l`europa si svegli, anche la sua indifferenza uccide i
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l`europa si svegli, anche la sua indifferenza uccide i
d’Italia L’EUROPA SI SVEGLI, ANCHE LA SUA INDIFFERENZA UCCIDE I CRISTIANI IN IRAQ ANNO LXII N.188 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Redazione Un forte appello all'Europa e agli Stati Uniti perché intervengano a difesa dei cristiani e degli Yadizi in Iraq. A lanciarlo è Gianni Alemanno, chiedendo a «tutte le associazioni e tutte le forze politiche» di impegnarsi per «una grande mobilitazione per costringere i governi a uscire dall'indifferenza e dalle sterili condanne e scendere sul terreno di un'azione concreta di salvataggio umanitario». Nel giorno in cui si rincorrono le indiscrezioni sul pressing italo-francese affinché l'Ue invii armi ai curdi, dopo che Washington ha ammesso di aver già iniziato la fornitura attraverso proprio agenti sul territorio, Alemanno ricorda che «gli Stati Uniti in particolare hanno la responsabilità della guerra in Iraq che ha destabilizzato l'intera regione trasformandola in una polveriera, adesso non si possono limitare a programmare bombardamenti che non risolvono nessun problema». «Si WWW.SECOLODITALIA.IT interviene per il petrolio, non si interviene quando si devono salvare vite umane?», ha domandato l'esponente di Fratelli d'Italia, sottolineando che «è necessario un intervento di tutte le forze occidentali disponibili per creare uno scudo protettivo attorno ai profughi, per impedire il massacro e per fermare l'odio fondamentalista». E un duro atto d'accusa nei confronti dell'Unione europea è arrivato da Maurizio Gasparri, per il quale quella che si mostra in queste ore «è l' Europa della vergogna. Che non muove un dito per i cristiani massacrati in Iraq, Siria e altrove e non fa nulla per l'emergenza clandestini nel Mediterraneo». «L'Ue non è nemmeno un'espressione geografica. È l'impotenza e l'ipocrisia al cubo», ha aggiunto il senatore azzurro, chiedendo anche lo stop dell'operazione Mare Nostrum con cui in Italia sono arrivati «più di centomila clandestini e zero per- martedì 12/8/2014 seguitati». Ancora all'Ue si è rivolto poi il presidente dell'Udc, Gianpiero D'Alia, spiegando che in Iraq è in atto «un nuovo olocausto». «Ecco perché - ha detto il deputato centrista - non serve un'Europa defilata e addormentata come si dimostra oggi. C'è bisogno invece di un impegno in prima linea dell'Ue contro il terrore e, in questo contesto, di un'Italia che abbia un ruolo attivo e di guida per la difesa con ogni mezzo dei cristiani perseguitati». Se usi i termini “vu’ cumprà”, “zingari”, “nomadi”, “immigrati” sei un razzista: così ha deciso il Pd Girolamo Fragalà Bada a come parli. Perché se ti sfugge una parola che usano tutti ma che fa inorridire le anime candide della sinistra nostrana, corri il rischio di essere messo sulla graticola e di essere apostrofato come “razzista”. È da tempo che il giochetto si ripete. Uno dei primi è stato Ignazio Marino: a suo dire i campi rom non portano alcun disagio ai residenti che hanno la fortuna sfacciata di abitare nei pressi. Ma non è questo il punto: per il sindaco di Roma (così come per quello di Milano e, perché no?, anche per quello di Napoli) nessuno deve permettersi di chiamarli zingari e nemmeno nomadi. Vanno chiamati caminanti, con una “m” sola, o sinti. Eppure “zingari” non è affatto un termine insultante, basti pensare alle tante canzoni di successo che hanno accompagnato generazioni di italiani, da Zingara di Iva Zanicchi a Zingaro di Umberto Tozzi per non parlare de Il cuore è uno zingaro di Nada, notoriamente artista di sinistra. Ma forse questo è razzismo sanremese. Poi à stata la volta della Kyenge e della Boldrini, entrambe inorridite dal termine “immigrati”: «Da oggi in poi chiamateli migranti», tuonarono e i giornali di area iniziarono subito a obbedire. Ora sulla graticola è finito Alfano, colpevole di aver pronunciato la frase: «Gli italiani sono stanchi di essere insolentiti da orde di vu’ cumprà». Subito è insorto Dario Ginefra, deputato del Pd: «Gli ambulanti immigrati per Alfano sono “vu’ cumprà”? Tolleranza zero per le espressioni a sfondo razzista». Quindi non va bene neppure parlare dei vu’ lavà, che ti ritrovi ai semafori e che prentendono di pulire i vetri dell’auto in modo arrogante, specie se si trovano al cospetto di una donna. Men che meno bisogna parlare degli altri vu’ cumprà, quelli che – se sei seduto in pizzeria – non ti lasciano in pace finché non compri un fiore che chissà da dove proviene, magari rubato al cimitero. Il pro- blema è che se è vero che il governo – incapace di fronteggiare l’invasione record di immigrati – parla dei vu’ cumprà sulla spiagga, è altrettanto vero che questo buonismo da un tanto al chilo va rispedito al mittente. Parlare di razzismo perché si usano termini come zingari, nomadi, immigrati o vu’ cumprà è ridicolo. La sinistra, invece, di fare moralismo da strapazzo, abbia il coraggio di vedere cosa c’è dietro: dal mercato nero gestito dalla criminalità organizzata e dal commercio di esseri unani fatto dagli scafisti fino allo scandalo dei grossi capitali che vengono scoperti nei campi rom e di cui non si sa la provenienza. Intervista al FT, Renzi fa la vittima: contro di me le trame delle lobby 2 Secolo d’Italia Redazione Dopo i dati economici negativi che hanno appannato non poco la sua immagine e dopo le numerose critiche ricevute anche dal mondo della sinistra per una riforma del Senato che non ha convinto tutto il paese, Matteo Renzi passa al contrattacco e sceglie la strategia del vittimismo. Se agli scout aveva parlato da rottamatore (“anche io sono in scadenza”) tenendo conto di un pubblico giovanile, se nell’intervista alla Stampa aveva tuonato contro le classi dirigenti che non esistono, al Financial Times si presenta come una sorta di Davide solitario contro un Golia potentissimo che gli impedirebbe di riformare il Paese. Ecco le sue parole: ”Roma è una città piena di lobbisti. L’Italia è abituata a un capitalismo di relazione. Io non sono parte di quel sistema che ha distrutto questo Paese. Io sono solo, con il 40% di italiani che hanno votato per me, con gli 11 milioni di italiani che hanno votato per il mio partito, e solo con questi e con la mia squadra, questo Paese cambierà”. Ci tiene, però, a far vedere che possiede ancora un piglio decisionista: ”Quando parlo al telefono con il Senato, con le autorità fiscali, con quelle giudiziarie e gli chiedo di andare più veloci” con le riforme, “loro mi rispondono: ‘Nessuno in Italia è mai andato così veloce’. Poi vado dagli investitori stranieri e mi chiedono di andare ancora più veloce”. “Neanche i dittatori – conclude – sono riusciti a fare le cose così velocemente”. E sui futuri tagli alla spesa, afferma che sarà lui a decidere, e non un “tecnocrate” (cioè mister Forbici Cottarelli), così come sarà lui a decidere le riforme da fare senza accettare imposizioni da Bruxelles. Ma al di là della sicurezza con cui il premier continua a fare promesse, sappiamo che le sue carte sulle misure choc per rimettere in sesto un’Italia in recessione Renzi le scoprirà solo nel prossimo consiglio dei ministri del 29 agosto. E nell’intervista, tra l’altro, non ha accennato al bonus Irpef da 80 euro varato senza copertura. L’errore principale commesso in cinque mesi, ma “utile” per potergli assicurare il 40% dei consensi di cui si fa scudo dinanzi alle crescenti perplessità internazionali. Annalisa Terranova Lucio Battisti è come l’Inno di Mameli. A un certo punto, dopo averlo trascurato o addirittura ostracizzato, tutti lo rivendicano. I brandelli della sinistra, le ultime roccaforti della destra e in mezzo tutto un mondo depoliticizzato, nato e cresciuto impolitico, allergico alla politica alta e bassa. L’operazione è ferragostana (della serie: quelle polemiche che durano poche ore, sotto l’ombrellone) e se ne fa portabandiera Il Fatto. In prima pagina oggi c’è lui, Lucio da Poggio Bustone, quello accusato dalle “zecche” di avere finanziato Ordine Nuovo e idolatrato dai “fasci” per il volo immaginario sui “boschi di braccia tese”. Ma il cantautore è ormai diventato “mito”, scrive il quotidiano di Travaglio e Padellaro e, come tale, è di tutti e di nessuno. Ma, soprattutto, è eterno o, si direbbe in politichese, “trasversale”. Battisti capace di sublimare l’amore come nessun altro (con l’aiuto di Mogol che adesso scrive le parole dell’inno lombardo…). Battisti che in tv risponde così a chi lo critica per non essere un cantautore impegnato: “Impegnato io? Io sono un uomo tranquillo”. Ed essere “tranquilli”, in certi decenni arroventati, significava essere “nemici”. Tutto dimenticato, tutto superato (e meno male). Anche se resta quell’anticonformismo di testi a atteggiamenti che fece dire e che fa dire “Battisti, uno di noi”. Ma il bluff, per quanto affascinante, è sempre un bluff. E Il Fatto non imputa nulla ai “camerati”. Non sono stati loro a mettere le mani su Battisti ma sono stati i “sinistrorsi”, le “noiose femministe”parola di Andrea Scanzi – a voltare le spalle a quella musica folgorante, a quelle parole che si attaccano al cuore. Bacchettate ai compagni anche da Walter Veltroni, che dice basta alle etichettature, basta per tutti i “grandi”, da Pound a Battisti. Discorsi già fatti (ma quanto interiorizzati da una parte e dall’altra?). Discorsi che è bene ripetere. Anche se a ridosso di Ferragosto. Anche se per alcuni suonano sempre come un “canto brasileiro”. Il mitico Lucio come l’Inno di Mameli. Dopo decenni di indifferenza, ora tutti lo celebrano MARTEDì 12 AGOSTO 2014 Da capo delle Br a ospite d’onore delle feste rosse: adesso Curcio è diventato una star Guido Liberati Metti una sera con Renato Curcio e con i compagni pisani della festa rossa di Lari: nella notte di San Lorenzo con le stelle sono fioccate anche le polemiche. Lo storico capo delle Brigate rosse, condannato anche per l’omicidio dei militanti del Msi Giralucci e Mazzola (sentenza definitiva della Cassazione del 2 luglio 1992) ormai è diventato una vedette per i movimenti della sinistra dura e pura. Alla Festa Rossa Lari, manifesto con pugno chiuso e falce e martello bene in vista, la scusa era quella di fargli presentare il suo ultimo libro, Il Pane e la Morte dedicato alle industrie inquinanti e ai rischi per la salute degli operai e del territorio. Un appuntamento che ha scatenato le polemiche delle quali si sono bellamente infischiati gli organizzatori: «Non possiamo accettare – hanno replicato in una nota – che chi tace di fronte alle criminali azioni del governo israeliano o alle leggi liberticide in materia di lavoro e stato sociale, si erga a censore e maestro di una realtà che non vuole conoscere e men che mai modificare». Motivazioni valide? Non per chi ha un minimo di memoria. Il numero due del consiglio comunale pisano, Riccardo Buscemi di Forza Italia, ha gridato invano la sua indignazione: «Chissà quanti dei giovani presenti alla festa sanno che quel signore ormai anziano, che parla loro di temi così attuali, come l’immigrazione, il razzismo, il lavoro, è stato il fondatore delle Brigate rosse, il gruppo terrorista protagonista degli anni di piombo in Italia, responsabile dell’assassinio di poliziotti, carabinieri, giornalisti, sindacalisti, dirigenti dello Stato e politici statisti. Chissà se sanno che i loro familiari piangono ancora sulle loro tombe. Chissà se sanno chi era Aldo Moro e la storia del suo rapimento, della sua prigionia e della sua esecuzione da parte del “tribunale del popolo” delle Brigate rosse. Renato Curcio, che non si è mai pentito della violenza delle Brigate rosse, oggi è ormai un uomo libero e non ha scelto di avere un atteggiamento defilato e lontano dalla scena pubblica, ma se ne va invece inopportunamente in giro per l’Italia a presentare i suoi saggi e tenere seminari, soprattutto ai più giovani». Altrettanto indignato il commento di Luca Fracassi, dirigente nazionale di Fratelli d’Italia: «Tutti si indignano per una lezione di Schettino all’università, ma si accetta con indifferenza che a salire in cattedra siano, ancora nel 2014, quei cattivi maestri che nulla hanno da insegnare alle nuove generazioni». Proteste che non sono servite a niente. Tanta gente, applausi e autografi per il capo delle Brigate rosse. In attesa di sfilare su un’altra passerella rossa. Alfano si accorge dei venditori ambulanti nelle spiagge e dichiara loro guerra MARTEDì 12 AGOSTO 2014 Secolo d’Italia Antonio Pannullo «Gli italiani sono stanchi di essere insolentiti da orde di vu cumprà, dobbiamo radere al suolo la contraffazione». Il ministro dell'Interno Angelino Alfano presenta la direttiva con cui chiede a prefetti e questori di rafforzare i controlli contro l'abusivismo sulle spiagge e attacca l'ultimo e più debole anello della catena, le migliaia di migranti che riempiono litorali e piazze delle città con milioni di prodotti falsi. Il provvedimento è datato 8 agosto: nelle prossime ore i prefetti convocheranno i Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica per impartire alla Guardia di finanza e alle altre forze dell'ordine l'input arrivato dal Viminale per restituire, dice il ministro, la «serenità agli italiani in ferie». Che la contraffazione sia un problema che mina seriamente l'economia italiana non è certo una novità e anche gli ultimi dati lo confermano: dal 1° gennaio 2013 al 30 giugno 2014 sono complessivamente oltre 87,5 milioni i prodotti contraffatti sequestrati. Di questi, quasi un terzo (25,5 milioni) riguardano i settori del tessile e dell'abbigliamento; 16,5 milioni sono invece i giocattoli, 8,7 milioni i prodotti di elettronica, informatica e audiovideo, 6,3 milioni i farmaci. Nello stesso periodo sono state eseguite 69.045 operazioni anti-contraffazione che hanno portato a 25.832 sanzioni amministrative, 12.521 denunce e 655 arresti. La campagna punta quantomeno ad aumentare questi numeri, agendo su due elementi: tutelare i cittadini da un lato, liberandoli dall'assillo dei venditori ambulanti, insistendo sulla pericolosità dei prodotti falsi e senza che scattino pene e sanzioni per chi acquista le merci; colpire l'intero meccanismo della contraffazione dall'altro. «È tutta la filiera che viene messa sotto assedio dallo Stato dice non a caso Alfano quando gli viene chiesto se l'11 agosto non è un po' troppo tardi per presentare una campagna estiva - Questa operazione parte con le spiagge, proseguirà per tutto l'anno a tutela del made in Italy e il 15 ottobre ci sarà una prima verifica. La direttiva è dunque un di più, lo Stato non è stato in sonno finora, abbiamo ottenuto grandi risultati». Certo è che l'intero settore delle merci contraffatte, del quale tra l'altro sono parte non proprio marginale le organizzazioni criminali, italiane e non, va a pesare fortemente sul Pil e sull'erario. Ecco perché il ministro ha chiesto collaborazione ai sindaci affinché oltre a Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia, siano anche le polizie locali a dichiarare guerra agli abusivi. Redazione La cucina di Pellegrino Artusi «è ancora moderna». Questo il verdetto a larghissima maggioranza (288 voti a favore, 76 contrari) letto dal presidente del "tribunale", Gianfranco Miro Gori, al termine del Processo alla cucina artusiana. È la risposta arrivata dall'evento promosso da Sammauroindustria nella Torre Pascolata: ancora una volta la Romagna non ha voltato le spalle a uno dei suoi simboli. Merito anche del difensore Piero Meldini che poco prima del voto ha fatto appello alle radici territoriali dell'Artusi: «Non posso credere che la Romagna condanni uno dei suoi personaggi più illustri. Condannarlo significa punire i cappelletti, i passatelli e le tagliatelle. Insomma, decenni di cucina». La risposta del pubblico non ha lasciato dubbi di sorta. Ma se il voto non ha ammesso discussioni, di tutt'altro avviso è stato il dibattito, aperto dall'arringa dello chef Silverio Cineri che ha puntato il dito contro il gastronomo reo di «avere modificato le ricette al suo gusto. Artusi era un gourmet, non un cuoco: ha scritto il suo Manuale quando aveva 70 anni e non aveva più denti e quindi non aveva il gusto dei sapori. Era già sorpassato negli anni in cui uscì, figuriamoci oggi dove sta bene giusto nelle biblioteche». Ancora più pepata l'accusa del giornalista Alfredo Antonaros: «Il Manuale dimentica la cultura popolare, Artusi non ama il mondo contadino. Così come Artusi non ama la modernità. Il suo libro esce nel 1891, anno di grandi eventi in Italia e nel mondo, vissuti da lui con distacco e con l'unica preoccupazione rappresentata dalla sorbettiera», ha detto con ironia. Infine l'affondo: «Artusi dimentica il vino: com'è possibile che un volume con 790 ricette citi solo una decina di vini, in anni nei quali l'enologia era in pieno rigoglio nella sua Toscana e in Piemonte? Questo è il vero peccato capitale dell'Artusi». A ribattere prima lo chef Alberto Faccani: «Mettere in discussione l'attualità di Artusi significa mettere in discussione la radici culturali dell'intera cucina italiana. Il gastronomo di Forlimpopoli ha raccolto le ricette della nostra tradizione e le ha codificate in un volume ancora oggi attualissimo. Un volume, si badi bene, che non è una semplice elencazione di ricette, bensì qualcosa di più: anche un trattato letterario per il linguaggio che utilizza, finanche un percorso di vita». Infine Piero Meldini, secondo il quale «Artusi è attuale per la sua idea di cucina, che non è affatto, come molti credono, una cucina di campanile, esclusivamente legata alla tradizione romagnola, ma è invece una cucina eclettica, aperta all'Italia e al mondo. Il suo Manuale è come un moderno blog di oggi, si nutre di un costante dialogo con i suoi lettori. Non solo, almeno il 70 per cento delle sue ricette sono ancora attuali. Per queste ragioni Artusi non può che essere considerato moderno». La Romagna “processa” il suo celebre figlio Artusi e lo assolve: «La sua cucina è attualissima» 3 Sicurezza alla guida: dopo l'sms, oggi anche un selfie può accorciare la vita... Redazione È allarme sull'uso di cellulari, smartphone e tablet alla guida, e ora anche selfie: l'Asaps, Associazione sostenitori Polstrada, chiede «un più efficace contrasto a un fenomeno pericoloso e sempre più diffuso». E ripropone la campagna "A volte un sms accorcia la vita". Un suo monitoraggio promosso a fine 2013 aveva rilevato come il 12,4% degli automobilisti nelle ore di maggior traffico utilizzasse il cellulare alla guida, con punte del 16%. Oggi l'uso del telefonino alla guida, commenta il presidente Giordano Biserni, «sta diventando ancor più frequente, con il ricorso sempre maggiore a smartphone e tablet in funzione comunicativa, la lettura e scrittura di mail, l'utilizzo di WhatsApp, e di telefonino e tablet per le foto. Gli incidenti senza causa apparente sono in forte crescita: circa il 35% le fuoriuscite per sbandamento nei soli incidenti mortali del fine settimana». Scattare un selfie alla guida - spiega l'Asaps - comporta una distrazione media di 14 secondi, accedere ai social media può deconcentrare il guidatore dalla strada per ben 20 secondi, «un tempo nel corso del quale un'auto che procede a 100 km/h percorre la distanza di cinque campi di calcio». Mentre sono 7 i secondi durante i quali si distolgono gli occhi dalla strada per comporre un numero su un cellulare: «a 50 km/h si fanno 98 metri al buio, a 100 km/h sono quasi 200 metri». Agguato nella Locride: ucciso a pallettoni un operaio incensurato, illese la moglie e le tre figlie Secolo 4 Redazione Era in auto con la moglie e le tre figlie (di 15, 14 e 3 anni) Cosimo Demeca, il quarantacinquenne ucciso domenica notte alla periferia di Bianco, in provincia di Reggio Calabria. Donna e figlie sono rimaste illese. L'uomo, secondo quanto accertato dai carabinieri, è stato ucciso con un colpo di fucile caricato a pallettoni sparato da breve distanza e non a colpi di pistola come era stato ipotizzato in un primo momento. Il delitto è avvenuto vicino ad una casa rurale in cui Demeca era solito trascorrere l'estate in- d’Italia sieme alla famiglia. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri del Gruppo di Locri e della Compagnia di Bianco, Demeca era alla guida dell'auto e stava rientrando a casa in località Valle, alle porte del paese. L'assassino ha atteso che l'auto, giunta in prossimità dell'edificio, rallentasse per uscire da dietro la vegetazione avvicinarsi e sparare un solo colpo di fucile che ha ucciso all'istante Demeca, senza, fortunatamente, colpire moglie e figlia. L'assassino si è poi dileguato. E' stata la moglie a lanciare l'allarme facendo subito intervenire i carabinieri. Demeca, che lavorava saltuariamente come operaio, era incensurato e non risultava avere rapporti con ambienti della criminalità. Le indagini dei carabinieri sono ora orientati nella sfera privata dell'uomo per accertare se negli ultimi tempi possa avere avuto contrasti con qualcuno. La moglie di Demeca, sotto choc, non ha saputo dare per il momento nessuna informazione utile agli inquirenti. È il quarto omicidio nella provincia di Reggio Calabria dall'inizio dell'anno. Tra criminalità organizzata ed episodi individuali, la provincia reggina negli ultimi tempi è particolarmente in fibrillazione. Una donna è stata ferita domenica sera nel pieno centro di Reggio Calabria, precisamente sul ponte della Libertà. La donna è stata colpita a una gamba da colpi d’arma da fuoco. Gli inquirenti hanno ipotizzano una lite familiare e stanno tentando di ricostruire la dinamica di quanto accaduto. Secondo gli ultimi dati Istat, quella di Reggio Calabria è la provincia più violenta d'Italia con 4,2 omicidi ogni 100.000 abitanti. Pasquariello, comandante del Nucleo Investigativo della Compagnia provinciale dei Carabinieri, coordinati dal pm Matteo Tripani, sono propensi ad escludere il movente della rapina. Se si esclude, infatti, una catenina di poco valore, non ci sarebbero oggetti o denaro mancanti tra i beni in possesso di don Giuseppe. La camera dove fu trovato il corpo, inoltre, è stata controllata nell'immediatezza dei fatti e dall'esame non erano emersi particolari rilevanti ai fini dell'indagine. I militari hanno nei giorni scorsi sentito le persone che frequentavano con regolarità il parroco e sarebbe già co- minciato un nuovo giro di interrogatori. Si tende, soprattutto, a comprendere se si tratti di un dissapore covato a lungo, magari negli anni, oppure di un sentimento scaturito da un evento recente. Don Giuseppe Rocco, parroco per decenni in una chiesa del centro cittadino, risiedeva dal 2003 nella Casa, una struttura ricettiva all'interno del complesso del Seminario vescovile. Fu trovato la mattina del 25 aprile riverso a terra ai piedi del letto e già vestito da una sua assistente, che ogni giorno lo accompagnava per la Messa. Le radiografie al collo del prete hanno evidenziato lesioni riconducibili non a una caduta accidentale o a uno spostamento del corpo, ma a un'azione violenta. Non un malore, dunque, ma uno strangolamento. Il sostituto procuratore della Repubblica Matteo Tripani indaga dunque per l'ipotesi di omicidio, ovviamente a carico di ignoti. Svolta nella morte di un sacerdote triestino: è stato strangolato Redazione Un dissapore. È questo il filone sul quale sono concentrate le indagini dei carabinieri in merito alla morte di monsignor Giuseppe Rocco, di 92 anni, avvenuta il 25 aprile scorso nella Casa del clero di Trieste. Le indagini hanno avuto una svolta dopo gli esiti dell' autopsia secondo la quale l'anziano sacerdote sarebbe stato strangolato e non si sarebbe invece trattato di un decesso per ragioni naturali, come inizialmente si riteneva. Nell'attesa del Ris dei carabinieri, che dovrebbe giungere nel capoluogo giuliano entro mercoledì, gli uomini del capitano Fabio MARTEDì 12 AGOSTO 2014 Finse un guasto alla nave: denunciato comandante di un traghetto per la Grecia Redazione Nelle scorse settimane il comandante del traghetto Larks della compagnia Egnatia Seaways, fermo in Grecia da venerdì scorso, era stato denunciato per falsa dichiarazione all'autorità per aver comunicato un guasto non rispondente a quello effettivamente occorso alla nave. Lo ha riferito il comandante della capitaneria di porto di Brindisi, Mario Valente. Sono oltre un migliaio i turisti che hanno atteso vanamente l'arrivo della nave a Brindisi. Intanto, viene ascoltato in queste ore dalla Capitaneria di porto l'agente marittimo di Brindisi della compagnia Egnatia Seaways per cui operava la nave Larks, traghetto battente bandiera cipriota. A quanto dichiarato dalle autorità italiane, non vi sarebbero al momento inchieste giudiziarie sul caso del traghetto che collega Brindisi con la Grecia, ma unicamente un'attività di reperimento di informazioni anche su vicende pregresse che hanno riguardato la stessa nave. Della vicenda è stato informato il procuratore aggiunto di Brindisi, Nicolangelo Ghizzardi. Agli inizi di luglio, inoltre, era stato imposto un fermo amministrativo perché risultavano mancanti alcune certificazioni di sicurezza che poi sono state regolarmente consegnate. Da luglio ci sono stati almeno altri quattro episodi analoghi, ma di più lieve entità, che hanno determinato disagi e ritardi nelle partenze. Stop alla pesca in Adriatico fino a settembre. E il ministero prepara il piano di rilancio con la Ue MARTEDì 12 AGOSTO 2014 Secolo 5 d’Italia Valter Delle Donne È partito lo stop alla pesca in Adriatico da lunedì 11 agosto, per l'avvio del fermo che porta al blocco delle attività della flotta lungo tutto la costa da Trieste a Bari. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca nel sottolineare che il provvedimento di fermo si allarga al tratto di costa da Pesaro a Bari per 42 giorni dopo che era già scattato lo scorso 28 luglio nel tratto da Trieste a Rimini per un periodo analogo. Il provvedimento, spiega l'associazione, ha l'obiettivo di garantire il ripopolamento dei pesci nel mare e salvare cosi le marinerie dal collasso, in un 2014 segnato da un calo del 7 per cento dei consumi di pesce fresco in valore nel primo bimestre. «Con il fermo pesca - avverte Coldiretti - aumenta anche il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare». Il tutto in una situazione in cui, secondo un'analisi Coldiretti Impresa Pesca la flotta di pescherecci italiana negli ultimi 30 anni ha già perso il 35 per cento delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro. Per valorizzare il pesce pescato e allevato nel nostro Paese mediante la creazione di una filiera ittica tutta italiana che tuteli la qualità e l'identità nazionale del prodotto Coldiretti Impresa Pesca ha avviato iniziative pilota per la vendita diretta del pesce presso la rete di Campa- gna amica. Proprio in questi giorni sono state annunciate le iniziative del governo per rilanciare la pesca italiana sfruttando l'opportunità del semestre di presidenza italiana dell'Ue. Come annunciato dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina e il sottosegretario Giuseppe Castiglione, il piano farà leva anche sui 537 milioni di euro di risorse Ue fino al 2020. La parola d'ordine è sostenere occupazione e reddito dei pescatori che, con le loro 12 mila imbarcazioni, rappresentano il 14% della flotta europea ma anche bandire definitivamente gli sprechi delle risorse Ue. «Nella passata programmazione purtroppo abbiamo rilevato il ritardo di alcune Regioni nella spesa delle risorse comunitarie – ha spiegato Martina – vogliamo intervenire istituendo una task force ministeriale per supportare la gestione amministrativa, evitando il disimpegno automatico che penalizza i lavoratori e concentrando le risorse per attenuare gli effetti della crisi e supportare i comparti strategici». Redazione In 10 anni sul territorio italiano il numero degli edifici e dei complessi è aumentato del 13,1% ma è in calo lo stock immobiliare inutilizzato. Emerge da un censimento dell'Istat nel 2011 quando gli edifici erano 14.515.795, il 13,1% in più rispetto alla precedente rilevazione del 2001. Gli edifici sono 14.452.680, i complessi 63.115, con un incremento rispettivamente del 13,1% e 64,4%. Rispetto al 2001 è diminuita (da 5,7 a 5,2%)la quota dello stock immobiliare non utilizzato perché cadente, in rovina o in costruzione. Sotto il profilo territoriale, la Lombardia è la regione che conta il maggior numero di edifici: 1.761.815 unità, corrispondenti al 12,2% del totale nazionale. Seguono Sicilia (1.722.072), Veneto (1.222.447), Piemonte (1.130.742), Puglia (1.091.133), Campania (1.049.459), Emilia Romagna (975.359) e Lazio (949.101). In tutte le regioni, il numero degli edifici risulta cresciuto rispetto al 2001. Gli incrementi percentuali più marcati si segnalano in Umbria (+21,4%), Emilia Romagna (+17,9%) e Toscana (+17,5%). È di tipo residenziale l'84,3% degli edifici complessivamente censiti (pari a 12.187.698), in crescita dell'8,6% nel decennio intercensuario. Tale incremento risulta sostanzialmente in accordo con quello riscontrato per le famiglie. Gli edifici residenziali - dice l'Istat - sono costituiti per il 51,8% da abitazioni singole. Tra gli edifici non residenziali, la fetta più ampia è costituita da quelli destinati ad un uso produttivo (18,9%), seguono quelli commerciali (16,2%) e per servizi (11,7%). Più ridotta è la quota di edifici ad uso turistico/ricettivo e direzionale/terziario (4% circa in entrambi i casi). L'Istat ci segnala inoltre che ammontano a 31.208.161 le abitazioni censite nel 2011; il 77,3% risulta occupato da almeno una persona residente, il restante 22,7% è costituito da abitazioni vuote o occupate solo da persone non residenti. Con il 50,1% di abitazioni non occupate da persone residenti, la Valle d'Aosta è in testa alla graduatoria, seguita da Calabria (38,8%) e Molise e Provincia autonoma di Trento (37,1%). L'istituto di statistica segnala inoltre che il 98,3% delle abitazioni in Italia è servito da acqua potabile; nelle Isole si registra la percentuale più bassa Censimento Istat: la Lombardia in testa per il numero di case, in 10 anni aumentate del 13% Spesa di Ferragosto assicurata: aperti due negozi su tre Redazione Spesa assicurata nella settimana di Ferragosto sia per chi rimane in città sia per chi si troverà nei luoghi di villeggiatura. Infatti resteranno aperti l'80 per cento dei supermercati e degli alimentari, il 70 per cento dei panifici e delle panetterie, il 70 per cento dei bar e ristoranti e nessun problema per il rifornimento di carburante che sarà assicurato dal 75 per cento dei benzinai nelle città e dalla totalità dei distributori nelle autostrade. Riguardo ai mercati ambulanti, a eccezione del giorno di Ferragosto, saranno aperti oltre il 50 per cento dei mercati rionali. È quanto emerge dal monitoraggio di Confcommercio realizzato con la collaborazione di alcune sue associazioni nazionali di categoria: Fipe (pubblici esercizi) Fida (dettaglianti alimentari e distribuzione organizzata) Fiva (ambulanti), Assipan (panificio e panetterie) e Figisc/Anisa (benzinai). (93,8%) rispetto alla media nazionale mentre nell'Italia del nord le quote salgono oltre il 99%. La quota di abitazioni che ricevono acqua potabile da acquedotto ha raggiunto il 96,8% mentre il 2,8% la riceve da un pozzo e lo 0,6% da altra fonte. Al Nord-est la percentuale più elevata di abitazioni con acqua potabile da pozzo. Tra le altre curiosità del censimento Istat (la precedente rilevazione è del 2001), la quasi totalità delle abitazioni occupate dispone di almeno un gabinetto (99,9%) e/o di un impianto doccia/vasca da bagno (99,4%). Ucraina, furiosi combattimenti a Donetsk. Kiev bombarda la città, colpito il carcere 6 Antonio Pannullo L'esercito regolare di Kiev continua a bombardare i quartieri abitati dai separatisti filorussi: un proiettile d'artiglieria ha colpito domenica notte un carcere a Donetsk facendo scoppiare una rivolta che ha portato alla fuga di 106 detenuti. L'esplosione ha ucciso una persona e ne ha ferite altre tre. Lo fa sapere su internet il comune della città indipendentista dell'Ucraina orientale assediata dalle truppe di Kiev. Il bombardamento ha inoltre danneggiato il quartier generale, la stazione elettrica e la zona industriale della casa circondariale. Alcuni dei detenuti fuggiti sono però poi tornati in carcere la mattina seguente. E il governo ucraino, soste- Secolo d’Italia nuto da Usa e Ue, non deve affrontare solo gli indipendentisti filorussi, ma anche fare i conti con la dura opposizione interna: la tendopoli di Maidan Nezalezhnosti - la piazza Indipendenza nel centro di Kiev - è stata in gran parte sgomberata nel fine settimanad, anche con l'aiuto di alcuni cittadini volontari. Lo fanno sapere i media ucraini. Secondo l'agenzia Unian, il centralissimo viale Khreshatik è adesso di nuovo aperto al traffico. Vedremo che succederà nei prossimi giorni. Intanto si apprende che i battaglioni irregolari ucraini Donbass e Azov, formati da volontari paramilitari, hanno perso sei uomini nei combattimenti iniziati domenica e ancora in corso a Ilovaisk, nella regione di Donetsk. Lo fanno sapere gli stessi battaglioni precisando che altri otto paramilitari sono rimasti feriti. Tra i morti c'è Mikola Berezov, marito di Tetiana Ciornovol, la giornalista e attivista politica picchiata brutalmente la notte di Natale dell'anno scorso probabilmente da un commando legato all'allora presidente Viktor Ianukovich. Complessivamente dall'inizio della repressione contro i miliziani separatisti dell'Ucraina orientale hanno perso la vita 568 soldati delle truppe regolari di Kiev, mentre 2.120 sono rimasti feriti. Lo riferisce il portavoce del consiglio di sicurezza ucraino, Andrii Lisenko. Il conflitto tra i militari ucraini e i separatisti filorussi è iniziato ad aprile. Infine,si apprende che Angela Merkel è «preoccupata» per il peggioramento della situazione umanitaria nell'Est dell'Ucraina. Lo ha spiegato a Berlino in conferenza stampa il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, ritornando sulla telefonata fra la cancelliera, il presidente degli Usa Barack Obama, e il presidente Petro Poroshenko, avvenuta nel fine settimana. Il portavoce ha ribadito l'ammonimento a Mosca, a inviare un convoglio umanitario nell'Est del Paese solo se concordato. E ha nuovamente esortato Mosca a controllare meglio il confine con l'Ucraina, per evitare che i separatisti ricevano armi dai vicini. bambini e sugli anziani tra le migliaia di famiglie di rifugiati sparpagliate nella regione curda, le quali hanno perso tutto a causa dei recenti, tragici sviluppi; le milizie dell'Isis continuano la loro avanzata e gli aiuti umanitari sono insufficienti». Per monsignor Sako «la posizione del presidente statunitense Barack Obama di fornire solo assistenza militare per proteggere Erbil è deludente. E le continue voci di divisioni dell'Iraq rappresentano una ulteriore fonte di minaccia. Gli americani non sembrano voler garantire una soluzione rapida, che sia fonte di speranza, perché - sottolinea il Patriarca caldeo - non intendono attaccare l'Isis a Mosul e nella piana di Ninive». Sako conferma la gravità della situazione: «Le chiese sono state svuotate e profanate; cinque vescovi sono al di fuori delle rispettive diocesi, i sacerdoti e le suore hanno abbandonato istituti e missioni, lasciandosi ogni cosa alle spalle, le famiglie sono fuggite con i loro bambini, e lasciandosi tutto il resto dietro di sé. Il livello del disastro - conclude - è estremo». Anche diversi deputati sciiti iracheni hanno criticato i raid americani perché, a loro avviso, sono diretti solo a sostenere la resistenza della regione autonoma del Kurdistan, e così salvaguardare gli interessi americani. Il Kurdistan iracheno, risparmiato dalle violenze negli ultimi dieci anni, ha beneficiato di un boom economico grazie agli ingenti investimenti occidentali. Nella regione, ricca di greggio, sono presenti anche importanti compagnie petrolifere americane. Un altro deputato, Rasul Radhi, del partito dello Stato del Diritto del premier Nuri al Maliki, ha lamentato le scarse forniture militari americane al governo di Baghdad. «Hanno dato a Israele aiuti per centinaia di milioni durante la battaglia di Gaza ha affermato Radhi - ma cosa hanno dato all'Iraq per la guerra contro lo Stato islamico?. Il governo dovrebbe rivolgersi ad est, alla Russia, che è più disponibile verso i nostri bisogni». Gli iracheni cristiani accusano gli Stati Uniti e l'Occidente: atteggiamento deludente, non ci proteggono Redazione Il Patriarca caldeo di Baghdad Mar Louis Raphael I Sako lancia un nuovo appello alla comunità internazionale, in cui parla di situazione sempre più allarmante per i profughi, costretti ad abbandonare le loro case in seguito all'avanzata delle milizie del Califfato islamico. Il Patriarca avverte che cresce in maniera esponenziale il fabbisogno di beni di prima necessità, critica la mancanza di coordinamento internazionale per gli aiuti e definisce deludente la posizione assunta da Barack Obama e dal governo statunitense. «La morte e la malattia - è la denuncia del presidente della conferenza episcopale irachena, raccolta da Asianews, l'agenzia stampa dei missionari - si accaniscono sui MARTEDì 12 AGOSTO 2014 «Ma che brutta casa di William e Kate»: i turisti bocciano Kensington Palaca Redazione «Deludente», «terribile» addirittura. Sono alcuni degli impietosi giudizi espressi da turisti che hanno visitato Kensington Palace, una delle principali attrazioni della "Londra dei reali", nonché residenza di William e Kate. Almeno fino a quando, secondo quanto riportato a inizio agosto dal Mail on Sunday, la coppia reale non ha deciso di trasferirsi in campagna, nel Norfolk, per tutelare - così è stato detto - la privacy del piccolo George. Una vicenda che ha scatenato qualche polemica, visto che per accogliere la famiglia erano stati spesi 4,5 milioni di sterline in restauri. Ma neanche i lavori hanno messo Kensington Palace al riparo dalle critiche dei visitatori, che su Tripadvisor, uno dei più consultati siti web in materia, bocciano il Palazzo reale che ospitò anche la principessa Diana. «Fa troppo caldo», «è troppo costoso» e anche abbastanza «insignificante», secondo le critiche, riferisce ancora il Mail on Sunday. Parole di rimprovero anche per lo staff impiegato alla residenza reale (almeno per la parte aperta al pubblico), che sarebbe risultato un po' scontroso. Gli oggetti esposti poi, mancherebbero delle adeguate spiegazioni, che sarebbe comunque stato difficile leggere data la poca illuminazione descritta in alcuni dei messaggi. I responsabili di Kensington Palace si difendono e osservano: «Gli appartamenti vengono mostrati per come sarebbero apparsi nel XVII e XVIII secolo, cosa che può sorprendere i visitatori». All’As Film Festival in gara i “Punti di vista” dei ragazzi affetti da autismo Secolo MARTEDì 12 AGOSTO 2014 d’Italia Redazione Ne sono affetti, tra gli altri, la hacker Lisbet Salander della serie Millenium di Stieg Larsson, la Sigourney Weaver del film Snow Cake, lo Sherlock televisivo interpretato da Benedict Cumberbatch, il protagonista del film d'animazione Mary & Max, Max Jerry Horovitz cui ha prestato la voce Philip Seymour Hoffman. In pochi lo notano o lo registrano, ma tutti questi personaggi televisivi hanno la sindrome di Asperger, una forma di autismo ad alto funzionamento che spesso è stata rappresentata al cinema e in televisione: se ne parla anche nelle serie tv Silicon Valley, Community, Parenthood, Boston Legal, The Big Bang Theory e Grey's Anatomy. A questo "legame speciale" è dedicato l'As film festival, il primo festival del cortometraggio ideato e organizzato da ragazzi con la sindrome di Asperger, che quest'anno giunge alla seconda edizione. La partecipazione al festival è possibile tramite il bando pubblicato sul sito del- l'evento e aperto fino al 1 ottobre. La manifestazione, poi, si svolgerà a Roma il 14 e 15 novembre, all'auditorium del MAXXI. Il festival prevede una sezione competitiva a tema libero, "Punti di vista", ovvero il cinema come punto di vista sulla realtà, il cortometraggio come sguardo personale sul mondo e sulla quotidianità, il video come mezzo per raccontare e raccontarsi. I lavori non devono superare i 20 minuti di durata. Le opere di questa sezione saranno giudicate da una giuria nominata dalla Direzione del Festival e composta da addetti ai lavori, giornalisti, critici, autori cinematografici che assegnerà il premio Asff all'opera ritenuta più meritevole. Da quest'anno la sezione "Ragionevolmente differenti", dedicata ad autori Asperger o con disturbi pervasivi dello sviluppo e, più in generale, a opere che raccontino storie legate alla condizione dello spettro autistico diventa vetrina non competitiva. Per questa sezione non sono previsti limiti di durata, genere e tecnica. «As Film Festi- Elegante, creativo e legato al territorio: così l'aperitivo all'italiana conquista anche Hollywood Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci val non è un festival sull’autismo, ma un festival cinematografico vero e proprio fatto da persone con autismo», spiegano gli organizzatori, un gruppo di lavoro coordinato da Giuseppe Cacace e composto, tra gli altri, da Marco Manservigi, Elena Tomei ed Adriano Bordoni. «Come in qualunque altro festival - proseguono sono previste proiezioni, incontri, ospiti, una giuria, dei premi. Insomma, un festival uguale agli altri. Però diverso!». Redazione Addio agli eccessi e alla gradazione alcolica, l'aperitivo "all'italiana" diventa un'arte e conquista il jetset internazionale quando è analcolico e poco calorico. È quanto emerge dall'indagine condotta da "Sanbitter Aperitivo Cool Hunting", l'osservatorio sulle tendenze dell'arte dell'aperitivo del brand di Sanpellegrino, attraverso un'analisi condotta su circa 100 testate lifestyle internazionali e 1.300 siti dedicati ai nuovi trend e al divertimento fuori casa. L'Analcolicness, ovvero il bere analcolico, soft, leggero e adatto ad ogni momento della giornata, secondo l'indagine, è un trend che ha conquistato anche i divi di Hollywood, e non solo, come Tobey Maguire, Tyra Banks, Jennifer Lopez, Katy Perry e David Beckham. Per rendere un aperitivo "cool", spiega il rapporto della famosa ditta, contano le atmosfere e lo stile dei locali, la selezione degli ingredienti, Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale 7 la cura nelle presentazioni e la presenza di erbe aromatiche e spezie. A contraddistinguere l'arte dell'aperitivo è per il 63% la qualità, per il 78% la raffinatezza e l'eleganza. Secondo il 66% dei barman italiani coinvolti nell'indagine è necessario prestare sempre più attenzione alla cura e la spettacolarizzazione delle presentazioni. Solo il 7% ritiene che l'aperitivo dovrebbe essere codificato e identico in tutto il territorio, il 93%, si dichiara assolutamente convinto che deve essere legato ad abitudini e prodotti locali. Comun denominatore è un secco no a prodotti dozzinali e stereotipati (63%), così come ad ambienti eccessivamente affollati e pieni di rumore (49%). Di contro, il vero aperitivo all'italiana d'autore deve presentare una grande qualità nella scelta sia di ciò che si propone (67%) che in tutti quegli accessori che contribuiscono alla presentazione, come bicchieri e ciotoline (56%). Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250