mies seagram - Ordine Architetti Roma

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mies seagram - Ordine Architetti Roma
Seagram Building
(Aquisgrana 1886-Chicago 1969). Figlio di uno scalpellino, la
sua formazione di architetto si svolge a Berlino, presso lo
studio di Behren (1908-11), dove entra in contatto con le
contemporanee esperienze maturate da Gropius e Le
Corbusier. In questi anni studia l'architettura neoclassica di
K. F. Schinkel, che influenza decisamente le sue prime
opere. Nel 1911 in Olanda conosce H.P. Berlage. La guerra
interrompe la sua attività e costituisce nello stesso tempo
una pausa di riflessione e di elaborazione di una poetica
personale, influenzata dall'interesse per l'avanguardia
figurativa, da De Stijl all'Espressionismo al Dadaismo. Mies
fa parte del Novembergruppe, fondato nel 1918, e ne dirige
la sezione architettonica dal 1921 al 1925.
Contemporaneamente, esercita la professione di architetto a
Berlino. In questo periodo elabora progetti per grattacieli in
acciaio e vetro (1919 e 1920/21) e per case di campagna in
laterizio e cemento armato (1923/24) a Berlino; sempre a
Berlino realizza il monumento a K. Liebknecht e Rosa
Luxemburg (1926), di ispirazione nettamente espressionista.
Le tappe successive della sua ricerca sono segnate dal
padiglione della Germania all'Esposizione Internazionale di
Barcellona del 1929, dalla Tugendhat House a Brno (1930).
Dal 1926 al 1932 Mies è vicepresidente del Deutscher
Werkbund, per cui organizza importanti mostre, fra cui quella
memorabile al quartiere sperimentale Weissenhoff di
Stoccarda nel 1927. Dal 1930 dirige la Bauhaus, fino alla
chiusura definitiva della scuola da parte del governo nazista
nel 1933.
Abbandonata la Germania nel 1937, l'si trasferisce negli Stati
Uniti, dove, l'anno successivo viene nominato direttore della
facoltà di architettura dell'Institute of Technology di Chicago,
dove inizia la sua attività americana progettandone il nuovo
campus (realizzato dal 1942). Una grande mostra che gli è
dedicata nel 1947 dal Museum of Modern Art di New York,
consacra definitivamente la sua fama. Particolarmente
numerose le opere del periodo americano a Chicago e a New
York che hanno fortemente influenzato l'architettura del
Novecento. Tra esse va ricordata la Casa Farnsworth
(Plan/Illinois 1946-1951), le torri ad appartamenti in Lake Share
Drive (Chicago, 1948-1951), il "Seagram Building" (New York,
1956-1959); la "Neue Nationalgalerie" (Berlino, 1962-1967).
New York, Park Avenue
Giovanni Pasanella
Nasce nel 1931 a New York, nel 1953 si diploma alla scuola di pittura della Cooper Union, nel
1958 riceve la laurea in architettura alla università di Yale. Subito dopo la laurea intraprende un
viaggio di studio in Italia grazie alla vincita di una prestigiosa borsa di studio, la Yale Traveling
Fellowship. Una volta rientrato negli Stati Uniti entra a lavorare presso lo studio di Edward
L.Barnes dove riesce a mettrsi in luce ed a ottenere subito mansioni da progettista. Nel 1962 apre
il proprio studio negli spazi riservati agli artisti presso la Carnegie Hall. Nel 1975 si associa a J.
Arvid Klein. Lo studio si occupa di progettazione urbana, residenziale, scolastica, commerciale e
di architettura degli interni. Tra i suoi lavori: una struttura sportiva per la Seagram & Sons; ed una
per il New York State University College; edifici per l'Università della Virginia; una ristrutturazione
di un edificio per la Municipal Asphalt Plan in Manhattan che è diventato monumento nazionale.
Ha insegnato alla Columbia University come professore associato, è stato consulente per la New
York City Planning Commission, e per la Associazione per il restauro di Little Italy. Ha vinto diversi
premi come la menzione nella FDR Memorial Competition; il New York Chaplter A.I.A.
Residential Award per il progetto delle case popolari di Twin Park West, nel Bronx nonché
l'Architectural Record Award per una serie di residenze private. Dal 1979 è Fellow della American
Institute of Architects. Dal 1970 al 2000 è stato conservatore del Seagram building.
Denominazione: Seagram Building
Ubicazione: New York 10152,375 Park Avenue
(52nd St. & 53rd St.)
Progettista: Ludwig Mies van der Rohe con Philiph
Johnson
Committenza: Joseph E. Seagram & Sons
Tipologia edificio: grattacielo, edificio per uffici
commerciali
Sistema costruttivo: struttura portante in acciaio e
cemento armato con un curtain wall di bronzo e
vetro scuro
Data realizzazione: 1954-1959
Direttore dei lavori: Phyllis Lambert
Il Seagram Building, commissionato dalla
multinazionale canadese Joseph E. Seagram e figli,
e completato nel 1958, è un grattacielo per uffici
posto su una lastra di granito che costeggia Park
Avenue.
Per l'affidamento dell'incarico, Phillys Lambert si
rivolse a Philip Johnson, il quale la indirizzo verso
un gruppo di architetti moderni più validi tra cui
Ludwig Mies van der Rohe che lei scelse come
progettista del nuovo edificio.
La scelta urbanistica di Ludwig Mies van der Rohe è
radicalmente nuova.
La torre non viene collocata a filo con Park Avenue,
la cui trasformazione da via residenziale a direttrice
degli uffici iniziava allora, ma nel mezzo del lotto
che corrisponde ai tre quarti dell'isolato tra la
52esima e la 53esima strada.
L'arretramento dell'edificio dà luogo ad una piazza
pubblica e dimensiona un vuoto a cui rapportare il
pieno, individua una dilatazione verso l'interno
rispetto agli allineamenti tradizionali esistenti e crea
un innovazione nello scenario storico delle "strade
corridoio" di Manhattan: l'edificio diventa così
principale riferimento, sia verticale che orizzontale,
nel panorama della Park Avenue.
Il Seagram Building si manifesta d'improvviso, a chi
percorre la grande strada newyorkese, in una
prospettiva che esalta al massimo la perfezione
delle sue dimensioni e del suo ritmo architettonico.
Lo spazio antistante l'edificio, caratterizzato da due
fontane simmetriche e alberi ai due lati, si estende
senza soluzione di continuità al pian terreno
attraverso la pavimentazione della piazza in lastre
di granito, mentre sono di travertino le poche pareti
all'interno del grattacielo e la gabbia degli
ascensori.
La pianta dell'edificio, arretrata di 27,5 metri rispetto
al fronte stradale, è rettangolare con le travi
verticali della struttura in acciaio e cemento armato
disposte a maglia quadrata (sei pilastri verticali sul
prospetto principale e quattro su quello laterale).
L'interasse dei pilastri, tra i quali si inseriscono sei
aperture di finestre, è di 8,5 metri.
La differenziazione tra la base ed il corpo principale
dell'edificio è fortemente accentuata dalla presenza
dei pilastri del portico che, pur scomparendo alla
vista nella parte superiore, rimangono visibili ed
enfatizzati nelle soluzioni d'angolo dove vengono
doppiamente sovrapposte una guaina in cemento e
una lamina in metallo.
I pilastri del portico costituiscono un secondo
basamento, virtuale ed aereo, poggiato sulla
grande lastra in granito e delimitato superiormente
sia dal soffitto del pianterreno di 7,30 metri di
altezza sia dallo sbalzo che lo prolunga in aggetto
sulla facciata, separandolo dalla massa superiore
dei piani.
La struttura di ferro è rivestita, al di sopra del piano
terra, di un curtain wall di bronzo e vetro scuro per
proteggere dal sole. Alla sommità del grattacielo di
39 piani, il motivo modulare delle finestrature si
interrompe per dar posto al grande volume degli
impianti tecnici in esso racchiusi.
Attraverso le diverse ingegnosità tecniche più che
con l'invenzione di nuove forme Mies consegna un
edificio che ristabilisce un ordine ed una nuova
gerarchia nel tessuto urbano in cambiamento di
Park Avenue. Lui stesso afferma che: " Il lungo
cammino che va dai materiali al lavoro creativo,
attraverso la funzione, ha un unico scopo: creare
ordine dalla disperata confusione della nostra
epoca …"
bibliografia essenziale
Lorenzo Papi, Ludwig Mies van der Rohe, Sansoni
Editore, 1975
Werner Blaser (a cura di), Mies van der Rohe,
Zanichelli, Bologna,1977
David A.Spaeth, Ludwig Mies van der Rohe: An
Annotated Bibliography and Cronology, New York,
1979
Ludwig Hilberseimer, Mies van der Rohe, (ed.
italiana a cura di A.Monestiroli), Città Studi Edizioni,
Torino, 1993
Ignasi de Sola’ Morales, Mies van der Rohe e il
grado zero, in ’Lotus’ 81, 1994
Jean Louis Cohen, Ludwig Mies van der Rohe,
Laterza, Bari, 1996
MIES SEAGRAM
MANTENERE LA PERFEZIONE
Conversazione con Giovanni Pasanella
conservatore del Seagram Building
a cura di Cristina Finucci
18 novembre 2005 - ore 18.00 MAXXI Via Guido Reni, 2
Ministero per i beni
e le attività culturali
Coordinamento
Margherita Guccione
DARC Direzione generale
per l'architettura
e l'arte contemporanee
Direttore Generale Pio Baldi
Organizzazione
Esmeralda Valente
MAXXI Architettura
Responsabile scientifico
Margherita Guccione
www.darc.beniculturali.itar
Redazione
Lucia Bosso, Viviana Ellero
Progetto grafico e impaginato a cura di
Ester Annunziata, Lucia Bosso, Viviana Ellero
RESTAURARE IL CONTEMPORANEO
Ludvig Mies van der Rohe
Restaurare il contemporaneo è una rassegna di incontri e conversazioni sui temi della manutenzione,
restauro e conservazione di opere di architettura moderna o contemporanea. Come intervenire, come conciliare il
riuso e gli inevitabili processi di trasformazione con il mantenimento dei caratteri originari? La rassegna, avviata dalla
giornata di studi dedicata alla Tomba Brion di Carlo Scarpa, è l'occasione per rispondere a questi quesiti, riflettendo
sui problemi posti da un caso di studio, un singolo edificio, un complesso edilizio, un intero quartiere o un'area
dismessa. A partire dalla testimonianza diretta dei progettisti, dei conservatori o degli altri soggetti coinvolti saranno
messi a confronto temi teorici e metodi operativi, presentando dettagliatamente un'esperienza concreta e circoscritta.
MIES SEAGRAM
MANTENERE LA PERFEZIONE
Conversazione con Giovanni Pasanella
Quando il giovane Pasanella fu accettato alla Cooper
Union era convinto che nella vita avrebbe fatto il
pittore. Il corso quadriennale di pittura veniva offerto
solo ad un numero limitato di studenti scelti per merito.
Una volta diplomato, nel 1953, Pasanella apri' il suo
atelier a Great Jones street, nel quartiere Soho di New
York. Aveva sistemato il suo studio, dedicando grande
attenzione alla luce ed agli spazi dove i suoi quadri e le
sue sculture dovevano essere collocati . Aveva
disegnato tavoli, sedie, oggetti. Un giorno Giovanni
riceve il suo professore, John Katrin, per mostrargli i
suoi dipinti, ma quando Katrin entra nello studio rimane
impressionato dall'insieme e chiede: " ...e tutte queste
cose che cosa sono? " "...mah? non lo so...", risponde
Pasanella, " c'è un nome per questo" replica Katrin, " si
chiama architettura.
illuminata, intelligentissima, appassionata ed
intransigente; ha difeso il suo edificio dal degrado
naturale e dalla ignoranza di alcuni dei suoi inquilini con
grande caparbia e tenacia.
Il Seagram Building, come tutti gli edifici ad uso di ufficio,
ha dovuto nel corso degli anni adattarsi alle mutate
esigenze di lavoro occorse in seguito all'evolversi della
tecnologia. Dalla macchina da scrivere fino al computer,
passando per le telescriventi, ad ogni cambiamento di
strumento è corrisposto un mutamento nella distribuzione
degli ambienti, degli arredi, delle gerarchie. Si è reso
necessario il cablaggio, l'adeguamento alle nuove norme
di sicurezza che nel corso degli anni si sono evolute,
nonché la sostituzione degli impianti che via via
diventavano obsoleti. Si è dovuto far fronte, inoltre, al
processo di invecchiamento ed usura dei materiali che
compongono l'edificio mediante la loro conservazione o,
ove necessario, attraverso la loro sostituzione.
Dunque, sia per le succitate ragioni di ordine tecnologico
sia per la natura dinamica della Ditta stessa, gli uffici
della Seagram erano in costante evoluzione ed
espansione. I frequenti cambiamenti della struttura
stessa dell'apparato gestionale avevano come
conseguenza la necessità di rinnovare continuamente gli
spazi per meglio farli aderire alle mutate esigenze.
Almeno trecento progetti di ristrutturazione sono stati
commissionati dalla Seagram & Sons a Giovanni
Pasanella , una media di dieci all'anno.
Questo processo di modernizzazione costante è
Giovanni Pasanella e il Seagram Building
Ti mando subito ad Harward"
Ma Pasanella non ando' mai ad Harvard, non era il suo
genere. Con in mano la lettera di presentazione del suo
importante professore mise un paio dei suoi migliori
quadri nella sua station-wagon e si presento' ad Yale
per essere intervistato dal preside, l'anziano George
Howe, uno dei piu' importanti architetti di Filadelfia, il
quale riconobbe il suo talento e lo accetto' a condizione
che facesse un corso intensivo di matematica. Era il
1954 e Giovanni entro' a far parte del piccolissimo
gruppo della scuola di architettura di Yale. Alla intera
facoltà, quadriennale, erano iscritti solo in cento, il che
significa che ogni corso era composto da venticinque
studenti.
Giovanni esercitava un certo carisma sui suoi colleghi
di università , i suoi progetti erano apprezzati ed era
diventato un punto di riferimento per molti.
Anche Phyllis Lambert, la figlia di Joseph E.Seagram, il
magnate del whisky, iscrittasi a Yale nel '56 considerava
Pasanella un prezioso consigliere e ne ammirava il
lavoro.
Tra i due si instauro' un rapporto di reciproca stima,
infatti qualche anno più tardi, quando si tratto' di
sostituire Philip Johnson alla cura del Seagram
Building, Lambert conferi' l' incarico a Pasanella.
Da allora il legame di amicizia si trasformo' in un vero e
proprio rapporto di lavoro che è durato trent' anni.
Pasanella descrive Phyllis come una committente
Cristina Finucci
avvenuto attraverso un intenso lavoro, di ordine
filologico e tecnico combinati,con il preciso intento di
rispettare il pensiero di Mies .
Per capire la complessità dei problemi che si sono
dovuti affrontare basti pensare che le riunioni tra
Committenza e Conservatore sono avvenute con
cadenza settimanale durante tutta la durata dei
trent'anni.
La ditta Seagram non occupava tutti i piani del
palazzo, dunque ce n'era una parte che veniva
affittata.
Grandi ditte come la FIAT, per citarne una italiana,
hanno trovato sede nel leggendario edificio di Park
Avenue.
Durante il corso degli anni si è pertanto assistito ad un
numeroso avvicendarsi di inquilini ognuno dei quali
ambiva a trasformare lo spazio che aveva a
disposizione secondo i propri gusti e criteri.
Lasciare questa libertà alle singole ditte avrebbe
significato veder in poco tempo l'edificio
completamente rovinato.Divenne allora necessaria la
creazione di un regolamento al quale gli affittuari si
dovevano attenere. I progetti di sistemazione interna
inoltre dovevano passare dall'insindacabile giudizio
del Conservatore prima di essere realizzati.
Adesso il Seagram Building è stato acquistato da una
ditta francese la quale pero' non si avvale di un
Conservatore.
"Che splendido palazzo. Ricordo quando lo stavano
costruendo... ecc."
Stavano re-inventando il palazzo da ufficio dove tutto
doveva essere assolutamente perfetto, nel suo aspetto
e nella maniera in cui si adattava alle proprie funzioni.
Dal curtain wall alle maniglie delle porte, e se non
trovavano in commerio elementi che non fossero
perfetti se li progettavano da soli e li facevano
fabbricare; a dimostrazione di questo ci sono negli
archivi trecento o quattrocento progetti per singoli
dettagli architettonici,non hanno mai smesso di
progettare dal 1955 al 1959, quando si inauguro'
l'edificio.
Deve essere stata una delle commesse architettoniche
più uniche dei tempi moderni, naturalmente a tutti è
nota la storia di Phyllis Lambert, l'erede Seagram, che
convinse il padre - il magnate del whisky -che questa
fosse la maniera in cui la nuova sede del loro impero
doveva essere costruita..L'edificio doveva avere la
stessa qualità del suo miglior whisky.
Infatti il palazzo divenne una delle meraviglie del
mondo, o del mondo architettonico, in ogni caso. Tutti
dovevano vederlo, i turisti potevano visitarlo una volta
alla settimana per il giro ufficiale.
Nessuno aveva mai visto uno spazio aperto come il
piazzale, o comunque uno spazio cosi' elegantemente
passando attraverso l'area merci , il locale
spazzatura del ristorante e infine dalla stanza delle
donne delle pulizie. Un senatore importante,
confinato su una sedia a rotelle, pranzava spesso
al ristorante Four Seasons e sembrava godersi il
modo in cui il personale lo sollevava e lo
trasportava all'interno. Ma ciò non sembra far
piacere a tutti, e poi la legge è la legge. Così ci
mettemmo al lavoro per rendere il posto
"accessibile".
progettato. La città di New York, in seguito, ha persino
cambiato i propri regolamenti urbanistici per incoraggiare le
persone a costruire palazzi simili.
E' superfluo aggiungere che ci sono molti più piazzali ora,
ma nessuno che eguagli questo esemplare perfetto anche
solo a metà.
Manutenzione
Nel 1980 la Seagram vendette il proprio palazzo a un
grande fondo pensioni, ma mantenne il diritto di
sovrintendere il modo in cui questo doveva essere
mantenuto o in cui poteva essere, in futuro, modificato. Il
palazzo era perfetto ed era importante che rimanesse
perfetto. Venne così creato un minuzioso piano di
procedure e tempismo della manutenzione, un sommario
della saggezza raggiunta nel corso degli anni dal personale
del palazzo e da fonti professionistiche. Ci venne, quindi,
assegnato il ruolo di poliziotti e una delle prime cose che
dovemmo fare con i nuovi proprietari fu quello di inserire noi
stessi e il nostro elaborato piano, nella loro vita quotidiana.
Ci volle un po' di tempo perché si abituassero. Anche se
all'epoca il palazzo aveva solo 20 anni, servivano
comunque continui lavori di manutenzione. Sembra che i
palazzi di stile internazionale abbiano bisogno di essere
sempre splendenti e di apparire sempre nuovi, altrimenti
cominciano a sembrare decrepiti. Naturalmente, bisogna
trovare un equilibrio. Non puoi continuamente levigare le
"Che splendido palazzo..... ..... ...
cose, ripavimentarle, alla costante ricerca della giovinezza
eterna. Devi soltanto accettare che alcune cose devono
invecchiare, acquistare una patina, in particolar modo la
pietra. Questo era sempre difficile da far accettare ai
manager: il motivo per cui fosse meglio strofinare i
pavimenti in pietra con il sapone anziché con l'acido.
Tuttavia, c'erano cose che avevano bisogno di maggiore
attenzione. Le lastre di pietra verde che delineano il sito e
che fungono anche da panchine furono un problema sin
dall'inizio, poiché venne utilizzato un marmo inadatto che si
deteriorava progressivamente di anno in anno. Ogni
primavera era necessario revisionarle, scuotendo la testa e
cercando di immaginare la maniera in cui rattopparle
ancora, laddove si erano sviluppate crepe o dove si erano
staccati frammenti.
Il bronzo
Sempre una preoccupazione, sempre un problema. Alcuni
dicono che l'intenzione originale fosse quella di avere una
finitura bronzo chiaro "come un nuovo penny", ma il fatto
che siano state usate due leghe di bronzo distinte (una per
le travi verticali a "I", un'altra per i parapetti), e poi un po' di
tintura durante la costruzione, resero questa scelta
impossibile, se mai questa fosse veramente stata
l'intenzione di Mies. Decisero di ossidarlo per ricavare un
colore più scuro e di oliarlo ogni anno per evitare che
diventasse verde.
Studiammo l'aggiunta di rampe per l'accesso al
piazzale. Sembra semplice, ma quando si arriva al
dunque, ci sono gli avvocati che ti vorrebbero
costringere ad erigere parapetti e barriere, e ciò,
naturalmente, non sarebbe così bello per il
piazzale, questa parte così sommamente
importante del palazzo. Ad un certo punto
volevano perfino mettere ringhiere introno alle due
vasche per il caso in cui vi cadessero dentro delle
persone cieche (per paura che facessero causa
ai proprietari). Allora si decise per un ascensore
nascosto che si sarebbe levato dal piazzale come
un missile di bronzo e granito. Molto costoso. I
proprietari decisero che era talmente costoso che
non potevano veramente permetterselo e che, di
conseguenza, non fossero legalmente tenuti a
costruirlo. Un milione di dollari. Quanti pranzi al
Philip Johnson.
Sembra che gli inquilini apprezzassero questi
limiti che davano un'immagine elegante e
misurata, la cosa appropriata per i banchieri
conservatori e gli uomini d'affari globali che
occupavano il palazzo.
Gli interni
Ancora una volta, tentammo di dare un po'
d'ordine ad un caos di mobili, disposizioni
bizzarre e vice presidenti super aggressivi con
le proprie idee sul tipo di ufficio che volevano.
Ma anche una missione di conservazione: il
piano riservato ai grandi capi era stato
progettato con la stessa perfezione del resto del
posto, se non di più, e ogni volta che diveniva
necessario un cambiamento, c'era una crisi.
Come loro volevano che fosse contro come
doveva essere, come doveva essere realmente.
Alla fine, giunsero al punto di avere talmente
tanti vice presidenti che ebbero bisogno di un
intero piano nuovo per ospitarli e ciò fu un
compito interessante: fare qualcosa di nuovo
ma che si riferisse e che rendesse omaggio al
progetto originale (che era, come ho detto,
perfetto). Così elaborammo uno stile simile, ma
E, ogni volta che arrivava un nuovo manager,
inevitabilmente gli veniva la brillante Idea: "non
sarebbe fantastico se lo pulissimo, lo facessimo
sembrare nuovo?". Pazientemente gli si spiegava il
motivo per cui ciò non era possibile, convenendo di
utilizzare alcune aree come campioni per la prova.
Alla fine il costo per fare una pulizia radicale e la
rifinitura che sarebbe stata, di conseguenza,
necessaria, era ciò che poneva fine a questi progetti.
Tuttavia, è un problema che non è stato realmente
risolto, salvo che l'olio deve essere assolutamente
applicato, e meglio ancora se questo viene fatto con
il massimo vigore muscolare.
I diversamente abili
Il palazzo non è realmente accessibile per le sedie a
rotelle, a causa degli scalini davanti, bisogna passare
dalla la stazione di carico,e poi scendere una rampa
fino allo lo scantinato, facendo uno strano percorso
Four Seasons si pagherebbero con una cifra
simile? Per cui in un certo senso, dal punto di
vista dei fautori della preservazione, la questione
fu un successo, poiché nulla dovette esser
cambiato.
Norme per gli inquilini
Quando arrivammo lì, la regola era che tutto è
permesso agli inquilini. Se desideravi una porta
rossa lucida con un pomello fiorentino antico e
un'insegna lampeggiante: nessun problema. Il
posto sembrava un centro commerciale.
Bisognava moderarne il tono, riportarlo a ciò che
Mies e Johnson intendevano originariamente.
S'imponeva di porre limiti all'aspetto che un
corridoio pubblico dovesse avere: una selezione
limitata di materiali - porte di metallo grigio, porte
impiallacciate quercia, porte di vetro- e limiti sulla
segnaletica - solamente "l'alfabeto del palazzo"
(che fu progettato espressamente da Elaine Lustig
nel 1957).
Originariamente c'era un pavimento rivestito con
mattonelle di vinile, grigio, molto anni cinquanta ,
ma alla lunga dovettero esser accontentati gli
agenti immobiliari, e fu sviluppato un nuovo
tappeto fatto su misura, con l'aiuto dello studio di
È tutto finito ora. Prima la compagnia francese che
comprò la Seagram cominciò a demolirlo, poi
quando arrivarono a un passo dalla bancarotta si
ritirarono dal palazzo. Una banca si è presa tutto
lo spazio e non è dato veramente sapere cosa
stanno facendo. Molti più computer, senza dubbio,
e meno spazi nobili.
Giovanni Pasanella
Ricordo quando lo stavano costruendo... ..... ....."
Alla fine fu chiaro che quello che veniva visto non era
esattamente bronzo ma per lo più sporcizia, immersa
nell'olio, cotta dal sole e trasformata in una sorta di
deposito gommoso che si stava sbucciando in alcuni
punti, e che era anche eroso dai venti in alto sulla
cima del palazzo.
A volte ci capitava di progettare qualcosa di
totalmente nuovo. Il "Museo del Vino" era uno
spazio che piaceva a tutti. Ad un certo punto
avevano comprato un'azienda francese con una
collezione di vini storici, alcune cose che risalivano
al 19° Secolo e volevano uno spazio per
conservarla ma anche dove poterla apprezzare.
Doveva essere come una biblioteca, solamente
con bottiglie di vino invece che libri. Una cosa
davvero semplice (al di là del sistema di controllo
climatico altamente tecnologico), scaffali per il
vino, un soffitto a volta con travi di legno, un
pavimento d'ardesia, un po' d'illuminazione
efficace (anch'essa del Sig. Price). Lo adoravano.
Veniva usato per gli assaggi, per le feste, per
incontri.
con tecniche più moderne, un'illuminazione più
moderna. Mobili più moderni che potessero
tenere tutti i computer, le stampanti, i fax, ecc.
che tutti hanno e tutto il cablaggio che viene con
loro. Mobili progettati in maniera da completare
le vecchie scrivanie (che vennero anch'esse
riprodotte all'identico, e spero, forse anche
migliorate - in seguito al progetto di Lens
Nielsen).
Infine, una nuova area di esposizione, per una
collezione di bottiglie di vetro che era stata
messa insieme dalla compagnia, dai tempi dei
Romani alla Art Nouveau, proveniente
dall'Europa e dall'America. Trattandosi di vetri,
l'elemento più importante era naturalmente
l'illuminazione, e fu fantastico lavorare con un
vero genio dell'illuminazione, Edison Price, un
uomo che aveva progettato molta
dell'illuminazione del Palazzo Seagram nel '57,
inventando intere famiglie di impianti
d'illuminazione che non esistevano prima.
Questa volta inventò minuscole sorgenti
alogene che rimbalzavano la luce contro
specchi opachi sotto e sopra agli oggetti
facendoli veramente brillare e risplendere. E
tutto in una scaffalatura della profondità di due
pollici e mezzo.