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Il ritorno all’Universalismo | 1
Gavino Maciocco
La dura battaglia sostenuta da Obama a favore della copertura universale della popolazione
americana ha avuto un significato politico “universale” e ridato forza – nell’arena
internazionale – all’idea che la salute è un “diritto” e non un “bene di consumo”.
Bill Clinton – che ha sempre guardato Barak Obama con un po’ di diffidenza e un senso di
malcelata, e invero ingiustificata, superiorità – alla fine ha dovuto ammettere che lui è
riuscito dove altri Presidenti, da Roosevelt (1935) allo stesso Clinton (1994) avevano fallito:
introdurre una riforma sanitaria che rendesse più equo e razionale il sistema.
I lettori di saluteinternazionale.info hanno potuto seguire in diretta le vicende che hanno
caratterizzato il cammino della riforma. Un cammino davvero impervio, dove pochi
scommettevano che alla fine il programma elettorale di Obama si sarebbe realizzato. Ai
molti nemici della riforma previsti – l’industria della sanità (dalle assicurazioni a Big
Pharma) e il Partito Repubblicano – si sono aggiunti i critici all’interno del Partito
Democratico, per cui nelle commissioni parlamentari il testo ha subito l’amputazione di una
delle parti più qualificanti della proposta di legge, ovvero l’istituzione di un’assicurazione
sanitaria pubblica (Public option) competitiva nei confronti delle assicurazioni private. Se
non bastasse il giorno in cui finalmente la legge veniva portata in votazione alla Camera, a
causa delle defezioni in casa democratica, non c’erano i voti per farla approvare. E solo
dopo un’interminabile negoziazione condotta da Nancy Pelosi la legge è miracolosamente
passata con un minimo margine di maggioranza. Era il 21 marzo 2010. Poi è venuto il
ricorso alla Corte Suprema da parte dei 26 stati governati dai Repubblicani, secondo i quali
era incostituzionale l’obbligo di assicurarsi previsto dalla Riforma. Era il 26 giugno 2011
quando la Corte (inaspettatamente, perché composta in maggioranza da conservatori) ha
ritenuto infondato il ricorso. Infine la rielezione di Obama, perché altrimenti – in caso di
vittoria di Mitt Romney – la legge sarebbe stata abrogata. Il 21 gennaio 2013, finalmente,
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con la cerimonia del secondo insediamento Barak Obama ha promesso che la Riforma sarà
attuata integralmente (“Il meglio deve ancora venire…”).
Le Nazioni Unite e la Copertura sanitaria universalistica (Universal Health
Coverage)
Non c’è dubbio che la dura battaglia sostenuta da Obama a favore della copertura
universale della popolazione americana (che ridurrà di molto il numero dei non assicurati,
ma non l’annullerà) ha avuto un significato politico “universale” e ridato forza – nell’arena
internazionale – all’idea che la salute è un “diritto” e non un “bene di consumo”.
Non è certamente un caso che la questione della Copertura sanitaria universalistica
(Universal Health Coverage) sia tornata al centro del dibattito politico internazionale e sia
stata oggetto di una specifica sessione presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Riportiamo di seguito alcuni passi del Documento conclusivo di questo importante
evento, approvato il 6 dicembre 2012 (e dove sono riemersi, a distanza di più di 30
anni, alcuni concetti contenuti nella Dichiarazione di Alma Ata)[1].
L’Assemblea Generale riconosce:
l’importanza della copertura universale nei sistemi sanitari nazionali, specialmente
attraverso i meccanismi di assistenza sanitaria di base e di protezione sociale, per fornire
l’accesso ai servizi sanitari a tutti, e in particolare ai segmenti più poveri della popolazione;
(…)
che la copertura sanitaria universale implica che tutte le persone hanno accesso, senza
discriminazioni all’insieme dei servizi preventivi, curativi e riabilitativi, definiti
nazionalmente, e ai farmaci essenziali, sicuri, economici, efficaci e di qualità, con la
garanzia che l’uso di questi servizi non espone i pazienti – particolarmente i gruppi più
poveri e vulnerabili – alla sofferenza economica; (…) quindi gli Stati Membri devono far sì
che i sistemi di finanziamento della sanità impediscano il pagamento diretto delle
prestazioni da parte dei pazienti e introducano sistemi di prepagamento e di distribuzione
del rischio per evitare spese catastrofiche a causa delle cure mediche e il conseguente
impoverimento delle famiglie; (…)
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il bisogno di continuare a promuovere, istituire o rafforzare politiche nazionali multisettoriali e piani per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche e di applicare
sempre più estesamente tali politiche e programmi, incluso il riconoscimento
dell’importanza della copertura universale all’interno dei sistemi sanitari nazionali.
Non deve stupire il pieno consenso a tale risoluzione da parte del rappresentante
americano, Joan Prince, che ha sostenuto che “l’espansione della copertura sanitaria è
stata uno dei punti fondamentali della politica americana e una priorità del Presidente
Obama perché è fondamentale che tutte le persone abbiano pari accesso all’assistenza. Da
questo punto di vista la Riforma “Affordable Care Act” contiene numerosi provvedimenti
per garantire l’assistenza sanitaria a 30 milioni di persone attualmente prive di copertura.
Sta ai governi raccogliere la sfida di muoversi verso la copertura universale,
particolarmente nei paesi a basso reddito che diventeranno a medio reddito entro il
2030”[2].
Universal Health Coverage (UHC): good health, good economics
L’approvazione della risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite rappresenta
secondo Lancet l’inizio di una nuova fase in cui la UHC diventa l’obiettivo chiave
della salute globale. “In tutto il mondo – si legge nell’editoriale – ogni anno circa 150
milioni di persone affrontano spese sanitarie catastrofiche a causa dei pagamenti
diretti delle prestazioni, mentre 100 milioni sono trascinate al di sotto della linea
di povertà. Nella misura in cui le persone sono coperte da meccanismi di distribuzione del
rischio e di prepagamento, si riduce anche il numero di coloro vanno incontro a danni
finanziari causati dalle malattie. Un sistematico approccio verso la UHC può avere un effetto
trasformativo nella battaglia contro la povertà, la fame e la malattia”[3].
Lancet aveva già dedicato a UHC una serie di editoriali e di paper nel settembre 2012. In
uno di questi si sottolinea l’importanza della UHC nel miglioramento della salute della
popolazione, in particolare della salute materno-infantile[4]. Uno studio, per esempio, ha
rilevato la riduzione del 7,9% della mortalità dei bambini al di sotto di 5 anni in risposta al
10% di incremento della spesa sanitaria pubblica pro-capite, mentre nessun effetto è stato
osservato dall’aumento della spesa sanitaria privata[5].
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“UHC si trova all’intersezione della politica sociale con la politica economica – scrive Julio
Frenk, già ministro della sanità messicano -. L’introduzione di riforme che promuovono
la copertura universale non è soltanto una cosa buona sul piano etico; è anche
un’idea brillante per raggiungere la prosperità economica. Questo è uno dei modi più
potenti per combattere la povertà, mentre quando le società non assicurano un’effettiva
copertura con la protezione per tutti, ciò diventa un fattore di impoverimento per le
famiglie. UHC quindi è in grado di mantenere una grande promessa: il focus su
l’incremento dell’accesso a servizi di alta qualità con la protezione finanziaria integra
politica sociale e economica in un modo che – se fatto bene – può portare benefici alle
società in tutto il mondo”[6].
Risorse
United Nations. General Assembly, Global health and foreign policy [PDF: 117 Kb],
A/67/L.36, 6 December 2012
Moreno-Serra R, Smith PC. Universal Health Coverage 1. Does progress towards universal
health coverage improve population health? [PDF: 98 Kb] Lancet 2012; 380: 917–23.
Savedoff WD, de Ferranti D, Smith AL, Fan V. Universal Health Coverage 2. Political and
economic aspects of the transition to universal health coverage [PDF: 141 Kb]. Lancet 2012;
380: 924–32
Lagomarsino G, Garabrant A, Adyas A, Muga R, Otoo N. Universal Health Coverage 3.
Moving towards universal health coverage: health insurance reforms in nine developing
countries in Africa and Asia [PDF: 150 Kb]. Lancet 2012; 380: 933–43.
Bibliografia
United Nations. General Assembly, Global health and foreign policy [PDF: 117 Kb],
A/67/L.36, 6 December 2012
United Nations. General Assembly, Adopting Consensus Text, General Assembly
Encourages Member States to Plan, Pursue Transition of National Health Care Systems
towards Universal Coverage, 12 December 2012
Vega J. Universal health coverage: the post-2015 development agenda. Lancet 2013;
381;179-80.
Moreno-Serra, Smith PC. Does progress towards universal health coverage improve
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population health? Lancet 2012; 380:917-23.
Moreno-Serra R, Smith PC. The effects of health coverage on population outcomes: a
country-level panel data analysis. Results for Development Institute Working Paper.
Washington, DC: Results for Development Institute, 2011.
Frenk J, De Ferranti D. Universal health coverage: good healh, good economics. Lancet
2012; 380:862-3.
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