Augusto e il Principato - IIS CESTARI

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Augusto e il Principato - IIS CESTARI
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Augusto
e il Principato
La “libertà” degli
aristocratici non si identifica
con la “libertà” dei plebei
1
DUE OPPOSTI PUNTI
DI VISTA: PLEBEI CONTRO
NOBILTÀ SENATORIA.
Uccidendo Cesare, i congiurati avevano,
per così dire, agito in buona fede. Proclamandosi dittatore a vita, Cesare aveva inferto il colpo definitivo alla Costituzione
repubblicana, che essi ritenevano l’unica
forma di governo in grado di garantire la
libertà dei cittadini, e aveva tolto ogni potere al Senato, che essi giudicavano formato
da professionisti della politica e quindi insostituibile se si voleva amministrare con
competenza lo Stato e trattare con gli Stati
esteri.
Ma chi erano i congiurati? Erano aristocratici e senatori, cioè i rappresentanti di
una categoria che aveva approfittato delle
leggi repubblicane per ottenere ogni sorta
di privilegi e le aveva spregiudicatamente
infrante ogni volta che questi privilegi
erano stati minacciati da altre leggi.
I congiurati chiamavano Cesare “tiranno” e
formalmente avevano ragione, visto che egli
aveva assunto tutti i poteri e governava
prendendo le decisioni da solo. Ma
quale “libertà” era minacciata da
questa tirannide?
Secondo il parere della plebe, la cosiddetta “tirannide” di Cesare era il governo
saggio e illuminato di un uomo che intendeva mettere ordine nel caos creato dalle
Guerre civili, porre fine alle stragi e abbattere i privilegi degli aristocratici. Quanto
alla “libertà”, per i plebei essa non era altro che l’ingiustizia esercitata dagli aristocratici quando rubavano i campi ai piccoli
proprietari o esigevano affitti vertiginosi
per gli appartamenti di stabili in rovina.
Ancora una volta la società romana era
spaccata su un tema di vitale importanza.
La sconfitta dei congiurati
e la battaglia di Azio pongono
fine alle Guerre civili
2
Quando si diffuse la notizia della morte di
Cesare, Roma e l’Italia si prepararono alla
rivolta. I plebei e i veterani si armarono. Il
giorno dei funerali il testamento di Cesare fu letto pubblicamente e, appena si giunse al punto in cui, attingendo dal proprio patrimonio personale, il vincitore delle Gallie
lasciava 300 monete d’argento a testa a
ogni plebeo romano a testimonianza
del suo affetto per il popolo, il furore
scoppiò in modo incontenibile.
Cicerone
rappresentante della
nobiltà senatoria
Un gruppo di plebei
dal barbiere nel Foro
Gli assassini
X
di Cesare
X X X X X X X X X X X
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1 - Augusto e il Principato 209
OTTAVIANO.
Ritratto di Ottaviano su una moneta. Quando morì
Cesare, aveva 19 anni.
Bruto, Cassio, Cicerone e gli altri congiurati, per evitare il linciaggio, fuggirono
precipitosamente dalla città; contemporaneamente, contro di loro si schierarono uno
dei generali di Cesare, Marco Antonio, e il
nipote e f iglio adottivo del dittatore,
Ottaviano, che si allearono con un altro
amico di Cesare, Lepido, e nel 43 a.C.
diedero vita a un Secondo triumvirato
che sconfisse Bruto e Cassio nella battaglia di Filippi in Macedonia. La loro
alleanza, però, ebbe durata brevissima e
nel 31 a.C. nelle acque di Azio, davanti
alle coste greche, Ottaviano sconfisse a sua
volta Antonio.
La battaglia di Azio segnò la fine delle
Guerre civili e consegnò Roma nelle mani
di Ottaviano.
• la carica di pontefice massimo, con la
quale ebbe il controllo di tutte le cerimonie
religiose.
Con questi tre poteri Ottaviano scavalcò
quello dei consoli e quello del Senato e
divenne un sovrano di fatto, se non di
nome. Non di nome, perché non volle titoli
odiosi per la mentalità romana, come “re”
o “dittatore”. Si limitò invece a usare il
sistema onomastico tradizionale per il
quale ciascuno aveva un prenome, un
nome e un cognome. Ottaviano assunse
come prenome la parola imperatore, che
fino ad allora era stata semplicemente il
titolo riservato ai comandanti vittoriosi;
come nome, quello di Cesare, il padre
adottivo, amatissimo dalla plebe; come
cognome Augusto, “colui che accresce”,
cioè che rende i cittadini ricchi e felici.
Infine incoraggiò l’abitudine di chiamarlo
con l’appellativo di principe, cioè “primo
(fra i cittadini)”.
I poteri eccezionali rendono
Ottaviano “Augusto” e “imperatore”
3
Ottaviano chiese immediatamente poteri
eccezionali, ma con astuzia: ognuno di
essi, infatti, separatamente rispettava le
leggi repubblicane; la loro somma, invece,
li trasformava nel potere di un monarca.
Tali poteri erano:
• il tribunato della plebe, che rese la sua
persona “sacra e inviolabile” e gli permise
di controllare le Assemblee della plebe, dove si potevano votare leggi senza bisogno
dell’approvazione del Senato (i plebisciti);
• il proconsolato per tutto l’Impero, che
gli assegnò il governo delle province più
importanti, nonché il comando supremo di
tutte le legioni romane, e gli permise inoltre di avere a sua disposizione il Tesoro
dello Stato per finanziarle;
AUGUSTO IMPERATORE.
Questa è la statua che
ritrae Augusto nella veste
di generale vittorioso ad
Azio, cioè, appunto, di
imperator, “comandante”.
(Museo Chiaramonti, Città
del Vaticano.)
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210 MODULO 5 - Roma nell’età imperiale
Con alcuni provvedimenti
urgenti Augusto risana
le finanze e aiuta i più poveri
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Stremati da tanti anni di Guerre civili, nelle
quali erano stati versati fiumi di sangue ed
erano state vuotate le casse dello Stato, i
Romani non chiedevano altro che ordine,
pace, sicurezza, una buona amministrazione e risparmi garantiti.
Augusto cercò di dare un segnale immediato ai cittadini con una serie di provvedimenti urgenti che tendevano a risanare le
finanze statali e a dare sicurezza ai diseredati: congedò 300 000 legionari per rendere meno costoso e più snello l’esercito,
annullò i debiti dei privati verso lo Stato e
diede l’avvio a grandi opere pubbliche –
acquedotti, templi, strade, edifici – impiegando come manodopera i disoccupati di
Roma e delle colonie italiche.
I SOSTENITORI DELL’IMPERO
LA
CLASSE MEDIA
come questo panettiere,
che ha una bottega
e alcuni schiavi.
I
CAVALIERI
come questi ufficiali pretoriani.
LA
Nuove categorie sociali
saranno la forza dell’Impero
5
Successivamente Augusto varò una vera e
propria riforma che diede una nuova sistemazione alle categorie sociali dell’Impero.
Al Senato tolse la maggior parte dei poteri
politici; però compensò astutamente i singoli senatori con incarichi inutili ma onorifici e redditizi. Inoltre mantenne il loro
diritto ormai secolare al governo delle province. Poiché i cavalieri gli apparivano
molto più fidati, fece di loro la classe dirigente dell’Impero.
A tre di essi affidò tra l’altro il comando dei
pretoriani, la nuova guardia imperiale che
divenne importantissima perché fu l’unico
corpo militare autorizzato a percorrere armato le vie di Roma, la prefettura dell’annona (cioè il controllo dell’approvvigionamento di Roma) e la prefettura della flotta.
La classe media, formata da mercanti, bottegai e artigiani, sostenne Augusto perché
la pace favoriva le attività e gli affari.
Anche la plebe fu avvinta da un legame
strettissimo con l’imperatore, che presiedeva come tribuno le Assemblee, organizzava
i giochi del circo e, quando il prezzo del
pane si alzava eccessivamente, ordinava
distribuzioni gratuite di grano.
Infine Augusto compì un gesto rivoluzionario esaltando il ruolo dei liberti, gli schiavi
“manomessi” che avevano curato i suoi affari di famiglia, ai quali affidò l’amministrazione del fisco, il patrimonio personale
dell’imperatore, mentre l’erario, le casse
pubbliche dello Stato, restava amministrato
dai senatori. Il fisco divenne però molto più
ricco e importante dell’erario. Inoltre molte
casate nobili lo imitarono e, nel giro di pochi anni, i liberti diventarono una categoria sempre più vasta di privilegiati.
PLEBE
che avrà spettacoli e grano gratuito.
GLI
SCHIAVI
che, come questo
schiavo-bambino,
potranno aspirare
a diventare ricchi
e potenti come liberti.
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Mecenate cura
la propaganda augustea
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Uno degli obiettivi principali delle riforme
augustee era non solo la restaurazione
della “pace romana”, che avrebbe permesso agli abitanti dell’Impero, dopo tanti
anni di guerre, di viaggiare al sicuro lungo
le sue strade, di commerciare e di sentirsi
cittadini del mondo, ma anche la restaurazione degli antichi costumi: religiosità,
austerità, coraggio, frugalità.
In un’epoca in cui non esistevano i mezzi di
comunicazione di massa (giornali, radio, televisione) il compito di propagandare queste virtù fu affidato a un gruppo di scrittori
e di poeti selezionati dal più grande amico
di Augusto, che fu anche suo ministro: Mecenate. Nel gruppo emersero Orazio, Virgilio e Tito Livio.
Orazio cantò nelle sue poesie il ritorno ai
campi e i costumi severi sia per l’uomo che
per la donna; Virgilio compose l’Eneide, il
grande poema epico che Augusto voleva
per celebrare le origini divine della sua
casata e di Roma stessa; Tito Livio scrisse
in 142 libri la storia della città di Roma
dalla sua fondazione e ne esaltò gli eroi, il
carattere indomito, la frugalità, la disciplina, la dedizione alla patria, la religiosità,
cioè le caratteristiche che avevano reso
grandi i Romani delle origini.
L’imperatore, tuttavia, non riuscì a restaurare gli antichi valori morali. La società
ormai si era troppo degradata, i ricchi conducevano una vita tra agi e vizi, la plebe
voleva solo giochi e grano gratuiti, il
rispetto per gli antichi dèi romani si era
allentato e molti subivano il fascino di altre
religioni che venivano dall’Oriente.
Accanto ai poeti di corte protetti dal mecenatismo, cioè dal denaro e dai regali di Mecenate, ce n’erano altri, come ad esempio Ovidio, che celebravano i divertimenti sfrenati,
gli amori extraconiugali, i banchetti che duravano sino al mattino. Augusto esiliò Ovidio, ma non riuscì a frenare la corruzione.
AUGUSTO PONTEFICE
MASSIMO.
In questa veste
l’imperatore tentò
di moralizzare la vita
romana. (Roma, Museo
Nazionale Romano.)
I LETTERATI DI MECENATE
1
3 La donna ideale
Basta una brava donna che faccia in casa la sua parte
e mi cresca i bambini:
una sabina, ad esempio, o una donna di Puglia,
asciutta e riarsa dal sole.
Una che riempia il focolare di legna stagionata
quando l’uomo torna con la schiena rotta dal lavoro;
e che chiuda negli steccati il gregge
e sprema il latte dalle mammelle piene;
una che spilli il vino nuovo dal tino odoroso
e metta in tavola vivande non comprate.
ORAZIO (65 a.C.-8 a.C.), Epodi, 2
2
1 VIRGILIO - Questo affresco del I secolo d.C. illustra un episodio dell’Eneide
(Enea ferito durante una battaglia);
ornava una casa di Pompei.
2 TITO LIVIO - Il quadro del pittore francese David (1748-1825) illustra una
delle più antiche leggende romane narrate da Tito Livio: quella dei tre Orazi
che si apprestano a combattere contro i
tre Curiazi per la salvezza della neonata
Roma (Parigi, Museo del Louvre).
3 O RAZIO - Una lirica in cui il poeta
esalta la donna contadina, lavoratrice e
risparmiatrice.
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212 MODULO 5 - Roma nell’età imperiale
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LIVIA.
Questo cammeo del I secolo
a.C., ora conservato in un
museo dell’Aia (Olanda),
ritrae Livia, moglie
di Augusto, amatissima
dal consorte e potentissima
sul piano politico.
Inizia un’epoca nuova
Augusto morì nel 14 d.C. a 77 anni; da 57
era un protagonista della vita politica; da
ben 41 aveva assunto il titolo di “principe”
e il prenome di “imperatore”, tanto che la
sua età fu chiamata saeculum Augusti, “il
secolo di Augusto”.
La fortuna che egli ebbe nella vita pubblica
si accompagnò a una grande sfortuna nella
vita privata: vide morire il figliastro e i due
nipoti che amava e che aveva designato a
succedergli. Fu sempre fedele alla sua terza
moglie, Livia, e alla fine dovette rassegnarsi
Livia,
moglie
Germanico,
nipote
prediletto
a lasciare l’Impero al figlio di primo letto
della sua consorte, Tiberio, per il quale però
non nutriva alcuna simpatia. Per la prima
volta, quindi, un potente designava il proprio successore e fondava una dinastia, cioè
una famiglia che si trasmette il trono da una
generazione all’altra. La svolta era compiuta. La Repubblica era morta e nasceva il
Principato. Oggi lo chiamiamo anche
“Impero” dando a questa parola non più il
valore di “province conquistate”, come
aveva ai tempi della repubblica romana, ma
di “governo dell’imperatore”.
Giulia,
figlia
Vipsanio
Agrippa,
marito di Giulia
Ottavia,
sorella
Tiberio,
figlio
di Livia
L’ARA PACIS.
Augusto volle erigere a Roma questo grande altare
in onore della pace che aveva ristabilito ponendo fine
alle Guerre civili. Su questo lato sono raffigurati tutti i
membri della famiglia imperiale.
Gaio, figlio di Giulia e Agrippa
Lucio, figlio di Giulia e Agrippa
In sintesi
1-2 La cosiddetta “tirannide” di Cesare era considerata
dalla plebe un governo saggio e illuminato, e, quando viene letto il testamento di Cesare scoppia la rivolta dei plebei e dei veterani. Contro i congiurati in fuga si schierano
Antonio, Ottaviano (nipote e figlio adottivo di Cesare) e
Lepido. Nel 43 a.C. i tre fondano un Secondo triumvirato
e sconfiggono i congiurati. L’alleanza tra i triumviri è di breve durata: ad Azio, nel 31 a.C., Ottaviano sconfigge Antonio. È la fine delle Guerre civili.
3-4 Ottaviano chiede al Senato poteri eccezionali e ottiene: il tribunato della plebe, il proconsolato per tutto
l’Impero, la carica di pontefice massimo. Prende quindi
provvedimenti urgenti per risanare le finanze statali e dare
sicurezza ai diseredati.
5 Augusto vara una riforma che toglie al Senato poteri
politici ma compensa i senatori con incarichi redditizi e fa
dei cavalieri la classe dirigente dell’Impero. La classe
media e la plebe amano Augusto, l’una perché la pace fa-
vorisce gli affari, l’altra per l’organizzazione dei giochi nel
circo e per le distribuzioni gratuite di grano. L’erario resta
amministrato dai senatori, mentre il fisco viene affidato ai
liberti, gli schiavi liberati, che diventano una categoria di
privilegiati.
6 Insieme alla “restaurazione della pace romana”, Augusto s’impegna per la restaurazione degli antichi costumi decaduti durante le guerre civili. Affida a Mecenate
il compito di scegliere scrittori e poeti che esaltino le antiche virtù. Nel gruppo emergono i poeti Orazio e Virgilio e lo
storico della città di Roma Tito Livio.
7
Augusto muore nel 14 d.C., dopo 57 anni di vita politica; il suo lungo periodo di governo viene chiamato “il secolo di Augusto”. Sceglie come successore Tiberio, figlio
della terza moglie Livia e con questa designazione fonda
una dinastia. La Repubblica è morta e nasce il Principato. Viene chiamato “Impero” con il significato di “governo
dell’imperatore”.
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Pagine operative
Riordina cronologicamente i seguenti
eventi.
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Nel 43 a.C. Marco Antonio, Ottaviano e Lepido diedero vita a un Secondo triumvirato.
Quando fu letto pubblicamente il testamento di Cesare, il furore del popolo scoppiò in
modo incontenibile.
Nella battaglia di Anzio del 31 a.C. Ottaviano sconfisse Antonio ponendo fine alle
Guerre civili.
Il Secondo triumvirato sconfisse Bruto e
Cassio a Filippi, in Macedonia.
Bruto, Cassio, Cicerone e gli altri congiurati
fuggirono precipitosamente dalla città.
Completa la tabella seguente indicando quali poteri corrispondevano alle cariche assunte
da Ottaviano Augusto, quindi rispondi alla domanda.
2
Tribunato della plebe
.......................................................................................................
.......................................................................................................
.......................................................................................................
Proconsolato
per tutto l’Impero
.......................................................................................................
.......................................................................................................
.......................................................................................................
Pontefice massimo
.......................................................................................................
.......................................................................................................
.......................................................................................................
La somma di queste tre cariche in che cosa trasformava il potere di Augusto?
.............................................................................................................................................................
3
Spiega il significato del prenome, nome, cognome e appellativo assunti da Ottaviano.
Imperatore
................................................................................................................................
Cesare
................................................................................................................................
Augusto
................................................................................................................................
Principe
................................................................................................................................
4
Scrivi negli spazi vuoti le categorie sociali romane che Augusto sostenne o indebolì.
Divennero la classe dirigente dell’Impero.
.............................
.............................
Godettero della pace che favorì gli affari.
.............................
Fu affascinata dal tribunato, dai giochi, dalle distribuzioni di grano.
.............................
Amministrarono il fisco e divennero una categoria di privilegiati.
.............................
Persero molti poteri politici.
.............................