Il pastore monaco che riflette sulla guarigione di Dio Di Francesco

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Il pastore monaco che riflette sulla guarigione di Dio Di Francesco
Il pastore monaco che riflette sulla guarigione di Dio
Di Francesco Griffanti Bartoli
l libro, “Il Dio che guarisce” è il frutto di un ritiro spirituale svoltosi in Francia dalla Confraternita dei
Vigilanti (Fraternité spiritelle des Veilleurs) del quale l’autore, Daniel Bourguet, è membro, e, per un certo
Itempo, anche priore. Questo ordine religioso ecumenico si ispira a Pietro Valdo e san Francesco d’Assisi.
Attualmente Daniel Bourguet è un anziano pastore della Chiesa Riformata di Francia che dopo aver
ricoperto diversi incarichi in ambito pastorale e
insegnato alla Facoltà di teologia a Montpellier,
alcuni anni fa, in seguito all’incontro con
monaci del deserto, ha sentito il richiamo ad
una vita monastica. Rientrato in patria, vive in
un villaggio delle Cevennes, in una abitazione
umile, priva di acqua corrente e di luce
elettrica. E’ autore di numerosi e apprezzati
libri.* “Le maladies de la vie spirituelle” del
2007 è il primo scritto tradotto in italiano con il
titolo “Il Dio che guarisce” e pubblicato dalla
casa editrice Claudiana nell’anno appena
terminato, sezione Collana Spiritualità. La
traduzione è stata curata del pastore Franco
Gianpiccoli. L’autore, nella sua premessa, scrive
che si rivolge ad un lettore credente e che gli
parla, quale “amico lettore” , in forma di dialogo. Ben più importante e fondamentale sarà , come vedremo,
il dialogo fra Dio e l’essere umano. Sin dalle prime pagine il pastore francese sottolinea come nella stesura
del testo sia stato ispirato, oltre che dai dati biblici, dagli studi dei Padri greci sia per quanto riguarda la
figura del Dio medico sia per passare in rassegna le principali malattie spirituali. Nel nostro mondo
occidentale, infatti, a differenza della Chiesa d’Oriente, siamo più inclini a vedere l’aspetto giuridico del
Signore che il Suo aspetto terapeutico. Questo diverso atteggiamento è dovuto a molteplici cause, ma
sicuramente, sempre secondo il pastore francese, due in particolare hanno contribuito all’affermarsi di
questo pensiero. In primo luogo lo spirito latino è particolarmente portato ad un atteggiamento
giurisdizionale, in secondo luogo negli scritti dell’apostolo Paolo il verbo “salvare” non è stato mai utilizzato
con lo scopo di “guarire”, contrariamente a quanto avviene nei vangeli. Ed è ben nota l’influenza di Paolo
nella teologia occidentale. Vi è poi una terza ragione: gli ecclesiastici, dimenticando di espletare la loro
vocazione di terapeuti, hanno taciuto le parole risanatirci di Dio. E ciò probabilmente ha fatto confluire
molte malattie spirituali nel campo della psicologia. Ma Dio non ricopre per nulla lo stesso posto nei due
campi: se nell’ambito psicologico moderno Dio può essere tenuto in considerazione, positivamente o
negativamente, in quello spirituale Egli è l’unico medico al quale bisogna rivolgersi per guarire. L’autore
riporta, parlando di Gesù terapeuta, come nella Bibbia le malattie fisiche siano indissolubilmente legate a
quelle spirituali a loro volta condizionate dal peccato. Il verbo “salvare” che troviamo nelle parole
dell’angelo a proposito del nome di Gesù, (“tu gli porrai nome Gesù, perche è lui che salverà..”) viene
tradotto dal greco con il verbo “guarire” in tutti i racconti nei quali Gesù appare come il risolutore della
patologia (nel solo Vangelo di Matteo si possono elencare 14 racconti di guarigione): la guarigione fisica si
accompagna sempre con lo ristabilirsi della vita spirituale del paziente. E la frase “non sono venuto per
giudicare, ma per salvare” (Gv. 12, 47) sottolinea ancora una volta come Gesù tratti il peccato più da un
punto di vista medico che giuridico. Nell’Antico Testamento è Dio stesso il terapeuta: “io sono l’Eterno che
ti guarisco” (Es. 15, 26). “Anima mia….Egli risana tutte le tue infermità” recita il Sal. 103 per confermare
come il Signore sia il medico specialista di tutte le malattie spirituali, al quale ci si deve rivolgere per
esporre il proprio male. Logicamente come Dio è l’unico medico è anche l’unico giudice, il solo che possa
“guarire” o che possa “perdonare”: si tratta di vedere lo stesso intervento con una diversa prospettiva,
quella suggerita dai Padri greci o quella dei commentatori occidentali.
Come più volte detto le malattie spirituali sono innumerevoli, ma nel presentare “Una visita medica” di Dio
l’autore ha scelto la collera, condizione che è comune praticamente a tutti gli uomini, senza peraltro
rendersene conto della sua gravità. Ed in particolare si è soffermato sul racconto di Caino. Sono quarantatre
pagine intensissime con una analisi serrata, incalzante dell’episodio che da un lato ti lascia esausto e,
perché no, impaurito (“la forza della bestia accovacciata alla porta del nostro cuore”) come se il dramma
spirituale affrontato da Caino lo avessi sostenuto tu, dall’altro ti infonde una certezza serena dell’amore
smisurato del Signore.
Nella seconda parte del libro Bourguet riferisce sul secolare lavoro dei Padri orientali nel passare in
rassegna tutte le malattie spirituali, i legami che intercorrono tra loro ed in particolare a risalire a quelle
iniziali che generano le altre. Vengono riportate le otto malattie principali, chiamate “passioni” (in
Occidente esse sono ridotte a sette – i “sette peccati capitali” con un taglio, pertanto, prettamente
giuridico), presenti in ciascun uomo accovacciate alla porta del proprio cuore. In particolare tre “passioni”
hanno in comune l’interruzione dell’ amore verso Dio e il prossimo. Secondo i Padri l’essere umano non è
un malato cronico, ma è minacciato perpetuamente da esse. Tale minaccia costringe l’individuo ad una
continua vigilanza in modo da non commettere delle imprudenze (elencate nel testo) che lo farebbero
appunto ammalare. Ma i Padri ci forniscono anche gli elementi, ricevuti da Dio, per aiutarci a individuare i
nostri mali: le distrazioni nelle preghiere, la tipologia dei sogni o gli stessi avvenimenti del vivere quotidiano
possono suggerirci con chiarezza il nostro stato. Per quanto riguardano gli eventuali rimedi questi sono
molteplici e variabili proprio per l’infinita mutabilità e la diversa gravità delle affezioni. L’amore e l’umiltà,
con l’aiuto della fede, sono gli antidoti più efficaci ( l’insieme della Torah o il Discorso della montagna
possono essere considerati delle vere farmacie). Nelle ultime pagine l’autore parla della dinamica della
guarigione.
Il piccolo saggio (sono solo 114 pagine), scritto con uno stile semplice e facilmente comprensibile, ha il
dono di catturarti: il contenuto di ogni pagina si comporta come uno specchio che non riflette le tue
sembianze ma chiede al tuo cuore “e tu come stai?” Un piccolo studio introspettivo che aiuta a conoscerti.
E’ per questo che ne consiglio la lettura.
*Sara Rivedi Pasquì - Marzo 2013 www.koinonia.online.it