Diamoci del Tu - Materiale aggiuntivo - SPERANZA

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Diamoci del Tu - Materiale aggiuntivo - SPERANZA
SPERANZA
SPERANZA
UNA CANZONE PER TE – ADOLESCENTI
Titolo: L’essenziale
Interprete: Tiromancino
Album: L’essenziale
Anno: 2010
Commento
Sì, si può chiedere ai ragazzi di raccontare le proprie aspettative, i progetti per il futuro e anche
delle delusioni del passato che non hanno impedito di sognare.
Riflettiamo insieme:
Commentare e completare le frasi della canzone secondo la propria esperienza:
“per quelle occasioni mancate”…. Quali sono state?
“non restare a guardare”…. Dove mi sono arreso?
“provare a dare il meglio” posso farcela se ….?
“avere sempre qualcosa in cuii credi” Dio è presente nei miei progetti?
“e se pensi al futuro non tutto è perduto” da domani vorrei ….
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UNA CANZONE PER TE – GIOVANI
Titolo:
Cantante:
Album:
Anno:
Chiamami ancora amore
Roberto Vecchioni
Chiamami ancora amore
2011
Commento
Non servono tante parole per commentare ciò che le nostre orecchie hanno ascoltato e il nostro
cuore accolto sul palcoscenico dell’Ariston di Sanremo nel 2011.
“Per il poeta che non può cantare, per l’operaio che non ha più il suo lavoro, per chi
c ha vent’anni e
se ne sta a morire in un deserto come in un porcile”.
porcile” Sono
ono queste le parole di un uomo del nostro
tempo che osserva ciò che sta accadendo intorno a noi, a chilometri di distanza come a due metri
da casa: c’è chi perde il lavoro, chi scappa
scappa dal proprio paese per ritrovare una speranza di libertà,
chi rimane nelle prigioni dei propri deserti, chi non può coltivare un sogno, chi non sa nemmeno
cosa significhi la libertà, chi desidera speranza nei giorni difficili e bui dell’esistenza.
“Perché le idee sono come farfalle che non puoi togliergli le ali, perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali, perché le idee sono voci di madre che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di Dio in questo sputo di universo”:
universo” sono queste le parole di un grande
sognatore che contro il male e l’egoismo propone il coraggio delle idee o la forza dei sogni, deboli
strumenti derisi da chi ha nelle mani il potere, ma che in passato si sono rivelati tanto forti da
cambiare il mondo.
“Chiamami
mami ancora amore, chiamami sempre amore”:
amore” sono proprio queste le parole di un uomo, di
un marito, di un padre che crede nell’amore e propone i sentimenti e gli affetti veri come antidoto
alla decadenza e alla povertà affettiva dei tempi moderni.
“E per tutti
utti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, a gridare nelle piazze perché stanno
uccidendo il pensiero”: sono
ono le parole di un artista che crede ancora che una poesia o una canzone
possono scuotere le coscienze di molti. Sono queste le parole del professore
ofessore che dice ai suoi
ragazzi di credere e sperare nella cultura per una vita migliore. Sono poche parole che ci fanno
pensare e ci esortano ad aprire gli occhi, a guardarci intorno per smuovere gli animi e rompere
quell’indifferenza nei confronti dell’altro che
che costituisce uno dei peggiori mali del nostro tempo.
Solo dandosi la possibilità di aprirsi a Colui che ci viene a restituire la vera speranza possiamo
recuperare la voglia di impegnarci e di vivere in pienezza la nostra esistenza. Chiamami ancora
Amore, chiamami sempre Amore… (Deus caritas est)
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UNA CANZONE PER TE – GIOVANI ADULTI
Titolo:
Cantante:
Album:
Anno:
Mondo
Cesare Cremonini
1999-2010 The Greatest Hits
2010
Commento
“uomini persi per le strade, donne vendute a basso costo, figli cresciuti in una notte come le fragole
in un bosco.
Più li guardo, più li canto, più li ascolto. Più mi convincono che il tarlo della vita è il nostro orgoglio.
Ma questo è il posto che mi piace si chiama mondo… si questo è il posto che mi piace…”.
Un testo interessante che offre la possibilità di confrontarsi su quelli che sono i problemi e le
difficoltà che ci sono in questo mondo, ma, nonostante questo, l’ex Lunapop ritiene e afferma che
la vita va vissuta appieno, perché dopo una strada sbagliata
sbagliata c’è sempre una via giusta, una strada
che conduce alla felicità (quella vera)! Basta desiderarla, basta trovarla, basta crederci, basta avere
speranza...
Quindi a Cesare il mondo piace così com’è, con i suoi alti e i suoi bassi. “Prendiamo pillole per la
l
felicità, misericordia”:: è insensato imbottirsi di pillole per essere felici; non serve drogarsi o bere
fino a essere sbronzi, ma la felicità è nascosta nelle piccole cose, basta cercarla e non darsi mai per
vinti.
Il singolo, che vede la collaborazione di Lorenzo Jovanotti (nata in occasione della registrazione di
Domani 21/04.09),
), esprime difficoltà e i problemi
problemi di oggi, paure, abbandoni: anche questo fa parte
della vita, ormai tutti ce ne siamo fatti una ragione, però, ciò che non possiamo e non dobbiamo
perdere è la speranza,, che, come qualcuno dice, è l’ultima a morire.. Impariamo a vivere in questo
mondo,
o, cercando noi per primi di essere testimoni di quella speranza vera che è il Signore Gesù.
Riflettiamo insieme
1.
2.
3.
4.
Chi è la tua speranza? E cosa intendi per speranza?
Com’è il tuo “mondo”? Prova a descrivere “il posto che ti piace di più e si chiama mondo”?
mondo”
Cosa cambieresti del tuo mondo? E perché?
La speranza che tu stai ricercando può cambiare il tuo “mondo”?
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UN FILM PER TE – ADOLESCENTI
Cast: Robbin Williams, Daniel London,
Cast
Monica Potter
Genere Commedia
Genere:
Durata 115 Minuti
Durata:
Anno 1998
Anno:
Regia Tom Shadyac
Regia:
Trama
psichiatrico In quel luogo
Hunter Adams, dopo aver tentato il suicidio, si interna in un ospedale psichiatrico.
inizia a cambiare la prospettiva con la quale guardare le cose e comincia a “vedere oltre”.
Lì un amico gli mette il soprannome “Patch”.
L’ inclinazione ad aiutare il prossimo lo spinge a riprende gli studi, laureandosi in medicina una
volta dimessosi dalla clinica. Iscritto alla Virginia Medical University,, conosce Mitch Roman, uno
studente saccente, serio e pomposo, Carin Fisher, una ragazza più che schiva, e Truman Schiff, con
il quale stringe amicizia da subito.
Patch inizia a testare le reazioni del buonumore sulle persone
persone insieme a Truman, con trovate
sempre comiche.
Nonostante la sua verve e i suoi mille impegni riesce ad ottenere ottimi risultati con il minimo
sforzo, suscitando l'invidia di Mitch e l'attrazione da parte di Carin.
Patch apre la sua clinica in un cottage in una zona immersa nel verde; grazie a Carin, a Truman, e
ad Arthur (ex magnate di una grande industria)) ora il suo sogno è realtà: una clinica gratuita.
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Purtroppo Patch deve ricevere un duro colpo, così potente da far vacillare i suoi valori umanistici:
Carin viene uccisa in modo brutale da Larry, un paziente disturbato mentalmente con tendenze
autolesionistiche.. L'episodio smonta tutti gli entusiasmi di Patch, inducendolo a distruggere e
chiudere tutto quello che aveva creato. In procinto di tentare il suicidio, una dolce farfalla
posandosi prima sulla sua borsa da medico e poi sul suo cuore, gli farà capire che è sbagliato
arrendersi e far morire il cottage insieme alla ragazza.
Patch deve però tornare subito alla realtà: le sue trovate goliardiche gli costeranno numerosi
richiami e una possibile espulsione. Pronuncia allora un
un discorso che lo ha reso celebre per i suoi
contenuti nell’ affrontare la Commissione Medica che ne rimane affascinata per il suo modo
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innovativo di concepire il paziente e lo assolve, consigliando al decano Walcott (Bob Gunton), che
l'aveva proposto per l'espulsione, un po' di “eccessiva felicità”.
Recensione
Il “senso di tenerezza” è ciò che maggiormente traspare nel film. “Patch” lo porta con se e riesce a
farlo arrivare a noi nel modo in cui si prende cura non solo dei pazienti ma anche delle persone
che ha intorno.
Robin Williams è sicuramente l’attore perfetto per interpretare non solo una parte da recitare, ma
un vero e proprio modo di essere, di comportarsi, di relazionarsi, e non è un caso se non è l’unico
film dove indossa i panni del “grande uomo”.
Di solito il successo di una pellicola viene misurata in “soldi guadagnati”, “biglietti venduti”, “sale
occupate o meno”, ma in questo caso gli effetti ottenuti sono stati davvero strepitosi guardando
con un’altra ottica, soprattutto in Italia, dove tale opera cinematografica ha contagiato gli animi
delle persone; da quel momento si è iniziato ad attribuire valore al contatto umano, incentivando
così molte associazioni volontarie a regalare anche solo un sorriso per aiutare i pazienti.
Questo effetto prende già da subito lo spettatore, che messo di fronte a dei modi, a volte anche
molto originali di aiutare l’altro non può evitare di pensare che effettivamente se l’obiettivo è
quello che oltre curare la malattia si curi la persona, gli scopi posso essere facilmente raggiunti,
migliorando in maniera forse precedentemente impensabile la situazione della malattia stessa, in
quanto affrontata diversamente da chi ne è affetto.
Patch da un duro colpo all’ America tutta, dove per essere curati c’è bisogno dell’assicurazione
sanitaria, e non pochi sono i casi di persone che non essendo nella condizione economica di
potersela permettere non hanno diritto a cure o addirittura a operazioni, anche in casi gravi.
Riflettiamo insieme
Siamo di fronte ad un tema delicato; non a caso la speranza rappresenta l’ultima parte del testo, la
si intende come parte finale del cammino che parte dal “Me” (Io) e arriva al “Te” (Tu).
Affinché l’incontro con l’altro generi nuove prospettive di vita, c’è bisogno di potersi sentire liberi
di fidarsi di chi condivide tale progetto, e insieme, sentirsi spronati dal percepire sulla propria pelle
la responsabilità, anche in una piccolissima parte, della qualità vita dell’altro.
Nel film si verifica tutto ciò, se dovessimo identificare un motto che sprona Patch potremmo
trovarlo in:
“Ridere è contagioso! Noi dobbiamo curare la persona, oltre alla malattia”.
Capisce che da solo non ce la può mai fare, e condivide con i suoi colleghi i suoi progetti, e tutto
ciò che realizza lo fa con un obiettivo ben preciso:
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SPERANZA
“il dovere di un medico non deve essere solo prevenire la morte, ma anche migliorare la qualità
della vita, ecco perché se si cura una malattia si vince o si perde, se si cura una persona, allora in
quel caso si vince”.
Spunto dinamico:
Vivere il francescanesimo porta con se già di suo l’essere portatore di speranza. Proponi di esserlo
in maniera dinamica: una volta divisi in gruppi, anche composti solo di due elementi, far provare a
condividere un sogno, un progetto che si ha e che abbia come obiettivo finale quello che a trarre
beneficio non siano loro stessi.
Senza porre limiti facciamo ideare qualcosa che vada dal semplice accogliere chi entra in chiesa a
Messa la domenica con un abbraccio al portare una parola di conforto ad una persona che non
vive un momento facile della propria vita.
In un incontro successivo, potrebbe essere costruttivo confrontarsi sull’esperienza condividendo le
sensazioni, le difficoltà, ma anche le cose positive per far si che chi è riuscito nell’intento possa
essere d’esempio per chi non si è sentito forse ancora pronto.
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UN FILM PER TE – GIOVANI ADULTI
Hotel Rwanda
Anno: 2004
Genere: drammatico, guerra
Regia: Terry George
Durata: 121 minuti
Attori: Don Cheadle, Sophie Okonedo;, Nick Nolte, Joaquin
Phoenix.
Paese: Canada, Gran Bretagna, Italia, Sud Africa.
« Quando il mondo chiuse gli occhi, lui aprì le sue braccia. »
Trama
Paul Rusesabagina, durante il genocidio rwandese degli Hutu contro i Tutsi nel 1994, salvò 1268
persone nascondendole nell’hotel belga a quattro stelle che dirigeva. Dieci anni dopo Terry
George ne ha tratto un film, Hotel Rwanda.
Recensione
Un film intriso di speranza quello di Terry George! Il film narra lo straordinario coraggio un uomo
che non si arrende di fronte alla cruda realtà del suo paese e che si rimbocca le maniche pur
essendo consapevole che è solo una goccia ma sa che
che con il suo aiuto potrà contribuire a formare
quell’oceano di cui ci parla Madre Teresa di Calcutta.
Dieci anni fa, mentre il Rwanda sprofondava nella follia, un uomo promise di proteggere la
famiglia che amava e finì con trovare il coraggio per salvare la vita a 1200 persone. Hotel Rwanda
racconta la storia di un eroe vero, Paul Rusesabagina, direttore di un albergo di Kigali che usò il
suo coraggio e la sua astuzia per dare rifugio a migliaia di persone che tentavano la fuga da una
morte sicura. Mentre il resto del mondo chiudeva gli occhi su questa tragedia, Paul apriva il suo
cuore e dimostrava che a volte un solo uomo basta per fare la differenza.6
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L’intervento militare massiccio che si è verificato negli
ultimi anni tra Afganistan e Iraq non è solo frutto del
buon cuore di noi ricchi occidentali, interessati allo
sviluppo socio-culturale di popolazioni oppresse da
regimi sanguinari e oppressivi, è semmai calcolato e
spartito a tavolino dagli economisti di alcune (poche)
nazioni che in questi paesi sottosviluppati vedono grandi
potenziali di investimento. Ricostruzione, la parola che
viene spesso utilizzata per giustificare una previsione di
sfruttamento delle risorse offerte dalle terre, prima rase al suolo e poi ricostruite mattone su
mattone secondo i criteri che l’economia mondiale detta. La forbice che separa i ricchi dai poveri
dilata così sempre più le sue lame, allontanando chi conta da chi non conta nulla e anche la
memoria storica che le belle parole dei media vorrebbe continuamente rafforzare non serve a
salvare la vita di milioni di persone.
Così un remoto angolo del villaggio globale, il Rwanda, terra povera senza petrolio né giacimenti
di oro o diamanti, è stato testimone di uno dei più atroci scontri etnici che la storia mediatica
abbia (solo parzialmente) riportato, senza risvegliare le coscienze di alcun capo di stato influente,
in quanto il ritorno economico da un intervento massiccio non sarebbe stato sufficiente da
giustificare la spesa per l’invio del contingente di pace.
Lasciate che quei selvaggi si ammazzino a colpi di
machete, deve aver pensato qualcuno seduto sulla sua
comoda poltrona di pelle. Qualcuno che ora, anche
grazie a questo film, dovrebbe vergognarsi delle sue
scelte.
«Ho scelto la storia di Paul per raccontare un evento
politico, per mostrarlo da un punto di vista interno in
modo che il pubblico potesse vedere attraverso gli occhi
di chi veramente ha vissuto questa tragedia» dice il
regista Terry George, non nuovo a forti battaglie socio-politiche attraverso il suo cinema (la regia
di Una scelta d’amore - Some Mother's Son, 1996 e le sceneggiature di Nel nome del padre - In
the Name of the Father, Jim Sheridan, 1993 - e The Boxer – id., Jim Sheridan, 1997), «volevo che
l’Occidente provasse vergogna per il suo disinteresse».
La storia di Paul ricorda in parte quella di Oskar Schindler. Come il tedesco, Paul usò le sue
capacità, le sue amicizie e la sua influenza per salvare oltre 1200 persone da una morte atroce.
Abbandonato da tutti, Paul trovò il coraggio, attraverso l’amore per la sua famiglia, di superare
ogni disgrazia, nella consapevolezza che non avrebbe potuto fare abbastanza per arginare un
disastro da oltre un milione di morti.
Il film è duro e la vicenda narrata è paragonabile, a memoria d’uomo, solo all’Olocausto nazista,
ma la violenza più cruda, per scelta del regista, non viene mostrata. Il film crea così una sorta di
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suspance emotiva, proprio legata all’impossibilita di
mostrare/vedere le atrocità ma di percepirle attraverso i
suoni, le grida e lo sguardo attonito dei testimoni. Questa
scelta è però importante in modo da non far incorrere
nella censura il film che vietandolo ad un pubblico di
minori avrebbe impossibilitato di far raggiungere il suo
disperato grido di pace a molti uomini di domani.
Da vedere per conoscere, capire, riflettere e non ripetere
gli stessi errori.7
•
(George Rutagunda) [intro alla radio all'inizio del film]
“Quando la gente, cari telespettatori, mi chiede "perché odi i Tutsi?" io rispondo: "leggete
la nostra storia", i Tutsi erano collaboratori dei coloni belgi, avevano preso le nostre terre e
ci avevano presi a frustate... ora, questi ribelli Tutsi, sono tornati... e sono scarafaggi... sono
assassini... il Ruanda è terra degli Hutu... noi siamo la maggioranza, loro sono la minoranza
di traditori e invasori... disinfesteremo il Ruanda, stermineremo i ribelli dal fronte
patriottico... questa è "radio RTLM", voce del potere Hutu, state allerta... attenti al nostro
vicino”.
- Quante volte i rapporti che viviamo sono tenuti in vita semplicemente dal rancore
o dall’odio che proviamo nei confronti dell’altra persona! Hai mai vissuto
direttamente o anche indirettamente un’esperienza del genere’ Cosa ti ha lasciato
dentro?
•
“Io non ho storia, io non ho memoria”
Chi dimentica la sua storia, non sa da dove viene e quindi non può ben capire se fa bene ad andare
nella direzione in cui è diretto.
- Custodisci la tua storia? O è qualcosa di vecchio, inutile e ingombrante?
•
7
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Intervista8 a Paul Rusesabagina:
L'uomo che ha ispirato Hotel
Rwanda.
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Inizialmente sembra che a lei interessasse solo la sua famiglia, cosa le ha fatto cambiare idea?
La mia presa di coscienza nei confronti di quello che stava per succedere fu graduale. All’inizio
quello che contava per me era soprattutto la mia famiglia, ma quando ho visto il mio vicino che
veniva portato via senza un motivo oltre che per la sua etnia, ho capito che avrei dovuto aprire le
porte del mio Hotel.
Come giudica lo scarso intervento da parte delle forze dei paesi Occidentali?
L’intervento delle Nazioni Unite non è stato efficace, c’erano solo pochi caschi blu che oltretutto
non avevano il permesso di aprire il fuoco se non per propria difesa. Anche quello che è stato fatto
ad oggi in Rwanda non è sufficiente, solo venticinque persone sono state processate per crimini di
guerra, spendendo per i processi internazionali oltre un miliardo di dollari americani.
Solo altre cinquanta persone sono oggi in carcere per quello che è successo. Giustizia non è stata
fatta.
Cosa sta facendo ora per il Rwanda?
Oltre a viaggiare per il mondo e parlare alla gente in modo di fare conoscere quello che è successo,
ho creato una fondazione che si occupa dei figli del genocidio. Oggi sono ragazzi che hanno dieci
anni, destinati a vivere di stenti per strada e che rischiano di essere una nuova generazione
perduta. Sono orfani di genitori assassinati durante gli scontri o, peggio, bambini generati dagli
stupri che gli Hutu perpetravano nei confronti delle donne Tutsi e che le madri stesse rifiutano. La
fondazione vuole farli studiare e allontanarli dalle strade, magari cercando di educare alcuni di
quelli che un giorno saranno i nuovi leader del paese.
Un film può servire per il Rwanda?
Nel 1994 l’Occidente si è disinteressato del massacro che stava avvenendo. Dopo sono in molti a
essere venuti in Rwanda per cercare di testimoniare quello che in realtà non avevano visto. Ho
continuato a raccontare la mia storia per il mio paese ma anche a scopo terapeutico. Ho visto il
film centinaia di volte ma ogni volta le ferite della memoria vengono riaperte e tornano a fare
male.
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UNA POESIA PER TE– ADOLESCENTI
Titolo: La ginestra
Autore: Giacomo Leopardi
Anno di edizione: 1836
Raccolta: I “Canti” (1845)
Commento
Un canto, a parere della critica, tra i più complessi del poetare leopardiano che, abbandonati i
pensieri che facevano da sostrato agli Idilli, radica il suo pensiero verso un ideale di solidarietà con
il prossimo, in una speranzosa visione verso l’avvenire.
l’avvenire. La complessità artistica del Leopardi si
evince nei suoi modi di porre gli argomenta della poesia, che passa, dall’incipit evangelico.
evangelico
Leopardi inizia il componimento con la desolazione della landa vulcanica sulla quale rimane
adagiata questa ginestra, cardine della poesia ed esempio per le generazioni, che appare come il
fiore per eccellenza, che riesce a rallegrare un ambiente sì poco promettente.
promettente. L’”odorata ginestra /
contenta dei deserti” rimane a contemplare la desolazione provocata dai fenomeni vesuviani,
mentre il poeta, nel discorrere di avvenimenti naturali fa scaturire la condizione dell’uomo del
tempo, confermando la sua precarietà,
precari
affermando “con estrema forza il valore morale di un
comportamento che non s'illude di trovare a questa infelicità un risarcimento spirituale ma nella
resistenza disillusa e pur fiera alle avversità della natura crede di assolvere al compito naturale
assegnato alla ragione dell'uomo e su questa matura consapevolezza, senza speranza alcuna ma
anche senza vigliaccheria, fonda il rapporto uomo-natura,
uomo natura, che è ormai un rapporto antagonistico e
agonistico, di lotta reciproca e senza cedimenti. Non solo: la individuazione
individuazione della natura come
nemica fondamentale di tutti gli uomini porta persino a intravvedere la possibilità che quella
resistenza sia comune, cioè comporti un'idea di "confederazione" fra gli uomini"9.
In questa variegata composizione poetica si alternano
alternano rappresentazioni del paesaggio (dal Vesuvio
a Mergellina e a Pompei),
), riflessioni sulla natura e sul rapporto del poeta con il mondo e con
l'uomo, sferzanti accenti polemici rivolti al proprio tempo, velati riferimenti autobiografici e
confluiscono, in una sintesi potente, le convinzioni di Leopardi sull'uomo, la Natura, i miti
dell'Ottocento ed anche quell'atteggiamento combattivo, fondato sulla ferma
fe
accettazione del
9
Alberto Asor Rosa, Sintesi di storia della letteratura italiana,
italiana La Nuova Italia,, Firenze, 1986, pag.
341
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"vero" e del "depresso loco/che la sorte ci diè" che connota gli ultimi anni della vita e dell'opera
del poeta. Sulle pendici riarse e desolate del Vesuvio solo una pianta riesce a vivere, la ginestra,
flessibile e tenace: simbolo dell'uomo che sa accettare la verità sulla propria condizione e, su
questa verità, può costruire la propria dignità.
Riflettiamo insieme
Un componimento decisamente lungo, ben 317 versi, per descrivere quanto espresso nel titolo,
una ginestra, appare estremamente pretenzioso. Eppure il genio poetico riesce là dove l’intelletto
medio si ferma: la ginestra, perché fiore del deserto, rappresenta di per sé un baluardo di speranza
per chi la vede: è una speranza dicotomica, non è il semplice sperare di sopravvivere alle eruzioni e
all’aridità, bensì, come ogni opera d’arte, del creato o dell’uomo, la speranza è quella di essere
vista, scrutata, interrogata, interiorizzata, digerita, capita. Questo fiorellino non è la speranza di
volerci tutti bene, non è la speranza di poter fondare oggi il mondo di domani tutti assieme, non è
la speranza che assieme alla ginestra il deserto fiorisca tutto, ma è la speranza che TU possa fare
tutto ciò, indipendentemente dagli altri, così come la ginestra, indipendentemente dalla
desolazione che la circonda, resiste, si staglia a sfregio della lava sulle pendici del Vesuvio e
reclama il suo posto nel Creato.
È facile abbandonarsi alla speranza derivante dalla privazione di qualcosa: io spero di riuscire
all’università laddove stento, nel lavoro laddove non sono brillante, negli affetti laddove sono poco
empatico. La speranza qui descritta è di poter trovare un riferimento nel proprio prossimo per
poter legittimare quanto di divino esiste in me, è un percorso legato a doppio filo con chi mi vive a
fianco: se non ci fossimo, non potremmo prendere atto che la ginestra è lì e sopravvive, ed anche
il suo posto al mondo perderebbe di qualcosa, così come se noi ci neghiamo l’interfaccia con il
vicino, togliamo ad entrambi la possibilità di valorizzare quanto di sovrumano c’è nelle nostre vite;
questa non è una speranza fatalistica del tipo “Fammi promuovere anche se non ho studiato”,
bensì è una speranza attiva sulla scia “Viviamo assieme da fratelli e ci realizzeremo”.
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SPERANZA
UN LIBRO PER TE– GIOVANI ADULTI
Titolo Chiaramagica
Titolo:
Autore Ascanio Marinelli
Autore:
Anno 2010
Anno:
Editore Fazi
Editore:
Collana Le vele
Collana:
Commento
Skipper, detto anche l’Italiano, dal suo punto di vista conduce una vita “ordinata”: si fa di eroina e
cocaina; spaccia ricavandone di che vivere agiatamente, sta all’erta e cerca di non finire in galera.
Abile, svelto, di bell’aspetto, vive a Francoforte, in un palazzo rispettabile, anche se non troppo
lontano dai quartieri degradati che frequenta per “lavoro”. Ha un’ex moglie e dei figli grandi che
non vede più da molto tempo. La sua esistenza è come una bolla di sapone nella quale non solo i
rumori esterni, ma anche le emozioni, ormai, arrivano attutite.
In quest’oasi suicida di tranquillità, la sola presenza che riesce a scuoterlo, a imbarazzarlo, a
interrogarlo, è quella di Claire, l’anziana vicina di casa che Skipper chiama affettuosamente
Chiaretta. Lui l’aiuta di tanto
anto in tanto a portare la spesa su per le scale e, già che c’è, utilizza la sua
soffitta come bunker per nascondervi denaro e “roba”.
L’intrecciarsi di queste due vite che in apparenza non potrebbero essere più distanti è in realtà,
come nella più classicaa delle favole, l’elemento magico che dà una svolta al destino di Skipper.
Per la prima volta, di fronte alla tenerezza e alla saggezza di Chiaretta, Skipper inizia a dubitare di
tutto, specialmente di se stesso, mentre lei arriverà addirittura a saltare la
la barricata della legalità
pur di evitargli dei guai, riuscendo a salvarlo da una retata della polizia.
Il legame misterioso e profondo tra i due, che inizialmente sconcerta e confonde Skipper, è figlio
della sofferenza – la sua, e quella di Chiaretta, che alla fine si rivelerà un’ex poliziotta cui la droga
ha strappato un figlio.
L’impossibilità dell’amore malato tra lui e Saskia, una prostituta tossicodipendente, è l’ennesimo
squarcio di verità sulla sua condizione. A Skipper non resta ora che il coraggio di una telefonata per
andare in una comunità di recupero.
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Riflettiamo insieme: l’incontro con l’altro salva
Ascanio Marinelli, autore del libro, ha 52 anni, è un ex tossicodipendente che ha deciso di
riscattare la propria vita entrando, dopo trent'anni di droga e solitudine, nella comunità di san
Patrignano e con il libro 'Chiaramagica' ha voluto raccontare a tutti la propria storia.
Ascanio ha trovato il coraggio di risalire su fino alla vetta, fino alla luce di una nuova vita, grazie a
Chiaretta, un’anziana signora conosciuta in Germania, che un giorno gli ha detto:« Io ti leggo
come un libro aperto». Ogni volta che la incontrava non riusciva ad evitare a se stesso di guardarsi
dentro.
Questo libro parla di speranza e solidarietà, è la storia vera di un uomo, che grazie ad un
incredibile incontro, sceglie di continuare a vivere oltre il tunnel della droga. Si crea come una
magia tra Skipper e Chiaretta; una magia che non ha nulla di soprannaturale, ma si compie nel
valore estremo e nella rarità della comprensione, dell’apertura all’altro come strumento per la
conoscenza di sè.
Per comprendere come avviene il cambiamento di Skipper, attraverso l’incontro-scambio con
Chiaretta, ecco due stralci del libro:
prima… Occhi. Mi fissano, mi controllano, mi seguono. Me li sento sempre addosso, come quelli di
certi quadri. E facce sempre rivolte verso di me, come i girasoli. Solo che, per loro, io non sono il
sole, ma il diverso, il sospetto… Il nemico? E tutti mi sanno leggere dentro, sanno cosa penso, cosa
ho fatto, cosa farò.
La sensazione peggiore, però, è l’impotenza. Non c’è verso di nascondersi, o di reagire, o di
combattere. E la rabbia sale a ondate, in rapida successione, finché riesco a spalancare la bocca
per urlare.
Quando apro gli occhi mi ritrovo a fissare la parete, focalizzando una macchiolina color ruggine, a
forma di goccia.
Sono coperto da un velo di sudore e il cuore sembra volersi far aprire il petto da quanto bussa.
Sotto le coperte non proprio pulite, le lenzuola sono zuppe, così come il materasso e il cuscino.
La roba dev’essere meno buona di quanto mi era sembrata, se dopo nove ore sto già a rota. Be’,
quasi dieci. Per quello che l’ho pagata, un affarone.
Dopo… «Dentro è tutto come sempre: la polvere, la lampadina fulminata, i ragni. Metto via soldi e
roba, tenendo giusto quello che mi servirà stanotte. Poco dopo, quando sono già a letto, risento la
voce di Chiaretta dire «chi ha tempo, non aspetti tempo» e, contrariamente alle mie abitudini – che
si riassumono in un bel «Rimanda tutto ciò che non ti tira di fare» –, mi alzo e mi metto a lavare
piatti e cucina, mentre la radio mi racconta di «Johnny Walker, immer gut gelaunt!». Riordinata
generale, spazzata veloce, un’acconciata al letto e un po’ di toilette personale. Poi, soddisfatto,
vado a dormire.
Sono le quattro e non c’è un cane che mi dica bravo. Forse Chiaretta l’avrebbe fatto. Però mi sento
meglio del solito e tanto basta. Proprio mentre scivolo via mi trovo a pensare che, Chiaretta o no,
probabilmente, mi sta dando di volta il cervello, visto che ho dimenticato di farmi.»
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SPERANZA
Confrontiamoci
Quanto riesco a condividere con chi mi sta accanto i miei progetti, la mie aspirazioni, i miei
desideri? L’altro può aiutarmi nella mia realizzazione oppure ‘chi fa da sé fa per tre’? Quando
l’incontro con l’altro diventa fecondo di nuove prospettive? Racconto…
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SPERANZA
UN’OPERA D’ARTE PER TE – GIOVANI
Titolo:: gli amanti
Autore:: René Magritte
Anno: 1928
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: 54 x 73 cm
Dove la trovo: Richard S. Zeisler
Collection, New York
Commento
La prima impressione che si ha guardando quest’opera può essere il senso di soffocamento: tanto
sono evocative le bende che coprono il volto dei personaggi, chiaro riferimento dell’autore al
suicidio di sua madre, gettatasi nel fiume Sambre con una camicia da notte avvolta attorno alla
testa, da trasmettere una sensazione di angoscia che permea tutta la tela. Questo
Ques quadro con le
figure così rappresentante si inserisce in tutta una produzione di Manritte, in cui lui copre con veli
o altri oggetti i protagonisti dei suoi dipinti, ma questo appare particolare per alcuni motivi. Il
primo sicuramente è l’azione del dipinto,
dipinto, il bacio tra gli amanti ha tutto un valore intrinseco,
aumentato dalla cecità dei due a causa delle bende, che rimanda all’eterno conflitto tra amore e
morte, èros e thànatos,, all’interno delle quali si trova una lettura positiva: malgrado i reali
impedimenti
pedimenti che separano i due, loro hanno la speranza di riuscire a baciarsi veramente, perché
l’uno si affida all’amore dell’altro per alimentare la propria speranza..
A chi ha fatto nella sua vita esperienza di Gesù e del suo amore, questo quadro ha ancora
ancor qualcosa
da dire: si può trovare al suo interno un riferimento al fatto che, come la presenza di Gesù riesce a
dare valore a ciò che prima era coperto dal peccato, una volta che il velo viene rimosso grazie al
suo sacrificio, così anche l’incessante ricerca
ricerca di questi due amanti ha tanto più valore in quanto
moltiplica all’infinito la bellezza del ritrovarsi quando (o se, per i più pessimisti) le loro bende
cadranno.
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SPERANZA
Riflettiamo insieme
L’immagine nella sua essenzialità apre all’osservatore un universo nuovo che lo conduce fino
nell’intimo del proprio io. Quante volte di fronte alle relazioni, il timore ci attanaglia, quante volte
il desiderio della felicità altro non diventa che la sublimazione dei piaceri a scapito dell’umanità.
Ancor peggio le relazioni diventano un turbine d’ingordigia e possessione. Talvolta le relazioni
elevano fin su nelle vette più alte del cielo come lo fu quella di Dante e Beatrice, altre volte invece
si deforma fino alla strumentalizzazione l’altro.
L’altro dovrebbe esse quello che permette di guardarsi allo specchio, è colui che dovrebbe dare la
possibilità di scorgere l’infinità nella quotidianità. Eppure non di rado l’altro è colui che sublima i
nostri egoismi, è colui che accontenta i miei desideri, e se ciò non avviene può essere gettato via.
Ma può una vita essere animata da bisogni indotti, speranze a consumo? È tempo in cui il velo
della nostro egoismo si squarci e ci si apri alla relazionalità con l’altro per la realizzazione del bene
comune.
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