Cari amici,

Transcript

Cari amici,
Stage in Bosnia ­ Il racconto di Valentina
Cari amici,
Molti di voi si preoccupavano per me e questo mio viaggio in Bosnia­Herzegovina... e non capisco se fossero delle premonizioni le vostre.
Perché si, da quando sono qui un po’ di problemini li ho avuti. La mia macchina fotografica, forse emozionata da tanta bellezza, ha smesso di funzionare correttamente, e le foto che fa hanno tante righe e penso proprio che sia da buttare... Tinozza senza macchina fotografica, che senso ha?
Ma tanto, ho il mio bel notebook appena comprato che mi tira il su morale… si, se non fosse che qui in Bosnia le spine per la corrente elettrica hanno solo due buchi. E senza ricaricarlo non lo posso usare. Ho passato tutta la serata a fare il giro della città chiedendo se avessero un convertitore. Penso che in tutta Mostar si sappia che un'italiana vaga in cerca di un cavo per pc...
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Non e' stata una brutta esperienza: ho potuto conoscere meglio la città, parlare con tante gente e vedere che i Bosniaci , per la mia esperienza limitata, sono socievoli, disponibili e molto contenti di interagire con stranieri.
Poi si, il cavo non l'ho mica trovato, ma quella e' un'altra storia.
Sarajevo e Mostar. Per ora sono le due città che ho visto. La Bosnia per certi versi sembra un posto molto lontano da noi, e per altri versi invece sembra casa. E' un po’ quella sensazione che si ha quando da Cagliari ci si sposta nei paesini dell'entroterra della Sardegna , e si respira odore di tradizione, odore di semplicità. E soprattutto senti realmente lo scandire lento del tempo che passa.
C'e' un una dimensione spazio­temporale diversa da quella che siamo abituati a vivere noi. Pare che in Bosnia ci sia un sistema metrico – decimale differente, e anche un modo differente di misurare il tempo. E' il regno delle lentezza... sarà per questo che mi piace tanto? Ho imparato che quando chiedi a un Bosniaco in'indicazione e ti dice che devi camminare 30 metri, significa che per arrivare alla meta dovrai ancora camminare un km...
Ma la cosa più sorprendente è la forte aria d'Oriente ovunque. Le moschee e il loro canto che si alza in armonia con la vista dei minareti sparsi nella città, e gli odori e i veli colorati che coprono i capi delle donne..
A proposito, in Bosnia c'era la guerra, che è il motivo anche per cui io sono qui... Provo a dimenticarmene perché sarebbe riduttivo pensare a questo posto solo associandolo alla guerra. Cerco di non pensarci che c'era la guerra. Difficilmente. Perché la vedi ovunque. Poi, probabilmente un po’ ci si abitua, e dopo un po’ fa meno impressione vederne i risultati. Forse...
L'intensità della guerra in Jugoslavia era qualcosa che evidentemente mi era sfuggito.
Ma per raccontare di quello che sto vedendo qui, preferisco raccontare delle "donne di Mostar", che a prescindere dalla loro provenienza o religione, amano incontrarsi in un centro, un'associazione, a chiacchierare, lavorare a maglia, ridere e ironizzare su tutto, anche sul loro tragico passato. Forse allora dovrei pensare che non e' la guerra il motivo per cui io sono qui, ma l'esistenza di persone come loro.
Questo è davvero solo l'inizio di questo breve, lungo, intenso, viaggio e se avrò tempo, vi do appuntamento alla prossima puntata!
Valentina