Leggi gli articoli sullo scandalo

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10 Primo Piano
LA STAMPA
SABATO 14 APRILE 2012
U
POLITICA E AFFARI
LE INCHIESTE
Scandalo sanità
sei arresti
in Lombardia
I pm: 56 milioni di fondi neri alla Fondazione Maugeri
“Soldi versati a Daccò perché vicino a Formigoni”
PAOLO COLONNELLO
MILANO
C’era perfino una consulenza
pagata profumatamente per
lo «studio della vita su Marte»
tra le decine di finte fatture
che con sistematicità il faccendiere e mediatore Pierangelo
Daccò aveva emesso nei confronti della Fondazione Maugeri, colosso della sanità privata lombarda con base a Pavia
ma articolazioni in tutt’Italia
per un totale di una ventina di
cliniche. Cosa potesse interessare la vita su Marte ai rinomati centri clinici della Maugeri,
proprio non si sa. Di certo, i milioni di euro pagati per questa
ed altre consulenze, 56 per
l’esattezza a partire dal 2004 e
fino al 2011, sono svaniti nell’iperspazio terrestre delle offshore sparse per tutto il pianeta e che, secondo le accuse, costituiscono una rete formidabile di protezione creata da Daccò per un «sistema» di fondi
neri che ancora non si capisce
bene a chi vada poi distribuito.
L’indagine che ha portato alla
scoperta di questa gigantesca
Denaro sparito nei
paradisi off-shore
Il grande business
dei rimborsi pubblici
riserva di denaro, che equivale
all’incirca a 11 volte i fondi neri
(pari a 5 milioni di euro) accertati per il default del San Raffaele, ha colpito ieri i primi responsabili con un ordine di cattura spiccato nei confronti di
sei persone e firmato dal gip
Vincenzo Tutinelli. A finire in
carcere, oltre a Daccò che già
era detenuto ad Opera dal 14
novembre scorso per l’inchiesta sull’ospedale di don Verzè,
sono stati Antonio Simone, ex
assessore regionale alla Sanità lombarda e figura di spicco
di Comunione e Liberazione, il
direttore amministrativo della
Fondazione Maugeri, Costantino Passerino, il suo consulente
Gianfranco Mozzali e il commercialista milanese Claudio
Massimo. Provvedimento restrittivo, ma ai domiciliari, anche per il presidente della Fondazione, Umberto Maugeri
che però ieri si trovava all’estero e formalmente risulta «irreperibile». Pesanti le accuse: si
va dall’associazione per delinquere aggravata dal carattere
transnazionale e finalizzata al
riciclaggio (accusa che riguarda particolarmente il ciellino
Simone), all’appropriazione indebita per un totale di 56 milioni di euro, all’attribuzione fittizia di valori.
Oltre a Daccò, dunque, il
personaggio centrale in que-
sta vicenda è Antonio Simone,
già indagato nell’inchiesta sul
San Raffaele per aver ricevuto
dal «mediatore» una somma
pari a 500 mila euro sottratta
dai fondi dell’ospedale. Inquisito anche ai tempi di Mani Pulite sempre per una questione legata a delle tangenti, l’ex assessore sembrava scomparso dalla scena politica lombarda. Invece si muoveva nell'ombra come «collettore». Secondo i magistrati infatti, dietro la raccolta incessante di fondi neri da
parte di Daccò, si nasconderebbe proprio Simone, a cui sarebbe arrivata almeno la metà dei
proventi versati dalle cliniche
Maugeri. Ma a quale titolo la
Fondazione avrebbe versato a
un personaggio ambiguo come
Daccò così tanti soldi? Anche
questo sembra essere allo stato «un mistero», sebbene in un
verbale di alcuni mesi fa, reso
quando era ancora un semplice
testimone, il direttore amministrativo della Maugeri Costantino Passerino, spiegando di
aver conosciuto Daccò in occasione della ristrutturazione di
un ospedale, racconta che «ci
rivolgemmo a Pierangelo Daccò perché lui era vicino al presi-
dente della Regione Roberto
Formigoni e ci permetteva di
avere i rimborsi».
L’inchiesta, condotta dai pm
Laura Pedio, Luigi Orsi, Gaetano Ruta e Antonio Pastore, nasce direttamente dalle indagini
sui dissesti del San Raffaele e da
un controllo dei conti gestiti da
Daccò. A spiegare cosa si nascondeva dietro quei contratti
voluminosi con la Maugeri ci ha
poi pensato Giancarlo Grenci, il
fiduciario svizzero di Daccò operativo presso la Norconsulting
di Lugano. E’ questo «gnomo»
svizzero ad illustrare ai pm la ragnatela di società off-shore dietro la quale Daccò avrebbe fatto
sparire, insieme a Simone, il denaro versato dalla Fondazione.
Un giro del mondo: si va dalla
Svizzera agli Stati Uniti, dall’Austria al Lussemburgo, fino a Madeira. E’ in queste società che
venivano preparate le fatture
per consulenze di ogni tipo, dalla vita su Marte alle nanotecnologie, dai brevetti a ricerche in
Russia. Contratti, firmati dal
presidente della Fondazione
Umberto Maugeri, con società
dai fatturati attorno ai 200 mila
euro che schizzavano improvvisamente a 20 milioni. Al vaglio
il caso
MARCO ALFIERI
MILANO
opo il crac miliardario del
San Raffaele, i fondi neri della fondazione Maugeri. Pavia
dopo Milano. Anche i nomi si rincorrono: dal faccendiere Pierangelo
Daccò all'ex assessore regionale Antonio Simone, entrambi ciellini. Gli
scandali si moltiplicano, difficile
trincerarsi dietro l'eccellenza del
modello Lombardia.
La sanità lombarda è la sanità del
modello Formigoni. A partire dalla
legge 31 del 1997 in regione si è rotto il
monopolio statale e si è realizzata un'
estesa esternalizzazione dei servizi sanitari, un comparto che vale il 70% (18
miliardi) del budget regionale. Gli enti pubblici riducono il loro ruolo al minimo, limitandosi ad accreditare e finanziare i soggetti privati che gestiscono servizi universali. E' il modello
sussidiario caro a Cielle, nel quale gli
imprenditori del ramo non agiscono
indipendentemente dalle azioni del Pirellone, ma ne sono strettamente connessi attraverso appalti e finanziamenti. Una manna per chi vuole fare
il furbo. Il caso del chirurgo killer Brega Massone alla clinica Santa Rita di
Milano, o gli scandali delle cartelle cliniche truccate che hanno lambito big
come i gruppi Humanitas e Rotelli,
per molti sono la coda di un sistema
D
La sede della fondazione Maugeri
della procura anche due operazioni immobiliari, in una delle
quali avrebbe avuto un ruolo
l’ex direttore amministrativo
del San Raffaele, Mauro Valsecchi, ora indagato a piede libero.
In particolare, la vendita nel luglio del 2011 della casa di riposo
Fondazione Ombretta da parte
del costruttore Pierino Zammarchi alla Fondazione Maugeri e che avrebbe fruttato a Simone 5 milioni di euro, poi transitati in Irlanda e Canada.
Le cifre
della
vicenda
56
5
milioni
di euro
milion
di eur
Le consulenze della
fondazione Maugeri dal
2004 al 2001
I fondi neri accertati n
disastro finanziario d
San Raffae
Un modello messo in crisi
da faccendieri e bella vita
Tramontano la sanità ai privati e il ruolo dei manager ciellini
che incentiva le prestazioni per fare i mi, mentre il link con l'amico Antonio
budget, drogando la domanda di sani- Simone, altro signore che viaggia in jet
tà. Se poi i controlli sono pochi, si può e risiede a Londra, si troverebbe ad
arrivare alle tangenti e ai soldi pubblici Amsterdam, dove ha sede la Karmal,
gettati nel cestino: la spy story del San società gestita da Antonio Zanetti, amministratore delle holding di Simone.
Raffaele insegna.
Stefania Galli, la segretaria del comSecondo gli inquirenti proprio Daccò, in carcere per il crac di via Olgetti- pianto Mario Cal, nell'interrogatorio
na e nuovamente in ballo sulla vicenda del 3 settembre 2011, racconta ad esemMaugeri, ritorna spesso nelle operazio- pio che «Daccò ha usato l'aereo del San
ni più opache della sanità lombarda. Raffaele a spese dell'ospedale. È avvenuto di recente in un
C'è lui dietro il jet
comprato da Don VerIL SISTEMA viaggio in Brasile a
hanno preso parzè in Nuova Zelanda e
Dal 1997 il governatore cui
te anche il dottor Cal
nei racconti sulle mazha rotto il monopolio e Antonio Simone».
zette. La sua vicenda
statale nell’assistenza Il motivo? «Visitare
è importante perché
le Fazende della Vds
lambisce il sistema
Formigoni di cui è amico da anni. Il go- e combinare un incontro con rapprevernatore è stato ospite sul suo yacht. sentanti di Cl per valutare la possibile
Ci sono foto che lo immortalano mentre vendita delle attività. Ricordo che una
si tuffa dal ponte dell'Ad Maiora. Pur volta mi fu chiesto dal dottor Cal di prenon avendo incarichi formali, secondo notare un volo per San Marteen a borgli inquirenti Daccò era una sorta di uf- do del quale ci sarebbero stati anche
ficiale di collegamento tra strutture co- Daccò e Formigoni...».
I due, Daccò e Simone, sono ora
me San Raffaele o Maugeri, il Pirellone
e il sottobosco della Compagnia delle coinvolti sui fondi neri della Maugeri.
opere. Sua figlia Erika è sposata con Famosa per un altro episodio legato a
l'assessore regionale Massimo Busce- Carlo Chiriaco, ex direttore dell'Asl di
Pavia, arrestato nella maxi retata di
'ndrangheta del luglio 2010 con l'accusa di essere il referente locale delle
'ndrine. Nel settembre 2008, durante il
suo mandato da manager, i Carabinieri
arrestano proprio alla Maugeri il latitante Francesco Pelle, detto «Ciccio
Pakistan», ricoverato sotto falso nome.
Non basta. Chiriaco era vicino a Giancarlo Abelli, ex ras formigoniano della
sanità lombarda.
Questo dunque è lo sfondo su cui si
ripetono gli scandali: Cielle, il faccendiere Daccò, l'ex assessore Simone,
l'ombra del «Celeste» Formigoni, le infiltrazioni di 'ndrangheta e il tandem
Cal-Verzè, che proprio dal Pirellone riceveva rimborsi e premi per l'attività
sanitaria. Solo il 4 agosto 2011, alla voce
«funzioni aggiuntive», in piena bufera
giudiziaria il San Raffaele incassa come bonus eccellenza 41 milioni. La Fondazione Maugeri 20,7. In teoria l'importo viene distribuito su una griglia di 29
indicatori sanitari. In pratica la discrezionalità è tanta. Ma Formigoni si arrocca: «Passerino non so neanche che
faccia abbia e la Fondazione Maugeri è
una realtà privata…».
la Repubblica
DOMENICA 15 APRILE 2012
@
POLITICA INTERNA
E GIUSTIZIA
PER SAPERNE DI PIU’
www.fsm.it
www.regione.lombardia.it
■ 17
I numeri
70 mln
LA CIFRA SOTTRATTA
La stima della cifra
sottratta alle casse
della fondazione
111 mln
CONTRIBUTI
REGIONE
Il contributo annuale
della Regione Lombardia
11 mln
RIMBORSI EXTRA
Dati dalla Regione per
“funzioni non tariffate”,
i casi più complessi
FOTO: ANSA
“Barche superlusso e vini francesi
così spendevano i soldi della Fondazione”
Milano, l’accusa dei pm: il buco sale a 70 milioni. Maugeri si costituisce
DAVIDE CARLUCCI
PIERO COLAPRICO
MILANO — Ha chiesto di essere
sentito, ha collaborato e vuole tornare a casa al più presto. È questo il
brusco cambiamento che fa ieri
uno dei sei arrestati, Costantino
Passerino, milanesone con la passione per le schede telefoniche
croate, talvolta visto al bar Basso, 64
anni, direttore amministrativo della fondazione Maugeri. Quando
non sapeva di essere intercettato
parlava di ex Jugoslavia, ma anche
Il direttore
Passerino chiede
di parlare con i
magistrati e fa le
prime ammissioni
posto «all’attenzione del presidente» proprio la pratica che danna da
anni la clinica privata. C’era un
contenzioso, avviato dalla fondazione per ottenere dalla Regione
più rimborsi. «Per Daccò — precisa
Passerino in un interrogatorio del
30 novembre — avevamo un occhio di riguardo». Come mai? Ma
certo, era utile per la sua «influenza
nell’assessorato alla Sanità», in
quanto «uomo molto importante
in Cl, in particolare per i suoi rapporti con il Presidente della Regione Lombardia».
UN OCCHIO DI RIGUARDO
Cresce anche il nervosismo di
Roberto Formigoni. Minaccia querele, dice che la Regione non c’entra, in realtà dalle intercettazioni
emerge che era lui l’ombra capace
di legare gli affaristi-avvoltoi della
Maugeri, gioiello clinico da spolpare, sia a Pierangelo Daccò, compagno di vacanze del governatore, sia
al ciellino e amico di una vita Antonio Simone. Nei verbali si legge che
è proprio Daccò a vantarsi dell’amicizia con Formigoni. È lui, destinatario della terza ordinanza di custodia cautelare (è già in carcere per
il crac del San Raffaele), ad annunciare a Passerino un bell’aiuto: ha
tanto gli ospedali avevano bisogno
della sua consulenza per predisporre la documentazione finalizzata ai rimborsi e per poterli ottenere rapidamente, in particolare,
dalla Regione... «.
VINI E BARCHE, NIENTE RICERCHE
Senza perderci subito dietro i
conti e i «flussi denaro solo fittiziamente connessi all’esecuzione di
contratti di ricerca», leggiamo a pagina 14 delle 83 dell’ordinanza la
sottolineatura di un punto cruciale.
Una delle società utilizzare da Pie-
ro Daccò per vampirizzare la Maugeri si chiama Mtb. Ha incassi da 27
milioni di euro, ma non è che frequenti scienziati. Spende 4 milioni
per un’imbarcazione. Compra e
fattura vini francesi di lusso per 170
mila euro, arricchisce anche un viticoltore toscano di 180 mila euro.
Un’altra società, la Dp consultants,
a fronte di accrediti per 23 milioni di
euro, ne destina appena 234 mila
alla voce “fornitori di ricerche”.
reale è il «progetto Marte», tra Italia,
Malta e Russia. Quindici milioni di
euro vengono spesi (per finta) per
una simulazione di medicina spaziale per stabilire che cosa accade
agli umani vivendo sul pianeta rosso. Bisogna misurare un mistero:
«l’effetto delle concentrazioni elevate di Co2 del gas inspirato sulla situazione acido basico del sangue
umano durante le permanenze
prolungate in ambiente chiuso».
UNA RICERCA SPAZIALE
Tra i contratti fasulli, il più sur-
«ALL’INTERNO DELLA REGIONE»
Insomma, Daccò le spara grosse,
e non è uno che sostiene costi, «né
ha svolto attività connessa all’incarico». Se su questo i pm non hanno
dubbi, è perché lo stesso Grenci a
domanda risponde: «Sono tutti
contratti falsi», aggiungendo che
«eravamo tutti consapevoli della
falsità dei contratti e delle fatture».
E, forse, ipotizzano i magistrati,
certi che nessuno avrebbe controllato, mentre «rapidamente» venivano erogati i rimborsi regionali.
«Mi ha riferito Daccò stesso — continua Grenci, citando involontariamente Quentin Tarantino — che risolveva problemi». Quelli «relativi a
rimborsi e finanziamenti che gli enti per i quali lavorava facevano fatica ad ottenere dalla regione Lombardia». Come poteva? «Tale attività, più che su competenze speci-
Le frasi
di «ricoverarsi in una clinica Svizzera». Ieri, mentre anche Umberto
Maugeri, 71 anni, arriva dall’India e
si costituisce, nell’interrogatorio
dentro San Vittore con i magistrati,
Passerino spiega.
CONTRATTI FALSI
Il direttore amministrativo ammette che molti dei contratti della
fondazione all’estero nascondono,
passando da Malta all’Austria, dalla Russia alle Bahamas, sono solo
false prestazioni. Il suo è un assist
perfetto alle accuse della pubblici
ministeri Pastore, Pedio e Ruta, secondo cui la finzione si spiega con
la volontà di far sparire fondi neri. E
il buco, secondo gli ultimi calcoli
degli inquirenti, sale: non sono 54,
ma 70 i milioni sottratti alle casse
della fondazione. Oltre a fatture taroccate, girano anche denari contanti, che arrivano a Daccò grazie
alla cosiddetta «Rubrica 21», un
conto svizzero di passaggio.
PROFIT E NO PROFIT
Ancora più esauriente è il resoconto di Giancarlo Grenci, il fiduciario svizzero di Daccò, interrogato poco dopo, a dicembre: «Daccò
mi spiegò che svolgeva una funzione di consulente per gli enti ospedalieri accreditati. Mi disse che la
normativa era cambiata e che tali
enti dovevano essere profit, cioè
svolgere le loro funzioni all’interno
di un budget prestabilito. Mi spiegò
che il servizio sanitario nazionale
rimborsava una somma fissa per
ogni tipologia d’intervento, per-
Uomo importante di Cl Profitto a sei zeri
IL PRESIDENTE
Per Daccò avevamo un
occhio di riguardo. Era
uomo importante in CL,
in particolare per i suoi
rapporti con Formigoni
In una sola operazione
immobiliare, Antonio
Simone consegue un
profitto di circa cinque
milioni di euro
EX ASSESSORE
Umberto Maugeri, presidente
della Fondazione
Costantino Passerino,
direttore alla “Maugeri”, ai pm
Dall’ordinanza del giudice
delle indagini preliminari
Antonio Simone, ex assessore
alla Sanità della Regione
Il senatore ex-pd
Record di Tedesco: quarto avviso in tre giorni
GIULIANO FOSCHINI
BARI — Quattro avvisi in tre giorni.
Praticamente un record. Il senatore (ex Pd ora gruppo Misto) Alberto
Tedesco ha ricevuto ieri l’avviso di
una nuova inchiesta a suo carico da
parte della procura di Bari: la storia
questa volta è quello della proroga
per il servizio di assicurativo della
Asl di Bari (giro di affari 13 milioni
di euro) a un broker amico, secondo la Procura in qualche maniera
pilotato dallo stesso Tedesco con la
complicità di alcuni manager dell’Azienda sanitaria. Tra gli altri, l’allora direttore generale, Lady Asl,
Lea Cosentino, con la quale (pur essendo sua nemica politica) condivide il primato delle quattro informazioni di garanzia in tre giorni.
Tedesco ha prima ricevuto l’avviso
di conclusione per la storia degli
SENATORE
Il senatore
Alberto
Tedesco,
ex assessore
alla Sanità in
Puglia
accreditamenti delle strutture private; poi la richiesta di rinvio a giudizio per l’associazione a delinquere che avrebbe gestito nomine e appalti nelle Asl; ieri è stata la volta
della transazione con l’ospedale
ecclesiastico Miulli e oggi la vicenda dell’assicurazione. Con la Cosentino condivide tutte le inchieste
tranne quella con il Miulli: in più
Lady Asl è indagata con il presidente Vendola per la vicenda della nomina del primario Sardelli.
L’ultimo avviso riguarda una delibera della Asl di Bari del 4 aprile
2007 per l’affidamento dei servizi
assicurativi alla società “Assidea &
Delta” negli ospedali della Asl barese. Secondo gli investigatori i dirigenti Asl avrebbero prorogato il
contratto milionario con la società
evitando di indire una nuova gara.
Un favore all’assessore Alberto Te-
desco, che aveva nominato una
commissione per formulare nuove
regole sulla gestione del rischio
delle aziende sanitarie. In attesa
che queste nuove regole fossero
adottate, la giunta regionale approvò poi una propria delibera, di
fatto garantendo per altri tre anni,
secondo gli inquirenti, il monopolio alla “Assidea & Delta” fino al
2010. «Era la Cosentino che faceva
tutto. Io che c’entro?» si chiede Tedesco. «La procura mi dipinge come il Diavolo, mi mette sotto pressione sperando che io faccia un
passo falso. Ma ho gli anticorpi giusti». I legali della Cosentino — Francesca Conte e Massimo Chiusolo —
stigmatizzano il comportamento
della magistratura che dividendo le
indagini ha leso, sostengono, il diritto alla difesa di Lady Asl.
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Lo svizzero Grenci
parla di fondi
trasferiti sui conti
dell’ex assessore
Simone, arrestato
fiche, si fondava su relazioni personali e professionali che lo stesso
Daccò aveva all’interno della Regione».
I «SOCI DI FATTO»
Si ricollega a Formigoni anche il
ruolo di Antonio Simone, l’ex assessore democristiano arrestato ieri
che, dice Grenci, diventa «socio di
fatto» di Daccò in numerose attività
imprenditoriali». I soldi estero su
estero sono tantissimi, ma «Uno
degli affari più cospicui è «l’operazione immobiliare di via Dardanoni 7, al seguito della quale — scrive
il gip Vincenzo Tutinelli — lo stesso
Simone ha conseguito un profitto
di circa cinque milioni di euro»,
mentre la casa era stata venduta per
9 milioni e 100mila. Come mai affari simili non capitano mai alle persone comuni?
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R
LA STAMPA
DOMENICA 15 APRILE 2012
Primo Piano 17
U
AFFARI E SALUTE
La voragine
TERREMOTO E IN LOMBARDIA
70
Fondi neri sanità
Caccia al tesoro
di Daccò e Simone
milioni di euro
Ai domiciliari
Umberto Maugeri è rientrato
ieri in Italia dall’India e si è
costituito in un ufficio della
Guardia di Finanza
I militari gli hanno notificato
un provvedimento di arresti
domiciliari firmati dai
pubblici ministeri che,
indagando sul crac del San
Raffaele, hanno
scoperchiato l’ennesimo
caso di gestione opaca del
sistema sanitario lombardo
Una rete di società off-shore per occultare i soldi
Fondazione Maugeri, si costituisce il presidente
PAOLO COLONNELLO
MILANO
Per orientare i fiumi di denaro
che dalla Fondazione Maugeri
di Pavia fluivano verso i paradisi off-shore dei «mediatori»
Pierangelo Daccò e Antonio Simone, arrestati dalla procura
di Milano con l’accusa di associazione per delinquere, appropriazione indebita e riciclaggio, le riunioni insieme ai manager della Fondazione Maugeri avvenivano anche nella redazione del settimanale di Cl,
«Tempi».
Emerge dalle relazioni della polizia giudiziaria che stanno alla base del nuovo scandalo della sanità in Lombardia.
Secondo gli inquirenti i 56 milioni di euro indicati nel provvedimento restrittivo del gip
Tutinelli, sono soltanto una
parte dei fondi neri creati almeno dal 2004 fino a tutto il
2011 dal duo tutto «affari e chiesa» grazie alle elargizioni del
gruppo Maugeri, il cui presidente Umberto, che si trovava
in India, è rientrato ieri pomeriggio per finire agli arresti domiciliari. Si parla in realtà di al-
L’intermediario:
«I contratti stipulati
dagli indagati
sono tutti falsi»
meno 70 milioni, una quantità
di denaro impressionante.
Il problema adesso è capire quali strade abbiano preso
questi fondi neri, scomparsi
nei rivoli delle decine di società off-shore creati dal «mediatore» Daccò e dall’ex assessore regionale alla Sanità Simone. Fondamentali in questo
senso i verbali di Grenci, lo
«gnomo» svizzero della finanza nera di Daccò, e soprattutto la «rubrica 21» ovvero
l’agenda del «dare e avere» di
Grenci, ora in mano agli inquirenti: «In alcune circostanze racconta il fiduciario di Lugano - sono stati prelevati soldi
in contanti e consegnati a soggetti diversi da Pierangelo
Daccò ma su indicazione di
quest’ultimo... Simone in alcuni casi interveniva integrando
le istruzioni di Daccò, ovvero
facendo osservazioni sulle
stesse quando riteneva, per
esempio, che fossero urgenti
altri pagamenti...».
La vicenda nasce come costola dell’inchiesta sul San Raffaele, dove la premiata ditta
Daccò-Simone si occupava
sempre di fondi neri e mazzette. Ma se per l’ospedale di Don
Verzè la depauperazione dei
capitali avveniva attraverso le
sovraffatturazioni dei costruttori e dei fornitori per tornare
ASSICURAZIONI ASL
In Puglia
nuova inchiesta
su Tedesco
Spunta un’altra inchiesta sulla sanità pugliese, la quarta che coinvolge il senatore ed ex assessore Alberto Tedesco.
Riguarda una delibera
della Asl di Bari del 2007
per l’affidamento dei servizi assicurativi alla società «Assidea & Delta» negli ospedali della città. Secondo i pm i dirigenti Asl
avrebbero prorogato il
contratto milionario evitando di indire una nuova
gara, in linea con le indicazioni di Tedesco.
Retroscena
MILANO
ra le fatture della
Mtb, una delle società
utilizzate dai ciellini
Simone e Daccò per incamerare almeno 56 milioni di fondi neri dalla cliniche della
Fondazione Maugeri, ce n'è
anche una di due milioni e
950 mila euro del 2007 intitolata «Analysis, projecting
and arranging of a transaction deed regarding the claim against Regione Lombardia...». L'inchiesta della Procura milanese deve avere
toccato dei nervi scoperti se
Roberto Formigoni ieri ha
annunciato querele contro
chiunque accosterà questa
storia «a vicende riguardanti la Regione Lombardia».
Eppure, a legger bene le carte, le vicende della Maugeri
più che da accostare sono da
connettere direttamente al
sistema di potere della Regione Lombardia, che per i
pm è il vero motore dell'inchiesta. C'è un verbale del
novembre scorso dove Costantino Passerini, direttore
amministrativo della Fondazione, l'uomo che secondo i
T
alle aspettative e ai leciti interessi della Fondazione». Peccato però che alla domanda dei pm:
«che tipo di contratti sono quelli
relativi all’elenco che ci ha prodotto?», il fiduciario Grenci risponda senza esitazioni: «Sono
tutti contratti falsi. In merito alla
loro formazione preciso che Daccò mi ha fornito una bozza con
l’indicazione degli importi e la descrizione dell’oggetto e noi abbiamo predisposto il definitivo».
Ma per quale motivo la Fondazione Maugeri, considerata
un vero e proprio centro di eccellenza in Lombardia, doveva
pagare? Una parziale risposta
arriva da Costantino Passerino,
l’uomo che andava a fare le riunioni alla redazione di «Tempi»,
il direttore amministrativo della Maugeri che, secondo gli investigatori, dopo avere sistema-
Le attività di consulenza
servivano per
accedere a canali
privilegiati in Regione
I
nella pancia degli investimenti
bislacchi di don Verzè (fazendas,
aerei, vacanze) nel caso della
Fondazione Maugeri, il meccanismo è a senso unico: i soldi escono sotto forma di pagamento per
A tanto ammonterebbero le
elargizioni della
Fondazione Maugeri per
ottenere da Daccò e Simoni
benefici legati alle strutture
sanitarie in Lombardia
consulenze o operazioni che i magistrati definiscono «inesistenti»
e non vi fanno più ritorno per
svanire tra Malta, Svizzera, Lussemburgo, Austria, Stati Uniti
eccetera. Protesta l’avvocato di
Daccò, Giampiero Biancolella,
che descrive il cliente come impegnato, con il socio Simone, in
un’attività di «lobbing» in Regione e di effettivo contributo per la
costruzione di nuovi ospedali re-
alizzati dalla Fondazione. «Il
compito di Daccò era svolgere
un’attività di lobbista per la Maugeri, nel senso di sensibilizzare le
strutture sanitarie della Lombardia o di altre regioni in relazione
Agli amici del presidente
5,5 milioni in un giorno
Plusvalenza record sulla vendita di una struttura
«Regione
estranea»
Il presidente
della Regione
Lombardia,
Roberto
Formigoni, ieri
ha voluto
ribadire la
totale
estraneità
dell’ente nella
vicenda
giudici «è l'interlocutore principale di Daccò» - inquadra
perfettamente il problema.
Chiedono i pm: chi è Daccò?
«Daccò - risponde il manager è un personaggio con cui chi
svolge attività nel settore sanitario in Lombardia deve avere
relazioni perchè è risaputo
che ha moltissima influenza
nell'assessorato alla Sanità ed
è un uomo molto importante
in Comunione e Liberazione
ed in particolare per i suoi rap-
porti con il Presidente della
Regione Lombardia».
D'altronde sono storia ormai nota le vacanze del «celeste» e ciellino presidente sulla
barca del «mediatore» Daccò o
dell'antica amicizia con il ciellino ed ex assessore alla Sanità
in Lombardia, Antonio Simone. Ma Passerino aggiunge altro. «Quando all'inizio degli anni 2000 ci incontrammo presso l'ufficio studi del Fatebenefratelli a Cernusco sul Navi-
glio, dietro invito di padre Marchesi (capo dell'ufficio studi
dell'Ordine) non mi resi conto
dell'iportanza che rivestiva
Daccò. In seguito mi rivolsi al
nostro referente politico a Pavia, che è l'on Giancarlo Abelli
(già inquisito in altre inchieste
per tangenti, ndr). Abelli è l'uomo politico forse più influente
in Lombardia per la Sanità e
mi disse che Daccò era una persona importante perchè era vicina al Presidente Formigoni».
Insomma, è difficile non accostare l'inchiesta sui milioni
di euro finiti a Daccò e Simone
al sistema della Sanità Lombarda e alle sue storture emerse in
diverse indagini.
Per altro, Simone e Daccò si
rivelano due tipi assai spregiudicati per operazioni che i magistrati considerano «di copertura» alla vera natura dei versamenti della Fondazione. Come
quando riuscirono a realizzare
in un sol giorno a un maxiguadagno «ai danni» della Fondazio-
to in Croazia conti e documenti
scottanti «da sottrarre all’autorità giudiziaria», poco prima di
essere arrestato era pronto a
darsi alla fuga. Alcuni mesi fa,
quando ancora era semplice testimone, i pm gli chiedono:
«Che idea si è fatto delle attività
che svolgeva Daccò?». Risposta: «So che Daccò per quanto
lui stesso mi ha riferito svolgeva un’attività di consulenza nel
senso che risolveva problemi relativi a rimborsi e finanziamenti che gli enti per i quali lavorava facevano fatica ad ottenere
dalla Regione Lombardia. Tale
attività più che su competenza
specifiche si basava su relazioni
personali e professionali che lo
stesso Daccò aveva all’interno
della Regione...».
ne: il 5 agosto del 2004, per la
vendita all'ente della Residenza
Sanitaria Assistenziale l'ex assessore Simone, come lui stesso
ha raccontato ai magistrati durante dichiarazioni spontanee
dello scorso 27 gennaio, e Daccò «hanno realizzato una indebita plusvalenza di 5.500.000» euro. Si tratta della compravendita della Residenza Sanitaria Assistita di via Camaldoli, in zona
Lambrate a Milano. I due acquistarono in meno di 24 ore per 3
milioni e 771 mila euro e rivendettero alla Fondazione per
9.271.300 euro. La differenza,
appunto 5 milioni e mezzo, precisò Simone, «venna divisa in
parti uguali tra me e Daccò».
La domanda però rimane
sempre la stessa: a cosa servivano tutti quei soldi? Una parziale risposta arriva, per esempio dall'analisi dei flussi di denaro. «A fronte di incassi per
27 milioni di euro - è scritto in
un'informativa della polizia
giudiziaria - la Mtb registra costi rilevanti per l'acquisto, l'assicurazione e la gestione di un'
imbarcazione per circa euro 4
milioni». Mentre «uno dei fornitori più significativi è la società francese "Vinissime Sarl"
che risulta essere un commerciante all'ingrosso di vini» alla
quale vengono pagate fatture
per 170 mila euro. Così come
180 mila euro finiscono al viticoltore Enrico Pierazzuoli di
Prato.
[P. COL.]
la Repubblica
LUNEDÌ 16 APRILE 2012
@
LA
NUOVA TANGENTOPOLI
CRONACA
■ 18
IL PRESIDENTE
L’EX ASSESSORE
Umberto
Maugeri, a
capo della
omonima
Fondazione
dalla quale
sarebbero
stati distratti
70 milioni di
euro per
creare
fondi neri
Antonio
Simone, ex
assessore
alla sanità
della Regione
Lombardia,
vicino a Cl e
a Formigoni:
stamani
sarà
sentito dal
gip Tutinelli
PER SAPERNE DI PIÙ
www.fsm.it
www.repubblica.it
I pagamenti a Simone
I trasferimenti a suo
favore sono stati il 40%
circa del fatturato di
Mtb che è il “polmone”
degli affari di Daccò
Giancarlo Grenci, l’uomo che
procacciava affari a Daccò
I personaggi
Dai cosmetici a Marte
“Così le finte ricerche
diventavano fondi neri”
Il business maltese
La società maltese Sib
è stata il veicolo per
trasferire cospicui fondi
all’estero, utilizzando
falsi contratti
L’ordinanza di custodia
cautelare dei magistrati
Clinica Maugeri, spunta il figlio del premier di Malta
La sede della Fondazione Maugeri a Pavia
DAVIDE CARLUCCI
MILANO — Un modo nuovo per
far sparire soldi all’estero? Finanziare progetti di ricerca in tutto il
mondo. Chi va a guardare dietro
le complicate e astruse diciture
dietro le quali si nascondono gli
accordi scientifici, le ricerche sulle nanotecnologie, sui cosmetici
e sulla vita su Marte? Il sistema
emerge dall’inchiesta che ha portato venerdì all’arresto dei sei
manager che avrebbero distratto
70 milioni dalla fondazione Maugeri di Pavia per trasferirli in fondi stranieri. Oggi il gip Vincenzo
Tutinelli, che ha già sentito sabato il direttore amministrativo della fondazione Costantino Passerino, interrogherà gli altri. A cominciare da Antonio Simone, l’ex
assessore Dc, ciellino e vicino al
governatore Roberto Formigoni
come un altro degli arrestati, Pierangelo Daccò, già in carcere per
il crac del San Raffaele.
LA SOCIETÀ DEL FIGLIO DEL PREMIER
MALTESE
Drenando denaro dalle casse
della Fondazione Maugeri, sarebbero stati costituiti «immensi fondi
neri», ipotizzano i pm Orsi, Pastore,
Pedio e Ruta. La singolarità sta nei
canali utilizzati, che fanno pensare
a complesse reti di relazioni politico-accademiche intrecciate con le
traiettorie internazionali del riciclaggio e dei paradisi fiscali. Ben 15
Il direttore
Passerino tentò
di evitare l’arresto
facendosi ricoverare
in Svizzera
milioni, finiscono a Malta. A parlarne è, interrogato, Giancarlo Grenci,
il fiduciario svizzero di Daccò e Simone. «Nel 2009 mi fu prospettata
un’operazione avente per oggetto
la compravendita di ricerche in
campo sanitario nella quale era
coinvolta una società maltese. L’operazione, che mi pare prevedesse
l’acquisto di queste ricerche e/o
brevetti da una società russa, non
mi piaceva perché Daccò era un
consulente di Fondazione e non un
intermediario nell’acquisto di ricerche o brevetti». Beneficiaria è la
Sib Laboratories Ltd, società di
consulenza biomedica, al cui interno figura anche il figlio del primo
ministro maltese, il nazionalista
Lawrence Gonzi. Il rapporto tra Sib
e Fondazione è mediato da un commercialista milanese attraverso la
Periplo, controllata dalla Mds spa,
che cura il controllo di gestione della Maugeri e di cui è titolare Gianfranco Mozzali, braccio destro di
Passerino, arrestato. Con la mediazione della Sib, la Maugeri compra
brevetti sulle nanotecnologie dell’Accademia russa delle Scienze affidati in sublicenza alla società maltese. A ottobre 2010 una delegazione russa arriva a Pavia, visita l’università e stipula l’accordo con la
fondazione. Gli inquirenti sospettano, però — e Passerino confermerebbe — che ben poco di quei
fondi sarebbe finito a progetti come
Marte 500, che serve a testare la resistenza umana nel pianeta rosso in
un ambiente simulato. La loro con-
vinzione è che la Sib sia «un ulteriore veicolo compiere operazioni di
trasferimento all’estero di cospicui
fondi, attraverso falsi contratti». A
Malta — dove un tempo don Verzè
voleva creare un nuovo San Raffaele — pochi sanno delle ricerche della Sib. Si conoscono solo i finanziamenti alle borse dell’università forniti da Sib e Fondazione Maugeri:
appena 3200 euro per studente.
I RICERCATORI DI PISA
Lo schema si riproduce per altre
istituzioni o società scientifiche
coinvolte. A un’azienda di Lussemburgo arrivano 4,3 milioni per «fornitura di pubblicazioni, consulenze scientifiche, dossier e diritti connessi». Più di 8 milioni vanno all’università di Pisa per progetti come
lo «sviluppo di modelli di predittivi di proprietà molecolari (modelli “in silicio”). «Le ricerche ci
sono state, eccome», conferma la
responsabile, Anna Maria Bianucci. Difficile siano costati così
tanto: «Ci lavorano 12 ricercatori
precari pagati 23mila euro all’anno».
LA RAGNATELA DI SIMONE
Simone ha società in Irlanda,
Seychelles, Olanda, Antille, Isole
Vergini, Argentina e Cile. «I trasferimenti a suo favore — aggiunge
Grecci — quantomeno a partire
dell’arrivo del cliente Fondazione
Maugeri, sono stati nell’ordine del
40% del fatturato di Mtb che, di fatto, è il polmone degli affari di
Daccò». Simone dice di aver conosciuto Daccò, che «aveva rapporti
strettissimi con l’ordine religioso
Fatebenefratelli». Costituiscono
insieme società in Cile e Israele e ri-
cevono «finanziamenti dello Ior».
LA FUGA DI PASSERINO
Passerino è stato arrestato perché preparava la fuga in una clinica
svizzera. Per parlare con la moglie
usava schede telefoniche croate:
durante le perquisizioni gliene sono state trovate 23. Sono state perquisite anche le società della moglie, una delle quali si occupa di cosmetica. Sarà un caso, ma è proprio
uno dei settori per cui è stata finanziata la Sib.
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Il caso
Inchiesta di Report sull’istituto. Nel cda c’era il successore di Monti alla Bocconi
E il Banco Desio offriva spalloni
per portare all’estero i soldi dei vip
ROMA — È un via vai incessante di soldi, pacchetti
di soldi, quello che ogni giorno attraversa il valico di
Brogeda e porta in Svizzera capitali italiani. La crisi,
la paura di un inasprimento delle tasse non ha fatto
che rendere più evidente una vecchia tradizione.
Solo negli ultimi due anni sono stati sequestrati ai
confini svizzeri 250 milioni di euro, ma secondo le
stime, nelle banche di Lugano sarebbero depositati
ben 130 miliardi di euro provenienti dall’Italia. Una
marea di soldi sconosciuti al Fisco e quindi alle varie manovre con le quali il Paese cerca di salvarsi dalla crisi. Eppure, nonostante il fenomeno sia in
espansione, sui tavoli delle procure arrivano pochissime segnalazioni sugli esodi di capitale. Lo ha denunciato “Il gioco delle parti”, l’inchiesta di “Report” in onda ieri sera che ha fatto il punto su uno dei casi più
clamorosi: quello che riguarda il Banco
Desio e della Brianza, istituto di credito
con duecento sportelli.
Testimonianze e intercettazioni telefoniche dimostrano che la controllata
svizzera del Banco — il Credito Privato
Commerciale — e in particolare la filiale
di Lugano offrivano ai clienti vip la possibilità esportare i capitali oltralpe senza
nemmeno assumersi il rischio del viaggio. A trasportare il malloppo ci pensavano infatti i cosiddetti spalloni, una rete di NEL MIRINO
collaboratori che prendevano fisica- Una filiale del Banco
mente in custodia i soldi e li portavano a
destinazione. Lugano — dimostra l’inchiesta — ha offerto e in molti casi concluso accordi
con alti prelati, leader della sanità privata e imprenditori nel campo della moda. Sulla vicenda stanno
ora indagando le procure di Roma e di Monza.
La dirigenza italiana della Banca nega di essere
stata a conoscenza dei traffici e confina la questione
nelle filiali svizzera, ma c’è un richiesta di rinvio a
giudizio per alcuni funzionari di Banco Desio Lazio
e Credito Privato. La procura di Monza sta invece indagando il presidente e l’amministratore delegato
di Banco Desio ipotizzando il reato di riciclaggio e
associazione a delinquere. Nel cda del Banco, figurava dall’86 fino a poco tempo fa (si è recentemente
dimesso) Luigi Guatri, vice presidente della Bocconi e reggente dell’ateneo in sostituzione del premier
Monti.