i limitatori naturali -
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I LIMITATORI NATURALI I LIMITATORI NATURALI controllo dei fitofagi non deve essere necessariamente associato alla lotta chimica. Si hanno a I Ildisposizione LIMITATORI NATURALI anche altri mezzi diretti (barriere, uso di nemici naturali,…) e indiretti (siepi,…) che I LIMITATORI NATURALI con una corretta gestione dell’agrosistema consente di attuare una gestione integrata dell’agroecosistema dove si opera. Il L’uso controllo fitofagi non deve essere necessariamente associato alla lotta deglidei agrofarmaci è immediato e piuttosto semplice da attuare al contrario, nel chimica. caso vengano Il controllo dei fitofagi non deve essere necessariamente associato allaintroduzione lotta chimica.diSi hanno a Siintrodotti hanno adei disposizione anche altri mezzi sia diretti (barriere fisiche, antagonisti limitatori naturali nelle coltivazioni, sono necessarie alcune informazioni di base sul disposizione anche altri mezzi diretti (barriere, uso di nemici naturali,…) e indiretti (siepi,…) che loro comportamento in modo daindiretti poter scegliere predatore o parassitoide specifico del fitofago da di naturali, ferormoni, ecc.), sia (siepi, ilpiante attrattive, ecc.) che, unitamente all’uso con una creare corretta gestionefavorevole dell’agrosistema consente di attuare dei unalimitatori gestione integrata controllare, un ambiente (avvicendamenti, al suo sviluppo ovarietale, facilitare l’arrivo indigeni. buone pratiche agronomiche scelta concimazione, ecc) consentodell’agroecosistema dove si opera. no di attuare gestione integrata ee sostenibile dell’agroecosistema. L’uso degli una agrofarmaci è immediato piuttosto semplice da attuare al contrario, nel caso vengano introdotti dei limitatori naturali nelle coltivazioni, sono necessarie alcune informazioni di base sul loro comportamento in modo da poter scegliere il predatore o parassitoide specifico del fitofago da controllare, creare un ambiente favorevole al suo sviluppo o facilitare l’arrivo dei limitatori indigeni. I mezzi di lotta utilizzabili per la gestione integrata dell’agroecosistema orticolo. L’uso degli agrofarmaci è immediato e piuttosto semplice da attuare, nel caso vengano introdotti degli antagonisti nelle coltivazioni, sono necessarie alcune conoscienze di base sul loro comportamento in modo da poter scegliere il predatore o parassitoide più adatto, creare un I mezzi di lotta utilizzabili per la gestione integrata dell’agroecosistema orticolo. ambiente favorevole al suo sviluppo o facilitare l’arrivo dei limitatori indigeni. Strumenti per salvaguardare e potenziare l’attività dei limitatori, sia già presenti nell’ambiente sia introdotti mediante rilascio, nell’agroecosistema orticolo. Strumentiper persalvaguardare salvaguardaree epotenziare potenziare l’attività limitatori, sia già presenti Strumenti l’attività deidei limitatori presenti o introdotti nell’ambiente sia introdotti mediante rilascio, nell’agroecosistema orticolo. nell’agroecosistema 116 Ragnetto rossoalcune delle (acaro tetranichide) Di seguito si riportano noteserre sui più importanti fitofagi delle colture orticole e sui loro limitatori naturali Tetranychus urticae I LIMITATORI NATURALI Ragnetto rosso delle serre (acaro tetranichide) Acaro altamente polifago, orticole. Svolge generazioni, Di Tetranychus seguito si riportano alcuneattacca note suisvariate più importanti fitofagi delle numerose colture orticole e sui loro svern urticae limitatori naturali fecondata ma in ambiente protetto può continuare a riprodursi e sviluppar come femmina Acaro altamente polifago, attacca svariate orticole. numerose generazioni, sverna tutto l’anno, favorito da condizioni climatiche caldeSvolge e secche. come femmina fecondata ma in ambiente può TETRANICHIDE) continuare a riprodursi e svilupparsi RAGNETTO ROSSO DELLE SERREprotetto (ACARO Pertutto il controllo su fragola e peperone si calde può eutilizzare l’anno,urticae favorito da condizioni climatiche secche. l’acaro fitoseide Phytoseiulu Tetranychus (foto 1) persimilis. Si tratta di attacca un predatore specifico, naturalmente presente negli Acaro svariate siorticole. Svolge numerose generazioni, svernaambien Per altamente il controllopolifago, su fragola e peperone può utilizzare l’acaro fitoseide Phytoseiulus come femmina fecondata può continuare a presente riprodursi edalle svilupparsi colturali; sverna come eambiente compieprotetto numerose generazioni. Allevatonegli biofabbriche persimilis. Si tratta adulto dima uninpredatore specifico, naturalmente ambienti tutto l’anno, favorito da condizioni climatiche caldeDie solito secche.vengono effettuati 3-4 rilasci, ed è i viene utilizzato in Europa e Nord America. colturali; sverna come adulto e compie numerose generazioni. Allevato dalle biofabbriche, Per il controllo su fragola e peperone si può utilizzare l’acaro fitoseide Phytoseiulus persimigrado diutilizzato insediarsi nelle coltivazioni se non vengono eseguiti trattamenti in Europa e Nord America. Di solito vengono effettuati rilasci,antiparassita ed è in lis.viene Si tratta di un predatore specifico, naturalmente presente negli ambienti3-4 colturali; sverna grado di insediarsi nelle coltivazioni se non vengono eseguiti trattamenti antiparassitari con principi attivi cosiddetti “acarostimolanti”. In particolare, è molto sensibile ai in piretroid come adulto e compie numerose generazioni. Allevato dalle biofabbriche, viene utilizzato con principi attivi cosiddetti “acarostimolanti”. In particolare, è molto sensibile ai piretroidi, Europa e Nordnon America. Di utilizzati solito vengono effettuati 3-4 rilasci, ed è indigrado di insediarsi che pertanto vanno né prima né dopo il rilascio P. persimilis pernelalmeno le coltivazioni se non vengono eseguiti trattamenti antiparassitari con principi attivi cosiddetti che pertanto non vanno utilizzati né prima né dopo il rilascio di P. persimilis per almeno 2 mesi (la tossicità per i fitoseidi persiste per oltre 8 settimane). Le condizioni ottimali pe “acarostimolanti”. In particolare, è molto sensibile ai piretroidi, che pertanto non vanno utilizzati mesi (la tossicità per i fitoseidi persiste per oltre 8 settimane). Le condizioni ottimali per l’insediamento del fitoseide sono umidità relativa 65-90% e temperature 20-27°C. Per u nél’insediamento prima né dopo del il rilascio di P.sono persimilis per relativa almeno 265-90% mesi (laetossicità per i fitoseidi persiste fitoseide umidità temperature 20-27°C. Per un controllo occorre un rapporto predatore/preda da 1/10 sino a 1/30 percontrollo oltre 8 efficace settimane). Le condizioni ottimali per l’insediamento del sono rela- (limit efficace occorre un rapporto predatore/preda da fitoseide 1/10 sino aumidità 1/30 (limite tiva 65-90% e temperature 20-27°C. Per un controllo efficace occorre un rapporto predatore/ massimo). massimo). preda da 1/10 sino a 1/30 (limite massimo). Foto 1. Adulti e uova di Tetranychus urticae (a sinistra); adulto di Phytoseiulus persimilis in atto di predare un tetranichide (a destra). Foto 1. Adulti e uova di Tetranychus urticae (a sinistra); adulto di Phytoseiulus persimilis in atto di (Foto DISAFA) predare un tetranichide (a destra). Foto 1. Adulti e uova di Tetranychus urticae (a sinistra); adulto di Phytoseiulus persimilis in atto predare un tetranichide (a destra). Altro acaro fitoseide allevato dalledalle biofabbriche è Amblyseius swirskii. In questo caso sicaso trattasi Altro acaro fitoseide allevato biofabbriche è Amblyseius swirskii. In questo di un predatore polifago, utilizzato soprattutto contro tripidi e aleirodidi. Per consentirne l’insetratta di un predatore polifago, utilizzato soprattutto contro tripidi e aleirodidi. Per diamento giàfitoseide prima delle infestazioni deibiofabbriche fitofagi, vieneèsuggerito di introdurlo nelle coltivazioni Altro acaro allevato dalle Amblyseius swirskii. In questodicaso consentirne l’insediamento già prima dellecontenenti infestazioni dei fitofagi, viene preventivamente in sacchetti (tipo filtri da tè), il predatore insieme ad suggerito acari delle tratta di unnelle predatore polifago, utilizzato insoprattutto contro tripidi e aleirodidi. Pe introdurlo coltivazioni sacchetti filtri da tè), contenenti derrate (es. Carpoglyphus lactis)preventivamente come preda alternativa. Inoltre,(tipo per A. swirskii e per altri acari il consentirne l’insediamento già prima delle infestazioni dei fitofagi, viene suggerito d predatore ad acari delle (es. Carpoglyphus lactis) come preda alternativa. fitoseidi (es. insieme Euseius scutalis) sonoderrate in studio sistemi per fornire polline come ulteriore fonte alimentare; ad esempio possono essere applicate porzioni di corda (tipo precedentemente in introdurlo nelle in(es. sacchetti filtri da tè),poste Inoltre, per A. coltivazioni swirskii e perpreventivamente altri acari fitoseidi Euseius scutalis) sono in contenenti studio contenitori con polline. sistemi per fornire polline come ulteriore fonte alimentare; ad esempio possono essere predatore insieme ad acari delle derrate (es. Carpoglyphus lactis) come preda alternativa applicate di corda precedentemente poste in (es. contenitori con polline. Inoltre, per porzioni A. swirskii e per altri acari fitoseidi Euseius scutalis) sono in studi TRIPIDI (TISANOTTERI) sistemi per fornire polline comee ulteriore Frankliniella occidentalis (fragola peperone) fonte alimentare; ad esempio possono esser applicate porzioni di ecorda Thrips tabaci (cipolla porro)precedentemente poste in contenitori con polline. In genere, pur essendo altamente polifagi, F. occidentalis è predominante su fragola, peperone, 117 I LIMITATORI NATURALI pomodoro, mentre T. tabaci prevale su cipolla e porro (anche su fragola a Boves). I due tripidi hanno un ciclo simile: svernano come adulti, depongono le uova nei tessuti vegetali, presentano due stadi neanidali attivi sulle piante e due stati ninfali inattivi nel terreno. F. occidentalis è un efficiente vettore del tospovirus Tomato spotted wilt virus (TSWV), quindi come vettore di agenti fitopatogeni occorrerebbe mantenere la soglia zero, che resta tuttavia impossibile da raggiungere e conservare anche con la lotta chimica. T. tabaci è invece vettore di Iris yellow spot virus (IYSV), un altro tospovirus dannoso su lilliacee (es. cipolla). Fra i nemici naturali di questi tripidi, molto efficaci sono gli antocoridi appartenenti al genere Orius (foto2). Questi predatori generalisti sono attratti dal polline, e raggiungono i fiori delle piante di peperone e fragola su cui svolgono la loro attività di controllo dei tripidi. Molte specie sono ormai allevate dalle biofabbriche, e utilizzate in programmi di lotta biologico-integrata. Nel caso occorre porre attenzione all’uso di fitofarmaci, sono infatti sensibili a svariate sostanze attive (es. abamectina, neonicotinoidi, piretroidi, ecc.). Inoltre Orius spp. non vanno impiegati su pomodoro a causa dei peli glandulari tossici per questi insetti. Le specie note sono: • O. laevigatus, abbondante in Liguria e Sicilia, diffuso lungo le coste di tutta Europa e bacino Mediterraneo; • O. niger e O. maiusculus (di dimensioni maggiori), prevalenti negli ambienti continentali; • O. insidiosus, di origine nordamericana, non presente in Europa; è stata la prima specie ad essere introdotta nelle coltivazioni in Italia a inizio anni ’90. Fortunatamente non si è mai insediato, e non ha quindi costituito un problema per le specie locali come è avvenuto con la coccinella Harmonia axyridis (a tutti gli effetti ora ritenuta una “specie aliena invasiva”). Foto 2. Adulti di Frankliniella occidentalis (a sinistra), di Thrips tabaci (al centro) e di Orius laevigatus (a destra). (Foto DISAFA) Per il controllo dei tripidi viene largamente impiegato O. laevigatus, e ne viene consigliato il lancio di 0,5-1 adulto/m2, un mese dopo il trapianto della coltura. Tuttavia, mentre nelle aree ligure e mediterranea prevale O. laevigatus, nelle zone continentali (es. Francia e Piemonte) sono maggiormente diffusi O. niger e O. maiusculus sulle piante sia coltivate sia spontanee (es. camomilla, amaranto, galinsoga). In particolare in Piemonte è dominante la presenza di O. niger su fragola e di O. maiusculus su porro, mentre su peperone vengono rinvenuti O. niger e/o O. maiusculus in quantità variabili. 118 I LIMITATORI NATURALI Ciononostante, anche in Piemonte l’impiego di O. laevigatus in alternativa al trattamento chimico è proponibile sia per un primo controllo delle infestazioni sia per permettere l’insediamento delle specie spontanee, altrimenti disturbate dagli interventi insetticidi (non selettivi per i limitatori). In prove condotte su fragola e peperone in Piemonte, trattamenti con abamectina, etofenprox e lambdacialotrina sono risultati tossici per Orius spp. Al contrario, sebbene in laboratorio sia stata comprovata la sua tossicità, in campo lo spinosad è parso poco nocivo. F. occidentalis è efficiente vettore del TSWV; il tripide può acquisire il virus soltanto allo stadio di neanide, durante le prime fasi di vita. Dopo un periodo di latenza durante il quale il virus si moltiplica e raggiunge le ghiandole salivari, il tripide ormai adulto può trasmettere il TSWV con l’attività trofica. Per la difesa è importante ricordare che la neanide neonata è poco mobile, per acquisire deve quindi nascere su una pianta già infetta. Altri predatori di tripidi sono: • tripidi predatori, abbondanti su cipolla e porro, dove svolgono un ruolo utile ed efficace nel controllo di T. tabaci. È stato infatti dimostrato che interventi con piretroidi a inizio stagione abbattendo i tripidi predatori favoriscono le infestazioni di T. tabaci. Pertanto nel monitoraggio è fondamentale saper riconoscere i tripidi predatori dai tripidi fitofagi. • A. swirskii, che può essere impiegato per il controllo dei tripidi, aleirodidi ed acari, ricordando che è in grado di predare attivamente solo le neanidi. MOSCA BIANCA (ALEIRODIDI) Trialeurodes vaporariorum Bemisia tabaci Altamente polifagi, possono provocare danni sottraendo linfa elaborata e soprattutto emettendo grandi quantità di melata, su cui si sviluppano fumaggini, e imbrattando i frutti, in particolare su cetriolo, fragola, pomodoro, melanzana, zucchino. Per un loro controllo mediante l’impiego di parassitoidi, è importante riconoscere quale dei due aleirodidi è presente poiché si utilizzano parassitoidi specifici, cioè Encarsia formosa per T. vaporariorum ed Eretmocerus mundus per B. tabaci. Quest’ultimo aleirodide è più termofilo e non è diffuso negli ambienti piemontesi, può permanere in inverno soltanto in serre scaldate. I parassitoidi vanno introdotti alla comparsa degli aleirodidi. Per il monitoraggio degli adulti si possono utilizzare trappole cromotattiche adesive gialle e/o effettuare controlli visivi sulla parte apicale delle piante. Gli stadi giovanili immobili (ad eccezione della prima età) sono di solito presenti nei palchi mediani. I parassitoidi E. formosa ed E. mundus sono commercializzati come pupari parassitizzati incollati su cartoncini da disporre nelle coltivazioni in prossimità delle neanidi. Dai pupari sfarfallano gli adulti che cercheranno gli ospiti da parassitizzare. I pupari parassitizzati da E. formosa sono di colore nero quindi ben riconoscibili; se i parassitoidi introdotti sono attivi, si vedranno i primi pupari neri dopo circa una decina di giorni (in relazione alle condizioni climatiche). Va tenuto presente che nei nostri ambienti le condizioni climatiche non sono ideali per E. formosa, che per la sopravvivenza richiede temperature notturne superiori a 16°C e in generale non tollera temperature diurne molto elevate. Per il controllo degli aleirodidi possono essere anche utilizzati i miridi dicifini. Si tratta di predatori generalisti poco più grandi degli Orius spp., con regime alimentare fitozoofago, cioè per nutrirsi possono pungere sia la preda sia la pianta. Particolarmente attratte dal pomodoro, sono note le specie: • Dicyphus errans, spontaneo e diffuso negli areali di coltivazione piemontesi; • Macrolophus pygmaeus (=caliginosus), naturalmente presente in Piemonte, allevato dalle biofabbriche e largamente utilizzato nei programmi di difesa biologico-integrata; per un precoce insediamento nelle coltivazioni possono essere effettuati rilasci già in vivaio o subito all’atto del trapianto. È in studio in Olanda un impiego contro afidi su peperone (foto 3); 119 I LIMITATORI NATURALI • Nesidiocoris tenuis, più termofilo, assente in Piemonte trova in Liguria il limite nord di distribuzione. Delle tre specie è quella più vorace e “aggressiva” nei confronti delle prede. Tuttavia in assenza di preda con l’attività di nutrizione può arrecare danno alla pianta, infatti le punture possono causare necrosi sulla vegetazione e anche accecamento dei germogli su pomodoro. Nelle aree più meridionali (così come in quelle tropicali e subtropicali) per contenere gli aleirodidi (difficili da controllare con la lotta chimica) si lascia agire N. tenuis, poi in carenza di preda quando diventa troppo abbondante si esegue un trattamento chimico con un prodotto abbattente. Foto 3. Apice di pomodoro infestato da adulti di Trialeurodes vaporariorum (a sinistra); adulti di Dicyphus errans (al centro) e di Macrolophus pygmaeus (a destra). (foto DISAFA) I miridi dicifini presentano un ciclo più lento: dalla deposizione dell’uovo allo sfarfallamento dell’adulto sono necessarie 3-4 settimane in relazione all’andamento climatico. Di conseguenza, per un efficace controllo degli aleirodidi da parte dei miridi dicifini è importante adottare i seguenti accorgimenti: • favorirne l’insediamento prima dell’infestazione dei fitofagi introducendoli precocemente sulla coltura e fornendo loro alimenti alternativi quali uova di Ephestia kuehniella o cisti di Artemia salina; • salvaguardarli e incrementarli nell’areale di coltivazione preservando le piante ospiti spontanee. Per mantenere la presenza di M. pygmaeus e D. errans, in attesa delle infestazioni degli aleirodidi, è fondamentale conservare aree “naturali” intorno alle coltivazioni di pomodoro con le piante ospiti in grado di ospitare i predatori in assenza della coltura. Ad esempio, calendula, parietaria, Salvia glutinosa (piante pelose e glandulose) sono ospiti naturali di M. pygmaeus, mentre D. errans si trova su Solanum nigrum e Geranium spp. • porre particolare attenzione ai trattamenti fitosanitari effettuati sulla coltura prima e dopo l’introduzione dei miridi dicifini (di solito con un rilascio di 0,5-1,5 adulto/m2). 120 I LIMITATORI NATURALI AFIDI Aphis gossypii, Chaetosiphon euphorbiae, Macrosiphum euphorbiae, Myzus persicae L’infestazione iniziale è solitamente localizzata in focolai, che poi si diffondono in tutto l’appezzamento in condizioni ambientali favorevoli. Tra gli antagonisti allevati dalle biofabbriche vi è il neurottero predatore Chrysoperla carnea, che agli stadi larvali è molto vorace ma difficilmente riesce a insediarsi nelle coltivazioni poiché gli adulti compiono notevoli spostamenti per accoppiarsi. Risulta inoltre molto sensibile agli insetticidi tradizionalmente impiegati. Altro antagonista allevato dalle biofabbriche è il parassitoide afidiino Aphidius colemani; le femmine ovidepongono all’interno nell’ospite, le larve si sviluppano “mummificando” gli afidi. Il parassitoide può essere introdotto nelle coltivazioni prima delle infestazioni afidiche con la tecnica delle “banker plants” (foto 4), che consiste nell’inserire graminacee in vaso infestate da afidi delle graminacee già parassitizzati, in modo da garantire la presenza del parassitoide nella coltura. Le “banker plants” sono prodotte e commercializzate dalle biofabbriche. MIRIDI FITOFAGI Lygus rugulipennis Insetto altamente polifago e molto mobile sul territorio, è difficile prevederne le infestazioni. È attratto da piante erbacee a elevato contenuto di azoto; infatti in Nord America per evitare danni su fragola utilizzano strisce di erba medica come pianta trappola. Date le dimensioni ridotte dei nostri appezzamenti, l’applicazione delle reti alle aperture dei tunnel, con maglie di dimensioni minori rispetto a quella anti-piralide (~1,4×1,7 mm), potrebbe essere un metodo su fragola rifiorente per evitare l’ingresso di L. rugulipennis e al tempo stesso anche delle cimici verdi. Foto 4. “Banker plants” in serra di peperone (a sinistra; www.omafra.gov.on.ca); impiego di erba medica come pianta trappola per la difesa contro Lygus spp. su fragola in Nord America (a destra; foto DISAFA). MINATORE FOGLIARE DELLE ORTICOLE (AGROMIZIDE) Liriomyza trifolii Minatore fogliare polifago, particolarmente dannoso su colture da foglia. Per il controllo si può utilizzare l’imenottero eulofide Diglyphus isaea. Parassitoide ectofago, le femmine in parte paralizzano le larve per garantire lo sviluppo della prole, in parte le uccidono per nutrirsene. Allevati dalle biofabbriche, vengono effettuati i lanci con 1 individuo ogni 10 m2. È di solito sufficiente un rilascio perché il parassitoide si insedi stabilmente nella coltivazione (se non disturbato da trattamenti antiparassitari). 121 I LIMITATORI NATURALI TIGNOLA DEL POMODORO (LEPIDOTTERO GELECHIDE) Tuta absoluta Di origine sudamericana, è stata segnalata per la prima volta in Piemonte nel 2009. È un insetto minatore su foglie, steli e anche frutti del pomodoro (foto. 5) e di altre solanacee coltivate e spontanee (es. melanzana, patata, S. nigrum). Su questo fitofago esotico, giunto in Europa senza nemici naturali specifici, sono stati osservati in attività svariati limitatori indigeni, predatori e parassitoidi. Per il controllo della tignola del pomodoro si utilizzano i miridi predatori quali M. pygmaeus (=caliginosus) e N. tenuis. Sono in studio anche parassitoidi larvali quali gli imenotteri eulofidi Necremnus prope artynes e Necremnus prope tidius. Si tratta di parassitoidi ectofagi rivelatisi efficaci antagonisti di T. absoluta ma difficili da allevare. Le femmine, oltre a parassitizzare le larve, ne uccidono una parte per nutrirsi aumentando così l’attività di controllo della tignola del pomodoro. Foto 5: Attacchi di Tuta absoluta su pomodoro LEPIDOTTERI Nottuidi, Geometridi e Ostrinia nubilalis (piralide) (foto 6) Per prevenire l’ingresso di lepidotteri defogliatori e piralide, in coltura protetta possono essere collocate alle Foto 6: Ostrinia nubilalis su peperone. (foto DISAFA) aperture reti (es. rete anti-piralide, ~2×4 mm), che sono efficaci se ben posizionate. L’uso di reti potrebbe modificare il microclima all’interno del tunnel creando un ambiente caldo-umido in grado di favorire l’insorgere di altri problemi. Difficilmente però le reti utili contro i lepidotteri alterano in modo significativo le condizioni climatiche all’interno del tunnel. In alternativa all’uso delle reti vengono abitualmente effettuati trattamenti chimici o a base di Bacillus thuringiensis. 122