mies seagram - Ordine Architetti Roma
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mies seagram - Ordine Architetti Roma
Seagram Building (Aquisgrana 1886-Chicago 1969). Figlio di uno scalpellino, la sua formazione di architetto si svolge a Berlino, presso lo studio di Behren (1908-11), dove entra in contatto con le contemporanee esperienze maturate da Gropius e Le Corbusier. In questi anni studia l'architettura neoclassica di K. F. Schinkel, che influenza decisamente le sue prime opere. Nel 1911 in Olanda conosce H.P. Berlage. La guerra interrompe la sua attività e costituisce nello stesso tempo una pausa di riflessione e di elaborazione di una poetica personale, influenzata dall'interesse per l'avanguardia figurativa, da De Stijl all'Espressionismo al Dadaismo. Mies fa parte del Novembergruppe, fondato nel 1918, e ne dirige la sezione architettonica dal 1921 al 1925. Contemporaneamente, esercita la professione di architetto a Berlino. In questo periodo elabora progetti per grattacieli in acciaio e vetro (1919 e 1920/21) e per case di campagna in laterizio e cemento armato (1923/24) a Berlino; sempre a Berlino realizza il monumento a K. Liebknecht e Rosa Luxemburg (1926), di ispirazione nettamente espressionista. Le tappe successive della sua ricerca sono segnate dal padiglione della Germania all'Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929, dalla Tugendhat House a Brno (1930). Dal 1926 al 1932 Mies è vicepresidente del Deutscher Werkbund, per cui organizza importanti mostre, fra cui quella memorabile al quartiere sperimentale Weissenhoff di Stoccarda nel 1927. Dal 1930 dirige la Bauhaus, fino alla chiusura definitiva della scuola da parte del governo nazista nel 1933. Abbandonata la Germania nel 1937, l'si trasferisce negli Stati Uniti, dove, l'anno successivo viene nominato direttore della facoltà di architettura dell'Institute of Technology di Chicago, dove inizia la sua attività americana progettandone il nuovo campus (realizzato dal 1942). Una grande mostra che gli è dedicata nel 1947 dal Museum of Modern Art di New York, consacra definitivamente la sua fama. Particolarmente numerose le opere del periodo americano a Chicago e a New York che hanno fortemente influenzato l'architettura del Novecento. Tra esse va ricordata la Casa Farnsworth (Plan/Illinois 1946-1951), le torri ad appartamenti in Lake Share Drive (Chicago, 1948-1951), il "Seagram Building" (New York, 1956-1959); la "Neue Nationalgalerie" (Berlino, 1962-1967). New York, Park Avenue Giovanni Pasanella Nasce nel 1931 a New York, nel 1953 si diploma alla scuola di pittura della Cooper Union, nel 1958 riceve la laurea in architettura alla università di Yale. Subito dopo la laurea intraprende un viaggio di studio in Italia grazie alla vincita di una prestigiosa borsa di studio, la Yale Traveling Fellowship. Una volta rientrato negli Stati Uniti entra a lavorare presso lo studio di Edward L.Barnes dove riesce a mettrsi in luce ed a ottenere subito mansioni da progettista. Nel 1962 apre il proprio studio negli spazi riservati agli artisti presso la Carnegie Hall. Nel 1975 si associa a J. Arvid Klein. Lo studio si occupa di progettazione urbana, residenziale, scolastica, commerciale e di architettura degli interni. Tra i suoi lavori: una struttura sportiva per la Seagram & Sons; ed una per il New York State University College; edifici per l'Università della Virginia; una ristrutturazione di un edificio per la Municipal Asphalt Plan in Manhattan che è diventato monumento nazionale. Ha insegnato alla Columbia University come professore associato, è stato consulente per la New York City Planning Commission, e per la Associazione per il restauro di Little Italy. Ha vinto diversi premi come la menzione nella FDR Memorial Competition; il New York Chaplter A.I.A. Residential Award per il progetto delle case popolari di Twin Park West, nel Bronx nonché l'Architectural Record Award per una serie di residenze private. Dal 1979 è Fellow della American Institute of Architects. Dal 1970 al 2000 è stato conservatore del Seagram building. Denominazione: Seagram Building Ubicazione: New York 10152,375 Park Avenue (52nd St. & 53rd St.) Progettista: Ludwig Mies van der Rohe con Philiph Johnson Committenza: Joseph E. Seagram & Sons Tipologia edificio: grattacielo, edificio per uffici commerciali Sistema costruttivo: struttura portante in acciaio e cemento armato con un curtain wall di bronzo e vetro scuro Data realizzazione: 1954-1959 Direttore dei lavori: Phyllis Lambert Il Seagram Building, commissionato dalla multinazionale canadese Joseph E. Seagram e figli, e completato nel 1958, è un grattacielo per uffici posto su una lastra di granito che costeggia Park Avenue. Per l'affidamento dell'incarico, Phillys Lambert si rivolse a Philip Johnson, il quale la indirizzo verso un gruppo di architetti moderni più validi tra cui Ludwig Mies van der Rohe che lei scelse come progettista del nuovo edificio. La scelta urbanistica di Ludwig Mies van der Rohe è radicalmente nuova. La torre non viene collocata a filo con Park Avenue, la cui trasformazione da via residenziale a direttrice degli uffici iniziava allora, ma nel mezzo del lotto che corrisponde ai tre quarti dell'isolato tra la 52esima e la 53esima strada. L'arretramento dell'edificio dà luogo ad una piazza pubblica e dimensiona un vuoto a cui rapportare il pieno, individua una dilatazione verso l'interno rispetto agli allineamenti tradizionali esistenti e crea un innovazione nello scenario storico delle "strade corridoio" di Manhattan: l'edificio diventa così principale riferimento, sia verticale che orizzontale, nel panorama della Park Avenue. Il Seagram Building si manifesta d'improvviso, a chi percorre la grande strada newyorkese, in una prospettiva che esalta al massimo la perfezione delle sue dimensioni e del suo ritmo architettonico. Lo spazio antistante l'edificio, caratterizzato da due fontane simmetriche e alberi ai due lati, si estende senza soluzione di continuità al pian terreno attraverso la pavimentazione della piazza in lastre di granito, mentre sono di travertino le poche pareti all'interno del grattacielo e la gabbia degli ascensori. La pianta dell'edificio, arretrata di 27,5 metri rispetto al fronte stradale, è rettangolare con le travi verticali della struttura in acciaio e cemento armato disposte a maglia quadrata (sei pilastri verticali sul prospetto principale e quattro su quello laterale). L'interasse dei pilastri, tra i quali si inseriscono sei aperture di finestre, è di 8,5 metri. La differenziazione tra la base ed il corpo principale dell'edificio è fortemente accentuata dalla presenza dei pilastri del portico che, pur scomparendo alla vista nella parte superiore, rimangono visibili ed enfatizzati nelle soluzioni d'angolo dove vengono doppiamente sovrapposte una guaina in cemento e una lamina in metallo. I pilastri del portico costituiscono un secondo basamento, virtuale ed aereo, poggiato sulla grande lastra in granito e delimitato superiormente sia dal soffitto del pianterreno di 7,30 metri di altezza sia dallo sbalzo che lo prolunga in aggetto sulla facciata, separandolo dalla massa superiore dei piani. La struttura di ferro è rivestita, al di sopra del piano terra, di un curtain wall di bronzo e vetro scuro per proteggere dal sole. Alla sommità del grattacielo di 39 piani, il motivo modulare delle finestrature si interrompe per dar posto al grande volume degli impianti tecnici in esso racchiusi. Attraverso le diverse ingegnosità tecniche più che con l'invenzione di nuove forme Mies consegna un edificio che ristabilisce un ordine ed una nuova gerarchia nel tessuto urbano in cambiamento di Park Avenue. Lui stesso afferma che: " Il lungo cammino che va dai materiali al lavoro creativo, attraverso la funzione, ha un unico scopo: creare ordine dalla disperata confusione della nostra epoca …" bibliografia essenziale Lorenzo Papi, Ludwig Mies van der Rohe, Sansoni Editore, 1975 Werner Blaser (a cura di), Mies van der Rohe, Zanichelli, Bologna,1977 David A.Spaeth, Ludwig Mies van der Rohe: An Annotated Bibliography and Cronology, New York, 1979 Ludwig Hilberseimer, Mies van der Rohe, (ed. italiana a cura di A.Monestiroli), Città Studi Edizioni, Torino, 1993 Ignasi de Sola’ Morales, Mies van der Rohe e il grado zero, in ’Lotus’ 81, 1994 Jean Louis Cohen, Ludwig Mies van der Rohe, Laterza, Bari, 1996 MIES SEAGRAM MANTENERE LA PERFEZIONE Conversazione con Giovanni Pasanella conservatore del Seagram Building a cura di Cristina Finucci 18 novembre 2005 - ore 18.00 MAXXI Via Guido Reni, 2 Ministero per i beni e le attività culturali Coordinamento Margherita Guccione DARC Direzione generale per l'architettura e l'arte contemporanee Direttore Generale Pio Baldi Organizzazione Esmeralda Valente MAXXI Architettura Responsabile scientifico Margherita Guccione www.darc.beniculturali.itar Redazione Lucia Bosso, Viviana Ellero Progetto grafico e impaginato a cura di Ester Annunziata, Lucia Bosso, Viviana Ellero RESTAURARE IL CONTEMPORANEO Ludvig Mies van der Rohe Restaurare il contemporaneo è una rassegna di incontri e conversazioni sui temi della manutenzione, restauro e conservazione di opere di architettura moderna o contemporanea. Come intervenire, come conciliare il riuso e gli inevitabili processi di trasformazione con il mantenimento dei caratteri originari? La rassegna, avviata dalla giornata di studi dedicata alla Tomba Brion di Carlo Scarpa, è l'occasione per rispondere a questi quesiti, riflettendo sui problemi posti da un caso di studio, un singolo edificio, un complesso edilizio, un intero quartiere o un'area dismessa. A partire dalla testimonianza diretta dei progettisti, dei conservatori o degli altri soggetti coinvolti saranno messi a confronto temi teorici e metodi operativi, presentando dettagliatamente un'esperienza concreta e circoscritta. MIES SEAGRAM MANTENERE LA PERFEZIONE Conversazione con Giovanni Pasanella Quando il giovane Pasanella fu accettato alla Cooper Union era convinto che nella vita avrebbe fatto il pittore. Il corso quadriennale di pittura veniva offerto solo ad un numero limitato di studenti scelti per merito. Una volta diplomato, nel 1953, Pasanella apri' il suo atelier a Great Jones street, nel quartiere Soho di New York. Aveva sistemato il suo studio, dedicando grande attenzione alla luce ed agli spazi dove i suoi quadri e le sue sculture dovevano essere collocati . Aveva disegnato tavoli, sedie, oggetti. Un giorno Giovanni riceve il suo professore, John Katrin, per mostrargli i suoi dipinti, ma quando Katrin entra nello studio rimane impressionato dall'insieme e chiede: " ...e tutte queste cose che cosa sono? " "...mah? non lo so...", risponde Pasanella, " c'è un nome per questo" replica Katrin, " si chiama architettura. illuminata, intelligentissima, appassionata ed intransigente; ha difeso il suo edificio dal degrado naturale e dalla ignoranza di alcuni dei suoi inquilini con grande caparbia e tenacia. Il Seagram Building, come tutti gli edifici ad uso di ufficio, ha dovuto nel corso degli anni adattarsi alle mutate esigenze di lavoro occorse in seguito all'evolversi della tecnologia. Dalla macchina da scrivere fino al computer, passando per le telescriventi, ad ogni cambiamento di strumento è corrisposto un mutamento nella distribuzione degli ambienti, degli arredi, delle gerarchie. Si è reso necessario il cablaggio, l'adeguamento alle nuove norme di sicurezza che nel corso degli anni si sono evolute, nonché la sostituzione degli impianti che via via diventavano obsoleti. Si è dovuto far fronte, inoltre, al processo di invecchiamento ed usura dei materiali che compongono l'edificio mediante la loro conservazione o, ove necessario, attraverso la loro sostituzione. Dunque, sia per le succitate ragioni di ordine tecnologico sia per la natura dinamica della Ditta stessa, gli uffici della Seagram erano in costante evoluzione ed espansione. I frequenti cambiamenti della struttura stessa dell'apparato gestionale avevano come conseguenza la necessità di rinnovare continuamente gli spazi per meglio farli aderire alle mutate esigenze. Almeno trecento progetti di ristrutturazione sono stati commissionati dalla Seagram & Sons a Giovanni Pasanella , una media di dieci all'anno. Questo processo di modernizzazione costante è Giovanni Pasanella e il Seagram Building Ti mando subito ad Harward" Ma Pasanella non ando' mai ad Harvard, non era il suo genere. Con in mano la lettera di presentazione del suo importante professore mise un paio dei suoi migliori quadri nella sua station-wagon e si presento' ad Yale per essere intervistato dal preside, l'anziano George Howe, uno dei piu' importanti architetti di Filadelfia, il quale riconobbe il suo talento e lo accetto' a condizione che facesse un corso intensivo di matematica. Era il 1954 e Giovanni entro' a far parte del piccolissimo gruppo della scuola di architettura di Yale. Alla intera facoltà, quadriennale, erano iscritti solo in cento, il che significa che ogni corso era composto da venticinque studenti. Giovanni esercitava un certo carisma sui suoi colleghi di università , i suoi progetti erano apprezzati ed era diventato un punto di riferimento per molti. Anche Phyllis Lambert, la figlia di Joseph E.Seagram, il magnate del whisky, iscrittasi a Yale nel '56 considerava Pasanella un prezioso consigliere e ne ammirava il lavoro. Tra i due si instauro' un rapporto di reciproca stima, infatti qualche anno più tardi, quando si tratto' di sostituire Philip Johnson alla cura del Seagram Building, Lambert conferi' l' incarico a Pasanella. Da allora il legame di amicizia si trasformo' in un vero e proprio rapporto di lavoro che è durato trent' anni. Pasanella descrive Phyllis come una committente Cristina Finucci avvenuto attraverso un intenso lavoro, di ordine filologico e tecnico combinati,con il preciso intento di rispettare il pensiero di Mies . Per capire la complessità dei problemi che si sono dovuti affrontare basti pensare che le riunioni tra Committenza e Conservatore sono avvenute con cadenza settimanale durante tutta la durata dei trent'anni. La ditta Seagram non occupava tutti i piani del palazzo, dunque ce n'era una parte che veniva affittata. Grandi ditte come la FIAT, per citarne una italiana, hanno trovato sede nel leggendario edificio di Park Avenue. Durante il corso degli anni si è pertanto assistito ad un numeroso avvicendarsi di inquilini ognuno dei quali ambiva a trasformare lo spazio che aveva a disposizione secondo i propri gusti e criteri. Lasciare questa libertà alle singole ditte avrebbe significato veder in poco tempo l'edificio completamente rovinato.Divenne allora necessaria la creazione di un regolamento al quale gli affittuari si dovevano attenere. I progetti di sistemazione interna inoltre dovevano passare dall'insindacabile giudizio del Conservatore prima di essere realizzati. Adesso il Seagram Building è stato acquistato da una ditta francese la quale pero' non si avvale di un Conservatore. "Che splendido palazzo. Ricordo quando lo stavano costruendo... ecc." Stavano re-inventando il palazzo da ufficio dove tutto doveva essere assolutamente perfetto, nel suo aspetto e nella maniera in cui si adattava alle proprie funzioni. Dal curtain wall alle maniglie delle porte, e se non trovavano in commerio elementi che non fossero perfetti se li progettavano da soli e li facevano fabbricare; a dimostrazione di questo ci sono negli archivi trecento o quattrocento progetti per singoli dettagli architettonici,non hanno mai smesso di progettare dal 1955 al 1959, quando si inauguro' l'edificio. Deve essere stata una delle commesse architettoniche più uniche dei tempi moderni, naturalmente a tutti è nota la storia di Phyllis Lambert, l'erede Seagram, che convinse il padre - il magnate del whisky -che questa fosse la maniera in cui la nuova sede del loro impero doveva essere costruita..L'edificio doveva avere la stessa qualità del suo miglior whisky. Infatti il palazzo divenne una delle meraviglie del mondo, o del mondo architettonico, in ogni caso. Tutti dovevano vederlo, i turisti potevano visitarlo una volta alla settimana per il giro ufficiale. Nessuno aveva mai visto uno spazio aperto come il piazzale, o comunque uno spazio cosi' elegantemente passando attraverso l'area merci , il locale spazzatura del ristorante e infine dalla stanza delle donne delle pulizie. Un senatore importante, confinato su una sedia a rotelle, pranzava spesso al ristorante Four Seasons e sembrava godersi il modo in cui il personale lo sollevava e lo trasportava all'interno. Ma ciò non sembra far piacere a tutti, e poi la legge è la legge. Così ci mettemmo al lavoro per rendere il posto "accessibile". progettato. La città di New York, in seguito, ha persino cambiato i propri regolamenti urbanistici per incoraggiare le persone a costruire palazzi simili. E' superfluo aggiungere che ci sono molti più piazzali ora, ma nessuno che eguagli questo esemplare perfetto anche solo a metà. Manutenzione Nel 1980 la Seagram vendette il proprio palazzo a un grande fondo pensioni, ma mantenne il diritto di sovrintendere il modo in cui questo doveva essere mantenuto o in cui poteva essere, in futuro, modificato. Il palazzo era perfetto ed era importante che rimanesse perfetto. Venne così creato un minuzioso piano di procedure e tempismo della manutenzione, un sommario della saggezza raggiunta nel corso degli anni dal personale del palazzo e da fonti professionistiche. Ci venne, quindi, assegnato il ruolo di poliziotti e una delle prime cose che dovemmo fare con i nuovi proprietari fu quello di inserire noi stessi e il nostro elaborato piano, nella loro vita quotidiana. Ci volle un po' di tempo perché si abituassero. Anche se all'epoca il palazzo aveva solo 20 anni, servivano comunque continui lavori di manutenzione. Sembra che i palazzi di stile internazionale abbiano bisogno di essere sempre splendenti e di apparire sempre nuovi, altrimenti cominciano a sembrare decrepiti. Naturalmente, bisogna trovare un equilibrio. Non puoi continuamente levigare le "Che splendido palazzo..... ..... ... cose, ripavimentarle, alla costante ricerca della giovinezza eterna. Devi soltanto accettare che alcune cose devono invecchiare, acquistare una patina, in particolar modo la pietra. Questo era sempre difficile da far accettare ai manager: il motivo per cui fosse meglio strofinare i pavimenti in pietra con il sapone anziché con l'acido. Tuttavia, c'erano cose che avevano bisogno di maggiore attenzione. Le lastre di pietra verde che delineano il sito e che fungono anche da panchine furono un problema sin dall'inizio, poiché venne utilizzato un marmo inadatto che si deteriorava progressivamente di anno in anno. Ogni primavera era necessario revisionarle, scuotendo la testa e cercando di immaginare la maniera in cui rattopparle ancora, laddove si erano sviluppate crepe o dove si erano staccati frammenti. Il bronzo Sempre una preoccupazione, sempre un problema. Alcuni dicono che l'intenzione originale fosse quella di avere una finitura bronzo chiaro "come un nuovo penny", ma il fatto che siano state usate due leghe di bronzo distinte (una per le travi verticali a "I", un'altra per i parapetti), e poi un po' di tintura durante la costruzione, resero questa scelta impossibile, se mai questa fosse veramente stata l'intenzione di Mies. Decisero di ossidarlo per ricavare un colore più scuro e di oliarlo ogni anno per evitare che diventasse verde. Studiammo l'aggiunta di rampe per l'accesso al piazzale. Sembra semplice, ma quando si arriva al dunque, ci sono gli avvocati che ti vorrebbero costringere ad erigere parapetti e barriere, e ciò, naturalmente, non sarebbe così bello per il piazzale, questa parte così sommamente importante del palazzo. Ad un certo punto volevano perfino mettere ringhiere introno alle due vasche per il caso in cui vi cadessero dentro delle persone cieche (per paura che facessero causa ai proprietari). Allora si decise per un ascensore nascosto che si sarebbe levato dal piazzale come un missile di bronzo e granito. Molto costoso. I proprietari decisero che era talmente costoso che non potevano veramente permetterselo e che, di conseguenza, non fossero legalmente tenuti a costruirlo. Un milione di dollari. Quanti pranzi al Philip Johnson. Sembra che gli inquilini apprezzassero questi limiti che davano un'immagine elegante e misurata, la cosa appropriata per i banchieri conservatori e gli uomini d'affari globali che occupavano il palazzo. Gli interni Ancora una volta, tentammo di dare un po' d'ordine ad un caos di mobili, disposizioni bizzarre e vice presidenti super aggressivi con le proprie idee sul tipo di ufficio che volevano. Ma anche una missione di conservazione: il piano riservato ai grandi capi era stato progettato con la stessa perfezione del resto del posto, se non di più, e ogni volta che diveniva necessario un cambiamento, c'era una crisi. Come loro volevano che fosse contro come doveva essere, come doveva essere realmente. Alla fine, giunsero al punto di avere talmente tanti vice presidenti che ebbero bisogno di un intero piano nuovo per ospitarli e ciò fu un compito interessante: fare qualcosa di nuovo ma che si riferisse e che rendesse omaggio al progetto originale (che era, come ho detto, perfetto). Così elaborammo uno stile simile, ma E, ogni volta che arrivava un nuovo manager, inevitabilmente gli veniva la brillante Idea: "non sarebbe fantastico se lo pulissimo, lo facessimo sembrare nuovo?". Pazientemente gli si spiegava il motivo per cui ciò non era possibile, convenendo di utilizzare alcune aree come campioni per la prova. Alla fine il costo per fare una pulizia radicale e la rifinitura che sarebbe stata, di conseguenza, necessaria, era ciò che poneva fine a questi progetti. Tuttavia, è un problema che non è stato realmente risolto, salvo che l'olio deve essere assolutamente applicato, e meglio ancora se questo viene fatto con il massimo vigore muscolare. I diversamente abili Il palazzo non è realmente accessibile per le sedie a rotelle, a causa degli scalini davanti, bisogna passare dalla la stazione di carico,e poi scendere una rampa fino allo lo scantinato, facendo uno strano percorso Four Seasons si pagherebbero con una cifra simile? Per cui in un certo senso, dal punto di vista dei fautori della preservazione, la questione fu un successo, poiché nulla dovette esser cambiato. Norme per gli inquilini Quando arrivammo lì, la regola era che tutto è permesso agli inquilini. Se desideravi una porta rossa lucida con un pomello fiorentino antico e un'insegna lampeggiante: nessun problema. Il posto sembrava un centro commerciale. Bisognava moderarne il tono, riportarlo a ciò che Mies e Johnson intendevano originariamente. S'imponeva di porre limiti all'aspetto che un corridoio pubblico dovesse avere: una selezione limitata di materiali - porte di metallo grigio, porte impiallacciate quercia, porte di vetro- e limiti sulla segnaletica - solamente "l'alfabeto del palazzo" (che fu progettato espressamente da Elaine Lustig nel 1957). Originariamente c'era un pavimento rivestito con mattonelle di vinile, grigio, molto anni cinquanta , ma alla lunga dovettero esser accontentati gli agenti immobiliari, e fu sviluppato un nuovo tappeto fatto su misura, con l'aiuto dello studio di È tutto finito ora. Prima la compagnia francese che comprò la Seagram cominciò a demolirlo, poi quando arrivarono a un passo dalla bancarotta si ritirarono dal palazzo. Una banca si è presa tutto lo spazio e non è dato veramente sapere cosa stanno facendo. Molti più computer, senza dubbio, e meno spazi nobili. Giovanni Pasanella Ricordo quando lo stavano costruendo... ..... ....." Alla fine fu chiaro che quello che veniva visto non era esattamente bronzo ma per lo più sporcizia, immersa nell'olio, cotta dal sole e trasformata in una sorta di deposito gommoso che si stava sbucciando in alcuni punti, e che era anche eroso dai venti in alto sulla cima del palazzo. A volte ci capitava di progettare qualcosa di totalmente nuovo. Il "Museo del Vino" era uno spazio che piaceva a tutti. Ad un certo punto avevano comprato un'azienda francese con una collezione di vini storici, alcune cose che risalivano al 19° Secolo e volevano uno spazio per conservarla ma anche dove poterla apprezzare. Doveva essere come una biblioteca, solamente con bottiglie di vino invece che libri. Una cosa davvero semplice (al di là del sistema di controllo climatico altamente tecnologico), scaffali per il vino, un soffitto a volta con travi di legno, un pavimento d'ardesia, un po' d'illuminazione efficace (anch'essa del Sig. Price). Lo adoravano. Veniva usato per gli assaggi, per le feste, per incontri. con tecniche più moderne, un'illuminazione più moderna. Mobili più moderni che potessero tenere tutti i computer, le stampanti, i fax, ecc. che tutti hanno e tutto il cablaggio che viene con loro. Mobili progettati in maniera da completare le vecchie scrivanie (che vennero anch'esse riprodotte all'identico, e spero, forse anche migliorate - in seguito al progetto di Lens Nielsen). Infine, una nuova area di esposizione, per una collezione di bottiglie di vetro che era stata messa insieme dalla compagnia, dai tempi dei Romani alla Art Nouveau, proveniente dall'Europa e dall'America. Trattandosi di vetri, l'elemento più importante era naturalmente l'illuminazione, e fu fantastico lavorare con un vero genio dell'illuminazione, Edison Price, un uomo che aveva progettato molta dell'illuminazione del Palazzo Seagram nel '57, inventando intere famiglie di impianti d'illuminazione che non esistevano prima. Questa volta inventò minuscole sorgenti alogene che rimbalzavano la luce contro specchi opachi sotto e sopra agli oggetti facendoli veramente brillare e risplendere. E tutto in una scaffalatura della profondità di due pollici e mezzo.