Mies van der Rohe - Ordine Architetti Roma

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Mies van der Rohe - Ordine Architetti Roma
Mies van der Rohe
Architecture and Design in
Stuttgart, Barcelona, Brno.
Questa su Ludwig Mies van
der Rohe (Aquisgrana, 1886 Chicago,1969) presentata nelle
sale dell’Istituto degli Innocenti
è la prima mostra organizzata da
Mediaeventi sotto la direzione
artistica del MAD (Multimedia,
Architettura, Design), promosso
dall’assessorato alla Cultura del
Comune di Firenze.
Questa manifestazione, ordinata
dal Vitra Museum di Weil am
Rhein, il noto museo realizzato
da Frank Gehry (‘86-’89), che
raccoglie la più importante
collezione di sedie d’autore, pone
l’accento sui lavori che hanno
costituito il fulcro del concetto
dell’abitare di Mies, nel suo
periodo europeo, durato fino al
’37 quando, anche in seguito alla
chiusura del Bauhaus di Berlino,
che aveva diretto, emigrava negli
Stati Uniti. Analizza infatti i lavori
per il Weissenhof di Stoccarda
(1925-’27), il notissimo Padiglione
tedesco all’Esposizione
internazionale di Barcellona (‘28’29), Villa Tugendhat, a Brno (‘28’29), che rappresentano la sintesi
di un percorso formativo di
estrema coerenza.
Una sezione della mostra è
dedicata al design di oggetti di
arredo realizzati da Mies dal ’27
al ’31, che l’architetto presentava
nel contesto della sua
architettura, fino alla notissima
poltrona Barcellona, realizzata per
il Padiglione dell’ Esposizione, ad
evidenziare la stretta
interdipendenza tra architettura
e design nel suo lavoro. Accanto
a questi alcuni arredi di altri
progettisti (Breuer, Reich,
Stam…), realizzati sempre in
struttura metallica, di cui,
comunque, alcuni facevano parte
di quelli collocati da Mies nella
sua architettura.
Prototipi, modelli di architettura,
progetti, disegni, grandi fotografie
e manifesti, completano questo
panorama.
A differenza degli altri Maestri
dell’architettura moderna
(Wright, Le Corbusier…) Mies
van der Rohe può esser
considerato un “classico”, perché
nel suo passare dalla tipologia
alla costruzione, e da qui alla
forma, passaggi alla cui definizione
egli perviene attraverso i principi
di “ordine”, “proporzione”,
“decoro” (“decoro” che non è
da confondere con
l’“ornamento” esecrato da Loos,
ma si rifà al significato latino di
“decus” = onore, dignità, decoro,
da cui “decoroso”), egli raggiunge
quello che egli intende per
“moderno”. Egli non passa
attraverso la rivoluzione delle
avanguardie, ma attraverso la
rilettura della storia
dell’architettura nella sua
possibilità di rapportarsi al suo
momento, rinnovandosi, per così
dire, dall’interno. Anche se i suoi
riferimenti contemporanei sono
Berlage e Behrens (ma lo sarà,
per molti versi, il concetto di
pianta aperta di Wright), è alla
Grecia che egli guarda, e
all’architettura gotica.
Sono le basi attraverso le quali
egli arriva a quello che, appunto,
definisce “moderno”. “Una
architettura” scrive “stabilisce la
forma di una vita reale”.
Parte dall’analisi della città: “Le
città sono strumenti della vita;
devono essere al servizio della vita,
sono da misurare sulla vita e da
progettare in funzione della vita”.
Vede la città nel suo rapporto
con la natura, e la casa nel suo
rapporto col suolo e col luogo.
“Perché la natura dice sempre il
vero, le forme architettoniche dicono
la verità di un certo tempo”. Di
qui la sua attenzione primaria
verso la tecnologia, espressione
del suo tempo. “Sentivo che
avrebbe potuto esser possibile
armonizzare, nella nostra civiltà,
forze vecchie e nuove”.
E ancora: “La vera architettura è
sempre oggettiva, ed è espressione
dell’intima struttura dell’ epoca nel
cui contesto si sviluppa”. Ma
aggiunge: “Là dove il problema
tecnico è superato inizia
l’architettura”.
I Weissenhof Siedlung Apartments
rappresentano la prima proposta
urbanistica per un gruppo di
alloggi nella periferia di Stoccarda,
che furono realizzati da architetti
come Scharoun, Le Corbusier,
Behrens, chiamati da Mies, che
realizzò il blocco principale,
sviluppato su quattro piani, con
ventiquattro alloggi.
È la prima costruzione con
struttura in acciaio, a mezzo della
quale egli raggiunge una
distribuzione flessibile e libera
degli spazi, delimitati da pareti
divisorie fisse o mobili in materiali
leggeri (tema che già aveva
sviluppato nei progetti della Casa
di campagna in cemento e della
Casa in mattoni, presso Potsdam
(‘22-’23).
Nel progetto di Stoccarda, ad
eccezione delle pareti della
cucina e dei bagni, tutte le altre
partiture verticali sono mobili e
non portanti, aumentando la
libertà degli spazi interni.
Nel 1928 Mies van der Rohe
fu nominato direttore artistico
della progettazione di tutte le
delegazioni tedesche per
l’Esposizione Internazionale di
Barcellona. Il progetto doveva,
nelle intenzioni del Reich,
recuperare il prestigio che la
Germania aveva perso nella
Prima Guerra mondiale e servire
come cornice per le attività
diplomatiche tese a promuovere
il commercio e le relazioni
internazionali. Tra l’altro, la
Barcellona era destinata ad
accogliere i reali spagnoli (che
non la usarono...). Eretto su un
basamento rettangolare lungo
56,5 metri, delimitato da muri
consistenti in una armatura
metallica con un rivestimento in
marmo, indipendenti dal sistema
strutturale dei pilastri, il Padiglione
consiste in un grande spazio
libero. La copertura, una lastra
leggera, poggia su otto pilastri
cruciformi, sottilissimi, di acciaio.
Le divisioni interne: lastre di
marmo dal colore verde dorato,
travertino, onice dorato e lastre
di vetro.
Stagni poco profondi occupano
parte della superficie, rendendo
ancora più leggero e come
indefinito lo spazio, immerso nella
natura circostante, illuminato
dalla varietà dei riflessi delle
chiusure in vetro e del marmo
dorato.
Questo padiglione, distrutto
dopo l’esposizione, è stato
ricostruito da Ignasi de SolàMorales alla fine degli anni
Ottanta.
Nell’organizzazione dei volumi,
nella proporzione delle strutture,
nell’ estrema semplicità ed
eleganza dei particolari, nel
rapporto esatto dei materiali,
rappresenta, per Mies, una sorta
di manifesto della sua concezione
dell’abitare, che troverà piena
definizione nella Tugendhat House,
il terzo progetto presente in
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Direzione Artistica del MAD
Pino Brugellis
Lara-Vinca Masini
Claudio Nardi
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Negli Stati Uniti Mies porterà
ancora avanti questa sua
impostazione progettuale con la
Casa in vetro e metallo di Edith
Farnsworth, a Fox River,
nell’Illinois, del ‘51: sul prato tre
piattaforme, una per il pavimento,
a sua volta raccordata a terra da
lastre-gradino più piccole, una
per la copertura, sorrette da
sottili pilastri, che appare come
librata nel vuoto.
Coi grandi lavori che seguiranno,
dai Lake Shore Drive Apartments,
a Chicago (‘48-’49, il primo
grattacielo a struttura metallica
americano), al notissimo Seagram
Building a New York (‘58-’59), il
suo metodo costruttivo dovrà,
in parte, adeguarsi alle leggi delle
città americane, senza, peraltro,
rinunciare ai suoi principi di
“ordine”, “proporzione”,
“decoro”.
Mies è stato imitato fino
all’accademia, solo perché le sue
forme si prestavano alla
prefabbricazione, ma raramente
capito nella sua forza di
rinnovamento del linguaggio dell’
architettura e del design.
UN
N
questa mostra.
Il terreno in pendenza, nella
località morava di Brno, ha
permesso di ridurre l’altezza della
costruzione, il cui ingresso, ad
un solo piano, nella parte più alta
del terreno, immette nella zona
delle camere dei bambini, ospita
le stanze di servizio, il garage e
una grande terrazza verso la città.
Al piano inferiore la cucina, il
pranzo, delimitato da una parete
semicircolare in ebano, il
soggiorno, spartito da una parete
di onice bianco e dorato. Le
pareti, come nel padiglione di
Barcellona, sono completamente
libere, essendo la struttura
formata da un sistema di
sottilissimi pilastri cruciformi in
acciaio inossidabile all’ interno,
zincati all’esterno. La trasparenza
delle vetrate (quella che dà sul
giardino può scorrere e sparire
nel pavimento), i riflessi delle
pareti (onice e vetro), mettono
la casa continuamente in
relazione diretta con la natura.
M
E DI FI R
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Ambasciata della
Repubblica Federale di Germania
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and Dttgart,
in Stu elona,
Barc Brno.
van der rohe
An exhibition of the Vitra Design Museum in cooperation with the Weissenhof Institut in Stuttgart
Organizzazione:
MediaEventi srl
Via Gino Capponi, 26
Firenze
Tel. 055 242248
www.mediaeventi.com
Direzione artistica:
Credits
CURATOR:
Mateo Kries
ACADEMIC CONSULTANCY:
Dr. Wolfgang Tegethoff, Dr. Otakar Macel
EXHIBITION DESIGN:
Dieter Thiel, Thorsten Romanus
LAY-OUT PRODUCER:
Arch. Claudio Nardi Arch.Pino Brugellis
COORDINATOR TRAVELLING EXHIBITION:
Isabel Serbeto,Vitra Design Museum
PROJECT MANAGER:
Cristina Didero
EXH
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2003
mbre ,00
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obre - rario 10,00Innocenti
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Istitut za SS. Ann ENZE
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ISTITUTO DEGLI INNOCENTI

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