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Otto film del grande cinema italiano al cinema, su grande schermo, come forse non li avete
mai visti, capaci di provocare emozioni diverse e insospettabili. Non su schermo tv, computer o cellulari, nella loro dimensione “gigantesca”. Otto titoli che rappresentano l’evoluzione,
l’impegno, il credito morale che il nostro cinema ha avuto per decenni, dagli anni ‘60 quando
certamente fu il più bello del mondo, da quel mitico 1960 che cambiò per sempre il panorama.
Apriamo non a caso proprio con “La dolce vita” e mai ci fu titolo, chi non c’era non ci può
credere, che divise in due il paese tanto da venir rubricato evento non solo artistico, ma etico e
politico; e chiudiamo con il restaurato “Rocco e i suoi fratelli” un altro capolavoro che risuona
oggi attualissimo. Otto film, sei autori, privilegiando Petri e Sorrentino con due titoli, che traducono l’impegno di oggi e del passato: accanto a loro tutti gli apostoli di una grande stagione,
dal neo realismo in poi: san Fellini, san Rossellini, san Visconti, san De Sica. Ciascuno ha il suo
tocco e tutti insieme fanno il nostro convinti che un film di ieri non diventi vecchio finché è capace di parlarci all’orecchio di oggi: ci vogliono anni per diventare davvero giovani. Ricordate
che ogni proiezione non è mai uguale a un’altra perché cambia il pubblico: siete dunque voi i
protagonisti assoluti di 8 serate davvero cult.
Maurizio Porro
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nel caso di questa rassegna organizzata insieme ad Anteo spazioCinema e un magazine di cultura on line, Cultweek.com, diretto da Maurizio Porro.
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A bordo di Cultweek, on line da movembre 2014, giornalisti e critici senior e molti giovani
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La dolce vita
La grande bellezza
Umberto D
Nuovo cinema Paradiso
Todo Modo
Indagine su un cittadino
Le conseguenze dell’amore
Roma città aperta
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il grande cinema
da rivedere al cinema
Martedì 7 luglio ore 16.45 20.00
Martedì 4 agosto ore 17.30 20.00
Regia di Federico Fellini. Con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aimee, Nadia Gray, Yvonne Fourneau,
Valeria Ciangottini, Magali Noel (1960) 180’
Del capolavoro di Fellini si sta parlando da 55 anni senza mai smettere perché è oggi più attuale di ieri, avendo il regista,
senza accanimento terapeutico o moralistico, previsto tutto il peggio che sta all’orizzonte, dalla società virtuale tv alla crisi
dell’intellettuale al trionfo della vita come gossip. In questa serie di albe livide, il volto del bellissimo Marcello si accosta a
quello del suo indimenticabile harem con Anitona, Anouk Aimée, la fedele e borghesuccia Forneaux, la sfacciata Nadia
Gray che fa lo strip al ritmo di “Patricia” (ma calzamaglia color carne), la ragazza del tabarin Magali Noel (dove c’è la più
bella occhiata della storia tra il clown Polidor e Mastroianni), la Madonnina toscana Ciangottini che inutilmente chiama,
i due primi travestiti visti su uno schermo. Fantastico, visionario, commedia, dramma, inchiesta, reportage (tutti episodi
avvenuti), il kolossal di Fellini (primo film italiano di tre ore) mise in fila la gente al Capitol fin dal primo giorno, anche
con proiezioni notturne, ed è ancora un formidabile serbatoio di emozioni, scoperte, dibattiti.
La proiezione sarà preceduta da una presentazione condotta da CULTWEEK
Regia di Elio Petri. Con Gian Maria Volonté, Franco Citti, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Mariangela Melato (1976) 130’
Tratto da un romanzo cupissimo, quasi “documentario” di Leonardo Sciascia, è il penultimo film di Elio Petri. è anche
l’ultimo che girò con Gian Maria Volontè, qui nei panni del “presidente” di un partito di potere e di chiesa - la Dc con
ogni evidenza - che è il ritratto, fisico, psicologico, comportamentale di Aldo Moro, due anni prima che la più grande
tragedia politica dell’Italia del dopoguerra, il suo rapimento da parte delle Brigate Rosse, lo portasse alla morte. Sconvolto dagli scandali, corrotto e in preda a desideri e avidità di ogni tipo, lo stato maggiore del partito si riunisce per gli
esercizi spirituali condotti da Don Gaetano (Marcello Mastroianni), che nasconde sotto implacabili slanci savonaroliani collusioni col potere di ogni tipo. Il raduno si concluderà con una carneficia, parallela a quella che il Paese sopporta
per una spaventosa epidemia, alla quale non sopravvive nessuno (o quasi).
LA DOLCE VITA
Martedì 14 luglio ore 17.30 20.30
LA GRANDE BELLEZZA
Regia di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Roberto Herlitzka, Isabella Ferrari, Carlo Verdone, Pamela Villoresi,
Iaia Forte, Massimo Popolizio (2013) 150’
Assomiglia alla Dolce vita. Si o no? I riferimenti ci sono, ottimi e abbondanti nel grande film di Sorrentino che ci ha
riportato un Oscar a casa dopo tanti anni di astinenza. Al posto di Marcello c’è il grande Toni Servillo, Jep Gambardella,
disilluso elegante intellettuale napoletano, certo in un contesto di decadenza di usi e costumi differente. Ma molte delle
esigenze che avevano spinto Fellini a rappresentare quella Roma in divenire sono le stesse che oggi hanno convinto Sorrentino a riprovare, sfidando i fenicotteri fantasy della santa e le ricette del coniglio ligure: è come se la profezia felliniana
(è certo che Federico fosse preveggente) si fosse avverata sulla terrazza che fu di Scola. Dove troviamo mezzo teatro italiano, un cast straordinario molto ronconiano, compresi Ferilli, Verdone, Forte, Popolizio, Della Rosa, Villoresi e Ferrari,
Herlitzka e tanti altri. Non fuggite sui titoli di coda, c’è un lungo fluviale piano sequenza che scorre sull’acqua.
Martedì 21 luglio ore 17.30 20.00 22.00
UMBERTO D.
Regia di Vittorio De Sica. Con Maria Pia Casilio, Carlo Battisti, Lina Gennari, Memmo Carotenuto,
Alberto Albani Barbieri (1952) 89’
Quando nel ’52 uscì Umberto D., clamoroso insuccesso di pubblico che irritò molto il sottosegretario allo spettacolo on.
Andreotti autore dell’infelice battuta sui panni sporchi che vanno lavati in casa, De Sica, il più umano dei padri del
neorealismo, aveva già esposti in salotto due Oscar vinti: Sciuscià (primo della nuova categoria) e Ladri di biciclette, la
prossima doppietta sarebbe stata della ditta Fellini & Masina ( La strada, Le Notti di Cabiria). Umberto D., cronistoria
di un fallimento esistenziale economico, è un meraviglioso film sulla solitudine e la vecchiaia (un argomento tabù),
scritto da Zavattini, detective complice della poesia del quotidiano e interpretato magistralmente da un attore preso
dalla strada universitaria, Carlo Battisti, professore di glottologia all’Università di Firenze. Momenti memorabili di
dignità offesa, nel cast anche la giovane “servetta” Casilio e un cagnetto cult. Box office: 107.789.917 in sette anni, Totò
a colori 774 milioni, Anna 1 miliardo, Don Camillo e Pane, amore e fantasia: 1 miliardo e mezzo.
Martedì 28 luglio ore 17.30 20.00 22.00
ROMA CITTà APERTA
di Roberto Rossellini. Con Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Maria Michi, Marcello Pagliero, Nando Bruno (1945) 98’
Può sembrare incredibile, ma ci volle il Gran Premio a Cannes e la nomination all’Oscar alla sceneggiatura di Rossellini, Amidei e Fellini per convincere i nostri critici, piuttosto riluttanti in partenza, che erano di fronte non solo a un
capolavoro del cinema ma a un evento epocale nella storia della cultura e della società italiani. Il padre di tutti i film
sulla Resistenza, l’archetipo del neorealismo che, a pochi mesi dagli eventi, raccontava la Roma dell’occupazione, degli
intellettuali e dei popolani uniti contro l’esercito nazista, cambiò di colpo l’idea che il mondo aveva dell’Italia, squalificata dal fascismo e un po’ dal suo cinema, anche se Visconti aveva già mostrato nuove vie in Ossessione . Realizzato
con gli scarti di pellicola trovati sotto le macerie, con un urlo, quello di Anna Magnani falciata dalla mitragliatrice
tedesca nella sequenza finale, ha sconvolto il pubblico. E vi sconvolgerà anche stavolta.
TODO MODO
Martedì 25 agosto ore 17.30 20.00 22.10
INDAGINE SU UN CITTADINO
AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO
Regia di Elio Petri. Con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Orazio Orlando, Gianni Santuccio, Salvo Randone (1970) 112’
Vince l’Oscar al miglior film in lingua straniera, più una nomination alla sceneggiatura di Petri e Ugo Pirro (anni
fantastici: nel ‘71 toccherà al Giardino dei Finzi Contini e nel ‘74 a Amarcord), e poi il gran premio della giuria al
Festival di Cannes, questo ritratto di poliziotto sadico e paranoico, che lascia ampie prove di un suo omicido per poi
dimostrare che resterà impunito, al di sopra di ogni sospetto. Grazie al film, e a un immenso Gian Maria Volontè,
credibile in un ruolo davvero più grande di ogni credibilità, l’Italia del post-piazza Fontana comincia a familiarizzarsi
con l’idea di uno stato senza regole, pericoloso, imprendibile. Fatto di corpi armati che possono fare anche molto male
ai cittadini, anche a quelli senza colpe accertate: come in tempi molto più recenti dimostrerà il G8 di Genova, le cui
sinistre cronache si possono ritrovare in un altro bel film, Diaz di Daniele Vicari.
Martedì 1° settembre ore 17.30 20.00 22.00
LE CONSEGUENZE DELL’AMORE
Regia di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Gianna Paola Scaffidi, Raffaele Pisu (2004) 100’
Non è il debutto assoluto del regista Oscar di La grande bellezza, che aveva già firmato tre anni prima L’uomo in più, ma
è certamente il film che l’ha rivelato, regalandogli cinque David (tre proprio suoi, film, regia, sceneggiatura, uno al
protagonista Toni Servillo e l’altro a Luca Bigazzi per la fotografia). Sorrentino affronta il noir di mafia (o camorra)
attraverso il ritratto di un grande solitario, Titta Di Girolamo, che vive da otto anni in un albergo in Svizzera, lontano
dalla famiglia, ricco e all’apparenza senza problemi. In realtà è inseguito da un complesso di fantasmi, reali e immaginari, che gli sconvolgeranno la vita: ma solo a causa dell’improponibile innamoramento per la ragazza del bar dell’hotel. I tempi, la nitidezza visiva del film si sposano alla prova asciutta, essenziale del suo protagonista, in un’atmosfera
durrenmattiana dove il bene e il male sono concetti astratti.
Martedì 8 settembre ore 16.45 20.00
ROCCO E I SUOI FRATELLI
di Luchino Visconti. Con AClaudia Cardinale, Alain Delon, Roger Hanin, Katina Paxinou (1960) 180’
Il 1960 è stato un grande anno per il nostro cinema: se abbiamo aperto con Fellini, chiudiamo oggi con Visconti e
“Rocco e i suoi fratelli” campione d’incasso (12 milioni di presenze) contrastato dalla censura e ispirato da scrittori
amati dal nobile regista, Dostoevskji e Testori. Attuale – allora erano i “terroni” al Nord ma il tema è la fratellanza
– è la storia, in 5 capitoli col nome dei figli, di una famiglia lucana (ora Basilicata) che si sgretola venendo a Milano.
Immagini della città di allora (Alemagna di via Manzoni), musiche di Rota, Vigorelli, la boxe, l’Idroscalo negato, Il
Principe, lo stupro oscurato, le guglie del Duomo, l’Alfa romeo per il finale positivo sindacale: il film fa parte della
storia del cinema e della carriera del magico cast italo francese con Alain Delon, Annie Girardot e il futuro marito Renato Salvatori, Hanin, la Delair, ma anche le giovani Cardinale, Panaro, Asti, Mori e Pani. Vederlo sul grande schermo
in edizione restaurata dalla Cineteca di Bologna è un obbligo non solo per i cinefili.
La proiezione sarà preceduta da una presentazione condotta da CULTWEEK
Schede a cura di Maurizio e Gabriele Porro