l`europa si svegli, anche la sua indifferenza uccide i

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l`europa si svegli, anche la sua indifferenza uccide i
d’Italia
L’EUROPA SI SVEGLI, ANCHE LA SUA INDIFFERENZA
UCCIDE I CRISTIANI IN IRAQ
ANNO LXII N.188
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Redazione
Un forte appello all'Europa e
agli Stati Uniti perché intervengano a difesa dei cristiani e
degli Yadizi in Iraq. A lanciarlo
è Gianni Alemanno, chiedendo
a «tutte le associazioni e tutte
le forze politiche» di impegnarsi per «una grande mobilitazione per costringere i
governi a uscire dall'indifferenza e dalle sterili condanne
e scendere sul terreno di
un'azione concreta di salvataggio umanitario». Nel giorno
in cui si rincorrono le indiscrezioni sul pressing italo-francese affinché l'Ue invii armi ai
curdi, dopo che Washington ha
ammesso di aver già iniziato la
fornitura attraverso proprio
agenti sul territorio, Alemanno
ricorda che «gli Stati Uniti in
particolare hanno la responsabilità della guerra in Iraq che
ha destabilizzato l'intera regione trasformandola in una
polveriera, adesso non si possono limitare a programmare
bombardamenti che non risolvono nessun problema». «Si
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interviene per il petrolio, non si
interviene quando si devono salvare vite umane?», ha domandato l'esponente di Fratelli
d'Italia, sottolineando che «è necessario un intervento di tutte le
forze occidentali disponibili per
creare uno scudo protettivo attorno ai profughi, per impedire il
massacro e per fermare l'odio
fondamentalista». E un duro atto
d'accusa nei confronti dell'Unione europea è arrivato da
Maurizio Gasparri, per il quale
quella che si mostra in queste
ore «è l' Europa della vergogna.
Che non muove un dito per i cristiani massacrati in Iraq, Siria e
altrove e non fa nulla per l'emergenza clandestini nel Mediterraneo». «L'Ue non è nemmeno
un'espressione geografica. È
l'impotenza e l'ipocrisia al cubo»,
ha aggiunto il senatore azzurro,
chiedendo anche lo stop dell'operazione Mare Nostrum con
cui in Italia sono arrivati «più di
centomila clandestini e zero per-
martedì 12/8/2014
seguitati». Ancora all'Ue si è rivolto poi il presidente dell'Udc,
Gianpiero D'Alia, spiegando che
in Iraq è in atto «un nuovo olocausto». «Ecco perché - ha detto
il deputato centrista - non serve
un'Europa defilata e addormentata come si dimostra oggi. C'è
bisogno invece di un impegno in
prima linea dell'Ue contro il terrore e, in questo contesto, di
un'Italia che abbia un ruolo attivo
e di guida per la difesa con ogni
mezzo dei cristiani perseguitati».
Se usi i termini “vu’ cumprà”, “zingari”, “nomadi”,
“immigrati” sei un razzista: così ha deciso il Pd
Girolamo Fragalà
Bada a come parli. Perché se ti
sfugge una parola che usano
tutti ma che fa inorridire le anime
candide della sinistra nostrana,
corri il rischio di essere messo
sulla graticola e di essere apostrofato come “razzista”. È da
tempo che il giochetto si ripete.
Uno dei primi è stato Ignazio
Marino: a suo dire i campi rom
non portano alcun disagio ai residenti che hanno la fortuna
sfacciata di abitare nei pressi.
Ma non è questo il punto: per il
sindaco di Roma (così come per
quello di Milano e, perché no?,
anche per quello di Napoli) nessuno deve permettersi di chiamarli zingari e nemmeno
nomadi. Vanno chiamati caminanti, con una “m” sola, o sinti.
Eppure “zingari” non è affatto un
termine insultante, basti pensare
alle tante canzoni di successo
che hanno accompagnato generazioni di italiani, da Zingara di
Iva Zanicchi a Zingaro di Umberto Tozzi per non parlare de Il
cuore è uno zingaro di Nada,
notoriamente artista di sinistra.
Ma forse questo è razzismo sanremese. Poi à stata la volta della
Kyenge e della Boldrini, entrambe inorridite dal termine “immigrati”: «Da oggi in poi
chiamateli migranti», tuonarono
e i giornali di area iniziarono subito a obbedire. Ora sulla graticola è finito Alfano, colpevole di
aver pronunciato la frase: «Gli italiani sono stanchi di essere insolentiti da orde di vu’ cumprà».
Subito è insorto Dario Ginefra,
deputato del Pd: «Gli ambulanti
immigrati per Alfano sono “vu’
cumprà”? Tolleranza zero per le
espressioni a sfondo razzista».
Quindi non va bene neppure parlare dei vu’ lavà, che ti ritrovi ai
semafori e che prentendono di
pulire i vetri dell’auto in modo arrogante, specie se si trovano al
cospetto di una donna. Men che
meno bisogna parlare degli altri
vu’ cumprà, quelli che – se sei seduto in pizzeria – non ti lasciano
in pace finché non compri un fiore
che chissà da dove proviene, magari rubato al cimitero. Il pro-
blema è che se è vero che il governo – incapace di fronteggiare
l’invasione record di immigrati –
parla dei vu’ cumprà sulla
spiagga, è altrettanto vero che
questo buonismo da un tanto al
chilo va rispedito al mittente. Parlare di razzismo perché si usano
termini come zingari, nomadi, immigrati o vu’ cumprà è ridicolo. La
sinistra, invece, di fare moralismo
da strapazzo, abbia il coraggio di
vedere cosa c’è dietro: dal mercato nero gestito dalla criminalità
organizzata e dal commercio di
esseri unani fatto dagli scafisti
fino allo scandalo dei grossi capitali che vengono scoperti nei
campi rom e di cui non si sa la
provenienza.
Intervista al FT, Renzi fa la vittima:
contro di me le trame delle lobby
2
Secolo
d’Italia
Redazione
Dopo i dati economici negativi che
hanno appannato non poco la sua
immagine e dopo le numerose critiche ricevute anche dal mondo della
sinistra per una riforma del Senato
che non ha convinto tutto il paese,
Matteo Renzi passa al contrattacco
e sceglie la strategia del vittimismo.
Se agli scout aveva parlato da rottamatore (“anche io sono in scadenza”) tenendo conto di un
pubblico giovanile, se nell’intervista
alla Stampa aveva tuonato contro le
classi dirigenti che non esistono, al
Financial Times si presenta come
una sorta di Davide solitario contro
un Golia potentissimo che gli impedirebbe di riformare il Paese. Ecco
le sue parole: ”Roma è una città
piena di lobbisti. L’Italia è abituata a
un capitalismo di relazione. Io non
sono parte di quel sistema che ha
distrutto questo Paese. Io sono
solo, con il 40% di italiani che hanno
votato per me, con gli 11 milioni di
italiani che hanno votato per il mio
partito, e solo con questi e con la
mia squadra, questo Paese cambierà”. Ci tiene, però, a far vedere
che possiede ancora un piglio decisionista: ”Quando parlo al telefono
con il Senato, con le autorità fiscali,
con quelle giudiziarie e gli chiedo di
andare più veloci” con le riforme,
“loro mi rispondono: ‘Nessuno in Italia è mai andato così veloce’. Poi
vado dagli investitori stranieri e mi
chiedono di andare ancora più veloce”. “Neanche i dittatori – conclude – sono riusciti a fare le cose
così velocemente”. E sui futuri tagli
alla spesa, afferma che sarà lui a
decidere, e non un “tecnocrate”
(cioè mister Forbici Cottarelli), così
come sarà lui a decidere le riforme
da fare senza accettare imposizioni
da Bruxelles.
Ma al di là della sicurezza con cui il
premier continua a fare promesse,
sappiamo che le sue carte sulle misure choc per rimettere in sesto
un’Italia in recessione Renzi le scoprirà solo nel prossimo consiglio dei
ministri del 29 agosto. E nell’intervista, tra l’altro, non ha accennato al
bonus Irpef da 80 euro varato senza
copertura. L’errore principale commesso in cinque mesi, ma “utile” per
potergli assicurare il 40% dei consensi di cui si fa scudo dinanzi alle
crescenti perplessità internazionali.
Annalisa Terranova
Lucio Battisti è come l’Inno di
Mameli. A un certo punto, dopo
averlo trascurato o addirittura
ostracizzato, tutti lo rivendicano. I brandelli della sinistra,
le ultime roccaforti della destra
e in mezzo tutto un mondo depoliticizzato, nato e cresciuto
impolitico, allergico alla politica
alta e bassa. L’operazione è
ferragostana (della serie:
quelle polemiche che durano
poche ore, sotto l’ombrellone)
e se ne fa portabandiera Il
Fatto. In prima pagina oggi c’è
lui, Lucio da Poggio Bustone,
quello accusato dalle “zecche”
di avere finanziato Ordine
Nuovo e idolatrato dai “fasci”
per il volo immaginario sui “boschi di braccia tese”. Ma il cantautore è ormai diventato
“mito”, scrive il quotidiano di
Travaglio e Padellaro e, come
tale, è di tutti e di nessuno. Ma,
soprattutto, è eterno o, si direbbe in politichese, “trasversale”. Battisti capace di
sublimare l’amore come nessun altro (con l’aiuto di Mogol
che adesso scrive le parole
dell’inno lombardo…). Battisti
che in tv risponde così a chi lo
critica per non essere un cantautore impegnato: “Impegnato
io? Io sono un uomo tranquillo”. Ed essere “tranquilli”,
in certi decenni arroventati, significava essere “nemici”.
Tutto dimenticato, tutto superato (e meno male). Anche se
resta quell’anticonformismo di
testi a atteggiamenti che fece
dire e che fa dire “Battisti, uno
di noi”. Ma il bluff, per quanto
affascinante, è sempre un
bluff. E Il Fatto non imputa
nulla ai “camerati”. Non sono
stati loro a mettere le mani su
Battisti ma sono stati i “sinistrorsi”, le “noiose femministe”parola di Andrea Scanzi – a
voltare le spalle a quella musica folgorante, a quelle parole
che si attaccano al cuore. Bacchettate ai compagni anche da
Walter Veltroni, che dice basta
alle etichettature, basta per
tutti i “grandi”, da Pound a Battisti. Discorsi già fatti (ma
quanto interiorizzati da una
parte e dall’altra?). Discorsi
che è bene ripetere. Anche se
a ridosso di Ferragosto. Anche
se per alcuni suonano sempre
come un “canto brasileiro”.
Il mitico Lucio come l’Inno di Mameli.
Dopo decenni di indifferenza,
ora tutti lo celebrano
MARTEDì 12 AGOSTO 2014
Da capo delle Br a ospite d’onore
delle feste rosse: adesso Curcio
è diventato una star
Guido Liberati
Metti una sera con Renato Curcio e con
i compagni pisani della festa rossa di
Lari: nella notte di San Lorenzo con le
stelle sono fioccate anche le polemiche.
Lo storico capo delle Brigate rosse, condannato anche per l’omicidio dei militanti
del Msi Giralucci e Mazzola (sentenza
definitiva della Cassazione del 2 luglio
1992) ormai è diventato una vedette per
i movimenti della sinistra dura e pura.
Alla Festa Rossa Lari, manifesto con
pugno chiuso e falce e martello bene in
vista, la scusa era quella di fargli presentare il suo ultimo libro, Il Pane e la
Morte dedicato alle industrie inquinanti e
ai rischi per la salute degli operai e del
territorio. Un appuntamento che ha scatenato le polemiche delle quali si sono
bellamente infischiati gli organizzatori:
«Non possiamo accettare – hanno replicato in una nota – che chi tace di fronte
alle criminali azioni del governo israeliano o alle leggi liberticide in materia di
lavoro e stato sociale, si erga a censore
e maestro di una realtà che non vuole
conoscere e men che mai modificare».
Motivazioni valide? Non per chi ha un
minimo di memoria. Il numero due del
consiglio comunale pisano, Riccardo
Buscemi di Forza Italia, ha gridato invano la sua indignazione: «Chissà
quanti dei giovani presenti alla festa
sanno che quel signore ormai anziano,
che parla loro di temi così attuali, come
l’immigrazione, il razzismo, il lavoro, è
stato il fondatore delle Brigate rosse, il
gruppo terrorista protagonista degli anni
di piombo in Italia, responsabile dell’assassinio di poliziotti, carabinieri, giornalisti, sindacalisti, dirigenti dello Stato e
politici statisti. Chissà se sanno che i loro
familiari piangono ancora sulle loro
tombe. Chissà se sanno chi era Aldo
Moro e la storia del suo rapimento, della
sua prigionia e della sua esecuzione da
parte del “tribunale del popolo” delle Brigate rosse. Renato Curcio, che non si è
mai pentito della violenza delle Brigate
rosse, oggi è ormai un uomo libero e
non ha scelto di avere un atteggiamento
defilato e lontano dalla scena pubblica,
ma se ne va invece inopportunamente
in giro per l’Italia a presentare i suoi
saggi e tenere seminari, soprattutto ai
più giovani». Altrettanto indignato il commento di Luca Fracassi, dirigente nazionale di Fratelli d’Italia: «Tutti si indignano
per una lezione di Schettino all’università, ma si accetta con indifferenza che a
salire in cattedra siano, ancora nel 2014,
quei cattivi maestri che nulla hanno da
insegnare alle nuove generazioni». Proteste che non sono servite a niente.
Tanta gente, applausi e autografi per il
capo delle Brigate rosse. In attesa di sfilare su un’altra passerella rossa.
Alfano si accorge dei venditori ambulanti
nelle spiagge e dichiara loro guerra
MARTEDì 12 AGOSTO 2014
Secolo
d’Italia
Antonio Pannullo
«Gli italiani sono stanchi di essere
insolentiti da orde di vu cumprà,
dobbiamo radere al suolo la contraffazione». Il ministro dell'Interno
Angelino Alfano presenta la direttiva con cui chiede a prefetti e questori di rafforzare i controlli contro
l'abusivismo sulle spiagge e attacca l'ultimo e più debole anello
della catena, le migliaia di migranti
che riempiono litorali e piazze delle
città con milioni di prodotti falsi. Il
provvedimento è datato 8 agosto:
nelle prossime ore i prefetti convocheranno i Comitati provinciali per
l'ordine e la sicurezza pubblica per
impartire alla Guardia di finanza e
alle altre forze dell'ordine l'input arrivato dal Viminale per restituire,
dice il ministro, la «serenità agli italiani in ferie». Che la contraffazione
sia un problema che mina seriamente l'economia italiana non è
certo una novità e anche gli ultimi
dati lo confermano: dal 1° gennaio
2013 al 30 giugno 2014 sono complessivamente oltre 87,5 milioni i
prodotti contraffatti sequestrati. Di
questi, quasi un terzo (25,5 milioni)
riguardano i settori del tessile e dell'abbigliamento; 16,5 milioni sono
invece i giocattoli, 8,7 milioni i prodotti di elettronica, informatica e audiovideo, 6,3 milioni i farmaci. Nello
stesso periodo sono state eseguite
69.045 operazioni anti-contraffazione che hanno portato a 25.832
sanzioni amministrative, 12.521 denunce e 655 arresti. La campagna
punta quantomeno ad aumentare
questi numeri, agendo su due elementi: tutelare i cittadini da un lato,
liberandoli dall'assillo dei venditori
ambulanti, insistendo sulla pericolosità dei prodotti falsi e senza che
scattino pene e sanzioni per chi acquista le merci; colpire l'intero meccanismo della contraffazione
dall'altro. «È tutta la filiera che viene
messa sotto assedio dallo Stato dice non a caso Alfano quando gli
viene chiesto se l'11 agosto non è
un po' troppo tardi per presentare
una campagna estiva - Questa
operazione parte con le spiagge,
proseguirà per tutto l'anno a tutela
del made in Italy e il 15 ottobre ci
sarà una prima verifica. La direttiva
è dunque un di più, lo Stato non è
stato in sonno finora, abbiamo ottenuto grandi risultati». Certo è che
l'intero settore delle merci contraffatte, del quale tra l'altro sono parte
non proprio marginale le organizzazioni criminali, italiane e non, va
a pesare fortemente sul Pil e sull'erario. Ecco perché il ministro ha
chiesto collaborazione ai sindaci affinché oltre a Guardia di Finanza,
Carabinieri e Polizia, siano anche
le polizie locali a dichiarare guerra
agli abusivi.
Redazione
La cucina di Pellegrino Artusi «è ancora moderna». Questo il verdetto a
larghissima maggioranza (288 voti
a favore, 76 contrari) letto dal presidente del "tribunale", Gianfranco
Miro Gori, al termine del Processo
alla cucina artusiana. È la risposta
arrivata dall'evento promosso da
Sammauroindustria nella Torre Pascolata: ancora una volta la Romagna non ha voltato le spalle a uno
dei suoi simboli. Merito anche del
difensore Piero Meldini che poco
prima del voto ha fatto appello alle
radici territoriali dell'Artusi: «Non
posso credere che la Romagna
condanni uno dei suoi personaggi
più illustri. Condannarlo significa punire i cappelletti, i passatelli e le tagliatelle. Insomma, decenni di
cucina». La risposta del pubblico
non ha lasciato dubbi di sorta. Ma
se il voto non ha ammesso discussioni, di tutt'altro avviso è stato il dibattito, aperto dall'arringa dello chef
Silverio Cineri che ha puntato il dito
contro il gastronomo reo di «avere
modificato le ricette al suo gusto. Artusi era un gourmet, non un cuoco:
ha scritto il suo Manuale quando
aveva 70 anni e non aveva più denti
e quindi non aveva il gusto dei sapori. Era già sorpassato negli anni
in cui uscì, figuriamoci oggi dove sta
bene giusto nelle biblioteche». Ancora più pepata l'accusa del giornalista Alfredo Antonaros: «Il Manuale
dimentica la cultura popolare, Artusi
non ama il mondo contadino. Così
come Artusi non ama la modernità.
Il suo libro esce nel 1891, anno di
grandi eventi in Italia e nel mondo,
vissuti da lui con distacco e con
l'unica preoccupazione rappresentata dalla sorbettiera», ha detto con
ironia. Infine l'affondo: «Artusi dimentica il vino: com'è possibile che
un volume con 790 ricette citi solo
una decina di vini, in anni nei quali
l'enologia era in pieno rigoglio nella
sua Toscana e in Piemonte? Questo è il vero peccato capitale dell'Artusi». A ribattere prima lo chef
Alberto Faccani: «Mettere in discussione l'attualità di Artusi significa mettere in discussione la radici culturali
dell'intera cucina italiana. Il gastronomo di Forlimpopoli ha raccolto le
ricette della nostra tradizione e le ha
codificate in un volume ancora oggi
attualissimo. Un volume, si badi
bene, che non è una semplice elencazione di ricette, bensì qualcosa di
più: anche un trattato letterario per il
linguaggio che utilizza, finanche un
percorso di vita». Infine Piero Meldini, secondo il quale «Artusi è attuale per la sua idea di cucina, che
non è affatto, come molti credono,
una cucina di campanile, esclusivamente legata alla tradizione romagnola, ma è invece una cucina
eclettica, aperta all'Italia e al mondo.
Il suo Manuale è come un moderno
blog di oggi, si nutre di un costante
dialogo con i suoi lettori. Non solo, almeno il 70 per cento delle sue ricette
sono ancora attuali. Per queste ragioni Artusi non può che essere considerato moderno».
La Romagna “processa” il suo celebre figlio Artusi
e lo assolve: «La sua cucina è attualissima»
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Sicurezza alla guida: dopo
l'sms, oggi anche un selfie
può accorciare la vita...
Redazione
È allarme sull'uso di cellulari,
smartphone e tablet alla guida, e
ora anche selfie: l'Asaps, Associazione sostenitori Polstrada,
chiede «un più efficace contrasto
a un fenomeno pericoloso e sempre più diffuso». E ripropone la
campagna "A volte un sms accorcia la vita". Un suo monitoraggio
promosso a fine 2013 aveva rilevato come il 12,4% degli automobilisti nelle ore di maggior traffico
utilizzasse il cellulare alla guida,
con punte del 16%. Oggi l'uso del
telefonino alla guida, commenta il
presidente Giordano Biserni, «sta
diventando ancor più frequente,
con il ricorso sempre maggiore a
smartphone e tablet in funzione
comunicativa, la lettura e scrittura
di mail, l'utilizzo di WhatsApp, e di
telefonino e tablet per le foto. Gli
incidenti senza causa apparente
sono in forte crescita: circa il 35%
le fuoriuscite per sbandamento
nei soli incidenti mortali del fine
settimana». Scattare un selfie alla
guida - spiega l'Asaps - comporta
una distrazione media di 14 secondi, accedere ai social media
può deconcentrare il guidatore
dalla strada per ben 20 secondi,
«un tempo nel corso del quale
un'auto che procede a 100 km/h
percorre la distanza di cinque
campi di calcio». Mentre sono 7 i
secondi durante i quali si distolgono gli occhi dalla strada per
comporre un numero su un cellulare: «a 50 km/h si fanno 98 metri
al buio, a 100 km/h sono quasi
200 metri».
Agguato nella Locride: ucciso a pallettoni
un operaio incensurato, illese la moglie e le tre figlie
Secolo
4
Redazione
Era in auto con la moglie e le
tre figlie (di 15, 14 e 3 anni) Cosimo Demeca, il quarantacinquenne ucciso domenica notte
alla periferia di Bianco, in provincia di Reggio Calabria.
Donna e figlie sono rimaste illese. L'uomo, secondo quanto
accertato dai carabinieri, è
stato ucciso con un colpo di fucile caricato a pallettoni sparato
da breve distanza e non a colpi
di pistola come era stato ipotizzato in un primo momento. Il
delitto è avvenuto vicino ad una
casa rurale in cui Demeca era
solito trascorrere l'estate in-
d’Italia
sieme alla famiglia. Secondo
una prima ricostruzione dei carabinieri del Gruppo di Locri e
della Compagnia di Bianco,
Demeca era alla guida dell'auto
e stava rientrando a casa in località Valle, alle porte del
paese. L'assassino ha atteso
che l'auto, giunta in prossimità
dell'edificio, rallentasse per
uscire da dietro la vegetazione
avvicinarsi e sparare un solo
colpo di fucile che ha ucciso all'istante Demeca, senza, fortunatamente, colpire moglie e
figlia. L'assassino si è poi dileguato. E' stata la moglie a lanciare l'allarme facendo subito
intervenire i carabinieri. Demeca, che lavorava saltuariamente come operaio, era
incensurato e non risultava
avere rapporti con ambienti
della criminalità. Le indagini dei
carabinieri sono ora orientati
nella sfera privata dell'uomo
per accertare se negli ultimi
tempi possa avere avuto contrasti con qualcuno. La moglie
di Demeca, sotto choc, non ha
saputo dare per il momento
nessuna informazione utile agli
inquirenti. È il quarto omicidio
nella provincia di Reggio Calabria dall'inizio dell'anno. Tra criminalità organizzata ed episodi
individuali, la provincia reggina
negli ultimi tempi è particolarmente in fibrillazione. Una
donna è stata ferita domenica
sera nel pieno centro di Reggio
Calabria, precisamente sul
ponte della Libertà. La donna è
stata colpita a una gamba da
colpi d’arma da fuoco. Gli inquirenti hanno ipotizzano una
lite familiare e stanno tentando
di ricostruire la dinamica di
quanto accaduto. Secondo gli
ultimi dati Istat, quella di Reggio Calabria è la provincia più
violenta d'Italia con 4,2 omicidi
ogni 100.000 abitanti.
Pasquariello, comandante del
Nucleo Investigativo della
Compagnia provinciale dei Carabinieri, coordinati dal pm
Matteo Tripani, sono propensi
ad escludere il movente della
rapina. Se si esclude, infatti,
una catenina di poco valore,
non ci sarebbero oggetti o denaro mancanti tra i beni in possesso di don Giuseppe. La
camera dove fu trovato il
corpo, inoltre, è stata controllata nell'immediatezza dei fatti
e dall'esame non erano emersi
particolari rilevanti ai fini dell'indagine. I militari hanno nei
giorni scorsi sentito le persone
che frequentavano con regolarità il parroco e sarebbe già co-
minciato un nuovo giro di interrogatori. Si tende, soprattutto,
a comprendere se si tratti di un
dissapore covato a lungo, magari negli anni, oppure di un
sentimento scaturito da un
evento recente. Don Giuseppe
Rocco, parroco per decenni in
una chiesa del centro cittadino,
risiedeva dal 2003 nella Casa,
una struttura ricettiva all'interno del complesso del Seminario vescovile. Fu trovato la
mattina del 25 aprile riverso a
terra ai piedi del letto e già vestito da una sua assistente,
che ogni giorno lo accompagnava per la Messa. Le radiografie al collo del prete hanno
evidenziato lesioni riconducibili
non a una caduta accidentale
o a uno spostamento del
corpo, ma a un'azione violenta. Non un malore, dunque,
ma uno strangolamento. Il sostituto procuratore della Repubblica Matteo Tripani indaga
dunque per l'ipotesi di omicidio, ovviamente a carico di
ignoti.
Svolta nella morte
di un sacerdote triestino:
è stato strangolato
Redazione
Un dissapore. È questo il filone
sul quale sono concentrate le
indagini dei carabinieri in merito alla morte di monsignor
Giuseppe Rocco, di 92 anni,
avvenuta il 25 aprile scorso
nella Casa del clero di Trieste.
Le indagini hanno avuto una
svolta dopo gli esiti dell' autopsia secondo la quale l'anziano
sacerdote sarebbe stato strangolato e non si sarebbe invece
trattato di un decesso per ragioni naturali, come inizialmente si riteneva. Nell'attesa
del Ris dei carabinieri, che dovrebbe giungere nel capoluogo giuliano entro mercoledì,
gli uomini del capitano Fabio
MARTEDì 12 AGOSTO 2014
Finse un guasto alla nave:
denunciato comandante
di un traghetto per la Grecia
Redazione
Nelle scorse settimane il comandante del traghetto Larks
della compagnia Egnatia Seaways, fermo in Grecia da venerdì scorso, era stato
denunciato per falsa dichiarazione all'autorità per aver comunicato un guasto non
rispondente a quello effettivamente occorso alla nave. Lo
ha riferito il comandante della
capitaneria di porto di Brindisi,
Mario Valente. Sono oltre un
migliaio i turisti che hanno atteso vanamente l'arrivo della
nave a Brindisi. Intanto, viene
ascoltato in queste ore dalla
Capitaneria di porto l'agente
marittimo di Brindisi della
compagnia Egnatia Seaways
per cui operava la nave Larks,
traghetto battente bandiera cipriota. A quanto dichiarato
dalle autorità italiane, non vi
sarebbero al momento inchieste giudiziarie sul caso del traghetto che collega Brindisi
con la Grecia, ma unicamente
un'attività di reperimento di informazioni anche su vicende
pregresse che hanno riguardato la stessa nave. Della vicenda è stato informato il
procuratore aggiunto di Brindisi, Nicolangelo Ghizzardi.
Agli inizi di luglio, inoltre, era
stato imposto un fermo amministrativo perché risultavano
mancanti alcune certificazioni
di sicurezza che poi sono
state regolarmente consegnate. Da luglio ci sono stati
almeno altri quattro episodi
analoghi, ma di più lieve entità, che hanno determinato disagi e ritardi nelle partenze.
Stop alla pesca in Adriatico fino a settembre.
E il ministero prepara il piano di rilancio con la Ue
MARTEDì 12 AGOSTO 2014
Secolo
5
d’Italia
Valter Delle Donne
È partito lo stop alla pesca in
Adriatico da lunedì 11 agosto, per
l'avvio del fermo che porta al
blocco delle attività della flotta
lungo tutto la costa da Trieste a
Bari. A darne notizia è Coldiretti
Impresapesca nel sottolineare
che il provvedimento di fermo si
allarga al tratto di costa da Pesaro a Bari per 42 giorni dopo
che era già scattato lo scorso 28
luglio nel tratto da Trieste a Rimini per un periodo analogo. Il
provvedimento, spiega l'associazione, ha l'obiettivo di garantire il
ripopolamento dei pesci nel mare
e salvare cosi le marinerie dal
collasso, in un 2014 segnato da
un calo del 7 per cento dei consumi di pesce fresco in valore nel
primo bimestre. «Con il fermo
pesca - avverte Coldiretti - aumenta anche il rischio di ritrovarsi
nel piatto per grigliate e fritture,
soprattutto al ristorante, prodotto
straniero o congelato se non si
tratta di quello fresco Made in
Italy proveniente dalle altre zone
dove non è in atto il fermo pesca,
dagli allevamenti nazionali o dalla
seppur limitata produzione locale
dovuta alle barche delle piccola
pesca che possono ugualmente
operare». Il tutto in una situazione in cui, secondo un'analisi
Coldiretti Impresa Pesca la flotta
di pescherecci italiana negli ultimi
30 anni ha già perso il 35 per
cento delle imbarcazioni e 18.000
posti di lavoro. Per valorizzare il
pesce pescato e allevato nel nostro Paese mediante la creazione
di una filiera ittica tutta italiana
che tuteli la qualità e l'identità nazionale del prodotto Coldiretti Impresa Pesca ha avviato iniziative
pilota per la vendita diretta del
pesce presso la rete di Campa-
gna amica. Proprio in questi
giorni sono state annunciate le
iniziative del governo per rilanciare la pesca italiana sfruttando
l'opportunità del semestre di presidenza italiana dell'Ue. Come
annunciato dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina
e il sottosegretario Giuseppe Castiglione, il piano farà leva anche
sui 537 milioni di euro di risorse
Ue fino al 2020. La parola d'ordine è sostenere occupazione e
reddito dei pescatori che, con le
loro 12 mila imbarcazioni, rappresentano il 14% della flotta europea ma anche bandire
definitivamente gli sprechi delle
risorse Ue. «Nella passata programmazione purtroppo abbiamo
rilevato il ritardo di alcune Regioni
nella spesa delle risorse comunitarie – ha spiegato Martina – vogliamo intervenire istituendo una
task force ministeriale per supportare la gestione amministrativa, evitando il disimpegno
automatico che penalizza i lavoratori e concentrando le risorse
per attenuare gli effetti della crisi
e supportare i comparti strategici».
Redazione
In 10 anni sul territorio italiano il
numero degli edifici e dei complessi è aumentato del 13,1% ma
è in calo lo stock immobiliare inutilizzato. Emerge da un censimento dell'Istat nel 2011 quando
gli edifici erano 14.515.795, il
13,1% in più rispetto alla precedente rilevazione del 2001. Gli
edifici sono 14.452.680, i complessi 63.115, con un incremento
rispettivamente del 13,1% e
64,4%. Rispetto al 2001 è diminuita (da 5,7 a 5,2%)la quota
dello stock immobiliare non utilizzato perché cadente, in rovina o
in costruzione. Sotto il profilo territoriale, la Lombardia è la regione
che conta il maggior numero di
edifici: 1.761.815 unità, corrispondenti al 12,2% del totale nazionale. Seguono Sicilia (1.722.072),
Veneto (1.222.447), Piemonte
(1.130.742), Puglia (1.091.133),
Campania (1.049.459), Emilia
Romagna (975.359) e Lazio
(949.101). In tutte le regioni, il numero degli edifici risulta cresciuto
rispetto al 2001. Gli incrementi
percentuali più marcati si segnalano in Umbria (+21,4%), Emilia
Romagna (+17,9%) e Toscana
(+17,5%). È di tipo residenziale
l'84,3% degli edifici complessivamente censiti (pari a 12.187.698),
in crescita dell'8,6% nel decennio
intercensuario. Tale incremento risulta sostanzialmente in accordo
con quello riscontrato per le famiglie. Gli edifici residenziali - dice
l'Istat - sono costituiti per il 51,8%
da abitazioni singole. Tra gli edifici non residenziali, la fetta più
ampia è costituita da quelli destinati ad un uso produttivo (18,9%),
seguono quelli commerciali
(16,2%) e per servizi (11,7%). Più
ridotta è la quota di edifici ad uso
turistico/ricettivo e direzionale/terziario (4% circa in entrambi i casi).
L'Istat ci segnala inoltre che ammontano a 31.208.161 le abitazioni censite nel 2011; il 77,3%
risulta occupato da almeno una
persona residente, il restante
22,7% è costituito da abitazioni
vuote o occupate solo da persone
non residenti. Con il 50,1% di abitazioni non occupate da persone
residenti, la Valle d'Aosta è in
testa alla graduatoria, seguita da
Calabria (38,8%) e Molise e Provincia autonoma di Trento
(37,1%). L'istituto di statistica segnala inoltre che il 98,3% delle
abitazioni in Italia è servito da
acqua potabile; nelle Isole si registra la percentuale più bassa
Censimento Istat: la Lombardia in testa
per il numero di case, in 10 anni aumentate del 13%
Spesa di Ferragosto
assicurata: aperti
due negozi su tre
Redazione
Spesa assicurata nella settimana
di Ferragosto sia per chi rimane in
città sia per chi si troverà nei luoghi
di villeggiatura. Infatti resteranno
aperti l'80 per cento dei supermercati e degli alimentari, il 70 per
cento dei panifici e delle panetterie, il 70 per cento dei bar e ristoranti e nessun problema per il
rifornimento di carburante che sarà
assicurato dal 75 per cento dei
benzinai nelle città e dalla totalità
dei distributori nelle autostrade. Riguardo ai mercati ambulanti, a eccezione del giorno di Ferragosto,
saranno aperti oltre il 50 per cento
dei mercati rionali. È quanto
emerge dal monitoraggio di Confcommercio realizzato con la collaborazione
di
alcune
sue
associazioni nazionali di categoria:
Fipe (pubblici esercizi) Fida (dettaglianti alimentari e distribuzione organizzata) Fiva (ambulanti),
Assipan (panificio e panetterie) e
Figisc/Anisa (benzinai).
(93,8%) rispetto alla media nazionale mentre nell'Italia del nord le
quote salgono oltre il 99%. La
quota di abitazioni che ricevono
acqua potabile da acquedotto ha
raggiunto il 96,8% mentre il 2,8%
la riceve da un pozzo e lo 0,6%
da altra fonte. Al Nord-est la percentuale più elevata di abitazioni
con acqua potabile da pozzo. Tra
le altre curiosità del censimento
Istat (la precedente rilevazione è
del 2001), la quasi totalità delle
abitazioni occupate dispone di almeno un gabinetto (99,9%) e/o di
un impianto doccia/vasca da
bagno (99,4%).
Ucraina, furiosi combattimenti a Donetsk.
Kiev bombarda la città, colpito il carcere
6
Antonio Pannullo
L'esercito regolare di Kiev continua a
bombardare i quartieri abitati dai separatisti filorussi: un proiettile d'artiglieria ha colpito domenica notte un
carcere a Donetsk facendo scoppiare
una rivolta che ha portato alla fuga di
106 detenuti. L'esplosione ha ucciso
una persona e ne ha ferite altre tre.
Lo fa sapere su internet il comune
della città indipendentista dell'Ucraina orientale assediata dalle
truppe di Kiev. Il bombardamento ha
inoltre danneggiato il quartier generale, la stazione elettrica e la zona industriale della casa circondariale.
Alcuni dei detenuti fuggiti sono però
poi tornati in carcere la mattina seguente. E il governo ucraino, soste-
Secolo
d’Italia
nuto da Usa e Ue, non deve affrontare solo gli indipendentisti filorussi,
ma anche fare i conti con la dura opposizione interna: la tendopoli di Maidan Nezalezhnosti - la piazza
Indipendenza nel centro di Kiev - è
stata in gran parte sgomberata nel
fine settimanad, anche con l'aiuto di
alcuni cittadini volontari. Lo fanno sapere i media ucraini. Secondo l'agenzia Unian, il centralissimo viale
Khreshatik è adesso di nuovo aperto
al traffico. Vedremo che succederà
nei prossimi giorni. Intanto si apprende che i battaglioni irregolari
ucraini Donbass e Azov, formati da
volontari paramilitari, hanno perso sei
uomini nei combattimenti iniziati domenica e ancora in corso a Ilovaisk,
nella regione di Donetsk. Lo fanno sapere gli stessi battaglioni precisando
che altri otto paramilitari sono rimasti
feriti. Tra i morti c'è Mikola Berezov,
marito di Tetiana Ciornovol, la giornalista e attivista politica picchiata brutalmente la notte di Natale dell'anno
scorso probabilmente da un commando legato all'allora presidente
Viktor Ianukovich. Complessivamente
dall'inizio della repressione contro i
miliziani separatisti dell'Ucraina orientale hanno perso la vita 568 soldati
delle truppe regolari di Kiev, mentre
2.120 sono rimasti feriti. Lo riferisce il
portavoce del consiglio di sicurezza
ucraino, Andrii Lisenko. Il conflitto tra
i militari ucraini e i separatisti filorussi
è iniziato ad aprile. Infine,si apprende
che Angela Merkel è «preoccupata»
per il peggioramento della situazione
umanitaria nell'Est dell'Ucraina. Lo ha
spiegato a Berlino in conferenza
stampa il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, ritornando
sulla telefonata fra la cancelliera, il
presidente degli Usa Barack Obama,
e il presidente Petro Poroshenko, avvenuta nel fine settimana. Il portavoce
ha ribadito l'ammonimento a Mosca,
a inviare un convoglio umanitario nell'Est del Paese solo se concordato. E
ha nuovamente esortato Mosca a
controllare meglio il confine con
l'Ucraina, per evitare che i separatisti
ricevano armi dai vicini.
bambini e sugli anziani tra le migliaia di famiglie di rifugiati sparpagliate nella regione
curda, le quali hanno perso tutto a causa dei
recenti, tragici sviluppi; le milizie dell'Isis continuano la loro avanzata e gli aiuti umanitari
sono insufficienti». Per monsignor Sako «la
posizione del presidente statunitense Barack
Obama di fornire solo assistenza militare per
proteggere Erbil è deludente. E le continue
voci di divisioni dell'Iraq rappresentano una
ulteriore fonte di minaccia. Gli americani non
sembrano voler garantire una soluzione rapida, che sia fonte di speranza, perché - sottolinea il Patriarca caldeo - non intendono
attaccare l'Isis a Mosul e nella piana di Ninive». Sako conferma la gravità della situazione: «Le chiese sono state svuotate e
profanate; cinque vescovi sono al di fuori
delle rispettive diocesi, i sacerdoti e le suore
hanno abbandonato istituti e missioni, lasciandosi ogni cosa alle spalle, le famiglie
sono fuggite con i loro bambini, e lasciandosi
tutto il resto dietro di sé. Il livello del disastro
- conclude - è estremo». Anche diversi deputati sciiti iracheni hanno criticato i raid
americani perché, a loro avviso, sono diretti
solo a sostenere la resistenza della regione
autonoma del Kurdistan, e così salvaguardare gli interessi americani. Il Kurdistan iracheno, risparmiato dalle violenze negli ultimi
dieci anni, ha beneficiato di un boom economico grazie agli ingenti investimenti occidentali. Nella regione, ricca di greggio, sono
presenti anche importanti compagnie petrolifere americane. Un altro deputato, Rasul
Radhi, del partito dello Stato del Diritto del
premier Nuri al Maliki, ha lamentato le scarse
forniture militari americane al governo di Baghdad. «Hanno dato a Israele aiuti per centinaia di milioni durante la battaglia di Gaza ha affermato Radhi - ma cosa hanno dato all'Iraq per la guerra contro lo Stato islamico?.
Il governo dovrebbe rivolgersi ad est, alla
Russia, che è più disponibile verso i nostri
bisogni».
Gli iracheni cristiani accusano
gli Stati Uniti e l'Occidente: atteggiamento
deludente, non ci proteggono
Redazione
Il Patriarca caldeo di Baghdad Mar Louis Raphael I Sako lancia un nuovo appello alla comunità internazionale, in cui parla di
situazione sempre più allarmante per i profughi, costretti ad abbandonare le loro case
in seguito all'avanzata delle milizie del Califfato islamico. Il Patriarca avverte che cresce
in maniera esponenziale il fabbisogno di beni
di prima necessità, critica la mancanza di coordinamento internazionale per gli aiuti e definisce deludente la posizione assunta da
Barack Obama e dal governo statunitense.
«La morte e la malattia - è la denuncia del
presidente della conferenza episcopale irachena, raccolta da Asianews, l'agenzia
stampa dei missionari - si accaniscono sui
MARTEDì 12 AGOSTO 2014
«Ma che brutta casa
di William e Kate»: i turisti
bocciano Kensington Palaca
Redazione
«Deludente», «terribile» addirittura. Sono alcuni degli impietosi
giudizi espressi da turisti che
hanno visitato Kensington Palace,
una delle principali attrazioni della
"Londra dei reali", nonché residenza di William e Kate. Almeno
fino a quando, secondo quanto riportato a inizio agosto dal Mail on
Sunday, la coppia reale non ha
deciso di trasferirsi in campagna,
nel Norfolk, per tutelare - così è
stato detto - la privacy del piccolo
George. Una vicenda che ha scatenato qualche polemica, visto
che per accogliere la famiglia
erano stati spesi 4,5 milioni di sterline in restauri. Ma neanche i lavori hanno messo Kensington
Palace al riparo dalle critiche dei
visitatori, che su Tripadvisor, uno
dei più consultati siti web in materia, bocciano il Palazzo reale che
ospitò anche la principessa Diana.
«Fa troppo caldo», «è troppo costoso» e anche abbastanza «insignificante», secondo le critiche,
riferisce ancora il Mail on Sunday.
Parole di rimprovero anche per lo
staff impiegato alla residenza
reale (almeno per la parte aperta
al pubblico), che sarebbe risultato
un po' scontroso. Gli oggetti esposti poi, mancherebbero delle adeguate spiegazioni, che sarebbe
comunque stato difficile leggere
data la poca illuminazione descritta in alcuni dei messaggi. I responsabili di Kensington Palace si
difendono e osservano: «Gli appartamenti vengono mostrati per
come sarebbero apparsi nel XVII
e XVIII secolo, cosa che può sorprendere i visitatori».
All’As Film Festival in gara i “Punti di vista”
dei ragazzi affetti da autismo
Secolo
MARTEDì 12 AGOSTO 2014
d’Italia
Redazione
Ne sono affetti, tra gli altri, la hacker Lisbet Salander della serie Millenium di
Stieg Larsson, la Sigourney Weaver del
film Snow Cake, lo Sherlock televisivo interpretato da Benedict Cumberbatch, il
protagonista del film d'animazione Mary &
Max, Max Jerry Horovitz cui ha prestato la
voce Philip Seymour Hoffman. In pochi lo
notano o lo registrano, ma tutti questi personaggi televisivi hanno la sindrome di
Asperger, una forma di autismo ad alto
funzionamento che spesso è stata rappresentata al cinema e in televisione: se
ne parla anche nelle serie tv Silicon Valley, Community, Parenthood, Boston
Legal, The Big Bang Theory e Grey's Anatomy. A questo "legame speciale" è dedicato l'As film festival, il primo festival del
cortometraggio ideato e organizzato da
ragazzi con la sindrome di Asperger, che
quest'anno giunge alla seconda edizione.
La partecipazione al festival è possibile
tramite il bando pubblicato sul sito del-
l'evento e aperto fino al 1 ottobre. La manifestazione, poi, si svolgerà a Roma il 14
e 15 novembre, all'auditorium del MAXXI.
Il festival prevede una sezione competitiva a tema libero, "Punti di vista", ovvero
il cinema come punto di vista sulla realtà,
il cortometraggio come sguardo personale
sul mondo e sulla quotidianità, il video
come mezzo per raccontare e raccontarsi.
I lavori non devono superare i 20 minuti di
durata. Le opere di questa sezione saranno giudicate da una giuria nominata
dalla Direzione del Festival e composta da
addetti ai lavori, giornalisti, critici, autori cinematografici che assegnerà il premio
Asff all'opera ritenuta più meritevole. Da
quest'anno la sezione "Ragionevolmente
differenti", dedicata ad autori Asperger o
con disturbi pervasivi dello sviluppo e, più
in generale, a opere che raccontino storie
legate alla condizione dello spettro autistico diventa vetrina non competitiva. Per
questa sezione non sono previsti limiti di
durata, genere e tecnica. «As Film Festi-
Elegante, creativo e legato
al territorio: così l'aperitivo all'italiana
conquista anche Hollywood
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Ugo Lisi (Vicepresidente)
Antonio Giordano (Amministratore delegato)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
val non è un festival sull’autismo, ma un
festival cinematografico vero e proprio
fatto da persone con autismo», spiegano
gli organizzatori, un gruppo di lavoro coordinato da Giuseppe Cacace e composto, tra gli altri, da Marco Manservigi,
Elena Tomei ed Adriano Bordoni. «Come
in qualunque altro festival - proseguono sono previste proiezioni, incontri, ospiti,
una giuria, dei premi. Insomma, un festival
uguale agli altri. Però diverso!».
Redazione
Addio agli eccessi e alla gradazione alcolica, l'aperitivo "all'italiana" diventa un'arte e conquista il
jetset internazionale quando è
analcolico e poco calorico. È
quanto emerge dall'indagine condotta da "Sanbitter Aperitivo Cool
Hunting", l'osservatorio sulle tendenze dell'arte dell'aperitivo del
brand di Sanpellegrino, attraverso
un'analisi condotta su circa 100 testate lifestyle internazionali e 1.300
siti dedicati ai nuovi trend e al divertimento fuori casa. L'Analcolicness, ovvero il bere analcolico,
soft, leggero e adatto ad ogni momento della giornata, secondo l'indagine, è un trend che ha
conquistato anche i divi di Hollywood, e non solo, come Tobey Maguire, Tyra Banks, Jennifer Lopez,
Katy Perry e David Beckham. Per
rendere un aperitivo "cool", spiega
il rapporto della famosa ditta, contano le atmosfere e lo stile dei locali, la selezione degli ingredienti,
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
7
la cura nelle presentazioni e la presenza di erbe aromatiche e spezie.
A contraddistinguere l'arte dell'aperitivo è per il 63% la qualità,
per il 78% la raffinatezza e l'eleganza. Secondo il 66% dei barman
italiani coinvolti nell'indagine è necessario prestare sempre più attenzione alla cura e la
spettacolarizzazione delle presentazioni. Solo il 7% ritiene che l'aperitivo dovrebbe essere codificato e
identico in tutto il territorio, il 93%,
si dichiara assolutamente convinto
che deve essere legato ad abitudini e prodotti locali. Comun denominatore è un secco no a prodotti
dozzinali e stereotipati (63%), così
come ad ambienti eccessivamente
affollati e pieni di rumore (49%). Di
contro, il vero aperitivo all'italiana
d'autore deve presentare una
grande qualità nella scelta sia di
ciò che si propone (67%) che in
tutti quegli accessori che contribuiscono alla presentazione, come
bicchieri e ciotoline (56%).
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7 agosto 1990 n. 250