo 1857, a seguito di
un furto di due sacchi di farina presso il
panettiere Maisongrosse, l’accusa cade su
Francesco Soubirous per il semplice motivo
che era il più povero del paese. Come difendersi? Chi crede alle ragioni dei poveri?
Francesco viene messo in prigione per alcuni giorni e così Luisa e i bambini conobbero
anche questa umiliazione e versarono lacrime amare…continuando sempre a pregare.
L’11 febbraio 1858 la famiglia
Soubirous viveva questa drammatica situazione: avevano dormito nel pagliericcio per
terra all’interno dell’umido e maleodorante
“cachot” e iniziavano una nuova giornata di
fatica, di fame e di fede.
La Madonna si inserisce in questo
contesto: i Soubirous sono sprofondati nella
miseria, ma il Cielo guarda verso di loro con
sorprendente simpatia. Bernadette, quel
giorno, spinta dalla necessità, va a cercare
un po’ di legna lungo il Gave e invece la
Madonna cerca proprio Lei: cerca l’umanamente sfortunata primogenita dei Soubirous,
la figlia dei più poveri di Lourdes, la ragazzina analfabeta e non ancora ammessa alla
prima Comunione all’età di ben quattordici
anni!
Vengono in mente le chiarissime parole di Gesù: “E così gli ultimi saranno i primi,
e i primi ultimi” (Mt 20,16).
+ Mons. Angelo Comastri
Vicario Generale del Papa
Città Vaticano
(continua)
Lunedì
19
febbraio
2007
Cappellari Denis ha conseguito presso
l’Università degli Studi di Udine, la laurea
specialistica in “Statistica ed Informatica
per la Gestione delle Imprese”, con la
votazione di 110/110 e la lode.
Ci congratuliamo con lui e gli porgiamo i
migliori auguri per un fruttuoso avvenire!
Il 28 settembre 2006 Serena
Maresia
ha
conseguito
presso
l’Università di Trieste la laurea in Diritto
del
Lavoro
discutendo
la
tesi
“Consulenza del Lavoro” con l’esimio
Prof. Luigi Meneghini, con la votazione di
105/110.
Porgendo le nostre vive congratulazioni, auguriamo a Serena un avvenire
di successo!
Era il 14 febbraio 1957 quando
hanno detto “sì” alla loro unione di
Matrimonio. Ferigo Elio e Cella Maria,
nella stessa data di quest’anno, hanno
felicemente festeggiato assieme ai familiari il loro 50° anniversario. Con tanti
auguri di bene anche da parte
dell’Angelo.
Poi c’è l’anniversario di ordinazione del Parroco: 50 anni di ministero sacerdotale.
Nel 1957, era il sabato
“sitientes” così come veniva
chiamato liturgicamente quel
giorno con cui iniziava la
celebrazione della Messa
riportando le parole di un
salmo:”Voi che avete sete,
venite alle acque”. Era il sabato,
precisamente il 16 marzo, che
precedeva la Prima Domenica di
Passione.
Per tutti, coloro che arrivano al
traguardo delle “Nozze d’Oro” di matrimonio hanno molto da ricordare
e raccontare. Anche per un prete missionario che arriva a questo traguardo per la sua Ordinazione sacerdotale, i ricordi sono molti e se poi
tutto questo tempo (quasi trent’anni) è trascorso in “terra di missione”
questi ricordi non possono non avere una rilevanza particolare.
Ad ogni modo un grande grazie è “salito con la preghiera” al
Signore per l’aiuto da Lui ricevuto anche in momenti duri e faticosi e
con l’umile richiesta di poter continuare a servire i fratelli e sorelle nel
miglior modo (e secondo la possibilità delle forze fisiche), in quest’angolo stupendo della Creazione, che è appunto Forni di Sopra!
Il 2 marzo scorso, De Santa Eugenio e De Donà Francesca, sono ritornati in
chiesa per ringraziare il Signore di aver dato loro la possibilità di ricordare il loro 50°
anniversario di Matrimonio. Un grazie per il traguardo raggiunto, nonostante i momenti duri incontrati lungo il cammino. Ma sempre fiduciosi nell’aiuto del Signore.
L’Angelo, rinnova gli auguri di bene che erano stati loro espressi durante la s.
Messa di ringraziamento.
5
I NOSTRI RAGAZZI A TELEPORDENONE
opo
la
prima
esperienza
a
“Teleprodenone” nel 2004, con la rappresentazione “La politica, viduda dai
canàis di For di Sora”, il 15 febbraio 2007 è
stato
teletrasmesso,
sempre
su
“Telepordenone” un altro lavoro, questa
volta in italiano dal titolo “I funghi parlanti”.
Interpreti sono stati sempre i ragazzi delle
scuole elementari e delle medie di Forni di
Sopra. La presentazione, come in precedenza, è sempre stata diretta e coordinata
dal prof.ermes Scaini di Pordenone.
I nostri giovani attrori, a coppie, sono stati:
1) Sabrina Bellina - Denise Perissutti
(Porcino - Mazza di tamburo)
2) Claudio Somvilla - Arianna Ferigo
(Cantarello - Trombetta di morto)
3) Lorenzo D’Andrea - Roberta Sala
(Cortinaro - Amanita)
4) Stefano De Luca - Mara Pacorig
(Coprino comato - Manina)
5) Lorenzo Antoniutti - Laura Sala
(Sanguinello - Moretta).
D
Il tutto coordinato dalla maestra Tiziana
Perissutti che ha anche interpretato la
“Maestra Patata” (fungo) con Claudio
Somvilla.
Non è mancato il prezioso contributo della
onnipresente maestra Annamaria Turchetti.
Un grazie all’Amministrazione Comunale e
alla protezione Civile che hanno provvisoto
al trasporto (grazie anche agli autisti!) ed al
convivio a fine registrazione, nonchè al
Consorzio Servizi Turistici che ha contribuito alla preparazione dei copioni.
Anche questa volta il tutto su testi di
Armando Clerici, che è intevenuto, oltre che
come autore e regista anche come attore
interpretando “nonno mini sapiens”.
Il Lavoro è piaciuto e ne è scaturita una
mezza richiesta per un’altra prossima
interpretazione dei nostri giovni attori.
L’entusiasmo non manca, ci auguriamo un
altro prossimo successo.
Bravi ragazzi! Coraggio!
INCONTRO CON
I CATECHISTI
DELLA FORNANIA
Dalla lettura della seconda lettera di
San Paolo a Timoteo e dalla meditazione della stessa, il nostro Vicario
Foraneo Mons. Piller ci ha chiamati per
essere veri “Testimoni di speranza” e
raccogliere la sfida che riguarda la difficoltà di trasmettere alla nuove generazioni la notizia inaudita che ha riscritto
la storia dell’umanità: Gesù è risorto.
Riuscire ad accendere la speranza nelle
vita quotidiana dei nostri ragazzi, appassionarli, interessarli a pensare in grande
alla vita eterna, dare un senso a tutte le
loro attività nella direzione evangelica e
in tutte le circostanze di vita che vengono loro offerte.
Noi catechisti dobbiamo affidarci alla
preghiera costante e puntare sulla formazione, sulla certezza che moltissime
persone non conoscerebbero Cristo se
non per mezzo nostro e siamo gli unici a
cui è data la possibilità di rievangelizzare
interi settori della società che si è allontanata da Cristo.
La preparazione è attenta e
scrupolosa per condividere con i “fratelli più piccoli” quello che abbiamo
imparato, è necessaria anche avere la
sensibilità di riconoscere in ognuno di
loro l’unicità e l’originalità e fare attenzione alla difficoltà che le famiglie incontrano nel trasmettere le fede ai loro figli.
Dobbiamo però essere noi per primo
gioiosi del messaggio che portiamo ed
aprirci agli altri per essere uomini nuovi
alla luce del Vangelo.
MARIA LA NOSTRA SPERANZA
asqua. Tempo di risurrezione, di
rinascita. Per me e la mia famiglia
questo è il tempo della rinascita: la
costruzione della casa andata distrutta
nell’incendio del 12 dicembre scorso.
Abbiamo vissuto tutto questo periodo
con il pensiero a quello che sarebbe
stato il nostro nuovo inizio.
Grazie all’immensa solidarietà
ricevute da moltissime anime buone, di
ogni dove, il nostro sogno diventerà
realtà: tornare a casa!
Ciò che è accaduto è stato
grande, ma mai quanto il miracolo che è
avvenuto dopo. A tantissima gente dobbiamo essere grati per i doni ricevuti, e
vogliamo fare tesoro di quanto imparato
da chi ci è stato vicino, e sono davvero
tanti!
Un segno tangibile e visibile lo
abbiamo ricevuto anche dal cielo.
Lo abbiamo trovato una sera,
pochi giorni dopo l’incendio, nel buio
delle macerie abbiamo scoperto degli
oggetti nati dalla fusione della grata della
P
PRONTO, DIO?
E
1
Cerca il momento buono! Per Dio è
sempre il momento buono, tu non
rischi mai di disturbare. Cerca per te un
buon momento, un momento calmo,
dove non sei distratto da mille altre
cose da fare.
2
Cerca il numero giusto, quello che ti
collega direttamente con Dio. Questo
numero non è uguale in tutto il mondo:
tu solo conosci il numero diretto per
parlare con Lui da cuore a cuore.
Lozza Claudia
L’ATTESA
La Parrocchia di Forni di
Sopra, desidera ricordare
con riconoscenza la cara
Pavoni Gisella che durante
la sua esistenza, in vari
momenti, si è occupata
della suppellettile religiosa
destinata al decoro della
Chiesa. Ci ha messo amore
e passione.
Siamo certi che il Signore
terrà conto di tutto ed è per
questo che noi la ricordiamo con affetto e innalziamo per lei la nostra
preghiera riconoscente.
6
nsieme ai vescovi di Gorizia e
Concordia – Pordenone e in accordo
con il presidente della Conferenza episcopale triveneta, cardinale Angelo Scola,
riproporrò al nuovo presidente della
Conferenza episcopale italiana, Monsignor
Angelo Bagnasco, l’urgenza di approvare la
traduzione del Messale romano in lingua friulana”. È l’impegno assunto dall’Arcivescovo
di Udine, monsignor Pietro Brollo, in risposta
all’appello espresso all’unanimità nella riunione del Consiglio presbiterale diocesano
dell’8febbraio scorso: che la Conferenza episcopale italiana dia al più presto la possibilità
al popolo friulano di celebrare l’Eucaristia
nella propria madrelingua.
I fatti. Dopo l’approvazione del
Lezionario in lingua friulana da parte della
Conferenza episcopale italiana e della
Congregazione per il Culto e la disciplina dei
sacramenti, è stata predisposta da una speciale Commissione interdiocesana la traduzione del Messale romano secondo l’edizione tipica latina terza. Dopo un lavoro di traduzione, durato cinque anni, si è provveduto,
I
presso le Grafiche Dehoniane di Bologna,
alla stampa di 10 prototipi che sono stati
inoltrati alla competenti autorità ecclesiastiche con la richiesta di approvazione. Il
Messale romano in lingua friulana è stato
anzitutto approvato dai vescovi di Udine,
Gorizia e Concordia – Pordenone e da essi
presentato alla Conferenza episcopale triveneta, che l’ha approvato. Quindi il Messale è
stato
ufficialmente
presentato
alla
Conferenza episcopale italiana, che finora
non ha ritenuto di sottoporlo all’approvazione dell’assemblea dei vescovi italiani volendo prima sottoporre all’assemblea stessa la
traduzione italiana del Messale romano non
ancora pronta. Il Consiglio presbiterale
dell’Arcidiocesi di Udine ritiene che, essendo
la lingua friulana riconosciuta a livello europeo, a livello statuale italiano e anche dalla
Santa Sede, tale percorso vada rivisto. Da
qui l’appello alla Conferenza episcopale italiana perché venga dato corso all’iter previsto dal Codice di diritto canonico per l’approvazione del Messale romano in lingua
friulana.
cco sette regole per una buona
comunicazione:
3
Una conversazione telefonica non è un
monologo, dove parli senza mai fermarti, ma ascolti cosa ti dice colui che
ti parla dall’altra parte del filo.
4 Se la comunicazione si interrompe, verifica se il contatto non si è interrotto per
causa tua.
5
Non prendere l’abitudine di chiamare
Dio unicamente in caso di urgenza.
6
Prendi nota che le chiamate di Dio
sono gratuite, non solo di domenica,
ma giorno e notte: 24 ore su 24.
7
Non dimenticare che Dio lascia continuamente i suoi messaggi sul tuo telefonino.
N.B. Se il tuo apparecchio telefonico ha
grossi problemi tecnici e le comunicazioni
sono difficili, portalo dal tecnico, per farlo
riparare con il sacramento del perdono. Ogni
apparecchio ha garanzia a vita e sarà rimesso a nuovo con assistenza gratuita.
finestra con il legno: un manufatto dai
bordi morbidi e ricorda vagamente un
fiore che si allunga, ma l’altro ha dell’incredibile, ricorda decisamente la
Madonna (anche agli o chi di chi non ha
fede o ne ha poca).
Questo oggetto avrà nella nostra
nuova casa un posto d’onore, perché
rappresenta un segno forte per noi.
Talvolta non siamo in grado di
capire a fondo le cose che si accadono,
le giudichiamo per ciò che sono senza
andare un po’ oltre.
Ecco, la presenza di Maria ci ha
rassicurato ed invitato a guardare oltre e
così stiamo facendo.
È questo l’augurio che noi facciamo a tutti voi, di mantenersi saldi nell’amore e guardare sempre con occhio
diverso le cose che ci colpiscono per
cercare di comprendere appieno il significato del loro accadere.
Buona Pasqua!
Patrizia Pavoni e famiglia.
Denaro
Da quando si è cominciato a onorare il denaro, che incatena tanti
magistrati e tanti giudici, che
crea magistrati e giudici, le cose
hanno perduto il loro vero valore
e noi, diventati ora mercanti, ora
merce in vendita, non consideriamo più la qualità, ma il prezzo;
per interesse siamo onesti, per
interesse disonesti, e pratichiamo la virtù finchè c’è speranza di
guadagno, pronti a un voltafaccia
se la scaltrezza promette di più.
ALLA GENTE
DI FORNI,
LA MIA GENTE
Ogni volta che ritorno a Forni, guardo
estasiato le mia montagne, i miei torrenti, tutto ciò che mi circonda, innanzi
tutto guardo la mia gente.
Grazie per i vostri sorrisi, sempre sinceri, sempre pronti, discreti come i vostri
sentimenti, a fissare gli occhi di chi vi
guarda.
Grazie per le mani che mi porgete in
segno di saluto, d’amicizia, d’affetto, le
sento mie.
Grazie per il calore che mi date, le parole che mi dite, il tempo che mi concedete, i pensieri che mi riservate.
Grazie per ogni cosa voi mi ricordiate,
la mia infanzia, la mia giovinezza, la mia
quotidiana età che inevitabilmente si
arrampica lungo i sentieri del tempo.
Grazie per i suoni e le melodie del
nostro parlare, per i rumori dei passi
lungo le strade, a ritmare ora l’alba ora
il tramonto.
Grazie per la vostra semplicità, maestra
di coerenza, oggi mi appartiene, con lei,
vince la purezza delle persone vere.
Grazie per i vostri modi di porvi, forti
quando debbono apparire, miti quando
debbono mediare.
Grazie, o cara gente di Forni, in voi io
mi specchio e mi vedo sereno come mi
avrebbero voluto coloro che se ne sono
andati.
Grazie per queste radici alla quali io
appartengo e mi aggrappo in ogni
momento della vita poiché queste sono
la mia vita.
Grazie giovani, testimoni di tanto esempio, grazie o miei cari vecchi per reggere il peso di tanta saggezza.
Roma, Gennaio 2007.
Seneca, A. Lucilio
A te giovane, che forse sei già stanco
di vivere e di lottare, di credere e di amare,
a te che in questo momento ti senti solo e insicuro,
a te che sei deluso per come vanno le cose,
a te che soffri per la falsità degli uomini,
a te che sei senza lavoro,
a te che chiedi amore e ti viene dato sesso,
a te che hai cercato solo nel piacere il senso della vita,
a te che hai creduto invano nella violenza e nella droga,
a te che il divertimento e il denaro non bastano più,
a te che pensi forse di farla finita,
a te che non credi più a niente ma non smetti di cercare,
a te cui manca una ragione per vivere,
a te che non hai ancora deciso cosa fare nella vita,
a te che hai provato tutto eccetto Cristo:
fermati e rifletti un po’
perché forse tu cerchi le cose belle e buone della vita,
forse tu cerchi ancora Dio.
Giusi M.
Vito Morelli
“Dio, un amico
da non perdere”.
Ed. San Paolo.
7
OFFERTE
RICORDIAMO I NOSTRI CARI DEFUNTI
Qui di seguito, e se ci sono degli errori
segnalateceli, troverete le offerte che
sono state consegnate dal 1 dicembre
2006 al 25 marzo 2007. Un grazie a tutti,
grande come la vostra generosità.
Manuali / €
I Familiari in mem. di Maresia Ivo 155,00 I Familiari in mem. di Cella Tranquilla
65,00 – NN 50,00 – Coscritti Classe 1987
40,00 – Coscritti Classe 1957 20,00 –
Vigili del Fuoco in occasione Festa di S.
Barbara 50,00 – In mem. di Pavoni
Eugenia Pio IX 250,00 – De Santa
Eugenio e De Donà Francesca in occasione del loro 50° di matrimonio 100,00 –
I familiari in mem. di Ticò Olga 25,00 –
Famiglia Cella Paola in mem. della zia
Pavoni Gisella 50,00 – Per la Chiesa
30,00 – In mem. di Cappellari Luigi 15,00
– Famiglia Cappellari in occ. della ‘laurea’
di Denis 50,00 – In occ. del 50° di matrimonio di Ferigo Elio e Cella Maria 50,00.
Cella Rubino
di anni 73
deceduto il 07/08/2006
Schiaulini Maria Rina
di anni 84
deceduta il 24/12/2006
Cella Tranquilla
di anni 88
deceduta il 09/01/2007
Perissutti Lice
di anni 80
deceduta il 13/01/2007
Per la Chiesa della Madonna
della Salute / €
NN 50,00 – Fam. Cappellari Giobatta
Saco 50,00 – Coscritti Classe 1937 80,00
– Fam. Cattan 50,00 – NN 50,00 – De
Pauli Nives 30,00 – Cinica Anna 40,00 –
NN 30,00 – I Coscritti anno 1939 in mem.
di Maresia Ivo 125,00 – In occasione della
‘laurea’ di Cappellari Denis 20,00 – NN
50,00.
Per il Bollettino Parrocchiale / €
Antoniacomi Mario 30,00 – Furlan
Luciano 30,00 – Martini Elisabetta 30,00 –
Ronconi Alberto 20,00 – Colman Eleonora
20,00 – Pavoni Bruno 20,00 – Ticò Giulia
10,00 – Cappellari Luciana 50,00 –
Piccinin Clara 50,00 – Cella Ofelio 10,00 –
D’Andrea Gina 20,00 – Giongo Augusto
30,00 – De Santa Amore 20,00 – Cella
Franco 50,00 – Ticò Adelia 10,00 –
Spangaro Benito 50,00 – D’Andrea
Luciano e Maria 50,00 – Ferigo Lino 20,00
– Cella Orfeo 30,00 – Cancellieri Ettore
10,00 – Bonato Walter 50,00 – Cella Delia
Anna in mem. dei suoi cari defunti 100,00
– La Rosa Alfio 10,00 - Tremonti Modesto
e Anna 30,00 – Fam. Schiaulini di Osoppo
25,00 – Volpi Mario 20,00 – De Pauli Maria
10,00 – Fusaro Angelo 30,00 – Anziutti
Renzo in mem. di Agnese Eleonora 50,00
– Cella Elsa Filaferro 20,00 – De Santa
Mario 20,00 – Bucco Fioravante 20,00 –
Anziutti Alina 50,00 – Franco e Maria in
mem. di Perissutti Lice 50,00 – Fam.
Bertoli Giulio 20,00 – Toenllo Livia 20,00 –
Antoniacomi Lucia 20,00 – D’Andrea Alice
20,00 – Clerici Ada 30,00 – Perissutti
Giulia 20,00 – Candotti Luciano 10,00 –
Perissutti Gianluigi 50,00.
8
✞
✞
Maresia Ivo
di anni 67
deceduto il 05/02/2007
Ticò Olga
di anni 86
deceduta il 03/03/2007
Pavoni Gisella
di anni 88
deceduta il 14/03/2007
Cappellari Luigi
di anni 79
deceduto il 14/03/2007
BOLLETTINO PARROCCHIALE
FORNI DI SOPRA
Quadrimestrale
Edito dalla Parrocchia Santa Maria Assunta
Forni di Sopra
Cella Maria
di anni 91
deceduta il 19/03/2007
Direttore responsabile: Mons. Dott. Duilio Corgnali
Redazione: Parrocchia di S. Maria Assunta
Stampa: Tipografia Moro Andrea
Tolmezzo (Ud) v. Torre Picotta, 42
Autorizzazione: Tribunale di Tolmezzo n. 156 del 15.02.2006.