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10 Primo Piano LA STAMPA SABATO 14 APRILE 2012 U POLITICA E AFFARI LE INCHIESTE Scandalo sanità sei arresti in Lombardia I pm: 56 milioni di fondi neri alla Fondazione Maugeri “Soldi versati a Daccò perché vicino a Formigoni” PAOLO COLONNELLO MILANO C’era perfino una consulenza pagata profumatamente per lo «studio della vita su Marte» tra le decine di finte fatture che con sistematicità il faccendiere e mediatore Pierangelo Daccò aveva emesso nei confronti della Fondazione Maugeri, colosso della sanità privata lombarda con base a Pavia ma articolazioni in tutt’Italia per un totale di una ventina di cliniche. Cosa potesse interessare la vita su Marte ai rinomati centri clinici della Maugeri, proprio non si sa. Di certo, i milioni di euro pagati per questa ed altre consulenze, 56 per l’esattezza a partire dal 2004 e fino al 2011, sono svaniti nell’iperspazio terrestre delle offshore sparse per tutto il pianeta e che, secondo le accuse, costituiscono una rete formidabile di protezione creata da Daccò per un «sistema» di fondi neri che ancora non si capisce bene a chi vada poi distribuito. L’indagine che ha portato alla scoperta di questa gigantesca Denaro sparito nei paradisi off-shore Il grande business dei rimborsi pubblici riserva di denaro, che equivale all’incirca a 11 volte i fondi neri (pari a 5 milioni di euro) accertati per il default del San Raffaele, ha colpito ieri i primi responsabili con un ordine di cattura spiccato nei confronti di sei persone e firmato dal gip Vincenzo Tutinelli. A finire in carcere, oltre a Daccò che già era detenuto ad Opera dal 14 novembre scorso per l’inchiesta sull’ospedale di don Verzè, sono stati Antonio Simone, ex assessore regionale alla Sanità lombarda e figura di spicco di Comunione e Liberazione, il direttore amministrativo della Fondazione Maugeri, Costantino Passerino, il suo consulente Gianfranco Mozzali e il commercialista milanese Claudio Massimo. Provvedimento restrittivo, ma ai domiciliari, anche per il presidente della Fondazione, Umberto Maugeri che però ieri si trovava all’estero e formalmente risulta «irreperibile». Pesanti le accuse: si va dall’associazione per delinquere aggravata dal carattere transnazionale e finalizzata al riciclaggio (accusa che riguarda particolarmente il ciellino Simone), all’appropriazione indebita per un totale di 56 milioni di euro, all’attribuzione fittizia di valori. Oltre a Daccò, dunque, il personaggio centrale in que- sta vicenda è Antonio Simone, già indagato nell’inchiesta sul San Raffaele per aver ricevuto dal «mediatore» una somma pari a 500 mila euro sottratta dai fondi dell’ospedale. Inquisito anche ai tempi di Mani Pulite sempre per una questione legata a delle tangenti, l’ex assessore sembrava scomparso dalla scena politica lombarda. Invece si muoveva nell'ombra come «collettore». Secondo i magistrati infatti, dietro la raccolta incessante di fondi neri da parte di Daccò, si nasconderebbe proprio Simone, a cui sarebbe arrivata almeno la metà dei proventi versati dalle cliniche Maugeri. Ma a quale titolo la Fondazione avrebbe versato a un personaggio ambiguo come Daccò così tanti soldi? Anche questo sembra essere allo stato «un mistero», sebbene in un verbale di alcuni mesi fa, reso quando era ancora un semplice testimone, il direttore amministrativo della Maugeri Costantino Passerino, spiegando di aver conosciuto Daccò in occasione della ristrutturazione di un ospedale, racconta che «ci rivolgemmo a Pierangelo Daccò perché lui era vicino al presi- dente della Regione Roberto Formigoni e ci permetteva di avere i rimborsi». L’inchiesta, condotta dai pm Laura Pedio, Luigi Orsi, Gaetano Ruta e Antonio Pastore, nasce direttamente dalle indagini sui dissesti del San Raffaele e da un controllo dei conti gestiti da Daccò. A spiegare cosa si nascondeva dietro quei contratti voluminosi con la Maugeri ci ha poi pensato Giancarlo Grenci, il fiduciario svizzero di Daccò operativo presso la Norconsulting di Lugano. E’ questo «gnomo» svizzero ad illustrare ai pm la ragnatela di società off-shore dietro la quale Daccò avrebbe fatto sparire, insieme a Simone, il denaro versato dalla Fondazione. Un giro del mondo: si va dalla Svizzera agli Stati Uniti, dall’Austria al Lussemburgo, fino a Madeira. E’ in queste società che venivano preparate le fatture per consulenze di ogni tipo, dalla vita su Marte alle nanotecnologie, dai brevetti a ricerche in Russia. Contratti, firmati dal presidente della Fondazione Umberto Maugeri, con società dai fatturati attorno ai 200 mila euro che schizzavano improvvisamente a 20 milioni. Al vaglio il caso MARCO ALFIERI MILANO opo il crac miliardario del San Raffaele, i fondi neri della fondazione Maugeri. Pavia dopo Milano. Anche i nomi si rincorrono: dal faccendiere Pierangelo Daccò all'ex assessore regionale Antonio Simone, entrambi ciellini. Gli scandali si moltiplicano, difficile trincerarsi dietro l'eccellenza del modello Lombardia. La sanità lombarda è la sanità del modello Formigoni. A partire dalla legge 31 del 1997 in regione si è rotto il monopolio statale e si è realizzata un' estesa esternalizzazione dei servizi sanitari, un comparto che vale il 70% (18 miliardi) del budget regionale. Gli enti pubblici riducono il loro ruolo al minimo, limitandosi ad accreditare e finanziare i soggetti privati che gestiscono servizi universali. E' il modello sussidiario caro a Cielle, nel quale gli imprenditori del ramo non agiscono indipendentemente dalle azioni del Pirellone, ma ne sono strettamente connessi attraverso appalti e finanziamenti. Una manna per chi vuole fare il furbo. Il caso del chirurgo killer Brega Massone alla clinica Santa Rita di Milano, o gli scandali delle cartelle cliniche truccate che hanno lambito big come i gruppi Humanitas e Rotelli, per molti sono la coda di un sistema D La sede della fondazione Maugeri della procura anche due operazioni immobiliari, in una delle quali avrebbe avuto un ruolo l’ex direttore amministrativo del San Raffaele, Mauro Valsecchi, ora indagato a piede libero. In particolare, la vendita nel luglio del 2011 della casa di riposo Fondazione Ombretta da parte del costruttore Pierino Zammarchi alla Fondazione Maugeri e che avrebbe fruttato a Simone 5 milioni di euro, poi transitati in Irlanda e Canada. Le cifre della vicenda 56 5 milioni di euro milion di eur Le consulenze della fondazione Maugeri dal 2004 al 2001 I fondi neri accertati n disastro finanziario d San Raffae Un modello messo in crisi da faccendieri e bella vita Tramontano la sanità ai privati e il ruolo dei manager ciellini che incentiva le prestazioni per fare i mi, mentre il link con l'amico Antonio budget, drogando la domanda di sani- Simone, altro signore che viaggia in jet tà. Se poi i controlli sono pochi, si può e risiede a Londra, si troverebbe ad arrivare alle tangenti e ai soldi pubblici Amsterdam, dove ha sede la Karmal, gettati nel cestino: la spy story del San società gestita da Antonio Zanetti, amministratore delle holding di Simone. Raffaele insegna. Stefania Galli, la segretaria del comSecondo gli inquirenti proprio Daccò, in carcere per il crac di via Olgetti- pianto Mario Cal, nell'interrogatorio na e nuovamente in ballo sulla vicenda del 3 settembre 2011, racconta ad esemMaugeri, ritorna spesso nelle operazio- pio che «Daccò ha usato l'aereo del San ni più opache della sanità lombarda. Raffaele a spese dell'ospedale. È avvenuto di recente in un C'è lui dietro il jet comprato da Don VerIL SISTEMA viaggio in Brasile a hanno preso parzè in Nuova Zelanda e Dal 1997 il governatore cui te anche il dottor Cal nei racconti sulle mazha rotto il monopolio e Antonio Simone». zette. La sua vicenda statale nell’assistenza Il motivo? «Visitare è importante perché le Fazende della Vds lambisce il sistema Formigoni di cui è amico da anni. Il go- e combinare un incontro con rapprevernatore è stato ospite sul suo yacht. sentanti di Cl per valutare la possibile Ci sono foto che lo immortalano mentre vendita delle attività. Ricordo che una si tuffa dal ponte dell'Ad Maiora. Pur volta mi fu chiesto dal dottor Cal di prenon avendo incarichi formali, secondo notare un volo per San Marteen a borgli inquirenti Daccò era una sorta di uf- do del quale ci sarebbero stati anche ficiale di collegamento tra strutture co- Daccò e Formigoni...». I due, Daccò e Simone, sono ora me San Raffaele o Maugeri, il Pirellone e il sottobosco della Compagnia delle coinvolti sui fondi neri della Maugeri. opere. Sua figlia Erika è sposata con Famosa per un altro episodio legato a l'assessore regionale Massimo Busce- Carlo Chiriaco, ex direttore dell'Asl di Pavia, arrestato nella maxi retata di 'ndrangheta del luglio 2010 con l'accusa di essere il referente locale delle 'ndrine. Nel settembre 2008, durante il suo mandato da manager, i Carabinieri arrestano proprio alla Maugeri il latitante Francesco Pelle, detto «Ciccio Pakistan», ricoverato sotto falso nome. Non basta. Chiriaco era vicino a Giancarlo Abelli, ex ras formigoniano della sanità lombarda. Questo dunque è lo sfondo su cui si ripetono gli scandali: Cielle, il faccendiere Daccò, l'ex assessore Simone, l'ombra del «Celeste» Formigoni, le infiltrazioni di 'ndrangheta e il tandem Cal-Verzè, che proprio dal Pirellone riceveva rimborsi e premi per l'attività sanitaria. Solo il 4 agosto 2011, alla voce «funzioni aggiuntive», in piena bufera giudiziaria il San Raffaele incassa come bonus eccellenza 41 milioni. La Fondazione Maugeri 20,7. In teoria l'importo viene distribuito su una griglia di 29 indicatori sanitari. In pratica la discrezionalità è tanta. Ma Formigoni si arrocca: «Passerino non so neanche che faccia abbia e la Fondazione Maugeri è una realtà privata…». la Repubblica DOMENICA 15 APRILE 2012 @ POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA PER SAPERNE DI PIU’ www.fsm.it www.regione.lombardia.it ■ 17 I numeri 70 mln LA CIFRA SOTTRATTA La stima della cifra sottratta alle casse della fondazione 111 mln CONTRIBUTI REGIONE Il contributo annuale della Regione Lombardia 11 mln RIMBORSI EXTRA Dati dalla Regione per “funzioni non tariffate”, i casi più complessi FOTO: ANSA “Barche superlusso e vini francesi così spendevano i soldi della Fondazione” Milano, l’accusa dei pm: il buco sale a 70 milioni. Maugeri si costituisce DAVIDE CARLUCCI PIERO COLAPRICO MILANO — Ha chiesto di essere sentito, ha collaborato e vuole tornare a casa al più presto. È questo il brusco cambiamento che fa ieri uno dei sei arrestati, Costantino Passerino, milanesone con la passione per le schede telefoniche croate, talvolta visto al bar Basso, 64 anni, direttore amministrativo della fondazione Maugeri. Quando non sapeva di essere intercettato parlava di ex Jugoslavia, ma anche Il direttore Passerino chiede di parlare con i magistrati e fa le prime ammissioni posto «all’attenzione del presidente» proprio la pratica che danna da anni la clinica privata. C’era un contenzioso, avviato dalla fondazione per ottenere dalla Regione più rimborsi. «Per Daccò — precisa Passerino in un interrogatorio del 30 novembre — avevamo un occhio di riguardo». Come mai? Ma certo, era utile per la sua «influenza nell’assessorato alla Sanità», in quanto «uomo molto importante in Cl, in particolare per i suoi rapporti con il Presidente della Regione Lombardia». UN OCCHIO DI RIGUARDO Cresce anche il nervosismo di Roberto Formigoni. Minaccia querele, dice che la Regione non c’entra, in realtà dalle intercettazioni emerge che era lui l’ombra capace di legare gli affaristi-avvoltoi della Maugeri, gioiello clinico da spolpare, sia a Pierangelo Daccò, compagno di vacanze del governatore, sia al ciellino e amico di una vita Antonio Simone. Nei verbali si legge che è proprio Daccò a vantarsi dell’amicizia con Formigoni. È lui, destinatario della terza ordinanza di custodia cautelare (è già in carcere per il crac del San Raffaele), ad annunciare a Passerino un bell’aiuto: ha tanto gli ospedali avevano bisogno della sua consulenza per predisporre la documentazione finalizzata ai rimborsi e per poterli ottenere rapidamente, in particolare, dalla Regione... «. VINI E BARCHE, NIENTE RICERCHE Senza perderci subito dietro i conti e i «flussi denaro solo fittiziamente connessi all’esecuzione di contratti di ricerca», leggiamo a pagina 14 delle 83 dell’ordinanza la sottolineatura di un punto cruciale. Una delle società utilizzare da Pie- ro Daccò per vampirizzare la Maugeri si chiama Mtb. Ha incassi da 27 milioni di euro, ma non è che frequenti scienziati. Spende 4 milioni per un’imbarcazione. Compra e fattura vini francesi di lusso per 170 mila euro, arricchisce anche un viticoltore toscano di 180 mila euro. Un’altra società, la Dp consultants, a fronte di accrediti per 23 milioni di euro, ne destina appena 234 mila alla voce “fornitori di ricerche”. reale è il «progetto Marte», tra Italia, Malta e Russia. Quindici milioni di euro vengono spesi (per finta) per una simulazione di medicina spaziale per stabilire che cosa accade agli umani vivendo sul pianeta rosso. Bisogna misurare un mistero: «l’effetto delle concentrazioni elevate di Co2 del gas inspirato sulla situazione acido basico del sangue umano durante le permanenze prolungate in ambiente chiuso». UNA RICERCA SPAZIALE Tra i contratti fasulli, il più sur- «ALL’INTERNO DELLA REGIONE» Insomma, Daccò le spara grosse, e non è uno che sostiene costi, «né ha svolto attività connessa all’incarico». Se su questo i pm non hanno dubbi, è perché lo stesso Grenci a domanda risponde: «Sono tutti contratti falsi», aggiungendo che «eravamo tutti consapevoli della falsità dei contratti e delle fatture». E, forse, ipotizzano i magistrati, certi che nessuno avrebbe controllato, mentre «rapidamente» venivano erogati i rimborsi regionali. «Mi ha riferito Daccò stesso — continua Grenci, citando involontariamente Quentin Tarantino — che risolveva problemi». Quelli «relativi a rimborsi e finanziamenti che gli enti per i quali lavorava facevano fatica ad ottenere dalla regione Lombardia». Come poteva? «Tale attività, più che su competenze speci- Le frasi di «ricoverarsi in una clinica Svizzera». Ieri, mentre anche Umberto Maugeri, 71 anni, arriva dall’India e si costituisce, nell’interrogatorio dentro San Vittore con i magistrati, Passerino spiega. CONTRATTI FALSI Il direttore amministrativo ammette che molti dei contratti della fondazione all’estero nascondono, passando da Malta all’Austria, dalla Russia alle Bahamas, sono solo false prestazioni. Il suo è un assist perfetto alle accuse della pubblici ministeri Pastore, Pedio e Ruta, secondo cui la finzione si spiega con la volontà di far sparire fondi neri. E il buco, secondo gli ultimi calcoli degli inquirenti, sale: non sono 54, ma 70 i milioni sottratti alle casse della fondazione. Oltre a fatture taroccate, girano anche denari contanti, che arrivano a Daccò grazie alla cosiddetta «Rubrica 21», un conto svizzero di passaggio. PROFIT E NO PROFIT Ancora più esauriente è il resoconto di Giancarlo Grenci, il fiduciario svizzero di Daccò, interrogato poco dopo, a dicembre: «Daccò mi spiegò che svolgeva una funzione di consulente per gli enti ospedalieri accreditati. Mi disse che la normativa era cambiata e che tali enti dovevano essere profit, cioè svolgere le loro funzioni all’interno di un budget prestabilito. Mi spiegò che il servizio sanitario nazionale rimborsava una somma fissa per ogni tipologia d’intervento, per- Uomo importante di Cl Profitto a sei zeri IL PRESIDENTE Per Daccò avevamo un occhio di riguardo. Era uomo importante in CL, in particolare per i suoi rapporti con Formigoni In una sola operazione immobiliare, Antonio Simone consegue un profitto di circa cinque milioni di euro EX ASSESSORE Umberto Maugeri, presidente della Fondazione Costantino Passerino, direttore alla “Maugeri”, ai pm Dall’ordinanza del giudice delle indagini preliminari Antonio Simone, ex assessore alla Sanità della Regione Il senatore ex-pd Record di Tedesco: quarto avviso in tre giorni GIULIANO FOSCHINI BARI — Quattro avvisi in tre giorni. Praticamente un record. Il senatore (ex Pd ora gruppo Misto) Alberto Tedesco ha ricevuto ieri l’avviso di una nuova inchiesta a suo carico da parte della procura di Bari: la storia questa volta è quello della proroga per il servizio di assicurativo della Asl di Bari (giro di affari 13 milioni di euro) a un broker amico, secondo la Procura in qualche maniera pilotato dallo stesso Tedesco con la complicità di alcuni manager dell’Azienda sanitaria. Tra gli altri, l’allora direttore generale, Lady Asl, Lea Cosentino, con la quale (pur essendo sua nemica politica) condivide il primato delle quattro informazioni di garanzia in tre giorni. Tedesco ha prima ricevuto l’avviso di conclusione per la storia degli SENATORE Il senatore Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità in Puglia accreditamenti delle strutture private; poi la richiesta di rinvio a giudizio per l’associazione a delinquere che avrebbe gestito nomine e appalti nelle Asl; ieri è stata la volta della transazione con l’ospedale ecclesiastico Miulli e oggi la vicenda dell’assicurazione. Con la Cosentino condivide tutte le inchieste tranne quella con il Miulli: in più Lady Asl è indagata con il presidente Vendola per la vicenda della nomina del primario Sardelli. L’ultimo avviso riguarda una delibera della Asl di Bari del 4 aprile 2007 per l’affidamento dei servizi assicurativi alla società “Assidea & Delta” negli ospedali della Asl barese. Secondo gli investigatori i dirigenti Asl avrebbero prorogato il contratto milionario con la società evitando di indire una nuova gara. Un favore all’assessore Alberto Te- desco, che aveva nominato una commissione per formulare nuove regole sulla gestione del rischio delle aziende sanitarie. In attesa che queste nuove regole fossero adottate, la giunta regionale approvò poi una propria delibera, di fatto garantendo per altri tre anni, secondo gli inquirenti, il monopolio alla “Assidea & Delta” fino al 2010. «Era la Cosentino che faceva tutto. Io che c’entro?» si chiede Tedesco. «La procura mi dipinge come il Diavolo, mi mette sotto pressione sperando che io faccia un passo falso. Ma ho gli anticorpi giusti». I legali della Cosentino — Francesca Conte e Massimo Chiusolo — stigmatizzano il comportamento della magistratura che dividendo le indagini ha leso, sostengono, il diritto alla difesa di Lady Asl. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo svizzero Grenci parla di fondi trasferiti sui conti dell’ex assessore Simone, arrestato fiche, si fondava su relazioni personali e professionali che lo stesso Daccò aveva all’interno della Regione». I «SOCI DI FATTO» Si ricollega a Formigoni anche il ruolo di Antonio Simone, l’ex assessore democristiano arrestato ieri che, dice Grenci, diventa «socio di fatto» di Daccò in numerose attività imprenditoriali». I soldi estero su estero sono tantissimi, ma «Uno degli affari più cospicui è «l’operazione immobiliare di via Dardanoni 7, al seguito della quale — scrive il gip Vincenzo Tutinelli — lo stesso Simone ha conseguito un profitto di circa cinque milioni di euro», mentre la casa era stata venduta per 9 milioni e 100mila. Come mai affari simili non capitano mai alle persone comuni? © RIPRODUZIONE RISERVATA R LA STAMPA DOMENICA 15 APRILE 2012 Primo Piano 17 U AFFARI E SALUTE La voragine TERREMOTO E IN LOMBARDIA 70 Fondi neri sanità Caccia al tesoro di Daccò e Simone milioni di euro Ai domiciliari Umberto Maugeri è rientrato ieri in Italia dall’India e si è costituito in un ufficio della Guardia di Finanza I militari gli hanno notificato un provvedimento di arresti domiciliari firmati dai pubblici ministeri che, indagando sul crac del San Raffaele, hanno scoperchiato l’ennesimo caso di gestione opaca del sistema sanitario lombardo Una rete di società off-shore per occultare i soldi Fondazione Maugeri, si costituisce il presidente PAOLO COLONNELLO MILANO Per orientare i fiumi di denaro che dalla Fondazione Maugeri di Pavia fluivano verso i paradisi off-shore dei «mediatori» Pierangelo Daccò e Antonio Simone, arrestati dalla procura di Milano con l’accusa di associazione per delinquere, appropriazione indebita e riciclaggio, le riunioni insieme ai manager della Fondazione Maugeri avvenivano anche nella redazione del settimanale di Cl, «Tempi». Emerge dalle relazioni della polizia giudiziaria che stanno alla base del nuovo scandalo della sanità in Lombardia. Secondo gli inquirenti i 56 milioni di euro indicati nel provvedimento restrittivo del gip Tutinelli, sono soltanto una parte dei fondi neri creati almeno dal 2004 fino a tutto il 2011 dal duo tutto «affari e chiesa» grazie alle elargizioni del gruppo Maugeri, il cui presidente Umberto, che si trovava in India, è rientrato ieri pomeriggio per finire agli arresti domiciliari. Si parla in realtà di al- L’intermediario: «I contratti stipulati dagli indagati sono tutti falsi» meno 70 milioni, una quantità di denaro impressionante. Il problema adesso è capire quali strade abbiano preso questi fondi neri, scomparsi nei rivoli delle decine di società off-shore creati dal «mediatore» Daccò e dall’ex assessore regionale alla Sanità Simone. Fondamentali in questo senso i verbali di Grenci, lo «gnomo» svizzero della finanza nera di Daccò, e soprattutto la «rubrica 21» ovvero l’agenda del «dare e avere» di Grenci, ora in mano agli inquirenti: «In alcune circostanze racconta il fiduciario di Lugano - sono stati prelevati soldi in contanti e consegnati a soggetti diversi da Pierangelo Daccò ma su indicazione di quest’ultimo... Simone in alcuni casi interveniva integrando le istruzioni di Daccò, ovvero facendo osservazioni sulle stesse quando riteneva, per esempio, che fossero urgenti altri pagamenti...». La vicenda nasce come costola dell’inchiesta sul San Raffaele, dove la premiata ditta Daccò-Simone si occupava sempre di fondi neri e mazzette. Ma se per l’ospedale di Don Verzè la depauperazione dei capitali avveniva attraverso le sovraffatturazioni dei costruttori e dei fornitori per tornare ASSICURAZIONI ASL In Puglia nuova inchiesta su Tedesco Spunta un’altra inchiesta sulla sanità pugliese, la quarta che coinvolge il senatore ed ex assessore Alberto Tedesco. Riguarda una delibera della Asl di Bari del 2007 per l’affidamento dei servizi assicurativi alla società «Assidea & Delta» negli ospedali della città. Secondo i pm i dirigenti Asl avrebbero prorogato il contratto milionario evitando di indire una nuova gara, in linea con le indicazioni di Tedesco. Retroscena MILANO ra le fatture della Mtb, una delle società utilizzate dai ciellini Simone e Daccò per incamerare almeno 56 milioni di fondi neri dalla cliniche della Fondazione Maugeri, ce n'è anche una di due milioni e 950 mila euro del 2007 intitolata «Analysis, projecting and arranging of a transaction deed regarding the claim against Regione Lombardia...». L'inchiesta della Procura milanese deve avere toccato dei nervi scoperti se Roberto Formigoni ieri ha annunciato querele contro chiunque accosterà questa storia «a vicende riguardanti la Regione Lombardia». Eppure, a legger bene le carte, le vicende della Maugeri più che da accostare sono da connettere direttamente al sistema di potere della Regione Lombardia, che per i pm è il vero motore dell'inchiesta. C'è un verbale del novembre scorso dove Costantino Passerini, direttore amministrativo della Fondazione, l'uomo che secondo i T alle aspettative e ai leciti interessi della Fondazione». Peccato però che alla domanda dei pm: «che tipo di contratti sono quelli relativi all’elenco che ci ha prodotto?», il fiduciario Grenci risponda senza esitazioni: «Sono tutti contratti falsi. In merito alla loro formazione preciso che Daccò mi ha fornito una bozza con l’indicazione degli importi e la descrizione dell’oggetto e noi abbiamo predisposto il definitivo». Ma per quale motivo la Fondazione Maugeri, considerata un vero e proprio centro di eccellenza in Lombardia, doveva pagare? Una parziale risposta arriva da Costantino Passerino, l’uomo che andava a fare le riunioni alla redazione di «Tempi», il direttore amministrativo della Maugeri che, secondo gli investigatori, dopo avere sistema- Le attività di consulenza servivano per accedere a canali privilegiati in Regione I nella pancia degli investimenti bislacchi di don Verzè (fazendas, aerei, vacanze) nel caso della Fondazione Maugeri, il meccanismo è a senso unico: i soldi escono sotto forma di pagamento per A tanto ammonterebbero le elargizioni della Fondazione Maugeri per ottenere da Daccò e Simoni benefici legati alle strutture sanitarie in Lombardia consulenze o operazioni che i magistrati definiscono «inesistenti» e non vi fanno più ritorno per svanire tra Malta, Svizzera, Lussemburgo, Austria, Stati Uniti eccetera. Protesta l’avvocato di Daccò, Giampiero Biancolella, che descrive il cliente come impegnato, con il socio Simone, in un’attività di «lobbing» in Regione e di effettivo contributo per la costruzione di nuovi ospedali re- alizzati dalla Fondazione. «Il compito di Daccò era svolgere un’attività di lobbista per la Maugeri, nel senso di sensibilizzare le strutture sanitarie della Lombardia o di altre regioni in relazione Agli amici del presidente 5,5 milioni in un giorno Plusvalenza record sulla vendita di una struttura «Regione estranea» Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ieri ha voluto ribadire la totale estraneità dell’ente nella vicenda giudici «è l'interlocutore principale di Daccò» - inquadra perfettamente il problema. Chiedono i pm: chi è Daccò? «Daccò - risponde il manager è un personaggio con cui chi svolge attività nel settore sanitario in Lombardia deve avere relazioni perchè è risaputo che ha moltissima influenza nell'assessorato alla Sanità ed è un uomo molto importante in Comunione e Liberazione ed in particolare per i suoi rap- porti con il Presidente della Regione Lombardia». D'altronde sono storia ormai nota le vacanze del «celeste» e ciellino presidente sulla barca del «mediatore» Daccò o dell'antica amicizia con il ciellino ed ex assessore alla Sanità in Lombardia, Antonio Simone. Ma Passerino aggiunge altro. «Quando all'inizio degli anni 2000 ci incontrammo presso l'ufficio studi del Fatebenefratelli a Cernusco sul Navi- glio, dietro invito di padre Marchesi (capo dell'ufficio studi dell'Ordine) non mi resi conto dell'iportanza che rivestiva Daccò. In seguito mi rivolsi al nostro referente politico a Pavia, che è l'on Giancarlo Abelli (già inquisito in altre inchieste per tangenti, ndr). Abelli è l'uomo politico forse più influente in Lombardia per la Sanità e mi disse che Daccò era una persona importante perchè era vicina al Presidente Formigoni». Insomma, è difficile non accostare l'inchiesta sui milioni di euro finiti a Daccò e Simone al sistema della Sanità Lombarda e alle sue storture emerse in diverse indagini. Per altro, Simone e Daccò si rivelano due tipi assai spregiudicati per operazioni che i magistrati considerano «di copertura» alla vera natura dei versamenti della Fondazione. Come quando riuscirono a realizzare in un sol giorno a un maxiguadagno «ai danni» della Fondazio- to in Croazia conti e documenti scottanti «da sottrarre all’autorità giudiziaria», poco prima di essere arrestato era pronto a darsi alla fuga. Alcuni mesi fa, quando ancora era semplice testimone, i pm gli chiedono: «Che idea si è fatto delle attività che svolgeva Daccò?». Risposta: «So che Daccò per quanto lui stesso mi ha riferito svolgeva un’attività di consulenza nel senso che risolveva problemi relativi a rimborsi e finanziamenti che gli enti per i quali lavorava facevano fatica ad ottenere dalla Regione Lombardia. Tale attività più che su competenza specifiche si basava su relazioni personali e professionali che lo stesso Daccò aveva all’interno della Regione...». ne: il 5 agosto del 2004, per la vendita all'ente della Residenza Sanitaria Assistenziale l'ex assessore Simone, come lui stesso ha raccontato ai magistrati durante dichiarazioni spontanee dello scorso 27 gennaio, e Daccò «hanno realizzato una indebita plusvalenza di 5.500.000» euro. Si tratta della compravendita della Residenza Sanitaria Assistita di via Camaldoli, in zona Lambrate a Milano. I due acquistarono in meno di 24 ore per 3 milioni e 771 mila euro e rivendettero alla Fondazione per 9.271.300 euro. La differenza, appunto 5 milioni e mezzo, precisò Simone, «venna divisa in parti uguali tra me e Daccò». La domanda però rimane sempre la stessa: a cosa servivano tutti quei soldi? Una parziale risposta arriva, per esempio dall'analisi dei flussi di denaro. «A fronte di incassi per 27 milioni di euro - è scritto in un'informativa della polizia giudiziaria - la Mtb registra costi rilevanti per l'acquisto, l'assicurazione e la gestione di un' imbarcazione per circa euro 4 milioni». Mentre «uno dei fornitori più significativi è la società francese "Vinissime Sarl" che risulta essere un commerciante all'ingrosso di vini» alla quale vengono pagate fatture per 170 mila euro. Così come 180 mila euro finiscono al viticoltore Enrico Pierazzuoli di Prato. [P. COL.] la Repubblica LUNEDÌ 16 APRILE 2012 @ LA NUOVA TANGENTOPOLI CRONACA ■ 18 IL PRESIDENTE L’EX ASSESSORE Umberto Maugeri, a capo della omonima Fondazione dalla quale sarebbero stati distratti 70 milioni di euro per creare fondi neri Antonio Simone, ex assessore alla sanità della Regione Lombardia, vicino a Cl e a Formigoni: stamani sarà sentito dal gip Tutinelli PER SAPERNE DI PIÙ www.fsm.it www.repubblica.it I pagamenti a Simone I trasferimenti a suo favore sono stati il 40% circa del fatturato di Mtb che è il “polmone” degli affari di Daccò Giancarlo Grenci, l’uomo che procacciava affari a Daccò I personaggi Dai cosmetici a Marte “Così le finte ricerche diventavano fondi neri” Il business maltese La società maltese Sib è stata il veicolo per trasferire cospicui fondi all’estero, utilizzando falsi contratti L’ordinanza di custodia cautelare dei magistrati Clinica Maugeri, spunta il figlio del premier di Malta La sede della Fondazione Maugeri a Pavia DAVIDE CARLUCCI MILANO — Un modo nuovo per far sparire soldi all’estero? Finanziare progetti di ricerca in tutto il mondo. Chi va a guardare dietro le complicate e astruse diciture dietro le quali si nascondono gli accordi scientifici, le ricerche sulle nanotecnologie, sui cosmetici e sulla vita su Marte? Il sistema emerge dall’inchiesta che ha portato venerdì all’arresto dei sei manager che avrebbero distratto 70 milioni dalla fondazione Maugeri di Pavia per trasferirli in fondi stranieri. Oggi il gip Vincenzo Tutinelli, che ha già sentito sabato il direttore amministrativo della fondazione Costantino Passerino, interrogherà gli altri. A cominciare da Antonio Simone, l’ex assessore Dc, ciellino e vicino al governatore Roberto Formigoni come un altro degli arrestati, Pierangelo Daccò, già in carcere per il crac del San Raffaele. LA SOCIETÀ DEL FIGLIO DEL PREMIER MALTESE Drenando denaro dalle casse della Fondazione Maugeri, sarebbero stati costituiti «immensi fondi neri», ipotizzano i pm Orsi, Pastore, Pedio e Ruta. La singolarità sta nei canali utilizzati, che fanno pensare a complesse reti di relazioni politico-accademiche intrecciate con le traiettorie internazionali del riciclaggio e dei paradisi fiscali. Ben 15 Il direttore Passerino tentò di evitare l’arresto facendosi ricoverare in Svizzera milioni, finiscono a Malta. A parlarne è, interrogato, Giancarlo Grenci, il fiduciario svizzero di Daccò e Simone. «Nel 2009 mi fu prospettata un’operazione avente per oggetto la compravendita di ricerche in campo sanitario nella quale era coinvolta una società maltese. L’operazione, che mi pare prevedesse l’acquisto di queste ricerche e/o brevetti da una società russa, non mi piaceva perché Daccò era un consulente di Fondazione e non un intermediario nell’acquisto di ricerche o brevetti». Beneficiaria è la Sib Laboratories Ltd, società di consulenza biomedica, al cui interno figura anche il figlio del primo ministro maltese, il nazionalista Lawrence Gonzi. Il rapporto tra Sib e Fondazione è mediato da un commercialista milanese attraverso la Periplo, controllata dalla Mds spa, che cura il controllo di gestione della Maugeri e di cui è titolare Gianfranco Mozzali, braccio destro di Passerino, arrestato. Con la mediazione della Sib, la Maugeri compra brevetti sulle nanotecnologie dell’Accademia russa delle Scienze affidati in sublicenza alla società maltese. A ottobre 2010 una delegazione russa arriva a Pavia, visita l’università e stipula l’accordo con la fondazione. Gli inquirenti sospettano, però — e Passerino confermerebbe — che ben poco di quei fondi sarebbe finito a progetti come Marte 500, che serve a testare la resistenza umana nel pianeta rosso in un ambiente simulato. La loro con- vinzione è che la Sib sia «un ulteriore veicolo compiere operazioni di trasferimento all’estero di cospicui fondi, attraverso falsi contratti». A Malta — dove un tempo don Verzè voleva creare un nuovo San Raffaele — pochi sanno delle ricerche della Sib. Si conoscono solo i finanziamenti alle borse dell’università forniti da Sib e Fondazione Maugeri: appena 3200 euro per studente. I RICERCATORI DI PISA Lo schema si riproduce per altre istituzioni o società scientifiche coinvolte. A un’azienda di Lussemburgo arrivano 4,3 milioni per «fornitura di pubblicazioni, consulenze scientifiche, dossier e diritti connessi». Più di 8 milioni vanno all’università di Pisa per progetti come lo «sviluppo di modelli di predittivi di proprietà molecolari (modelli “in silicio”). «Le ricerche ci sono state, eccome», conferma la responsabile, Anna Maria Bianucci. Difficile siano costati così tanto: «Ci lavorano 12 ricercatori precari pagati 23mila euro all’anno». LA RAGNATELA DI SIMONE Simone ha società in Irlanda, Seychelles, Olanda, Antille, Isole Vergini, Argentina e Cile. «I trasferimenti a suo favore — aggiunge Grecci — quantomeno a partire dell’arrivo del cliente Fondazione Maugeri, sono stati nell’ordine del 40% del fatturato di Mtb che, di fatto, è il polmone degli affari di Daccò». Simone dice di aver conosciuto Daccò, che «aveva rapporti strettissimi con l’ordine religioso Fatebenefratelli». Costituiscono insieme società in Cile e Israele e ri- cevono «finanziamenti dello Ior». LA FUGA DI PASSERINO Passerino è stato arrestato perché preparava la fuga in una clinica svizzera. Per parlare con la moglie usava schede telefoniche croate: durante le perquisizioni gliene sono state trovate 23. Sono state perquisite anche le società della moglie, una delle quali si occupa di cosmetica. Sarà un caso, ma è proprio uno dei settori per cui è stata finanziata la Sib. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Inchiesta di Report sull’istituto. Nel cda c’era il successore di Monti alla Bocconi E il Banco Desio offriva spalloni per portare all’estero i soldi dei vip ROMA — È un via vai incessante di soldi, pacchetti di soldi, quello che ogni giorno attraversa il valico di Brogeda e porta in Svizzera capitali italiani. La crisi, la paura di un inasprimento delle tasse non ha fatto che rendere più evidente una vecchia tradizione. Solo negli ultimi due anni sono stati sequestrati ai confini svizzeri 250 milioni di euro, ma secondo le stime, nelle banche di Lugano sarebbero depositati ben 130 miliardi di euro provenienti dall’Italia. Una marea di soldi sconosciuti al Fisco e quindi alle varie manovre con le quali il Paese cerca di salvarsi dalla crisi. Eppure, nonostante il fenomeno sia in espansione, sui tavoli delle procure arrivano pochissime segnalazioni sugli esodi di capitale. Lo ha denunciato “Il gioco delle parti”, l’inchiesta di “Report” in onda ieri sera che ha fatto il punto su uno dei casi più clamorosi: quello che riguarda il Banco Desio e della Brianza, istituto di credito con duecento sportelli. Testimonianze e intercettazioni telefoniche dimostrano che la controllata svizzera del Banco — il Credito Privato Commerciale — e in particolare la filiale di Lugano offrivano ai clienti vip la possibilità esportare i capitali oltralpe senza nemmeno assumersi il rischio del viaggio. A trasportare il malloppo ci pensavano infatti i cosiddetti spalloni, una rete di NEL MIRINO collaboratori che prendevano fisica- Una filiale del Banco mente in custodia i soldi e li portavano a destinazione. Lugano — dimostra l’inchiesta — ha offerto e in molti casi concluso accordi con alti prelati, leader della sanità privata e imprenditori nel campo della moda. Sulla vicenda stanno ora indagando le procure di Roma e di Monza. La dirigenza italiana della Banca nega di essere stata a conoscenza dei traffici e confina la questione nelle filiali svizzera, ma c’è un richiesta di rinvio a giudizio per alcuni funzionari di Banco Desio Lazio e Credito Privato. La procura di Monza sta invece indagando il presidente e l’amministratore delegato di Banco Desio ipotizzando il reato di riciclaggio e associazione a delinquere. Nel cda del Banco, figurava dall’86 fino a poco tempo fa (si è recentemente dimesso) Luigi Guatri, vice presidente della Bocconi e reggente dell’ateneo in sostituzione del premier Monti.