Scienza senza confini fra Italia e Canada - Ambasciata d`Italia

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Scienza senza confini fra Italia e Canada - Ambasciata d`Italia
PAG. 16 MARTEDì 23 novembre 2010
CORRIERE CANADESE
CULTURA
Incontro tra l’ambasciatore d’Italia Andrea Meloni e il presidente della Concordia University Judit Woodsworth
Scienza senza confini fra Italia e Canada
In crescita la collaborazione scientifica tra i due Paesi: 3000 scienziati italiani, 116 accordi
U
VOI CH’ASCOLTATE
na rubrica di poesia e filosofia a cura di Cristina
Perissinotto, docente di italianistica dell’Università
di Ottawa. Cristina Perissinotto ha recentemente
pubblicato due libri di poesie: Tapobana Tea (Udine:
Campanotto Editore, 2010 ) e Exhale, Exhale (Toronto:
Guernica, 2010). Per commenti o suggerimenti potete scrivere a [email protected].
Da sinistra:
l’ambasciatore Andrea
Meloni,
il presidente
Woodsworth
e l’addetto scientifico Emanuele
Fiore
TORONTO - Un legame sempre più stretto e un forte consolidamento dei rapporti di collaborazione tra il mondo della ricerca scientifica italiana e quello canadese, a partire dalla collaborazione interuniversitaria,
alla ricerca applicata, alla innovazione tecnologica, con relativi sbocchi industriali. Questo è
il risultato conseguito, in particolar modo negli ultimi quattro
anni, da un intenso e articolato programma di collaborazione coordinato dall’Ufficio dell’Addetto Scientifico dell’Ambasciata italiana a Ottawa, che
ha dato la possibilità a università e centri di eccellenza della
ricerca italiana, di poter collaborare con omologhi enti canadesi. Gli oltre tremila scienziati
italiani in Canada, i 116 accordi
di cooperazione tra le università dei due Paesi, le due associazioni di ricercatori italiani nelle
Province del Québec e dell’Ontario, rendono la collaborazione nel settore un pilone portante sia a livello di relazioni accademiche bilaterali, sia a livello di collaborazione trasversale
tra il mondo della ricerca e i sistemi produttivi.
In questo ambito e al fine di
esplorare sempre nuove possibilità tra il mondo accademico
italiano e canadese, nei giorni
scorsi si è svolto un incontro tra
l’Ambasciatore italiano in Canada Andrea Meloni - accompagnato dall’Addetto Scientifico Emanuele Fiore - e il presidente della Concordia University di Montreal, dr.ssa Judith Woodsworth. Nel corso dell’incontro è stato sottolineato lo
stretto legame tra ricerca e industria che caratterizza il sistela mostra
ma accademico e scientifico canadese e la forte propensione
delle PMI (piccole e medie imprese) di questo Paese a investire in ricerca, anche grazie a un
sistema che premia tali investi-
menti in termini di facilitazioni e detrazioni fiscali. In questo
contesto, la crescente presenza di studenti universitari italiani in Canada, connessa agli importanti risultati scientifici con-
seguiti negli ultimi quattro anni,
rendono possibile e auspicabile,
nell’interesse di entrambi i Paesi, l’intensificarsi di futuri scambi interuniversitari.
c.r.
Letteratura
Il libro Viva la vida è un fulminante ritratto della pittrice messicana
Frida diventa monologo di Pino Cacucci
ROMA - “Diego è come la mia
vita: un lento avvelenamento
senza fine, tra gioie di sublime
intensità e abissi di angosciosa disperazione. Eppure... amo
la vita quanto amo Diego”.
Frida Kahlo, la pittrice messicana famosa per i suoi ritratti
e autoritratti, che sposò due
volte il pittore murale Diego
Rivera, 20 anni più di lei, si
racconta con grande intensità
nel monologo immaginato da
Pino Cacucci nel suo nuovo
libro “Viva la Vida”.
Ambientato in un Messico
reale e al tempo stesso immaginario, il monologo mette
in scena con immediatezza
l’appassionata esistenza della
Kahlo segnata fin dalla nascita
da problemi di salute, costretta a letto per molto tempo,
dove dipingeva anche servendosi di uno specchio, devastata dal grande amore e dai
tradimenti di Rivera, anche
con Cristina, sorella di Frida.
Protagonista di passioni anche
omosessuali, associata al sur-
realismo al quale ha sempre
negato l’appartenenza e morta
nel 1954 dopo l’amputazione
di una gamba. Era nata nel
1907 ma diceva che il suo anno
di nascita era il 1910, quello in
cui la Revolucion travolgeva
il vecchio mondo. “Sono nata
nella pioggia”. Così si apre il
racconto della pittrice che non
nasconde di aver “contato gli
anni della sua vita con il mutare delle protesi sul mio corpo,
dei busti in gesso e acciaio che
ho dipinto e decorato con mille
colori come fossero armature
per affrontare battaglie carnevalesche, bare variopinte per
una farsa di funerale”.
La grande forza vitale e il
grande dolore di Frida è reso
ancora più intenso in questo che
è forse il più toccante racconto dell’esistenza di una donna
speciale. “L’arte, la politica, il
sesso... Quanta passione ci ho
messo, credendoci con tutta me
stessa” dice la pittrice.
Le pagine più belle sono
quelle dell’incontro con Diego
Rivera al quale lei ventenne
porta a vedere i suoi quadri,
dipinti a letto. E poi parla di
lui: “Solo io so quanto sia bello
Diego. Solo io”.
Il monologo è costruito per
scene e segue i movimenti di
Frida descritti con precisione:
raccoglie i capelli e li trattiene, si mette collane e orecchini, va verso una fila di busti
ortopedici. Frida parla anche
della politica e delle delusioni
avute, dell’espulsione di Diego
dal partito comunista messicano, da lui fondato e a cui lei
era iscritta, e di vedere in suo
marito in fondo uno spirito
anarchico.
Già autore della biografia
di Tina Modotti, Pino Cacucci,
famoso soprattutto per Puerto
Escondido da cui Grabriele
Salvatores ha tratto l’omonimo
film, riesce a entrare nella vita
della pittrice come se davvero
sentisse quello che lei aveva
annotato sul suo diario prima di
morire: “Continuerò a scriverti
con i miei occhi. Sempre”.
Gioielli, armamenti ed opere nella ricostruzione di 300 anni di storia
I Maharaja portano a Toronto le bellezze dell’arte indiana
TORONTO - Il 20 novembre è
stata inaugurata all’Art Gallery
of Ontario - Ago - Maharaja:
The Splendour of India’s Royal
Courts - che rimarrà aperta fino al 3 aprile 2011 - per la quale sono state create appositamente delle gallerie interattive.
Frutto della collaborazione con
il Victoria & Albert Museum di
Londra, l’esposizione, che è la
prima a esplorare il patrimonio
culturale e artistico del mondo dei Maharaja, porta in Canada più di 200 tesori prodotti nell’arco di 300 anni di storia, tra i quali opulenti gioielli, raffinati armamenti, stupefacenti opere d’arte e la “Stella
dell’India”, ovvero la leggendaria Rolls Royce Phantom II
del 1934 costruita per Sua Altezza Thakore Sahib Dharmendrasinhji Lakhajiraj di Rajkot.
«Molta arte indiana è arrivata fino ai giorni nostri in quanto
parte del patrimonio dei Maharaja» dice Stephen Inglis, curatore aggiunto della mostra e
curatore emerito del Canadian
A sinistra un'opera dell’Maharaja di Patiala
Museum of Civilization. «Il loro interesse per l’arte ha prodotto degli splendidi oggetti simboleggianti il loro status di reali, e ha permesso la sopravvivenza di numerose danze e musiche tradizionali».
La mostra comprende inoltre una serie di eventi complementari: durante i fine settimana vi saranno dimostrazioni dal
vivo di musica e danza volte ad
illustrare il ruolo fondamentale
che queste due arti ebbero pres-
so la corte reale dei Maharaja.
Le performance, che hanno durata di 5 minuti circa e si ripetono ogni 30 minuti nei pomeriggi di sabato e domenica, sono il frutto della ricerca di Hari Krishnan, direttore artistico
della compagnia di fama internazionale “inDance”, che per
decenni ha studiato e integrato
movimenti, canto e testi di canzoni dei villaggi più remoti dell’India del Sud nel tentativo di
ricreare la danza di corte tradi-
zionale.
In programma anche il
Maharaja Festival Week dal 26
al 30 gennaio 2011, proprio durante le settimana del Republic
Day, per onorare la cultura e la
storia indiana. Nel corso della
settimana si potrà assistere alla performance dal vivo di Debashis Sinha, artista canadese di
origini asiatiche, con una singolare fusione di percussioni, elettronica ed elettroacustica.
Ancora, per tutta le durata
della mostra, ci saranno in calendario conferenze a tema sulla cultura indiana. In particolare, il 12 gennaio vi sarà la presentazione della vita alla corte dei Maharaja di Stephen Inglis, specializzato nello studio
di artisti dell’Asia del Sud, e il
7 febbraio la conferenza di Deepali Dewan, storica dell’arte
dell’Asia del Sud, sul lavoro di
Deen Dayal, fotografo indiano a
cui sono stati commissionati la
maggioranza dei ritratti dei reali di fine Ottocento.
Cristina
Perissinotto
Animalia
Gli antichi bestiari erano libri che, in forma di trattato o di
catalogo, illustravano le meraviglie del regno animale e vegetale.
Le creature ivi descritte, spesso accompagnate da preziose
miniature, erano sia reali che immaginarie, e permettevano
considerazioni moraleggianti sulla vita degli uomini. Il
Physiologus, manuale alessandrino del terzo o quarto secolo
d.C., parla della balena come di un mostro ingannatore, per poi
paragonarla al demonio. Per le sue enormi dimensioni, si credeva
infatti che la balena potesse fingere di essere un’isola; quando i
marinai vi attraccavano le navi, il mostro ingannatore si scuoteva
dalla sua immobilità e s’inabissava, trascinando con sé vascelli
e naviganti. La descrizione degli animali costituiva spesso, in
questi bestiari, uno specchio moraleggiante della società.
La poesia moderna dedica anch’essa moltissime pagine agli
animali; la celebre poesia di Umberto Saba dedicata alla moglie
Lina è composta di una serie di similitudini che la accomunano a
tutte “le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio”.
Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
(Umberto Saba, A mia moglie)
Per Guido Gozzano, poeta entomologo, il lieve posarsi di una
farfalla su un poggiolo ha valore consolatorio: allevia infatti
l’ansia della partenza della donna amata:
E non sono triste. Non sono
più triste. Ritorna stasera.
E intorno declina l’estate.
E sopra un geranio vermiglio,
fremendo le ali caudate
si libra un enorme Papilio...
(Guido Gozzano, L’assenza)
È Montale a creare i versi più intensi: una fila di uccellini
appollaiati sul filo del telegrafo sono una metafora del ritorno.
Il saliscendi bianco e nero dei
balestrucci dal palo
del telegrafo al mare
non conforta i tuoi crucci su lo scalo
né ti riporta dove più non sei.
(Eugenio Montale, Mottetti, VII)
Qui i balestrucci (simili alle rondini) appollaiati sul palo evocano
graficamente la strada che va verso il mare; immagine icastica
e serena, che contrasta con i due versi successivi che parlano di
crucci e nostalgia.
L’aspetto più moderno, anzi antico, di questo incontro interspecie
in poesia è l’effetto estraniante che la frequentazione degli
animali evoca. Già Montesquieu nelle Lettere Persiane descriveva
lo sguardo estraniante di chi ci guarda da fuori, nel suo caso
il giovane Persiano Usbek che scriveva lettere sulla società
occidentale che visitava. Marco Paolini, drammaturgo e cantore
del Nordest, nel Bestiario veneto, ripropone questo effetto
evocando lo sguardo degli animali in poesia. Le contraddizioni
di un Nordest diventato improvvisamente opulento e smemorato
sono messe in dubbio da questi animali poetici, che domandano:
“ma… siu sicuri? Seo sicuri? Si sicuri? Are you sure?” (Marco
Paolini, Bestiario veneto). Nella poesia “Can,” di Ernesto
Calzavara, recitata da Paolini, il cane diventa amico e confidente:
Can, se te digo tuto, me scóltitu?
Senti: son vegnù qua
ne la casa granda dei veci
che xe mort, solo.
Cane, se ti dico tutto, mi ascolti?
Senti: sono venuto qua
nella casa grande dei miei
che sono morti, da solo.
(Ernesto Calzavara, Can; trad. Cristina Perissinotto)
Nello smarrimento di questo cambio epocale, lo sguardo puro
degli animali letterari riflette, ancora una volta, le attitudini più o
meno morali del modo umano.