d`aria... , d`acqua... , di terra... , di fuoco
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VISIONI DEL MONDO d’aria... , d’acqua... , di terra... , di fuoco NADIA VEZZOLA COMINCIOLI FUOCO ANNA BIANCHI ”LA STRIA” VILLA GLISENTI Via Italia, 62 - VILLA CARCINA (Bs) www.villaglisenti.it “Centenario” - Ceramica Raku cm 62x62 “Finis Terrae” pastelli su legno di olivo cm 50x62 “Il posto delle favole” - olio su tela cm 45x60 “Zone nordiche” acrilico su legno cm 29x29 VISIONI DEL MONDO TERRA Mostra a cura di Gianmaria Zacchi con testo critico di Mauro Corradini DIEGO BRIDI ACQUA ANDREA GIOVANNINI ARIA Inaugurazione Sabato 30 Giugno 2012 alle ore 18.00 dal 30 Giugno al 29 Luglio 2012 - INGRESSO LIBERO COMUNE DI VILLA CARCINA Assessorato alla Cultura ORARI DI APERTURA Giovedì Sabato Domenica dalle 17.00 alle 22.00 dalle 17.00 alle 22.00 dalle 17.00 alle 22.00 Saranno presenti gli artisti [email protected] per informazioni: 329.2135574 TERRA ANNA BIANCHI ”LA STRIA” FUOCO NADIA VEZZOLA COMINCIOLI dal 30 Giugno al 29 Luglio 2012 VILLA GLISENTI Via Italia, 62 - VILLA CARCINA (Bs) www.villaglisenti.it COMUNE DI VILLA CARCINA Assessorato alla Cultura ARIA ANDREA GIOVANNINI ACQUA DIEGO BRIDI d’aria..., d’acqua..., di terra..., di fuoco COMUNE DI VILLA CARCINA Assessorato alla Cultura sede espositiva di VILLA GLISENTI Via Italia, 62 - VILLA CARCINA (Bs) www.villaglisenti.it ACQUA VISIONI DEL MONDO Gianmaria Zacchi Mauro Corradini Marco Millozza Paolo Stucchi d’aria..., d’acqua..., di terra..., di fuoco Ideazione e realizzazione: Presentazione critica: Cartellonistica: Coordinamento: ORGANIZZAZIONE: per informazioni: 329.2135574 dalle 17.00 alle 22.00 dalle 17.00 alle 22.00 dalle 17.00 alle 22.00 Saranno presenti gli artisti - INGRESSO LIBERO - Giovedì Sabato Domenica ORARI DI APERTURA Inaugurazione Sabato 30 Giugno 2012 alle ore 18.00 dal 30 Giugno al 29 Luglio 2012 FUOCO VISIONI DEL MONDO ACQUA Diego Bridi - Incanti dell'Animo FUOCO Nadia Vezzola Comincioli - Ascoltare il suono del Mondo Il mondo di Bridi è vero e leggero proprio perchè si sostiene sui pilastri di una costruzione metodica, appassionata, che non vuole lasciare nulla al caso, dai campi segnati dalle tracce di aratura, agli alberi che con i loro rami sembrano voler disegnare un nuovo linguaggio celeste. Da quasi mezzo secolo si dedica alla pittura; da almeno un ventennio Diego Bridi con maggiore continuità si è appassionato all’ultima sua ricerca, realizzare e presentare paesaggi di fantasia. In realtà molti paesaggi di Bridi partono dall’osservazione e dalla conoscenza reali, sono paesaggi veri che, attraverso il ricorso agli stimoli di una fantasia coltivata nel silenzio dello sguardo curioso che indaga le anomalie del mondo, si arricchiscono di spunti, incanti dell’animo, visioni tra il sogno e la controllata immaginazione. La costruzione di Bridi si accentra su un “I camini delle fate” cm 20x30 oggetto specifico, una città che ha il sapore delle città medievali, appollaiate sui colli dell’Italia Centrale, o del suo trentino; tale città viene dipinta ricorrendo all’esuberanza fantastica: le nubi diventano personaggi, i boschi che riempiono di verde i colli, sono animati da gnomi e spiritelli, figure ricostruite all’interno di un mondo d’invenzione. Anche i colori che Bridi utilizza tendono a sottolineare queste ir-realtà; con Bridi si entra nell’incanto di un mondo che è stato d’animo, poeticamente nella città che non c’è, costruita tuttavia senza alcun impedimento tanto alla fantasia che alla realtà. Figure quelle della ceramista, che sembrano trattenere, conservare, l’energia del fuoco e trascrivere una sotterranea immagine della realtà, dove tutto sembra fluire in una ordinata misura. al centro: “Equilibrio instabile” diam. cm 80 in basso: “Terra e fuoco" cm 67x77 “Treno in corsa” (particolare) cm 34x128 Agli studi accademici Andrea Giovannini ha aggiunto viaggi di istruzione in Europa, negli Stati Uniti; sono gli anni di quella declinazione pop che si chiamò Iperrealismo, movimento che ha lasciato tracce nella sua opera, tracce non consistenti, declinate con l’attento studio della pittura classica. Nelle opere di Giovannini decisivi appaiono i voli e le visioni dall’alto, come se solo in un mondo rimpicciolito il pittore potesse ritrovare una dimensione possibile per la sua pittura. Anche l’areo da cui si diverte ad osservare il mondo diviene piccolo di fronte alle sconfinate aperture del cielo e al restringersi su pochi particolari degli aspetti del paesaggio. Giovannini sembra voler declinare la visione della città moderna con paesaggi lontani, carichi di memorie e di intatti stupori. Emerge nei suoi lavori un mondo costruito su lievi palpiti, su intensità emotive; ciò che vediamo appare come sfumato da nebbie impercettibili che sembrano velarci la lettura distinta e precisa della realtà. Anche i colori si attengono a questa lentezza espressiva e tutto appare soffice, come se lo sguardo osservasse la realtà dipinta alla luce incerta che possiamo cogliere nelle albe o nei crepuscoli: metafora forse, l’alba e il tramonto, le due fasi del giorno più caratterizzate dal senso dell’evolversi “Ricordi francesi” cm 25x50 e mutare, di un mondo reso fragile e tattilmente meno percepibile, come se le luci diffuse e non dirette diventassero un filtro che rende inquieta, nella sua delicatezza, la visione di un mondo irraggiungibile e tuttavia nostro. Andrea Giovannini - Intensità emotive ARIA “La grande cupola” cm 45x60 è da molti anni che Nadia Vezzola Comincioli riflette attraverso le immagini; dalla pittura è transitata, da molto tempo, alla ceramica Raku che oggi costituisce l’aspetto essenziale del suo lavoro. La ceramica Raku ha il fascino di un prodotto antichissimo che si rinnova di continuo attraverso il contatto di terra e fuoco. La ceramica ha favorito il transito verso l’astrattismo della sua rappresentazione; senza scordare elementi peculiari (il totem, per esempio). L’opera in ceramica di Nadia è venuta costruendosi come una sequenza di forme e figure che costituiscono l’archetipo di una visione del mondo, un peculiare messaggio cifrato, la cui lettura rinvia a modalità inconsce. Una struttura astratta, ritmata dal di dentro, attenta a sottolineare il momento prezioso in cui la ceramica sembra trascrivere la purezza di una primordiale visione, una sorta di alba, nel primo giorno della Terra. Il ceramista, in questa operazione, diviene simile all’antico poeta–vate che ascolta il suono del mondo e lo traduce in forma, icone di un universo interiore che spesso non riusciamo più a mettere a fuoco. TERRA Aspetti fondanti dell’opera di Anna Bianchi sono da un lato i riferimenti a un mondo attraversato, conosciuto, esperito, amato (la foce della Gironda, la Bretagna, l’Alsazia), dall’altro il bisogno di attingere al mondo della favola, senza specificatamente immergersi in nessuna di esse; il tutto ricostruito, rivestito, riannodato tra i segni naturali e casuali di un legno che, selezionato per la sua forma, appare come il supporto indispensabile al racconto. Le storie di Anna sono ad un tempo affetto, emozione, memoria e fantasia; con Anna entriamo nel mondo di Dorothy, entriamo nei boschi misteriosi, dove i castelli dalle altissime e affusolate torri si alternano alle presenze inquietanti di un universo gotico riemerso improvvisamente alla luce della nostra storia. Attraverso alcuni riferimenti reali (io penso a certi animali, a certi cani dallo squardo dolce, a certe volpi furtive in attesa della preda, ai gatti che giocano in un mondo ricondotto alla loro misura), Anna Bianchi costruisce una dimensione narrativa a metà strada fra realtà e fantasia. Avviene quasi per incanto che l’autrice, a contatto con il supporto dai caldi bruni dell’ulivo, con i giri degli anelli del tronco, con le fratture costruite dai nodi, da fenditure e quant’altro, lasci che la mano si muova liberamente: emerge la storia della pittura che ha studiato, emergono viaggi veri, che ha compiuto, con particolari ricondotti ai nostri occhi, emerge l’ironia e il sorriso che si fanno carico dell’ultimo surrealismo, appena accennato, richiamato in un sussurro, quasi con la paura di disturbare; ed è un mondo nuovo in cui Anna ci conduce, in cui l’ironia rende coesistenti universi impossibili, trascrivendo una sua visione del mondo, carica di affetti e del desiderio di lasciarsi cullare sulle onde del sogno. Anna Bianchi “LaStria” - Lasciarsi cullare sulle onde del sogno “La città sospesa” cm 38x91 “Il gatto di Notre Dame” cm 38x65 VISIONI DEL MONDO Mauro Corradini Immagini, sensazioni, struggimenti. Silenzi. Vengono così, quasi alla rinfusa le visioni del mondo, icone di mondi sognati, fermate nella memoria, prima che sulla carta geografica. Partire dalla realtà appare necessario, come necessario diviene allontanarsene; utilizzando come filo conduttore, i quattro elementi che la tradizione ci ha consegnato: terra, aria, acqua, fuoco. Sono gli elementi che ci accompagnano, controcanto delle immagini. Il tutto senza preoccuparsi che ognuno dei quattro autori proposti rappresenti un solo segno, unitario, riferibile ad un solo elemento; al contrario, ogni autore ha in sé più elementi, per cui ogni autore rappresenta e commenta più elementi. Ognuno degli autori, che Gian Maria Zacchi ha voluto raccogliere e circoscrivere per questa collettiva, si muove liberamente alla ricerca di un supporto per un racconto in cui la realtà si declina con la fantasia: è questa la visione di cui parla il titolo e da cui partiamo. Anna Bianchi da sempre utilizza come supporto del proprio lavoro assi di legno levigate ma di forma irregolare; l’irregolarità della forma, le venature del legno, le tracce casuali, tutto supporta il volo fantastico e diviene stimolo per la fantasia. È una terra, quella di Anna Bianchi, piena di aperture al volo della mente, che spazia dalla fiaba infantile fino a giungere alla moderna fantasy che recupera mondi im-possibili per ritrovare quel fantasioso che l’autrice caratterizza attraverso il nome con cui si firma: La Stria, come se la pittura fosse una magia, una pietra filosofale da cui la strega sa trarre universi, mondi, incanti. Potrebbe essere una terra piena di racconti; come è terra il mondo di Diego Bridi. Ma proprio perchè affondato in una rievocazione fantastica, molla primaria del suo raccontare, il mondo di Bridi è ad un tempo terra e cielo, realtà e fantasia, racconto di luoghi che esistono solo perché la memoria, il ricordo di un passato ancestrale, la visione interiore gli danno vita; con l’opera, il disegno dell’anima diventa realtà. Terra e acqua, terra e cielo (terra ed aria dunque) sono la sostanza e assumono l’immagine di paesaggi misteriosi, carichi di interne presenze. Non solo gli spiritelli del bosco dialogano con l’aquilone, con l’aria e con il cielo, ma è la vita stessa che trova espressione nel bisogno di dar voce alla visione interiore. Acqua e aria, acqua e cielo costituiscono le polarità di Andrea Giovannini. Anche Giovannini altera il bisogno di realtà (c’è sempre la terra nelle sue immagini), per rapidamente innalzarsi nel cielo che spesso sovrasta vasti specchi d’acqua. Una visione la sua, realizzata su aperture, che danno al paesaggio il senso di un luogo riconoscibile solo attraverso il timbro dell’emozione. Ogni paesaggio si fa reale e irreale ad un tempo, ogni immagine trascrive una visione reale che la memoria personalizza, allontana, opacizza e rende affascinante e carica di attese. Il grande realismo degli anni sessanta, quando Giovannini nasce, appare come la lezione di una ricerca che si fa metafora dell’arte, un assoluto sempre tentato e mai pienamente raggiunto, un bisogno carpito dalla visione dello sguardo, costretto a dialogare con l’intensità emotiva degli squarci di cielo, unico approdo per un viaggio dell’anima. Forse l’elemento che meglio emerge dalle opere plastiche dell’ultima autrice, è il fuoco che Nadia Vezzola Comincioli utilizza per dare alla sua ceramica il segno distintivo di una creazione che viene e ha il sapore del lontano Oriente: la ceramica Raku. Nadia Vezzola Comincioli elabora strutture astratte che sembrano voler dare una dimensione formale all’energia stessa della materia, nata dalla terra, dalle mani e modificata dalla presenza del fuoco; tali strutture recuperano in memoria mille situazioni che rimandano anch’esse alla realtà dello sguardo, non come copia mimetica del reale, ma come immagine mentale: presenze sotterranee che affiorano nello scandirsi delle forme in cui è il colore a definire gli archetipi visivi di una visione del mondo. Gussago, giugno 2012 Le quattro dimensioni della collettiva, che la Galleria Zacchi di Desenzano del Garda ha proposto, appaiono come l’immagine ad un tempo emotiva e mentale di un mondo interiore che si è strutturato con la poetica individuale che ogni autore ha saputo costruire: percorsi che non si adagiano sulla visione naturalistica del mondo, ma che traducono la visione del mondo in una realtà dello spirito, in una sorta di stato d’animo che costituisce il luogo da cui parte il pensiero poetico. Mondo reale e sognato ad un tempo ci racconta la storia quotidiana attraverso iconografie che risalgono alle matrici dell’inconscio, fino a raggiungere la forma di una struttura archetipica che ci comunica equilibrio e misura. Non viaggi preordinati dunque, ma spunti per una riflessione della mente che nelle immagini ritrova un mondo originario, vero stimolo per ogni ricerca poetica.