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CENA AL BUIO
La cena al buio mette in gioco soprattutto l'identità. La propria e quella degli
altri.
Una cena, elegante e formale, servita però in un locale tenuto rigorosamente
al buio, dove gli ospiti sono serviti e guidati da personale non vedente, in uno
stimolante percorso alla scoperta del cibo e dei sapori.
Il menu non viene rivelato, per consentire ai commensali di cimentarsi nel
riconoscimento dei cibi senza l’ausilio della vista.
I commensali, privati del cellulare e degli orologi da polso con le lancette
luminose, sperimentano per un paio d'ore cosa significa essere completamente
non vedenti: prendere posto a tentoni, rovesciare la bottiglia dell'acqua nella
ricerca vana del cestino del pane, mangiare assaporando le pietanze con il solo
supporto del gusto rinunciando all'appetito degli occhi.
Aspetti curioso di assaggiare cosa hanno preparato in cucina di tanto
profumato, porti la forchetta alla bocca con cautela, facendo attenzione a non
infilarla nel naso, e senti sulla lingua il sapore freddo del metallo: non hai
pescato nulla nel piatto che la cameriera cieca ti ha servito con cura.
Si tratta di deliziosi ravioli alla salvia, scoprirai in seguito, quando aiutandoti
maldestramente con le dita (tanto nessuno vede!), sarai riuscito a portare
finalmente alla bocca un vero boccone.
In fondo non è altro che un gioco di ruolo, vissuto in prima persona. Basta far
presente il disagio e una guida gentile ti accompagna all'ingresso a riveder le
stelle. Chi resiste invece, guadagna l'esperienza del limite, una lenta ma
affascinante riscoperta di se stesso, del proprio corpo e del mondo che lo
circonda.
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