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Agapito Bucci
i santi medici
cosma e damiano
Armando
editore
Sommario
Premessa 9
Capitolo primo
Una questione controversa.
Più coppie omonime? 17
Capitolo secondo
I SS. Martiri
43
Capitolo terzo
Luoghi di culto
71
Capitolo quarto
Miracoli
153
Bibliografia 203
Indici dei nomi 213
Premessa
La Chiesa romana, com’è noto, ha tributato un singolare
onore ai SS. Cosma e Damiano, inserendoli nel canone della
messa e nelle litanie maggiori1, nonostante una singolare carenza di dati biografici ben definiti e storicamente accertati.
I martirologi, dal Geronimiano a quelli di Beda e Adone,
tra di loro coerenti, confortano e rinsaldano la supposizione
dell’esistenza di antichi Atti, ai quali probabilmente si ricollegano2.
Innanzitutto gli Atti greci, che si possono ritenere sostanzialmente proconsolari, anche se notevolmente interpolati
dai redattori cristiani3. Fondamentale resta, a tal proposito,
il codice vaticano 860 (foglio 53): Martyrium sanctorum
Cosmae et Damiani et Anthimi et Leontii et Euprepii4.
L’incipit è identico a quello degli Atti dei SS. Taraco,
Probo ed Andronico, che nella stessa provincia della Cilicia subirono il martirio sotto Diocleziano5. Lisia è lo stesso “preside” (o prefetto) della Cilicia, sotto il quale furono martirizzati Claudio, Asterio, Neone e Donnina (gli
Atti dei quali recano la data del 23 agosto)6. Il vero problema è la difficoltà di determinare se questi Atti risultino
quali furono stilati dai segretari, oppure se e dove siano
stati interpolati. È indubitabile che i cristiani si sforzassero di procurarsi tali processi verbali versando del denaro,
9
e che li ricopiassero amorevolmente. Ma si evince indiscutibilmente che qua e là siano state operate vistose integrazioni, soprattutto all’inizio ed alla fine. Certamente i cristiani
agivano in questo modo poiché erano a conoscenza di notizie riguardanti i martiri, non incluse negli Atti, ma ritenute particolarmente degne di essere inserite e riportate. Tale
licenza non sarebbe stata censurabile, in tal caso, se quelle
nozioni fossero state introdotte all’inizio o alla fine, lasciando pressoché intatto il contenuto del verbale; oppure se fosse stata avvertita l’opportunità di tenere distinta la struttura
originale di esso dalle aggiunte successive. Ma l’accortezza non ha guidato la mente dei primi compilatori, indotti
spesso dall’ansia devozionale ad interpolare liberamente e
scriteriatamente.
Si spiega, così, la presenza di elementi improbabili e
fantasiosi, macroscopiche invenzioni, acclarate inverosimiglianze.
Bisogna anche pensare, oltre all’imperizia degli interpolatori, al fatto che difficilmente si riusciva a disporre di
documenti ufficiali completi ed integri. Comunque sia, la
sequela dei supplizi, imposta da Lisia ai santi, appare ve­
rosimile (pur adoperando con grandissima cautela tale termine), in quanto riscontrabile negli Atti greci e latini senza
notevoli modifiche o vistose aggiunte di elementi spuri. Si
ritiene comunemente che gli Atti latini editi da Mombritius
– tradotti dagli esemplari greci, ed integrati da notizie attinte da altre fonti – oltre ad essere molto antichi, siano anche i più attendibili. Ciò si desume ragionevolmente dalla
constatazione che la struttura dialogica e l’elencazione dei
supplizi inflitti propendono ad una plausibile convergenza
con quelli presenti nei precedenti documenti. In altri Atti,
soprattutto in quelli brevi, si parla solo di Cosma e Damiano (con esclusione dei tre fratelli); come pure è decisa10
mente ridotta la presenza di elementi fantastici, rilevabile
negli Atti più estesi. In quasi tutti il nome della madre è
Teodote/a, ma anche Teodora. I santi sono definiti gemelli
(ciò vale soprattutto per la coppia di martiri) e medici che
curano gratuitamente non solo gli uomini, ma anche gli
animali. Il martirio è fissato alle V Kalende di ottobre (ossia al 27 settembre).
Naturalmente episodi – come quelli di Palladia e del
“cammello parlante” – sconfinano incontestabilmente nella
leggenda, anche se sono forse la spia di una diversa tradizione manoscritta ricollegabile alla Vita Asiatica (ossia alla
presunta esistenza di una distinta coppia di confessori dello
stesso nome).
Il tema della storica esistenza di due coppie di Santi Medici anàrgiri dello stesso nome (martiri arabi e confessori
asiatici) – mentre sembra fantasiosa e destituita di credibilità l’ipotesi di una terza coppia di martiri romani – è stato
solo enunciato nel primo capitolo senza la pretesa di pervenire ad una conclusione ponderata e criticamente inappuntabile. Sicuramente l’accettazione di distinte coppie
(come negli antichi menologi greci accade) contribuirebbe
a risolvere molte incoerenze e contraddizioni. Soprattutto
quella riguardante la sepoltura dei corpi dei santi martiri.
Se indubbia è l’attribuzione del luogo del martirio alla città
di Egea, dove pure furono processati, è logico ritenere che
nello stesso luogo fossero inumati. Invece Ciro (località della Siria molto distante) avrebbe accolto i resti mortali degli
omonimi santi confessori nella famosa basilica attestata dai
cronisti del tempo. Ciò semplificherebbe, fino a risolvere, la
controversa questione con l’assegnazione ad Egea della pas­
sio dei martiri cosiddetti “arabi” e del seppellimento in loco
dei loro corpi, seguito, dopo alcuni anni, dall’edificazione
di una basilica, andata poi distrutta; con il riconoscimento
11
a Ciro della presenza operosa dei confessori “asiatici”, e
dell’edificazione, sulla loro tomba, di un celebre tempio
(con annesso ospedale).
Nel secondo capitolo si prospetta una sintetica trattazione
dei santi martiri di Egea, con la presentazione dei testi più
significativi.
Nel terzo è delineata una mappa – non certamente esaustiva – dei luoghi di culto. Nel quarto si affronta la quaestio
de miraculis, ma si limita la disamina all’elencazione sommaria di quelli citati negli Acta Sanctorum7.
Avvertenza
I testi greci sono presentati nella versione latina e/o nella traduzione italiana. È stata effettuata la traslitterazione dei vocaboli
greci necessariamente citati. Sono state adottate le seguenti ab­
breviazioni:
AASS = Acta Sanctorum.
AB = Analecta Bollandiana, Bruxelles.
BHG = Bibliotheca Hagiographica Graeca, ed. Socii Bollandiani, Bruxelles 1957 (3).
BHL = Bibliotheca Hagiographica Latina, Antiquae et mediae­
aetatis, ed. Socii Bollandiani, Bruxelles 1889-1901, 2 voll.
BHO = Bibliotheca Hagiographica Orientalis, ed. P. Peeters,
Bruxelles 1910.
Note
1
Per quanto riguarda l’assunzione dei santi Cosma e Damiano nel Canone del-
la Messa, avvenuta per opera di San Felice IV o forse già prima sotto Papa
Simmaco e nelle Litanie maggiori, diremo che i nostri sono gli ultimi santi
ai quali sia stato concesso l’onore del posto nel Canone. Accanto ad essi, nel
rispettivo posto del Canone non si trova, oltre agli Apostoli ed oltre ai martiri
della Chiesa Romana, se non S. Cipriano d’Africa; talché, quasi ad esprimere
l’universalità della Chiesa di Roma, vi sono rappresentati l’Africa e l’Oriente.
12
Questo onore concesso ai Santi Medici Martiri ci dice chiaramente la grandezza e l’universalità del culto goduto dai santi Cosma e Damiano nella Chiesa e
nel popolo cristiano (P. Chioccioni, Vita illustrata dei Santi Cosma e Damiano,
Roma, 1967, pp. 36-37).
ino alla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, nelle preghiere del
F
canone della santa messa il sacerdote, accanto a Maria, madre di Dio, e agli
apostoli, venerava i martiri e ne ripeteva alcuni nomi, in parte noti a molti
fedeli, perché appartenevano a creature intorno a cui la pietà, la leggenda e
l’arte hanno creato una ricca tradizione; in parte meno noti nel nostro tempo,
ma ricchi di palpitante attualità per i cristiani dei primi secoli, che forse avevano avuto la fortuna di conoscerli direttamente o attraverso i loro discepoli.
La chiesa, dunque, fin dalle sue origini, tributò una particolare venerazione a
quelli che avevano testimoniato con il sangue la loro fede in Cristo (Atti dei
martiri, a c. di G. Caldarelli, Milano, 1985, p. 7).
La Stazione quaresimale, introdotta da Gregorio II (715-731) (forse anche prima), da secoli ha luogo il giovedì dopo la terza domenica di quaresima. Nei
secoli passati veniva considerata quasi una “solemnitas”, assumendo il carattere di una festicciola popolare a metà quaresima, quando il digiuno pesava e si
sentiva la necessità di ricorrere ai Santi Medici “spes certa salutis”.
Oltre la festa del 27 settembre e la Liturgia Quaresimale, anticamente avevano
luogo… (altre ricorrenze) nell’ottava e nella seconda domenica dopo Pasqua…
Nei secoli VI e VII, per soddisfare alla devozione dei fedeli, fu concesso di
anticipare la festa alla domenica precedente, se il 27 settembre cadeva in giorno
feriale (A. Labriola, I santi Cosma e Damiano, medici e martiri, Roma, 1984,
pp. 41-42).
2I
martirologi derivano in buona parte dai calendari, specialmente dal Liberiano,
o ssia quel calendario che, compilato sin dall’anno 345, papa Liberio (352-366)
fece rinnovare e condurre fino all’anno 354, servendosi dell’opera di Furio Dionisio Filocalo, esimio calligrafo, donde poi il nome di Calendario Filocaliano…
Il più antico è detto Geronimiano, e servì di fondo alla compilazione di tutti
gli altri.
Fu conosciuto prima in Italia ed ebbe forma definitiva ad Auxerre, tra il 592
e il 600, riempito però di aggiunte concernenti la Gallia Merovingia. Il nome
lo farebbe supporre opera di S. Girolamo, ma molto probabilmente risale in
parte ai tempi di Eusebio di Cesarea; S. Girolamo non ne sarebbe stato che
l’ordinatore o il revisore.
Il De Rossi vi riconobbe le tracce d’un antico catalogo di pontefici da S. Pietro
fino a S. Silvestro…
Questo documento andò crescendo col tempo per numerose inserzioni di nuovi
anniversari di martiri e di santi. Nei secoli ottavo e nono, poi, altri martirologi
vennero compilati, né già con semplici note di tempo e di luogo, ma con ragguagli e notizie istoriche più ampie. Il primo a comparire fu quello scritto dal
venerabile Beda l’anno 731, cui fece seguito il martirologio di Adone, vescovo
di Vienna, che dopo il Geronimiano tiene il primo posto; vennero quindi quello
di Usuardo e finalmente quello di Rabano Mauro. Tutti però, come già s’è
accennato, hanno radice nel Geronimiano (S. Scaglia, Manuale di archeologia
cristiana, Roma, 1911, pp. 9-10).
13
3 In seguito alle disposizioni emanate da Traiano nel suo rescritto (113), i cristiani furono sottoposti a processo e condannati nel rispetto di regolari procedure.
Fu proprio di fronte a tale inedita situazione che i fedeli manifestarono l’ardente
desiderio di conservare una precisa relazione dell’interrogatorio e delle sue varie
fasi, nonché il testo della definitiva sentenza. Quindi possiamo agevolmente capire
perché le passioni dei martiri del I sec. siano riferite in forma sommaria, mentre
per i martìri – a partire dal II sec. e fino al IV – la narratio sia più dettagliata e,
soprattutto, basata sull’interrogatorio effettuato nella sua sede naturale, cioè il tribunale. Del resto, i cristiani erano presenti al processo, cercavano in tutti i modi
di trascrivere il testo dell’udienza oppure di memorizzarlo per affidarlo, appena
possibile, alla scrittura.
Ma questa metodologia, alquanto empirica, oltre a rivelarsi approssimativa ed
imprecisa, rischiava di compromettere gravemente e definitivamente le parole esatte pronunciate dagli impavidi atleti della fede. Di qui, la necessità improrogabile di
procurarsi il verbale stesso dell’interrogatorio (o una sua copia), steso dagli excep­
tores [gli scrivani o stenografi] durante l’udienza.
Ciò si evince chiaramente dalla testimonianza di alcuni fedeli dell’Asia Minore
nell’introduzione al racconto del martirio dei SS. Taraco, Probo e Andronico: «Noi,
Panfilo Marciano, Lisia, Agatocle… abbiamo cercato ciò che si è compiuto, in Panfilia, a riguardo dei martiri. Siccome ci era necessario raccogliere tutti i documenti
relativi alla loro confessione, abbiamo ottenuto di trascriverli al prezzo di duecento
denari versati, a Sebaste, ad uno degli spiculatores [sorveglianti]» (Acta SS. Ta­
rachi, Probi et Andronici, a c. di T. Ruinart, Acta primorum martyrum sincera,
Ratisbona, 1689, p. 457).
«Gli Acta proconsularia di S. Cipriano hanno questa fortuna, di essere citati
per la prima volta in due documenti contemporanei. In una lettera indirizzata a
Cipriano, poco tempo dopo il suo primo processo, i confessori delle miniere di
Sigus, in Numidia, così gli scrivono: “Come un maestro buono e sincero, tu ci hai
insegnato ciò che noi, tuoi discepoli, dobbiamo dire dinanzi al governatore; tu per
primo l’hai proclamato negli Acta del proconsole” (Cypriani, Epist. LXXVIII, 2,
P.L., t. IV, col. 434).
Più avanti il biografo commenta la sentenza capitale riferita nel secondo processo-verbale; e se non cita questo passo, si riferisce senza dubbio ad un testo identico agli Acta del 258» (Acta martyrum, a c. di G. Barra, Torino, 1945, pp. 21-22).
Ad integrazione di quanto precedentemente rilevato, bisogna tuttavia riconoscere che anche gli Atti autentici mostrano invariabilmente modifiche ed integrazioni
operate da mani ignote. Quasi sempre si scriveva un breve prologo che forniva notizie, tendenzialmente dettagliate, sulle qualità del martire, i suoi natali, la condizione
sociale. Si passava alle vicende del suo arresto, alla descrizione della prigionia; per
finire nell’apoteosi del martirio, con l’aggiunta di qualche commento finale.
Se il dibattito processuale si era svolto in due successive udienze a distanza di
tempo – quindi registrate in distinti verbali – i redattori erano soliti combinarli insieme, inserendo spesso il racconto della detenzione e/o le testimonianze dei fratelli
in Cristo. Esempio tipico di tale combinazione è offerto dagli Atti di S. Cipriano.
Delle Passioni autentiche a noi giunte, quella dei martiri Scillitani conserva indub-
14
biamente l’aspetto del documento protocollare nella sua forma originaria. Per tutti
questi aspetti, cfr. S. Colombo, Atti dei martiri, Torino, 1928.
4 “Martirio
5
dei santi Cosma, Damiano, Antimo, Leonzio ed Euprepio”.
L
es plus célèbres parmi les martyrs de Cilicie sont les saints Tarachus, Probus et An­
dronicus, que le martyrologe hiéronymien cite au 11 octobre, leur date traditionnelle,
et à d’autres dates encore, difficiles à expliquer. Un évêque de Mopsueste du V siècle,
Auxentius, bâtit une basilique en leur honneur, hors des murs de sa ville épiscopale;
Anazarbe lui fournit les reliques.
Le 7 mai 483, Martyrius, évêque de Jérusalem, plaça, sous l’autel du monastère de
Saint-Euthyme, des reliques des trois saints.
Il nous reste une homélie de Sévère d’Antioche prononcée en 515 en leur honneur (H.
Delehaye, Les origines du culte des martyrs, Bruxelles, 1912, p. 165).
6 «Claudius, Asterius, Neon, Domnina, dont nous avons également des Actes
abrégés, figurent au martyrologe hieronymien, le 23 août» (H. Delehaye, op. cit.,
pp. 165-66).
«Secondo la tradizione greca Claudio, Asterio e Neone erano tre fratelli che
vennero crocifissi in Isauria, mentre la tradizione latina dice in Cilicia. Si narra
che la loro matrigna li tradì ad Aegea durante la persecuzione di Diocleziano, rivelando che erano cristiani…Vennero crocifissi fuori dalla città cosicché gli uccelli
potessero cibarsi dei loro corpi e nessun cristiano potesse prendere delle reliquie»
(A. Butler, I Santi secondo il calendario, vol. XVIII, Casale Monferrato, 2003,
pp. 633-34).
Il titolo originale dell’opera è: Lives of the Fathers, Martyrs and other princi­
pals Saints… (ed. 1999).
7 Acta
Sanctorum Septembris, Anversa, 1760, VII, pp. 428-478.
15
Capitolo primo
Una questione controversa.
Più coppie omonime?
I greci proclamano la festività dei SS. Cosma e Damiano
in più giorni. Il Menologium Sirletianum, al 1° luglio, recita:
«La prova suprema dai SS. martiri Cosma e Damiano, che
vissero a Roma, [fu] affrontata sotto l’imperatore Carino.
Esperti dell’arte medica, non altra ricompensa per le terapie
sollecitavano, che la professione di fede in Cristo»1.
Al 17 ottobre è riportato sinteticamente: «Nello stesso
giorno [furono martirizzati] i santi Cosma e Damiano, Leo­n­­
zio, Antimo, ed Eutropio» (alias, Euprepio)2.
Al 1° novembre: «Commemorazione dei santi Cosma e
Damiano, figli di Teodota, donna asiatica»3.
Nel Menologium Basilianum sono ricordati negli stessi
giorni, in un contesto alquanto encomiastico e favolistico4.
A queste tre tipologie agiografiche, fissate sinteticamente, corrispondono rispettivamente la Passio Romana, la
Passio Arabica, la Vita Asiatica5.
A) Passio Romana6
Non sono citate né la famiglia né la madre né la patria.
È, invece, sottolineata l’azione benefica e gratuita verso
i poveri. Ma il demonio ordisce una trama perniciosa.
I taumaturghi sono denunziati, all’imperatore Carino,
17
di cattiveria, pratiche magiche ed offese perpetrate nei
riguardi delle divinità ufficiali. Gli abitanti dell’anonimo villaggio li nascondono in una grotta. Per evitare che
sulla piccola comunità si abbatta la vendetta imperiale, i
santi spontaneamente si presentano all’imperatore, che,
ovviamente, cerca prima di blandirli; poi li minaccia col
proposito di indurli all’abiura.
A questo punto è colpito dallo stravolgimento della
testa. La folla, che assiste all’evento prodigioso, si converte. Lo stesso Carino implora la guarigione, che ottiene a patto di convertirsi e rinunciare all’azione persecutoria. La prima parte si conclude con il proscioglimento
dei taumaturghi e il trionfo della fede cristiana.
Ma il demonio non demorde. Istiga il maestro contro gli ex discepoli (invidioso, ovviamente, dei successi
conseguiti dai due nell’esercizio della medicina). Così,
con il pretesto di raccogliere erbe medicinali, li conduce
su un monte: li abbatte a colpi di pietra e ne occulta i
corpi in un canalone7.
B) Passio Arabica
Prima redazione8
Sotto il consolato di Diocleziano e Massimiano, mentre Lisia era prefetto, nella città di Egea, il settimo giorno
delle kalende di dicembre [cioè, il 25 novembre], sedendo come giudice il preside nel tempio, disse [al funzio­
nario]: «Introduci gli uomini della perversa religione
cristiana». Il funzionario rispose: «Stanno davanti al tuo
tribunale, signore». Il preside chiese loro: «Di quale religione siete, di quale sorte? Quali sono i vostri nomi e da
quale città provenite?».
Risposero Cosma e Damiano: «Siamo cittadini del­
l’Arabia».
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Il preside: «Come vi chiamate?». Rispose Cosma: «Io
sono chiamato Cosma; mio fratello, Damiano. Siamo di
famiglia molto nobile. Di professione, medici. Abbiamo
anche altri fratelli: e di questi – se lo desideri – siamo
pronti a rivelare i nomi».
Il preside: «Rivelateli senz’altro!».
Cosma disse: «Antimo, Leonzio, Euprepio si chiamano».
Il preside: «Quale religione professate?». Cosma:
«Siamo cristiani». Il preside: «Preparatevi a ripudiare il
vostro Dio e sacrificate agli dei potenti, che hanno fondato l’intero universo».
Cosma, Damiano, Antimo, Leonzio ed Euprepio –
come ad una sola voce – esclamarono: «Neghiamo l’esistenza dei tuoi dei inconsistenti, fatti a tua immagine!
Infatti, non si definiscono uomini, ma démoni: per cui
anche voi chiamate dèi démoni simili a voi». Il preside
ordinò: «Dopo averli legati mani e piedi, violentemente
tormentateli, finché consentano a sacrificare agli dei».
Quando venivano tormentati, esclamavano: «Preside
Lisia, tormenta il nostro corpo con maggiore accanimento, poiché ci pare di non essere tormentati sufficientemente».
Il preside: «In verità, con questi piccoli tormenti avrei
voluto persuadervi a sacrificare… Ordunque, osate indirizzare le vostre ingiurie contro la persona dell’imperatore e la mia! Ordino che siate presi e gettati in mare».
Dopo che erano stati gettati [tra le onde], le loro catene furono sciolte: e l’acqua, sollevandoli, li depose illesi
sulla spiaggia.
Il preside disse loro: «Insegnate anche a me l’arte magica, e passerò dalla vostra parte».
Cosma e Damiano risposero: «Seguici nel nome del
Signore!».
19
Il preside Lisia: «Nel nome del mio dio Adriano vi
seguirò».
Subito comparvero due démoni, afferrarono il preside
e lo frustarono. Muovendo le mascelle disse: «Guardate
come gli dei si sono adirati con me poiché li ho trascurati!».
Cosma e gli altri: «I vostri dei sono ciechi e muti: dei
manufatti di pietra! Sono ricettacolo di démoni. Com’è
possibile che le pietre siano in grado di adirarsi? Invece
il nostro Dio è immortale, vero e giusto giudice». Il preside: «Non intendo sopportarvi oltre, poiché in tal modo
ingiuriate gli dei».
Pur sottoponendoli a molti supplizi, non riuscì ad ottenere alcun risultato né a convincerli. Allora comandò
che fossero portati arbusti di legna, e che [i santi] fossero
gettati sul rogo. Dopo che furono gettati sul rogo, la terra
si aprì e li accolse. Immediatamente la catasta ardente
scivolò da quel luogo e si riversò sugli astanti. Successivamente, raffreddatosi il rogo, la terra di nuovo si aprì
ed i santi di Dio risalirono alla superficie. Il preside li
apostrofò: «Fino a quando avete intenzione di resistere e
continuerete a bestemmiare? Avvicinatevi e venerate gli
dei! Potrete andarvene sani e salvi». Ma i santi di Dio:
«Disprezziamo imperatori poco saggi, sciocchi, pazzi…
Potremmo venerare manufatti di pietra?». Allora il preside, spinto dall’ira, comandò che Cosma e Damiano
fossero messi in croce. Quando contro la croce furono
scagliate le pietre, esse dall’obiettivo si volgevano indietro e finivano col colpire gli stessi lanciatori. Allora
il preside comandò che si approssimassero quattro coorti
di soldati ed arcieri. Ma i santi di Dio non erano affatto
colpiti: anzi le frecce tornavano indietro fino ad uccidere cinquemila uomini e donne. Si formò un ruscello
del sangue degli uccisi. Constatando il preside che era
20
stato sconfitto dai santi, sentenziò che fossero decapitati.
Così riportarono la vittoria della loro fede in Egea, nella
località di Adriano, il giorno venticinque di novembre,
regnante nostro Signore Gesù Cristo, al quale sia gloria
nei secoli dei secoli. Amen9.
Seconda redazione10
Riprende lo schema della prima con i medesimi protagonisti, ma con una scoperta tendenza all’ampliamento
e con lo spostamento di data al 17 ottobre. Tutto viene
dilatato: il preside Lisia, protagonista di tante Passioni di
santi della Cilicia, diventa una sorta di tiranno…Cosma e
Damiano parlano a lungo, impegnati in discorsi e preghiere di ispirazione scritturistica, quest’ultime improntate in
particolare ai Salmi. Il giudice impazzito viene punito,
ma è proprio nei suoi confronti che i santi dimostrano tutto il loro amore cristiano e lo salvano. Al momento della
cattura i due protagonisti e i loro tre fratelli vivono nelle
grotte: c’è quindi una scoperta dimensione monastica del
gruppo. Il personaggio di maggiore spicco è Cosma: Damiano parla meno di lui, mentre gli altri fratelli, sempre
in silenzio, ne condividono la sorte. Sembrano non tanto
comparse, quanto personaggi muti da tragedia. Al solito i santi muoiono dopo un’ultima preghiera nella quale
invocano ogni bene per i loro devoti, che saranno sani
nell’anima e nel corpo. Ritorna la doppia valenza della
medicina cristiana che guarisce il fisico e lo spirito11.
C) Vita asiatica12
Della grazia e del dono delle guarigioni furono particolarmente insigniti i santi anàrgiri Cosma e Damiano.
Quando il regno di nostro Signore Gesù Cristo si affermò,
a poco a poco tutte le credenze superstiziose dei popoli e
21
il culto dei démoni svanirono, furono dispersi. Proprio
in quel tempo visse una donna devota chiamata Teodote.
Ornata del timore di Dio, non cessò mai, durante la vita,
di osservare tutti i doveri cristiani: soprattutto di venerare sempre più il vero Dio, che aveva conosciuto. Mentre si sforzava di adeguarsi al dettato dei comandamenti
divini, mise al mondo questi due santi fratelli, Cosma e
Damiano.
E la madre beata li educò in modo tale da conformarli
distintamente ad uno stile di vita devoto e virtuoso, e li
erudì nell’apprendimento corretto delle sacre scritture.
Nello stesso tempo essi, sotto la guida dello Spirito santo, appresero la scienza di curare ogni genere di malattia
e infermità, secondo la promessa di Cristo riferita dagli
evangelisti. Né solo agli uomini, ma anche alle bestie
elargivano la guarigione, senz’altro ricordando le parole
del profeta, che così recitano: «Uomini e bestie salverai,
o Signore».
Pertanto curavano le malattie, particolarmente le seguenti: nel nome propriamente di Gesù Cristo, ai ciechi
donavano la vista, agli zoppi la capacità di camminare,
ai gobbi la guarigione delle membra. Inoltre espellevano
i démoni. E qualunque crudele devastazione avesse subito il corpo, con la loro mano guaritrice la annullavano
in virtù della grazia loro concessa dal santissimo Spirito.
Mentre effettuavano queste guarigioni, non accettavano
alcuna ricompensa né dai ricchi né dai poveri, comportandosi come Cristo che aveva detto: «Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date».
In quel tempo viveva una certa Ponadia (alias, Palladia), costretta ormai da molto tempo a letto.
Sebbene avesse impegnato tutte le sue sostanze, non
aveva ricevuto alcun beneficio dalla presenza continua
22
dei medici [al suo capezzale]. Informata che i santi Cosma e Damiano curavano pubblicamente ed efficacemente i malati, subito, sotto l’impulso del dono della
fede, con atteggiamento supplichevole li invitò entrambi
a farle visita. I santi, dopo aver accertato che la fede della donna la distingueva come seguace di Cristo, quindi
meritevole di soccorso, come una sorgente disponibile e
fluente, le somministrarono la medicina efficace.
La donna – riconoscendo che la guarigione della perniciosa infermità le era stata garantita dai santi – rese
grazie a Dio che a loro aveva concesso, per la sua benignità disinteressata, l’eccellenza nell’arte [medica], cioè
la scienza di guarire portata alla perfezione in tutti i suoi
elementi.
Quando poi seppe che nulla accettavano da alcuno,
né ricco né povero, segretamente offrì tre uova a S. Damiano. Ma avendo lui rifiutato di accettarle, la donna
senz’altro si gettò ai suoi piedi.
Da giuramenti sacrosanti fu indotto ad accettare il
dono, soprattutto perché non gli sembrò opportuno trascurare o disprezzare quelle impegnative parole con le
quali si chiamava in causa la potenza divina.
Informato del fatto, S. Cosma fu tormentato da una
grave sofferenza per la ricompensa accettata. Subito prescrisse ai suoi [parenti ed amici] di non seppellire nella
sua stessa tomba il fratello [se fosse morto dopo di lui].
Ma la notte seguente il Signore si mostrò mirabilmente
al suo ministro. Gli disse:
Quali parole hai pronunciato, o Cosma, contro tuo fratello a proposito delle uova? Certamente non le ha accettate
per predisposizione al guadagno, ma perché indotto da un
solenne giuramento fatto a mio nome, che non avrebbe potuto trascurare.
23
Cosma, convinto del tutto da siffatte parole, si liberò
dall’afflizione che lo tormentava. Ma non ritenne opportuno rivelare ad alcuno il contenuto dell’apparizione.
Dopo aver compiuto molti e significativi prodigi, per
primo si addormentò nella pace eterna S. Damiano, e ricevette la corona tra i santi, che di generazione in generazione piacque a Dio accogliere in cielo.
Invece s. Cosma continuava, non solo nelle città, a
prestare la sua opera di medico. Infatti, se in qualche
luogo intorno a lui non vi era presenza umana, si impegnava a guarire le bestie afflitte da qualche infermità.
Accadeva, così, che tutte quelle colpite da malanni sollecitamente lo seguissero.
Da qualche parte s’imbatté in un cammello, debilitato
a causa degli arti slogati da un démone. Applicata immediatamente la terapia, gli restituì la salute. Alzatosi,
[l’animale] ritornò nei luoghi consueti.
Compiute felicemente, sia in luoghi solitari sia affollati, molte guarigioni con interventi senz’altro miracolosi, Cosma morì. Accolto nel novero dei santi, nel regno
celeste ricevette la corona. Mentre il suo corpo giaceva
esanime, una gran folla vegliava: si doveva deliberare
(ed apertamente si discuteva) in quale luogo e con quale
modalità seppellirlo.
Improvvisamente apparve il cammello, in quel luogo
convenuto di corsa, che, con voce umana, pronunciò le
seguenti parole:
Voi, o uomini, siete stati copiosamente partecipi della miracolosa beneficenza divina. Né voi soltanto, ma anche noi
animali, affidati da Dio al vostro servizio. Per cui anch’io,
insieme a tutti gli altri, per esprimere la gratitudine, qui
24
sono accorso per annunciarvi ciò che il Signore ha manifestato al servo suo Cosma, cioè questa sua volontà: che
non vengano sepolti separatamente questi due fratelli, ma
entrambi in una stessa tomba.
La folla, che era stipata intorno al feretro, a queste
parole celebrò con lodi Dio, che aveva rivelato le sue
arcane disposizioni con parole razionalmente articolate,
pronunciate da un essere irrazionale.
I presenti, predispostisi spiritualmente a celebrare le
esequie, decisero di seppellire nella stessa tomba, nella
località denominata Phereman, entrambi i fratelli (che
fin dall’utero materno, attinta l’unanime dottrina della
fede, l’avevano professata per tutta la vita; ed ancora
oggi usano la mano medicatrice per guarire i malati)13.
Dopo aver fissato i filoni dell’agiografia che hanno caratterizzato la triplice proposta di coppie di santi
anàrgiri, si ritiene opportuno delineare uno schema complessivo (o quadro sinottico) che includa una puntualizzazione dei vari aspetti della questione e delle diverse
tradizioni e testi ad esse collegati. Ciò è stato fatto, non
solo per un intento classificatorio, ma per non appesantire ulteriormente la mole del volume.
1) Passio Arabica (I):
Egea (Cilicia). Ai tempi di Diocleziano e Massimiano
(25 novembre, anno imprecisato). Preside Lisia. Cosma e
Damiano (medici), dopo molti tormenti, sono decapitati.
Sono sepolti nelle vicinanze della città.
2) Passio Arabica (II):
Egea (Cilicia). Ai tempi di Diocleziano e Massimiano (17
ottobre, anno imprecisato). Preside Lisia. Cosma e Damiano
25
con i fratelli vivono nelle grotte. Sono terapeuti. Arrestati e
processati, subiscono il martirio.
3) Atti siriaci:
Siria. Cosma e Damiano fratelli medici. Hanno trasformato
una capanna in ospedale. Curano i malati a domicilio o ricevendoli nella loro struttura. Sono denunciati e portati davanti
all’imperatore Kurinos (Carino), che è colpito da torcicollo.
L’imperatore si pente e si converte, ricevendo immediatamente
la guarigione. Il primo a morire (di morte naturale) è Cosma.
Successivamente Damiano. Sono sepolti in tombe diverse.
4) Leggenda copto-araba:
Sono originari di Dabarma (Arabia). Vivono in un castello,
al tempo di Diocleziano, in compagnia dei tre fratelli. Sono
arrestati e condotti ad Antiochia. Sono torturati dal prefetto Lisia o Claudio. La loro madre Teodote, prima di essere
anch’essa uccisa, li incita a perseverare nella fede cristiana.
5) Vita Asiatica:
Ciro (Siria). Sono due gemelli. La madre è chiamata
Teodote/a. Praticano l’arte medica e compiono miracoli. Damiano precede Cosma nella morte. Sono sepolti nel luogo
detto Phereman (presso Ciro).
6) Passio Romana:
Siamo a Roma al tempo dell’imperatore Carino. I due
giovani medici (Cosma e Damiano) sono lapidati dal loro
istitutore. La festa ricorre il 1° luglio.
7) Atti latini:
Editi da Mombritius. È posto il 27 settembre come dies
natalis dei santi. I fatti si svolgono ai tempi di Diocleziano
26
e Massimiano. Si alternano due giudici: il primo è anonimo;
poi compare Lysius (alias, Lisia). Sono introdotti anche i
fratelli: Antimo, Leonzio, Euprepio. Dopo aver affrontato
vittoriosamente diverse prove e superato inauditi tormenti,
sono decapitati (appunto, il 27 settembre)14.
8) Acta tertia
Gli eventi sono collocati al tempo di Diocleziano e Massimiano, a Egea; i protagonisti sono i figli di Teodote, medici, capaci di curare secondo il Vangelo ogni malattia e infermità, non solo degli uomini ma anche degli animali. L’inizio
e la fine della narrazione riproducono la Vita Asiatica; nella
sezione centrale prevale invece l’influsso della Passio Ara­
bica I e si possono trovare anche punti di contatto con il
testo edito da Mombritius15.
9) Versione pubblicata da Surius
Ampia e caratterizzata dalla dilatazione e amplificazione dei temi, nonché dalla ricerca del prodigioso. Gli avvenimenti accadono ad Egea. Il giorno del supplizio è il 27
settembre. I martiri sono cinque, ma i protagonisti assoluti
sono Cosma e Damiano16.
Note
1
Menologium Sirletianum
«Certamen sanctorum martyrum Cosmae et Damiani, qui Romae sunt, sub Ca­
rino imperatore. Hi cum medicinae artis essent periti, non aliam curationis merce­
dem, quam in Christum fidem et confessionem recipiebant».
2
Ibidem
«Eodem die, sanctorum fratrum Cosmae et Damiani, Leontii, Anthimi et Eutro­
pii». L’ultimo è chiamato più comunemente Euprepio. Alla festività del 17 ottobre
sono stati aggiunti i versetti (nello stile dei menologi):
«Ex genere Arabes, ex gladio
27
Viros fortes novi divinos Anargyros.
Leontio secto, periit fallax
Myrmicoleo, ut liber Job dicit.
Anthimus et Eutropius excisi
Florent splendide et pulcherrime».
«Di nazione, arabi. Dalla spada ho riconosciuto, come uomini valorosi, i divini
Anàrgiri. Decapitato Leonzio, perì la fallace Mirmicoleo (come il libro di Giobbe
afferma). Antimo ed Eutropio uccisi splendono come bellissimi fiori».
Sono celebrati Cosma e Damiano, di nazionalità araba, martiri per decapitazione. Sono anche chiamati anàrgiri, cioè privi di denaro, poiché si ritiene che gratui­
tamente curassero i malati. Come terzo è ricordato Leonzio, la cui decapitazione
significa la sconfitta del diavolo, designato col termine composto da léōn (leone)
e mýrmex (formica). Nei due ultimi versetti si celebrano contemporaneamente Antimo ed Eutropio (o, piuttosto, Euprepio). Antimo deriva dal nome greco augurale
Anthimos, “fiorente”, da ánthos “fiore”.
«Il nome originario greco, Euprépios latinizzato in Euprepius, è derivato da
euprepēs (composto di eu “bene” e prépein “essere adatto, conveniente; distinguersi”) che si distingue per il suo bell’aspetto» (E. De Felice, Nomi d’Italia, Milano,
1978, vol. II, p. 29).
3
Ibidem.
«Commemoratio sanctorum Cosmae et Damiani, filiorum Theodotae, asianae
mulieris». Nel Menologio slavo-russo si legge: «SS. thaumaturgorum Cosmae et Da­
miani et beatae matris illorum Theodotae Festum, et licentia utendi oleo et vino».
«Festa dei SS. taumaturghi Cosma e Damiano e della loro madre beata Teodota,
e licenza di usare l’olio e il vino».
Nel Martirologio egizio-arabico è riportata la preghiera del 1° novembre (Ora­
tio I die Novembris).
«Commemorazione dei SS. Cosma e Damiano, operatori di miracoli e spregiatori del denaro» («Memoria SS. Cosmae et Damiani, operatorum prodigiorum, et
argenti aspernentium»).
«O medici santi, operatori di prodigi e spregiatori del denaro, prendetevi cura
delle nostre infermità: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
(«O medici sancti, operatores prodigiorum, et argenti aspernentes, respicite
infirmitates nostras: gratis accepistis, gratis date»).
4 è nota la convinzione dei Greci (a partire dal IX o X secolo) che diversi siano
stati i fratelli, illustri per santità, che ebbero i nomi di Cosma e Damiano, e professarono l’arte medica.
Nel Menologio – che per disposizione dell’imperatore Basilio II (962-1025) fu
redatto – alla data del 17 ottobre si legge:
Tre sono le coppie dei santi anàrgiri [cioè, che rifiutavano il denaro], che ebbero gli
stessi nomi di Cosma e Damiano e svolsero la professione di medici. I primi furono
quelli che – figli di una donna molto devota, Teodota – morendo nella pace [dei giu­
sti], furono sepolti nel luogo soprannominato Phereman.
28
I secondi vissero a Roma. Poiché il precettore era invidioso nei loro riguardi, con l’inganno
furono da lui condotti su un monte, con la scusa di ricercare erbe [medicinali], e lapidati.
La terza coppia – della quale abbiamo stabilito di narrare gli Atti – fu araba. Errando
per diverse regioni, gratuitamente (cioè senza richiedere compenso) curavano i malati. Al tempo di Diocleziano, giunti in Cilicia ed arrestati, furono tradotti davanti al
governatore Lisia. Per ordine del quale, sottoposti a vari supplizi, alla fine furono decapitati, insieme a tre fratelli che li accompagnavano: Antimo, Leonzio ed Euprepio.
Tria sunt Sanctorum Anargyrorum paria, qui et iisdem Cosmae et Damiani nomini­
bus appellati fuerunt, et medicinae artem tractaverunt, et Anargyrorum cognomen
habuerunt. Fuere enim alii Theodotae religiosissimae feminae filii, qui in pace dece­
dentes, in loco Phereman dicto sepulti sunt. Alii cum Romae degerent, praeceptorem
invidum habentes, per dolum ab eo in montem, quasi ad legendas herbas, deducti,
lapidibus obruti sunt. Alii, quorum certamina enarrare instituimus, Arabes fuere, qui
terrarum orbem peragrantes, gratis et sine pretio aegrotos curabant.
Diocletiani vero temporibus in Ciliciam profecti, et comprehensi, sistuntur Lysiae
Duci: a quo variis tormentis excruciati, capite demum plexi sunt, una cum tribus, qui
eos prosequebantur, fratribus, Anthimo, Leontio, et Euprepio (Menologium graeco­
rum jussu Basilii imperatoris graece olim editum… studio et opera Annibalis tit. S.
Clementis presbyteri card. Albani, Urbini MDCCXXVII, t. I, p. 124).
Essi, distintamente, sono celebrati in tre diversi giorni.
1) I Romani, il 1° luglio: «Mense julio, die prima. Certamen sanctorum Anargyro­
rum Cosmae et Damiani, qui Romae claruerunt».
2) Gli Arabi, il 17 ottobre: «Die decima septima octobri. Certamen Sanctorum Anar­
gyrorum Cosmae et Damiani, fratrumque eorum Anthimi, Leontii et Euprepii».
3) I figli di Teodota, il 1° novembre: «Die prima mensis novembris. Dormitio San­
ctorum Anargyrorum Cosmae et Damiani, filiorum sanctae Theodotae».
Il gesuita Relnold Dehn (Syntagmatis historici seu veterum Graeciae moni­
mentorum, de Sanctis Anargyris Cosma et Damiano, interprete S. Wangnereck,
Viennae Austriae, Anno Domini MDCLX) nella dotta prefazione ribadiva la distinzione: «Non miraberis igitur, amice Lector, Sanctorum Cosmae et Damiani
paria tria tibi hic proponi: notum unum, Martyrum ex Arabia, quorum natalem
XXVII Septembris Ecclesia Romana colit: reliqua forte non item, Romae passo­
rum Martyrum, et ex Asia Confessorum» (p. V).
«Non meravigliarti, dunque, amico lettore, se qui si propongono tre coppie di
SS. Cosma e Damiano. è comunemente conosciuta quella dei martiri arabi, il cui
natale [cioè giorno della morte] la Chiesa Romana celebra il 27 settembre. Le altre
[coppie] – per [avversa] sorte – non allo stesso modo [sono venerate], come quella
dei martiri ricordati a Roma, e quella dei Confessori di origine asiatica».
A sostegno della tesi delle tre coppie [tria nominibus his Sanctorum paria]
– che era poi quella prospettata dall’autore del saggio, il padre Simone Wangnereck – Dehn si richiamava esplicitamente all’autorità dei menologi, nei quali,
senza alcun dubbio, era ampiamente riportata la triplice differenziazione; allo
scritto [oratio] di Giorgio metropolita di Nicomedia; ad una Storia di Cosma e
Damiano confessori ritenuta da Leone Allazio (Chio, 1586-Roma, 1669: bibliotecario vaticano, il cui cognome era Allacci, latinizzato in Allatius) più antica
degli scritti di Metafraste; ad un excerptum del Menologium Basilianum della
29
Biblioteca Vaticana (precedentemente citato); ad un’oratio, infine, contenuta in
un codice vaticano ed attribuita al filosofo Niceta.
La tesi delle tre coppie, propugnata dai dotti greci, quasi sicuramente fu diffusa
dall’Allazio. Si ritiene che della sua validità persuadesse il Wangnereck, che fu invogliato a scrivere il Sintagmatis historici, ovvero «le antiche memorie della Grecia
riguardanti le tre coppie di santi anàrgiri Cosma e Damiano».
Evidentemente gli Atti greci, consultati e confrontati dallo studioso, furono proposti nella versione di Allazio. Come è dichiarato nella premessa: “La parte più importante è derivata dai codici manoscritti trascritti a Roma dall’illustrissimo Leone
Allazio”. Wangnereck approfondì l’argomento consultando (lettera del 24/11/1649)
le pubblicazioni dei Bollandisti, che però propendevano per la tesi contraria. Infatti
nella Rassegna dei nomi dei martiri – derivata dai martirologi e compilata per ogni
giorno dell’anno – per le date del 1° luglio, 17 e 28 ottobre, 1° novembre, si rinvia
sempre al 27 settembre.
Il volume di Wangnereck, iniziato nell’anno 1649, fu pubblicato dopo la sua
morte, avvenuta a Vienna nell’anno 1657.
Il Dehn, seguendo le indicazioni di Allazio – come era accaduto all’inizio
nell’utilizzazione dei codici manoscritti greci – portò a termine il trattato e lo pubblicò nell’anno 1660, dopo aver approntato una prefazione nella quale s’impegnava
a sostenere la tesi della distinzione delle tre coppie.
Anche il Fiorentini (F.M. Florentinius, Vetustius occidentalis ecclesiae
martyrologium S. Hieronymo a Cassiodoro, Beda… alüsque scriptoribus tribu­
tum…, Lucae, 1668), pur esprimendo all’inizio consistenti dubbi, si dimostrò complessivamente favorevole alla suddetta tesi.
Philippe Labbe (1607-1667, gesuita) – nella Biblioteca cronologica dei SS. Pa­
dri, lib. IV, p. 133 – sembrò gradirla, laddove segnalò anche un compendio della
Vita greca degli Asiatici con alcuni miracoli, omesso nel menzionato trattato.
Il cardinale Bona abbracciò la stessa tesi ed introdusse un nuovo argomento,
così scrivendo riguardo ai santi nel canone della messa:
Pertanto tutti sono ricordati, anche quelli che sono stati martirizzati a Roma oppure
in una località direttamente sottomessa al patriarcato romano. Partendo da siffatta
considerazione, sono stato a lungo nell’incertezza non riuscendo a capire la ragione
per cui, tra gli orientali, soltanto gli arabi Cosma e Damiano (nella città di Egea
incoronati dal martirio) in questo punto sono ricordati. Così ho scoperto che tre sono
le coppie dei santi dello stesso nome (Cosma e Damiano): la prima è costituita dai
martiri arabi (o piuttosto dagli arabi in Cilicia); la seconda, dai confessori in Asia;
la terza, dai martiri in Roma.
E subito dopo: «R. Dehn, in maniera erudita – nella prefazione apologetica
premessa al suddetto Trattato – espone diffusamente come la Chiesa latina celebri
soltanto gli Arabi il 27 settembre (alla cui data sono stati inseriti nel Martirologio
Romano), come risultino confusi gli Atti e l’errore commesso nelle note dal Baronio» (AASS, cit., pp. 435 sgg.).
Segue il testo latino del Bona che, oltre alle notizie riferite precedentemente,
fornisce indicazioni utili ad illuminare il problema.
30
Porro omnes, qui hic [= in canone Romano] nominantur, vel Romae passi sunt, vel
in locis Romano Patriarchatui immediate subiectis: ex qua consideratione haesi diu
anceps, nesciens qua de causa soli inter orientales Cosmas et Damianus Arabes,
et in Aegea civitate martyrio coronati, hoc loco recenserentur. Sed tandem inveni
tria fuisse paria sanctorum ejusdem nominis Cosmae et Damiani: unum Martyrum
in Arabia, alterum Confessorum in Asia, tertium Martyrum qui Romae martyrium
subierunt. Extat de his ex M. SS. graecis syntagma historicum Viennae in Austria
editum, interprete Simone Wangnereckio.
Arabum memoria in Menaeis legitur die XVII Octobris, Romanorum I. Julii, Con­
fessorum I. Novembris.
Quomodo autem Latini solos Arabes colant die XXVII Septembris, qua Romano
Martyrologio inscripti sunt, quomodo confusa sint horum omnium acta, et quid in
notis ejus diei peccaverit Baronius, erudite pertractat Reinoldus Dehnius in Prae­
fatione Apologetica praedicto Syntagmati praefixa. Credibile est amissa fuisse acta
Romanorum, et per ignorantiam seu negligentiam substitutos Arabes, quorum pas­
sio illustrior fuit.
Omnes professione Medici fuerunt, et dicti Anargyri, quia sine pretio aegrotos cu­
rabant. Ex qua professionis, et nominum similitudine facile aequivocatio et confusio
oriri potuit.
Agit etiam de his Florentinius in suo Martyrologio ad diem XXVII Septembris, ubi
optime advertit Romanis in Urbe dicatam ecclesiam, eorumque Natalitia tum in
veteri Kalendario, tum in libro Sacramentorum S. Gregorii V. Kal. d. Octobris in­
scripta fuisse. Et hos proculdubio esse censeo, qui in canone nominantur.
Ambrosiani post Apostolos addunt Xystum, Laurentium, Hyppolitum, Vincentium,
Cornelium, Cyprianum, Clementem, Chrysogonum, Joannem et Paulum, Cosmam
et Damianum…
In libro Sacramentorum Petaviano post nomina Cosmae et Damiani haec addita sunt…
In Codice Bibliothecae Vaticanae Palatinae paris antiquitatis cum superiori num.
495 adduntur nomina Hilarii, Martini, Augustini, Gregorii, Hieronymi, Benedicti…
At haec additamenta particularium ecclesiarum fuerunt: nam Ordo Romanus eos
tantum Martyres admisit, qui in hodierno Canone sunt, Confessoribus semper
esclusis (J. Bona, Rerum liturgicarum libri duo, Parisiis MDCLXXII, pp. 436-437).
è utile, a questo punto, la disamina di tutta la questione proposta dal De Tillemont.
Les Grecs distinguent trois paires ou trois couples, s’il faut ainsi parler, chacune
composée de deux frères medecins appelés Cosme et Damien. Et ils leur donnent
à tous le titre d’Anargyres, c’est à dire sans argent, parce qu’ils exerçoient la
profession de la médecine gratuitement et sans rien prendre. Ils disent que les
uns fils d’une nomée Theodote, étaient d’Asie, qu’ils moururent en paix, et qu’ils
furent enterrés en un lieu appelé Phereman; que les seconds vivoient sous Carin
à Rome, ou plutost dans une bourgade des environs, et furent martyrisés dans ces
quartiers là. Et que les derniers qui étaient d’Arabie furent martyrisés à Egée en
Cilicie, sous Dioclétien et le Gouverneur Lysias, avec trois autres de leurs frères:
Anthime, Léonce et Euprepius.
Les Grecs font aujourd’hui de ceux d’Asie le premier de novembre, de ceux de Rome,
le premier de juillet; et de ceux d’Arabie le 17 d’octobre…
Le Typique marque aussi en ces trois jours la fête de S. Cosme et de S. Damien, et
les distingue de même, hors ceux du premier de novembre, dont il ne dit rien de
particulier. Dehnius nous a donné trois differentes histoires de ces Saints, conformes
à ce que les ménologes en disent. Le cardinal Bona et Florentinius (pp. 870-881)
31
paraissent approuver les Grecs en cela. Florentinius est néanmoins obligé de recon­
naître que c’est une chose bien surprenante de voir trois fois S. Cosme et S. Damien
frères et medecins. (p. 652) (…)
S’il y a eu à Rome un S. Cosme et un S. Damien, ils ont dû etre plus célèbres dans
l’Occident que ceux de l’Asie et de l’Arabie. Cependant Bollandus avoue qu’ils
y sont entièrement inconnus, quoiqu’il paraisse suivre aussi la distinction des
Grecs. Adon marque la vénération que la ville de Rome avait pour S. Cosme et S.
Damien: mais il pretend que ces sont ceux d’Arabie qui ont souffert à Egée sous
Lysias… Il est visible que ces sont ceux que S. Aldhelme loue dans ses vers. Bède
dans son martyrologe n’en connaît point d’autres. Les actes que nous en avons
dans Surius les font fils de Theodote, et leur reportent les autres choses que les
Grecs disent des Confesseurs d’Asie. Marcellin, Procope, la vie de S. Sabas, S.
Gregoire de Tours, S. Aldhelme ont tous parlé de S. Cosme et S. Damien comme de
Saints uniques, sans nous avertir jamais de ne pas confondre ceux dont ils parla­
ient, avec d’autres de même nom. Tous les monuments des Grecs ne parlent jamais
de Cyr où etait leur principale vénération dans le V e le VI siècle: de fort que si
l’on voulait s’arrêter à eux, il faudrait encore mettre un S. Cosme et S. Damien à
Cyr, différents de tous les autres.
Nous ne croyons donc point devoir supposer qu’il y ait eu plus d’un Saint Cosme
et S. Damien frères, ni nous arrêter pour leur histoire, qu’à ce qu’on trouve de la
vénération que l’Eglise a eu pour eux. Les martyrologes de S. Jérôme les mettent
Ad Acia ou Adacia; surquoi Florentinius s’étend assez. Il nous suffit de savoir que
le mot est corrompu, sans nous arrêter à des conjectures qui serant toujours fort
incertaines (M. Lenain de Tillemont, Memoires pour servir a l’histoire ecclesiasti­
que des six premiers siècles, justifiés par les citations des auteurs originaux, Paris,
MDCXCVIII, t. V, p. 176 e sgg.).
I greci distinguono tre paia o coppie (se è lecito esprimersi così), ciascuna composta da due fratelli medici chiamati Cosma e Damiano. Assegnano a tutti loro
il titolo di anàrgiri, cioè senza denaro, poiché esercitavano la professione della
medicina gratuitamente e senza nulla prendere.
Affermano che i primi [erano] figli di una [donna], chiamata Teodote, erano asiatici, morirono in pace e furono seppelliti in un luogo chiamato Phereman. I secondi
vissero sotto Carino a Roma, o piuttosto in una borgata dei dintorni, e furono martirizzati in quei luoghi. Gli ultimi, che provenivano dall’Arabia, furono martirizzati
ad Egea, in Cilicia, sotto Diocleziano e il governatore Lisia, con tre loro fratelli:
Antimo, Leonzio ed Euprepio.
I greci attualmente fissano la festa dei santi asiatici il 1° novembre; quella dei martiri romani, il 1° luglio; e quella dei martiri arabi, il 17 ottobre…
Il Tipico fissa parimenti in questi tre giorni la festa di s. Cosma e s. Damiano, e li
distingue allo stesso modo, fuorché quelli del 1° novembre, dei quali non riporta
alcunché di particolare.
Dehn ci ha offerto tre differenti storie di questi santi, conformi a ciò che ne dicono
i menologi. Il cardinal Bona e Fiorentini (pp. 870-881) sembrano approvare i greci
in ciò. Fiorentini è nondimeno obbligato a riconoscere che è un fatto molto sorprendente vedere tre volte s. Cosma e s. Damiano medici (p. 652). (…)
Se vi sono stati in Roma un s. Cosma e un s. Damiano, sarebbero dovuti essere più
celebri in Occidente di quelli dell’Asia e dell’Arabia. Frattanto Bolland [Giovanni,
1596-1665] ammette che essi gli sono del tutto sconosciuti, sebbene sembri anche
seguire la distinzione dei greci. Adone pone in rilievo la venerazione che la città
di Roma aveva per s. Cosma e s. Damiano: ma sostiene che sono quelli originari
32
dell’Arabia che hanno sofferto [il martirio] ad Egea sotto Lisia… è chiaro che
sono quelli lodati da s. Aldelmo nei suoi versi. Beda nel suo martirologio non ne
conosce altri. Gli Atti, editi da Surio [Lorenzo, 1522-1578], li definiscono figli di
Teodote, ed attribuiscono loro le vicende riferite dai greci ai confessori d’Asia.
Marcellino [Conte, morto dopo il 534], Procopio, la Vita di s. Saba, s. Gregorio di
Tours, s. Aldelmo parlano di s. Cosma e s. Damiano come di santi unici, senza mai
avvertirci di non confondere quelli, di cui discorrono, con altri dello stesso nome.
Tutte le opere greche non trattano affatto di Ciro, che era soprattutto il loro luogo
di culto nel V e VI secolo. Per cui, se volessimo limitarci a loro, dovremmo aggiungere un s. Cosma e un s. Damiano a Ciro, differenti dagli altri. Non crediamo
affatto di dover supporre che siano esistiti altri fratelli [nominati] s. Cosma e s.
Damiano; né limitarci, per la loro storia, agli elementi contenuti nel culto loro
riservato dalla Chiesa.
I martirologi di s. Girolamo li attribuiscono ad Acia o Adacia. Su questo dato si
sofferma molto Fiorentini. Ci basta sapere che il vocabolo è corrotto, evitando
congetture che sarebbero comunque molto vaghe.
Surius (Laurentius, 1522-1578, certosino tedesco) – nel tomo V (che comprende i santi dei mesi di settembre ed ottobre) della sua estesa opera De probatis
sanctorum historiis, Coloniae Agrippinae anno MDLXXX – riporta (pp. 360 sgg.)
gli encomia di Cosma e Damiano scritti da Niceta (vescovo, morto dopo il 402) e
da Simone Metafraste.
a) Nicetae philosophi, Jesu Christi servi, encomium sanctorum et effectorum
admirabilium, Cosmae et Damiani, qui dicuntur Anargiri (habetur in Simeone Me­
taphraste; cioè, riportato da Simone Metafraste).
«Est autem hic observandum, testari Nicetam, Cosmam hunc et Damianum in
pace quievisse, et esse diversos a sanctis Cosma et Damiano martyribus».
Come risulta evidente, è la fondamentale distinzione della coppia asiatica
di confessori da quella araba di martiri, ribadita nel prosieguo. «At sunt quidem
alij quoque duo Anargyri, ijsdem nominibus et spiritus gratia resplendentes:
sed illi quidem fuerunt consummati martyrij certaminibus. Hi vero, quod ad
inferiorem quidem ortum attinet, orti ex partibus Asiae inferioris». Anche la
specificazione del luogo di nascita è abbastanza chiara: la Siria (particolarmente la regione cosiddetta Cirrestica) per i confessori; la Cilicia (Egea), per
i martiri.
b) De Cosma et Damiano. Item vita et miraculorum singulatim narratio, san­
ctorum et gloriosorum, qui gratis medebantur, Cosmae et Damiani. Ex Simeone
Metaphraste.
«Pietate et vera religione paulo ante resplendente, et evangelica praedicatione
mundum universum occupante, cognitum fuit par admirabile gratis medentium Co­
smae et Damiani. Eis obtigit patria, quae est Asiae quidem proxima: erant autem,
quod ad genus attinet, honestissimi…».
Si tratta dei confessori, che operano prodigiose guarigioni, rifiutando qualsiasi
compenso.
«Illi autem non orborum despiciebant oculos, non leprosorum differebant cu­
rationem, non claudorum pedes habebant contemptui: sed ipsos quoque, qui sub
adspectum non cadunt, expugnabant demones, in divinum figmentum eis potesta­
tem auferentes…».
33