20 dicembre 2006 agli amici sacerdoti

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20 dicembre 2006 agli amici sacerdoti
“Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione,
piangono per aiuto, chiedono felicità e pane,
salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte.
Così fan tutti, cristiani e pagani.
Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione,
lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane,
lo vedono consumato dai peccati, dalla debolezza e dalla morte.
I cristiani stanno vicini a Dio nella sua sofferenza,
Dio va a tutti gli uomini nella sua tribolazione;
sazia il corpo e l’anima con il suo pane,
muore in croce per cristiani e pagani
e a questi e a quelli perdona.”
D. Bonhoffer
Carissimo
come forse già sai a metà gennaio raggiungerò i sacerdoti “fidei donum” della nostra
diocesi che operano in Brasile per condividere con loro alcuni anni di esperienza e servizio
pastorale. Mi sembra bello, alla vigilia della partenza, condividere con te e con gli altri
confratelli sacerdoti alcune riflessioni che ho maturato in questi mesi: sono convinto di non
andare in missione a titolo personale, ma a nome della Chiesa di Cuneo e del Presbiterio
diocesano.
Chi mi conosce sa bene che il desiderio di “andare in missione” risale agli anni del
Seminario. Divenuto sacerdote ho dato la mia disponibilità per la missione “ad gentes”
prima mons. Aliprandi e a poi mons. Pescarolo.
Nel marzo del 2004 ho accolto volentieri e con gioiosa sorpresa la proposta di andare in
Brasile, per continuare l’esperienza “fidei donum”, che don Gianni mi ha rivolto a nome del
Vescovo. Nei mesi di ottobre e novembre scorsi ho partecipato al corso di preparazione
per missionari partenti per l’America Latina organizzato dal CUM a Verona. Ho avuto
occasione di riflettere, confrontarmi ed approfondire le motivazioni che in questi anni sono
maturate in me.
Se penso a questi undici anni di sacerdozio e alle esperienze che ho vissuto debbo
riconoscere che a mantenere vivo in me un respiro universale sono stati, in modo
particolare, l’Azione Cattolica prima e l’Scoutismo poi. Due doni inaspettati del Signore:
undici anni fa non avrei mai pensato di imbattermi in queste realtà, anzi le ritenevo “cose
da evitare”. Oggi mi ritengo un prete fortunato!
L’Azione Cattolica mi ha fatto scoprire una Chiesa i cui confini superano la mia parrocchia
e la mia diocesi. Mi ha fatto conoscere e amare la chiesa popolo di Dio sognata dal
Concilio: lì l’ho vista realizzata.
Lo scoutismo mi ha aperto gli occhi sulla responsabilità che ho di “lasciare questo mondo
un po’ migliore di come l’ho trovato”: mi ha reso attento alle grandi questioni della giustizia,
della pace, della globalizzazione …
PELLEGRINO CARLO P.za Vittorio Emanuele, 1 12010 Valdieri CN
Tel. 017197100 3337023663 e-mail [email protected]
Se l’esperienza parrocchiale (san Paolo, san Rocco, Unità Pastorale Valle Gesso) mi ha
fatto incontrare, ed aiutato ad amare, la chiesa e il mondo che abitano sotto il campanile,
l’esperienza di Azione Cattolica e dello scoutismo mi hanno aiutato a salire sul campanile
per incontrare la stessa chiesa e lo stesso mondo e accorgermi quanto è ristretto lo spazio
raggiunto dall’ombra del campanile.
A ben pensarci io non parto per la missione, ma continuo la mia missione di prete.
L’essere missionario e l’essere prete non sono cose differenti. Il Concilio Vaticano II dice
che “il dono spirituale che i Presbiteri hanno ricevuto nell’ordinazione non li prepara ad una
missione limitata e ristretta, bensì ad una vastissima e universale missione di salvezza”
(PO).
C’è una domanda che tanti mi rivolgono in questi giorni e che mi fa pensare parecchio:
perché vai in Brasile quando c’è bisogno di preti qui da noi? Penso non sia questione di
“bisogni” (c’è bisogno di preti qui a Cuneo e c’è bisogno là a Cuiabà), ma di “vocazione”.
Accanto al desiderio di “diventare prete” ho sempre custodito il desiderio di “andare in
missione”. Ho affidato questi desideri al Vescovo perché fosse lui il garante dell’autenticità
della mia vocazione. Dal quando il Vescovo, a nome della Chiesa, undici anni fa ha
accolto il mio desiderio di diventare prete ho avuto la certezza che questa è la strada della
mia santità. Da quando il Vescovo lo scorso anno ha accolto il mio desiderio di andare in
missione, sono certo che questo è il sentiero su cui Dio mi chiama a camminare e a fare
strada per crescere e maturare. Dunque non mi domando: dove c’è bisogno di preti, ma
dove il mio Dio mi chiama a crescere e a servire il Suo Regno. Il fare strada insieme agli
impoveriti di questo mondo, breve o lunga che sia, mi auguro mi avvicini un po’ di più a
quel Dio che si è fatto povero per arricchirci dei suoi doni.
Vado in Brasile per conoscere e servire la stessa chiesa che ho conosciuto e servito in
questi anni qui a Cuneo. Vado per condividere la fede con un popolo amato da Dio, così
come in questi anni ho cercato di fare là dove il Signore mi ha dato la fortuna di crescere.
Vado per scoprire le meraviglie che Dio compie per liberare il suo popolo dall’ingiustizia.
Vado in Brasile per cercare quel Gesù che ha fame, ha sete, è ammalato, … (Mt. 25,31ss)
lo stesso Gesù che ho cercato e incontrato in questi undici anni di sacerdozio a Cuneo.
Penso sovente ai miei genitori, ai miei fratelli e sorelle, ai miei nipoti … penso all’amicizia
schietta e costruttiva che ho condiviso con don Luca e con tanti preti in questi anni …
penso a quanto mi è costato staccarmi dall’AC e lo sarà staccarmi dall’AGESCI … penso
ai tanti volti che ho incontrato … e mi vengono in mente le parole di Gesù nel tempio a
Gerusalemme: “Non devo forse occuparmi delle cose del Padre mio?” Sì! Penso a chi
lascio e alle sofferenze che posso creare, ma, ne sono convinto, è in Brasile che il mio Dio
mi attende.
Valdieri, 19 dicembre 2005