La scelta di Atene Corriere della Sera

Transcript

La scelta di Atene Corriere della Sera
Lunedì 26 Gennaio 2015 Corriere della Sera
2
#
La scelta di Atene
La sinistra radicale Syriza sfiora la maggioranza assoluta dei seggi
Sconfitta la Nuova democrazia che aveva guidato le riforme
L’estrema destra si conferma, crolla il Pasok, il ruolo dei piccoli partiti
«Addio austerity»
La Grecia a Tsipras
«La troika è il passato. Ha perso l’aristocrazia»
«Siamo pronti a negoziare una soluzione onesta»
DAL NOSTRO INVIATO
● Regole
La corsa ad ostacoli
post elettorale
fino al giuramento
di Maria Serena Natale
E
ora? Secondo la legge
elettorale greca la
maggioranza assoluta
dipende dalla percentuale
di voti ottenuta dal primo
partito, combinata con il
numero di formazioni che
non superano lo
sbarramento del 3%: meno
partiti entrano in
Parlamento, più bassa sarà
la soglia di maggioranza
per il vincitore. Oggi il
presidente della Repubblica
Papoulias incaricherà
Tsipras di formare il nuovo
governo. Se per Syriza sarà
confermata la maggioranza
assoluta, l’esecutivo
potrebbe partire da
domani. In caso contrario,
Tsipras avrebbe due giorni
per mettere insieme una
coalizione. Poi toccherebbe
al secondo partito cercare
una maggioranza in due
giorni. Poi al terzo. Se
fallissero tutti i tentativi, il
presidente convocherebbe i
leader per l’ultimo giro.
Quindi si andrebbe
all’elezione del nuovo capo
dello Stato entro 15 giorni.
E dopo tre settimane,
ancora politiche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ATENE «L’ordine dei greci è
chiaro». «Basta austerità, paura, autoritarismo, umiliazioni.
Si volta pagina». Alexis Tsipras
a braccia larghe abbraccia la
folla di bandiere rosse di Piazza Propilia, da dove due anni fa
partivano gli assalti al Parlamento. «Il memorandum dei
sacrifici è stracciato». «La
troika fa parte del passato».
L’estrema sinistra greca di
Syriza ha vinto. Ieri notte, con
lo scrutinio al 92% per cento
aveva mancato la maggioranza
assoluta di due soli seggi, ma
non è un problema. In Parlamento qualche voto si troverà
da due partiti minori disposti a
collaborare. «Oggi ha vinto la
speranza, la dignità, la democrazia, la gente normale, i lavoratori e gli studenti» proclama
quello che di fatto è già il nuovo premier greco. «A perdere è
stata l’aristocrazia e la corruzione».
Anche in un momento di
adrenalina, dall’alto del suo 36
per cento, Tsipras non dimentica che tutte le cancellerie europee lo stanno ascoltando.
«Siamo pronti a collaborare e
negoziare una soluzione onesta per rompere il circolo vizioso tra debito e interessi. Presenteremo nuove proposte, un
piano lungo quattro anni.
Smentiremo le cassandre».
«Abbiamo bisogno di democrazia. Questa è un’opportunità unica per una nuova politica e una nuova Europa basata sulla fiducia, il rispetto e la
responsabilità».
Entro marzo, però, Atene
dovrebbe spendere più o me-
no 4 miliardi per gli interessi
sul debito e contemporaneamente riceverne 7. Per rilasciare l’ennesimo prestito, però, la
troika (Bce, Fmi e Commissione Ue) aveva chiesto al governo
uscente altri 2,5 miliardi di
spending review e nuove tasse.
Tsipras farà tutto il contrario.
Arriverà a fine febbraio avendo
speso e non risparmiato. Gli
servono soldi per assumere
centinaia di migliaia di dipendenti pubblici. Tsipras considererà morta la troika, ma questa tiene il cordone della borsa.
Il neopremier ha qualche fortuna perché una misura come
ripristinare la tredicesima costerà 0,5 miliardi, ma solo a
Il centrodestra
Il partito sconfitto teme
una nuova catastrofe
economica a causa del
prossimo governo
Natale. In pochi mesi però deve trovare 2 miliardi per i sussidi ai disoccupati, l’elettricità
calmierata e i buoni pasto che
ha promesso. Altri miliardi per
rilanciare l’economia dovrebbero arrivare da una riforma fiscale che risparmi la classe
media per colpire i grandi patrimoni.
Antonis Samaras, leader di
Nuova democrazia, rivendica
le proprie scelte e non smette
di pungere il rivale. «Abbiamo
ereditato un Paese in fiamme e
abbiamo spento l’incendio.
Abbiamo posto le basi per
uscire dalla crisi. Consegno un
Paese senza deficit e dentro
Il nuovo Parlamento (scrutinate il 92,6% delle schede)
Syriza
(sinistra radicale)
149
To Potami
17
Pasok
(socialisti)
13
Nuova
democrazia
76
Greci
indipendenti
13
Kke
(comunisti)
15
Alba
Dorata
17
300 seggi
(maggioranza 151)
SEGGI NELLE ELEZIONI DEL 2012
Sinistra
democratica
17
Pasok
(socialisti)
33
Nuova
democrazia
129*
Syriza
(sinistra radicale)
71
Greci
indipendenti
20
Kke
(comunisti)
12
Alba Dorata
18
Maggioranza: 162 seggi su 300 - *inclusi i 50 del premio di maggioranza
LE PERCENTUALI DI VOTO DEI PARTITI
ieri
nel 2012 (dati in percentuale)
36,3
Syriza (sinistra radicale)
Nuova democrazia
Alba Dorata (estrema destra)
To Potami (centrosinistra)
Kke (comunisti)
Pasok (socialisti)
Greci indipendenti (centrod.)
Kinima (centrosinistra)*
Sinistra democratica
0
10%
20%
*Esclusi dal Parlamento per la soglia di sbarramento al 3%
27,9
6,3
6
5,5
4,7
4,7
2,4
-
26,9
29,7
6,9
4,5
12,3
7,5
6,2
30%
Corriere della Sera
l’Unione Europea. Spero di
sbagliarmi, ma prevedo una
catastrofe economica a causa
del prossimo governo».
Il suo secondo posto al
27,9% è di qualche frazione inferiore al risultato del 2012. Significa che la sua base non l’ha
abbandonato. Ha creduto nella
collaborazione con l’Europa. I
voti per Syriza sono arrivati dai
giovani che si erano astenuti e
dai dipendenti pubblici che
hanno tradito i socialisti del
Pasok e i comunisti del Kke.
Non è difficile immaginare, ad
esempio, per chi abbiano votato i 300 mila dipendenti pubblici a cui Tsipras ha promesso
di restituire il posto di lavoro.
Vero è che Samaras ha spostato
l’asse di Nuova democrazia più
a destra rubando tematiche e
voti ai nazionalisti e anche alla
destra estrema di Alba Dorata.
I neonazi riescono a rieleggere
tutta la dirigenza nonostante
sia dietro le sbarre in attesa di
giudizio. La perdita di qualche
zero virgola consente comunque ad Alba Dorata di superare
socialisti e nazionalisti per
piazzarsi come terza forza del
Parlamento. Fa un brillante debutto la star tv Stavros Theodorakis, liberale di sinistra, che
dopo aver fondato il partito To
Potami (Fiume) appena 11 mesi
fa arriva quarto. Praticamente
scomparso il Pasok, un pezzo
di storia greca lungo 40 anni.
Un drappello di deputati manterranno vivo il nome, mentre
George Papandreu, nipote del
fondatore, fuoriuscito dal partito all’ultimo momento scompare sotto la soglia del 3%.
A. Ni.
© RIPRODUZIONE RISERVAT
«Nuova democrazia»
La formazione neonazista
Samaras, da «europeo dell’anno» al ritiro
Alba Dorata esulta: «Siamo il terzo partito»
DALLA NOSTRA INVIATA
Ex premier
Antonis
Samaras, 63
anni
ATENE Nel 2012 la stampa tedesca lo
incoronava «politico europeo
dell’anno», oggi l’ex premier Antonis
Samaras raccoglie i cocci di una
campagna elettorale incentrata sulla
paura, in cui ha fatto leva sull’emozione
per la strage di Charlie Hebdo: «Nel
momento in cui l’Europa si arma —
diceva in uno spot — Syriza propone il
disarmo dei poliziotti e la
naturalizzazione degli immigrati.
Syriza vuole una Grecia senza difese».
Ieri sera Samaras sfinito ha ammesso la
sconfitta con umiltà, rivendicando il
ruolo di garante della stabilità
riconosciutogli dall’Europa. Nuova
democrazia cerca già il successore. I
nomi che si rincorrono vengono dal
vecchio sistema delle dinastie in lotta e
della commistione tra politica, affari e
informazione: l’ex premier Mitsotakis e
sua sorella Dora Bakoyannis, ex
ministro degli Esteri; il figlio trentenne
di Dora, Kostas sindaco di Karpenisi;
l’ex ministro della Difesa Nikos
Dendias; e l’eterno Kostas Karamanlis.
M.S.Na.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DALLA NOSTRA INVIATA
In carcere
Nikolaos
Michaloliakos,
di Alba Dorata
ATENE «Siamo chiaramente il terzo
partito», esulta il leader di Alba Dorata
Nikolaos Michaloliakos, in carcere dal
2013 con l’accusa di aver ordinato
l’omicidio del rapper antifascista
Pavlos Fyssas. Secondo le proiezioni la
formazione neonazista supera il 6% (17
seggi). Voto di rabbia non del tutto
intercettato dai sondaggi. C’è uno
stigma sul partito che ha nel motto le
parole Sangue e Onore, predica la
purezza della razza ellenica, organizza
squadre di soccorso per anziani e
ronde anti-immigrati. Ma Alba Dorata è
stato sostenuto dal boicottaggio di una
stampa screditata presso l’opinione
pubblica. Aiutato dall’aura di martiri
che aleggia intorno ai leader in carcere.
Se i risultati non confermassero la
maggioranza assoluta per Syriza e si
prolungassero le consultazioni per il
governo, si delineerebbe uno scenario
surreale: l’85enne Papoulias costretto a
richiamare dal carcere il neonazista
Michaloliakos per conferirgli l’incarico.
Papoulias, il presidente partigiano.
M.S. Na.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 26 Gennaio 2015
PRIMO PIANO
3
#
Cravatta
Alexis Tsipras
festeggia: il
leader di Syriza
ha 40 anni,
laureato in
ingegneria
civile, ha
lavorato nel
settore
costruzioni.
Non indossa
mai la cravatta.
Ha promesso
che ne
indosserà una
soltanto «alla
cerimonia che
cancellerà il
debito pubblico
della Grecia».
Sposato, ha
chiamato un
figlio Ernesto in
onore di Che
Guevara
(Reuters)
Il ritratto
di Andrea Nicastro
Alexis il rosso o borghese figlio di papà?
L’ex studente ribelle sceglie Robin Hood
L’ascesa dell’ingegnere che sogna il ritorno del «benessere democratico». E sa essere pragmatico
DAL NOSTRO INVIATO
ATENE I politici, direbbe Forrest
Gump, sono come i cioccolatini: puoi vedere la carta che li
avvolge, ma non sai mai quello
che troverai dentro.
La carta che sta attorno allo
spauracchio d’Europa, Alexis
Tsipras, il trionfatore del voto
greco, lascia pochi dubbi: è da
bandiera rossa trionferà. Invece dei crocefissi e delle icone
ortodosse, negli uffici del par-
tito sono appesi i ritratti di Rosa Luxemburg e Karl Marx. C’è
la faccia di Che Guevara sulle
magliette, sugli striscioni, sui
manifesti. C’è l’arcobaleno dei
movimenti no global, ecologisti, libertari e pacifisti cresciuti
negli anni 90 orfani del comunismo reale. Dal packaging
manca completamente la falce
e martello, ma solo perché è rimasta in dote al Kke, il Partito
comunista greco convinto che
sotto l’involucro di Syriza sia
nascosto un Tsipras appena appena socialdemocratico oppure, come l’hanno attaccato nei
comizi, «uno venduto alla finanza internazionale».
Tsipras è dal 2008 presidente di una coalizione di estrema
sinistra (Syriza) che prima della sua leadership viaggiava attorno al 2% e che poi, con il giovanotto alla testa, è cresciuta di
voto in voto. L’anno dopo era
già al 5%, nel 2012 al 16%, nel
2014 al 26%, oggi appena sotto
al 40%. L’armamentario del
partito è rimasto identico, ma il
nuovo presidente era evidentemente qualcosa di meglio. Nel
modo di parlare, di vestire, di
stare in tv, di affrontare uno alla volta gli obbiettivi politici e
convincere tutti i compagni a
perseguirli. Oppure ad andarsene. Tsipras ha cacciato dal
partito tanti concorrenti, fondatori, ex mentori, mantenendo sempre la leadership a forza
di carisma e vittorie.
A guardarlo non pare un rivoluzionario, semmai un radi-
Il giovane no global Alexis
Tsipras. Le cronache raccontano
che si imbarcò su un traghetto
diretto a Bari per andare alle
manifestazioni no global in Italia.
Dalla quale fu espulso e rimesso
sul traghetto verso la Grecia
cal chic. Un po’ di gommina sui
capelli, golf e giubbotti Burberry. La cravatta mai, come un feticcio al contrario. L’ha anche
promesso: «Ne metterò una solo alla cerimonia per la cancellazione del debito pubblico».
Una cravatta per 320 miliardi
sarebbe un affare, certo più
conveniente del suo unico vizio
conosciuto, il parrucchiere in
piazza Kolonaki, la più chic di
Atene, dove taglio e shampoo
costano 60 euro.
Chi c’è sotto la carta? Probabilmente il primo esemplare di
una nuova specie politica,
quella dei Robin Hood della
nuova Europa impoverita e cinesizzata. E’ un figlio borghese
che non riesce ad accettare che
democrazia non faccia più rima con benessere. Che Europa
non significhi più diritti umani
e accoglienza per gli immigrati. Che qualcuno stia male e
non ci sia un ospedale per curarlo. Magari ha ragione lui,
magari no. Ma ci sta provando.
E i greci con lui. Restare nell’euro, per Tsipras, vuol dire restare in una cornice di valori
che comprende la democrazia,
la sanità pubblica, l’educazione
e anche le pari opportunità.
Non può solo voler dire 2,5 di
avanzo primario e spread sostenibile.
Ha 40 anni, è ingegnere civile con master in urbanistica.
Scuole pubbliche, laiche e solo
greche. Inglese imparato da
adulto, non ancora fluido, nonostante i corsi intensivi dell’ultimo anno. Anche il padre
era ingegnere, imprenditore
edile. C’è qualche chiacchiera
su di lui perché riusciva a lavorare anche con il regime dei colonnelli. Si è parlato di una zia
di Alexis sposata al numero
due della dittatura. «Famiglia
progressista — taglia corto
Alexis — certamente non comunista». Uno che non ha mai
lavorato in vita sua, che fa il rivoluzionario con i soldi di papà, lo accusano gli avversari.
Dora Antoniu, giornalista di
Kathimerini, sostiene che
Alexis sia una sorta di replicante. «Gesticola e si muove come
il vecchio Papandreu (l’ex onnipotente leader dei socialisti
greci degli anni 70, ndr). Pian
piano ha imparato persino ad
usare il suo tono di voce». Per
tanti elettori centristi umiliati
dalla Crisi essere un «nuovo
Papandreu» non è un insulto,
«Già il 14 gennaio, l’hashtag
“asktsípras” è diventato il più
cliccato su Twitter in Grecia, ma
anche il terzo a livello mondiale.
Alexis Tsipras, una superstar
planetaria? Sembra proprio di sì»
«Sarà un nuovo Lula (l’ex
sindacalista che da presidente ha
risollevato le sorti del Brasile) o un
nuovo Hugo Chávez (l’ex golpista
che da presidente ha distrutto
l’economia del Venezuela)»?
«A partire da lunedì, Tsipras, figlio
mediterraneo della Grande
Recessione che frusta il Paese da
un lustro, dovrà dimostrare se egli
stesso è un sintomo della crisi
greca o la sua cura»
Stathis Panagulis, il «cognato» di Oriana Fallaci
«Ai registi del rigore: vi meritate un processo»
DAL NOSTRO INVIATO
ATENE «Colleghi deputati che avete approvato un
nuovo pacchetto di sacrifici, vi auguro di venir
processati per alto tradimento verso il popolo
greco, la sua dignità, la sua stessa vita. Vi
auguro un processo perché, altrimenti, farete la
fine del console americano in Libia», linciati
dalla folla. Usare le parole come bombe, per
Stathis Panagulis è una tradizione di famiglia.
Suo fratello era Alekos Panagulis, rivoluzionario
dinamitardo amante di Oriana Fallaci, ispiratore
del romanzo «Un Uomo». L’altro fratello,
Ghiorgos, si oppose al colpo di Stato del 1967 e
sparì misteriosamente. E’ rimasto solo Stathis.
«Sono entrato in Syriza dopo decenni di
lontananza dalla politica: era l’unico mezzo per
difendere il Paese da questa nuova invasione».
Quale, scusi.
«Ai miei tempi si usava la violenza fisica, i
colonnelli, i plotoni di esecuzione. Adesso basta
sorvegliare i bilanci per abbattere ospedali,
lasciare i bambini senza riscaldamento, le
famiglie senza stipendio».
L’austerità.
«La Germania che ha perso con i carri armati,
ora vince con lo spread. Ma non cambia molto,
siamo comunque mercato per i loro prodotti».
A. Ni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Trionfa l’Euro-terrore Tsipras»,
titola il tabloid tedesco. Quindi
l’inviato si lamenta su Twitter che
il leader greco «non parla
volentieri con Die Bild» e «la Grecia
ha scelto il cambiamento radicale»
ma un complimento. Al contrario, per l’anima di sinistrasinistra di Syriza suona terribile.
Fino a ieri è stato questo il
suo merito principale: dire cose che non aveva mai detto nessuno — tipo non pagare i debiti — e allo stesso tempo restare
nell’euro, con il sorriso del bravo ragazzo stampato in viso.
Credibile e confortante. Come
quando prendeva il traghetto
per Bari, per andare alle manifestazioni no global in Italia.
Giovane, spavaldo, con la sicurezza che anche facendo qualche mattana non gli sarebbe
successo nulla di grave. Infatti
fu espulso e rimesso sul traghetto.
È nato nel ’74, quando in
Grecia è tornata la democrazia.
Il suo è il mondo delle garanzie, delle sicurezze. Gli studenti
fanno gli studenti: protestano,
occupano, gridano. I poliziotti
fanno i poliziotti: sgomberano,
caricano, ma in fondo di Genova ce n’è stata solo una. Di solito
non muore nessuno e dopo la
manifestazione si va tutti assieme a guardare la partita. Perché Tsipras dovrebbe pensare
che a Bruxelles o a Francoforte
il mondo dovrebbe essere diverso? I greci hanno fame. Non
è giusto, non è «democratico»,
quindi qualcuno li ascolterà.
Basterà protestare, farsi sentire, come ai tempi delle occupazioni studentesche.
«La speranza sta arrivando»
è stato lo slogan della sua campagna elettorale. La Grecia ne
aveva bisogno, come aveva bisogno di qualcuno che unisse
rivoluzione e stabilità. «In Grecia e in Europa con la fine dell’austerità tornerà la democrazia». E’ un riflesso condizionato, un contorcimento semantico. Democrazia significa
benessere. Europa significa
giustizia. Per vincere le elezioni
ha funzionato.
@andrea_nicastro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 26 Gennaio 2015
5
La scelta di Atene
Un vertice d’urgenza tra Draghi e Juncker
All’incontro anche Tusk e Dijsselbloem, poi la riunione dei ministri dell’Eurogruppo
L’obiettivo: evitare uno strappo traumatico con Atene. Attesa per l’apertura dei mercati
DAL NOSTRO INVIATO
321
Miliardi di
euro: a tanto
ammonta
il debito greco.
Il 70,5% è in
mano a
creditori
pubblici
internazionali.
Il Fmi ha
prestato 32
miliardi, il
Fondo europeo
di stabilità
141,8 miliardi
73%
Dei greci vuole
restare nella
eurozona,
secondo
i sondaggi.
La think tank
«Oxford
Economics»
stima che la
possibilità di
una «Grexit»,
l’uscita
dall’eurozona,
è del 18%
30%
La vittoria nelle elezioni in Grecia del partito di
estrema sinistra Syriza di
Alexis Tsipras, contrario alle
misure di austerità dell’Unione
Europea, alza di colpo la tensione nei Palazzi comunitari.
Dopo i primi risultati parziali è partito il tentativo di organizzare d’urgenza oggi a Bruxelles una riunione sul caso
Grecia tra quattro presidenti di
istituzioni comuni: Mario Draghi (Banca centrale europea), il
lussemburghese Jean-Claude
Juncker (Commissione europea), il polacco Donald Tusk
(Consiglio dei governi Ue) e
l’olandese Jeroen Dijsselbloem
(Eurogruppo dei ministri finanziari della zona euro).
L’obiettivo è creare i presuppo-
BRUXELLES
Euro lordi, a
tanto è sceso il
salario minimo,
nell’ambito di
una draconiana
riforma del
mercato del
lavoro, che ha
imposto una
revisione dei
contratti
collettivi e una
deregulation
generale. Ciò
non ha
impedito
la chiusura di
oltre 180 mila
imprese
nell’ambito del piano di salvataggio. I ministri finanziari potrebbero offrire anche dilazioni
nel rimborso dei debiti. Tsipras potrebbe così varare investimenti per rilanciare l’economia reale e l’occupazione. Il
presidente della Banca centrale
tedesca (Bundesbank) Jens
Weidmann, sostenitore delle
misure di austerità insieme a
Merkel, ha ricordato che la Grecia deve comunque rispettare
gli impegni presi con l’Europa.
Nei giorni scorsi l’avevano anticipato Juncker e la stessa Cancelliera. Ma la vittoria di Syriza
estende la disponibilità dell’Ue
a trattare con Atene.
A livello politico c’è da affrontare la perdita di credibilità
della linea del rigore finanziario imposto dalla troika, che
non ha risolto la crisi in Grecia
L’incontro
● Oggi è
prevista una
riunione sul
caso Grecia tra
4 presidenti di
istituzioni
comunitarie:
Mario Draghi
(Bce), JeanClaude Juncker
(Commissione
europea),
Donald Tusk
(Consiglio dei
governi Ue) e
Jeroen
Dijsselbloem
(Eurogruppo
dei ministri
finanziari della
zona euro)
1975
1967
e sostanzialmente ha favorito
l’ascesa dell’estrema sinistra.
La vittoria di Tsipras può influire sullo scontro da tempo in atto tra Germania e altri Paesi
membri del Nord, che difendono le misure di austerità e i vincoli di bilancio, contro Italia,
Francia e altri Stati del Sud, impegnati a chiedere più «flessibilità» e investimenti Ue per il
rilancio della crescita.
Soprattutto i governi di centrosinistra di Roma e Parigi intenderebbero rafforzare la loro
opposizione alla leader europea del centrodestra, Angela
Merkel, per evitare di essere
scavalcati da movimenti estremisti anti-austerità come M5S
e Lega in Italia o Front National
in Francia.
Ivo Caizzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2002
I Colonnelli al potere
La democrazia
L’entrata nell’euro
La Grecia fa parte della
Nato, regna Costantino II:
un golpe militare pone fine
ai governi della monarchia
parlamentare, il colonnello
George Papadopoulos
primo ministro. Gli anni
bui della repressione,
centinaia di prigionieri
politici
La crisi a Cipro del 1974
segna la fine dei militari.
Konstantinos Karamanlis
diventa primo ministro e
nel 1975 con la sua firma
(foto) entra in vigore la
nuova Costituzione: la
Grecia è una repubblica
che prevede alcuni poteri
esecutivi per il presidente
Dopo l’adesione alla Cee
nel 1981, la Grecia lascia
la dracma e adotta la
moneta unica nel 2002.
Alla guida del governo
c’è Kostas Simitis: dopo il
decennio socialista, con le
elezioni del 2004 vanno
al potere i conservatori
di Nuova Democrazia
2004
28%
580
Troika
Da affrontare
la perdita di credibilità
della linea del rigore
imposto dalla troika
Tsipras, dopo i primi contatti con Berlino e Bruxelles, ha
moderato i toni del suo attacco
all’Unione europea. Restano
ferme le sue critiche alla cosiddetta «troika» (Commissione
europea, Bce e Fondo monetario di Washington), che ha accusato di aver provocato in Grecia una recessione pluriennale
e povertà dilagante pretendendo misure di austerità in cambio dei prestiti di salvataggio. Il
leader di Syriza ha annunciato
di voler rinegoziare il debito
del suo Paese, aumentare i salari e le pensioni, aiutare i cittadini in povertà.
Draghi, Juncker, Tusk e Dijsselbloem dovrebbero concordare la linea da sviluppare nel
successivo Eurogruppo, che
oggi a Bruxelles deve discutere
di altri miliardi attesi da Atene
Dalla dittatura alla crisi
Il taglio medio
agli stipendi
dei funzionari
pubblici dal
2010 ad oggi,
in seguito alle
politiche
d’austerity
imposte dalla
trojka.
Tredicesima e
quattordicesima sono
scomparse
Il taglio nelle
spese per
l’educazione
dal 2008 al
2013.
Il budget
destinato al
comparto
salute è invece
passato
dal 10,03%
al 9,16% del Pil
tra il 2009
e il 2012
sti per il dialogo con il prossimo governo greco, auspicato
venerdì scorso dalla cancelliera
tedesca Angela Merkel per evitare uno strappo traumatico
con Atene destinato a riflettersi
sulla moneta comune. C’è poi
da valutare la reazione dei mercati finanziari. Il Financial Times di Londra ha ipotizzato
che il nuovo leader greco potrebbe seguire l’esempio moderato dell’ex presidente brasiliano Lula o quello radicale del
venezuelano Chávez.
2010
2012
Le Olimpiadi
Salvataggio e proteste
La vittoria di Samaras
L’anno dei Giochi Olimpici
di Atene, della vittoria
all’Europeo di calcio. A
dicembre la Commissione
Europea ammonisce
formalmente Atene dopo
aver scoperto che la Grecia
ha falsificato i dati sul
deficit di bilancio per
accedere all’eurozona
La grande paura di una
bancarotta greca induce
i Paesi dell’eurozona ad
approvare un primo piano
di salvataggio di 110
miliardi di euro, mentre
l’impegno di Atene a una
politica di austerity su
tutti i fronti provoca forti
proteste interne
Al voto del 2012 i conservatori di Nuova Democrazia vincono senza ottenere
una maggioranza. Il loro
leader Antonis Samaras
(nella foto con Angela
Merkel) guida un governo
di coalizione pro-austerity
che comprende socialisti
e altri partiti più piccoli
Corriere della Sera
L’economista
di Andrea Nicastro
DAL NOSTRO INVIATO
Mercati e guardiani dell’euro hanno a lungo pensato
che Alexis Tsipras fosse il diavolo pronto a ricattare l’Europa:
o cancelli il debito greco o l’euro si sgretola. Poi però messaggi e messaggeri che il quarantenne nuovo leader greco ha
fatto arrivare a Berlino e a Bruxelles hanno fatto pensare a
molti che un compromesso
fosse possibile. Ora che da Atene arriveranno delegazioni ufficiali con in tasca la stessa
agenda, però, i fautori delle ricette lacrime e sangue dovrebbero ascoltare anche cosa dice
Costas Lapavitsas, uno degli
economisti di punta del partito
di Tsipras. Uno che per cinque
anni ha studiato, calcolato e
predicato che uscire dalla moneta unica sarebbe stato un affare migliore della purga chiamata austerity.
ATENE
Il consigliere del neo leader:
«Cancellate il nostro debito
Abbiamo 6 mesi o l’euro finirà»
Lapavitsas guiderà l’ala oltranzista che potrebbe puntare
i piedi e imporre al tenero Tsipras un approccio da scatenato
Robin Hood. «Nel 2010 non
avevo dubbi. Molto meglio lasciare l’euro. Oggi è diverso. La
catastrofe è già avvenuta, l’economia greca è già distrutta».
Ma come? Il tasso di crescita dello 0,7%, l’avanzo nella
raccolta fiscale, il bilancio in
equilibrio.
«Vero, l’economia si è stabilizzata, ma è la stabilità del cimitero che, in genere, è un posto molto tranquillo. Ora bisogna riaccendere l’economia.
Mettere al lavoro il 26% di disoccupati e recuperare salari
crollati del 40%».
È quello che dice anche
l’Europa.
«Il programma della troika è
una via senza uscita. La Grecia
è fallita. Le imprese pubbliche
e private non possono lavorare
solo per pagare gli interessi.
Non si permettono investimenti, ricerca, sviluppo, solo
un lento declino. Unica soluzione è tagliare il debito».
L’obiezione la conosce: se
perdoniamo ora, fra due anni
gli spendaccioni del Sud torneranno a battere cassa.
«In un’economia capitalistica è normale fallire. Perché se
tocca ad uno Stato si aggiunge
un giudizio morale? La realtà è
che se non si permette che chi
ha investito e magari speculato
possa anche perdere denaro,
tutto il sistema capitalistico
perde di significato. È dall’antichità che i poveri diventano
schiavi per debiti. Ora basta».
Ammettiamo che venga
cancellato il vostro debito che
in fondo è poca cosa sul bilancio complessivo. Perché il
giorno dopo non dovrebbe
chiederlo anche l’Italia?
«Perché la Grecia è un caso
speciale. Basta guardare alla
proporzione del debito, all’estensione della depressione
e allo stato dell’economia. E in
più perché il debito greco è
posseduto da istituzioni e dimenticarlo non farebbe crollare il mercato. Concordo, però,
che sarebbe un trattamento
privilegiato. Ci vorrebbe in parallelo una soluzione generale
europea. Che però può avere
tempi leggermente più lunghi
che per la soluzione greca».
Lei insegna economia a
Londra e fa parte del gruppo
dei professori emigranti che
Syriza ha richiamato per trovare alternative all’austerità.
Siete tutti d’accordo?
«Negli ultimi anni sono stati
molti gli accademici, non solo
greci, che da sinistra hanno criticato l’austerità. Grosso modo
siamo divisi in due correnti. La
prima, maggioritaria, ritiene
che l’eurozona possa migliora-
❞
Il
programma
della troika
è una via
senza
uscita. La
Grecia è
fallita
I soldi in
arrivo
servono a
pagare gli
interessi.
Non ce li
daranno?
Peggio per i
creditori
re dall’interno, avendo una
buona gestione dei cambi, un
allentamento fiscale e la cancellazione dei debiti con contemporaneo incremento degli
investimenti pubblici».
La seconda?
«Pensa sia più conveniente
lo smantellamento dell’euro
con default dei Paesi più indebitati. Un po’ sul modello argentino. Io mi riconosco più in
questa linea».
Sulle altre misure siete
d’accordo?
«Il programma di Syriza è
scritto, non ammette ripensamenti. Aumento dello stipendio minimo, abolizione della
tassa immobiliare, aiuti sull’elettricità e il cibo per fermare
l’emergenza umanitaria. E allo
stesso tempo trattare sul debito. Ci sarà di certo una forte opposizione, ma la Grecia ha armi
a disposizione e credo che altri
europei aiuteranno».
Dove prenderete i soldi se
l’Europa smetterà di versare
le rate dei prestiti?
«I soldi in arrivo servono solo a pagare gli interessi. Non ce
li daranno? Peggio per i creditori. Noi potremmo finanziarci
in vari modi fino a giugno, luglio. Poi se non ci sarà ancora
accordo sul debito, ognuno andrà per la sua strada. E addio
euro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lunedì 26 Gennaio 2015 Corriere della Sera
6
#
La scelta di Atene
Lo scenario
di Danilo Taino
Weidmann: «Rispettate gli impegni»
La Bundesbank detta la linea tedesca
Merkel non può cedere, guiderà i giochi. E punterà tutto sulla ripresa che si intravede in Grecia
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO L’europeo del momento (e delle settimane entranti)
ha pochi simpatizzanti in Germania. I politici greci hanno
avuto accoglienze fredde, se
non ostili, da quando la crisi ad
Atene è scoppiata, nel 2010.
Alexis Tsipras non troverà accoglienza migliore, nonostante
il risultato elettorale di ieri, se
arriverà a Berlino con il cappello di primo ministro. Angela
Merkel lascerà che le trattative
sul futuro della Grecia siano
condotte da Bruxelles, con l’appoggio della Banca centrale europea (Bce) e del Fondo monetario internazionale (Fmi). Ma
non farà alcuno sconto a Tsipras, come non lo ha fatto a
nessuno dei leader di Atene finora. E, probabilmente, su
questa linea troverà il consenso
di gran parte delle capitali dell’eurozona.
Non è solo questione di sondaggi d’opinione. Certo, con il
68% dei tedeschi che dice di essere contrario a una riduzione
del debito alla Grecia e con il
61% che ritiene che Atene debba uscire dall’euro se non rispetta gli impegni presi, sarebbe difficile per la cancelliera
tenere una posizione accomo-
Cancellare il debito?
Il peso cadrebbe su
Paesi e istituzioni che
hanno finanziato i 240
miliardi dei salvataggi
dante. E non è nemmeno solo
la reazione immediata e netta,
ieri, di Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank:
«Spero — ha detto — che il
nuovo governo non metta in
discussione ciò che ci si aspetta e ciò che è già stato ottenuto». È decisivo, ha aggiunto,
«che le finanze pubbliche greche siano stabili nel lungo termine e, dal momento che questo non è il caso, un taglio del
debito darebbe solo una breve
pausa di respiro».
No, ancora più di questo pesa il fatto che nella visione tedesca dell’Unione monetaria
non ci devono essere trasferimenti di denaro da un Paese
all’altro: se invece il debito greco fosse ristrutturato, a differenza che in passato quando a
subirne le perdite furono gli
investitori privati, questa volta
le conseguenze cadrebbero sui
Paesi e sulle istituzioni internazionali che hanno finanziato
i 240 miliardi dei salvataggi
passati e sono finiti con il possedere circa l’80% del debito
greco.
Si racconta a Berlino che, la
primavera scorsa, il primo ministro greco Antonis Samaras
disse alla signora Merkel che il
suo Paese aveva bisogno di un
«alleggerimento del debito».
La cancelliera si fece tradurre
per bene l’affermazione «alleggerimento del debito» e rispose che in tedesco suonava male. Samaras, un conservatore,
le è politicamente vicino; Tsipras viene dalla sinistra radicale, lontano dalla sua visione
dell’Europa: ben improbabile
che con lui sia più disponibile.
I finali di partita, però, non
Bandiere
Sostenitori di
Syriza con le
bandiere della
Grecia dopo la
vittoria del
partito della
sinistra radicale
sono mai scontati. La chiave di
tutto saranno le trattative che il
nuovo governo greco terrà con
i creditori internazionali, in
particolare con la troika (Ue,
Bce, Fmi) che in questi anni ha
imposto alla Grecia regole in
cambio di quattrini e della
quale Tsipras si vuole liberare.
Certamente il vincitore delle
elezioni di ieri vorrà rinegoziare i quasi 320 miliardi di debito. E sarà intenzionato a mettere «fine all’austerità», parola
d’ordine centrale della campagna elettorale di Syriza. Si trat-
ta di obiettivi che potrebbero,
se finissero fuori controllo,
spingere Atene sulla strada
della «Grexit», l’uscita dall’euro. Queste, però, sono le posizioni di partenza.
Difficilmente Tsipras vorrà
gettare via l’occasione di essere
il primo ministro della ripresa
della Grecia. Negli anni scorsi,
la drammatica crisi ha fatto
crollare il Pil del paese del 27%,
salire la disoccupazione a oltre
il 25% e ha decurtato salari e
pensioni. Ora, però, la crescita
economica sta tornando: l’Fmi
prevede che quest’anno sarà
superiore al 2,5%. La disoccupazione sta calando, seppur
lentamente. E il bilancio pubblico ha un surplus primario
(prima del pagamento degli
interessi sul debito).
La traiettoria economica
della Grecia potrebbe cioè essere positiva e Tsipras sarà tentato di cavalcarla. Dall’altra
parte, il governo di Berlino fa
circolare ipotesi di uscita di
Atene dall’euro ma alla fine
non ha interesse ad affrontare
un’altra grave crisi dell’euro sui
mercati finanziari. Sarà un
passaggio teso e difficile. Ma la
Grexit non è scontata.
@danilotaino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Verso Est
Quell’intesa cordiale
tra l’orso russo
e la nuova Atene
di Luigi Offeddu
Sondaggi
● I sondaggi
d’opinione
evidenziano
una forte
avversione dei
tedeschi per la
linea morbida
verso la Grecia.
Il 68% degli
intervistati
sostiene di
essere
contrario a una
riduzione del
debito al Paese
ellenico,
mentre il 61%
ritiene che
Atene debba
uscire dall’euro
se non rispetta
gli impegni
N
el 2007, quando già
Vladimir Putin
addentava l’Abkhazia
per strapparla alla Georgia,
l’Ue pensò bene di piazzare
dei suoi osservatori proprio
ai confini abkhazi, là dove
fibrillava la secessione
filorussa. Era un modo per
tener d’occhio l’orso di
Mosca, di avvertirlo che le
sue zampate non potevano
avere via libera ovunque.
Ma non se ne fece nulla:
fra i Paesi Ue chiamati a
decidere, ve ne fu uno che
bloccò la decisione
coprendo politicamente
Mosca. Era la Grecia, che
forse confermò la verità di
un antico soprannome:
«Atene cavallo di Troia del
Cremlino». Dietro quel
soprannome c’erano radici
comuni culturali e religiose
(il cristianesimo
ortodosso), linguistiche
(l’alfabeto cirillico) e altre
ben più concrete,
geostrategiche. Stanno lì,
sul mappamondo: il mar
Egeo è da sempre vitale per
il passaggio delle navi dal
mar Nero al Mediterraneo,
e allo stretto di Gibilterra, e
all’oceano Atlantico. Navi
da sbarco, sommergibili,
fregate, corazzate che
rispondono agli ordini
di Putin solcano
continuamente quelle
acque: e senza che mai
nessuno lo dica a voce alta,
offrono anche un argine a
quella che Atene considera
la vera potenziale minaccia
di sempre nei suoi mari, la
flotta turca. In tutte le sue
contese con la Turchia,
Atene ha sempre avuto il
sostegno diplomatico di
Mosca. Ma Atene ha anche
sempre sostenuto Mosca, in
tutti i momenti di tensione
con l’Ue: a cominciare dalla
tempesta sulle sanzioni
antirusse. Poi, ci sono le
ragioni economiche: circa
tre quarti del gas naturale e
del petrolio di cui Atene ha
bisogno vengono dalla
Russia. E così circa un
quarto degli armamenti.
E se le banche elleniche e
cipriote, 3 anni fa sull’orlo
del fallimento, respirano
ancora, lo devono ai prestiti
di Putin non meno che a
quelli dell’Ue, della Banca
centrale europea o del
Fondo monetario
internazionale. Il «cavallo
di Troia del Cremlino», non
sarà dunque lasciato solo,
se mai un giorno Tsipras
sbatterà le porte
dell’eurozona. Ieri come
200 anni fa il Cremlino,
questo Cremlino, ha buona
memoria anche per i
piccoli e piccolissimi gesti
d’affetto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lunedì 26 Gennaio 2015 Corriere della Sera
8
La scelta di Atene
I giovani e l’idea di partire
Testi dell’inviata ad Atene
Maria Serena Natale
Foto di Michalis Karagiannis
Hanno votato Syriza ma in tanti vogliono andarsene
I loro nemici? «Creditori internazionali e corruzione»
Yannis, Anastasia, Bledar, Evi, Christos,
ragazzi tra i venti e i trent’anni che attraversano la crisi economica con l’emozione e
l’incoscienza della gioventù, malgrado i dati
sulla disoccupazione giovanile al 50 per cento lascino poco spazio alla speranza. Studiano, lavorano, suonano Bach, chattano con gli
amici all’estero e sognano di partire. Tutti,
però, pensano di tornare. Greci che ce l’hanno con l’austerità imposta dai creditori internazionali, ma non esitano a condannare un
Thalia e Georgios
sistema sociale e politico paralizzato da corruzione e clientelismo. Ieri hanno votato in
maggioranza per Syriza, ma non si aspettano
rivoluzioni. L’Europa è un orizzonte naturale
e un’opportunità per cercare la dignità e la
spensieratezza che non trovano a casa. Nei
loro discorsi c’è sempre tenerezza per famiglie disposte a qualsiasi sacrificio, un lampo
di luce e di tristezza, e una parola ricorrente:
responsabilità.
Alexander
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La parrucchiera:
il futuro è in Olanda
«Lavorare qui
ti toglie la dignità»
T
halia Tzoumerka ha 23
anni e i capelli bordeaux ,
vive con il suo ragazzo,
Georgios Zorbas, 29, chatta,
guarda film e ascolta musica.
Dopo l’istituto tecnico, la
scuola per parrucchiera. «Tra
un anno comincio a lavorare e
se non ingrana, Olanda o
Germania». Georgios fa
l’autista, 600 euro al mese. «Se
vuole andare parto con lei».
A
lexander Kantipov, 26
anni, occhiali a specchio e
ciuffo scolpito, ha una laurea
in Economia, un passato da
barman e un futuro in Svezia.
«Lavoravo 13 ore al giorno per
30 euro, non è vita. Al Nord c’è
più dignità. Non mi piace
come ci tratta la Germania,
pretende i conti in ordine e
non si preoccupa delle
sofferenze delle persone».
Marilena e Panagiotis
Gerasimos e Joanna
A luglio il matrimonio:
non ci rassegniamo
I fratelli che temono
di doversi separare
Bledar Cukani e la sua famiglia
A
luglio si sposano.
Marilena Tsampali e
Panagiotis Papadomitsos, 30 e
32 anni, lei tecnico
odontoiatra, lui impiegato in
Parlamento, hanno votato
scheda bianca (lei), e con uno
scarabocchio (lui). «Volevamo
dissociarci. I greci pensano
che la ribellione venga con il
sangue. Questa rassegnazione
non ci piace».
Yannis
L’ingegnere 36enne
che vende collanine
Y
annis Nikoloudis, 36 anni,
è un ingegnere meccanico
che si è scoperto artigiano,
vende gioielli fatti a mano.
Accanto a lui, un ex cameraman della tv pubblica Ert sistema un banchetto di braccialetti. «La democrazia è nata
qui dallo schiavismo. Quando
mi sento abbattuto penso a
mio nonno e alle sue 3 guerre:
ne usciremo anche stavolta».
«Ce ne andremo in Norvegia: il sistema scolastico è all’avanguardia»
B
ledar Cukani ha comprato un grande quadro al mercato delle pulci. I grigi e i marroni ricordano i toni del cielo sopra
Atene. «Starà bene in salotto». Bledar cammina all’ombra del
Partenone circondato dalle sue donne, la moglie Netila e le figlie
Angelina e Francesca di sei e tre anni, nomi italiani, passaporto
albanese, una vita da costruire nella Grecia della crisi. Bledar ha
36 anni, fa l’imbianchino, in casa il suo è l’unico stipendio, e non
arriva regolarmente. «All’inizio non era così difficile, anche i
50
Per cento
È il tasso di
disoccupazione
giovanile in
Grecia: la maggioranza
degli
intervistati
vuole un futuro
all’estero
Jo
rapporti con le persone erano più sereni. Poi tutto è cambiato.
Certi mesi si lavora, altri si aspetta la chiamata. È dura, soprattutto ora che non ho un contratto da settimane, ma stringiamo i
denti. Stare insieme ci rende felici. Ormai pensiamo di andarcene, forse in Norvegia. Dovremo cambiare tutto, lingua, ritmi,
abitudini. Ma dicono che il sistema scolastico laggiù sia tra i migliori del mondo. Vogliamo dare una buona istruzione alle bambine. Guardi che sorriso che hanno». Piccole europee crescono.
Christos
Evi
I
nseparabili, i fratelli Koulouris. Quando Gerasimos parla
di lasciare il Paese un velo di
tristezza cala sul viso di Joanna. «Lei non se ne andrebbe
mai, ama troppo il sole, la vita
di casa». Joanna ha 33 anni,
una laurea in Economia, un
marito, niente lavoro. Gerasimos, 35, fa il cameriere e la
prende con filosofia: «Provo a
dare un senso al tempo».
Anastasia e Stathis
La suonatrice di piano L’aspirante architetto La prima di tre figli:
«Vivrò in Francia»
«Ritorno dai miei» mamma prende 400 «Noi due al governo?
Priorità all’istruzione»
S
«M
uona Bach e Beethoven,
ascolta Keith Jarrett e Brad
Mehldau. Jo Alexandropoulou
è una pianista di 25 anni,
gliene mancano 2 per la laurea
in Innovazione urbanistica.
«Andrò in Francia a vivere la
vita di qualcun altro. Credo
nelle persone, non nei confini.
Voto Tsipras, chissà se
combinerà qualcosa o finirà su
un divano a bere caffè».
C
hristos Skouzis, 22 anni,
studia architettura navale e
sogna il mare. Lavora in una
caffetteria del centro, ha scelto
un partito che si chiama To
Potami, Il fiume, «il miglior
alleato per Syriza in Europa».
L’industria marittima non tira
più e Christos pensa di tornare
nella casa dei genitori a
Cefalonia, aprire un bar,
guadagnare con il turismo.
E
vi Houridi, 22 anni, studia
Ingegneria meccanica, fa la
cameriera in un pub. Exit
Strategy? Giornalismo.
«Magari in Australia, un Paese
completamente diverso. Cosa
sono oggi? Greca, europea, la
prima di tre fratelli, la figlia di
una donna che con 400 euro al
mese porta avanti la famiglia.
Questa è una crisi politica,
d’identità e responsabilità».
Su Corriere.it
Sul sito online
del «Corriere
della Sera»
tutte le storie
dei protagonisti
di questo
reportage
in Grecia
e ne andrò in un posto
qualsiasi, poi tornerò». Anastasia Bafouni ha 18
anni, studia Ingegneria. «Ai
politici che vogliono terrorizzarci per mantenere la poltrona non credo più». «Ma se
siamo a questo punto la colpa
è di tutti» ribatte Stathis Chliaoutakis, studente di Architettura. E se foste voi a governare?
«Priorità all’istruzione».
Corriere della Sera Lunedì 26 Gennaio 2015
PRIMO PIANO
9
Spiazzati i tifosi italiani di Syriza
Il loro idolo guarda al rottamatore
Il leader greco: sintonia naturale con Palazzo Chigi. Fratoianni (Sel): tocca a Renzi accettare la sfida
MILANO La battuta migliore, di
sicuro, è di Pippo Civati: «Ma
guardate che sarà Matteo Renzi, da domani mattina, a farsi
chiamare con la ts: Rentsi». La
domenica del trionfo di Alexis
Tsipras, nella sinistra nazionale si era aperta con una piccola
fibrillazione. Il leader di Syriza,
in una chiacchierata con Il
Messaggero, aveva raccontato
che, pur non conoscendo direttamente Matteo Renzi, i rispettivi staff hanno già preso
contatti. E, soprattutto, che la
loro «sintonia è naturale» visto
che l’obiettivo è quello di
«cambiare verso all’Europa,
perché l’austerità sta strangolando tutti». Inoltre, il vincitore delle elezioni di Atene nel
colloquio annuncia che conoscerà Renzi «molto presto e
avremo tanto di cui parlare».
Perché «la pensiamo alla stessa
maniera sulla necessità dello
sviluppo e sull’uscita dal rigore
alla tedesca che sta danneg-
Alleanze
Castellina: ma quali
sintonie, Tsipras ha
bisogno di dire che in
Europa non è isolato
giando tutti».
Insomma, come minimo
un’ampia apertura di credito al
premier italiano. Ma, forse,
una piccola stretta al cuore per
i molti fan italiani del leader
greco, che raramente coincidono con i sostenitori del premier. E così, dopo la battuta, è
lo stesso Civati a commentare
l’uscita di Tsipras. Senza scomporsi granché: perché sarebbe
lo stesso capo di Syriza, «che
nel libro intervista di Teodoro
Andreadis Synghellakis parla
di Renzi come di una personalità scissa tra una politica a livello europeo, che lui condivide, e una politica interna assolutamente legata agli schemi
della troika». Per quanto lo riguarda, Civati non si scandalizza: «Se Renzi e Tsipras collaborano, sono contento, mica sono matto. Se poi Renzi volesse
collaborare anche con noi... ».
Luciana Castellina, storica
firma del Manifesto, è addirittura andata ad Atene per attendere il responso delle urne elleniche. E di sintonie tra Tsipras e Renzi ne vede «pochissime, quasi su niente. Direi
nessuna». Semplicemente, il
leader greco «ha bisogno di dire che in Europa non è isolato,
e che esiste un problema comune di Paesi come Spagna,
Portogallo, Italia e Grecia. Non
c’è nulla più di questo».
Per molti, in Italia, la vittoria
di Syriza alle elezioni greche
sarà, al contrario, una sfida internazionale più severa proprio
per Renzi. Così è, per esempio,
per il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero.
Che non trova nulla da eccepire
nell’apertura a Renzi: «Tsipras
ha vinto con un programma di
cambio radicale e anti liberista.
E oggi lui e la sua vittoria sfidano tutti coloro che hanno criticato l’austerity a fare qualcosa
di concreto». Insomma, il problema sarà del premier italiano: «È stata smentita la grande
La lista
● La scorsa
primavera
nasce «L’Altra
Europa con
Tsipras», una
lista elettorale
italiana di
sinistra per
sostenere, in
vista delle
Europee 2014,
la candidatura
del greco
Alexis Tsipras
alla presidenza
della
Commissione
europea
Ad Atene
Tra i sostenitori
di Syriza che
festeggiano,
anche una
donna con
la bandiera
No Tav
(Afp)
menzogna di questi anni secondo cui non si può fare niente contro certe politiche. E invece, ci sono Paesi che credono
che certe scelte non sono affatto obbligate. Un paio d’anni fa il
voto per Syriza era ancora di
protesta. Ora è un’altra cosa: è
la consapevolezza che se andiamo avanti così, si distrugge tutto. E le risorse è meglio metterle in basso, tra le persone, anziché in alto». Il tema della sfida
per Renzi è ripreso anche da
Massimiliano Smeriglio, vicepresidente del Lazio (Sel):
● Con
1.103.203 voti
la lista ottiene
il 4,03%,
superando la
soglia di
sbarramento
del 4% ed
eleggendo tre
eurodeputati:
Barbara
Spinelli, Curzio
Maltese,
Eleonora
Forenza
LE CONCESSIONARIE JAGUARTI STANNO CERCANDO!
DIVENTA JAGUAR
BRAND MANAGER
SCOPRI SUBITO COME.
«Renzi e Tsipras? La verità è
che questa vittoria cambia
completamente gli equilibri in
Europa. E che Tsipras cerchi di
costruire un fronte dell’Europa
mediterranea contro quella carolingia mi sembra naturale».
E dunque, la palla torna a Renzi: «Il tempo dei giochi di prestigio tra dichiarazioni anti austerità e ossequio alla troika è
scaduto». Nicola Fratoianni è il
coordinatore nazionale di Sel.
E scoppia a ridere: «La posizione di Tsipras? Mi pare ovvia. E
la dimostrazione del fatto che
sia un leader di grande lucidità
che si pone il tema delle relazioni internazionali». Detto
questo, l’esponente di Sinistra,
ecologia e libertà ricorda che
«Tsipras ha detto che non rispetterà i memorandum che
hanno devastato la Grecia. Del
resto, che certe politiche producano il disastro ormai è dimostrato, non è più un’ipotesi». Fratoianni, comunque,
Critiche
Ferrero: così incalza
chi ha criticato
l’austerity a fare
qualcosa di concreto
apre a sua volta: «Se Renzi accetterà questa sfida, sarò il primo ad essere felice. L’essere all’opposizione non mi trasforma in ottuso, vogliamo vincere
e non solo avere ragione».
In Grecia, c’è ovviamente
Raffaella Bolini, organizzatrice
delle brigate Kalimera, i sostenitori italiani di Tsipras: «Quello che Alexis sa fare è sparigliare e lo ha fatto anche in questo
caso. Ha trasformato l’umiliazione della Grecia in partecipazione con parole diversissime
da quelle di Renzi. Ma il problema, ora, è proprio del premier».
Marco Cremonesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Reazioni/1
Reazioni/2
Salvini apprezza
il boom a sinistra:
è uno schiaffone
all’euro e alla Ue
Forza Italia
all’attacco:
è il risultato
del rigore
Un voto contro l’euro e
l’austerity: così il leader della
Lega Nord Matteo Salvini ha
commentato ieri la vittoria di
Syriza e di Alexis Tsipras.
«Elezioni in Grecia, un bello
schiaffone all’Unione Sovietica
Europea dell’euro, della
disoccupazione e delle
banche», ha detto il segretario
federale del Carroccio, che
dall’esito delle urne vede delle
conseguenze negative per il
nostro Paese: «Adesso tocca a
noi! Purtroppo, per colpa di
Monti, Letta e Renzi,
se Tsipras non pagherà una
parte del debito, a rimetterci
saranno gli italiani».
«Se fossi stato un greco anche
io avrei votato per Syriza»,
ha ammesso invece
l’europarlamentare leghista
Gianluca Buonanno.
«Se Berlino-Bruxelles non
comprendono neanche
il messaggio delle elezioni in
Grecia, resta una sola
spiegazione: “Quos Deus
perdere vult, dementat
prius...”», ha detto ieri Daniele
Capezzone di Forza Italia,
ribadendo come la vittoria di
Syriza in Grecia sia una
sconfitta per la troika.
«Il risultato elettorale di Atene
— ha poi sostenuto Maurizio
Sacconi, capogruppo di Area
popolare al Senato — segna il
fallimento di un intero ceto
politico europeo incapace
di affrontare le grandi sfide del
nostro tempo perché privo di
una visione che riconosca
sempre la centralità
dell’uomo». Per il senatore la
soluzione è dare vita a «un
nuovo umanesimo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I Candidati possono inviare il proprio CV, indicando il Rif. della
regione/provincia di interesse (es. Rif.Lombardia/Provincia Milano)
e autorizzando al trattamento dei dati personali ai sensi del Dlgs
196/03 a: Future Drive S.r.l. – Divisione Recruiting, via Andrea Appiani
12 – 20121 Milano, oppure inviandolo a [email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA