La scelta di Atene Corriere della Sera
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La scelta di Atene Corriere della Sera
Lunedì 26 Gennaio 2015 Corriere della Sera 2 # La scelta di Atene La sinistra radicale Syriza sfiora la maggioranza assoluta dei seggi Sconfitta la Nuova democrazia che aveva guidato le riforme L’estrema destra si conferma, crolla il Pasok, il ruolo dei piccoli partiti «Addio austerity» La Grecia a Tsipras «La troika è il passato. Ha perso l’aristocrazia» «Siamo pronti a negoziare una soluzione onesta» DAL NOSTRO INVIATO ● Regole La corsa ad ostacoli post elettorale fino al giuramento di Maria Serena Natale E ora? Secondo la legge elettorale greca la maggioranza assoluta dipende dalla percentuale di voti ottenuta dal primo partito, combinata con il numero di formazioni che non superano lo sbarramento del 3%: meno partiti entrano in Parlamento, più bassa sarà la soglia di maggioranza per il vincitore. Oggi il presidente della Repubblica Papoulias incaricherà Tsipras di formare il nuovo governo. Se per Syriza sarà confermata la maggioranza assoluta, l’esecutivo potrebbe partire da domani. In caso contrario, Tsipras avrebbe due giorni per mettere insieme una coalizione. Poi toccherebbe al secondo partito cercare una maggioranza in due giorni. Poi al terzo. Se fallissero tutti i tentativi, il presidente convocherebbe i leader per l’ultimo giro. Quindi si andrebbe all’elezione del nuovo capo dello Stato entro 15 giorni. E dopo tre settimane, ancora politiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA ATENE «L’ordine dei greci è chiaro». «Basta austerità, paura, autoritarismo, umiliazioni. Si volta pagina». Alexis Tsipras a braccia larghe abbraccia la folla di bandiere rosse di Piazza Propilia, da dove due anni fa partivano gli assalti al Parlamento. «Il memorandum dei sacrifici è stracciato». «La troika fa parte del passato». L’estrema sinistra greca di Syriza ha vinto. Ieri notte, con lo scrutinio al 92% per cento aveva mancato la maggioranza assoluta di due soli seggi, ma non è un problema. In Parlamento qualche voto si troverà da due partiti minori disposti a collaborare. «Oggi ha vinto la speranza, la dignità, la democrazia, la gente normale, i lavoratori e gli studenti» proclama quello che di fatto è già il nuovo premier greco. «A perdere è stata l’aristocrazia e la corruzione». Anche in un momento di adrenalina, dall’alto del suo 36 per cento, Tsipras non dimentica che tutte le cancellerie europee lo stanno ascoltando. «Siamo pronti a collaborare e negoziare una soluzione onesta per rompere il circolo vizioso tra debito e interessi. Presenteremo nuove proposte, un piano lungo quattro anni. Smentiremo le cassandre». «Abbiamo bisogno di democrazia. Questa è un’opportunità unica per una nuova politica e una nuova Europa basata sulla fiducia, il rispetto e la responsabilità». Entro marzo, però, Atene dovrebbe spendere più o me- no 4 miliardi per gli interessi sul debito e contemporaneamente riceverne 7. Per rilasciare l’ennesimo prestito, però, la troika (Bce, Fmi e Commissione Ue) aveva chiesto al governo uscente altri 2,5 miliardi di spending review e nuove tasse. Tsipras farà tutto il contrario. Arriverà a fine febbraio avendo speso e non risparmiato. Gli servono soldi per assumere centinaia di migliaia di dipendenti pubblici. Tsipras considererà morta la troika, ma questa tiene il cordone della borsa. Il neopremier ha qualche fortuna perché una misura come ripristinare la tredicesima costerà 0,5 miliardi, ma solo a Il centrodestra Il partito sconfitto teme una nuova catastrofe economica a causa del prossimo governo Natale. In pochi mesi però deve trovare 2 miliardi per i sussidi ai disoccupati, l’elettricità calmierata e i buoni pasto che ha promesso. Altri miliardi per rilanciare l’economia dovrebbero arrivare da una riforma fiscale che risparmi la classe media per colpire i grandi patrimoni. Antonis Samaras, leader di Nuova democrazia, rivendica le proprie scelte e non smette di pungere il rivale. «Abbiamo ereditato un Paese in fiamme e abbiamo spento l’incendio. Abbiamo posto le basi per uscire dalla crisi. Consegno un Paese senza deficit e dentro Il nuovo Parlamento (scrutinate il 92,6% delle schede) Syriza (sinistra radicale) 149 To Potami 17 Pasok (socialisti) 13 Nuova democrazia 76 Greci indipendenti 13 Kke (comunisti) 15 Alba Dorata 17 300 seggi (maggioranza 151) SEGGI NELLE ELEZIONI DEL 2012 Sinistra democratica 17 Pasok (socialisti) 33 Nuova democrazia 129* Syriza (sinistra radicale) 71 Greci indipendenti 20 Kke (comunisti) 12 Alba Dorata 18 Maggioranza: 162 seggi su 300 - *inclusi i 50 del premio di maggioranza LE PERCENTUALI DI VOTO DEI PARTITI ieri nel 2012 (dati in percentuale) 36,3 Syriza (sinistra radicale) Nuova democrazia Alba Dorata (estrema destra) To Potami (centrosinistra) Kke (comunisti) Pasok (socialisti) Greci indipendenti (centrod.) Kinima (centrosinistra)* Sinistra democratica 0 10% 20% *Esclusi dal Parlamento per la soglia di sbarramento al 3% 27,9 6,3 6 5,5 4,7 4,7 2,4 - 26,9 29,7 6,9 4,5 12,3 7,5 6,2 30% Corriere della Sera l’Unione Europea. Spero di sbagliarmi, ma prevedo una catastrofe economica a causa del prossimo governo». Il suo secondo posto al 27,9% è di qualche frazione inferiore al risultato del 2012. Significa che la sua base non l’ha abbandonato. Ha creduto nella collaborazione con l’Europa. I voti per Syriza sono arrivati dai giovani che si erano astenuti e dai dipendenti pubblici che hanno tradito i socialisti del Pasok e i comunisti del Kke. Non è difficile immaginare, ad esempio, per chi abbiano votato i 300 mila dipendenti pubblici a cui Tsipras ha promesso di restituire il posto di lavoro. Vero è che Samaras ha spostato l’asse di Nuova democrazia più a destra rubando tematiche e voti ai nazionalisti e anche alla destra estrema di Alba Dorata. I neonazi riescono a rieleggere tutta la dirigenza nonostante sia dietro le sbarre in attesa di giudizio. La perdita di qualche zero virgola consente comunque ad Alba Dorata di superare socialisti e nazionalisti per piazzarsi come terza forza del Parlamento. Fa un brillante debutto la star tv Stavros Theodorakis, liberale di sinistra, che dopo aver fondato il partito To Potami (Fiume) appena 11 mesi fa arriva quarto. Praticamente scomparso il Pasok, un pezzo di storia greca lungo 40 anni. Un drappello di deputati manterranno vivo il nome, mentre George Papandreu, nipote del fondatore, fuoriuscito dal partito all’ultimo momento scompare sotto la soglia del 3%. A. Ni. © RIPRODUZIONE RISERVAT «Nuova democrazia» La formazione neonazista Samaras, da «europeo dell’anno» al ritiro Alba Dorata esulta: «Siamo il terzo partito» DALLA NOSTRA INVIATA Ex premier Antonis Samaras, 63 anni ATENE Nel 2012 la stampa tedesca lo incoronava «politico europeo dell’anno», oggi l’ex premier Antonis Samaras raccoglie i cocci di una campagna elettorale incentrata sulla paura, in cui ha fatto leva sull’emozione per la strage di Charlie Hebdo: «Nel momento in cui l’Europa si arma — diceva in uno spot — Syriza propone il disarmo dei poliziotti e la naturalizzazione degli immigrati. Syriza vuole una Grecia senza difese». Ieri sera Samaras sfinito ha ammesso la sconfitta con umiltà, rivendicando il ruolo di garante della stabilità riconosciutogli dall’Europa. Nuova democrazia cerca già il successore. I nomi che si rincorrono vengono dal vecchio sistema delle dinastie in lotta e della commistione tra politica, affari e informazione: l’ex premier Mitsotakis e sua sorella Dora Bakoyannis, ex ministro degli Esteri; il figlio trentenne di Dora, Kostas sindaco di Karpenisi; l’ex ministro della Difesa Nikos Dendias; e l’eterno Kostas Karamanlis. M.S.Na. © RIPRODUZIONE RISERVATA DALLA NOSTRA INVIATA In carcere Nikolaos Michaloliakos, di Alba Dorata ATENE «Siamo chiaramente il terzo partito», esulta il leader di Alba Dorata Nikolaos Michaloliakos, in carcere dal 2013 con l’accusa di aver ordinato l’omicidio del rapper antifascista Pavlos Fyssas. Secondo le proiezioni la formazione neonazista supera il 6% (17 seggi). Voto di rabbia non del tutto intercettato dai sondaggi. C’è uno stigma sul partito che ha nel motto le parole Sangue e Onore, predica la purezza della razza ellenica, organizza squadre di soccorso per anziani e ronde anti-immigrati. Ma Alba Dorata è stato sostenuto dal boicottaggio di una stampa screditata presso l’opinione pubblica. Aiutato dall’aura di martiri che aleggia intorno ai leader in carcere. Se i risultati non confermassero la maggioranza assoluta per Syriza e si prolungassero le consultazioni per il governo, si delineerebbe uno scenario surreale: l’85enne Papoulias costretto a richiamare dal carcere il neonazista Michaloliakos per conferirgli l’incarico. Papoulias, il presidente partigiano. M.S. Na. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 26 Gennaio 2015 PRIMO PIANO 3 # Cravatta Alexis Tsipras festeggia: il leader di Syriza ha 40 anni, laureato in ingegneria civile, ha lavorato nel settore costruzioni. Non indossa mai la cravatta. Ha promesso che ne indosserà una soltanto «alla cerimonia che cancellerà il debito pubblico della Grecia». Sposato, ha chiamato un figlio Ernesto in onore di Che Guevara (Reuters) Il ritratto di Andrea Nicastro Alexis il rosso o borghese figlio di papà? L’ex studente ribelle sceglie Robin Hood L’ascesa dell’ingegnere che sogna il ritorno del «benessere democratico». E sa essere pragmatico DAL NOSTRO INVIATO ATENE I politici, direbbe Forrest Gump, sono come i cioccolatini: puoi vedere la carta che li avvolge, ma non sai mai quello che troverai dentro. La carta che sta attorno allo spauracchio d’Europa, Alexis Tsipras, il trionfatore del voto greco, lascia pochi dubbi: è da bandiera rossa trionferà. Invece dei crocefissi e delle icone ortodosse, negli uffici del par- tito sono appesi i ritratti di Rosa Luxemburg e Karl Marx. C’è la faccia di Che Guevara sulle magliette, sugli striscioni, sui manifesti. C’è l’arcobaleno dei movimenti no global, ecologisti, libertari e pacifisti cresciuti negli anni 90 orfani del comunismo reale. Dal packaging manca completamente la falce e martello, ma solo perché è rimasta in dote al Kke, il Partito comunista greco convinto che sotto l’involucro di Syriza sia nascosto un Tsipras appena appena socialdemocratico oppure, come l’hanno attaccato nei comizi, «uno venduto alla finanza internazionale». Tsipras è dal 2008 presidente di una coalizione di estrema sinistra (Syriza) che prima della sua leadership viaggiava attorno al 2% e che poi, con il giovanotto alla testa, è cresciuta di voto in voto. L’anno dopo era già al 5%, nel 2012 al 16%, nel 2014 al 26%, oggi appena sotto al 40%. L’armamentario del partito è rimasto identico, ma il nuovo presidente era evidentemente qualcosa di meglio. Nel modo di parlare, di vestire, di stare in tv, di affrontare uno alla volta gli obbiettivi politici e convincere tutti i compagni a perseguirli. Oppure ad andarsene. Tsipras ha cacciato dal partito tanti concorrenti, fondatori, ex mentori, mantenendo sempre la leadership a forza di carisma e vittorie. A guardarlo non pare un rivoluzionario, semmai un radi- Il giovane no global Alexis Tsipras. Le cronache raccontano che si imbarcò su un traghetto diretto a Bari per andare alle manifestazioni no global in Italia. Dalla quale fu espulso e rimesso sul traghetto verso la Grecia cal chic. Un po’ di gommina sui capelli, golf e giubbotti Burberry. La cravatta mai, come un feticcio al contrario. L’ha anche promesso: «Ne metterò una solo alla cerimonia per la cancellazione del debito pubblico». Una cravatta per 320 miliardi sarebbe un affare, certo più conveniente del suo unico vizio conosciuto, il parrucchiere in piazza Kolonaki, la più chic di Atene, dove taglio e shampoo costano 60 euro. Chi c’è sotto la carta? Probabilmente il primo esemplare di una nuova specie politica, quella dei Robin Hood della nuova Europa impoverita e cinesizzata. E’ un figlio borghese che non riesce ad accettare che democrazia non faccia più rima con benessere. Che Europa non significhi più diritti umani e accoglienza per gli immigrati. Che qualcuno stia male e non ci sia un ospedale per curarlo. Magari ha ragione lui, magari no. Ma ci sta provando. E i greci con lui. Restare nell’euro, per Tsipras, vuol dire restare in una cornice di valori che comprende la democrazia, la sanità pubblica, l’educazione e anche le pari opportunità. Non può solo voler dire 2,5 di avanzo primario e spread sostenibile. Ha 40 anni, è ingegnere civile con master in urbanistica. Scuole pubbliche, laiche e solo greche. Inglese imparato da adulto, non ancora fluido, nonostante i corsi intensivi dell’ultimo anno. Anche il padre era ingegnere, imprenditore edile. C’è qualche chiacchiera su di lui perché riusciva a lavorare anche con il regime dei colonnelli. Si è parlato di una zia di Alexis sposata al numero due della dittatura. «Famiglia progressista — taglia corto Alexis — certamente non comunista». Uno che non ha mai lavorato in vita sua, che fa il rivoluzionario con i soldi di papà, lo accusano gli avversari. Dora Antoniu, giornalista di Kathimerini, sostiene che Alexis sia una sorta di replicante. «Gesticola e si muove come il vecchio Papandreu (l’ex onnipotente leader dei socialisti greci degli anni 70, ndr). Pian piano ha imparato persino ad usare il suo tono di voce». Per tanti elettori centristi umiliati dalla Crisi essere un «nuovo Papandreu» non è un insulto, «Già il 14 gennaio, l’hashtag “asktsípras” è diventato il più cliccato su Twitter in Grecia, ma anche il terzo a livello mondiale. Alexis Tsipras, una superstar planetaria? Sembra proprio di sì» «Sarà un nuovo Lula (l’ex sindacalista che da presidente ha risollevato le sorti del Brasile) o un nuovo Hugo Chávez (l’ex golpista che da presidente ha distrutto l’economia del Venezuela)»? «A partire da lunedì, Tsipras, figlio mediterraneo della Grande Recessione che frusta il Paese da un lustro, dovrà dimostrare se egli stesso è un sintomo della crisi greca o la sua cura» Stathis Panagulis, il «cognato» di Oriana Fallaci «Ai registi del rigore: vi meritate un processo» DAL NOSTRO INVIATO ATENE «Colleghi deputati che avete approvato un nuovo pacchetto di sacrifici, vi auguro di venir processati per alto tradimento verso il popolo greco, la sua dignità, la sua stessa vita. Vi auguro un processo perché, altrimenti, farete la fine del console americano in Libia», linciati dalla folla. Usare le parole come bombe, per Stathis Panagulis è una tradizione di famiglia. Suo fratello era Alekos Panagulis, rivoluzionario dinamitardo amante di Oriana Fallaci, ispiratore del romanzo «Un Uomo». L’altro fratello, Ghiorgos, si oppose al colpo di Stato del 1967 e sparì misteriosamente. E’ rimasto solo Stathis. «Sono entrato in Syriza dopo decenni di lontananza dalla politica: era l’unico mezzo per difendere il Paese da questa nuova invasione». Quale, scusi. «Ai miei tempi si usava la violenza fisica, i colonnelli, i plotoni di esecuzione. Adesso basta sorvegliare i bilanci per abbattere ospedali, lasciare i bambini senza riscaldamento, le famiglie senza stipendio». L’austerità. «La Germania che ha perso con i carri armati, ora vince con lo spread. Ma non cambia molto, siamo comunque mercato per i loro prodotti». A. Ni. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Trionfa l’Euro-terrore Tsipras», titola il tabloid tedesco. Quindi l’inviato si lamenta su Twitter che il leader greco «non parla volentieri con Die Bild» e «la Grecia ha scelto il cambiamento radicale» ma un complimento. Al contrario, per l’anima di sinistrasinistra di Syriza suona terribile. Fino a ieri è stato questo il suo merito principale: dire cose che non aveva mai detto nessuno — tipo non pagare i debiti — e allo stesso tempo restare nell’euro, con il sorriso del bravo ragazzo stampato in viso. Credibile e confortante. Come quando prendeva il traghetto per Bari, per andare alle manifestazioni no global in Italia. Giovane, spavaldo, con la sicurezza che anche facendo qualche mattana non gli sarebbe successo nulla di grave. Infatti fu espulso e rimesso sul traghetto. È nato nel ’74, quando in Grecia è tornata la democrazia. Il suo è il mondo delle garanzie, delle sicurezze. Gli studenti fanno gli studenti: protestano, occupano, gridano. I poliziotti fanno i poliziotti: sgomberano, caricano, ma in fondo di Genova ce n’è stata solo una. Di solito non muore nessuno e dopo la manifestazione si va tutti assieme a guardare la partita. Perché Tsipras dovrebbe pensare che a Bruxelles o a Francoforte il mondo dovrebbe essere diverso? I greci hanno fame. Non è giusto, non è «democratico», quindi qualcuno li ascolterà. Basterà protestare, farsi sentire, come ai tempi delle occupazioni studentesche. «La speranza sta arrivando» è stato lo slogan della sua campagna elettorale. La Grecia ne aveva bisogno, come aveva bisogno di qualcuno che unisse rivoluzione e stabilità. «In Grecia e in Europa con la fine dell’austerità tornerà la democrazia». E’ un riflesso condizionato, un contorcimento semantico. Democrazia significa benessere. Europa significa giustizia. Per vincere le elezioni ha funzionato. @andrea_nicastro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 26 Gennaio 2015 5 La scelta di Atene Un vertice d’urgenza tra Draghi e Juncker All’incontro anche Tusk e Dijsselbloem, poi la riunione dei ministri dell’Eurogruppo L’obiettivo: evitare uno strappo traumatico con Atene. Attesa per l’apertura dei mercati DAL NOSTRO INVIATO 321 Miliardi di euro: a tanto ammonta il debito greco. Il 70,5% è in mano a creditori pubblici internazionali. Il Fmi ha prestato 32 miliardi, il Fondo europeo di stabilità 141,8 miliardi 73% Dei greci vuole restare nella eurozona, secondo i sondaggi. La think tank «Oxford Economics» stima che la possibilità di una «Grexit», l’uscita dall’eurozona, è del 18% 30% La vittoria nelle elezioni in Grecia del partito di estrema sinistra Syriza di Alexis Tsipras, contrario alle misure di austerità dell’Unione Europea, alza di colpo la tensione nei Palazzi comunitari. Dopo i primi risultati parziali è partito il tentativo di organizzare d’urgenza oggi a Bruxelles una riunione sul caso Grecia tra quattro presidenti di istituzioni comuni: Mario Draghi (Banca centrale europea), il lussemburghese Jean-Claude Juncker (Commissione europea), il polacco Donald Tusk (Consiglio dei governi Ue) e l’olandese Jeroen Dijsselbloem (Eurogruppo dei ministri finanziari della zona euro). L’obiettivo è creare i presuppo- BRUXELLES Euro lordi, a tanto è sceso il salario minimo, nell’ambito di una draconiana riforma del mercato del lavoro, che ha imposto una revisione dei contratti collettivi e una deregulation generale. Ciò non ha impedito la chiusura di oltre 180 mila imprese nell’ambito del piano di salvataggio. I ministri finanziari potrebbero offrire anche dilazioni nel rimborso dei debiti. Tsipras potrebbe così varare investimenti per rilanciare l’economia reale e l’occupazione. Il presidente della Banca centrale tedesca (Bundesbank) Jens Weidmann, sostenitore delle misure di austerità insieme a Merkel, ha ricordato che la Grecia deve comunque rispettare gli impegni presi con l’Europa. Nei giorni scorsi l’avevano anticipato Juncker e la stessa Cancelliera. Ma la vittoria di Syriza estende la disponibilità dell’Ue a trattare con Atene. A livello politico c’è da affrontare la perdita di credibilità della linea del rigore finanziario imposto dalla troika, che non ha risolto la crisi in Grecia L’incontro ● Oggi è prevista una riunione sul caso Grecia tra 4 presidenti di istituzioni comunitarie: Mario Draghi (Bce), JeanClaude Juncker (Commissione europea), Donald Tusk (Consiglio dei governi Ue) e Jeroen Dijsselbloem (Eurogruppo dei ministri finanziari della zona euro) 1975 1967 e sostanzialmente ha favorito l’ascesa dell’estrema sinistra. La vittoria di Tsipras può influire sullo scontro da tempo in atto tra Germania e altri Paesi membri del Nord, che difendono le misure di austerità e i vincoli di bilancio, contro Italia, Francia e altri Stati del Sud, impegnati a chiedere più «flessibilità» e investimenti Ue per il rilancio della crescita. Soprattutto i governi di centrosinistra di Roma e Parigi intenderebbero rafforzare la loro opposizione alla leader europea del centrodestra, Angela Merkel, per evitare di essere scavalcati da movimenti estremisti anti-austerità come M5S e Lega in Italia o Front National in Francia. Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA 2002 I Colonnelli al potere La democrazia L’entrata nell’euro La Grecia fa parte della Nato, regna Costantino II: un golpe militare pone fine ai governi della monarchia parlamentare, il colonnello George Papadopoulos primo ministro. Gli anni bui della repressione, centinaia di prigionieri politici La crisi a Cipro del 1974 segna la fine dei militari. Konstantinos Karamanlis diventa primo ministro e nel 1975 con la sua firma (foto) entra in vigore la nuova Costituzione: la Grecia è una repubblica che prevede alcuni poteri esecutivi per il presidente Dopo l’adesione alla Cee nel 1981, la Grecia lascia la dracma e adotta la moneta unica nel 2002. Alla guida del governo c’è Kostas Simitis: dopo il decennio socialista, con le elezioni del 2004 vanno al potere i conservatori di Nuova Democrazia 2004 28% 580 Troika Da affrontare la perdita di credibilità della linea del rigore imposto dalla troika Tsipras, dopo i primi contatti con Berlino e Bruxelles, ha moderato i toni del suo attacco all’Unione europea. Restano ferme le sue critiche alla cosiddetta «troika» (Commissione europea, Bce e Fondo monetario di Washington), che ha accusato di aver provocato in Grecia una recessione pluriennale e povertà dilagante pretendendo misure di austerità in cambio dei prestiti di salvataggio. Il leader di Syriza ha annunciato di voler rinegoziare il debito del suo Paese, aumentare i salari e le pensioni, aiutare i cittadini in povertà. Draghi, Juncker, Tusk e Dijsselbloem dovrebbero concordare la linea da sviluppare nel successivo Eurogruppo, che oggi a Bruxelles deve discutere di altri miliardi attesi da Atene Dalla dittatura alla crisi Il taglio medio agli stipendi dei funzionari pubblici dal 2010 ad oggi, in seguito alle politiche d’austerity imposte dalla trojka. Tredicesima e quattordicesima sono scomparse Il taglio nelle spese per l’educazione dal 2008 al 2013. Il budget destinato al comparto salute è invece passato dal 10,03% al 9,16% del Pil tra il 2009 e il 2012 sti per il dialogo con il prossimo governo greco, auspicato venerdì scorso dalla cancelliera tedesca Angela Merkel per evitare uno strappo traumatico con Atene destinato a riflettersi sulla moneta comune. C’è poi da valutare la reazione dei mercati finanziari. Il Financial Times di Londra ha ipotizzato che il nuovo leader greco potrebbe seguire l’esempio moderato dell’ex presidente brasiliano Lula o quello radicale del venezuelano Chávez. 2010 2012 Le Olimpiadi Salvataggio e proteste La vittoria di Samaras L’anno dei Giochi Olimpici di Atene, della vittoria all’Europeo di calcio. A dicembre la Commissione Europea ammonisce formalmente Atene dopo aver scoperto che la Grecia ha falsificato i dati sul deficit di bilancio per accedere all’eurozona La grande paura di una bancarotta greca induce i Paesi dell’eurozona ad approvare un primo piano di salvataggio di 110 miliardi di euro, mentre l’impegno di Atene a una politica di austerity su tutti i fronti provoca forti proteste interne Al voto del 2012 i conservatori di Nuova Democrazia vincono senza ottenere una maggioranza. Il loro leader Antonis Samaras (nella foto con Angela Merkel) guida un governo di coalizione pro-austerity che comprende socialisti e altri partiti più piccoli Corriere della Sera L’economista di Andrea Nicastro DAL NOSTRO INVIATO Mercati e guardiani dell’euro hanno a lungo pensato che Alexis Tsipras fosse il diavolo pronto a ricattare l’Europa: o cancelli il debito greco o l’euro si sgretola. Poi però messaggi e messaggeri che il quarantenne nuovo leader greco ha fatto arrivare a Berlino e a Bruxelles hanno fatto pensare a molti che un compromesso fosse possibile. Ora che da Atene arriveranno delegazioni ufficiali con in tasca la stessa agenda, però, i fautori delle ricette lacrime e sangue dovrebbero ascoltare anche cosa dice Costas Lapavitsas, uno degli economisti di punta del partito di Tsipras. Uno che per cinque anni ha studiato, calcolato e predicato che uscire dalla moneta unica sarebbe stato un affare migliore della purga chiamata austerity. ATENE Il consigliere del neo leader: «Cancellate il nostro debito Abbiamo 6 mesi o l’euro finirà» Lapavitsas guiderà l’ala oltranzista che potrebbe puntare i piedi e imporre al tenero Tsipras un approccio da scatenato Robin Hood. «Nel 2010 non avevo dubbi. Molto meglio lasciare l’euro. Oggi è diverso. La catastrofe è già avvenuta, l’economia greca è già distrutta». Ma come? Il tasso di crescita dello 0,7%, l’avanzo nella raccolta fiscale, il bilancio in equilibrio. «Vero, l’economia si è stabilizzata, ma è la stabilità del cimitero che, in genere, è un posto molto tranquillo. Ora bisogna riaccendere l’economia. Mettere al lavoro il 26% di disoccupati e recuperare salari crollati del 40%». È quello che dice anche l’Europa. «Il programma della troika è una via senza uscita. La Grecia è fallita. Le imprese pubbliche e private non possono lavorare solo per pagare gli interessi. Non si permettono investimenti, ricerca, sviluppo, solo un lento declino. Unica soluzione è tagliare il debito». L’obiezione la conosce: se perdoniamo ora, fra due anni gli spendaccioni del Sud torneranno a battere cassa. «In un’economia capitalistica è normale fallire. Perché se tocca ad uno Stato si aggiunge un giudizio morale? La realtà è che se non si permette che chi ha investito e magari speculato possa anche perdere denaro, tutto il sistema capitalistico perde di significato. È dall’antichità che i poveri diventano schiavi per debiti. Ora basta». Ammettiamo che venga cancellato il vostro debito che in fondo è poca cosa sul bilancio complessivo. Perché il giorno dopo non dovrebbe chiederlo anche l’Italia? «Perché la Grecia è un caso speciale. Basta guardare alla proporzione del debito, all’estensione della depressione e allo stato dell’economia. E in più perché il debito greco è posseduto da istituzioni e dimenticarlo non farebbe crollare il mercato. Concordo, però, che sarebbe un trattamento privilegiato. Ci vorrebbe in parallelo una soluzione generale europea. Che però può avere tempi leggermente più lunghi che per la soluzione greca». Lei insegna economia a Londra e fa parte del gruppo dei professori emigranti che Syriza ha richiamato per trovare alternative all’austerità. Siete tutti d’accordo? «Negli ultimi anni sono stati molti gli accademici, non solo greci, che da sinistra hanno criticato l’austerità. Grosso modo siamo divisi in due correnti. La prima, maggioritaria, ritiene che l’eurozona possa migliora- ❞ Il programma della troika è una via senza uscita. La Grecia è fallita I soldi in arrivo servono a pagare gli interessi. Non ce li daranno? Peggio per i creditori re dall’interno, avendo una buona gestione dei cambi, un allentamento fiscale e la cancellazione dei debiti con contemporaneo incremento degli investimenti pubblici». La seconda? «Pensa sia più conveniente lo smantellamento dell’euro con default dei Paesi più indebitati. Un po’ sul modello argentino. Io mi riconosco più in questa linea». Sulle altre misure siete d’accordo? «Il programma di Syriza è scritto, non ammette ripensamenti. Aumento dello stipendio minimo, abolizione della tassa immobiliare, aiuti sull’elettricità e il cibo per fermare l’emergenza umanitaria. E allo stesso tempo trattare sul debito. Ci sarà di certo una forte opposizione, ma la Grecia ha armi a disposizione e credo che altri europei aiuteranno». Dove prenderete i soldi se l’Europa smetterà di versare le rate dei prestiti? «I soldi in arrivo servono solo a pagare gli interessi. Non ce li daranno? Peggio per i creditori. Noi potremmo finanziarci in vari modi fino a giugno, luglio. Poi se non ci sarà ancora accordo sul debito, ognuno andrà per la sua strada. E addio euro». © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 26 Gennaio 2015 Corriere della Sera 6 # La scelta di Atene Lo scenario di Danilo Taino Weidmann: «Rispettate gli impegni» La Bundesbank detta la linea tedesca Merkel non può cedere, guiderà i giochi. E punterà tutto sulla ripresa che si intravede in Grecia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO L’europeo del momento (e delle settimane entranti) ha pochi simpatizzanti in Germania. I politici greci hanno avuto accoglienze fredde, se non ostili, da quando la crisi ad Atene è scoppiata, nel 2010. Alexis Tsipras non troverà accoglienza migliore, nonostante il risultato elettorale di ieri, se arriverà a Berlino con il cappello di primo ministro. Angela Merkel lascerà che le trattative sul futuro della Grecia siano condotte da Bruxelles, con l’appoggio della Banca centrale europea (Bce) e del Fondo monetario internazionale (Fmi). Ma non farà alcuno sconto a Tsipras, come non lo ha fatto a nessuno dei leader di Atene finora. E, probabilmente, su questa linea troverà il consenso di gran parte delle capitali dell’eurozona. Non è solo questione di sondaggi d’opinione. Certo, con il 68% dei tedeschi che dice di essere contrario a una riduzione del debito alla Grecia e con il 61% che ritiene che Atene debba uscire dall’euro se non rispetta gli impegni presi, sarebbe difficile per la cancelliera tenere una posizione accomo- Cancellare il debito? Il peso cadrebbe su Paesi e istituzioni che hanno finanziato i 240 miliardi dei salvataggi dante. E non è nemmeno solo la reazione immediata e netta, ieri, di Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank: «Spero — ha detto — che il nuovo governo non metta in discussione ciò che ci si aspetta e ciò che è già stato ottenuto». È decisivo, ha aggiunto, «che le finanze pubbliche greche siano stabili nel lungo termine e, dal momento che questo non è il caso, un taglio del debito darebbe solo una breve pausa di respiro». No, ancora più di questo pesa il fatto che nella visione tedesca dell’Unione monetaria non ci devono essere trasferimenti di denaro da un Paese all’altro: se invece il debito greco fosse ristrutturato, a differenza che in passato quando a subirne le perdite furono gli investitori privati, questa volta le conseguenze cadrebbero sui Paesi e sulle istituzioni internazionali che hanno finanziato i 240 miliardi dei salvataggi passati e sono finiti con il possedere circa l’80% del debito greco. Si racconta a Berlino che, la primavera scorsa, il primo ministro greco Antonis Samaras disse alla signora Merkel che il suo Paese aveva bisogno di un «alleggerimento del debito». La cancelliera si fece tradurre per bene l’affermazione «alleggerimento del debito» e rispose che in tedesco suonava male. Samaras, un conservatore, le è politicamente vicino; Tsipras viene dalla sinistra radicale, lontano dalla sua visione dell’Europa: ben improbabile che con lui sia più disponibile. I finali di partita, però, non Bandiere Sostenitori di Syriza con le bandiere della Grecia dopo la vittoria del partito della sinistra radicale sono mai scontati. La chiave di tutto saranno le trattative che il nuovo governo greco terrà con i creditori internazionali, in particolare con la troika (Ue, Bce, Fmi) che in questi anni ha imposto alla Grecia regole in cambio di quattrini e della quale Tsipras si vuole liberare. Certamente il vincitore delle elezioni di ieri vorrà rinegoziare i quasi 320 miliardi di debito. E sarà intenzionato a mettere «fine all’austerità», parola d’ordine centrale della campagna elettorale di Syriza. Si trat- ta di obiettivi che potrebbero, se finissero fuori controllo, spingere Atene sulla strada della «Grexit», l’uscita dall’euro. Queste, però, sono le posizioni di partenza. Difficilmente Tsipras vorrà gettare via l’occasione di essere il primo ministro della ripresa della Grecia. Negli anni scorsi, la drammatica crisi ha fatto crollare il Pil del paese del 27%, salire la disoccupazione a oltre il 25% e ha decurtato salari e pensioni. Ora, però, la crescita economica sta tornando: l’Fmi prevede che quest’anno sarà superiore al 2,5%. La disoccupazione sta calando, seppur lentamente. E il bilancio pubblico ha un surplus primario (prima del pagamento degli interessi sul debito). La traiettoria economica della Grecia potrebbe cioè essere positiva e Tsipras sarà tentato di cavalcarla. Dall’altra parte, il governo di Berlino fa circolare ipotesi di uscita di Atene dall’euro ma alla fine non ha interesse ad affrontare un’altra grave crisi dell’euro sui mercati finanziari. Sarà un passaggio teso e difficile. Ma la Grexit non è scontata. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Verso Est Quell’intesa cordiale tra l’orso russo e la nuova Atene di Luigi Offeddu Sondaggi ● I sondaggi d’opinione evidenziano una forte avversione dei tedeschi per la linea morbida verso la Grecia. Il 68% degli intervistati sostiene di essere contrario a una riduzione del debito al Paese ellenico, mentre il 61% ritiene che Atene debba uscire dall’euro se non rispetta gli impegni N el 2007, quando già Vladimir Putin addentava l’Abkhazia per strapparla alla Georgia, l’Ue pensò bene di piazzare dei suoi osservatori proprio ai confini abkhazi, là dove fibrillava la secessione filorussa. Era un modo per tener d’occhio l’orso di Mosca, di avvertirlo che le sue zampate non potevano avere via libera ovunque. Ma non se ne fece nulla: fra i Paesi Ue chiamati a decidere, ve ne fu uno che bloccò la decisione coprendo politicamente Mosca. Era la Grecia, che forse confermò la verità di un antico soprannome: «Atene cavallo di Troia del Cremlino». Dietro quel soprannome c’erano radici comuni culturali e religiose (il cristianesimo ortodosso), linguistiche (l’alfabeto cirillico) e altre ben più concrete, geostrategiche. Stanno lì, sul mappamondo: il mar Egeo è da sempre vitale per il passaggio delle navi dal mar Nero al Mediterraneo, e allo stretto di Gibilterra, e all’oceano Atlantico. Navi da sbarco, sommergibili, fregate, corazzate che rispondono agli ordini di Putin solcano continuamente quelle acque: e senza che mai nessuno lo dica a voce alta, offrono anche un argine a quella che Atene considera la vera potenziale minaccia di sempre nei suoi mari, la flotta turca. In tutte le sue contese con la Turchia, Atene ha sempre avuto il sostegno diplomatico di Mosca. Ma Atene ha anche sempre sostenuto Mosca, in tutti i momenti di tensione con l’Ue: a cominciare dalla tempesta sulle sanzioni antirusse. Poi, ci sono le ragioni economiche: circa tre quarti del gas naturale e del petrolio di cui Atene ha bisogno vengono dalla Russia. E così circa un quarto degli armamenti. E se le banche elleniche e cipriote, 3 anni fa sull’orlo del fallimento, respirano ancora, lo devono ai prestiti di Putin non meno che a quelli dell’Ue, della Banca centrale europea o del Fondo monetario internazionale. Il «cavallo di Troia del Cremlino», non sarà dunque lasciato solo, se mai un giorno Tsipras sbatterà le porte dell’eurozona. Ieri come 200 anni fa il Cremlino, questo Cremlino, ha buona memoria anche per i piccoli e piccolissimi gesti d’affetto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 26 Gennaio 2015 Corriere della Sera 8 La scelta di Atene I giovani e l’idea di partire Testi dell’inviata ad Atene Maria Serena Natale Foto di Michalis Karagiannis Hanno votato Syriza ma in tanti vogliono andarsene I loro nemici? «Creditori internazionali e corruzione» Yannis, Anastasia, Bledar, Evi, Christos, ragazzi tra i venti e i trent’anni che attraversano la crisi economica con l’emozione e l’incoscienza della gioventù, malgrado i dati sulla disoccupazione giovanile al 50 per cento lascino poco spazio alla speranza. Studiano, lavorano, suonano Bach, chattano con gli amici all’estero e sognano di partire. Tutti, però, pensano di tornare. Greci che ce l’hanno con l’austerità imposta dai creditori internazionali, ma non esitano a condannare un Thalia e Georgios sistema sociale e politico paralizzato da corruzione e clientelismo. Ieri hanno votato in maggioranza per Syriza, ma non si aspettano rivoluzioni. L’Europa è un orizzonte naturale e un’opportunità per cercare la dignità e la spensieratezza che non trovano a casa. Nei loro discorsi c’è sempre tenerezza per famiglie disposte a qualsiasi sacrificio, un lampo di luce e di tristezza, e una parola ricorrente: responsabilità. Alexander © RIPRODUZIONE RISERVATA La parrucchiera: il futuro è in Olanda «Lavorare qui ti toglie la dignità» T halia Tzoumerka ha 23 anni e i capelli bordeaux , vive con il suo ragazzo, Georgios Zorbas, 29, chatta, guarda film e ascolta musica. Dopo l’istituto tecnico, la scuola per parrucchiera. «Tra un anno comincio a lavorare e se non ingrana, Olanda o Germania». Georgios fa l’autista, 600 euro al mese. «Se vuole andare parto con lei». A lexander Kantipov, 26 anni, occhiali a specchio e ciuffo scolpito, ha una laurea in Economia, un passato da barman e un futuro in Svezia. «Lavoravo 13 ore al giorno per 30 euro, non è vita. Al Nord c’è più dignità. Non mi piace come ci tratta la Germania, pretende i conti in ordine e non si preoccupa delle sofferenze delle persone». Marilena e Panagiotis Gerasimos e Joanna A luglio il matrimonio: non ci rassegniamo I fratelli che temono di doversi separare Bledar Cukani e la sua famiglia A luglio si sposano. Marilena Tsampali e Panagiotis Papadomitsos, 30 e 32 anni, lei tecnico odontoiatra, lui impiegato in Parlamento, hanno votato scheda bianca (lei), e con uno scarabocchio (lui). «Volevamo dissociarci. I greci pensano che la ribellione venga con il sangue. Questa rassegnazione non ci piace». Yannis L’ingegnere 36enne che vende collanine Y annis Nikoloudis, 36 anni, è un ingegnere meccanico che si è scoperto artigiano, vende gioielli fatti a mano. Accanto a lui, un ex cameraman della tv pubblica Ert sistema un banchetto di braccialetti. «La democrazia è nata qui dallo schiavismo. Quando mi sento abbattuto penso a mio nonno e alle sue 3 guerre: ne usciremo anche stavolta». «Ce ne andremo in Norvegia: il sistema scolastico è all’avanguardia» B ledar Cukani ha comprato un grande quadro al mercato delle pulci. I grigi e i marroni ricordano i toni del cielo sopra Atene. «Starà bene in salotto». Bledar cammina all’ombra del Partenone circondato dalle sue donne, la moglie Netila e le figlie Angelina e Francesca di sei e tre anni, nomi italiani, passaporto albanese, una vita da costruire nella Grecia della crisi. Bledar ha 36 anni, fa l’imbianchino, in casa il suo è l’unico stipendio, e non arriva regolarmente. «All’inizio non era così difficile, anche i 50 Per cento È il tasso di disoccupazione giovanile in Grecia: la maggioranza degli intervistati vuole un futuro all’estero Jo rapporti con le persone erano più sereni. Poi tutto è cambiato. Certi mesi si lavora, altri si aspetta la chiamata. È dura, soprattutto ora che non ho un contratto da settimane, ma stringiamo i denti. Stare insieme ci rende felici. Ormai pensiamo di andarcene, forse in Norvegia. Dovremo cambiare tutto, lingua, ritmi, abitudini. Ma dicono che il sistema scolastico laggiù sia tra i migliori del mondo. Vogliamo dare una buona istruzione alle bambine. Guardi che sorriso che hanno». Piccole europee crescono. Christos Evi I nseparabili, i fratelli Koulouris. Quando Gerasimos parla di lasciare il Paese un velo di tristezza cala sul viso di Joanna. «Lei non se ne andrebbe mai, ama troppo il sole, la vita di casa». Joanna ha 33 anni, una laurea in Economia, un marito, niente lavoro. Gerasimos, 35, fa il cameriere e la prende con filosofia: «Provo a dare un senso al tempo». Anastasia e Stathis La suonatrice di piano L’aspirante architetto La prima di tre figli: «Vivrò in Francia» «Ritorno dai miei» mamma prende 400 «Noi due al governo? Priorità all’istruzione» S «M uona Bach e Beethoven, ascolta Keith Jarrett e Brad Mehldau. Jo Alexandropoulou è una pianista di 25 anni, gliene mancano 2 per la laurea in Innovazione urbanistica. «Andrò in Francia a vivere la vita di qualcun altro. Credo nelle persone, non nei confini. Voto Tsipras, chissà se combinerà qualcosa o finirà su un divano a bere caffè». C hristos Skouzis, 22 anni, studia architettura navale e sogna il mare. Lavora in una caffetteria del centro, ha scelto un partito che si chiama To Potami, Il fiume, «il miglior alleato per Syriza in Europa». L’industria marittima non tira più e Christos pensa di tornare nella casa dei genitori a Cefalonia, aprire un bar, guadagnare con il turismo. E vi Houridi, 22 anni, studia Ingegneria meccanica, fa la cameriera in un pub. Exit Strategy? Giornalismo. «Magari in Australia, un Paese completamente diverso. Cosa sono oggi? Greca, europea, la prima di tre fratelli, la figlia di una donna che con 400 euro al mese porta avanti la famiglia. Questa è una crisi politica, d’identità e responsabilità». Su Corriere.it Sul sito online del «Corriere della Sera» tutte le storie dei protagonisti di questo reportage in Grecia e ne andrò in un posto qualsiasi, poi tornerò». Anastasia Bafouni ha 18 anni, studia Ingegneria. «Ai politici che vogliono terrorizzarci per mantenere la poltrona non credo più». «Ma se siamo a questo punto la colpa è di tutti» ribatte Stathis Chliaoutakis, studente di Architettura. E se foste voi a governare? «Priorità all’istruzione». Corriere della Sera Lunedì 26 Gennaio 2015 PRIMO PIANO 9 Spiazzati i tifosi italiani di Syriza Il loro idolo guarda al rottamatore Il leader greco: sintonia naturale con Palazzo Chigi. Fratoianni (Sel): tocca a Renzi accettare la sfida MILANO La battuta migliore, di sicuro, è di Pippo Civati: «Ma guardate che sarà Matteo Renzi, da domani mattina, a farsi chiamare con la ts: Rentsi». La domenica del trionfo di Alexis Tsipras, nella sinistra nazionale si era aperta con una piccola fibrillazione. Il leader di Syriza, in una chiacchierata con Il Messaggero, aveva raccontato che, pur non conoscendo direttamente Matteo Renzi, i rispettivi staff hanno già preso contatti. E, soprattutto, che la loro «sintonia è naturale» visto che l’obiettivo è quello di «cambiare verso all’Europa, perché l’austerità sta strangolando tutti». Inoltre, il vincitore delle elezioni di Atene nel colloquio annuncia che conoscerà Renzi «molto presto e avremo tanto di cui parlare». Perché «la pensiamo alla stessa maniera sulla necessità dello sviluppo e sull’uscita dal rigore alla tedesca che sta danneg- Alleanze Castellina: ma quali sintonie, Tsipras ha bisogno di dire che in Europa non è isolato giando tutti». Insomma, come minimo un’ampia apertura di credito al premier italiano. Ma, forse, una piccola stretta al cuore per i molti fan italiani del leader greco, che raramente coincidono con i sostenitori del premier. E così, dopo la battuta, è lo stesso Civati a commentare l’uscita di Tsipras. Senza scomporsi granché: perché sarebbe lo stesso capo di Syriza, «che nel libro intervista di Teodoro Andreadis Synghellakis parla di Renzi come di una personalità scissa tra una politica a livello europeo, che lui condivide, e una politica interna assolutamente legata agli schemi della troika». Per quanto lo riguarda, Civati non si scandalizza: «Se Renzi e Tsipras collaborano, sono contento, mica sono matto. Se poi Renzi volesse collaborare anche con noi... ». Luciana Castellina, storica firma del Manifesto, è addirittura andata ad Atene per attendere il responso delle urne elleniche. E di sintonie tra Tsipras e Renzi ne vede «pochissime, quasi su niente. Direi nessuna». Semplicemente, il leader greco «ha bisogno di dire che in Europa non è isolato, e che esiste un problema comune di Paesi come Spagna, Portogallo, Italia e Grecia. Non c’è nulla più di questo». Per molti, in Italia, la vittoria di Syriza alle elezioni greche sarà, al contrario, una sfida internazionale più severa proprio per Renzi. Così è, per esempio, per il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. Che non trova nulla da eccepire nell’apertura a Renzi: «Tsipras ha vinto con un programma di cambio radicale e anti liberista. E oggi lui e la sua vittoria sfidano tutti coloro che hanno criticato l’austerity a fare qualcosa di concreto». Insomma, il problema sarà del premier italiano: «È stata smentita la grande La lista ● La scorsa primavera nasce «L’Altra Europa con Tsipras», una lista elettorale italiana di sinistra per sostenere, in vista delle Europee 2014, la candidatura del greco Alexis Tsipras alla presidenza della Commissione europea Ad Atene Tra i sostenitori di Syriza che festeggiano, anche una donna con la bandiera No Tav (Afp) menzogna di questi anni secondo cui non si può fare niente contro certe politiche. E invece, ci sono Paesi che credono che certe scelte non sono affatto obbligate. Un paio d’anni fa il voto per Syriza era ancora di protesta. Ora è un’altra cosa: è la consapevolezza che se andiamo avanti così, si distrugge tutto. E le risorse è meglio metterle in basso, tra le persone, anziché in alto». Il tema della sfida per Renzi è ripreso anche da Massimiliano Smeriglio, vicepresidente del Lazio (Sel): ● Con 1.103.203 voti la lista ottiene il 4,03%, superando la soglia di sbarramento del 4% ed eleggendo tre eurodeputati: Barbara Spinelli, Curzio Maltese, Eleonora Forenza LE CONCESSIONARIE JAGUARTI STANNO CERCANDO! DIVENTA JAGUAR BRAND MANAGER SCOPRI SUBITO COME. «Renzi e Tsipras? La verità è che questa vittoria cambia completamente gli equilibri in Europa. E che Tsipras cerchi di costruire un fronte dell’Europa mediterranea contro quella carolingia mi sembra naturale». E dunque, la palla torna a Renzi: «Il tempo dei giochi di prestigio tra dichiarazioni anti austerità e ossequio alla troika è scaduto». Nicola Fratoianni è il coordinatore nazionale di Sel. E scoppia a ridere: «La posizione di Tsipras? Mi pare ovvia. E la dimostrazione del fatto che sia un leader di grande lucidità che si pone il tema delle relazioni internazionali». Detto questo, l’esponente di Sinistra, ecologia e libertà ricorda che «Tsipras ha detto che non rispetterà i memorandum che hanno devastato la Grecia. Del resto, che certe politiche producano il disastro ormai è dimostrato, non è più un’ipotesi». Fratoianni, comunque, Critiche Ferrero: così incalza chi ha criticato l’austerity a fare qualcosa di concreto apre a sua volta: «Se Renzi accetterà questa sfida, sarò il primo ad essere felice. L’essere all’opposizione non mi trasforma in ottuso, vogliamo vincere e non solo avere ragione». In Grecia, c’è ovviamente Raffaella Bolini, organizzatrice delle brigate Kalimera, i sostenitori italiani di Tsipras: «Quello che Alexis sa fare è sparigliare e lo ha fatto anche in questo caso. Ha trasformato l’umiliazione della Grecia in partecipazione con parole diversissime da quelle di Renzi. Ma il problema, ora, è proprio del premier». Marco Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA Reazioni/1 Reazioni/2 Salvini apprezza il boom a sinistra: è uno schiaffone all’euro e alla Ue Forza Italia all’attacco: è il risultato del rigore Un voto contro l’euro e l’austerity: così il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha commentato ieri la vittoria di Syriza e di Alexis Tsipras. «Elezioni in Grecia, un bello schiaffone all’Unione Sovietica Europea dell’euro, della disoccupazione e delle banche», ha detto il segretario federale del Carroccio, che dall’esito delle urne vede delle conseguenze negative per il nostro Paese: «Adesso tocca a noi! Purtroppo, per colpa di Monti, Letta e Renzi, se Tsipras non pagherà una parte del debito, a rimetterci saranno gli italiani». «Se fossi stato un greco anche io avrei votato per Syriza», ha ammesso invece l’europarlamentare leghista Gianluca Buonanno. «Se Berlino-Bruxelles non comprendono neanche il messaggio delle elezioni in Grecia, resta una sola spiegazione: “Quos Deus perdere vult, dementat prius...”», ha detto ieri Daniele Capezzone di Forza Italia, ribadendo come la vittoria di Syriza in Grecia sia una sconfitta per la troika. «Il risultato elettorale di Atene — ha poi sostenuto Maurizio Sacconi, capogruppo di Area popolare al Senato — segna il fallimento di un intero ceto politico europeo incapace di affrontare le grandi sfide del nostro tempo perché privo di una visione che riconosca sempre la centralità dell’uomo». Per il senatore la soluzione è dare vita a «un nuovo umanesimo». © RIPRODUZIONE RISERVATA I Candidati possono inviare il proprio CV, indicando il Rif. della regione/provincia di interesse (es. Rif.Lombardia/Provincia Milano) e autorizzando al trattamento dei dati personali ai sensi del Dlgs 196/03 a: Future Drive S.r.l. – Divisione Recruiting, via Andrea Appiani 12 – 20121 Milano, oppure inviandolo a [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA