Il museo per la storia - Fondazione Bergamo nella Storia

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Il museo per la storia - Fondazione Bergamo nella Storia
IL MUSEO PER LA STORIA
Se è vero che ogni istituzione museale ha l’obbligo di interrogarsi costantemente sul senso ultimo del proprio
essere e del proprio divenire in relazione alla società della quale è espressione, questo risulta a maggior
ragione evidente per i musei di storia, ai quali compete per definizione la riflessione sul rapporto tra passato e
presente.
L'attuale contingenza storica, poi, sembra particolarmente propizia all’approfondimento in questo senso, per il
bisogno di storia e di memoria che il cambio del secolo sta risvegliando e che con sempre maggior frequenza si
concretizza in progetti per nuovi musei, quasi esclusivamente relativi alla storia contemporanea.
La presa d’atto, infine, della posizione ‘subalterna’ nella quale si trovano relegati oggi in Italia i musei di storia,
rispetto ad altre tipologie, nella considerazione delle istituzioni oltre che, più in generale, del pubblico è
un'ulteriore e significativa spinta alla riflessione.
Relativamente recenti nella forma in cui oggi li conosciamo, questi musei sono entrati nel panorama delle
istituzioni culturali portando ‘iscritto nel Dna’ un intento politico-sociale molto più esplicito rispetto al museo
tradizionalmente inteso a carattere storico-artistico e un’ambizione pedagogica forte, a volte dichiarata già negli
atti costitutivi, e comunque perseguita nel tempo. Specchio ciascuno del clima culturale dell’epoca che lo ha
concepito, sono stati a lungo soggetti privilegiati nell’uso pubblico della storia, anche nelle sue manifestazioni
più estreme. Il rapporto con la contemporaneità è sempre stato, dunque, dialettico: il museo si poneva come
interlocutore, centro propositivo di messaggi e la ‘contemporaneità’ vi entrava non solo sotto forma di 'oggetti
del presente', quanto piuttosto con la mutevole percezione e la diversa lettura dell'entità 'museo' nel suo
insieme e del suo messaggio storico, in sintonia con la storiografia del momento.
A fronte di questa passata 'gloria', oggi in Italia i musei di storia soffrono, invece, di una sorta di oblio, o quanto
meno di disinteresse, per cui si trovano a interrogarsi sul proprio presente e, a maggior ragione, sul futuro,
chiedendo conto alla propria storia dell'attuale stato di fatto.
Non sono pochi, dunque, i motivi per cui val la pena di porre e porsi delle questioni di fondo sul ruolo che oggi
possono avere questi istituti, sulla loro essenza e sul loro fine, sui compiti di ricerca da un lato e di mediazione
dall'altro, sul difficile equilibrio tra l’esigenza di 'storicizzare' i musei, in quanto espressione dell'epoca che li ha
prodotti, e il desiderio di farli vivere al passo con le esigenze dell’oggi, di far entrare la ‘contemporaneità’ al
museo.
A precedere l'Italia su questa via sono già parecchie nazioni europee, dove le recenti grandi realizzazioni sono
state accompagnate da un lungo dibattito e dove la storia ha riguadagnato un posto centrale nella
considerazione delle istituzioni e del pubblico. E gli esempi di Caen, di Péronne, di Lione, di Bonn e di Berlino,
oppure ancora di Barcellona, per non citarne che alcuni, sono lì a dimostrare che il grande impegno intellettuale
e finanziario profuso ha dato i suoi frutti. La collaborazione tra storici, conservatori e progettisti, la sinergia delle
istituzioni, l’entità degli stanziamenti, il dibattito suscitato e, non ultima, la rispondenza del pubblico sono tutte
esperienze estranee alla nostra realtà, tanto che il confronto può certamente risultare frustrante, a maggior
ragione se si considera la sistematica assenza di rappresentanti – o ancor peggio di esempi − italiani ai lavori
FONDAZIONE BERGAMO NELLA STORIA
Piazza Mercato del fieno, 6/a - 24129 Bergamo Italy - Tel. +39 035 24 71 16 ; +39 035 22 63 32 - Fax 035 21 91 28
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dei convegni internazionali organizzati negli ultimi anni su questi temi. La strada da intraprendere, allora, passa
non tanto attraverso un improbabile adattamento ai ‘grandiosi’ standard europei, quanto piuttosto dalla
valorizzazione della realtà italiana e delle sue caratteristiche, che dovranno costituire la base di una risposta
peculiare a questo bisogno.
A maggior ragione, quindi, diventano ineludibili l’analisi dell’odierna situazione, il ripensamento critico della
strada fin qui percorsa, ma soprattutto lo studio di un comune progetto di ‘riqualificazione’ dell’esistente e di
indirizzo per il nuovo.
Le questioni in gioco sono molte, a cominciare dalla definizione stessa di ‘museo di storia’. Si tratta di capire
cosa comunemente si intende con questo nome e quali aspettative suscita, con quale significato e accezione i
musei lo hanno utilizzato, ma, soprattutto, di arrivare a una vera e propria ‘definizione’ epistemologica, dalla
quale far discendere le scelte museologiche e museografiche e che metta al riparo anche da equivoci, errori,
improvvisazioni.
La storiografia ha ormai da tempo allargato i confini nei quali si è a lungo mantenuta per ambiti tematici e scelta
di fonti, dando dignità di documento a nuove categorie di oggetti. Con una lettura troppo estensiva e fuorviante,
il rischio è che su questa strada si perda il senso del confine e che ‘tutto è storia’ diventi una vertigine,
paralizzante per gli istituti preposti alla conservazione delle testimonianze del passato. Vero è anche che i
‘limiti’ all’interno dei quali ragionare in termini di ‘museo di storia’
− necessari ancorchè di non facile
individuazione − non possono escludere la consapevolezza che il ‘dentro’ e il ‘fuori’ devono vivere in un
rapporto di osmosi: nei musei di tutte le tipologie si fa storia e ciò che fa storia non si trova solo all’interno dei
musei. Questo nulla toglie al ruolo delle istituzioni delle quali stiamo parlando, ma anzi affida loro un compito
ben più impegnativo di documentazione e di coordinamento rispetto a un contesto allargato.
E ciò vale a maggior ragione nella realtà italiana, dove alla capillarità della diffusione corrisponde un forte
legame con il territorio, dovuto al ruolo storicamente svolto dai 'musei civici'. E' il caso, allora, di sottolineare e
ribadire che il significato di questa denominazione non si deve limitare alla mera pertinenza giuridica, ma deve
valere nell'accezione più completa di ‘museo della comunità civica’. La storia locale diventa, quindi, l'ambito
naturale d'azione della maggior parte dei nostri musei di storia, che in quest'ottica possono porsi come
specchio e collante della comunità nella sua evoluzione.
La conoscenza e la valorizzazione delle caratteristiche peculiari di ciascun territorio e della sua storia evita
l'appiattimento delle specifictà e dà spessore e chiaroscuri alla storia generale. A tutela da una sempre
possibile tentazione di localismo e dall’eccessiva frammentazione, il collegamento e l'interazione tra musei
sembra essere una strada credibile, agevolata oggi dalla tecnologia: la proposta è la creazione di una rete
informatica e di collaborazione fattiva tra le realtà locali e i musei a vocazione nazionale.
Non meno importante della chiarezza degli obiettivi, anzi, altra faccia del medesimo poblema, è l’individuazione
dei 'destinatari', del pubblico cui il museo si rivolge, del target, se è lecito l’utilizzo di un termine ormai legato al
mondo dei media per indicare questa componente fondamentale della definizione che cerchiamo. Da qui
discende la scelta dei contenuti e dei modi della loro comunicazione. Una mediazione 'alta', che rifugga
ugualmente dalla storia paludata così come dai messaggi banalizzati, deve potersi valere di un 'linguaggio'
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espositivo adeguato a un pubblico che non è più disposto ad accontentarsi del solo valore evocativo di oggettireliquia, ma vuole avere strumenti di comprensione proposti in maniera coinvolgente.
Indiscutibile è poi la vocazione didattica dei musei di storia. Le esigenze legate alla particolare categoria di
utenti costituita dai ragazzi in età scolare sono dunque le prime a dover essere tenute in conto già nelle scelte
museografiche, ma soprattutto devono essere elaborati programmi specifici in stretta collaborazione con esperti
di didattica e insegnanti, perchè il museo possa diventare un vero e proprio 'laboratorio di storia'.
In questo sforzo di rinnovamento, gli 'addetti ai lavori' non potranno camminare da soli: occorre che le istituzioni
accolgano questa istanza e anzi la facciano propria, sostenendola con appropriate iniziative.
Sono queste, in sintesi, alcune delle considerazioni che hanno spinto un gruppo di responsabili di musei di
storia a riunirsi periodicamente, per iniziare a confrontarsi ed elaborare una serie di programmi. La tentazione
di pensare al superamento delle discipline museali, così come sono oggi strutturate, ha lasciato per ora il passo
a più realistiche proposte di recupero, per i musei di storia già operanti, di un giusto posto nel panorama
istituzionale, che oggi sembra loro negato.
La prima iniziativa sulla quale si è impegnato il gruppo di lavoro è un convegno sui temi accennati − la
museologia storica, la definizione di ‘museo di storia’, la sua funzione sociale e culturale − e sui modi del
‘riscatto’.
Con il convegno, previsto a Pavia nei giorni 23 e 24 novembre 2000, il lavoro del gruppo diventerà discussione
comune, allargata a quanti hanno a cuore il problema e lo hanno già affrontato, ma anche stimolo a chi, al
contrario, non se lo è ancora posto, perché preso nell’ingranaggio di una quotidianità molto spesso spesa nella
ricerca della ‘sopravvivenza’ tra problemi istituzionali, gestionali, finanziari e quant’altro, in una multiforme
gamma di questioni contingenti che poco spazio lascia a speculazioni più teoriche e che volutamente non ha
trovato posto nei lavori previsti.
Per questi motivi la struttura del convegno intende lasciare parecchio tempo al dibattito e al confronto, base
fondamentale per costruire un percorso comune.
DA
QUESTE INIZIALI QUESTIONI ALTRE NE DISCENDONO, NON MENO IMPORTANTI E IMPEGNATIVE.
IL
CONVEGNO
PRIVILEGIA SOLO ALCUNI DEI TEMI IN GIOCO E NON HA, OVVIAMENTE, ALCUNA PRETESA DI ESAUSTIVITÀ NEMMENO
RISPETTO A QUESTI.
D'ALTRA
PARTE
−
E ANCORA UNA VOLTA PER DEFINIZIONE
−
RAGIONARE DI STORIA SIGNIFICA
RAGIONARE SU QUALCOSA IN MOVIMENTO E METTERE NEL CONTO CHE OGNI CONCLUSIONE SIA TRANSITORIA E
SOGGETTA A ULTERIORI APPROFONDIMENTI, QUANDO NON A SMENTITE.
DETTO
QUESTO, PERÒ, È INTENZIONE DEGLI
ORGANIZZATORI CHIUDERE I LAVORI CON UN DOCUMENTO DI SINTESI, CHE ORIENTI IL SUCCESSIVO IMPEGNO A
PROSEGUIRE.
Le istanze ultime trovano sintesi nel titolo scelto per il convegno, “Il museo per la storia”, che, nell'estensione
‘per’, propone una visione più dinamica del rapporto tra l’istituzione tradizionalmente preposta alla salvaguardia
della memoria e la formazione di una coscienza storica, un nuovo rapporto tra monumento e documento.
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