De Benedetti inguaia Renzi: inchiesta per insider

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De Benedetti inguaia Renzi: inchiesta per insider
Neppure il tempo d’esultare per il fascicolo sulla Raggi e il Pd si ritrova Beppe
Sala indagato a Milano: si “dimenticò” di dichiarare due case e una società
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Venerdì 24 giugno 2016 – Anno 8 – n° 173
e 1,50 – Arretrati: e 3,00
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
SCOMMESSA Affluenza record (e temporali) per il referendum sulla Ue
La combriccola del Vasco
Nella notte della Brexit
le Borse votano Europa
» MARCO TRAVAGLIO
I
p Nonostante il maltempo lunghe code ai seggi. Anche gli allibratori hanno dato
per favorita la permanenza nell’Unione. Niente exit poll, i risultati definitivi arrivano
all’alba. Se sganciata da Bruxelles Londra dovrà discutere nuovi trattati. Rimanendo,
otterrà comunque uno “statuto speciale”, soprattutto sull’immigrazione
q MAGNAGHI E SOFFICI A PAG. 10
Votando sotto la pioggia 46.499.537 gli elettori registrati Reuters
PROCURA DI ROMA Speculazioni e fughe di notizie sul Decreto Banche Popolari
De Benedetti inguaia Renzi:
inchiesta per insider trading
L’Ingegnere al telefono: “Me l’han detto a Palazzo Chigi”. Il premier interrogato come teste
p Prima che le norme entrassero in vigore, il padrone di “Espresso” e “Repubblica” diede ordine di
investire 5 milioni nei titoli
(guadagnò 600 mila euro).
In un’intercettazione dice
di essere stato avvertito
L’AV VERTIMENTO Governo sotto in Senato
Italicum: Alfano&Verdini
inviano un pizzino al Pd
q MARRA A PAG. 5
q LILLO E PACELLI
A PAG. 3
PER CHI SUONA
LA CAMPANA
DELL’APPENDINO
E DELLA RAGGI
q MASSIMO FINI A PAG. 17
La cattiveria
Mercoledì gli Azzurri
avevano già la testa
alla Spagna.
“Meglio Ibiza
o Formentera?”
Affinità elettive Carlo De Benedetti e Matteo Renzi
LE BUGIE DI BANKITALIA Sull’offerta d’acquisto
Etruria e Popolare Vicenza,
Visco mente alle Camere
q MELETTI A PAG. 2
WWW.SPINOZA.IT
DOMENICA “SPECIALE M5S”
5Stelle, dopo le vittorie
l’onestà non basta più
CORLEONE L’inchino alla moglie e le gite per i visitatori
q CASELLI A PAG. 9
BUONO!
Il “Mafia Tour” nel paese di Riina
» GIUSEPPE LO BIANCO
P
q DOMENICA 26 UN INSERTO DI 4 PAGINE
Viaggio nella Torino dei radical chic
che hanno voltato le spalle a Fassino
ronunciata seccamente, la
frase è una didascalia su una
foto in bianco e nero degli anni
50: “La megghio parola è quella
che non si dice’’, sentenzia serio
Gianfranco Ruggirello, proprietario
del bar di fronte al municipio di Corleone,
impegnato a rimuovere il cartellone che
pubblicizza la Galleria Corleone, luogo
d’approdo dei suoi “mafia tour”, giri turistici sui luoghi set del Padrino: dalla chiesa
in cui si sposarono Michael e Apollonia, alle trazzere di campagna
teatro degli omicidi in cinemascope a colpi di lupara offerti ai
turisti americani in cerca di emozioni forti. Peccato, però, che
a Corleone Coppola non ha mai
messo piede, come fanno notare i responsabili del Cidma, il Centro antimafia
fondato da Giovanni Conso con i finanziamenti dell’Onu e le splendide foto di Letizia
Battaglia, a meno di cento passi dal bar.
SEGUE A PAGINA 15
Fratelli Taimani,
gli ambasciatori
del gusto giusto
q DA PAGINA 11 A 14
l ri-sindaco di Bologna Virginio Merola (Pd) ha voluto comunicarci il suo illuminato parere sulla recente
assoluzione dell’ex presidente
della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani (Pd) perché
– ha spiegato – “non voglio più
fare il Tartufo”. Cioè il personaggio di Molière assurto a
simbolo dell’ipocrisia e della
bugia. Il guaio è che, per non
fare il Tartufo, Merola ha fatto
proprio il Tartufo, raccontando balle. A suo dire, Errani merita “un risarcimento collettivo” per un’inchiesta giudiziaria che “forse non si doveva aprire”, il che ripropone “un tema grande come una casa che
riguarda i rapporti fra politica
e pm”. Agli alti lai si aggiungono quelli del suo giornale preferito, Repubblica, che lacrima
a sua volta in un incredibile articolo sull’“inutile calvario di
un leader storico” e sulle “irreparabili conseguenze politiche”. Errani martire, Errani
come Enzo Tortora.
A parte l’uso in casa Pd e Repubblica di tutto il vecchio armamentario di B. con Giornale, FoglioeLibero, colpisce l’assurdità della tesi. Nel 2016 c’è
ancora qualcuno che non capisce (o finge di non capire) la
differenza tra un processo che
si chiude con l’assoluzione e
un errore giudiziario. L’errore
giudiziario è quando si sbaglia
persona, si processa uno al posto di un altro, o quando un pm
o un giudice matto s’inventa
accuse sul nulla. Niente del genere è accaduto con Errani, come dimostra l’andamento altalenante del dibattimento: assoluzione in primo grado, condanna in appello, annullamento con rinvio in Cassazione, assoluzione nel secondo appello. Non solo un pm, ma tre giudici di primo appello e cinque
di Cassazione, oltre a tre procuratori generali, hanno attestato che il processo andava
fatto. Altrimenti, nel primo appello, Errani sarebbe stato assolto; o, in Cassazione, avrebbe avuto l’annullamento senza
rinvio. Quindi l’inchiesta era
doverosa, e pure il dibattimento, come ha ricordato ieri
l’Anm. Resta da capire se i fatti
addebitati a Errani, giudicati
delittuosi da alcuni giudici e
penalmente irrilevanti da altri
(che, avendo l’ultima parola,
hanno ragione per convenzione, non per scienza infusa) siano compatibili con la santificazione, o se invece siano almeno
politicamente disdicevoli.
Nel 2009 l’allora governatore legge sul Giornale un articolo molto critico sulla sua
giunta che ha concesso un finanziamento indebito di 1 milione di euro alla coop rossa
Terremerse presieduta da suo
fratello Giovanni per un nuovo stabilimento enologico a Imola.
SEGUE A PAGINA 24
2 » PRIMO PIANO
NUOVO FILONE DEI PM
Ex vertici della banca
aretina sotto indagine
per bancarotta
BALLE IN SERIE
» GIORGIO MELETTI
S
u Etruria la Banca d’Italia continua a mentire. Ieri è sceso in campo
direttamente il governatore Ignazio Visco, in audizione alla Camera. Visco ha ribadito la tesi sostenuta giorni
fa dal capo della vigilanza Carmelo Barbagallo. E cioè che
Bankitalia è intervenuta tempestivamente sulla Popolare
di Vicenza: “Abbiamo assunto
provvedimenti restrittivi,
bloccando, tra l’altro, le iniziative di espansione della banca”, aveva scritto Barbagallo.
Visco ha replicato la versione di Bankitalia davanti alle commissioni riunite Finanze di Camera e Senato. Improvvisando fuori dal testo
scritto ha detto: “Tutte le aggregazioni che Vicenza voleva fare non sono state fatte da
Vicenza, volendo lei farle per
prima”. Poi la bugia. Replicando indirettamente al Fat-
Carta canta
È perfino nella richiesta
di commissariamento
Lo stop a Zonin non era
ben visto da Bankitalia
to – che aveva segnalato la
contraddizione tra i presunti
stop al padre-padrone di Vicenza Gianni Zonin e la certa
sanzione ai vertici di Etruria
per aver stoppato l’offerta di
acquisto della popolare veneta –Visco ha eccepito: “Quella
(operazione ndr) che Vicenza
voleva fare su Etruria non è
stata voluta da Etruria. Ma noi
abbiamo sanzionato Etruria
non perché non ha preso Vicenza ma perché non ha fatto
niente per dare seguito alla richiesta che noi avevamo fatto
di aggregarsi con chiunque
che funzionasse e non hanno
fatto nessuna azione in quella
direzione”.
VISCO HA DATO al Parlamento
un'informazione falsa. La decisione del presidente di Etruria Lorenzo Rosi, del vicepresidente Pier Luigi Boschi e di
numerosi consiglieri d’amministrazione di lasciar cadere
l'offerta di acquisto di Zonin è
stata sanzionata pesantemente lo scorso 1 marzo dal Direttorio della Banca d'Italia. Non
solo. Un anno prima, il 9 febbraio 2015, Visco ha incluso il
no a Zonin tra le gravi ragioni
per chiedere al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
il commissariamento di Etruria. Scrive Visco nella cosiddetta lettera di proposta: “Un
intermediario di grandi dimensioni aveva presentato
un’offerta vincolante di integrazione che tuttavia veniva
rifiutata dal consiglio d’amministrazione dell'Etruria”.
Nel provvedimento sanzionatorio del 1 marzo scorso, esattamente a pagina 5, rilievo
n. 4, c’è il seguente capo d’ac-
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
NUOVITÀ sulla vecchia Banca Etruria. Ieri, l’ex presidente dell’istituto di
credito toscano, Giuseppe Fornasari, e l’ex
consigliere Giorgio Guerrini, sono finiti nel
registro degli indagati. Assieme a loro Paolo
Luigi Fiumi, un funzionario che si era occupato di un finanziamento alla società Privilege Yard di circa 20 milioni di euro (doveva
costruire un super yacht). Questo era inizial-
q
mente destinato alla costruzione di uno yacht, mai portato a termine. In questo filone
dell’inchiesta, l’ultimo aperto in ordine di
tempo, il reato contestato ai tre indagati è
quello di bancarotta fraudolenta. L’iscrizione
dei tre nel registro degli indagati è stata seguita dalle perquisizioni condotte dalla guardia di finanza nelle loro abitazioni. Alle attenzioni degli investigatori sono finiti i finanzia-
menti più grandi concessi da Banca Etruria
per un totale di 100 milioni di euro. Questi
avevano già destato i sospetti del commissario liquidatore Giuseppe Santoni, in occasione della suo rapporto a Banca d’Italia, in
quanto concessi senza le garanzie necessarie. Nei prossimi giorni si attendono, invece,
sviluppi nell’ambito delle indagini riguardanti le truffe perpetrate dall’istituto di credito.
Etruria e Popolare Vicenza
Visco mente alle Camere
Arezzo disse No alla nefasta fusione. Il governatore: “Non li multammo per questo”. È falso
cusa: “Il nuovo consiglio d’amministrazione insediatosi il
4.5.2014, (…) ha lasciato inevasa la richiesta dell’Organo di
Vigilanza di realizzare un processo di integrazione con un
partner di elevato standing e
non ha intrapreso tempestive
ed efficaci iniziative per una
soluzione alternativa. In particolare, non è stata portata all'attenzione dell’Assemblea
dei soci l'unica offerta giuridicamente rilevante presentata
(quella avanzata dalla Banca
Popolare di Vicenza di 1 euro
per azione, estesa al 90% del
pacchetto azionario) per divergenze riguardo alle modalità di aggregazione”. Come
può Visco sostenere che i vertici di Etruria non sono stati
sanzionati per quel no?
GLI STESSI ACCUSATI hanno
cercato di difendersi dall’accusa specifica. Va ricordato
che il procedimento sanzionatorio di Bankitalia segue una
procedura medievale: l’accusato non ha il diritto di difendersi davanti al giudice (il Direttorio), che legge le tesi difensive nella sintesi prodotta
dall’accusa. Nel caso ha letto
queste parole: “I deducenti
hanno difeso l’operato del Cda
sostenendo che...”. In sintesi: il
prezzo era basso e l'offerta di
Zonin rischiava di essere bocciata dall’assemblea dei soci,
che erano decine di migliaia.
LA VERA STORIA
» ALESSANDRO MANTOVANI
A
Bologna è scoppiata la
guerra tra il Pd e la Procura. Il sindaco appena rieletto,
Virginio Merola, ha attaccato i
pm perché si sono permessi di
processare Vasco Errani, potente ex governatore dell'Emilia-Romagna, assolto qualche giorno fa nel secondo appello, dopo l'intervento della
Cassazione.
Auto-smentita Ignazio Visco, governatore di Bankitalia LaPresse
NEL 2015 In fumo 90 mila euro in azioni. La vicenda emersa ieri
Dissesto dell’istituto veneto, c’è un altro
suicidio: “È un Vajont finanziario e umano”
IRISPARMI di una vita da operaio
bruciati in meno di un anno. Il tempo servito alle azioni della Banca popolare di Vicenza di precipitare da 62,5 a 48
euro (ora a 0,10). Una rabbia sorda sfociata in un suicidio. Il secondo, dopo quello di Antonio Bedin, altro ex operaio che il
16 giugno scorso si è sparato nella sua casa di Montebello Vicentino. Anche per lui
risparmi bruciati dal dissesto dell'istituto
di credito. In realtà quello di Bedin è stato
il secondo. La notizia però emerge solo ora, dopo che i familiari di Giovanni Reghellin, pochi giorni fa, si sono rivolti all'asso-
q
ciazione “Casa del consumatore”. Il fatto
risale all'8 giugno del 2015. A raccontarlo è
la sorella, sentita ieri dal Corriere Veneto.
Giovanni abitava a Schio e dopo 20 anni da
operaio aveva acquistato azioni per 95mila euro. Ad aprile 2015 il valore crolla a 48.
I Reghellin decidono di vendere. Il funzionario di banca spiega che non è possibile.
Si arriva al punto che per pagare le bollette,
Giovanni deve chiedere un finanziamento.
L'8 giugno s’impicca. Anche un’anziana
socia di Valli ha tentato il suicido. La presidente dell’associazione Elena Bertorelli:
“È un Vajont finanziario e umano”.
VISCO INVECE racconta al Parlamento che i vertici di Etruria
non sono stati sanzionati per
aver detto no a Zonin. D’ora in
poi alle commissioni parlamentari che vogliano sapere
come sono andate le cose, anziché invitare il governatore in
audizione, converrà chiedergli di mandare i documenti.
Carta canta, obbligazionista
subordinato dorme.
Le date
La vecchia
Popolare
dell’Etruria è
andata in
dissesto il 22
novembre
2015
9 febbraio
Il Tesoro
commissaria
la banca
(anche per il
No a Zonin
segnalato da
Bankitalia)
2016
1 marzo
Via
nazionale ha
sanzionato
gli ex vertici
Tra le
motivazioni,
“non aver
portato in
assemblea
dei soci
l’offerta della
Popolare di
Vicenza”
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Caso Terremerse Non ci fu “dolo”. Ma non procedere sarebbe stato un abuso
Errani assolto, il Pd ignora la legge
e attacca i pm. La colpa? Aver indagato
lezioni furono segnate dall'altrettanto doverosa inchiesta
sulle spese dei gruppi politici
regionali, che fin qui ha portato a sei assoluzioni (tre impugnate) e tre condanne (più un
patteggiamento) tra coloro
che hanno scelto i riti alternativi. Stefano Bonaccini fu subito archiviato e oggi è governatore; Matteo Richetti fu assolto su richiesta della Procura ma solo quando ormai aveva
rinunciato. Per gli altri è in corso l'udienza preliminare.
PER I GIUDICI non c'era dolo
nella relazione sottoscritta da
due dirigenti e inviata dal governatore in Procura, nel
2009, per giustificare il finanziamento da un milione di euro concesso tre anni prima dalla Regione alla coop romagnola Terremerse, allora guidata
da suo fratello Giovanni. Il
processo contro Giovanni Errani, nel frattempo, si è concluso con la parziale assoluzione e la prescrizione di alcuni reati di truffa e falso. Rimane
accertato che la cantina di Ter-
L'accusa, nel sopra descritto procedimento medievale,
valuta le tesi difensive e le boccia, sottoponendo al giudice (il
Direttorio) le sue conclusioni
integrate da accuse ulteriori.
In questo caso si aggiunge:
“Per di più, a seguito dell'intervento, peraltro generico, del
presidente del collegio sindacale, volto a conoscere se fosse
stata valutata 'l'effettiva aspettativa della Banca d'Italia', il
presidente Rosi replicava affermando che a suo giudizio le
attività poste in essere dalla Etruria erano state 'sempre rispettose delle indicazioni fornite' dall'Organismo di Vigilanza e l'affermazione, non
motivata ed evidentemente
infondata, non veniva ulteriormente posta in discussione”. Dunque l'accusa di Bankitalia è precisa: è un’affermazione “infondata” che il no a
Zonin fosse rispettoso delle
indicazioni della vigilanza.
L’abbraccio Pier Luigi Bersani con Vasco Errani ieri al Nazareno Ansa
remerse a Imola non era stata
costruita alla scadenza del termine per il finanziamento. E la
coop è stata chiamata a restituire il famoso milione.
La vicenda finì nel 2009 sul
Giornale e in Procura la portò
un esposto di un consigliere
regionale dell'allora Pdl. Non
procedere sarebbe stato un abuso. Il governatore Errani, di
sua iniziativa, mandò ai pm una relazione che conteneva
qualche errore. Anche qui era
difficile far finta di niente. Poi
fu costretto a dimettersi e le e-
INSOMMA, il sistema sembra
funzionare: i pm indagano e se
del caso accusano; i giudici
giudicano e se del caso assolvono. Il problema è che i processi durano anni, come è inevitabile se gli uffici giudiziari
mancano di personale e dotazioni.
Non è finita qui. Per il Civis,
un tram a guida ottica costato
decine di milioni e mai entrato
in funzione, gli imputati sono
stati prosciolti. Lo stesso Merola è stato indagato per il
mancato sgombero e per aver
allacciato l'acqua alle case occupate, ma poi gli stessi pm
hanno chiesto l'archiviazione.
Il suo predecessore Flavio
Delbono, anche lui Pd, dovette
invece dimettersi e patteggiare sull'uso privato di qualche
migliaio di euro della Regione
di cui era stato vicepresidente.
E pensare che il pm aveva chiesto l'archiviazione anche per
lui: fu il gip a ordinare nuove
indagini che portarono alla richiesta di rinvio a giudizio. Ma
era il 2009, la Procura andava
d’amore e d’accordo con i vertici politici locali. Poi i pm hanno preso coraggio e ora il Pd
cerca di ricacciarli indietro.
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PRIMO PIANO
Venerdì 24 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IL VOTO SULLA COSTITUZIONE
Sì di Confindustria:
“Per la governabilità,
non per il governo”
SOSTERRÀ il referendum sulla Costituzione, Confindustria. Essersi
schierati per il sì all’unanimità – indica il leader degli industriali, Vincenzo Boccia – “ha
un grande significato: l'industria italiana
compatta su una idea di riforma Paese a
prescindere dal governo ma per la governabilità”. Gli industriali sono “apartitici con
una grande attenzione alla politica econo-
q
mica. Di stabilità e governabilità - dice Boccia - ne facciamo una questione complessiva, non in rapporto al governo”. Secondo
Confindustria, “la riforma costituzionale
guarda all’interesse generale del Paese e va
sostenuta, quindi, a prescindere dalla situazione politico-elettorale del momento”. La
scelta degli industriali è stata criticata. Il vicepresidente del Senato, Roberto Caldero-
»3
li, ha commentato: “Fermo restando che
questo annuncio non cambia nulla, mi sembra che il bacio dei vertici di Confindustria
suoni proprio, per Renzi e per il Pd, come il
classico bacio di Giuda”. “Dopo Confindustria – ha detto invece Giorgia Meloni (Fdi)
su Facebook – attendiamo anche il sì delle
banche e di tutte le altre rispettabili lobby
amiche di questo governo”.
I PM DI ROMA A PALAZZO CHIGI Il premier teste per capire se da “uomini vicini a lui” giunsero
a De Benedetti notizie riservate sul decreto delle Popolari. In Borsa boom di acquisti dell’Ingegnere
» MARCO LILLO
E VALERIA PACELLI
M
atteo Renzi è stato
sentito qualche
settimana fa dalla
Procura di Roma
come persona informata sui
fatti nell'inchiesta sulle presunte plusvalenze sospette ottenute in Borsa con le compravendite di azioni delle banche
popolari, a ridosso del decreto
del governo che le trasformava in società per azioni. Il verbale di Renzi è stato secretato.
Chi ha portato i magistrati romani a bussare a Palazzo Chigi
è l'ingegnere Carlo De Benedetti. Il fondatore e presidente onorario di Cofide (controllata dalla famiglia, gruppo attivo anche nell’editoria con
L'EspressoeLa Repubblica) in
Renzi sentito dalla Procura
per quella telefonata di CdB
di cui è titolare il pm Stefano
Pesci. In questo fascicolo è finita anche la telefonata tra il
patron del gruppo Espresso e i
suoi intermediari sulla quale la
Procura di Roma ha chiesto
chiarimenti a Matteo Renzi.
Le parole sulle fonti istituzionali e gli acquisti (5-6 milioni
di euro con una plusvalenza di
circa 600 mila euro secondo Il
Giornale) sono stati i temi di un
precedente esame testimoniale (sempre da non indagato) di Carlo de Benedetti. L'ingegnere dichiarò tramite il suo
portavoce quando uscì l’arti-
Verbale secretato
In gran segreto
i magistrati hanno
ascoltato il presidente
del Consiglio
una telefonata con il suo intermediario per gli acquisti azionari avrebbe indirettamente
tirato in ballo il premier come
fonte di rivelazioni relative a
notizie utili per fare investimenti in Borsa.
A DICEMBRE del 2015 Nicola
Porro su Il Giornale rivelò il
primo pezzo della storia. De
Benedetti in alcune telefonate
con gli intermediari usati dalla
società di investimento del suo
gruppo, la Romed, “chiederebbe direttamente di investire in Popolari. Il decreto del
governo ancora non c’è. Ma
l’ingegnere sosterrebbe di essere stato informato, tra gli altri, anche da ambienti vicini a
Bankitalia”. Sempre secondo
Il Giornale, “venerdì 16 gennaio, Cdb piazza alcuni ordini,
tra cui quello da circa 5 milioni
sulle Popolari. L'operazione
avviene appunto attraverso
Bolengo (Gianluca, amministratore delegato di Intermonte Sim, ndr). (...) Al telefono Cdb dice di sapere per certo ciò
di cui si rumoreggia sui mercati: arriverà presto la trasformazione delle popolari. (...).
Fonti che sarebbero vicine alla
Banca d'Italia”.
Ora si scopre che in realtà le
fonti istituzionali non sarebbero “vicine alla Banca d’Italia”ma a Palazzo Chigi. Per capire questa vicenda però bisogna fare un passo indietro. L'11
febbraio 2015 Giuseppe Vegas, presidente della Consob,
udito alla Camera dei deputati
spiega il suo sospetto: “La
Consob ha monitorato con
particolare attenzione l'andamento delle azioni delle ban-
Strani movimenti
L’indagine nasce
da una segnalazione
della Consob
su operazioni sospette
che popolari a partire dall'emersione dei primi rumors
sulla riforma, (...) le analisi effettuate hanno rilevato la presenza di alcuni intermediari
con un'operatività potenzialmente anomala, in grado di generare margini di profitto, sia
pur in un contesto di flessione
generale dei corsi. Si tratta, in
particolare, di soggetti che
GENNAIO 2015
» MARCO PALOMBI
L
e scommesse in Borsa arrivano dopo. Prima c’è una
guerra attorno al mondo delle
grandi Popolari che è sia ideologica che assai pratica e ha
per protagonista Banca d’Italia. Il nuovo corso di Palazzo
Koch – iniziato durante il regno di Mario Draghi (il cattolico Antonio Fazio era di
tutt’altro avviso) – prevede la
“normalizzazione” del mondo del credito italiano, larghi
pezzi del quale hanno forma
cooperativa (Popolari e Bcc,
entrambe a vario titolo vicine
ai partiti di massa della Prima
Repubblica, Dc in primis).
L’ASSALTO, sempre fallito in
un paio di decenni, ha pieno
successo col governo Renzi: a
quell’epoca il premier ancora
si fidava ciecamente del duo
Bankitalia e Pier Carlo Padoan
sulle questioni del credito.
Non gli avevano ancora combinato il casino di Etruria & C.
Amici
Il presidente
del Consiglio
Matteo Renzi
assieme a Carlo De Benedetti in una foto
d’archivio Ansa
hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio, eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva”. Il Giornale, come detto
prima, parlava di ordini di CdB
proprio del 16 gennaio.
LE SEGNALAZIONI della Con-
sob quindi danno il via all'indagine della Procura di Roma
colo di Porro: “Nessun abuso
di informazione privilegiata
da parte della Romed, società
di cui Carlo De Benedetti è azionista ma in cui non ricopre
più alcun incarico, né tantomeno da parte sua (...) Da sempre, una delle principali attivita' della Romed è la compravendita di titoli. (...) La Romed
effettua annualmente transa-
zioni per vari miliardi di euro
in trading finanziario su azioni
e cambi. In particolare per
quanto riguarda le banche popolari, le discussioni e le indiscrezioni relative a una possibile riforma erano di pubblico
dominio già diverso tempo
prima dell'approvazione del
decreto”.
L’INCHIESTA della Procura di
Roma è andata avanti. Nel corso delle indagini però i magistrati non sono riusciti a verificare chi abbia commesso l’ipotetico reato di insider trading. La tesi di Carlo De Benedetti, della non segretezza delle informazioni in ipotesi ricevute dal “Palazzo”, sembra essere suffragata dalla rassegna
stampa di allora. Le informazioni che l’ingegnere riferisce
in quelle sue telefonate di avere avuto da fonti istituzionali –
secondo le prime verifiche degli investigatori – in fondo erano sensibili ma non riservate
perché circolavano sulla
stampa. Certo una cosa è leggere un’indiscrezione sul Sole
24 ore e un’altra apprendere
un’anticipazione dalla viva
voce di fonti dirette e istituzionali. In assenza di riscontri
l'inchiesta però potrebbe concludersi con l'archiviazione.
Le date
L’inchiesta
della Procura
di Roma
riguarda un
presunto
insider trading
che ci sarebbe
stato nel
2015, prima
del decreto
sulle popolari
20
gennaio
Il governo
approva il
decreto che
trasformerà
le Popolari in
Spa
11
febbraio
Vegas
(Consob)
denuncia alla
Camera
operazioni
sospette sulle
Popolari
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Il testo Approvato in fretta e firmato dal presidente pro-tempore Grasso
La riforma dettata da Bankitalia
quando Matteo ancora si fidava di lei
Pier Carlo Padoan LaPresse
d’altronde. Le Popolari sono il
primo fronte: i rumors si succedono per settimane a fine
2014, mentre i tecnici di Palazzo Koch scrivono il testo con
quelli del Tesoro (una “collaborazione tecnica”, minimizzerà il dg di Bankitalia Rossi alla Camera). L’accelerazione
avviene dopo le vacanze di Na-
tale. Il 20 gennaio 2015 il Consiglio dei ministri approva la
riforma delle banche popolari.
Un terremoto: basta con la natura cooperativa; fine del voto
capitario (una testa un voto, a
prescindere dalle quote); le 10
popolari (su 37) che hanno attivi sopra gli 8 miliardi devono
diventare società per azioni
entro 18 mesi (ora sono nove,
causa dipartita di Popolare Etruria). Ciliegina sulla torta: fino a marzo 2017 ci sarà una soglia (non obbligatoria) del 5%
al possesso delle quote, dopo
liberi tutti. Tradotto: 500 miliardi di attivi, un pezzo rilevante del credito italiano va
all’asta (l’economista Giulio
Sapelli ha parlato di “perdita di
indipendenza di Bankitalia”
rispetto ai “grandi gruppi bancari, soprattutto stranieri”).
Il decreto arriva in Gazzetta
Ufficiale il 24 gennaio, poco
meno di una settimana prima risposta è sempre no: “Banca
dell’elezione di Sergio Matta- d’Italia non vuole”. Il motivo?
rella, ex Dc, sensibile al mondo È semplice: quelle 10 Popolari
cooperativo: lo firma, dunque, corrispondono al ruolo “attiil capo dello Stato pro-tempore vo” che Palazzo Koch ha asPietro Grasso.
sunto nella riL’iter in Parlastru tturaz ione
mento, poi, è sedel sistema bangnato dall’asse
cario. Le ritroRenzi- Bankita- I contenuti
viamo tutte, inlia. Il primo stop- Addio forma
fatti, nelle cronapa ogni pressioche finanziarie (e
ne, persino quel- cooperativa;
giudiziarie in
le dei suoi - da le banche
qualche caso) di
Maria Elena Boquesti mesi. Da
schi a Luca Lotti, devono quotarsi:
Ubi a Banco Poda Delrio a Gue- 500 miliardi di
polare, da Poporini - per ammorlare Milano fino a
dibire il decreto. attivi sul mercato Etruria, Vicenza,
Le proposte: fisVeneto Banca e la
sare la soglia per
piccola Popolare
la quotazione in Borsa a 30 mi- di Bari, costretta a caricarsi
liardi (quella in cui la Vigilanza Tercas: è l’elenco del risiko
passa alla Bce) o limitare gli ef- bancario sempre annunciato e
fetti della riforma alle Popolari mai partito. La polvere è tropquotate in Borsa (7 in tutto). La pa per finire sotto il tappeto.
4 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
DISEGNATORI
“Bobo” la salverà?
Ora l’Unità punta
su Staino direttore
SÌ, È VERO: mi è stata chiesta la disponibilità a dirigere l’Unità e io l’ho
data con grande entusiasmo, più di pancia
che di testa...”. Così Sergio Staino, il disegnatore padre di “Bobo”, ha risposto all’Ansa, che gli ha chiesto verifica di una notizia
circolata ieri per tutto il giorno. “Non ho ancora parlato con Renzi - spiega Staino - e
quindi la cosa è ancora tutta da vedere. Però
q
è vero che mi è stata chiesta la disponibilità”. E ancora: "L'Unità è un giornale che ha
bisogno di cuore e anima. E Bobo ne ha”.
Si tratta di un colpo di scena nelle dinamiche relative al giornale. Infatti, fino all’altroieri sembrava cosa fatta la successione
di Riccardo De Luna all’attuale direttore, Erasmo D’Angelis. Luna però, ha scelto di dire di no. E così, l’incarico di D’Angelis è stato
prorogato fino a fine mese. In queste settimane si era parlato di soluzioni più interne, come quella del deputato Andrea Romano o di Fabrizio Rondolino. Ma pare che
l’ipotesi Staino sia più che concreta. Anzi,
ieri Dagospia parlava addirittura di firma in
giornata. Nella vignetta di oggi, la bimba
chiede a Bobo: “Ma Renzi si fiderà?” E lui
risponde: “Certo. Stai sereno, gli ho detto”.
IN DIREZIONE
E se Matteo cade? Mappa
delle tribù democratiche
in vista del gran ritorno
dei complotti di palazzo:
dagli “hai visto mai?” fino ai
“non succede ma se succede...”
» MARCO PALOMBI
F
inalmente tornano le
correnti del Pd. Era da
quando Matteo Renzi
aveva preso il 41% alle
Europee che sembravano
scomparse, ma oggi, nella Direzione post-Comunali, riavremo modo di vedere all’opera queste strane creature, la
cui identità è difficile da definire, ma che – come tutti gli animali – hanno la capacità di
avvertire in anticipo i terremoti e agire di conseguenza. Il
dubbio che agita i redivivi organismi dem è questo: che fare
in caso di “Renxit” (caduta di
Renzi)? Quella che segue è una mappa utile per orientarsi
nel dibattito: le macrodivisioni sono “maggioranza” (quelli
che stanno con Renzi), “minoranza” (quelli che stanno contro) e “dipende” (dipende).
RENZIANI (Muoia Sansone con
tutti i Filistei). Vivono nel rapporto col Capo o sui media, anche nella declinazione social.
A parte il cosiddetto “Giglio
Magico”(Lotti, Boschi, il tesoriere del Pd Bonifazi, etc), esistono i “renziani della prima
ora”, tipo Ermini, Nicodemo,
Nardella o Bonafè, e “i convertiti”, gente che ha semplicemente seguito l’affluente fino
al grande fiume: esistono in
versione base (Ernesto Carbone) o premium (l’economista
ex civatiano Filippo Taddei o
l’ex montiano Andrea Romano). Sono poco interessanti:
faranno quel che dice Matteo,
anche se non va mai sottovalutato, dopo il servo encomio,
qualche codardo oltraggio
(chiedere a Berlusconi).
Circondato
Matteo Renzi
oggi affronta
la direzione
Pd
LaPresse
Le correnti del Pd e il pericolo
“Renxit”: chi trama (e con chi)
CATTO-RENZIANI (Hai visto
mai?). La corrente dei “renziani non renzianissimi” – il ministro Delrio, il vicesegretario
Guerini, Matteo Richetti –non
è mai nata, però mai dire mai:
mesi fa ci fu una riunione, il Capo non gradì la cosa e tutto finì
nel nulla. Ora, però, l’urgenza
delle cose potrebbe cambiare
la situazione: sono gli interlocutori naturali di AreaDem in
caso di Renxit.
RIFARE L’ITALIA (Non è stata
colpa nostra!) Sui giornali li
chiamano Giovani Turchi e
non tantissimo tempo fa erano
dalemiani. Non se la passano
bene: dopo le sconfitte a Roma
(Matteo Orfini commissa-
LA DITTA
AREADEM (Non succede, ma se
succede...). È la corrente principale del Pd e riunisce Dario
Franceschinie relativi seguaci, tipo il capogruppo alla Camera Ettore Rosato o la vicesegretaria Debora Serracchiani (ma anche Fiano, i sottosegretari Giacomelli e Baretta,
eccetera); Piero Fassino e i
fassiniani; i resti dei veltroniani(Verini, Morassut, Tonini). Finora sono stati renzianissimi, ma la botta delle Comunali apre nuovi scenari e il
ministro dei Beni culturali, da
buon democristiano, comincia a guardarsi intorno: Franceschini, che era sparito dai
giornali, comincia a ridistribuire virgolettati; i suoi fanno
interviste vagamente critiche.
Il loro vantaggio – in caso di
Renxit –è che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è una
sorta di membro onorario della corrente.
» FABRIZIO D’ESPOSITO
D
etto con onestà, anzi con
o-ne-stà, come usa oggi in
questa nuova era, l’attesa riunione della minoranza bersaniana è una foto in bianco e nero rispetto alla velocità della
luce del mondo in cui vincono
le sindache grilline.
In realtà, i colori nella sala
conferenze sul tetto del Nazareno, la sede nazionale del Pd,
non mancano. Le belle travi di
legno danno un contrasto rustico alla modernità di sedie e
tavoli. C’è persino il rosso di
una copia del Fatto, sventolata da un democratico in piedi.
Bersani sta per arrivare in volo da Bruxelles, ma lui è “soltanto”il padre spirituale di Sinistra Riformista, questo il
nome della componente. Il
essere minoranza, ma nessuno ci crede (“dipende”). Posizione ideale per un avvicendamento non violento.
L’aria di AreaDem
Franceschini e soci
daranno le carte in
caso di crisi: Mattarella
peraltro era uno di loro
rio) e Napoli (Valeria Valente
candidata), i franceschiniani
hanno messo nel mirino proprio Orfini, forse per salvare la
poltrona di Serracchiani. Sono
in maggioranza, anche se al
Congresso avevano sostenuto
Cuperlo: in caso di Renxit farebbero il carpiato in 5 secondi. La loro punta di diamante,
per così dire, il ministro An-
drea Orlando, ritiene di avere
chance di successione.
SINISTRA È CAMBIAMENTO
(Estote parati). È la corrente di
Maurizio Martina (giurin giurello, il ministro dell’Agricoltura ha una corrente) più pezzi
di ex Ds tipo Cesare Damiano,
Enzo Amendola, la sottosegretaria Bellanova: dicono di
SINISTRA RIFORMISTA (Ma
magari...) Sono i bersaniani e il
loro leader – anche se nessuno
sa chi è – è Roberto Speranza:
erano sostanzialmente morti,
ora Raggi e Appendino gli hanno ridato un po’ di vita. Meditano tremende vendette, finiranno - se gli va bene - a sostenere qualcuno scelto altrove.
SINISTRA DEM (Champagne!)
Quel che resta dell’area che sostenne Gianni Cuperlo al Congresso: non arrivano a 20 e, per
colmo della sfortuna, tra que-
sti c’è Massimo D’Alema.
ALTRI. Nei rimasugli delle cor-
renti ci sono: i fioroniani (forse il solo Fioroni), pronti a tornare alla casa del Padre con
Franceschini e Guerini; i bindiani (Bindi, Miotto, Monaco
giacché Burtone si fece renziano) che non vedono l’ora di
vedere il premier senza lavoro; ReteDem, che poi sarebbero i civatiani che non hanno
seguito Civati e gli avanzi del
prodismo (non si prevedono
vedove di Renzi); ex lettiani,
che poi saranno tre o quattro
(Letta, Boccia, Meloni) visto
che gli altri hanno tradito (se
cade Matteo, si brinda).
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Al Nazareno Alla ricerca di una terza via contro il premier: ma non si sa quale
Bersani e i suoi si tengono lontani dal No
e invocano “correzioni di rotta” sociali
leader è più giovane e si chia- ai difetti del renzismo: l’arroma Roberto Speranza e co- ganza del “Ciaone”, i calci ai
mincia la classica relazione in sindacati, la crisi che morde
camicia bianca e cravatta, alla faccia dello storytelling,
senza giacca. Nonostante l’e- l’alleanza a Napoli coi verdità e la grinta, l’aniani che insulnalisi della scontano Saviano,
fitta non affronl’incapacità di
ta di petto il
intercettare il
dramma del Pd: Psicoterapia
malessere di
quelli che oggi
l a l e a d e r s h i p La relazione
renziana che ha
votano M5s.
incarnato la mu- di Speranza
SUI difetti, non
tazione genetica sui “difetti”
risparmiano nuldel Partito della
la i bersaniani,
Nazione. “Qu i del renzismo; la
ma l’artificio dianon si processa minaccia di non
lettico, mutuato
n e s s u n o”, dice
dal metodo emiSperanza e si de- votare le fiducie
liano della Ditta,
dica, quindi, solo
quella dell’usato sicuro, non
conduce a una strategia chiara, tipo quella del solitario
D’Alema che ha individuato
nel no al referendum istituzionale la strada maestra per cacciare l’abusivo toscano. No,
dopo una spietata analisi della
“dura e pesante sconfitta elettorale”, Speranza invoca “correzioni di rotta nel sociale”
(scuola, welfare, casa, lavoro,
tasse) con tanto di “tavoli da aprire” e che hanno come unica
minaccia quella di non votare
la fiducia al governo in bianco.
Gianni Cuperlo, seduto in platea e leader di un’altra componente, non si trattiene e fa subito notare a chi gli è vicino: “Io
una fiducia non l’ho votata,
quella sulla legge elettorale”.
E che fiducia, allora. Perché
in fondo le dense relazioni sulla crisi economica e sociale sono importanti e utili, ma il nodo per salvare quel che resta
del Pd, prima che sia troppo
tardi, passa per il referendum
d’ottobre, unico e vero spartiacque della Terza Repubblica. La questione è il manovratore, non l’autobus, all’opposto della riunione della minoranza al Nazareno. Non a caso,
i bersaniani si tengono ben
lontani dal referendum - si
parla solo di “falsa partenza”
renziana ma senza entrare nel
merito - tranne che ribadire il
POLITICA
Venerdì 24 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IL PRESIDENTE DELLA PUGLIA
LA RIFORMA costituzionale è
pessima. Sto cercando di capire se
ci sono delle possibilità per votare sì. Se
ci fosse una riforma della legge elettorale, ad esempio, probabilmente la pillola potrebbe essere meno amara”. Così
il governatore della Puglia, Michele Emiliano ad HuffPost Live, sottolinea la necessità di "cambiare l’Italicum". Un’in-
q
Emiliano: “Voto sì
a ottobre se cambia
la legge elettorale”
tervista dai toni durissimi.
Prima di tutto va all’attacco sulla gestione
del Pd: “Il Pd ha bisogno di sorvegliare
moltissimo sulla qualità della sua classe
dirigente. Gli italiani ci chiedono massima
trasparenza e vigilanza su chi ci portiamo
appresso".
Poi, individua gli errori: prima di tutto,
“l'invito all'astensione sul referendum tri-
»5
velle, il secondo errore del premier va ricercato nella riforma della scuola. Una riforma - afferma il governatore - che sembra essere stata fatta "con il gusto di litigare con tutti i soggetti interessati”. Dopodiché Emiliano non fa mancare a Renzi
l’avvertimento sul referendum: "Il plebiscito in Italia, da Mussolini in poi, lo perdono tutti".
IL PIZZINO Alfano e Verdini mandano sotto la maggioranza
Per salvarsi l’esecutivo è pronto a modificare la legge elettorale
Il governo balla in Senato:
deve cambiare l’Italicum
» WANDA MARRA
O
La scheda
Le squadre dem in breve
MAGGIORANZA A sostenere quella su cui si
regge la segreteria Renzi ci sono, ovviamente, i
renziani: una tribù composita, che si struttura grazie al lavoro di Lotti - attorno ai parlamentari,
una cinquantina, che l’allora sindaco di Firenze
inserì nelle liste del Pd nel 2013 dopo la sconfitta
alle primarie contro Bersani. Altri si sono aggiunti
durante la reggenza al partito del vicesegretario
Lorenzo Guerini. Anche AreaDem - corrente che
riunisce “franceschiniani”, “fassiniani” e
“veltroniani” - ha numeri importanti. In
maggioranza c’è pure “Rifare l’Italia”, che poi
sarebbero i Giovani Turchi di Matteo Orfini & C.
n
MINORANZA I due gruppi più cospicui sono
“Sinistra riformista”, vale a dire i bersaniani, il cui
frontman è l’ex capogruppo Roberto Speranza, e
“Sinistra dem”, l’area di Gianni Cuperlo (spesso li
chiamano “dalemiani”). C’è poi ReteDem, il
gruppo che sostenne Civati al Congresso, rimasto
nel Pd anche dopo l’abbandono del leader, a cui si
sono aggiunti i “prodiani”. Infine i cespugli sparsi:
“Bindiani” (da Rosy Bindi) e “lettiani” (da Enrico
Letta). Fanno surf tra maggioranza e minoranza
Giuseppe Fioroni e i suoi sparuti “cattodem” e la
corrente del ministro Martina e altri ex Ds
(Damiano, ecc.) “Sinistra è cambiamento”.
n
Piccoli capi
Il ministro
Franceschini,
Guerini,
Cuperlo
e Letta
Ansa/LaPresse
re 11 e 30 di ieri, il tabellone del Senato registra il
primo segnale visibile degli effetti dei ballottaggi
sulla maggioranza, che va sotto su
un emendamento di Forza Italia al
ddl terrorismo con 102 sì, 92 no e 4
astenuti. Non mancano le assenze
nel Pd (su 113 erano presenti in 80),
ma i democratici accusano immediatamente il “segnale preciso” di
Ncd: su 31 senatori che fanno parte
del gruppo, 9 votano con FI e 15 risultano assenti. Numeri eclatanti,
spostamento imponente. A questi,
si aggiunge il fatto che i verdiniani
di Ala votano con Forza Italia. E
l’intervento di Nitto Palma: “Senza
il gruppo di Ala non siete maggioranza al Senato, i numeri lo testimoniano. O li fate entrare al governo o finitela con l’ipocrisia:
i voti di Ala per voi sonodeterminanti”.
Ce n’è abbastanza perché il
capogruppo dem in Senato,
Luigi Zanda parli di “manovra
politica, che non ha niente a
che vedere con l’emendamento”. Una manovra talmente pericolosa, che ha una conseguenza immediata. Emanuele Fiano
aveva appena detto
ad Agorà: “Sull’Italicum penso che
verrà fatta una riflessione”. A Palazzo Chigi la riflessione diventa urgente. Perché le varie formazioni
centriste mettono in cam-
Non siamo
numeri,
diamo
il nostro
contributo
di idee. Se ci
ascoltassero
prima
di andare
in aula
sarebbe
meglio
CIRO
FALANGA
(ALA)
po un vero e proprio ricatto per avere un sistema elettorale che gli
permetta di entrare in Parlamento.
Ora con la soglia al 3% e senza il premio di maggioranza alla coalizione
(ora va alla lista) è molto complicato. Peraltro lo stesso premier, se
si votasse oggi, in un eventuale (e
probabile) ballottaggio con i Cinque Stelle andrebbe verso la sconfitta. Ecco, dunque, che modificare
l’Italicum non è più un tabù.
FACENDO un passo indietro, si ca-
pisce che l’incidente rischia di essere il primo di altri magari più gravi. L’emendamento presentato dai
senatori di Forza Italia Caliendo e
Nitto Palma, chiede che la pena per
alcuni atti di terrorismo nucleare
non sia inferiore a 15 anni (il ddl prevedeva una condanna da 6 a 12 anni). Brunetta subito chiarisce: “Pizzino a Renzi”. Ciro Falanga, motivando il voto dei verdiniani, spiega
che si tratta di “una scelta di contenuto, non di un segnale politico”.
Ma poi spiega: “Noi non siamo numeri, contribuiamo con le idee. Se
discutono i provvedimenti prima di portarli in Aula, fanno una cosa intelligente”. Come dire: senza di noi, Renzi non governa, quindi si regolasse per
il presente e per il futuro.
Uno sguardo agli assenti
di Ncd chiarisce ancora di
più il panorama: mancavano
Schifani e il presidente della
commissione Giustizia,
D’Ascola. Dallo stesso Schifani, che vorrebbe riportare il
partito fuori dal governo nel
centrodestra, a Esposito che
sostiene che Alfano ha sciolto
Ncd nell’acido, la fronda del partito
conta un gruppetto di 7-8 persone.
Mentre D’Ascola ha brillato in questi mesi per aver reso la commissione Giustizia imprevedibile e ingestibile. Nonostante tutta la voglia
del ministro dell’Interno e della Lorenzin di rimanere dove sono, il
partito è non solo diviso, ma anche
senza una direzione. Sostanzialmente incontrollabile.
Per questo a Palazzo Chigi cercano il modo di correre ai ripari. Si
studiano dossier diversi, da quello
della segreteria Pd (che forse verrà
affrontata oggi in Direzione), al modo di comunicare il referendum costituzionale, alla gestione strategica complessiva. Ma l’Italicum sembra il primo “paletto” del renzismo
destinato a crollare: entra in vigore
il 1° luglio, sono già pronti una serie
di disegni di legge per cambiarlo (o
sostituirlo). Renzi ha intenzione di
lasciar fare il lavoro sporco di riaprire il “cantiere” ad altri: magari
alla minoranza dem, ma poi si scontrerà con una serie di questioni. Prima di tutto, che tipo di legge fare.
I nodi da sciogliere sono politici.
Il suo Pd con chi può andare in coalizione? In teoria con nessuno. Il
tentativo di fare il “Partito della Nazione”, andandosi a prendere i voti
del centrodestra, è fallito, almeno
stando al voto nelle città. Il Pd gli
chiede politiche “di sinistra”. Ma
questo vorrebbe dire perdere già da
ora pezzi di maggioranza, come il
segnale di ieri ha dimostrato. E se
pure il segretario-premier dovesse
fare una scelta si scontrerà con la
necessità di trovare i voti. Impresa
non facile.
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EFFETTO RAGGI Il commissario commissariato
Opposizione
morbida
Pier Luigi Bersani e Guglielmo Epifani ieri al Nazareno
per la riunione della minoranza Ansa
cambio dell’Italicum (premio
di coalizione in cambio del
sì?). Insomma sembra il copione degli ultimi mesi e stavolta
l’arma di distrazione di massa
per continuare la guerriglia
tattica è non votare la fiducia in
bianco, chissà quando e chissà
su che cosa. Nessuno scontro
frontale. Del resto, il vicesegretario Lorenzo Guerini sie-
de in prima fila e fa pure finta di
arrabbiarsi per la questione
della fiducia, ma in cuor suo tira un sospiro di sollievo sul referendum.
LA SALA al terzo piano del Na-
zareno è pienissima e parla pure il segretario del Pd di Londra, in collegamento nel giorno storico della Brexit. L’in-
tervento però va per le lunghe
(“ma non dovevano essere cinque minuti?”) ma a salvare tutti è l’apparizione modello
Lourdes di Pier Luigi Bersani
che entra e avvinghia l’innocente Errani in un abbraccio
assolutorio. La commozione
generale fa scattare un’ovazione pari solo a quella suscitata dalla denuncia del Ciaone
renziano (e che fa capire, in
fondo, quanto l’arroganza del
premier stia un po’ sulle scatole a tutti nel Pd).
In sala ci sono Epifani, Vincenzo Visco, Migliavacca, Gotor, Fornaro (promosso ufficialmente ad analista dei flussi
elettorali), Mucchetti, Stumpo. Tra il renzismo e l’eterno
dalemismo, i bersaniani cercano una Terza via per fuoriuscire dal partito carismatico.
Ma non hanno ancora capito
quale.
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La disfida su Orfini. Madia: “Si dimetta”
I renziani lo difendono, i bersaniani no
Dario Franceschini e soci, APOVERO MATTEO.
readem, che esprime la viceNo, non Renzi. Povero
segretario Serracchiani, l’altro
Matteo Orfini, capo dei Giovani Turchi, presidente Pd e
nome sulla graticola in questi
giorni. Anche l’ex candidato a
commissario del partito a
Roma, Roberto Giachetti,
Roma. Ieri, alla lettura dei
sempre a mezzo stampa, semgiornali, pareva che la colpa
brava prendersela con Orfini:
della disfatta nella Capitale
fosse solo sua. Il ministro
“Il suo incarico è in scadenza”.
A quel punto è arrivato l’altro
Marianna Madia: “Il voto ci M. Orfini LaPresse
dice una cosa chiara: nella
vicesegretario, quello vero, il
mia città siamo stati rottamati dai cittarenziano Lorenzo Guerini: “Consiglierei a
dini. Il Pd non ha saputo ascoltarli. E ci
tutti più sobrietà nelle dichiarazioni. Orhanno punito”. E perché? C’è qualcuno
fini si è assunto la responsabilità di comche fa da “tappo”. Orfini? Proprio lui: domissario di Roma dopo Mafia Capitale e lo
vrebbe dimettersi perché “non ci possiaha fatto con grande impegno e determimo più permettere ostacoli al cambianazione, di cui va solo ringraziato”. Non è
mento. In città c'è una classe dirigente
mancato il tradizionale litigio a sinistra tra
giovane, agisca. Senza aspettare che
Giovani Turchi e bersaniani. L’occasione?
qualche capo corrente la candidi”. La miUna battuta di Miguel Gotor: “Le dimisnistra Madia, dopo un po’ di surf tra le vasioni non si chiedono, semmai si danno
rie tribù, appartiene oggi alla squadra di
per senso di responsabilità”.
q
6 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
VERSO IL DECIMO DECRETO
SONO STATI CHIAMATI e hanno
detto no. Protagonisti i commissari
dell’Ilva di Taranto che ieri si sono rifiutati di
partecipare alle audizioni delle commissioni
Attività produttive e Ambiente della Camera
dei deputati in vista del decimo decreto. Un
decreto, l’ennesimo, sul quale Angelo Bonelli
dei Verdi ha commentato: “L’azione del governo è fuori dalla Costituzione e supera i li-
q
Attesi alla Camera
ma i commissari Ilva
non si presentano
L’INTERVISTA
» VINCENZO IURILLO
S
indaco De Magistris, ora
Matteo Renzi deve davvero “cagarsi sotto” come lei disse in campagna
elettorale?
Si vuole ridimensionare quel
che è successo a Napoli. Ora
c’è paura del risultato.
Spieghi.
Napoli è l’unica grande città
in cui il sindaco uscente viene
riconfermato nettamente. Un
sindaco che ha governato senza partiti e ha avuto contro il
blocco più potente: il premier, i suoi ministri, il Pd, il
candidato di centrodestra
da 5 anni in campagna contro di me, il M5S. Ma a Napoli questo blocco è stato
respinto da un popolo che
fa politica dal basso insieme a un leader forte. Questo preoccupa Renzi e il sistema delle sue politiche
centralistiche, liberiste e
oligarchiche.
Renzi direbbe che è “un
voto locale”.
Se il nostro popolo supera
i confini di Napoli e si evolve nel progetto politico che ho
in mente, saremo la novità dei
prossimi anni.
I Cinque Stelle hanno vinto a
Roma e Torino, sembrano
più avanti.
Sono un movimento forte e
organizzato, un Direttorio,
parlamentari, ma finora alla
prova del governo non sono
stati encomiabili, hanno fatte
emergere forti contraddizioni. A Napoli hanno preso il 9%
e quel dato si ridurrà ulterior-
miti dati dalla sentenza n.85 del 2013, perché
chi acquisterà l’acciaieria avrà l'immunità penale, non sarà obbligato a fare le bonifiche”.
Nel frattempo Il gruppo turco Erdemir ha deciso, al momento, di fare un passo indietro
nella gara per l’Ilva. Lo riferisce il sito specializzato Siderweb citando dichiarazioni del
managing director Ali Pandir alla tv turca
Bloomberg Ht. La motivazione della scelta ri-
siederebbe nel fatto che "non si hanno informazioni abbastanza solide" in vista dell’offerta del 30 giugno. Intanto la scelta dei commissari è stata definita “gravissima” da Sinistra italiana. “Il fatto –si legge in una nota –che
chi guida oggi l’Ilva si rifiuti di interloquire con
chi si appresta a votare il decimo decreto non
è solo una mancanza di rispetto nei confronti
del Parlamento ma una grave assurdità”.
Luigi de Magistris Il sindaco riconfermato sfida Renzi e il Pd ma anche
i Cinque Stelle: “Vediamo se la Raggi pubblicizza l’acqua in tre mesi”
“Statuto speciale per Napoli
Siamo più bravi dei 5Stelle”
mente. Vedremo se la Raggi
riesce in tre mesi a pubblicizzare l’acqua come ho fatto
io.
De Magistris di lotta e di
governo.
Abbiamo lottato e provato
a fare la rivoluzione governando.
Lei dice di guidare una
‘Po d e m o s ’ n a p o l e t ana.
Siamo un “movimento
popolare di liberazione”. Cinque anni fa si realizzò spontaneamente e
fu liquidato come voto di
protesta per un Masaniello. Ora è diverso: ci
consolidiamo.
Sta costruendo un partito o qualcos’altro?
Usciamo dall’equivoco.
Stiamo organizzando in
forme nuove la partecipazione politica dal basso. Rafforzando il potere
decisionale dei territori
ne ll ’amministrazione, e
proseguendo nella costruzione del progetto politico, disegnato sul modello
della vittoria appena ottenuta. Il modello Napoli
può essere esportato.
Metteremo insieme città
dove si stanno delineando modelli di questo
tipo, sull’esempio di
Atene e Barcellona.
città?
Lavoro a una “Napoli a Statuto Speciale”. Un gruppo di
cervelli sta preparando il quadro normativo: autonomia
tributaria, fondi Ue assegnati
direttamente senza passare
per la Regione, porto franco.
Sarà la Barcellona degli anni
90. Un po’ già le assomigliamo: grandi eventi, Universiadi, tantissimi giovani.
Chi è
Nato a Napoli
il 20 giugno
1967, Luigi de
Magistris ha
incassato la
riconferma a
primo
cittadino del
capoluogo
campano
Lei ha accusato analisti e
media di aver ignorato il voto
napoletano.
La carriera
Entra in
magistratura
nel 1993. Da
Napoli va a
Catanzaro a
fare il pm.
Qui inizia
diverse
inchieste su
finanziamenti
pubblici e
collegamenti
politici
Rieletto
Il sindaco
Luigi de Magistris. Sopra, i
festeggiamenti
per la vittoria
elettorale Ansa
Chiediamo autonomia
tributaria, fondi Ue
senza passare per la
Regione e porto franco
Saremo la Barcellona
degli anni Novanta
Vedremo se altre città italiane
che hanno espresso un cambiamento, come Roma, ci sia
la volontà di costruire con noi
qualcosa. Io andrò in giro a
raccontare la mia esperienza:
come ho governato Napoli
senza un euro e senza le leggi
speciali di Roma.
Che futuro studia per la sua
Se non hai una etichetta, e io
non ce l’ho, non hai uno spazio
nel dibattito. Ma il motivo vero è che Renzi ha scelto Napoli per la campagna elettorale perché aveva timore di quel
che stava succedendo, ora è
spaventato dal risultato e, insieme ai media, vuole silenziarlo.
Referendum di ottobre: che
farà De Magistris?
Sosterrò le ragioni del no. Perché abbiamo fatto una delibera? Calamandrei diceva che la
difesa della Costituzione è un
dovere, oltreché un diritto.
Con questo Pd a Napoli si può
dialogare?
Renzi rottama, poi salda con
De Luca, poi annuncia il lanciafiamme… Io dialogo con
qualche dirigente ma in cinque anni ho fatto fatica a capire. Se parlavo con uno rap-
presentava solo una cordata…
Hanno preferito non dare
spazio a giovani e persone
perbene perché questo sistema di capibastone è utile a
mantenere voti e potere a Roma.
Quanto è stato determinante suo fratello Claudio?
Claudio va ringraziato, ha dato una mano significativa e
gratis pigliandosi palate di
fango. Tutti a insinuare che
siccome non era retribuito,
Mio fratello Claudio
ha lavorato gratis
prendendosi palate
di fango, decideremo
con i militanti quale
sarà il suo ruolo
dietro chissà cosa c’era…. Decideremo con i militanti quale
sarà il suo ruolo nel nuovo
movimento. Costruiremo il
Quarto Polo attraverso l’immagine del Quarto Stato. Il
sindaco in prima linea, subcomandante che farà un passo
indietro per il popolo.
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Rieletto da tre giorni: arrestato per tangenti
» FERRUCCIO SANSA
A
rrestato tre giorni dopo
l’elezione. Il sindaco di
Abano Terme, Luca Claudio,
forse ha stabilito un nuovo
record. È finito in manette
con l’accusa di concussione e
induzione indebita. Domiciliari per l’ex sindaco di Montegrotto, Massimo Bordin, e
per tre imprenditori. Poi altri
diciotto indagati e venti perquisizioni. Ma nuovi filoni in
provincia di Padova suscitano timori: appalti per la fornitura di medicinali alle forze armate e cambi di destinazione d’uso di immobili. Sullo sfondo l’ombra di infiltrazioni mafiose (nessuno è indagato per mafia).
ALLE 8,15 DI IERI la Finanza ha
suonato alla porta di Claudio
per prelevarlo. Lui è uscito
con la camicia scura, i capelli
lunghi. Quella chioma che gli
è valsa l’appellativo di “Lorenzo Lamas dei Colli Euganei”. Ma sbaglia chi pensa di
Abano Terme Il primo cittadino è accusato di aver intascato
il 15% sugli appalti per il verde. Circa 20 milioni di lavori
liquidare il personaggio per il
look un po’da playboy. Siamo
tra Abano e Montegrotto, due
regine un po’ decadenti delle
terme. Regno dei tedeschi, almeno finché la Merkel non ha
tolto le terme dalle cure rimborsate dallo Stato. Qui, secondo i pm, il sindaco aveva
creato quello che indagati e
testimoni definiscono “il sistema Claudio”. In pratica: una stecca del 15% sugli appalti
per verde pubblico e illuminazione. Si parla di almeno
20 milioni di lavori. Ma il metodo, secondo gli investigatori, potrebbe essersi esteso a edilizia, scuole e manutenzione stradale. “Strano tempismo”, ha sibilato Claudio prima di essere sospinto dentro
l’Alfa della Finanza. Ma l’indagine va avanti da anni, dal
13 aprile 2014 quando le
Fiamme Gialle beccano un
Fuori
da casa
La Gdf
preleva
il sindaco
di Abano Terme, Luca
Claudio. L’accusa dei pm:
concussione
assessore di Montegrotto, Ivano Marcolongo, mentre intasca mille euro. Una mazzetta, è l’accusa. Ma ben presto emerge che non si tratta di
un caso isolato. Ben sette imprenditori avrebbero confermato di essere stati costretti a
pagare. Altri, sarebbe emerso, erano ben contenti di farlo. Ed ecco che compare il no-
me di Claudio. Quasi un doge
delle terme: prima sindaco
per due mandati a Montegrotto. Poi, dal 2011, passato
nella vicina Abano. Fino
all’anno scorso: “Mi ricandido”, annuncia. Dove, non si
sapeva. Alla fine ha scelto Abano. Candidato di centrodestra, ma senza partiti alle
spalle. Ha vinto al ballottag-
gio contro Monica Lazzaret- appalti, dal 2008 a oggi. Ci soto (Pd). Scelto dal 52,3% dei no poi anche accertamenti su
votanti nonostante l’inchie- farmaci e forniture di due sosta, le perquisizioni della sua cietà - rappresentate da Claucasa e gli accertamenti su una dio - all’esercito, dopo un cequindicina di appartamenti lere passaggio presso la Reche, secondo gli investigato- gione Veneto. Si parla di
ri, sarebbero stati donati al 400mila euro. Claudio non
sindaco come
risulta indagato
ringraziamento
in questo filone.
per modifiche ai
Non basta. Senpiani regolatori.
tendo gli investiNonostante l’ex Nuovi filoni
gatori e le intera s s e s s o r e d i Nell’indagine
rogazioni del deMontegrotto aputato Alessanvesse già patteg- commesse per
dro Naccarato,
giato e il sindaco la fornitura di
ecco gli appalti
del comune viciper la manutenno, Bordin, si medicinali alle
zione degli imfosse dimesso Forze armate e
mobili e l’illuminazione del coper lo scandalo.
sospetti di mafia mune di MonteLUI NO , è andato
grotto. Se li è agdritto affiggengiudicati - racdo manifesti elettorali con conta Naccarato - la società di
quella frase: “Sono innocen- uno degli imprenditori arrete”. Poi, dopo la vittoria, pi- stati. In associazione tempogliandosela anche con la ranea di impresa con una spa
Chiesa: “Ha fatto votare la che vede nel cda indagati per
mia avversaria!”. L’ordinan- Mafia Capitale.
za passa al setaccio decine di
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POLITICA
Venerdì 24 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
“FALSO, VIOLATA LA PRIVACY”
Lo Cicero, altri guai:
una cronista lo accusa
di aggressione
UN’AGGRESSIONE seguita da denuncia. Così è finito il tentativo della
giornalista freelance Eloisa Covelli de L’Aria
che tira (La7) di intervistare il nuovo assessore capitolino Andrea Lo Cicero dei 5Stelle
(ex campione di Rugby in attesa di delega allo
sport). A darne la notizia è stata Myrta Merlino durante la puntata del programma di ieri
mattina: “Pare che Eloisa Covelli sia dai ca-
q
rabinieri per sporgere denuncia per violenza
privata e danneggiamenti perché Lo Cicero li
ha aggrediti, secondo quanto ci racconta, e
ha danneggiato la telecamera". La conduttrice ha annunciato che oggi mostrerà le immagini riprese dalla telecamera dell‘operatore.
L’assessore si è difeso su Facebook: "Ci tengo
a precisare che la giornalista insieme al suo
operatore hanno violato la mia proprietà pri-
»7
vata, invadendo la privacy del sottoscritto,
della mia famiglia e del mio domicilio”. Insieme al testo, appare anche un video che mostra una parte di quanto accaduto nella sua
tenuta agricola vicino a Viterbo: “Qui potete
vedere la giornalista stare tranquillamente al
telefono e fingere di essere aggredita da me.
Corre da sola e afferma ‘questo mi sta per
menare, devo chiudermi in macchina’“.
Milano, a Sala va peggio
che alla Raggi: è indagato
La vicenda nasce dalle “dimenticanze” del neo sindaco su alcune sue proprietà
a Milano. Nell’aprile scorso, sempre il Fatto
Quotidiano ha raccontato la vicenda di un’altra
e Roma piange, Milano non ride. Anzi. dichiarazione incompleta o falsa: quella di GiuDovrebbe singhiozzare. Il problema è seppe Sala, che nel febbraio 2015, da amminiquello delle dichiarazioni – imprecise, stratore delegato di Expo, ha firmato (“Sul mio
forse false – dei neo sindaci delle due cit- onore dichiaro...”) un’autocertificazione in cui
tà. Virginia Raggi ha avuto una sorpresa dalla ha “dimenticato” di segnalare, tra le sue proProcura di Roma, che ha aperto un fascicolo prietà e attività economiche, una casa in Svizsulle sue autocertificazioni rezera, un’immobiliare in Rolative agli incarichi ricevuti,
mania e una società in Italia
come avvocato, dalle Asl lazia- Era il febbraio 2015
(Kenergy). Questo è costato al
li. Non le ha dichiarate, o non le Da ad di Expo non
neo sindaco, dopo gli articoli
ha dichiarate tempestivamendel Fatto e l’esposto di un podenunciò due case (in litico di centrodestra, l’ex vite e compiutamente.
Riccardo De CoraSvizzera e in Romania) cesindaco
LA VICENDA è stata sollevata
to, l’apertura presso la Procunelle settimane scorse dal Fat- e una società in Italia
ra di Milano – già durante la
to Quotidianoe poi da un espocampagna elettorale –di un fasto presentato da un’associascicolo “a modello 21”, come si
zione vicina al Pd. Ora la Procura di Roma ha dice tecnicamente, cioè con iscrizione di Giuaperto un fascicolo “a modello 45”, cioè senza seppe Sala nel registro delle notizie di reato a
ipotesi di reato e senza indagati. Ma qualcosa di carico di persone note. L’appena eletto sindaco
molto simile e di simmetrico è successo anche di Milano è dunque già iscritto nel registro degli
» GIANNI BARBACETTO
S
indagati. L’iscrizione è stata
tenuta riservata, per non interferire con la campagna elettorale e non prestare il fianco a
operazioni di propaganda.
Ora, però, la campagna elettorale è chiusa e la Procura milanese procede, avendo davanti due strade. La prima è quella Già nei guai Giuseppe Sala è il nuovo sindaco di Milano Ansa
di considerare il comportamento di Sala un possibile reato: falso in auto- potrebbe convincersi, dopo aver studiato la
certificazione, effetto del Dpr 445 del 2000 che normativa speciale sulla trasparenza nella P.A.
regola, appunto, le auto-certificazioni sotto- (il decreto 33 del 2013) che il fatto – la dichiascritte dai cittadini di fronte alla Pubblica am- razione in cui mancano proprietà e attività eministrazione. All’articolo 76, il decreto richia- conomiche – non ha la qualificazione giuridica
ma il codice penale e rimanda alle pene previste di reato di falso, ma è semplicemente un illecito
dall’articolo 483: fino a 2 anni di reclusione. Se amministrativo. In questo caso, il pm chiederà
la Procura seguirà questa via, il pm nelle pros- al gip di archiviare il procedimento e di trasmetsime settimane rivolgerà al giudice delle inda- tere gli atti al prefetto di Milano, l’autorità che
gini preliminari la richiesta di un decreto penale ha il potere di comminare le sanzioni ammininei confronti di Sala, che il Gip potrà accettare strative previste. In ogni caso, un brutto inizio
per l’appena eletto sindaco di Milano.
oppure respingere.
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C’è una seconda strada. La Procura di Milano
8 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
PRIMO GIORNO DA SINDACO
Raggi si insedia
e si commuove:
“Partirò dal debito”
INLACRIME dal balcone del Campidoglio. Ieri la 5Stelle Virginia Raggi si è insediata in Comune come nuovo sindaco di Roma. E affacciandosi da Palazzo Senatorio non
ha resistito alla commozione. La sua giornata è
stata caratterizzata da vari appuntamenti, per
la cerimonia di insediamento. Poi è rientrata in
Comune assieme a Daniele Frongia, consigliere e probabilissimo capo di gabinetto. Il neo
q
sindaco deve ancora completare la giunta, ma
ha già fissato il suo primo Consiglio comunale
per il 7 luglio. In un video su Facebook, Raggi
mostra il suo ufficio, affacciandosi dalla sua finestra sui Fori. E racconta i primi atti che compirà da sindaco: “Inizieremo con un audit sul
debito, e dovremo poi provare a rinegoziare i
tassi di interesse (dello stesso debito della Capitale, ndr), perché i romani non possono pa-
gare per debiti che sono stati contratti da altri”.
Inoltre, spiega la grillina, “sto facendo protocollare due lettere che partiranno nelle prossime ore per alcune aziende municipalizzate.
Vogliamo capire alcuni dati economico-finanziari perché da subito è necessario mettere bene il punto, tirare una linea rispetto a quello che
è stato e capire come ripartire”. Infine, “avvieremo una seria lotta agli sprechi”.
STRUTTURA Il Movimento vara un gruppo di supporto per gli eletti locali. Al vertice il deputato
Luigi Di Maio, poi tre coordinatori nazionali e i referenti territoriali. Ieri il “battesimo” a Roma
» LUCA DE CAROLIS
S
empre meno Movimento, sempre più partito. Strutturato in aree
e deleghe, con un
“gruppo di supporto i sindaci”. Una sorta di cabina di regia, con tre coordinatori nazionali e referenti sui territori. E con al vertice sempre lui,
Luigi Di Maio: responsabile
degli Enti locali, candidato
premier in pectore.
Il M5S sempre più Partito
Coordinamento per i sindaci
Fucci da Pomezia, Antonio
Cozzolino da Civitavecchia, e
il livornese Filippo Nogarin.
Manca il sindaco di Parma, il
dissidente Federico Pizzarotti, formalmente ancora sospeso dal M5s per quell’avviso di
garanzia di cui non aveva informato ai vertici. Non l’hanno chiamato, per non dare
l’impressione di averlo reintegrato.
E Pizzarotti, che invocava
da tempo riunioni e una struttura di coordinamento per gli
eletti locali, si sfoga su Facebook: “Sto andando proprio a
I CINQUE STELLE baciati dalle
urne sono euforici, con Alessandro Di Battista che in conferenza stampa quasi lo urla:
“Abbiamo stravinto le elezioni, gli italiani hanno dato l’avviso di sfratto a Matteo Renzi”.
Perfino sardonici: “Abbiamo
cinque proposte per la minoranza di governo”. Ma il M5s
che ha appena conquistato 23
Comuni e già invoca nuove urne per le Politiche sa di doversi
rafforzare: proprio in quelle
città che ora sono trofei di una
vittoria ma che rischiano di
tramutarsi in botole. Vanno evitati scivoloni per i neofiti. E
bisogna alleggerire il lavoro di
Di Maio. Il leader di fatto del
M5s, che da qui ai prossimi
mesi dovrà innanzitutto irrobustire la sua candidatura a
palazzo Chigi, nelle Politiche
che il Movimento prevede e
vuole per il prossimo anno.
Anche incrementando i viaggi
all’estero, dove permangono
diffidenze nei confronti degli
“alieni” a 5Stelle (come conferma un duro articolo del Fi-
IL PERSONAGGIO
Escluso Pizzarotti
Il dissidente di Parma
non invitato alla
riunione alla Camera:
“Grande rammarico”
nancial Times sul M5s). E preparando nel modo giusto la
terza edizione di Italia5Stelle,
la festa nazionale che si terrà
dopo l’estate in Sicilia. Una regione ormai con cinque sindaci a 5Stelle, scelta come sede
anche per lanciare la campagna per le Regionali del 2017,
con probabilissimo candidato
il capogruppo regionale Gian-
Sull’onda
Chiara Appendino, sindaco di Tornino e Luigi Di
Maio, vicepresidente della
Camera Ansa
carlo Cancelleri. Così, ieri
mattina, Di Maio e altri parlamentari ricevono alla Camera
21 dei neo-eletti. Per distribuire loro consigli, e informarli
delle novità. Tranne le due big
Virginia Raggi e Chiara Appendino, impegnatissime, si
presentano tutti. E con loro ci
sono anche diversi sindaci
della vecchia guardia: Fabio
Roma per ritirare un premio,
ma non mi hanno invitato
all’incontro, ne ho appreso
dalla stampa. Non posso non
vivere con grande rammarico
il fatto che la nostra esperienza venga ritenuta non utile da
condividere e raccontare”. È
tagliato fuori, dalla riunione
che partorisce una struttura, il
gruppo di supporto dei sinda-
ci. Si parte da Di Maio, responsabile per gli Entiti locali, e si
passa a tre coordinatori nazionali, divisi per macro-aree.
Ossia il deputato Riccardo
Fraccaro per il Nord, il deputato Alfonso Bonafede per il
Centro e la Sardegna, e Giancarlo Cancelleri per l’isola e
tutto il Sud.
SARANNO i referenti naziona-
li dei sindaci, “però questo lavoro di raccordo lo facevano
già da tempo, con ottimi risultati”assicurano dal Movimento. Ma i sindaci del M5s avranno anche referenti sui territori. Parlamentari, consiglieri
regionali ed europarlamentari, distribuiti a seconda delle aree. La riunione romana però è
anche un’occasione di confronto. Per tutto il giorno ai
sindaci vengono dati consigli
pratici. Dalle prime delibere
da adottare alle prime trappole da schivare (ad esempio,
nella gestione delle Partecipate). Fino a una raccomandanzione: “Non create una frattura tra la vostra giunta e i consiglieri”. I sindaci esperti raccontano la loro esperienza, i
nuovi fanno domande. Di
Maio interviene ma soprattutto guarda: il M5s che cambia
pelle, per diventare adulto.
Numeri
Alle
Comunali il
M5s ha eletto
23 sindaci, di
cui 19 nel
secondo
turno. I
migliori
risultati sono
ovviamente
quelli di
Roma e
Torino, ma il
Movimento è
andato
benissimo
anche in tutto
il Lazio,
vincendo a
Marino,
Nettuno,
Genzano e
Anguillara
Sabazia, e in
Sicilia, dove
ha
conquistato
Favara,
Alcamo e
Porto
Empedocle.
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Pensieri e parole II fondatore dei Cinque Stelle: “Internet non trasforma i rospi in principi azzurri”
Rete, petrolio e politica: così parlò Casaleggio
Il libro
l
Aforismi
Gianroberto
Casaleggio
Pagine: 92
Prezzo: 8 e
Editore:
Chiarelettere
R
iportiamo alcuni brani
contenuti nel libro edito
da Chiarelettere “A fo r ismi” di Gianroberto Casaleggio. Esperto di Internet e
fondatore della Casaleggio
Associati, ha ideato con
Beppe Grillo il movimento
Cinque Stelle. È deceduto lo
scorso 16 aprile.
“Internet cambia in modo radicale ogni processo:
politico, sociale, informativo, economico e organizzativo”.
“Non bisogna aspettare
che finisca il petrolio: l’età
della pietra non è finita perché sono finite le pietre”.
“Internet è un supermedia
che assorbirà tutti gli altri”.
“In Rete il numero due difficilmente sopravvive, sopravvive solo il numero uno”.
“I politici preferiscono
fingere di scannarsi nei talk
show, piuttosto che affrontare gli elettori”.
“Se un venditore dice che
le cose vanno male per colpa
del mercato, allora vuol dire
che anche quando andranno
bene sarà a causa del mercato. Dunque lui è inutile”.
“Solo pochi anni fa sarebbe stata impensabile la nascita spontanea di organizzazioni di cittadini in grado
di sfidare apertamente il potere con la sola arma dell’informazione, della diffusione
di dati, numeri, proiezioni,
statistiche”.
“Prima della Rete le aziende non avevano i sensi, come
la vista e l’olfatto nell’essere
umano, e percepivano in modo parziale e mediato i segnali che venivano dal mercato e dall’interno”.
“I conformisti non servono all’azienda, al massimo
sono utili all’ambizione di
chi li dirige”.
“La Rete non trasforma i
rospi in principi azzurri”.
“Finché il denaro rimarrà
concentrato nelle mani di
poche persone e le banche disporranno del potere attuale, la democrazia rimarrà un
puro esercizio retorico, una
“Il concetto di leadership è
estraneo alla democrazia diretta”.
Il “guru”
Così veniva
definito Gianroberto Casaleggio Ansa
caricatura di se stessa”.
“I movimenti si adeguano
alla Rete perché nascono con
la Rete, i partiti sono strutture arcaiche”.
“Più sono grandi le opere,
più sono grandi le tangenti”.
“I vecchi contenitori di informazione finiranno nei
musei e la conoscenza non
sarà più oggetto di lucro”.
“Facebook e Google e altri
colossi del Web conoscono di
noi più dei nostri amici e in
futuro sapranno ancora di
più”.
“Per raggiungere un obiettivo bisogna crederci,
talvolta in modo irrazionale.
In questo modo la possibilità
di successo aumenta”.
“Una persona può credere
alle parole. Ma crederà sempre agli esempi”.
“Io credo che si tenda a dire per conformismo, per legittimarsi, ciò che gli altri
vogliono ascoltare. Io preferisco dire sempre quello che
penso; gli altri lo possono
condividere, se vogliono, o
confutarlo. È più sportivo
così”.
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POLITICA
Venerdì 24 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
PRECAUZIONI
Brexit, il post
“ammorbidito”
sul blog di Grillo
PRIMA UN POST incendiario, poi una
nuova versione, rassicurante. La Brexit è
un tema spinoso per i 5Stelle, già guardati con
sospetto oltreconfine perché sostengono un
referendum sull’uscita dall’euro. Ma ora decisi
ad accreditarsi in Europa come forza responsabile. Tanto da correggere un post proprio sulla Brexit, pubblicato sul portale dei parlamentari europei il 20 maggio, poi ripreso dal blog di
q
Grillo. La differenza l’ha notata un ex M5s, il
deputato Walter Rizzetto. Nella prima versione, al punto dieci, si rispondeva alla seguente
domanda: “Anche l’Italia dovrebbe indire un
referendum simile?”. E la risposta era questa:
“In Italia non si tiene un referendum sull'Europa dal 1989, ed i cittadini dovrebbero poter esprimere la loro opinione, senza dover sempre
subire decisioni calate dall’alto”. Nella secon-
da versione del post, cambia la domanda: “Per
il M5s l’Italia dovrebbe uscire dalla Ue?”. E muta la risposta: “Il Movimento è in Europa e non
ha nessuna intenzione di abbandonarla. Se
non fossimo interessati all'Unione non ci saremmo mai candidati; qui, invece, abbiamo eletto la seconda delegazione italiana. L'Italia è
tra i fondatori della Ue, ma ci sono molte cose di
questa Europa che non funzionano”.
IN CRISI È la fine del patto tra poteri forti e partiti
IL PERSONAGGIO
La Appendino
e il quasi prete
che chiamano
“Richelieu”
» STEFANO CASELLI
S
cena uno: esterno notte, di fronte al municipio. Una coppia di giovani, apparentemente
trentenni, festeggia la vittoria
di Chiara Appendino e urla all'indirizzo delle signorili finestre di piazza Palazzo di Città:
“Radical chic di merda, andate a lavorare!”.
Scena due: interno giorno
(anzi, interno tram) qualche
giorno prima. Dialogo tra passeggero e conducente. Passeggero: “Fassino non lo voto,
dà soldi a zingari e immigrati,
per gli italiani non c’è mai
niente”. Conducente: “Fassino parla di privatizzare Gtt
(l’azienda municipale dei trasporti, ndr), la Appendino no,
la mia scelta è presto fatta”.
Due quadri (raccontatici
da Vittorio Bertola, ex capogruppo M5S in Comune) che
dicono molto del terremoto
che ha colpito la politica (e
non solo) di Torino. Il secondo lascia intendere l’ovvio,
Appendino al ballottaggio è
stata votata da parecchi elettori di destra e (cosa altrettanto ovvia, ma non per chi ha fatto finta di non vedere) da molti elettori di sinistra, probabilmente – il deludente risultato
di Giorgio Airaudo lo dimostrerebbe –già al primo turno.
A Torino il M5S ha una storia
che risale ormai al 2010, le sue
parole d’ordine sono spesso
capaci di far breccia nei cuori
che battono da quelle parti.
Ma il quadro più significativo è il primo, l’invettiva contro i “radical chic”. Fassino e il
Pd hanno perso per spocchia.
»9
» ANDREA GIANBARTOLOMEI
A
Dall’alto
La stazione
Tav di Porta
Susa, opera
di recente
costruzione.
A lato, Paolo
Giordana
Ansa
Il crollo del sistema Torino
nel Quadrilatero radical chic
La ristrutturazione del vecchio quartiere era stata la grande opera del centrosinistra
santi e lise tende verdi, per
strada anziane signore vestite
di nero, sedute di fronte all’uscio come in un borgo dell’Aspromonte, piccole botteghe e
giri di micro malavita da noir à
la Fruttero&Lucentini.
A metà Anni 90 una grande
LA PERCEZIONE diffusa è che
negare le difficoltà di una città riqualificazione immobiliare
con il fiato corto in nome di una consegnò alla città un quartieoggettiva buona amministra- re rimesso a nuovo. Ai ventenzione pluriventennale non sia ni di allora non parve vero che
stata una grande idea. Nessu- a Torino ci fosse un posto “fino nega che Torino sia un’altra go”, con un locale dietro l’altro
città rispetto agli Anni 90. Ma tra isolati un po’ sbilenchi riper molti questa è solo la città consegnati a una perduta, andel centro, a disposizione di tica bellezza. Il Quadrilatero
chi la visita e chi la comanda. era (ed è) il regno della famiglia De Giuli,
Un tempo
costruttori
c’era l’Einauimpar entati
di in via Bian- L’alleanza era tra
con la famicamano, qua- classe dirigente ex Pci,
glia Castellasi tutti erano
ni, il sindaco
nati, abitava- intellettuali, banche
no e avevano e medio/alta borghesia d a l 1 9 9 3 a l
sposato per2001.
sone che era- di matrice Fiat
Il “Sistema
no nate e abiT or in o”, altavano alla
leanza tra
Crocetta. Qualcosa di simile è classe dirigente ex Pci, mondo
accaduto per il centro (abban- intellettuale, banche e medonato per decenni dai torine- dio/alta borghesia di matrice
si) per l’ormai famigerato “Si- Fiat, è certo una faccenda più
stema Torino”.
complessa di un legame di paIl centro del “Sistema” è (o rentela, ma è qui, alla vineria
forse era) il Quadrilatero ro- “Tre Galli” in via Sant’Agostimano, la zona più antica a ri- no di proprietà dei De Giuli
dosso di Porta Palazzo, la por- (come il vicino ristorante “Tre
ta nord di Torino. Qui negli Galline”) che per vent’anni si è
Anni 70/80 ¬ intorno al vec- attovagliato il potere “radical
chio Ufficio istruzione di via chic”. Qui, nel 2000, l’intero
Tasso dove si lavorava ai pro- stato maggiore dei Ds cenava
cessi alle Br –c’erano ancora le durante il Congresso; qui, nel
macerie dei bombardamenti 2007, mangiavano i partecidella guerra. Su balconi e fine- panti alla fondazione del Pd di
stre di palazzi cadenti solo pe- Veltroni.
IPROTAGONISTI
I “TRE GALLI”
È uno dei locali simbolo
della nuova movida di Torino
Qui oggi tutto è ancora come ieri. L’unica impressione è
che il Quadrilatero sia invecchiato come i suoi primi, stupiti avventori. La “movida”si è
spostata a San Salvario e Vanchiglia, altri due quartieri oltre
al centro che – non a caso –
hanno votato Fassino.
Chi ha votato Appendino
invece è Gianni Vattimo, tra gli
artefici dell’alba politica del
“Sistema”, la vittoria di Valentino Castellani contro Diego
Novelli 1993: “Creammo ‘Alleanza per Torino' – racconta
Vattimo – stufi di sentir parlare di disimpegno degli accademici. Il quartier generale era lo studio del notaio Grilli. La
porta era aperta, ma non ai socialisti. Io facevo il gendarme
all’ingresso”.
AL PRIMO TURNO l’ex sindaco
CHIARA
APPENDINO
Ex consigliera
M5S, è stata
eletta sindaco di Torino
nel ballotaggio del 19/6
PIERO
FASSINO
L’ex segretario Ds è stato
sindaco per
un mandato
fino a domeca scorsa
comunista Diego Novelli (sostenuto da Rifondazione e dalla Rete) raccolse il 36%. Castellani (Pds, Alleanza per Torino e Verdi) agguantò di un
soffio il ballottaggio con il
20%. Il candidato della Lega
nord Domenico Comino (la
cui lista intercettò il 23%), si
fermò al 19. La rielezione dello
storico sindaco sembrava
scontata. E invece al ballottaggio Novelli perse voti (da 215 a
208 mila), Castellani ne guadagnò una marea (da 121 a 280
mila). Risultato 57,3% a 42,7%,
Castellani sindaco: “Dopo il
primo turno ci demmo molto
da fare –sorride Vattimo –. Incontrai Novelli all’aeroporto e
me ne disse di tutti i colori.
Ipse dixit
IL RICORDO
DI VATTIMO DEL ‘93
Ricordo una cena
a casa del notaio
Marocco con Romiti
Mi chiesero
di candidarmi ma
rifiutai, un sindaco
guadagna troppo poco
Quella l’alba del ‘Sistema Torino’? Non credo, è venuto dopo. Ricordo una cena a casa del
notaio Marocco con Romiti.
Mi chiesero di candidarmi ma
rifiutai, un sindaco guadagna
troppo poco e rischia di essere
dipendente dai poteri fori. E i
poteri forti, quella sera, erano
lì”.
Come reagiranno “S istema” e “poteri forti” alla città a
5 Stelle (anzi, come sapranno
gestire i rapporti i nuovi vincitori) è una storia da scrivere.
A quella già scritta, invece,
manca ancora l’ultimo quadro, e ce lo fornisce Vattimo:
“Fassino a me andava bene, è
stato un ottimo sindaco. Perché ho votato Appendino?
Semplice, ho votato contro
Renzi”. Ecco, lo stratega di Rignano ha fatto ciò che nemmeno a Berlusconi e Bossi era riuscito: ha rotto Torino.
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lcuni lo chiamano
“Richelieu” e lui ci
ironizza, tanto da
mettere l’immagine del
cardinale Armand Jean
du Plessis,
primo ministro di
re Luigi
XIII, come
profilo su
Whatsapp. Con
Richelieu condivide alcuni elementi: gli studi religiosi, l’ambizione, la severità, la strategia e la dedizione al sovrano. Il suo si
chiama Chiara Appendino
e lui è Paolo Giordana, 40
anni a settembre, funzionario del Comune di Torino, spin doctor della grillina e possibile capo di gabinetto. Se non fosse per
l’accostamento a Richelieu, l’eminenza rossa, lui
potrebbe essere l’eminenza grigia della nuova sindaca.
Tanti riconoscono la
sua intelligenza e vivacità, l’amore per la storia, la
teologia e la musica classica. Per arrivare a questi
livelli, però, Giordana ha
percorso molte strade.
Voleva diventare prete,
ma dopo uno scontro diretto con le gerarchie cattoliche ha lasciato il seminario. È diventato quindi
diacono della Chiesa vetero-cattolica legata al
Patriarcato ortodosso
d’Europa, una dottrina
molto aperta ai diritti Lgbt, così come lo è lui. E
dire che una volta era di
destra. A fine anni Novanta da rappresentante degli studenti di scienze politiche è nel Fuan. Bazzica
il municipio coi politici di
An e nel 2001 sostiene Roberto Rosso contro Sergio
Chiamparino. Poi passa a
sinistra, entra nello staff
di Paolo Peveraro, assessore liberale della prima
giunta Chiamparino e nel
2011 aiuta il comitato di
Fassino. Nel frattempo è
il migliore al concorso per
funzionari comunali e lavora nella direzione cultura ed eventi, dove conosce Chiara Appendino e
ne condivide le battaglie
contro gli sprechi. I due
“se cc hi o ni ” s t ri ng on o
u n’alleanza. Insieme
scrivono il pamphlet La
città solidale, per una comunità urbana, ora introvabile a Torino, e lui è
l’ombra della candidata
durante la campagna. La
segue, la coadiuva e la tiene al riparo, detta i ritmi a
tutti. Il resto, invece, è
storia recente.
10 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
LO STRATEGA AMERICANO
SPIN DOCTOR all’attacco su Twitter per contribuire al Remain nel referendum sulla Brexit. Jim Messina, che ha
curato la campagna per far restare la Gran
Bretagna in Europa e Alastair Campbell, a
lungo portavoce di Tony Blair che pure si è
esposto moltissimo. La sequenza dei Tweet
di Messina è un crescendo emotivo: comincia mercoledì sera, citando Obama tra gli
Messina, spin doctor
a Palazzo Chigi inonda
la rete: “Sì all’Unione”
GRAN BRETAGNA
» CATERINA SOFFICI
Londra
M
ai così tanti elettori registati per votare:
46.499.537 in tutto, informa con precisione
britannica la B bc . Anche l’a ffluenza è stata incredibilmente
alta - circa l’84% - per un voto che
comunque vada passerà alla storia e che i nostri figli e nipoti studieranno nei libri di scuola.
È il giorno che la Gran Bretagna decise di restare in Europa.
Uno dei giorni più lunghi del dopoguerra, che ha tenuto tutto il
paese e il resto del mondo con il
fiato sospeso fino all’ultimo. Già
nel pomeriggio di ieri circolavano le prime indicazioni: Remain .
Come è andata davvero e il voto
nel dettaglio, si saprà solo stamattina, risultati freschi insieme
alla colazione, come ha detto
Jenny Watson, la responsabile
della commissione elettorale nazionale.
Ma i dati dello spoglio, confluiti nella notte alla Town Hall di
Manchester, sede della commissione, hanno dato il Remain vincente fino da subito. Un piccolo
vantaggio, ma tanto è bastato per
la società di sondaggi YouGov per
sbilanciarsi: 52% per R em a in ,
48% per Leave. E subito Nigel Farage ha messo le mani avanti: “I
pro Ue? Probabilmente vincono
loro”, ha detto fuori dai denti a urne appena chiuse.
Alle 10 di ieri sera, le 11 in Italia,
la Bbc ha mandato in onda il suono del Big Ben per marcare la
chiusura delle urne. E sono stati
rilasciati per prime le percentua-
Ha votato l’84% degli elettori. Nei risultati parziali il “Remain” al 52%
Fatto a mano
Conteggio sul filo
Subito dopo la chiusura
dei seggi il leader
nazionalista Farage
ammette la sconfitta
li dei votanti da Gibilterra, che essendo in Europa, i seggi erano già
chiusi da un’ora. A Gibilterra ha
votato l’84% dei votanti, contro il
71% delle precedenti elezioni. Un
chiaro segnale del vantaggio del
Remain. L’affluenza così alta è
stato un segnale sul vantaggio del
Remain.
I DATI DEFINITIVI sono arrivati nel
corso della notte, prima le grandi
città e poi lentamente i piccoli villaggi e le zone più periferiche. Il
dato finale alle 4 di notte.
Si è votato in condizioni meteo
disastrose, con una violenta burrasca che si è abbattuto nella notte
su Londra e sulle regioni a sud
dell’Inghilterra, provocando alla-
Voto al buio,
risultati
al sole
Urne aperte
fino alle 22 (le
23 in Italia) ieri
in Gran Bretagna: risultati
definitivi all’alba LaPresse
» ANDREA CARLO MAGNAGHI
Avversari
alleati
Il sindaco anglo-pachistano di Londra
Khan con
il premier
Cameron
LaPresse
ll’alba ci si risveglia con un voto
a favore della permanenza in
Europa. Il Regno Unito resta dunque uno stato membro dell’Unione
europea sotto le
condizioni negoziate dal primo
ministro David
Cameron con il
Consiglio europeo a febbraio.
Oltre a rimanere
fuori dall’area di
Schengen, come
già avveniva, il
Regno Unito beneficia di 3 nuove
condizioni. I
trattati dell’Unione vengono modificati così da eliminare qualsiasi formula che leghi il Regno Unito all’idea di “un’unione sempre più stretta” tra i popoli europei. Diventa anche possibile, nel caso il 55% dei
Parlamenti degli Stati membri lo vogliano, bloccare progetti legislativi
provenienti dalla Commissione.
Il Regno Unito ottiene uno “statuto speciale” anche per quanto riguarda l’accesso dei cittadini comunitari al suo welfare. I nuovi arrivati
S
ono le prime ore del giorno e i britannici hanno deciso, a sorpresa,
per la Brexit. In questo caso, tante sono le conseguenze e le incognite. Il
Regno Unito comincia la procedura
per uscire dall’Unione ruropea, come
previsto dall’articolo 50 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. Iniziano le negoziazioni che devono poi essere approvate dalle due
parti.
I LAVORATORI provenienti dall’Ue
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Alla norvegese, alla svizzera
o alla turca: Londra satellite Ue
non potranno richiedere, per i primi
3 mesi dal loro arrivo, alcun sussidio
di disoccupazione e saranno obbligati a tornarsene nel loro stato d’origine qualora non trovino un lavoro
entro sei mesi. Le restrizioni riguardano le indennità percepibili durante l’attività lavorativa.
ottengono, infatti, pieno accesso al
welfare britannico solo dopo 4 anni.
Il Regno Unito mantiene l’utilizzo
della Sterlina e non rischia di dover
salvare i paesi della Eurozona.
Per quanto riguarda la politica interna, poco cambia. David Cameron, uscito vincitore dalla consultazione popolare, rimane leader del
partito Conservatore e capo del governo. Ci si può aspettare un rimescolamento nel governo, viste le divisioni emerse in questi mesi di campagna, con sei personalità al suo interno favorevoli alla Brexit. In caso
di un voto a favore del Remain, il Regno Unito si garantisce uno status
sempre più speciale all’interno
dell’Unione europea, mantenendo i
vantaggi dell’appartenenza e proteggendosi dagli aspetti meno favorevoli.
gamenti, interruzioni di collegamenti ferroviari e anche alcune linee della metropolitana della capitale sono andate a singhiozzo
per buona parte della giornata.
Nonostante tutto, la gente è andata a votare e l’affluenza è stata alta,
con lunghe file fuori dai seggi, scene rare da vedere nel Regno Unito,
dove la media dei votanti è intorno
al 60%. Alcuni dei seggi sono stati
spostati perché allagati. Molti
pendolari sono rimasti bloccati a
Londra e non hanno potuto raggiungere il seggio in tempo.
O si era capito già nel corso della giornata di voto: le grandi banche d’affari e le istituzioni finanziarie della City, grazie ai propri
sondaggi, avevano puntato sul Remain, le borse hanno chiuso tutte
in rialzo, un’euforia segno che la
Brexitera dato perdente. Una tendenza confermata anche dagli allibratori, altro forte indicatore in
un paese dove si scommette anche
sul colore del cappello della Regina. Le maggiori agenzie di
scommesse hanno puntato tutte
sul Remain, alcune con punte altissime di anti -Brexit, addirittura
superiori al 70% di probabilità.
I leader non hanno parlato ma
non hanno mancato l’appuntamento con i fotografi mentre depositavano la scheda nell’urna. Il
primo è stato il premier Cameron
che si è recato al seggio vicino a
Downing Street alle sette di mattina con la moglie Samantha. Oggi
saprà se la sua poltrona di primo
ministro è salva e se questo referendum, che aveva promesso in
campagna elettorale in un 2013
che sembra lontanissimo, sarà
servito a mettere a tacere una volta per tutte gli euro-scettici dentro il partito conservatore, primo
su tutti il suo sfidante diretto, l’ex
sindaco di Londra Boris Johnson.
Ripartire da zero Negli accordi continentali
LEAVE
Integrati e contenti: il Regno Unito
ottiene più autonomia da Bruxelles
A
messaggi abbastanza netti e chiari.
Secondo un gioco classico per i comunicatori: vi faccio vedere cosa succederebbe se
vincessero gli altri. Per esempio, “vota Leave
se vuoi che i confini tornino al Kent, e noi
dobbiamo vedercela da soli con la crisi dei
migranti”. “Vota Leave per danneggiare il
commercio britannico”. E via così.
WA. MA.
Temporali e affluenza record
inglesi verso il no alla Brexit
Giro di vite Diritti ridotti agli stranieri
REMAIN
iscritti alla causa del no Brexit. Poi, nomina i
volontari “grandiosi” per le strade di Londra. Dopodiché saluta la “mattina”nella città che “decide il suo futuro” mentre il “mondo la guarda”. Per arrivare a un vero e proprio elogio della pioggia, che sarebbe stato
il fattore risolutivo del voto. Concludendo
con lo slogan: “#KeepCalmAndCarryOn”.
Campbell, invece, sceglie di puntare su dei
q
IL TEMPO previsto
“Independence day”
Il leader del
partito nazionalista Ukip
Farage strenuo sostenitore anti-Ue
Ansa
per negoziare l’uscita sono 2 anni,
rinnovabili solamente in maniera unanime. Nel frattempo tutto le leggi di stampo europeo
contenute nella legislazione britannica decadono e il Regno Unito risparmia gli 8 miliardi netti che attualmente vanno a Bruxelles.
Anche tutti i trattati commerciali
che erano stati firmati come membro
Ue sono da rinegoziare. Sono tre le
principali opzioni aperte per un accordo commerciale tra il Regno Unito
e la Ue, stando ai precedenti. È possibile per Londra ottenere l’accesso alla
Associazione europea di libero scambio a cui fa parte la Norvegia. In questo
caso ha accesso al Mercato Unico al
costo di una quota annuale e accetta le
4 libertà alla base dell’Ue: la circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Rimane escluso dalle altre politiche comunitarie come, a esempio,
quelle riguardanti Pesca e Agricoltura. Il percorso seguito dalla Svizzera è
un’altra opzione sul tavolo. Gli elvetici, nel tempo, hanno stretto una serie
di accordi ad hoc con la Ue ed ora fanno
parte di Schengen e hanno un trattato
di libero commercio. La terza ipotesi è
quella di un accordo come quello della
Turchia con cui la Ue ha un’ Unione
doganale. Se le negoziazioni falliscono il Regno Unito commercia con i 27
sotto le regole dell’organizzazione
mondiale del commercio (Wto) con lo
status di “nazione più favorita”.
Il voto a favore della Brexitha ripercussioni anche sulla politica interna
britannica. David Cameron, sostenitore della campagna per rimanere nella Ue, è messo sotto pressione e rischia
di doversi dimettere. Un nuovo referendum sull’indipendenza scozzese
diventa probabile nel caso la Scozia
voti per rimanere.
A. C. M.
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CRONACA
Venerdì 24 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
CAIVANO (NAPOLI)
Il pm riapre il caso:
“Il piccolo Antonio
ucciso dalla madre”
IL REPORTAGE
SEGUE DALLA PRIMA
» GIUSEPPE LO BIANCO
I
l nostro è un messaggio
di legalità inequivoco –
giura Massimiliana
Fontana, giovane corleonese alla reception – abbiamo i faldoni del maxi-processo e la stanza del
linguaggio del corpo”. A
spiegare cos’è ci pensa Emiliano, Cicerone gentile e disponibile: “Vede quella foto? È un morto ammazzato a
faccia in giù con le mani in
tasca: gli hanno girato il volto e sistemato le mani in quel
modo per far capire che aveva parlato troppo”. Sarà così, anche se in trent’anni di
cronaca nera non ce n’eravamo accorti.
SVOLTA NELLE INDAGINI sulla
morte di Antonio Giglio, il bimbo di 3
anni deceduto il 27 aprile 2013 al Parco Verde di Caivano (Napoli) dopo essere precipitato da una finestra dell’appartamento della
nonna materna. La Procura di Napoli sta procedendo per omicidio volontario nei confronti della madre del bimbo, Marianna Fabozzi, ex compagna di Raimondo Caputo,
q
OVUNQUE qui ci sono souve-
nir a tema: magliette con la
faccia di Marlon Brando,
bottiglie di amaro con un eloquente Don e calamite con
il logo del Padrino, lo stesso
che campeggia nelle foto che
tappezzano il bar di Ruggirello, il quale non ha alcuna
notificato un avviso di chiusura indagini, atto
che di norma prelude a una richiesta di rinvio
a giudizio. In carcere la donna ha ripercorso i
terribili attimi in cui il figlio, era il 27 aprile
2013, si sarebbe sporto, a suo dire, dalla finestra per guardare un elicottero che passava, per poi precipitare nel vuoto. “Le accuse contro di me sono false, Antonio è morto per un incidente”, si è difesa la donna.
Ventiquattro anni dopo le stragi Il paese natio del Capo dei Capi
è una “Disneyland di Cosa Nostra” per turisti e “appassionati”
A Corleone gli inchini a Riina
e il “Mafia Tour” della sindaca
Chi è
Lea Savona,
sindaco
di Corleone,
”amica”
su Facebook
della figlia
di Riina Maria
Concetta,
e promotrice
di questi
“mafia tour”
BENVENUTI a Corleone, do-
ve l’impegno antimafia si
dissolve nel business e dove
a ricordare la fermata inopportuna di una processione
sotto il balcone di casa Riina
sono solo due lenzuoli con la
scritta “non inchiniamoci”,
appesi alla ringhiera della
villa in piazza Falcone e Borsellino; poco lontano, una
decina di anziani seduti su
due panchine al giardino comunale non hanno dubbi:
“Ha fatto bene il sindaco a
querelare i giornalisti che ne
hanno parlato”, dicono, convinti di difendere il buon nome di Corleone. Cento metri
più avanti il municipio è segnato dal rischio di scioglimento per mafia per le relazioni pericolose di politici e
funzionari, dopo che un avvocato del Comune ha scelto
di non costituirsi parte civile
contro i mafiosi con una motivazione inedita: “È stato il
giudice a dirmi che la costituzione non sarebbe stata
accolta”.
Il sindaco Lea Savona non
ha battuto ciglio, e forse anche per questo, prendersela
legalmente con i giornalisti
deve esserle sembrato eccessivo: dopo una prima delibera in cui si dava mandato
a un legale ne è arrivata
un’altra, di revoca della prima, firmata sull’onda
dell’indignazione dopo che
su Facebookaveva condiviso
un video di Vittorio Sgarbi,
“indignato speciale” da 25
anni contro l’impegno civile
antimafia, in questo caso avversario di chi vuole gettare
fango su “Corleone e i suoi
cittadini”.
l’uomo in carcere con l’accusa di avere violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo, il
24 giugno del 2014. La conferma della nuova
iscrizione si è avuta con l'interrogatorio che
la donna ha reso nel carcere di Benevento dove è detenuta perché accusata di concorso
nelle presunte violenze sessuali subìte dalle
tre figlie minorenni, fatti contestati allo stesso Caputo a cui ieri l’autorità giudiziaria ha
» 15
Nelle strade
La pubblicità
della Galleria
Corleone
e, sopra, la pasticceria Ruggirello. A destra Totò Riina
Giorgio Mannino
intenzione di toglierle, se
non temporaneamente per
sfuggire all’obiettivo di un
fotografo, a cui ringhia: “Ora
state esagerando”. Lui arrotonda gli incassi con i “mafia
tour”, promossi dal sindaco
Savona che gli ha assegnato
senza delibera un intero piano di palazzo Sant’Agostino,
lo stesso occupato da una
mostra dell’Ansa sul tema
della legalità: accanto a quei pannelli, gli uomini di
Ruggirello piazzano
ogni volta i loro “santini” con il volto del Padrino
per illuminare gli ignari turisti a caccia di brividi mafiosi per la gioia della figlia di
Totò Riina, Maria Concetta,
amica su Facebook del sindaco Savona, anche se in “esilio” in Puglia. Un modo di
consolarsi per l’insuccesso
della vendita del libro del
fratello Salvo; solo dieci copie rivela Claudio Di Palermo, titolare dell’unica libreria di Corleone, che ha tolto
il volume dalla vetrina: “I
corleonesi leggono poco e
preferiscono non farsi vedere con quel libro”. Si consolano con la saga del Padrino,
rievocata in modo virtuale,
visto che l’a ppu nta men to
con la storia del cinema lo
mancarono una mattina di
26 anni fa, quando in paese
arrivò Al Pacino, accompagnato da Andy Garcia e Diane Keaton. Coppola girava in
Sicilia Il Padrino - Parte III,
e l’attore arrivò a Corleone il
1° aprile 1990 in cerca delle
sue radici corleonesi: sua
nonna materna era una Gelardi, famiglia di artigiani
impegnati nella realizzazione di tegole in contrada Stazzone. Quella mattina Luciano Saporito riuscì a telefonare a casa Gelardi, ma sfor-
La guerra dei simboli
Solo due striscioni
contro l’omaggio
al boss, ma il logo
del Padrino è ovunque
Gli anziani
Tutti d’accordo sulle
querele ai giornalisti
che hanno scritto
della “processione”
tuna volle che a rispondere
fu il patriarca, un nonno
scontroso e diffidente che
scambiò la visita dell’attore
per un pesce d’aprile e buttò
giù la cornetta. E Al Pacino
andò via senza più rispondere alle disperate richieste dei
familiari di rimediare alla
gaffe.
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Le inchieste Assenteismo, 858 indagati. C’è anche il chirurgo che operò De Luca
SALERNO
L’ospedale dei furbetti e dei corrotti
» ANGELA CAPPETTA
Salerno
L’
ospedale dei record”, lo
definì così il Fatto Quotidiano, quando a settembre
2015 la Procura sospese dal
servizio dieci infermieri del
San Giovanni di Dio e Ruggi
d’Aragona di Salerno, ripresi
dalle telecamere a timbrare
il cartellino per poi allontanarsi subito dopo. Chi per fare una passeggiata al mare,
chi per fare la spesa e chi per
andare a giocare a carte: sette
di loro sono stati licenziati.
IL RUGGI fece così da apripi-
sta ai casi di assenteismo del
Comune di Sanremo e dell’Asl di Avellino. Ora l’inchiesta
salernitana conta 858 indagati tra medici, dirigenti e infermieri (su un totale di poco
più di duemila lavoratori).
Nel registro della Procura c’è
anche il chirurgo che qualche anno fa operò De Luca al-
L’ospedale a Salerno Ansa
la mano. Negli interrogatori
resi in Procura, qualcuno si è
difeso dicendo di aver affidato il suo badge a un collega in
attesa di trovare parcheggio
per l’auto e qualcun altro ha
ammesso di aver ritardato
qualche minuto per prendere il caffè e fumare una sigaretta. A Salerno, la magistratura sta lavorando senza sosta sul Ruggi. Ad aprile scorso
fu svelato un presunto giro di
mazzette nel reparto di neurochirurgia. Il primario Luciano Brigante, ancora ai domiciliari, è accusato di aver
preso fino a 2.500 euro per
bypassare le liste d’attesa. A
Salerno arrivavano pazienti
affetti da neoplasie al cervello da tutta Italia, smistati dalla clinica San Rossore di Pisa
del luminare giapponese Takanori Fukushima, oggetto
di una smentita da parte del
Vaticano su una sua possibile
visita medica a Papa Francesco.
A SALERNO invece il profes-
sore nipponico avrebbe operato senza autorizzazione,
ma prendendo un compenso
di 20 mila euro accreditato
sul conto della sua Fondazione americana come consulenza neurochirurgica. Qualche settimana dopo è il reparto di rianimazione a finire nel
calderone giudiziario e me-
diatico, perché scompare un nas – dice – e che l’equivoco è
tratto dell’intestino asporta- dettato dal fatto che la vecto a una donna, Palmina Ca- chia dirigenza non ha recepisanova, operata d’urgenza al to la riforma Mandia nei conRuggi e poi deceduta. A farne tratti decentrati”. Mai una dile spese stavolta
chiarazione uffiè il primario, che
ciale, invece, del
viene immediagovernatore
tamente sospeVincenzo De Luso dal servizio. Le mazzette
ca, che ha preferito il blitz al CarL’ultimo scan- Il primario di
dalo è legato a un
darelli di Napoli
altro presunto neurochirugia è
dopo il caso delle
giro di mazzette: accusato di aver
barelle nel pronci troviamo nel
to soccorso.
reparto di gine- preso 2.500 euro
Né lo ha fatto il
cologia, dove i per far saltare
suo consigliere
posti letto si
politico alla Sacomprerebbero le liste d’attesa
nità, Enrico Cocome banchi al
scioni, indagato
mercato. Nessua Napoli per preno difende il Ruggi se non i sunte pressioni su alcune nodipendenti stessi. E per loro mine all’Asl, ma ancora carlo fa Lello Albano, primario diochirurgo alla Torre cardi pediatria: “Bisogna ricor- diologica del Ruggi: l’unico
dare che il Ruggi, insieme al plesso dove non sono state
Rummo di Benevento, è l’u- piazzate le telecamere annica azienda che rientra nei ti-assenteisti della Procura.
parametri dettati dall’Age© RIPRODUZIONE RISERVATA
P G
16 »
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
iazza rande
L’inaccettabile ricatto
della riforma pensionistica
Credo siano molti gli italiani che
abbiano inteso il lavoro come una
possibilità di affermazione e anche
di emancipazione dall’in d e bi t amento. Ma l’aut-aut dinanzi a cui il
governo e i sindacati stanno ponendo i pensionandi è mefistofelica. Possiamo riassumere quella
scelta così: “Se volete riottenere
tutto quello che avete già versato in
quarant’anni di lavoro dovete pagare una penale. Non a noi, ma alle
banche, alle assicurazioni. Se non
intendete pagare, allora sappiate
che, grazie alla crudele legge Fornero, vi allungheremo il tempo di
lavoro rendendovelo più pesante e
più logorante. Ciò andrebbe ancora a nostro vantaggio, perché così
facendo aumentano le probabilità
di una vostra morte prematura e
noi non vi daremo più quanto per
diritto vi spetterebbe. A voi la scelta”. Peccato che non si tratta affatto
di lasciare il lavoro “prima del tempo”, ma di lasciare il lavoro “per
tempo” (ma il tempo d’uscita è stato allungato dalla legge Fornero).
Più che un giusto riconoscimento
del così tanto sbandierato merito si
propone una ingiusta redistribuzione del debito. Si sta tentando di
associare il debito alla colpa. A questo rimanda il concetto di “penalizz a zi o n e ”, più volte utilizzato in
merito alle pensioni. Ma se c’è una
“colpa fondamentale” questa non
può essere attribuita ai lavoratori,
ossia a coloro che hanno già pagato
tutto il loro debito allo Stato, hanno
già adempiuto pienamente e inderogabilmente, secondo l’articolo 3
della Costituzione, al loro dovere
di solidarietà economica e fiscale;
hanno già cioè concorso (recita
l’articolo 53) “alle spese pubbliche
in ragione della loro capacità contributiva”. A fronte di ciò, se c’è
qualcuno a cui attribuire un debito,
una colpa, una mancanza di serietà
non possono essere altri che coloro
che hanno avuto la sfrontatezza di
proporre, ma anche solo si sostenere e condividere, l’indecente proposta di cui sopra.
FRANCO D. GIORGI
Una nuova amministrazione
all’insegna del merito
Un altro bel segnale di innovazione
politica e culturale i nuovi sindaci a
5Stelle potrebbero darlo offrendo
occasioni di impegno in posti di assoluta responsabilità ad alcuni della fitta schiera di giovani di talento
obbligati a lasciare l’Italia per una
valigia piena di lauree con il massimo dei voti e titoli vari, ma vuota
di lettere di “segnalazione” dei ca-
A DOMANDA RISPONDO
Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]
principi indiscutibili e del programma acclamato a gran voce per
raggiungere i risultati auspicati.
Dovranno lottare, oltre che con i
numeri da far quadrare, anche contro il pregiudizio di chi li ha già condannati prima ancora di affrontare
il banco di prova. Azzardo un consiglio: visto che i partiti tradizionali sono stati puniti (anche) per la loro alterigia nei confronti di un elettorato tenuto ai margini, quando
non calpestato in nome di interessi
di bottega, mi auguro che il M5S
non sottovaluti l’importanza della
condivisione a 360° con chi dimostra di voler contribuire alla riabilitazione di un sistema malato.
FURIO COLOMBO
Cibo di strada:
italiano o straniero?
CARO FURIO COLOMBO, sono stata sorpresa dalla di-
scesa in campo della Coldiretti. Vuole l'espandersi della
cucina italiana tra gli ambulanti delle nostre città (giusto), ma chiede anche la proibizione di Sushi e kebab dai
nostri centri storici. Che senso ha? Non siamo forse in
grado di competere?
MAURA
LA PAROLA PIÙ DISTURBANTE, nella dichiarazione di
guerra della Coldiretti al cibo di strada straniero è “identitario”, attribuito come valore in più al cibo italiano da difendere. Sbuca anche la parola “nazionale”
come se esistesse una nazione e una identità del cibo.
Sarebbe come dire “difendiamo la canzone italiana
perché è identitaria, e neghiamo i nostri microfoni al
rock americano, che non ci appartiene”.
Il punto debole e preoccupante di tutta la storia infatti
non è il naturale e ragionevole progetto di moltiplicare
i punti di assaggio e di esperienza del cibo di strada
italiano, che non è in discussione in alcuna parte del
mondo. Il punto debole è proibire il cibo degli altri. Il
sushi ha ormai un po’ in tutti i Paesi un prestigio universale simile a quello della pizza. Il kebab ha una
presa generazionale che non ha niente a che fare con il
successo, sempre vivissimo, del cibo italiano in tutte le
sue tante e cercate e amate variazioni regionali e stagionali. In altre parole: molti italiani (prevalentemente
giovani, si deve presumere) hanno accolto con avventurosa curiosità cibi da strada non “identitari” (o “identitari” di altri Paesi ) e, senza alcun sospetto di tra-
pi, capetti e politicanti di turno.
Molti di essi sono divenuti, da soli e
in poco tempo, dirigenti, ricercatori, manager a vari livelli, valorizzati
dai loro meriti. Ecco dove individuare i curriculum dei numerosi
“volti nuovi” da inserire nei municipi: si andrebbe a colpo sicuro per
capacità, onestà, efficienza ed indipendenza politica.
CARLO DE LISIO
Renzi vince sempre
e comunque, anche se perde
Ormai lo hanno capito anche i bimbi della prima elementare di Rignano: le elezioni quando le vince, le
vince solo Renzi, quando le perde
le colpe ricadono sul Pd e su alcuni
dirigenti e il segretario rottama così alcuni elementi, sostituendoli
con altri, e il risultato è che tutto resterà come prima. Orbene, a mio
sommesso avviso, invece, la minoranza del Pd ha lavorato bene per il
partito in generale, e bene a Milano
per Sala, il quale ha sfruttato il non
voto dei 5Stelle per Parisi perché
dimento della patria, e si sono affezionati (non so se la
Coldiretti ha voluto includere nella sua esclusione forzata anche hamburger e hot dog).
Moltissimi altri (la stragrande maggioranza, quasi
tutti gli adulti) sono restati legati non tanto al cibo da
strada “identitario” italiano, che non esiste, quanto a
quello della loro Regione, della loro infanzia e di alcuni
prodotti (melanzane, pomodori, peperoni, condimenti). Mai però, se non in politica, si è sentito un grido di
ripulsa e condanna per il cibo degli altri.
Tra tanti difetti, ce ne è uno che gli italiani non hanno: la
guerra al cibo degli altri e la pretesa (cito di nuovo Coldiretti) di chiudere i centri storici ai cibi di strada non
italiani affinché i cittadini possano meglio godere del
loro cibo.
Molte mamme e molte nonne che sono le vere autrici e
propagandiste del cibo di strada italiano, si offenderebbero della competizione proibita per legge, e sorvegliata dalla pubblica sicurezza. “Lo sanno tutti, direbbero, che noi siamo più bravi, specialmente nella
nostra Regione. Fate la prova, se non ci credete”.
A questa naturale e diffusa manifestazione di orgoglio
(ripeto, regionale, non nazionale) non si può opporre
una circolare del prefetto. Solo alla Lega, che su questo
argomento si rode da anni, poteva venire in mente una
così umiliante proibizione.
PAMELA ROSSI
DIRITTO DI REPLICA
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42
[email protected]
appoggiato da un estremista di destra come Salvini. Ma, stiamo sereni, nella prossima direzione, vincerà sempre Renzi.
LUIGI FERLAZZO NATOLI
Fassino faccia una profezia
per il No al referendum
Le profezie di Fassino vengono
prese sul serio e fanno la fortuna di
tutti quelli che ne sono coinvolti.
L’unico che ci rimette è lo stesso
Fassino rimasto, poverino, con un
palmo di naso e privo di poltrona.
Eppure queste sue doti profetiche
dovrebbero essere valorizzate,
perché potrebbero diventare una
preziosa risorsa per il Paese. Se lui
dice: “vediamo quanti voti riescono a prendere i comitati per il No al
referendum”, eccone una valanga
che travolgerà Renzi e tutto il cucuzzaro. Oppure: “Vediamo cosa
saranno capaci di fare la Raggi e
l’Appendino”, ecco che i torinesi e i
romani diventeranno i cittadini più
felici del mondo.
MAURIZIO BURATTINI
I rappresentanti dovrebbero
essere eletti, non nominati
L’alto numero di nominati che accedono alle funzioni di rappresentanza, sulla elezione dei quali i voti
degli elettori non hanno avuto rilevanza, fa sì che essi vengano percepiti come “loro” e non come portatori degli interessi dei cittadini.
Ciò, per il corpo elettorale, contribuisce all’estraneità e all’astensionismo che potrebbe essere fortemente ridotto se i rappresentanti,
anzichè nominati, fossero scelti
dagli elettori e successivamente
premiati o sanzionati sulla base del
loro comportamento.
ASCANIO DE SANCTIS
Mi auguro che il M5S sia
una forza per il cambiamento
Come molti, pur non essendone
coinvolta direttamente, ho accolto
con soddisfazione la vittoria dei
5Stelle nella recente tornata elettorale. Il compito che li attende è sicuramente gravoso e non sarà sufficiente sventolare la bandiera dei
In merito all’articolo apparso in
data 21 giugno 2016 a firma Valerio
Venturi dal titolo “La nuova vita
dei cari, vecchi Millelire”, ci preme
far presente quanto segue. Non ci
risulta che la collana Millelire sia
stata sospesa in termini di pubblicazione a partire dal 2002. Tanto
più che le novità e alcuni titoli “ev e r g re e n ” del catalogo sono a
tutt’oggi pubblicati dalla stessa casa editrice, Stampa Alternativa/Banda Aperta Srl, e presenti
nelle migliori librerie italiane. Nello specifico, dal 2002 a oggi le novità prodotte nella collana sono più
di 100 e tutte presenti sul sito della
casa editrice http://www.stampalternativa.it/. Da molti anni, sempre
nel sito della casa editrice, oltre 50
titoli della “mitica” collana Millelire sono liberamente scaricabili in
formato Pdf con licenza Creative
Commons, nell’apposita sezione
“Libera cultura, Libera conoscenza ” h ttp ://ww w. stamp al ter na tiva.it/liberacultura/ che stiamo anzi
rilanciando in questo periodo. Inoltre, i Millelire più venduti e richiesti sono in vendita in versione
epub e PDF sulla piattaforma Bookrepublic : https://www.bookrepublic.it /books/publishers/stampa-alternativanuovi-equilibri/ al prezzo di
0,49 centesimi. Riteniamo che per
dovere di cronaca detta precisazione sia dovuta alla nostra casa editrice, che da oltre 40 anni è ben presente nell’ambito cultural-editoriale italiano, anche avvalendosi di
distributori professionali, quali
Messaggerie Libri SPA.
ANGELO LEONE
Direttore commerciale
Siamo felici che l'attività prosegua. Nell'articolo è scritto che i titoli free sono un
centinaio, più altre informazioni che il direttore Leone conferma.
V.V.
PROGRAMMITV
10:30 Rai Player
10:35 Cedar Cove - Scelta d'amore
11:15 Don Matteo 7
13:30 Tg1
14:00 Tg1 Economia
14:05 Estate in diretta
15:35 SOAP Legàmi
16:30 Tg1
16:40 Estate in diretta
18:45 Reazione a Catena
20:00 Tg1
20:30 Techetechetè 2016... Vorrei rivedere
21:25 Una Ferrari per due
23:28 Tg1 60 Secondi
23:35 Ispettore Jury
01:05 Tg1 NOTTE
01:40 Cinematografo
02:40 Sottovoce
02:55 Settenote Musica,
musiche e parole - Piotta
10:30 Summer Voyager
11:20 TELEFILM Il nostro amico
Charly
12:10 TELEFILM La nostra amica Robbie
13:00 Tg2 GIORNO
13:30 Il caffè degli Europei
15:35 TELEFILM Elementary
16:15 TELEFILM Guardia Costiera
18:05 Tg Sport
18:20 Tg2
18:50 TELEFILM N.C.I.S.
20:30 Tg2 20.30
21:05 LOL ;-)
21:15 FILM La carica dei 102
22:50 TELEFILM The Good Wife
23:35 Tg2
23:50 FILM Tezz
01:45 Appuntamento al cinema
01:50 FILM Escape
08:00
10:00
11:00
12:00
12:45
13:10
14:20
15:00
15:05
17:50
19:00
20:00
20:10
20:35
21:05
23:05
00:00
01:15
01:20
01:50
Agorà
Mi manda RaiTre
Elisir
Tg3
Pane quotidiano
Il tempo e la Storia
Tg3
Rai Player
La casa nella prateria
Geo Magazine 2016
Tg3
Blob
I giorni di Parigi
Un posto al sole
La Grande Storia
Radici, l'altra faccia dell'immigrazione
Tg3 Linea notte
Appuntamento al cinema
Memex - La scienza...
Fuori Orario. Cose (mai)
viste
08:55
09:45
10:45
11:30
12:00
13:00
14:00
15:32
16:02
18:55
19:36
19:55
20:30
21:15
00:32
01:36
02:40
03:22
03:43
Bandolera VI - Prima Tv
Carabinieri 3
Ricette all'italiana
Tg4
Detective in Corsia
La Signora in Giallo
Lo Sportello di Forum
I Viaggi di Donnavventura
FILM La Stangata
Tg4
Dentro La Notizia
Tempesta d'amore 10
Dalla Vostra Parte
Quarto Grado
I Bellissimi di R4
- Il Mistero dell'acqua
Tg4 Night News
Vai con la sigla
Media Shopping
Culastrisce Nobile Veneziano
07:59
08:45
09:45
11:00
13:00
13:41
14:10
14:45
15:43
16:44
18:45
20:00
20:40
21:10
23:30
00:10
00:40
01:27
Tg5
Centovetrine
Le Tre Rose di Eva
Forum
Tg5
Beautiful
Una Vita
Cherry Season
- La Stagione del Cuore
Il Segreto
Un’estate a Marrakech
Caduta Libera
Tg5
Paperissima Sprint
- Estate
Caduta Libera
Campionissimi
Supercinema Speciale
X-style Motori
Tg5
Paperissima Sprint
- Estate
10:25 White Collar - Fascino
Criminale
12:25 Studio Aperto
13:05 Sport Mediaset
13:45 I Simpson
14:35 I Griffin
15:00 Big Bang Theory
15:35 My Name Is Earl
16:05 Due Uomini e 1/2
16:35 Suburgatory I
17:00 Friends
18:00 Dharma & Greg
18:30 Studio Aperto
19:25 C.s.i. Miami
21:10 Blindspot I - Prima Tv
23:45 Top Dj
01:15 Suits
02:40 Studio Aperto
- La Giornata
02:55 Premium Sport News
06:55
07:00
07:30
07:55
09:45
11:00
13:30
14:00
14:20
16:20
17:15
19:00
20:00
20:35
21:10
23:00
01:15
01:25
02:00
03:00
Oroscopo
Omnibus News
Tg La7
Omnibus La7
Coffee Break
L'aria che tira
Tg La7
Tg La7 Cronache
Tagadà
Il ponte di Penang
Josephine, ange gardien
A cena da me
Tg La7
Otto e mezzo
Crozza nel paese
delle meraviglie - Best
FILM Tutti pazzi
per Mary
Tg La7
Otto e mezzo
A cena da me
Tutti gli uomini del re
19:25 San Pietro e le Basiliche
Papali di Roma 3D
21:00 Sky Cine News
21:10 Dio esiste e vive a Bruxelles
23:10 La leggenda di Al, John e
Jack
01:00 Ma che bella sorpresa
02:55 Pixels
17:35
18:10
18:25
20:10
23:15
00:00
01:05
01:55
Mozart In The Jungle
Atlantic Confidential
I Soprano
Sleeper Cell
Rectify - 1^Tv
Hung - Ragazzo squillo
Rectify
Deadwood
PIAZZA GRANDE
Venerdì 24 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
NORDISTI
M5S, SONO COMMOSSO
MA MI SENTO PERSO
I
l trionfo dei ‘grillini’ mi commuove e, insieme, provoca in
me un senso di smarrimento.
Mi commuove perché per la
prima volta sento tirare un’aria nuova, una brezza fresca e leggera senza essere inconsistente.
Non è semplicemente una questione anagrafica anche se certamente
l’età ha il suo peso (Raggi ha 37 anni, Appendino 32 mentre l’età media dei sindaci a 5Stelle, che in 19
ballottaggi su 20 hanno spianato il
Pd, è di 39). Anche Renzi è giovane.
Ma è un giovane nato vecchio che
ha fatto tutta la sua carriera in un
partito, l’unico in pratica rimasto
su piazza, che nonostante tutti i
suoi cambi di nome (Pci, Pds, Ds,
Pd) ne conserva intatte le logiche.
Andare in bicicletta non significa
anche essere mentalmente, psicologicamente e politicamente giovani. E lo stesso vale per l’altro
Matteo, Salvini. La giovinezza dei
‘grillini’ non sta solo, e forse non
tanto, di essere oltre la forma-partito ma di essere oltre la
destra e la sinistra (cosa
che li rende indecifrabili secondo i canoni
tradizionali) due categorie ormai vecchie più
di due secoli incapaci di
intercettare le esigenze
più profonde dell’uomo contemporaneo occidentale che, al di là
delle apparenze, non
sono economiche ma esistenziali. Dal punto di
vista politico quella dei
5Stelle è una mutazione antropologica: cade
il mito del lavoro che
per Marx era “l’essenza
del valore” e per i liberisti è esattamente quel
A
Gian Carlo Caselli
mi legano amicizia,
affetto e condivisione quasi totale di visione del mondo e di
idee sulla giustizia. Il “quasi” esclude la questione dell’appello,
nel processo penale, su cui il Nostro si è espresso su Il Fatto Quotidiano, domenica 12 giugno.
Caselli da sempre si batte per
l’abolizione del secondo grado di
giudizio; io, lo ritengo indispensabile.
RAGIONO CON l’esperienza di
cinquantadue anni da avvocato
penalista. Più di una volta mi è capitato di incontrare soluzioni opposte o, comunque, assai diverse
in casi analoghi. Un giudice, nello
stesso tribunale, condanna per un
furto a sei mesi di reclusione, il
giudice a fianco a un anno e mezzo
per un furto perfettamente identico. C’è il gip che, con rito abbreviato, ritiene fatto lieve la detenzione di 500 grammi di hashish e
concede la sospensione condizionale, un altro che per 100
grammi condanna a sei anni.
L’appello in entrambi i casi può
riportare la pena a un giusto equilibrio, nel primo caso su impugnazione del pubblico ministero,
nel secondo dell’imputato.
Questi squilibri, legati alla
mentalità del singolo giudice che,
non dimentichiamolo, può decidere da solo su omicidi pluriaggravati se l’imputato chieda di es-
» MASSIMO FINI
fattore che combinandosi col capitale dà il famoso ‘plusvalore’. Per i
5Stelle il lavoro è un valore meno
importante del tempo, il tempo a
disposizione per noi stessi e in questa direzione va anche il contestatissimo “reddito di cittadinanza”.
NEL DOPOGUERRA l’Italia ha avuto
due ‘rivoluzioni’ giovanili. La prima è quella rock-beat-hippy che,
partita dall’America a cavallo del
1960, passando per la Londra di
Mary Quant, la minigonna, i Beatles, i ‘capelloni’, arrivò fino a noi.
Non si trattava di un movimento
politico ma esistenziale, di liberazione dei costumi, soprattutto sessuali, che è stato facilmente riassorbito dal sistema che ne ha fatto,
come sempre, oggetto e materia di
consumo (oggi non c’è musica più
commerciale del rock). Quella del
Sessantotto (se si esclude il primo
terrorismo che però riguardò solo
un’élite) fu la parodia di una rivoluzione o piuttosto il suo contrario: un movimento reazionario.
Cavalcava un’ideologia morente,
il marxismo-leninismo, che difatti
sarebbe defunta ufficialmente di lì
a pochi anni. Non c’era nulla di
nuovo in quei giovani che quando
arriveranno a occupare posizioni
di potere nel mondo della borghesia, che era la loro vera aspirazione, si comporteranno peggio dei
peggiori “padroni delle ferriere”.
E sul piano del costume fece anzi
alcuni passi indietro. Dopo anni di
arrembante femminismo fu un
movimento prettamente maschilista e non è un caso che non abbia
espresso nessun leader donna (le
ragazze erano adibite a fotocopiare i volantini). Per la verità, allargando il discorso, la mancanza di
leadership al femminile riguarda
tutto il mondo occidentale. Anche quando in politica sono emerse delle donne,
dalla Thatcher alla Albright a Condoleezza
Rice alla Clinton alla
stessa Merkel (“l’unico uomo di Stato europeo” come io la definisco anche se in senso
positivo in contrapposizione a uomini di governo senza le palle, tipo Hollande o Cameron) si sono appiattite
sul collaudato modello
maschile. La sovrastruttura donna ha
sempre sopraffatto la
struttura femmina. Mi
L’APPELLO SERVE
A RIMEDIARE
ALLE INGIUSTIZIE
» GUARIENTE GUARIENTI
sere ammesso al rito abbreviato,
molto dipendono dall’avere il legislatore affidato a un giudice
monocratico la maggior parte
delle decisioni così come gli ha af-
l’avvocato si strappa i capelli, in
altri si frega le mani.
Le Corti d’appello, organi collegiali, sono molto più affidabili
per rimediare a sentenze di primo
grado ingiuste, sia
a favore che in
IN RISPOSTA A CASELLI danno dell’imputato.
Altri modi per evitare
Ne sono prova
le molte sentenze
che i processi finiscano
di primo grado riquando,
in prescrizione: più risorse, formate
ovviamente, le
impugnazioni
giudici meglio distribuiti
non siano pretee forte depenalizzazione
stuose o finalizzate solo alla prescrizione.
fidato la grave decisione sulla liLa Cassazione può rimediare
bertà dell’imputato nella fase del- solo a gravi errori di diritto o di
le indagini preliminari.
procedura. A una sentenza, ingiuI giudici rivendicano con forza sta nella sostanza ma ben motivala loro autonomia. Raramente nei ta nella forma, non vi sarebbe altribunali i capi degli uffici riuni- cun rimedio. Per lo stesso fatto un
scono i colleghi per individuare tribunale potrebbe condannare
criteri comuni da applicare nelle un rapinatore a vent’anni, negansentenze. Ognuno è libero di de- do le attenuanti generiche, un alcidere come vuole. In alcuni casi tro tribunale a tre anni, conce-
» 17
Lo stratega di Sala
e quel pizzino
indirizzato a Renzi
sembra invece che nella Raggi e
nell’Appendino la componente
femminile sia molto presente, non
solo perché sono carine ma nel
modo di porgersi al mondo esterno. E contiamo (anche se per ora
ovviamente è solo un wishful thinking) che portino la loro sensibilità
femminile anche nel merito delle
decisioni amministrative.
POICHÉ SONO convinto che i 5Stel-
le vinceranno a redini basse le
prossime elezioni politiche molto
cambierà nel mondo dell’informazione, soprattutto televisiva, col
quale il movimento di Grillo è sempre stato durissimo. La vittoria dei
5Stelle suona come una campana a
morto per i vari Vespa, per i Fabietti Fazio, i Gad Lerner, le Bignardi e
gli altri tenutari del regime.
Il mio smarrimento invece è simile a quello che deve aver provato
Indro Montanelli quando cadde la
Prima Repubblica e perse tutti i
suoi riferimenti polemici. Lo aveva combattuto per mezzo secolo
quel regime, da straordinario ‘bastian contrario’ qual era, ma la sua
scomparsa ne fece uno spaesato.
Lo stesso vale per me. Credo di poter dire senza iattanza di aver contribuito a preparare, nel mio piccolo, il terreno all’avvento dei
5Stelle con la mia più che trentennale, e quasi solitaria, battaglia
contro la partitocrazia. Ma adesso
che, con questo straordinario e autentico cambiamento generazionale e antropologico, quella battaglia sta per esser vinta e a condurla
ci sono un movimento ben più
strutturato e menti e corpi più freschi e più agili, mi rendo conto che
la campana è suonata anche per
me. .
© RIPRODUZIONE RISERVATA
» GIANNI BARBACETTO
H
o letto un avviso ai naviganti, mercoledì 22 giugno, sul Foglio. Una lettera inviata al giornale di Giuliano
Ferrara – anzi no, di Claudio Cerasa – e firmata da Roberto Arditti, l’uomo ombra di
Giuseppe Sala che lo ha seguito in tutta la campagna elettorale, dopo essere stato
direttore comunicazione
e relazioni esterne di Expo. Scrive Arditti: “Matteo Renzi è il leader politico più talentuoso comparso sulla scena politica italiana
dopo la discesa in campo del Cavaliere Silvio B”. E iniziamo bene, ma anche male, perché comunque per i veri renziani c’è un “dopo” di troppo. La prosa decolla nelle righe
seguenti: “Il giovane Renzi conquista il potere come può, cioè profittando dell’occasione che gli si presenta all’inizio del 2014.
Lo fa asfaltando Enrico Letta e dimostrando
faccia tosta e cinismo in dosi industriali, come peraltro si richiede a chi voglia fare quel
mestiere... Lo capisce al volo Giorgio Napolitano, che decide di investire su questo giovanotto arrogante non poco, inelegante assai (nessuno osi dimenticare il giubbotto esibito con tracotanza da Maria De Filippi),
ma indubbiamente carico di energia e di fiuto politico, tanto da far sembrare gente come Massimo D’Alema personaggi da archivio fotografico Alinari”. Arditti, che proviene dal giornalismo politico (o dalla politica
giornalistica?) di area berlusconiana, si è
messo da tempo nella scia dell’uomo scelto
da Renzi per conquistare Milano. Proprio
ora che Sala ce l’ha fatta – ma per il rotto
della cuffia – scrive un message in a bottle
raccolto dalla scialuppa di Ferrara-Cerasa,
ciurma berlusconian-renziana. “Renzi arriva a Roma”, continua Arditti, “con un
gruppo di amici toscani e non, sorridenti e
gentili, divisi tra loro da odi feroci, bravi e
svegli. Iniziano a governare, tutto sommato
non sfigurando. Sono appassionati di politica e si vede. Sono stronzi e cattivi e si vede
benissimo (meno male, i buoni vanno bene
solo nelle fiabe e forse annoiano pure lì)”.
“POI ARRIVA IL 2016, con le sue elezioni am-
dendo le attenuanti equivalenti
alle aggravanti. Entrambi infliggono una pena legale perché prevista dal codice penale.
Altri, secondo me, sono i rimedi per evitare che i processi finiscano in prescrizione o, come
scrive Caselli, per mancanza di risorse. Anzitutto trovare nuove risorse con rapide assunzioni di
cancellieri e segretari tenendo
conto che non basta trasferire da
altre amministrazioni personale
del tutto digiuno di competenze
in un settore delicato qual è quello
dell’amministrazione della giustizia costringendo i funzionari esperti a impiegare come istruttori
buona parte del loro tempo.
C’È POI LA NECESSITÀ di una de-
penalizzazione molto più forte di
quella fino a oggi attuata. I giudici
dovrebbero occuparsi solo di fatti
gravi, i reati che aggrediscono beni protetti da norme costituzionali: la vita, la libertà, la proprietà,
la salute, le risorse naturali, la sicurezza, solo per fare qualche esempio.
Per colpire le impugnazioni
pretestuose le Corti d’appello dovrebbero poter istituire sezioni
del genere di quella esistente in
Cassazione, la settima. All’imputato, non convinto di una decisione di inammissibilità, rimarrebbe
sempre il ricorso per Cassazione,
diritto costituzionalmente garantito.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ministrative. E i ragazzi prendono una bella
mazzata (...). Ecco allora il quesito cui tentare di rispondere: è dunque giunto al capolinea il renzismo? Possiamo archiviarlo
come fenomeno passeggero, una stravaganza di sinistra (!) nella fase crepuscolare
del ventennio berlusconiano? Forse sì o forse no. Lo vedremo nei prossimi mesi. Però
sul renzismo incombe un pericolo mortale.
Si stanno ammalando di una malattia gravissima, direi mortale. Sono stati contagiati
infatti dalla ‘sindrome dei carini’, quell’impasto stucchevole di foto ‘giuste’, posti ‘giusti’, vestiti ‘giusti’, che sembra aver preso il
sopravvento nella loro vita pubblica. Due
esempi per capirci. Sabato scorso il ministro Boschi va alla giornata inaugurale
dell’installazione di Christo sul lago d’Iseo.
Posto carino, atmosfera carina, vernice
perfetta. Tutto molto giusto, tutto molto
cool. E intanto a Roma e Torino la gente polverizza i candidati del Pd. Ma un errore grave lo fa anche il premier. Perché, il giorno
dopo la dura prova elettorale, devi comparire a Palazzo Chigi con quel genio di chef
che si chiama Massimo Bottura? Perché fai
una cosa ‘carina’ dopo la tua peggiore giornata politica di sempre?”. “Chi ci governa
ha il dovere di stare sul pezzo dei problemi,
dalla mattina alla sera. Non solo perché è
giusto, ma anche perché serve a prendere
voti. Il renzismo ha rinunciato a tutto questo? Roma, nella sua brutale dolcezza avvolgente si è già portata via cuore e anima
del premier e del suo gruppo dirigente?”.
Insomma: mentre i renziani di Milano festeggiano e straparlano di “modello Milano” per la vittoria di Sala, il suo braccio destro (e candidato capo di gabinetto) spara
una serie di bordate niente male ai renziani
di Roma e a Renzi in persona. Domanda: a
chi è indirizzato questo message?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
18 » ECONOMIA
RINNOVABILI
Altro show di Renzi:
promette 9 miliardi,
ma il decreto è vecchio
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
LA PRESENTAZIONE dei finanziamenti per le rinnovabili diventa l’occasione per uno show del presidente del
consiglio, Matteo Renzi. Il primo ministro si
è presentato davanti ai microfoni affiancato dagli ad di Eni e di Enel, Claudio Descalzi e
Francesco Starace. Renzi ha comunicato un
piano riguardante le energie rinnovabili che
prevede 9 miliardi di finanziamenti da stan-
q
ziare al settore nei prossimi vent’anni. Si
tratta, tuttavia, di un provvedimento previsto da 18 mesi che era stato bloccato per via
di un vuoto normativo. Il primo ministro ha
ribadito l’importanza di partire da Eni ed Enel e ha annunciato il piano di Terna pronta a
investire 4 miliardi nei prossimi 4 anni. Secondo Renzi “c'è una strategia verde del governo e del Paese su cui chiamiamo a orien-
Qui Mazzini Cambia tutto sulla terza rete, ma è tempo anche dei
ritorni: Ferrara con Buttafuoco su Rai2 e le docufiction di Santoro
LE NOVITÀ
» CARLO TECCE
O
rmai è ufficiale: il talk
sho w, per il servizio
pubblico, è defunto.
I palinsesti di Viale
Mazzini saranno presentati
martedì prossimo a Milano, ma
di fronte ai parlamentari, in audizione in Vigilanza Rai, il direttore Daria Bignardi (Rai3) ha annunciato il contratto a Gianluca
Semprini (Sky Tg 24). Il giornalista sarà il conduttore di un programma d’informazione. Non
c’è ancora un titolo: un dettaglio,
perché di certo non sarà Ballarò:
“Quella di Semprini sarà una trasmissione diversa. Non più un
talk show di tre ore, ma di novanta minuti, perché il lenzuolo di
tre ore non funziona da almeno
tre anni e l’Italia in questo fa davvero eccezione visto che i talk
show durano al massimo 78 minuti come nel caso della Turchia,
oppure 68 come accade in Spagna o 45 nel caso della Francia”.
Il “lenzuolo”, così maltrattato da
“Troppi esterni”
Polemiche in Cda,
Bignardi illustra
le scelte della terze rete
davanti ai parlamentari
Nuova vecchia Rai:
via Ballarò, dentro
Semprini e Lerner
in seconda serata ai protagonisti
dell’economia. Con la scomparsa
di Ballarò, Rai3 avrà uno spazio
in più che sarà affidato, per la cronaca, a Salvo Sottile. In coda a
Blob, intorno alle 20:10, la Bignardi ha ricavato una mezz’ora,
sottratta a Sconosciuti di Simonetta Ercolani, per l’appuntamento di Gazebo e per altri esperimenti. Anche Chi l’ha visto? di
Federica Sciarelli avrà una striscia giornaliera. Rai3 è un canale
rifondato, non soltanto per il ritorno in Viale Mazzini di Gad
Lerner, che curerà un approfondimento sull’Islam e l’Italia, ma
anche per il trasloco al lunedì,
giornata complicata, per Report
di Milena Gabanelli e Presadiretta di Riccardo Iacona. La coppia
dei programmi d’inchiesta è costretta ad abbandonare la domenica per lasciare l’intera serata a
Fabio Fazio con Che tempo che
fa.
PALINSESTI RAI
FAZIO PERDE il sabato, ma gua-
Gianluca Semprini L’ex giornalista
di Sky avrà la serata del martedì Ansa
Gad Lerner Farà un giro in Italia
per raccontare l’Islam Ansa
Federica Sciarelli Dopo i successi
di sera, una striscia quotidiana Ansa
Salvo Sottile Da Rai1 a uno spazio
di cronaca su Rai3 Ansa
Milena Gabanelli Confermato
Report, ma va il lunedì Ansa
Fabio Fazio Una sera di Che tempo che fa e una di Rischiatutto Ansa
Daria Bignardi, è stato sfruttato
dagli editori per risparmiare sui
costi e, soprattutto, sulle idee.
DOPO IL LUNGO regno di Giovan-
ni Floris, per due anni, l’azienda
ha consegnato Ballarò a Massimo Giannini, inviso ai renziani. Il
futuro di Giannini è in bilico. La
Bignardi non gli ha proposto
un’altra destinazione, gli ha semplicemente illustrato un’ipotesi
di lavoro: una serie di interviste
TERNI
dagna il giovedì con Rischiatutto.
A Rai2 non c’è Virus di Nicola
Porro, appena ingaggiato da Mediaset per Matrix. Ilaria Dallatana studia una seconda serata per
Pietrangelo Buttafuoco (collaboratore del Fatto Quotidiano, ndr), assistito dietro le quinte da
Giuliano Ferrara.
Dopo cinque anni dal divorzio
con Viale Mazzini, allora in Rai
c’era Lorenza Lei e al governo
c’era Silvio Berlusconi, per Michele Santoro (azionista di questo giornale, ndr) c’è l’ipotesi di
un accordo per le docufiction.
Novità pure su Rai1, dalle serie tv
al classico varietà. In autunno –
come scritto ieri – ci sarà l’esordio da autore di Walter Veltroni.
Ieri ennesimo Consiglio di amministrazione con polemiche,
perché in Viale Mazzini prosegue lo sbarco degli esterni.
Otto arresti Il Gip: acciaio pessimo rifilato a un’azienda già debole
» ANTONIO MASSARI
L
tarsi tutti i partner che vogliono investire nel
territorio”. A quanti gli domandavano se il
suo fosse il governo delle lobby, Renzi ha
risposto: “Posso dire che questo governo è il
governo delle lobby delle rinnovabili, per il
futuro del nostro Paese”. Fredda la reazione
di Greenpeace che ha fatto sapere: “ Una
cifra davvero bassa, stiamo infatti parlando
di circa 450 milioni l’anno.”
a truffa milionaria alla Acciai
Speciali Terni, del colosso
Thissenkrupp, non ha soltanto risvolti penali. Sia la pm Elisabetta
Massini, sia il gip Maurizio Santoloci, nelle 112 pagine di ordinanza d'arresto domiciliare per ben 8
su 13 indagati, pongono l'accento
sulle conseguenze sociali della
truffa in questione. L'indagine,
condotta dagli agenti del Corpo
Forestale dello Stato guidati dal
comandante Guido Conti, in base
a una lunga serie di intercettazioni
e pedinamenti, ha scoperto che i
fornitori di acciaio consegnavano
alla Ast materiale di scarsa qualità.
E per superare i controlli interni
allo stabilimento pagavano mazzette – circa 5mila euro mensili – a
un gruppo di dipendenti. Eppure
alin azienda esiste un sistema informatico definito “casuale” pro-
Truffa milionaria alla Thyssenkrupp
“Un affronto a chi soffre per la crisi”
prio per verificare che
crementando, a causa
il materiale fosse della
delle truffa, i costi di
qualità pattuita. Qualiproduzione. Il risultatà legata alle percento, dal punto di vista sotuali di nichel e cromo.
ciale ed economico, lo
Il sistema però veniva
spiegano bene la pm e il
invece ingannato e, nei
gip, quando scrivono:
fatti, ogni sette camion
“Oltre il danno econosoltanto due erano in La ThyssenKrupp
mico diretto che subiregola, mentre negli di Terni Ansa
sce la società Ast spa –
altri transitava matescrive Elisabetta Masriale di pessima qualità, a volte con sini - v’è il danno indiretto derivanmetà del nichel necessario. Gli te dalla crisi finanziaria che la stesstessi indagati distinguevano tra sa ha attraversato e che ha indotto
camion “buoni” e “fashion” men- la Tk Asty a porre in essere misure
tre i dipendenti “infedeli”consen- eccezionali per verificare la possibilità di evitare la chiusura della setivano di eludere i controlli.
de di Terni con una riduzione delle
LA AST, per produrre acciaio di perdite. Simili condotte non fanno
qualità adeguata, a sua volta dove- altro che danneggiare in maniera
va impiegare altro materiale, in- rilevante il rendimento finanzia-
rio delle società, ponendo in pericolo l'occupazione degli operai e
degli impiegati che costituiscono
una nutrita schiera di cittadini ternani”. Aggiunge il gip Santoloci:
“Va considerato il danno gravissimo che tale comportamento sta
causando al patrimonio aziendale
vittima dell'attività criminosa e
che – in un momento di profonda
crisi economica generale con forti
riflessi sull'occupazione – appare
un vero e proprio sfregio e spregio
verso le aziende già in gravi difficoltà endogene”. Siamo dinanzi a
“comportamenti”, conclude il gip,
“che sono un affronto verso chi in
questo momento vive, anche con le
proprie famiglie, sul filo del rasoio
di economie incerte e fluttuanti”.
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La scheda
IL CLIMA
IN AZIENDA
"C'è un
grande sforzo
di innovazione
nelle reti. La
Bignardi è
coraggiosa nel
cercare nuove
piste post talk
show.
Sarebbe
piaciuta una
scelta di
conduzione su
un talento
interno da far
esplodere
sugli schermi
Rai come
accadde
a Giovanni
Floris a suo
tempo. Forse
ha prevalso
l’idea,
scegliendo
Semprini,
di puntare
sul ‘pronto
subito’. Voglio
credere che
non accadrà
più”. Lo dice il
consigliere Rai
Franco Siddi.
n
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ESTERI
Venerdì 24 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
USA FREDDIE GRAY, PROSCIOLTO AGENTE
È stato dichiarato innocente da tutte le accuse l’agente della polizia di Baltimora, Caesar Goodson,
che si trovava alla guida del furgone sul quale fu caricato Freddie Gray, il giovane afroamericano arrestato nell’aprile del 2015 e morto mentre era in custodia della polizia. Il caso innescò massicce manifestazioni di protesta, furono incriminati sei agenti,
ma solo Goodson era accusato di omicidio. Ansa
USA ARMI, CONCLUSO SIT-IN DEMOCRATICI
I democratici hanno concluso ieri, dopo 25 ore, il
sit-in che avevano organizzato occupando la Camera dei rappresentanti per chiedere un’azione più
incisiva sul controllo delle armi, dopo la strage di
Orlando del 12 giugno. A guidare la protesta deputato John Lewis, secondo il quale la battaglia comunque continua: “Noi vinceremo”.“La nostra gente è con noi, in tutta l’America e nel mondo”.
Firmato a L’Avana l’accordo che pone fine a oltre mezzo secolo
di violenze. Il disarmo, verificato dalle Nazioni Unite, durerà un anno
CUBA
» DIEGO LÓPEZ
L’Avana
I
l primo, fondamentale, passo per mettere fine al più lungo (più di 50 anni) e sanguinoso (300.000 tra morti e desaparecidos e quasi 7 milioni di
rifugiati) conflitto armato
dell’America latina è stato compiuto ieri all’Avana. Nel Palazzo
delle Convenzioni, il presidente
della Colombia, Juan Manuel
Santos e il capo delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia
(Farc), Rodolfo Londoño “Timoshenko”, hanno assistito alla
firma dell’accordo per un “cessate il fuoco bilaterale e definitivo”.
Un vero e proprio trattato di
pace dunque tra guerriglia e esercito governativo, conquistato
dopo quasi 4 anni di trattative e
colloqui tra il governo di Bogotà
e la guerriglia, con la mediazione
della Norvegia e di Cuba e con
l’appoggio della diplomazia internazionale e soprattutto
dell’intera America. Lo dimostra il fatto che ieri alla firma erano presenti, oltre al presidente
cubano Raúl Castro e al ministro
degli Esteri della Norvegia, Borge Brende, anche il segretario
generale dell’Onu, Ban
Ki-moon, accompagnato dai
presidenti degli “stati accompagnanti” il processo di pace, per il
Cile Michelle Bachelet, per il Venezuela Nicolás Maduro.
Non solo, per sottolineare
l’importanza continentale
dell’evento erano presenti anche diversi capi di Stato e di governo dei paesi Latino-americani.
L’accordo di pace prevede
non solo la fine degli scontri armati e delle ostilità ma traccia
anche una “road map” per giungere “alla consegna delle armi e a
definire le garanzie di sicurezza
Farc-Colombia
Fiesta della pace
con Castro e l’Onu
le Nazioni Unite “composta soprattutto da membri provenienti
da paesi latinoamericani”. L’accordo prevede inoltre un complesso meccanismo per la consegna delle armi della guerriglia,
che saranno affidate, con un ben
definito scadenzario, alle Nazioni Unite e dovranno servire alla
costruzione di 3 monumenti dedicati alla pace.
Il testo fornisce anche una serie di garanzie politiche perché le
Farc possano trasformarsi in un
partito politico e di sicurezza per
le organizzazioni che si battono
per i diritti umani.
IL CONSIGLIO DI SICUREZZA
Camiseta blanca Il presidente Juan M. Santos, Castro e il leader Farc, Londono Echeverri “Timochenko” Ansa
e la lotta contro le organizzazioni criminali (ovvero i paramilitari colombiani, ndr) responsabili di omicidi e massacri o che
attentano contro i difensori dei
diritti umani, movimenti sociali
o movimenti politici”.
INFATTI SIA PER METTERE fine
alla più lunga guerra civile
dell’America latina, sia per garantire la ripresa di un normale
processo politico in Colombia è
stato necessario definire le zone
(22 “transitorie” e 8 accampamenti) dove si trasferiranno i
guerrglieri per la consegna delle
Megaschermo in piazza
A Bogotà la cerimonia
è stata seguita da folle
di cittadini: “L’evento
più importate in 50 anni”
armi e per verificare l’applicazione del cessate il fuoco bilaterale, come pure le garanzie di sicurezza dei guerriglieri una volta disarmati. Ovvero che non siano oggetto di attacchi da parte
dei gruppi paramilitari, appog-
300.000
“Morti e desaparecidos
e quasi 7 milioni di sfollati
in 50 anni di conflitto
giati dall’ex presidente Alvaro
Uribe, che si è opposto alle trattative di pace.
Queste zone saranno sottoposte a un “monitoraggio tripartito”da parte di membri delle Farc,
del governo e della missione del-
dell’Onu a gennaio ha approvato
la creazione di una speciale missione politica che in Colombia
verificherà il cessate-il-fuoco bilaterale. Questo processo di verifica dovrebbe durare un anno,
con una possibile estensione su
richiesta del governo o delle Farc
e inizierà alla conclusione
dell’accordo definitivo di pace,
che il presidente Santos confida
firmare entro il 20 luglio, giorno
dell’indipendenza della Colombia.
“Il processo di pace non prevede marcia indietro. Significa una vittoria per la Colombia e tutta
l’America latina. Conferma la decisione della Celac di dichiarare
il continente latino-americano
come territorio di pace”, ha affermato il presidente Raúl Castro.
La firma dell’accordo di pace è
stata accolta con grande entusiasmo in Colombia. A Bogotà, in
pieno centro una folla ha assistito
in diretta alla cerimonia dell’Avana grazie a un grande schermo
tv, applaudendo e manifestando
l’enorme gioia per “l’evento più
importante per il paese degli ultimi cinquant’ann i”, secondo
molti colombiani.
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La Corte Suprema gela Obama e gli immigrati
» GIAMPIERO GRAMAGLIA
U
» 19
n colpo al cerchio, forte, e
un colpetto alla botte, ben
assestato: la Corte Suprema
degli Stati Uniti rimane in stallo sulla riforma dell’immigrazione del presidente Obama e
la lascia di fatto incagliata nelle sentenze contrarie di alcune corti locali; ma dice sì alla
discussa introduzione di quote razziali, una sorta di quote
rosa per colore della pelle e appartenenza etnica, negli Atenei statali.
Il doppio verdetto entra
nella campagna elettorale e il
mancato avallo della riforma
Obama, che apre un percorso
verso la cittadinanza a milioni
d’irregolari, va a vantaggio di
Donald Trump, che propugna, invece, rimpatri di massa
e muri per impedire l’ingres-
Stati Uniti I giudici lasciano in stallo la riforma del presidente
per gli irregolari, ma dicono sì alle quote razziali negli atenei
so nell’Unione. A reagire negativamente, prima della Casa Bianca, è la rivale di Trump,
la candidata democratica Hillary Clinton, che bolla come
“i na cc et ta bi le ” la mancata
decisione della Corte Suprema. Obama, poi, denuncia “un
colpo al cuore” alle speranze
di milioni di immigrati e invita gli americani a non averne
“paura”.
Canta, invece, vittoria lo
speaker della Camera, e massimo esponente repubblicano, Paul Ryan: “È il Congresso
che fa le leggi, non il presidente. La Corte Suprema ha ribadito questo principio fondamentale”. Ryan non condivi-
de le posizioni di Trump
sull’immigrazione, che alienano ai repubblicani il voto
degli ispanici, ma neppure
l’approccio morbido
dell’Amministrazione democratica. E il principio cui si richiama può applicarsi anche
ai controlli sulle vendite delle
armi introdotti da Obama con
i propri poteri esecutivi.
SULLA RIFORMA dell’immigrazione, i giudici supremi si
sono divisi a metà: quattro a favore e quattro contro. Ma se il
collegio fosse stato al completo, con il giudice ultra-conservatore d’origine italiana Antonin Scalia, scomparso improv-
visamente a marzo, sarebbe
andata pure peggio, perché la
Corte si sarebbe pronunciata
contro. In assenza di una maggioranza, la riforma di Obama
rimane bloccata, ma non è
bocciata. Valgono, però, le
sentenze contrarie espresse
da corti d’appello statali sulla
base dell’asserto che il presidente è andato oltre i poteri attribuitigli dalla Costituzione.
Nell’attesa che la Corte Suprema ritrovi il suo assetto
completo, lo stallo rappresenta una sconfitta per Obama, ma
soprattutto una tegola per milioni di irregolari, che speravano di vedersi riconoscere il diritto di lavorare e vivere legal-
mente negli Stati Uniti. Il Senato a maggioranza repubblicana tiene per il momento
bloccata la nomina del nono
giudice proposto da Obama: il
calcolo è di attendere l’esito
delle elezioni presidenziali
dell’8 novembre. Quasi a bilanciare lo stallo sull’immigrazione, i giudici supremi hanno
detto sì alle quote razziali nelle
Università statali, respingendo il ricorso contro una legge
del Texas che include la razza
fra i criteri d'ammissione all'Ateneo statale, la University
of Texas. Si tratta di norme per
garantire alle minoranze - dagli afroamericani agli ispanici
agli asiatici, che, però, normalmente non ne hanno bisogno,
essendo sempre i primi della
classe - un equo accesso agli
studi universitari.
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Pareri
opposti
Il presidente
Barack Obama, il candidato repubblicano alla Casa
Bianca, Donald Trump, e
la sua avversaria democratica, Hillary
Clinton Ansa
La scheda
Le Forze
Armate
Rivoluzionarie
della
Colombia Esercito
del Popolo,
sono
un’organizzazione
guerrigliera di
ispirazione
marxistaleninista e
bolivariana.
Considerate
attive dal 27
maggio 1964,
quando
ll’esercito
colombiano
appoggiato
da reparti
militari Usa
reprime
gruppi
autorganizzati
di contadini.
Furono
fondate da
Manuel
Marulanda
Vélez (morto
nel 2008).
Buon parte
dei loro
finanziamenti
provenivano
dalla
produzione
di cocaina
e sequestri
20 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
BRASILE VIRUS ZIKA, ABORTI IN AUMENTO
Boom di richieste di aborto in America Latina. Il timore di malformazioni come la microcefalia, che il
virus può causare ai neonati, ha portato a un raddoppio delle domande in Brasile ed Ecuador, secondo lo studio pubblicato sul New England Journal
of Medicine. L’interruzione di gravidanza resta illegale nella maggior parte dei paesi sudamericani, le
donne si rivolgono a canali non ufficiali. LaPresse
FRANCIA
» LUANA DE MICCO
L
Parigi
a Place de la Bastille era
sigillata come una delle
fan-zone per i tifosi degli Europei.
Il percorso ridotto a 1,6 km
intorno alla piazza e al canale
dell’Arsenale stabilito per l’ennesimo corteo contro la Loi
Travail, ieri, era circondato da
un muro di barriere di ferro. La
riforma del lavoro che prevede
fra l’altro più flessibilità nei licenziamenti, riduzione degli
straordinari dopo le 35 ore, non
piace ai sindacati, ma nei
giorni scorsi ci sono
state troppe violenze
e il governo ha fatto
la voce grossa. Controlli delle borse e
perquisizioni su
chi voleva entrare
nella piazza. Sono
stati mobilitati
2000 poliziotti
con casco, scudo e
manganelli per
bloccare l’ingresso ai casseurs. 95
persone sono state fermate perché
portavano oggetti
che si potevano usare
per spaccare e fare male. E poi cartelli stradali,
pannelli pubblicitari,
pensiline di autobus erano stati smontati. I negozi avevano abbassato
le saracinesche già tre ore prima dell’inizio del
raduno, previsto alle 14.
Una manifestazione così
a Parigi non si era mai vista.
RISULTATO di un accordo
“Andremo fino in fondo”
Il presidente
Francois
Hollande non
vuol fare passi indietro Ansa
che il governo di François Hollande aveva strappato 24 ore
prima ai sindacati per non perderci del tutto la faccia. Mercoledì scorso la prefettura ha annunciato in un primo tempo
che la manifestazione sarebbe
stata vietata per evitare le vio-
TURCHIA LITE IN PARLAMENTO CON I CURDI
Seduta del Parlamento sospesa ieri dopo una rissa
scoppiata tra membri del partito Akp del presidente Erdogan e del filo-curdo Hdp. I deputati sono venuti alle mani durante un dibattito su un disegno di
legge relativo alle Forze armate. Kadri Yildirim
dell’Hdp aveva denunciato abusi compiuti dai militari nelle operazioni contro il Pkk, che proseguono
dal 2015 nel sud-est a maggioranza curda.
Loi Travail: fra manganelli
e fiori Hollande fa il duro
Duemila agenti schierati, negozi chiusi tre ore prima: fermate 95 persone
Un segno
di pace Un
manifestante
regala un fiore
a un gendarme in assetto
antisommossa per
smorzare
la tensione
del corteo Ansa
GERMANIA Uomo mascherato ucciso dalla polizia
Il “terrorista” era uno squilibrato
A VIERNHEIM, in Assia, un uomo mascherato è entrato in un
cinema, ha esploso dei colpi in aria con un’arma (probabilmente a
salve) e si è barricato con alcuni ostaggi. La polizia lo ha ucciso. L’identità
dell’uomo non è stata divulgata. Esclusa la matrice terroristica: si sarebbe trattato solo di un uomo isolato e squilibrato; 25 feriti fra gli ostaggi, intossicati dai gas lacrimogeni lanciati dalle forze speciali.
q
lenze dei precedenti cortei, e in
particolare quello del 14, a Parigi, con il saccheggio dell’ospedale dei bambini e decine di
feriti. L’ultimo bilancio del ministro dell’Interno, Bernard
Cazeneuve, sulla mobilitazione risale a tre giorni fa: da marzo, 1776 persone sono state fermate e 95 condannate, mentre
554 agenti sono rimasti feriti.
Per non parlare dei danni a negozi e banche, veicoli e oggetti
pubblici bruciati o spaccati. C’è
poi la questione dei poliziotti
che sono sotto pressione da mesi anche per il rischio terrorismo e gli Europei.
IL PRESIDENTE Hollande aveva
già minacciato di vietare nuovi
cortei se l’ordine pubblico non
fosse stato garantito. L’ultima
decisione di questo tipo in
Francia risale al 1962 ai tempi
della guerra d’Algeria. All’epoca i sindacati manifestarono lo
stesso e ci furono nove morti. Il
divieto annunciato mercoledì
seguiva la linea dura del primo
ministro Manuel Valls. Ma sono piovute proteste. All’estrema sinistra si è denunciato un
“errore storico”. Anche Nicolas Sarkozy, leader della destra
dei Républicains, si è messo a difendere la libertà di scendere in
piazza. Molti dimostranti avevano fatto capire che avrebbero
sfidato il divieto.
Alla fine sindacati e governo
sono stati obbligati a trovare un
compromesso: un mini-corteo
su un circuito breve e blindato
come lo Stade de France. A parte qualche scontro verbale e un
po’ di tensioni questa volta non
si sono verificati incidenti. Al-
La sfida
Il governo intravede la
stanchezza dei sindacati
e tira dritto ma il 28 c’è
la nuova manifestazione
cuni militanti sindacali hanno
persino distribuito fiori agli agenti.
Un dato in particolare rinforza Hollande e Valls, quello della partecipazione: solo tra 20
mila e 60 mila persone sono state contate a Parigi. Sempre meno dunque a ogni nuovo raduno. “Andremo fino in fondo con
la riforma”, hanno potuto ribadire presidente e primo ministro. Scontri e degradi si sono
verificati invece a Rennes, dove
il corteo aveva riunito appena
qualche migliaia di persone.
Un’altra mobilitazione è già fissata per il 28 giugno.
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Macchina del fango Il governo contro-accusa sulle pressioni per screditare gli indipendentisti
SPAGNA
La cospirazione catalana nell’urna
» ELENA MARISOL BRANDOLINI
Barcellona
I
l giorno dopo lo scoppio
del “Fernandezgate”, come è stato chiamato lo scandalo delle conversazioni tra
il ministro degli Interni spagnolo Jorge Fernández Díaz
e il direttore della Oficina
Antifrau de Catalunya Daniel de Alfonso, da cui emergerebbe il tentativo di costruire una macchina del
fango ai danni dei partiti indipendentisti catalani, è stato teso e pieno di sorprese fin
dal mattino. Il network radio-tv Cadena Ser pubblica
parte di una relazione giunta
in possesso di Ràdio Barcelona, presuntamente eleborata dai servizi di sicurezza
dello Stato, secondo cui la
presidente del parlamento
catalano Carme Forcadell
sarebbe stata oggetto di
spionaggio, assieme alla sua
famiglia, quando era ancora
presidente della Assemblea
nacional catalana.
Nel tentativo di criminalizzare il movimento indipendentista e infatti, nello
stralcio pubblicato, si fa riferimento a collegamenti nel
passato tra alcuni dirigenti
della Assemblea catalana e la
banda terrorista basca
dell’Eta. Indignata, Forcadell domanda spiegazioni a
Fernández (che è capolista
del PP in Catalogna) e Rajoy
e qualifica l’accaduto, se verrà confermato, come “attacco alla democrazia”. Poi è la
volta della riunione della
Commissione Affari Istituzionali del parlamento catalano, per avviare la procedura di destituzione del direttore della Oac.
Tutti i gruppi, eccetto il
PP, accusano il direttore di
aver piegato un’istituzione
pubblica ad interessi di parte
e fatto uso della cospirazione come metodo di battaglia
politica.
DE ALFONSO è furibondo per
la pubblicazione delle conversazioni che addebita al
momento elettorale. Si mostra arrogante, “Chi non ha
mai cospirato scagli la prima
pietra”, ricorda ai parlamentari che tutti si sono rivolti a
lui almeno una volta trattan-
Niente
dimissioni
Il premier
Rajoy e Jorge
Fernández
Díaz. Sotto,
Artur Mas
e De Alfonso
Ansa
do temi sensibili, storie che
ha opportunamente schedato perché la sua memoria non
può trattenere tutto.
La Commissione vota di
continuare il procedimento
di destituzione nella sessione plenaria del Parlamento
di mercoledì. Intanto, il quo-
tidiano Publico p ro p on e
nuovi capitoli della registrazione, da cui si apprende che
De Alfonso e il ministro avrebbero discusso una strategia per far fuori Artur Mas
come leader di Convergència
Democràtica de Catalunya,
con l’appoggio di alcuni imprenditori catalani contrari
all’indipendenza.
Tutto questo avrà un probabile effetto sul voto di domenica, come dimostra la
flessione del PP nell’ultimo
sondaggio “proibita” in Spagna e perciò pubblicata da El
P e r ió d i c o d’Andorra. Comunque, il giorno dopo le elezioni per tutti sarà più difficile un patto di governo con
Mariano Rajoy.
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SECONDO TEMPO
Venerdì 24 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 21
Cultura | Spettacoli | Società | Sport
Secondo Tempo
De Filippi blindata per 5 anni
Museo Sordi, c’è Veltroni
Christo, nuovi orari da oggi
Mediaset “blinda” la conduttrice
rinnovando l’esclusiva per i prossimi 5
anni. Più forte il legame con Fascino,
partecipata Mediaset-De Filippi
Walter Veltroni, che conosceva
bene la famiglia, è stato nominato
presidente onorario della
Fondazione Museo Alberto Sordi
La passerella resterà chiusa
tra la mezzanotte e le sei. Saranno
rimodulati gli orari ferroviari, per
consentire l’afflusso dei visitatori
S
» FRANCESCO MUSOLINO
Biografia
GESUINO
NEMUS
Eteronimo di
Matteo Locci,
è nato nel
1958 a Jerzu,
piccolo Paese
dell’Ogliastra.
Nella sua vita
ha
collezionato
28 lavori,
dall’operaio
al contadino
all’attore
all’editor per
alcune case
editrici. Poi, a
55 anni,
disoccupato,
ha deciso di
scrivere per
se stesso. Ne
è nata “La
teologia del
cinghiale”,
libro che si è
aggiudicato il
“Premio
Campiello
opera prima”
ed è finalista
al “Premio
Bancarella”
(dopo aver
vinto il
premio
“Selezione
Bancarella”)
ono l’unico scrittore al
mondo che ha il gestore
Coop per il cellulare. Ho
comprato la scheda facendo
la spesa e ho sempre problemi di linea, gli farei anche
causa ma capisco che il Pd
per adesso ha ben altri problemi”. Dall’altra parte della cornetta, dopo diversi
tentativi a vuoto, finalmente risponde Gesuino Némus, il vincitore del premio
“Opera prima” della 54a edizione del Campiello con
La teologia del cinghiale (Elliot edizioni, pp. 238, euro
17.50). Ma la linea continua
a cadere e lo richiamiamo a
casa, nel milanese. Risponde da uno di quei vecchi telefoni marchiati Sip, quelli
con la rotella e il classico
trillo. “Ne ho comprato un
altro pochi giorni fa al mercatino dell’usato. L’ho pagato un euro e sono felicissimo perché mi godo i tempi
morti”. In che senso? “Mentre faccio il numero, prima
che prenda la linea, ho tutto
il tempo per fare una boccata di sigaro”.
MA IN REALTÀ Gesuino Né-
mus non esiste. È un eteronimo, “un omaggio a Pess oa ”, dietro cui si cela lo
scrittore ogliastrino Matteo
Locci, emigrante di Jerzu.
“Sardo al 100 per cento”, ha
da poco compiuto 58 anni e
dopo aver fatto mille mestieri ha deciso di provare a
vivere della sua scrittura.
Ma è una faticaccia. “Scrivo
in sardo e passo intere giornate a mettere gli accenti e a
tradurre i dialoghi in italiano. Perché io penso in sardo,
il libro che arriva in libreria
l’ho già tradotto in italiano”.
E la lingua sarda fa davvero
parte di Gesuino, infatti “ancora oggi con mia mamma
parlo soltanto in sardo al telefono. Se ci intercettassero
i servizi segreti, ci prenderebbero per sostenitori
dell’Isis”.
Finalista al Premio Bancarella 2016, la vittoria al
Campiello sottolinea i punti
di forza de “La teologia del
cinghiale” ovvero l’ambientazione colorita al limite del
folkloristico, l’intreccio ben
architettato ambientato nei
Tacchi d’Ogliastra, con due
bambini coinvolti nella misteriosa morte di due uomini, con tanto di finale a sorpresa. E soprattutto un’azzeccata ironia. Il secondo libro firmato da Gesuino, “I
bambini sardi non piangono
mai”, da ieri è in libreria, è
“una storia incentrata sul tema dell’indipendenza sarda, una questione cui tengo
molto. Erano gli anni in cui
la Sardegna poteva diventare una nuova Cuba e quegli
“La teologia
del cinghiale” Il romanzo d’esordio
di Gesuino
Némus ha
vinto il mese
scorso il Premio Campiello sezione opera prima ed
è finalista al
Bancarella
“Penso e scrivo in sardo
Il mio nome è un insulto”
Campiello Lo scrittore Gesuino Némus, 58 anni: “Ho fatto
di tutto, poi mi sono inventato un eteronimo. E ho vinto”
anni li ho vissuti davvero”.
Ma com’è nato Gesuino Némus? “Ho sempre scritto,
prima a mano poi con una
vecchia Olivetti, anche
mentre facevo il musicante
di strada o l’animatore dei
villaggi turistici. L’ho chiamato Némus perché in fondo ero svitato sin da piccolo”.
IN CHE SENSO? “Tutti gli
scrittori cercano pseudonimi nobili, invece ho scelto di
schierarmi dalla parte degli
ultimi. Némus, figlio di nessuno, in sardo è un insulto
grave”. Ha un timbro di voce
gagliardo, pieno di ironia
che si incrina solo quando
rievoca alcuni momenti del
suo turbinoso passato, “oggi
la gente rispetta di più i personaggi alla Gomorrama cosa ci posso fare se ho dovuto
lavorare tutta la vita?”. Gesuino (continueremo a chiamarlo così) ha iniziato a lavorare a 14 anni, “per necessità, perché ero il maggiore
di sei fratelli. Prova a dire un
mestiere – incalza – sicuramente ho fatto anche quello”.
Il libro
I bambini
sardi non
piangono
mai
l
Gesuino
Némus
Pagine: 191
Prezzo:
17,50e
Editore:
Elliot
A vent’anni fondeva la
ghisa in fabbrica ma negli
anni 80 faceva il copy nella
Milano da bere (“la gente faceva la bella vita e mi pagavano per scrivere cazzate”)
poi i supermercati mentre
correggeva bozze per piccole case editrici. “In pratica,
facevo le fotocopie”. Ma non
è tutto. “Nell’89 sono entrato alla Fininvest, scrivevo gli
sketch per i Trettrè, la Cuccarini e Columbro”.
MA LA SUA CARRIERA nella
tv privata si tronca di colpo:
“Quando Berlusconi è sceso
in campo sono andato via”.E
poi ancora, impiegato, l’inferno delle agenzie interinali e persino le redazioni
dei giornali, “ma durò pochissimo”. Il momento più
buio arrivò nel 2010: “Persi
il lavoro e passò la legge Fornero. A 55 anni ero fuori dal
mercato del lavoro. Passai
giornate ad aspettare che il
telefono suonasse”.
Ma fu proprio in quel momento che Gesuino decise
di provare davvero a farsi
pubblicare. “Il 12 febbraio
2015 ho mandato il mano-
scritto della ‘Teologia’ e una
settimana dopo ero già sotto
contratto per la Elliot. Pensavano mi chiamassi davvero Gesuino Némus, ho dovuto dirgli la verità ma continuo a scrivere mail con
l’account intestato a lui”.
Davvero? “Sì, ma dimentico
di controllarla e le email si
accumulano. Involontariamente, mi sto costruendo una reputazione alla Salinger”.
Parlare con Gesuino si-
gnifica passare un’i nt er a
mattinata al telefono. Il suo
è un dialogare fluido, pieno
di rimandi, agganci e aneddoti. Riagganciare è una vera impresa. “Ho avuto una
vita intensa, quasi come Blade Runner” e agli aspiranti
scrittori consiglia, “il romanzo è come il porco, non
si butta via niente, al massimo si ricicla. Il segreto della
scrittura è la pazienza, fidatevi”.
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22 » SECONDO TEMPO
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
PRONOSTICO CHI? Nell’anno del Leicester, ancora sorprese: Islanda,
Ungheria, Galles. E col tabellone “ignorante” ora può succedere di tutto
» ROBERTO BECCANTINI
A
vanti popoli, alla
riscossa. L’E uropa delle Nazionali nacque
nel 1960 ed è meno rigida del Mondiale, il cui
albo d’oro sembra una lobby:
venti edizioni, otto padroni (5
titoli il Brasile, 4 Germania e
Italia, 2 Argentina e Uruguay,
1 Francia, Inghilterra e Spagna). Intrusi, nessuno. Altra
musica, noi del vecchio continente. Quattordici edizioni,
nove campioni: 3 volte Germania e Spagna, 2 Francia, 1
Cecoslovacchia, Danimarca,
Grecia, Italia, Olanda, Unione
Sovietica. Proprio così: un
Paese che non c’è più (l’Urss),
un altro che è stato diviso in
due (Cecoslovacchia) e un
paio di clamorose sorprese, i
danesi nel 1992 e i greci nel
2004, anno in cui il Porto di
Mourinho si prese la Champions.
È la democrazia
del pallone, bellezza
Evviva le Eurofollie
SCHEGGE DI STORIA. L’Euro-
peo attuale potrebbe addirittura accentuare il concetto di
“partecipazione”, come è poi
la libertà cantata da Giorgio
Gaber. Improbabile, ma non
impossibile. Ebbene sì, evviva
il sorteggio “ignorante”, evviva il tabellone sbilanciato (e
poco accomodante persino
con la Francia organizzatrice).
Le federazioni affiliate all’Uefa sono 55, Platini ha portato da
16 a 24 le finaliste, la democrazia è un valore che esige un
prezzo, a maggior ragione se e
quando gli strumenti di analisi
diventano i contenuti tecnici.
Dagli ottavi, con l’eliminazione diretta, si entra nel vivo.
Domani: Svizzera-Polonia,
Galles-Irlanda del Nord,
Croazia-Portogallo. Domenica: Francia-Irlanda (nel ricordo del Trap e della mano di Henry), Germania-Slovacchia,
Ungheria-Belgio. Lunedì: Italia-Spagna e Inghilterra-Islanda. Erano cinque le debuttanti: Albania, Galles, Irlanda
del Nord, Islanda, Slovacchia.
Tutte avanti, tranne l’Albania
di De Biasi. E occhio a non scivolare sulla buccia del folclore. L’effetto fiaba della piccola
Islanda seduce e commuove,
ma il Galles, tanto per rendere
l’idea, sventola Gareth Bale,
un sinistro da cento milioni di
euro. Lui, ex terzino strappato
al rugby. Punizioni, colpi di testa, dribbling, fisico: un arsenale degno di LeBron James.
In Svezia, la Danimarca
sconfisse la Germania in finale
dopo aver eliminato l’Olanda
di Van Basten ai rigori. Non avrebbe dovuto neppure esser-
Un popolo
in festa
L’Islanda
ha circa 300
mila abitanti.
Quanti di loro
sono in Francia? Reuters
EUROPALLE Lunedì si rischia l’exit
Thiago Motta è così lento
che pare sia ancora a metà
dell’Inno di Mameli
PREOCCUPANTE decisione di Conte:
nel dopopartita di Italia-Spagna vuole
che vada a parlare Orfini
q
A PROPOSITO della sconfitta di Lille, Conte
ha detto che gli irlandesi erano così carichi che
più che De Sciglio gli sarebbe servito Schwazer
ci. Rimpiazzò al volo la Jugo- più formazione, più emulazioslavia, espulsa “per guerra”.
ne.
In Portogallo, il catenaccio
La mia griglia rimane Frandi Otto Rehhagel, un tedesco cia, Germania, Spagna, anche
cresciuto a birra e contropie- se una sola arriverà fino in fonde, inflisse una raffica di 1-0 al- do visto l’ingorgo “di parte”. Il
la Francia di Zidane, ai cechi, al ritorno dell’Ungheria, penPortogallo di Cristiano Ronal- sando allo squadrone degli ando e così la Grecia operaia di ni Cinquanta e a simboli come
Dellas, Zagorakis e Chari- Puskas, Czibor, Kocsis, scuote
steas, la Grecia pre Olimpiade la pigrizia della memoria. La
e pre crisi, spiazzò gli esperti. Croazia era una costola della
Il fine giustificava i mezzi, na- “fu” Jugoslavia, e comunque è
turalmente. Alludo alla difesa già stata terza ai Mondiali del
a oltranza. Non tutti lo capiro- 1998. Da Boban, Prosinecki,
Suker a Modric,
no. Peggio per loRakitic, Perisic:
ro.
non proprio lo
In fin dei conti,
stesso talento, ma
questo è l’an n o
del Leicester. La Imprese storiche quasi.
Si segna meno,
differenza la fan- Già in passato
no i quattrini, sì,
inoltre. La media
globale degli ultima anche le in- è accaduto
tuizioni, le scelte, l’impossibile:
mi Europei fu di
2,45 gol a partita.
le mosse. In generale, sono mol- ricordate
Nel dettaglio: 76
reti in 31 gare. Ogteplici i motivi Danimarca
che hanno congi, viceversa, è
scesa a 1,91, dopo
tribuito a piallare e Grecia?
le differenze di
69 reti in 36 gare.
Ci si muove a
scuola, di stile, di
forza.
sciami, disposti a ordire potenziali attentati contro i tiSI GIOCA TANTO, si gioca trop- ranni di turno, fra i quali non
po. E poi la globalizzazione del figura certo l’Italia di Conte.
mercato, fenomeno che ha
Il Belgio è uno scrigno che il
spinto i campionati domestici contestato Wilmots non sa coa perdere la peculiarità delle me aprire: se non ora, quando?
radici; la dittatura degli allena- La Slovacchia gira attorno al
tori (e, dunque, della tattica); miglior Hamsik di sempre.
la carenza di fuoriclasse in un
La restaurazione si agita
calcio che ci ha colto nel bel dietro l’angolo. Culla della cemezzo di uno tsunami genera- lebre sfida a scacchi tra Bobby
zionale. Senza dimenticare, Fischer e Boris Spasskij, l’Isul piano didattico, il contri- slanda dei Bjarnason e dei
buto delle televisioni: oggi si sa Traustason vive, felice, il suo
tutto di tutti, per studiare non sogno. E se questa volta la Babisogna muoversi, basta il te- stiglia non cadrà, pazienza.
lecomando. Più informazione,
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PER ALLENTAREla tensione del ritiro, il ct Del
Bosque ha proposto ai giocatori spagnoli la visione di un film comico: loro però hanno insistito per la replica di Italia-Irlanda
DOPO aver realizzato che uno 0-0 contro la
Svezia avrebbe portato l’Italia a sfidare negli
ottavi l’Ungheria e nei quarti Galles o Nord Irlanda, Eder è stato
multato
I 10 DIFFIDATI azzurri
hanno fato un patto:
contro la Spagna nessuno si farà ammonire
così tutti potranno giocare la prima partita
dell’Europeo 2020
DOPO LE SFIDE brutti
contro belli ed etero
contro gay, Bonolis sta preparando uno speciale “Ciao Darwin” con una nuova, incredibile
sfida: giocatori di calcio contro riserve di Conte
ZAZA DICE che Motta è così lento che ieri, a
metà del secondo tempo, passandogli vicino
l’ha sentito cantare: “Dov’è la vittoria/le porga
la chioma/ché schiava di Roma/Iddio la creò”
IN CRISI D’ASTINENZA dopo la maratona
post ballottaggi e la maratona post Brexit,
Mentana annuncia che dalle 23 di lunedi inizierà la maratona post Europeo dell’Italia
ULTIM’ORA: rapito Fassino! È prigioniero in
un covo della Figc e verrà indotto a leggere il
seguente comunicato: “Signor Conte, se lei è
quel bravo allenatore che dice di essere, provi a
scegliere 11 giocatori e a battere la Spagna”
LA FEDERAZIONE svedese ringrazia Zlatan
Ibrahimovic che ha voluto congedarsi dalla
Nazionale esibendosi non in una, bensì in 3
partite d’addio
DOPO AVER SAPUTO che il tallone d’Achille
del portiere della Spagna De Gea sono le donne, Conte cambia centravanti: fuori Pellè, dentro Diletta Leotta
SUPERSTITE La “Sinfonia” venne composta in parte nei ricoveri durante i bombardamenti, nel 1942
MUSICA
Giuseppe Grazioli nell’Olimpo di Marinuzzi
» PAOLO ISOTTA
Catalogo
ll suo
successo
come
direttore
sottrasse
tempo
alla composizione.
Da qui
il suo repertorio
ristretto
I
l più grande direttore d’orchestra del Novecento è
anche uno dei più grandi
compositori del Novecento. È
Gino Marinuzzi, nato a Palermo nel 1882 e morto a Bratto,
Prealpi varesine, il 17 agosto
del 1945. Salì sul podio per
l’ultima volta a Milano per dirigere il Don Giovanni di Mozart il 24 aprile: era infatti da
anni direttore artistico e poi
soprintendente della Scala
dopo esserlo stato dell’Opera
di Roma e, pur non essendo fascista, volle restare al suo posto sotto la Repubblica Sociale per salvare l’istituzione: vi
riuscì sebbene il teatro fosse
stato distrutto dalle bombe
nemiche.
POCHE le incisioni superstiti
giacché il corpus delle matrici,
essendo la sua casa discografica la Telefunken, si trovava
su di un treno diretto in Ger-
mania del pari bombardato:
bastevoli a testimoniarne l’arte senza paragoni in tutto il repertorio, da Monteverdi all’avanguardia, italiano, francese,
russo, tedesco. Il suo successo
quale direttore sottrasse tempo alla composizione, onde il
suo catalogo è ristretto.
GLI SI DEBBONO tre Drammi
musicali, il primo dei quali
rappresentato sotto la sua direzione quando aveva ventun
anni. Jacquerie, del 1918, ha
per soggetto la rivolta dei contadini francesi nella Piccardia
del 1358: in Italia il regime fascista la proibì per l’argomento; è partitura di tale avanguardia che sconcertò lo stesso
Puccini, di Marinuzzi sodale e
ammiratore. Palla de’ Mozzi,
storia cinquecentesca di un
condottiero delle Bande Nere,
uno dei capolavori del Dramma musicale novecentesco,
venne battezzato alla Scala nel
1932, corse il mondo e per l’ul-
Chi è
Nato a
Palermo nel
1882, morto a
Bratto, 1945
La carriera
Direttore
d’orchestra e
compositore.
Soprintendente e direttore
artistico
all’Opera di
Roma e alla
Scala
Antifascista
Gino Marinuzzi, uno dei
più grandi del
Novecento
tima volta venne diretto
dall’Autore all’Opera di Roma
nel 1942. Dopo la guerra non è
stato mai eseguito: i primi teatri che avrebbero il dovere elementare di riproporlo sono
appunto questi due. Fin qui del
compositore mi sono occupato solo io (“qualcuno doveva
pur farlo”, disse Schönberg al
medico militare che gli chiedeva se fosse il celebre musicista), in particolare nel mio
recentissimo libroAltri canti
di Marte. La Sinfonia in La
venne composta, in parte nei
ricoveri durante i bombardamenti, nel 1942; ne esiste
un’ottima incisione capitanata da Niksa Bareza a Zagabria.
La settimana scorsa l’ha diretta al “Massimo Bellini” di
Catania Giuseppe Grazioli il
quale con questa rivelatrice e
rapinosa esecuzione, secondata dall’eccellente orchestra,
entra nel novero dei grandi:
l’acustica del teatro, una delle
migliori al mondo, ha fatto sì
che il capolavoro risonasse come a tre dimensioni: a me pareva di ascoltarlo per la prima
volta, e ne ho colto ricchezze
che ancora m’erano sfuggite.
Grazioli mi ha detto che dal
podio ha avuto la medesima
sensazione. Marinuzzi era un
latinista e poche opere come la
Sinfonia sono così pervase da
un ethos virgiliano. Se il primo
tempo s’intitola, alla rinascimentale, Apertura, il secondo
è la Georgica – la Natura vista
come consolatrice ma anche
in tutta l’arcana terribilità - e il
terzo Ditirambo: una pagina
rivoluzionaria, d’un’arditezza
ritmica che si lascia dietro
qualsiasi altra del Novecento.
V’è il dionisiaco nietzscheano
insieme con l’orrore per la
guerra degli ultimi libri dell’Eneide.
MA IL LAVORO compositivo,
l’ars, è d’una tale complessità
da lasciar stupefatto l’analista:
la struttura contrappuntistica
non ha eguali, le armonie nascono dall’incrocio delle linee
entro un’orchestrazione magica. Solo che il tratto della
somma arte è d’esser semplice
una volta che si dispiega di
fronte a chi debba contemplarla: così è della Sinfonia,
che riesce a esser persino un’opera di trionfale successo. E’
appena incominciata a rinascere, da poco più di vent’anni:
per me è come una figlia prediletta e insieme una madre.
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SECONDO TEMPO
Venerdì 24 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 23
Musica
CELEBRAZIONI Un concerto si trasforma in festa: al fianco dell’usignolo di Woodstock
MASTERIZZATI
i colleghi di una vita e il pubblico, che battendo le mani coltiva i sogni di intere generazioni
I
Il disco
75th
Birthday
Celebration
l
Joan Baez
Doppio cd e
dvd.
Razor&Tie–
Egea
Pillola
IRENE
FORNACIARI, IL
SINGOLO
Da oggi in radio “Questo
Tempo”, il
nuovo singolo, terzo
estratto dal
suo ultimo
progetto
omonimo
discografico
n
Mumford
& Sons, pop
urbano
globale (nato
in Africa)
» PAOLO ODELLO
n apertura God is God, a seguire There But For Fortun
un classico scritto da Phil Ochs nei lontani anni '60, sul
palco solo lei, Joan Baez, la
sua chitarra e la sua inconfondibille voce. Dal suo esordio sono trascorsi oltre
cinquantanni, e “l'usignolo
di Woodstock”, arrivata al
75esimo compleanno, si regala un concerto che è riunione festosa per quella famiglia infinita che da sempre la segue. Al suo fianco arrivano gli amici e colleghi di
tutta una vita, da David
Bromberg a Jackson Browne, Mary Chapin Carpenter e Judy Collins, David
Crosby, Emmylou Harris,
Indigo Girls, Damien Rice,
Paul Simon, Mavis Staples,
Nano Stern, Richard Thompson.
CONCERTO pronto a trasfor-
marsi velocemente in festa,
con un pubblico partecipe
che non perde occasione per
sottolineare, battendo le
mani, il ritmo di brani che
hanno fatto da colonna sonora ai sogni e delle aspirazioni di intere generazioni. È
il 27 gennaio, e sul palco del
Beacon Theatre di New
York va in scena il Joan Baez
75h Birthday Celebration. Evento unico e irrepetibile,
per forza e freschezza che
neppure il medium di un
supporto digitale riesce a
smorzare. Al centro Joan
Baez e il suo modo di vivere
in musica. In scaletta il folk
degli esordi, la poesia di
Dylan e Parra, l'eco di Guthrie, di Lennon e dei tutti gli
altri incontri che ne hanno
segnato la musica e accompagnato l'impegno civile di
tutta vita. Lei li affronta come sempre, al centro la sua
musicalità, e la voglia di rileggersi nel confronto con
gli altri, senza mai concedersi alla nostalgia, solo per il
» PASQUALE RINALDIS
I
Tutta la musica di Joan
sul palco per i 75 anni
piacere di farlo. Un cofanetto con due cd e il dvd (anche
in digital download) dello
spettacolo, ne sono testimonianza diretta. In un continuo alternarsi di racconti, aneddoti e ricordi legati a canzoni e autori, ecco arrivare
Freight Traine la chitarra di
David Bomberg, a seguire le
note di Blackbird con David
Crosby (voce) e Dirk Powell
(chitarra) e She Moved Trough the Fair, alla voce della
Baez si somma quella Damien Rice (harmonium).
CATCH THE WIND la affronta
insieme Mary Chapin Carpenter. Ogni brano un nuovo
arrivo Emmylou Harris e
RNB E NU SOUL Terreni (non solo) anglofoni
Successi
Il folk degli esordi,
la poesia
di Dylan
e Parra,
l’eco di
Guthrie e
di Lennon
Jackson Browne per l'omaggio a Woody Guthrie con Deportee (Plane Wreck at Los
Gatos). Seven Curses accompagnata dalle percussioni
del figlio, Gabriel Harris,
nuovamente da sola con
Swing Low, Sweet Chariot e
chiudere la prima parte in
duo Mavis Staples Oh, Freedom/Ain't Gonna Let Nobody Turn Me Around.
La seconda la apre The
Water Is Wide in compagnia
di Indigo Girls e Mary Chapin Carpenter, a seguire ancora con Indigo Girls affronta la dylaniana Don't Think,
It.s All Right per poi tuffarsi
nella rilettura di House of the
Risinga Sun sostenuta da
IN STUDIO Un duo in crescita
Bomberg Powell e Harris.
Il viaggio continua e Richard Thompson la affianca
in She Never Could Resist A
Winding Road. Ecco di nuovo Browne con la sua Before
le Deluge, e Judy Collins e
Powell per Diamonds & Rust.
Il sentito ricordo di Violeta
Parra con un Gracias a la Vida da antologia insieme a
Nano Stern. The Boxer con
Paul Simon e ancora ricordi,
Robbie Robertson e The
Band, con The Night They
Drove Old Dixie Down cantata con Grace Stumberg,
per arrivare a chiudere con
Forever Younga tu per tu con
la sua chitarra.
ncursioni nell’Af robeat con contaminazioni nella Pop music
occidentale, negli ultimi
tempi, sono sempre più
frequenti e quasi non fanno più notizia. Eppure sono molte le gemme provenienti dall’Africa, come
questo J oh an ne sb ur g, il
nuovo Ep a firma Mumford & Sons, che dopo una
breve fuga in Sudafrica, in
due giorni e due notti, hanno registrato i 5 brani che
lo compongono, There will
be time, Wona, Fool you've
landed, Ng amila eSi tu
Veux con gli artisti Baaba
Maal, Beatenberg e The
Very Best. Un disco che
condensa i ritmi africani,
le voci, i linguaggi e il songwriting occidentale, per
un’opera che si può definire “pop urbano globale”.
La band guidata da Marcus Mumford, che in passato si è imposta al grande
pubblico per la capacità di
forgiare ballate coinvolgenti che sembrano provenire da un’altra epoca,
dopo aver spiazzato con la
svolta elettrica dell’ultimo
album Wilder Mind, ora
cambia nuovamente pelle.
Nonostante i ritmi e le inflessioni afro la facciano
da padrone – e il banjo è di
nuovo messo da parte – il
disco suona sempre in stile
Mumford & Sons, facendo
intravedere le possibili direzioni che la loro musica
potrà intraprendere nel
futuro prossimo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL CONCERTO Arpeggi e improvvisazioni
Giovane, italiano e di talento Anche il fluido elettronico L’ultimo piano di Kikuchi
Una rarità da tenersi stretti può essere ipnotico
Peccato non suoni più
» DILETTA PARLANGELI
AINÉ È cresciuto a pane e passaporti. Ancora un lustro prima di arrivare ai trent’anni, ha già studiato a
Roma, Los Angeles e, non pago, nel 2015 si è accaparrato la borsa di studio della Berkelee College of
Music di Boston. Ha girato sui palchi al fianco di Gegè
Telesforo e sembra già aver capito quali siano i giri
giusti che, giustamente, lo coccolano. Arnaldo Santoro fa una cosa per niente facile, si muove in un terreno che in Italia di rado sfonda il muro del mainstream: RnB e nu soul, con carezze all’hip hop. Proprio per questo, dovrebbe restare con i piedi ben
piantati in Italia. Il suo album “Generation One” è nei
brani che mischiano le sonorità internazionali alla
lingua italiana, che risulta particolarmente vincente.
Certo, in questo modo la sfida si fa più ardua, ma la
carica della classe ’91 dovrebbe bastare ad affrontarla. Sul mercato anglofono ha troppi illustri predecessori con cui fare i conti, e rischierebbe di perdersi
nel mare della produzione Usa. Non sembri un invito
a guardare al piccolo orticello: puntando sui testi in
italiano potrebbe fare la differenza, lavorare sui picchi esagitati dell’interpretazione (domati in studio,
palesi dal vivo), sporcarsi un po’, e riuscire dove altri
hanno fallito.
Degne di nota: “Nascosto nel buio”, “Dopo la pioggia”.
Il disco
l
Generation
One
Ainé
Totally
Imported
» GUIDO BIONDI
IL GOTHA della musica elettronica deve aver deciso
inconsciamente che la primavera-estate 2016 è il
periodo migliore per far ascoltare nuova musica: Autechre, Mark Pritchard, Underworld, Brian Eno, Bibio… in attesa di Aphex Twin tra due settimane. The
Digging Remedy è l’ottavo album in studio del duo
Plaid, aka Ed Handley e Andy Turner (entrambi ex
The Black Dog), in costante crescita soprattutto dopo l’ottimo Reachy Prints, contenente la gemma “Hawkmoth”, un vero muro di suono. Per chi non li conosce affatto meritano i remix per Björk e Goldfrapp.
La prima traccia interessante è “Clock”, minimalista
ma densa di pathos, tipica del “floating” sound, sospeso e ipnotico. “Lambswood” inserisce nelle tessiture del duo inglese elementi di world music, sperimentando nuovi orizzonti sonori. “Yu Mountain” è
la più accessibile, grazie all’arpeggio caro a Lindstrøm. C’è spazio a una sorta di ballad elettronica,
malinconica e tenera, “Wen”e ai nuovi arrangiamenti proposti con successo da Lone, “Reeling Spiders”.
Presenti anche momenti di noia abissale (“Do Matter”, “Dilatone”, “Saladore”) ma, complessivamente, l’album decolla e si inserisce nel solco dorato dei
Boards of Canada per profondità e innovazione (e
con i quali condividono la totale negazione di ogni
forma di promozione e marketing discografico).
Il disco
The
Digging
Remedy
l
Plaid
Warp
» ANDREA DE GENNARO
SOGGETTO atipico nel mondo della musica improvvisata. E non bastano i natali giapponesi, pur peculiari per definizione, a spiegare questa singolarità.
Masabumi Kikuchi è stato un pianista dotatissimo,
eppure poco celebrato. Scomparso quasi un anno fa
a settantacinque anni. Portato agli onori da Paul Motian che lo fece sedere allo sgabello del pianoforte nel
tempio del Village Vanguard ha da quei primi anni
novanta costruito un’estetica peculiare e raffinatissima. Molto spesso costruita più su accenni e sottintesi che su fraseggi sovraccarichi. Amato e osservato anche da chi inizialmente si poneva dei dubbi
(toccante la rievocazione del collega Ethan Iverson
nelle note di copertina di questo Black Orpheus, al
tempo stesso epitaffio e introduzione) nella sera del
concerto ora su disco Kikuchi aveva un reminder sul
leggio: “Suona più adagio, io (ri)suono meglio quando suono più adagio”. Non si fosse saputo di questo
auto-appunto, lo si sarebbe potuto dedurre dall’album. Una serie d’improvvisazioni più o meno concatenate in cui è palese il rigore con cui cerca la propria voce al piano con dedizione e meticolosità. Nonché un pizzico di ascetismo, questo sì tutto nipponico. Singole note, arpeggi, accordi poi dei cluster, e
un intermezzo su Manhã de Carnaval che rimarrà nel
tempo. Peccato non possa riproporlo.
Il disco
Black
Orpheus
l
Masabumi
Kikuchi
Etichetta:
Ecm –
Ducale
music
24 » ULTIMA PAGINA
Dalla Prima
» MARCO TRAVAGLIO
P
eccato che l’impianto non esistesse e fosse per giunta
privo dei permessi edilizi. Errani, punto sul vivo della sua immagine e già nel mirino delle opposizioni per il finanziamento
al fratello, incarica verbalmente (senza protocollare) non l’assessore all’Agricoltura che ha erogato i fondi, ma due funzionari regionali di stilare una relazione in sua difesa. I due eseguono e scrivono che è tutto regolare. Errani gira la relazione
alla Procura di Bologna con una
sua nota autografa. Un clamoroso autogol, visto che i pm scoprono che la relazione e la sua
nota sono piene di omissioni per
nascondere le irregolarità
dell’operazione. Così il governatore finisce a giudizio per falso in atto pubblico coi due dirigenti, che rispondono anche
di favoreggiamento. Alla fine il
Gup, con rito abbreviato, assolve i tre. Motivo: hanno mentito
nella relazione e nella nota, ma
non c’è prova del dolo, cioè che
l’abbiano fatto apposta. Può essersi trattato di insipienza o superficialità. In appello, però, i
giudici condannano il terzetto
perché il dolo c’è eccome: Errani si rivolse ai funzionari anziché all’assessore (che si è “voluto sottrarre al maquillage dei
fatti”) perché voleva una relazione favorevole, infatti non la
protocollò perché – casomai
non gli piacesse – avrebbe potuto imboscarla. Tutti, infatti,
conoscevano gli atti (tipo la variante chiesta da Giovanni Errani alla Regione per modificare il progetto da 6 a 2,7milioni,
ma non il finanziamento di 1 milione) che attestavano l’irregolarità del finanziamento: ma i
due dirigenti li occultarono per
salvare il governatore. È la prova dell’“accordo illecito tra Errani e i dirigenti” col “preciso
intento di nascondere all’Ufficio inquirente e all’opinione
pubblica l’evidenza dei fatti”,
con un “intento depistante”,
“volutamente omissivo e fuorviante, al fine di non alienare
consensi sull’operato dell’amministratore e del suo Presidente”. Cioè al “fine personalistico
ed utilitaristico di tutela politica del presidente Errani”.
Il quale, in scadenza di mandato e non rieleggibile, si dimette con qualche settimana d’anticipo. Poi la Cassazione annulla il verdetto, ma non perché lo
ritenga innocente, infatti ordina un nuovo appello, per precisare meglio la prova del dolo:
posto che la relazione non diceva la verità, bisogna spiegare
perché il governatore, “per occultare i supposti favoritismi di
cui avrebbe goduto il fratello”,
avrebbe “scelto la soluzione apparentemente meno logica e
cioè sollecitare un accertamento” ai pm, “accollandosi il rischio” che le bugie della relazione fossero smascherate.
Presto sapremo con quali motivazioni la Corte d’appello ha
ritenuto che il dolo non fosse
provato. Quel che è certo –lo dicono anche i giudici che lo assolvono – è che Errani presentò
carte false alla Procura su un finanziamento alla coop di suo
fratello. Altro che inchiesta infondata, calvario, risarcimento
e riabilitazione.
Ps. Il Pd che beatifica Errani
è lo stesso che denuncia Virginia Raggi alla Procura di Roma
per aver segnalato nel 2015 anziché nel 2014 un incarico da 5
mila euro all’Asl di Civitavecchia. Ma vergognarsi, ogni tanto?
Q
uesto Paese ha due problemi e
il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, li ha entrambi
chiari (no, nessuno dei due è il traffico).
Il primo: “La maggior parte dei direttori di giornali, radiotv (sic) e così via, di
economia non sa niente. È un problema
serio”, ha detto ieri alla Luiss. L’affermazione –che di primo acchito saremmo pronti a sottoscrivere – è declinata
così: “Non sono in grado di fare altro
che andare a prendere il piccolo problema e farlo diventare enorme” o al
massimo dire che qualcuno “l’ha na-
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 24 Giugno 2016
RIMASUGLI
Visco e la Banca
centrale
indipendente
(dal popolo bue)
» MARCO PALOMBI
scosto”. Che Bankitalia fosse infastidita dall’invadenza della
stampa è davvero una notizia, visto
che nessuno la nomina mai senza panegirici degni delle vecchie Vite dei
Santi. Ad esempio: quello che raccontiamo a pagina 2 – la bugia di Visco al
Parlamento su Pop Vicenza – oggi con
ogni probabilità la leggerete solo qui.
Dice: le banche hanno problemi? “Io
ancora mi stupisco di quanto sia stato
resistente il sistema: il Pil è caduto del
10%, e già questa è una cosa grossa, ma
la produzione industriale è calata del
25”. Insomma, è andata di culo, ma
qualcosa bisognerebbe ancora fare e qui ci si scontra col secondo
problema: le elezioni. “È un continuo
di elezioni, tutte non sincrone, per ognuna delle quali bisogna vendere
qualcosa che non è realizzabile, perché
sennò non prendi i voti”, visto che “la
gente ha memoria bassa e quindi crede
a quello che le raccontano”. E qui, al
netto del paternalismo sulla “gente”, si
capisce una cosa: quando una Banca
centrale è indipendente, alla fine lo è
soprattutto dalla democrazia.